1XS0 V. Capodistria, 16 ottobre 1871. N. 20. PROVINCIA ai 0 R \ A LE DEGLI [.mtt-ESSit «ITIll, ECONOMICI, IIIIIISTUIITI DELL' ISTRIA, ED ORGANO UFFICIALE PER GLI' ATTI DELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI VZIO.NE per. un. anno f.ni 3; semestre e quadri-Mire in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevano grosso i Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, a soldi 5 per linea. — l ettere e denaro putivo albi Redazione. — lìn numero separato sobli lo — Pagamenti anticipati. ITI UFFICIALI DELLA SOCIETÀ AGRARIA. : 438 A IT V ISO All'effetto di poter concretare a tempo le domile di sussidi per la costruzione e riattazione abbeverato)' per l'anno 1872" vengano invitate elle tra le Comuni, che intendessero produrre ptiva domanda, a farlo entro il mese ai dicem-- di quest' anno pel tramite dei comizi agrari in difetto col mezzo delle rispettive autorità poiché. Ogni domanda, dovrà essere munita di un «getto tecnico e del relativo- fabbisogno, e vi ivrà andar unita la dichiarazione- obbligatoria del mime in quale proporzione esso intenda consorte nella spesa di costruzione o riattazione: La proporzione di concorrenza dovrà essere irrispondente alle condizioni- economiche del riattivo comune. Qualora le domande superassero i fondi po-a disposizione della Società, non si potrà aver lesso che alle più urgenti, rimettendo le altre sussidio del 1873. Domande che non fossero conerete o non an-ssero munite di. un progetto tecnico, del relati-fabbisogno e del parere di un comizio agrario in difetto di un autorità politica non potranno sere prese in considerazione che dopo avercor-•posto alle domande regolari. Rovigno, 10 ottobre 1871 La Presidenza. 30llecitat0ria. Dòvendò la presidenza corrispondere senz'alio alla domanda di parere fattale dall'i, r. Minilo d'agricoltura intorno al progetto di legge m intela dell'apicultura e sui relativi rappor- ti giuridici già pubblicato nel Imo. numero di quest'annata, rinnova essa la preghiera rivolta già aìlora a tutti i Comizi agrari di volerlo far giungere il loro parere entro il giorno 25 corrente, giacché in caso contrario essa per mancanza di ma-teriale non potrebbe dare il richiesto parere con piena cognizione di causa. Nello stesso tempo attende la presidenza dalla cortese sollecitudine dei Comizi un compiacente parere sulla statistica degli animali già pubblicata nella » Provincia n porgendo i suoi ringraziamenti all'i, r. Capitanato distrettuale di Volo-sca, ai comuni di Albona e Veglia ed al Comizio agrario di Pisino che finora corrisposero alla preghiera della presidenza. — NO TIZIE. secondo congresso generali! degli agricoltori italiani. Al congresso generale degli agricoltori italiani raccoltosi quest'anno a Vicenza, fu la società nostra rappresentata dal Signor Ingegnere Professore Raccagni, che con isquisita cortesia ne assumeva il mandato. La giunta municipale di Vicenza inviava poi alla società nostra una medaglia commemorante il congresso stesso, decretata da quel consiglio comunale con deliberazione 24 luglio 1871, » in attestato di'Riconoscente devozione agli illustri sorci del sodalizio agrario italiano, che vollero ren-v dere alla città di Vicenza l'ambito onore di e-v leggerla a sede della seconda solenne loro riu-» nione.» Aggiungeva infine quella giunta municipale la preghiera « di accettare il tenue ricordo qual se-v gno di fraterna amistà ai cari concittadini della » gran patria italiana e di riverente affetto ai be-» nemeriti restauratori deU'antichisima scienza na-B zionale. « — S'iO SEMEMI. Viene fatta di questi giorni distribuzione ai cor izì agrari ad alcuni comuni di 48 funti disc-niente di Sulla): Iledisarum coronariura : ), importantissimo foraggio di cui por molte ragioni starebbe b::ne attuare alcuni esperimenti. Le lozioni di agricoltura del professore Pietro Cuppari contengono. intorno a questo foraggio importanti dati, ma perchè gli esperimenti possano tornare di utilità o la presidenza della Società nostra possa vedere se torni consulto d'introdurre questo foraggio, e3.sa attende dalla cortesia di chi riceve lo sementi poche righe di relazione sulla riuscita delle stesse e sulla opportunità di sostituirsi questo foraggio, amante del caldo_ ma resistente alla siccità, ad altri nostri foraggi. LE DEIEZIONI UMANE. tfContinuazione e fine vedi X. 19J Il sistema delle latrine mobili, per lo più in uso nei paesi ni ridionali, presenta dei vantaggi inaggio-ri degli altri sistemi. Erano in uso presso i Homani ; 10 sono presso i Clùnesi ed in Sicilia, e possono essere tenute con tutta la decenza ed il decoro dei mobili di (caletta, Per mezzo dei disinfettanti le deiezioni diventano nè più fetenti uè più nauseanti dell'aequa che servì a lavarr le ii'ani, il viso, i piedi, o del ranno e della liscivia del bucalo. 1 costo di tre cen e .imi in disinfettanti per adulto ogni giorno potrebbe arrecare un profitto di almeno 40j0l>, poiché l'emporio e gli agricoltori .urebb ro ancorala litro convenienza a pagarle 5 centesimi. Le persone signorili potrebbero concederle r.lle persone di servizio come usasi nel Belgio c nell' Olanda, c come concedo usi i panni e le calzature usate. Le latrine mobili dovrebbero essere costruite di terra cotta o di metallo, ed incassate in sedia di legno. Possono essere a t'orma di seggiola, o di seggiolone. eleganti, scolpite, verniciate, dorate a piacimento, ed anche munite d'apposito apparato disinfettante ei e agisca da se stesso. Possono essere .traslocate a volontà, o fare simmetria col tavolino a specchio da tonicità, colla tavola da lavarsi, col tav olino da notte, col bagno. La migliore costruzione interna sarebbe quella a tamburo divisore, con un graticcio a metà che lasciando scendere le parli I -quidc nel compartimento inferiore, ne trattenesse le solide nel superiore. Le due sezioni del tamburo dovrebbero potersi vuotare separai a ni e ut e. Ogni giorno in Londra passa per ciascuna strada un carro, il cui conduttore grida :dusl ohe! Alla nota v.ice compare sulla soglia d'ogni casa una persona di servizio o familiare, e porge un cesto che 11 conduttore versa nel suo carro. Sono le scopature e gli avanzi dell'economia domestica. Vri è ogni sorta di robaccia non liquida; i liquidi vanno per le fogne- Se invece d' un solo carro aperto per scopature, fesse due con botti, una pel liquido e 1' al-(ra pel solido, nelle quali venissero versate le latrine mobili, il servizio verrebbe egualmente bene. Nei grandi caseggiati a cortile, le latrine mobili, muni- te di manico come le secchie, polrebber.) essere di scese dai piani superiori per mezza d' una cordai puleggia. Mobili puro, col relativo disinfettante, dovrei} bero essere gli orinatoi e le latriue pubbliche. Il sei vizio per raccogliere queste materie non sa rebbi maggiore di quello della posta, che manda a racco gliere le lettere dalle buche sparse per la città, il di quello per raccogliere le spazzature pelle vie,j fango o la neve: ma sarebbe molto più proficuo.! Qualunque sia il modo che le circostanze loca consiglino riguardo alle umane deiezioni nei centi di popolazione, l'urgenza d'una rifornii neile no» tre abitudini e dei nostri pregiudizi su questo puat è abbastanza evidente. La stessa economia poiilic che ingiunge alle autorità edilizie di provvedere alla salubrità dei luoghi abitati colla nettezza e colli rimozione di tutte le cause minacciaci I' esistenz della popolazione, ingiunge egualmente alt' industri di utilizzare una massa di materie che, qiialunqa sia la loro origine c la loro forma, contiene un in contestabile valore, ed ing tinge all'agricoltura di valersene per assicurare la produzione delle sussi* lenze ed aumentare la ricchezza pubblica: c do? l'indolenza o le sucide abitudini perdurassero, do vrebbero esservi leggi di compulsione e di multi Le stesse somme che in molte città spendonsi ila Municipii per allontanare dai luoghi popolosi e dif perdere le materie delle quali parliamo, servirei)!») ro per radunarle, renderle innocue ed utilizzarle 11 concime che in tal modo si ricupero aumentanti la nostra produzione rurale, dispensa 1' agricollur dal mandare annualmente all'estero nella conipcàj grani e di guano dei milioni, che rimarrebbero di sponibili all' interno per opere di pubblica utilità, (ti'u curanti il benessere delle masse e la tranquililà pub Mica. lo mi auguro di vedere le cento città ila li,ir non solo nette e salubri, non solo fornite più o mi no d'aqua potabile, di caseificio, di ferrovia, di p« sta, di telegrafo, ili giardini, passeggi, orologi, <<■ aìr bagni, musei, scuole, mercati, ricoveri e cimiteri:» ancora di un emporio per le di i zioni da mandar alia campagna per mantenerne la produzione di r colti, che sono la sorgente di tulio il resto e dell vita stessa. Le citttà clic saranno le ultime a nifi tersi per questa via meriteranno di essere scritte quella bolgia, dove il divino poeta collocò i sozzi gnavi; e quelle che saranno le prime nella urgeii riforma avranno meglio meritato della Nazione. In Modica, e può dirsi essere uso generale tutta Sicilia, vi è ancora l'uso antichissimo delleI: trine mobili. E un vaso di terra cotti, un vero c;i peilo calabrese colla punta iti terra. la vari pur dell' abitato vi è in un angolo del a strada una li ca quadrala di metri 0,<5() per Iato, o tramoggii: pietra murata, entro la quale o; ni famiglia del vii nato va a versare ogni giorno il suo cappello cai brese. Molti però trovano più comodo a versarlo il la finestra sulla strada: moltissimi non servonsi ne pure di vaso: fanno il loro bisogno in qual tini] strada dove si trovano, oppure fuori della porta il la propria abitazione. Taluna di dette tramoggic buche comunicano con condotti, spesso aperti, i talora coperti, pei quali io materie colano via. sj nonte per l' acqua di pioggia, e se ne va a qual-fiunie o torrente lino al mare. Dove vi sono collii chiusi, le mal connesse pietre tanto del condottante del pavimento della strada, lasciano uscitila strada lo materie, specialmente quando il dotto s'ingorga» Senza parlare di porci, capre, li ecc. cornimi nell'abitato. Per et beo ere il doppio pò di nettare l'abitato ed utilizzare tanlc^ niatc-i pr-posi ; 1. Costruirsi in muratura sotto le buche o jraggio pubbliche un recipiente alto almeno due nie-e di capacità proporzionata al numero degli abi-ili del vicinato, e da vuotarsi di notte quando le dori e si trovino discretamente accumulate. H. Due porticelle, una sopra l'altra, alte cir-nn metro ciascuna, in un lato del recipiente ; 1' ifiore pev cstrarre il grosso delle materie dal rc-ientc, ed il superiore per rendere l'apertura acibile ad un uomo,, che entri a raschiare e scopare resto ed a, gettare gesso o. calce contro la pare-inlerne del rcctpienw. 3. Un truogolo di pietra o di muratura ava- ti porlicelle, nel quale radunare le materie estratte r caricarle con secchie e pala entro una botte mila di tramoggia allo sportello superiore e nion-i su caiTo. 5. Un disinfettante, di cui diedi la forinola e-iiomica, da versarsi ogni giorno nella buca o tra-i£gia. di Ha cloaca pubblica. (5. Un ampio bacino fuori d'eli'abitato dove vanni a scaricarsi le botti,, e dove le materie già difettate possano mescolarsi a 'erra secca, gesso qualunque altra materia polverosa ed assorbente, rne pasta, modellarla-ar mattoni, farli seccare per ili somministrarti agli agricoltori, Ti Un servizio quotidiano analogo a quello pei Bpioni della illuni azione notturna, per gettare il d «infettante nelle buche e vedere quan 'o si ì tempo di vuotarne il recipiente, con botti per caricare tanto le materie delle cloache pubbliche qi.ailo degli orinatoi, con carri e spazzini per nettare, race (gli -re ed esportare le scopature, e par manipolare lo materie nel bacino d'emporio. Il costo d'impianto potrebbe ascenderò a L. 8,000; cioè: Un recipiente per ogni 1.000 abitanti, a lire 30 cadmia, 40 buche . • • - - . . 1,200 Quattro carri, due con botti . . . . „ i.yOO • Mto mali o cavalli da tiro . . . ,, 2,600 Bacino, stalla e casetta, per manipolazione „ 3.000 Totale L. 8,000 La spesa annuale potrebbe essere : Perdonale, dieci persone a L. 1,50 al giorno cadmia — all' anno ....... L, 5,500 Mantenimento degli animali da tiro, L. 8 al gioijuo — all' anno ...... Eventuali, fornimenti, riparazioni . .. ., 500 Disinfettanti, 3 centesimi per adulto al giorno. 3,000 adulti ......-..„ 00i) Totale speso annuali L. 10.000 Scesa totale I' anno .. . L. 1ST000 Anni sticcess!vi ...... 10-000 Il valore anuuo delle deiezioni umane di Modica è di...........L. 600,00.1 Le deiezioni animali c le spazzature possono valere, «00,000 Valore totale L. 800,03 ) Spendendo . . . „ 10,000 Profitto netto annuale L. 7DJ.OOO Profitto di circa 8, 0U0|00 ! Prof. M. L. „ 3,? 00 d iscuoinoci IO. La sera del 7 di ottobre mancò a'vivi, nella ittà di Trieste, ove professava giurisprudenza, esimio capodistriano Ascoiò ci.1" «le7 filili, Eli'ancor vegeta età d'anni cinquantasette; degniselo collega ed amico agli altri due illustri ca-udistriani Antonio d.r Madori izza e Francesco d.r ambi, i quali breve tempo innanzi, scesero parianti nella fossa. Allo amore degli studii legali, nella cui. tatica addimostrò somma perizia ed animo ingemmo, seppe accoppiare il de' Rin ardente af-r etto alla Patria, manifestato ogni qualvolta poteri tornarle di. vero profitto, — rigorosa fedeltà a' [opri doveri, costumi semplici. Non dubitiamo ebe altri, bene instrutti della (ita c delle virtù di Lui, ne faranno ampia c corrispondènte memoria, cui accoglieremo volentieri sei nostro periodico.. La Redazione. ■■■.......... «■I——B— Abbiamo atteso invano anche questa volta lina relazione sull'attività clietale di Parenzo, che ci era stala promessa. - Rileviamo intanto da un dispaccio telegrafico dell' Osservatore triestino, che vennero, come il solito, eletti a deputati del Consiglio dell' Impero i signori Francesco dottor Vi'— dulich ed Orazio dottor Colombano. Rechiamo per oggi un nudo prospetto dei varii prodotti agricoli mandati dalla provincia-istriana alla Esposizione triestina, promettendo di stendere in seguilo un dettagliato articolo sulle bontà o meno degli oggetti spediti e sulla relativo-aggiudicazione di premio. Aggiungeremo anche la lista del bestiame, fermandoci specialmente ve questo princpale fattore della nostra futura p sperità agrìcola. ProdoKi isii-iiiiii inviati «II' f^wpowizioiie TriesOnti h»tìco1», iniluwh'ialc, o «li l»elle «pu. Sezione i n il 11 k ( r i )t 1 c Nome dei concorrenti Luogo di produzione Qualità dell'oggetto inviato Cecon Santo Gonan Giuseppe Uiasche Luigi di Capodistria Comizio agrario Consorzio sali Consorzio sali Reggio Castellani Salvetti e compagni Rovigno Marzana (Diguano) Trieste Dignano Pirano Capodistria Pola Pirano Saponi Carbone di quorcia Una vetrina con lavori in capelli ed un ritratto in capelli Foglie di lauro Preparati chimici Parecchi campionarii di sale marino Scliisto bituminoso Campioni saponi - un apparato di sicurezza 11 li !» i c a Bradamante Giuseppe Del Senno di Pirano Parenzo Pirano Introduzione e quartetto, variazioni per clarinetto da Luigi Bassi - Terzetto nell' o- pera Anna 13olena di Donizetti, riduzione per orchestra Un violino fatto in dodici giorni senz' alcun anteriore esercizio Sezione agricolo - industriale Antunovich Antonio Bartoli G. A. Bartolomei Nicolò Benussi Andrea Biscontini Eugenio Blessich Pietro Bussanich Antonio Crolli Carlo Comizio agrario Corva Spinotti Nicolò Craglietto Antonio Depiei a Felice Doblanovich dottor Giovanni Doblanovich Domenico Driolin Cipriano Dragovina Fortunato Fachinetti (de) Giorgio Fachinetti Antonio e Giuseppe Fragiacotno Almerico Fonda Andrea Giardo e Cecou Godigna cavalier Giacomo Gravisi (do) Gianandrea Lussino Capodistria Capodistria Pirano Pedena Dignano Lussingrande San Vincenti Dignano Grisignana Lussingrande Antignana San Vincenti San Vincenti Capodistria Pirano Visinada Visinada Pirano Pirano Rovigno Capodistria Capodistria Conserve ed olive Varie qualità di vini Alcune bottiglie di refosco rocento Olio Vino licore di uva bianca produzione del 1804 - vino bianco da pasteggiare Olio d' oliva Capperi ed acqua vita di ginepro Vino refosco Vino da tavola Vino comune da pasto detto Plavinio - vino comune da pasto nero - refosco Vino comune da pasto Vino refosco dell'anno 1869-70; vino ferrano dell'amia 1S69-70 Vino rosso e bianco spumeggiante dell'anno 1869 - vino Crodello Vino refosco Vino refosco - moscato - comune Vino fino bianco del 1868 - vino fino rosa del 1867 - vino refosco del 1870 Olio di oliva Vino nero da tavola e vino di lusso Biscotti Olio d'oliva Pasta da minestra Vino comune da pasto - vino moscato bianco - vino refosco - aceto Vino moscato 1870 - licore IStU - refosco - vino comune col metodo. Cantoni Nome dei concorrenti | Luogo di produzione j Qualità del 1' oggetto inviato Letticli Antonio Madonizza (de) Giovanni Madonizza (de) Nicolò Maraspin Gio. fu Lorenzo Musina don Matteo Péschlo dottor Alberto Polesini marchese Giampaolo Quarantotto Giuseppe fu Giuseppe Rismondo cavalier Matteo Sardotsch cavalier Paolo Sbisà Sebastiano di Francesco Sopranich Marco Scnabetz Francesco Terzi (de) C. Eugenio Tomasich Francesco Vatta Domenico fu Simeone Yidalini Marcello Vidulich Giuseppe Maria Vigini Pietro Zetto Domenico Zonta Giovanni Lussingrande Capodist.iia Capodistria Rovigno Surec Pisino Parenzo Rovigno Rovjgno Capodistria Parenzo Lussingrande Castelnuovo Yolosca Capodistria Pirano Dignano Lussjnpiccolo Buje Capodistria Portole ulio d'oliva raffinato Tino malvagia del 1848 - vino di diverse uve del 1831 e Marsala primo prodotto del 1869 - olio comune fino, vergine, prodotto del 1870 Vino comune nero e bianco da pasto 1866, 70 - liquore Monte Moro dell'anno 1836, 1858 - olio d'oliva fino dell'annp 1870 - saggio di azienda rurale di un decennio composto da una mappa del podere - dodici libri di amministrazione - descrizione del podere Vino ferrano comune da pasto Vino liquore bianco - acquavite di ginepro Vino liquore bianco detto n Gollogorizza * 1865, 67, 69 - vino refosco dell'anno 1870 Vino ferrano dell'anno 1867 - Tre qualità d'olio d'oliva produzione del 1869 Olio d'oliva estratto a freddo Olio di oliva fino da tavola Vino refosco spumante di s. Domenica 1870 - licore bianco Picolit-, Malvagia, Moscato di Semedella 1870 Vino refosco del 18C3 Aceto Estratto alcoolieo di prugne (Slivoviz) Vino Burgundia dell' anno 1870 Vino liquore bianco - malvagia 1870 - vino moscato 1870 - vino refosco 1870 Vino refosco dell'anno 1869-70 - vino liquore dell'anno 1867 Vino di rosa Olio d'oliva - succo di pomodoro concentrato - capperi - pane di fichi Vino licore e refosco Vino nero comune - vino moscato - olio d' oliva Vino comune nero 1870 - refosco 1869-70 - moscato bianco 69-70 » liquore 1868-60-70 ll.icclìiiu; «ieSla sezioste inariitiiiia ed oggetti «li salvataggi© Heusser Enrico Herold Luigi 1 Pola 1 Pola Macchina a vapore oscillante Un Assiomctro Prodotti agrari! e ma rissi Baseggio (de) cavalier Giorgio ' Bussanich Antonio Fachinetti Giuseppe Fonda Andrea Ghira Andrea Giardo Domenico e Cecon Jacich Antonio Comizio agrario Musina don Matteo Petternel Michele Patelli Francesco Premuda Caterina Rismondo cavalier Matteo Ghira Andrea - flutter Tomaso Spongia Cristoforo Susani (de) Giuseppe Capodistria Lussingrande Visinada Pirano Rovigno Rovigno Salvore Dignano Dignano Villanava Visinada Lussinpiccolo Rpvigno Barbana Rovigno Chersuno Seta greggia Fiori di verbasco e di altea Galletta nostrana Sardelle salate ad uso istriano » dette ad uso Nantes Ceci bianchi due varietà - nocciole e mandorle in quattro varietà Grano e spicche di frumento Ghrirka Cereali df varia specie e legumi Un formagio pecorino. Il prodotto ò di 600 pezzi all'anno - Granoturco - orzo - uva rosa Sorgo Cera vergine e miele Due campioni di miele ad uso di cera vergine Seta greggia Ceci bianchi due varietà - nocciole e mandorlo - noci lunghe - frumento Campioni ceci bianchi Campioni cercali e legumi Campioni patate primaticcio_ CO ASaeeliiiie agrarie ed oggeili diversi Nome dei concorrenti | Luogo di produzione I Qualità dell'oggetto inviato Bon Giovanni Comizio agrario Filippini (de) Pietro Musina don Matteo l'angore Giuseppe Paoli Luigi Kuzzier Antonio Sottocorona Tomaso Casa di Pena Comitato dell' Istria Cobol fratelli Petris (de) Gherardo Cherso Parenzo Parenzo Zaree Dolina Borst l'irano Dignano Capodistria Itnvigno Capodistria Cherso Modello di molino a mano per granaglie (invenzione) Modello di inolino a due ruote a cavallo (invenzione) Siega Eugenio produttore - sieghetta da potare Aratro di ferro atto in via ordinario di due bovi (invenzione) esecutore Cuzzi Alessio fabbroferrajo Modello di apiario Falcetto con bilancino meccanico (invenzione) Modello di macchina pigiatrice le uve Modello di macchina a vento per l'estrazione ed immissione dell'acqua del mare dalle e nelle saline (invenzione) Disegno di bigattiera Lavori ordinarli in filo, lavori fini in legno con intarsio ecc. Minerali di varie qualità Pelli di vitello concie e cuojo ed avanzi della concia - corteccie di quercia - pino -sommaco - vallonea etc. - Una cassetta con corteccie di quercia intera e polverizzata, id. con pino; id. sommaco soppestà e polverizzato Piano d'imboscamento mediante l'ailanto. Oggetti u((inenU air Istria e piani di eoìiìva/iomi Fotografia del nuovo bacino di raddobbo costruito nel cantiere di Muggia. I. R. Marina da guerra. Piani del bacino di raddobbo a Pola. I. lì. Marina da guerra. Nuovi piani idrografici dell'Adriatico. Littrou E Fiume. Piano in plastica del golfo Adriatico. Commissione austriaca por l'Adriatico della Accademia imperialo delle scienze. Vienna. Prospetto delle stazioni della commissione per l'Adriatico. Disegno rappresentante le relazioni metercologichc in alcune stazioni dell'Adriatico. Primo e secondo rapporto della Commissione austriaca per l'Adriatico. Organi presso la Luogotenenza in Trieste proposti alla sorveglianza e propagazione della coltura boschiva nel Litorale. - Isel Margraviato d'Istria: Un vivajo eomu-nalo di piante da bosco in Dollina; due tratti di terreno artificialmente imboscati. Luogotenenza del Litorale: Padiglione rustico ornato di sementi e fronde d'albero di tutte lo piante che compariscono nei boschi del Litorale. Ispettorato boschivo; Gruppo di piante educate nei vivai forestali di Scrmin ecc. KB. Esponenti istriani G6. Prodotti: Vini, olii, cereali, frutta, miele, seta, fonnagi, pelli, sali, minorali, macchino, modellini di macchine e bestiame. Capodistria 1 ottobre 1871. L' Esposizione Industriale di Milako. Milano, ottobre 137L | Qualcuno troverà che il parlare sulla Provincia Ila Esposizione milanese, mentre è ancora aperta l'E-isizione triestina, che tanto più davvicino interessa teste legioni, sia una superfluità, tanto più che quì a lano la gara era aperta soltanto sopra poche determite categorie di prodotti, i quali per la loro specialità ihanno che un ben lontano interesse per l'Istria. Io so invece d'avviso che un'avvenimento di grande im-rtanza nazionale, quale certamente fu la Esposizione Milano, non po^sa non interessare più o meno tutte ante le provincie italiane, non foss'altro per l'ammao-amento, che se ne ricava per l'avvenire, e per le no-iie, che se ne ottengono circa lo stato attuale delle sin-le industrie. Avrei perciò desiderato che qualche and-i, competente in materia, mi fosse stato compagno, co-le ne avevo avuto promessa, nelle visite, che io feci ai-Esposizione milanese, e si fosse poi assunto il compito imandarvene una relazione; giacché per mia parte non usto che riferirvi sommriamente quel tanto, che mi colpi ■ggiormente li ocehj, essendo io, come v'ò noto, as-ilutamente profano in fatto d'industrie. Panni però che anche senza essere ingegnere o in-istriale si debba approvare incondizionatamente il di-eno, da cui fu mossa l'Esposizione di qui, iri confronto ella Esposizione di Trieste. Quivi si fece in sostanza una pecie d insalata: prodotti agricoli, prodotti industriali, ggetti di belle arti, tutto fu trovato buono, tutto fu acolto, senza badare che questa eccessiva larghezza avreb-e forse aumentato il numero delli oggetti esposti, ma on avrebbe certo contribuito ad accrescere il risultato ratico della Esposizione. A Milano invece si stette limi-iti al campo delle industrie, e anche di queste solo una arte, descritta in otto categorie, fu ammessa quest'ani «; le altre furono riserbate a una prossima mostra, che ii aprirà forse da qui a un pajo d'anni. Così l'osservatore intelligente, non distratto dal cu» mulo di mille oggetti disformi, potè studiare a suo bel-'a>no e paragonare i prodotti della medesima specie ielle varie parti d'Italia e farsi un criterio abbastanza (satto dello stato attuale delle singole industrie. E vero però che qui l'Esposizione era nazionale, e vi potevano onindi concorrere i produttori di tutta Italia, mentre a Trieste essa doveva essere soltanto regionale, quantunque in fatto veda che vi affluirono espositori fin da Vienna e da Praga da una parte, e da Milano e Torino dall' altra. Checché ne sia, le otto categorie di prodotti ammessi alla Esposizione milanese erano: materiali da costruzione, appareechj per illuminazione, mobili, prodotti chimici, oggetti di stampa e arti affini, arti usuali, orifi-cerie e strumenti musicali. Malgrado questa limitazione, c'era abbastanza latitudine ; e infatti il numero delli espositori salì a oltre 1200, e li oggetti esposti furono svariatissimi, perchè sotto l'una o l'altra denominazione si riuscì a far passare, sto per dire, qualunque cosa. 11 risultato non poteva riuscire più splendido, quantunque si trattasse ui un primo saggio e si avessero disponibili mezzi insufficenti. L'Esposizione, aperta nel cosidetto Palazzo del Salone, ai Giardini vecchj e in gallerie provisorie costrutte con tavolati all' ingiro, stette aperta trenta giorni precisi, dal 2 settembre al 2 ottobre, e fu giornalmente visitata in media da oltre 3 mila persone. Potete imaginarvi il movimento e la animazione che questo fatto produsse; i forestieri arrivavano a frotte, li alberghi erano pieni zeppi? dappertutto un viavai allegro e rumoroso, cne riesci di immenso vantaggio a tutti li esercenti della città. In sole tasse d'ingresso k Commissione dell'Esposizione percepì oltre 110 mila li- re, e così un'opera patrìotìca sì converti in una grassa, speculazione, perche, pagate tutte le spese, la Associazione Industriale Italiana, che fu la promotrice dell' intrapresa, e che temeva di doverci rimettere parecchie miiliaja di lire, si troverà invece con un ciyanzo di circa 40 mila lire, colle quali potrà apparecchiare fra due anni un'altra Esposizione più ricca e meglio ordinata di questa, giacche anche l'esperienza ora fatta servirà a qualche cosa. Quanto al risultato reale di questa mostra, li intelligenti dicono che essa fu grande, perchè fece conoscere tutti i progressi fatti dal paese in questi ultimi anni e mostrò come alcune industrie siano arrivate a gareggiare coli'estero. Ci deve essere del vero in questa affermazione perchè anche qualche forestiero, clic era venuto qui con ben poca intenzione di lodare, dovette pur convenire che la sua aspettazione era stata superata dalla realtà. Un fatto, che tutti osservarono con dispiacere, fu il piccolo concorso di esponenti dalle provincie più lontane. Una metà forse di essi era milanese; li altri quasi tutti lombardi o torinesi; pochi genovesi e fiorentini, pochissimi veneti e meno ancor napoletani, quasi nessun siciliano. E sempre la solita storia dell'apatia, dell'indifferenza per tutto ciò, che non ci tocca direttamente, e che tanto si stenta a correggere. Può darsi che un'altra volta ci sia una gara più viva tra tutti li industriali italiani, quantunque non sia a disconoscersi che anche 1* configurazione del paese e le lunghe distanze concorrano ad accrescere, le difficoltà. Da tutto ciò risulta che all'Esposizione il primato era tenuto dai Milanesi, e non solamente per numero, ma anche per qualità. Torino gareggia con Milano, e in certi argomenti la supera, ma non sul buon gusto e nella eleganza. Genova, Firenze, Napoli, Venezia nen hanno che alcune industrie speciali, nelle quali sono eccellenti. In generale però fu notato che in Italia l'accentramento delle grandi industrie è ancora poco diffuso; siamo sempre al singolo opera.jo, che è insieme proprietario dell;!, sua botteguccia, che vuol far tutto da se, e che quindi non è in grado di sostenere la concorrenza delle fabriche estere, alle quali la quantità enorme della produzione consente di fare prezzi favolosamente limitati. Ma oramai si comincia a capirla anche qui, specialmente dacché si videro alcuni accorti industriali ottenere a quésto modo un incremento, che da soli non avrebbero più conseguito. Un'altra osservazione suggerita da questa Esposizione è che v'hanno certi generi d'industria, nei quali noi non arriveremo mai a vincere il primato straniero, e ciò per la ragione che a noi manca la forza motrice, il combustibile, il quale deve essere trasportato a grandi spese di lontano, mentre altrove costa meno della meta. Forse anche l'indole del nostro popolo, che si adatta malamente a far la parte d'una machina, e vuol poter adoperare ne' suoi lavori la propria intelligenza, concorre a renderlo meno proclive a quelle industrie, ove la suddivisione del lavoro assegna all'operajo un compito limitatissimo, e che rimane sempre lo stesso. Certo è che quelle industrie, nelle quali si richiede, oltre la esattezza della mano, anche un concorso attivo della mente dell'uomo, sono appunto quelle, nelle quali la nostra nazione è in vero e costante progresso. Così, la ceramica, la vetreria, l'orificeria, li istromenti musicali, i mobili, i tessuti a disegno etc. E già che ho accennato a queste principali specie dei prodotti esposti, lasciate che entri in qualche particolare e vi indichi sommariamente alcune delle produzioni, le quali fermarono maggiormente l'attenzione del visitatori. Non occorre dire che le porcellane del Ginori ottennero un successo splendidissimo e furono premiate colla medaglia d'oro. I vostri lettori avranno avuto testé oc- casiene di vederle alla Esposizione triestina e avranno ammirato quella varietà, finitezza, eleganza e solidità di lavoro, che re t'o mano i pregi speciali. Ma più che la medaglia dovette ecar soddisfazione al Gi.iori il vedere che tutta la immensa suppellettile da lui mandata qui trovò qui acquisitoli, per modo che egli non ebbe a riportare a Firenze che un magnifico servizio da frutta con trionfo fatto sullo stile del sei olo XVIII per commissione di un principe russo, e che costa, la bacateli a di 8 mila lire, li Richard di Milano, proprietario di una grandiosa fabrica di majoliche, non concorse ai premj, perchè era giurato, ma espose un bel saggio delle sue produzioni, le quali se non possono gareggiare per splendore ed eleganza con quelle del marchese Ginori, hanno però il vanto di molta solidità e molto buon mercato. .Altri saggi di ceramica vennero da Bologna, da Imola e da Faenza, la antica patria di cotesto industrie, le quali da lei appunto avevano preso il nome di faycw.es.. Sono ancora piuttosto tentativi, ma che mostrano come in questo ramo l'Italia potrà facilmente riacquistate quel primato, che eble nei secoli scorsi, e che ora è tuttavia in mano alli Inglesi, ai Francesi e ai Tedeschi. Un genere di produzione, nel quale l'Italia non soffre concorrenza, è quello dei vetri veneziani. Chi non .conosce almeno di nome il Salviati? ehi non ha sentito parlare de' suoi magnifici speccbj, de' suoi lampadari, ùe' mille diversi oggetti, che i suoi operai modellano eoi vetro? Il Salviati aveva qui una esposizione, che attirava l'attenzione universale, e anche lui, come il Ginori, oltre aver ottenuto la medaglia d'oro, vendette quasi lutto ciò, che aveva esposto. Accanto a lui facevano bella mostra i prodotti di Bassa no specialmente in cobite-rie e avventurina, c parecchj altri.. Nella classe di. oiifi-ceriu ma.aca.va il Castellani di Roma, maestro di tutti li orafi; ina il Bigatti di Milano e alcuni ai Napoli so .Pievano onorevolmente la- gora.. Ammirabili le pietre-da* e di Firenze e eerti finimenti di corallo» venuti da Ivi mi e del valore di la,e Iti,mila,lire l'uno, che- tuttavia t o-varo o compratori.. Una saia apposita era destinata ai giojolli della Principessa Margherita e ai doni, eh8 e-sa e il Principe Umberto s'ebbero all'epoca del loro matrir monio. Quivi era una, continua calca di gente, e infatti nulla di più ricco od elega...te che quei monili e quelle corone e quei braccialetti e anelli e orecchini, nei quali i brillanti gareggiavano colle perle bianche e nere e eoa tutte le pietre preziose, che il mondo, co.iesca» Interessantissima la vista, dei regali album, stipi,.ventagli, sciar bole etc., nei quali I eleganza del lavoro vinceva bene spesso l^maieria. 1 otale la sala delle gioje conteneva per un valsente di.olt e-4. millioni. La esposizione- delti istromonti- musicali fu- scarsa: pochi pianoforti di Milano e Torino e pochissimi violini e clarinetti; tra i primi notevolissimo il melopiano del Caldera-di Torino, il quale ha trovato il modo-di tenore lo note anche-sul cembalo. Ricca, e variatissima la esposizione d'istromenti di metallo-del Pelitti, fornitore- di tutte le bande d'Europa-e coperto- di non so quante medaglie, alle ouali la-Esposizione di Mii'ano ne aggiunse un'altra. Del resto alcuni organetti di Birberia, e nul-l'altro. Invece moltissimi mobili, trai quali per eleganza e ricchezza primeggiavano quelli delle fabriehe milanesi. II Mauprivoz, il Poglioni, il Peschini esposero stipi intarsiati in avorio, in madreperla, in bronzo elegantissimi. I mobili db Torino belli, ma.pesanti;, lo celebri sedie di Chiavari sempre ammirate. 1 tapezzieri milanesi fecero- sfoggio di un lusso e di un- buou gusto squisito, arredando alcuni gabinetti e camere da letto-in seta e in velluto, e mostrando fin dove può giungere il raffinamento della ricchazza. Poche, ma eleganti carrozze, specialmente della fabrica del Sala di qui, che è forse il primo in Dalia.. I.cuoj molto abondanti e molto lodati dalli intelligenti, sia allo stato grezzo, sia in tutte te loro svi riate applicazioni. Ammiratissima la esposizione di pr dotti chimici delle fabriehe di Milano, di Torino, di Y rona, di Genova; le profumerie, i saponi, le eande steariche e di cera etc. Le armi, nelle quali una voi l'Italia era maestra, poche e poco notevoli. Il Gliseti di Brescia, proprietario di nna grandiosa fabrica di f cili, espose bellissimi saggi di fucili a retrocarica p< Tesercito, e di fucili defauchex da caccia; il Premol pure di Brescia, Colombo e Mieheloni di qur; Marc di qui portarono altri saggi. Quest' ultimo e il capiti no Piattola esposero due fucili di loro invenzione, I semplicissimo congegno, i quali sparano -tO e fin 4 colpi al minuto. Altro che il fucile ad ago l Peccat< ebe i militari trovano in questa rapidità di tiro un difetto invece che un pregio. Le armi da taglio manca vano quasi aifatto, se ne togliamo alcuni saggi venuti da Brescia, e la eortelleria di Campobasso, bellissima! Invece abbondavano le raccolte di istrumentf chirurgi ei, che mettevano paura a vederli, e non mancavano 1: rètro-menti di precisione, tra i quali notevoli quelli espcj sti dall'Istituto Galileo di Firenze. ] Nei tessuti esposero stupendi saggi di broccati i damaschi il Vernazzi e l'Osnage di qui, il Solfi di Torino, il Haas di Praga, ma che ora na piantato anchi qui una fabrica. Miracolosi i merletti di Cantù, che vincono alla prova quelli del Belgio, e a cui meritamente fu data- la medaglia d'oro. Bellissime le tapezzerie d carta delle fabriehe milanesi e torinesi, le quali da i Kre alla pezza scendono fino a 24 centesimi. In un altro genere furono ammirati' i cementi deffe- Società bergamasca e i molteplici prodotti, che sa ne ricavarlo, li embrici a nuova forma del Chizzolinìj i grajiiti lavorati dal Pirovaceo etc. etc. Non la finirei più, se valessi enumerarvi tutto quanto il bello e il buono di- cotesta Esposizione, nella quale non mancava o anche le-stranezze, corno il ritrovato i: fallibile per preservare la casa dai ladri, o lo sveglio, che acce do-il b me e prepara il rafie, o la soluzione di non so quale impossibile problema di meoanica. Mi resterebbe piuttosto, a dirvi della e-; o i ional dei libri, delle fotografie e-litografie, nella qna meg-giarono il Barbera, il T'reves, il , i r il l issi etc., ma veggo che la ear.a mi manca, e .lei re to ho già forse ecceduto i limiti di una lettera. Conclusione: l'Italia è viva e vitale, e se continuai questo fervore, che vediamo ora in ogni ramo di operosità, fra dieci anni potremo mostrare come un fatto compiuto il voto, elio udii pochi di fa esprimere al ministro Castagnola, il quale inaugurava la esposizione campionaria di Torino: noi ci saremo cioè emancipati, non solamente dalla tirannia politica delti stranieri, ma benaneo dalla loro tirannia industriale. PATRIA DI S. GIROLAMO: (P:) IL Conservatore ci esibì un Atlante intero di carte della Dalmazia di tutti i tempi, retrocedendo dall'odierno al tempo dei Turchi, a quelle dei Re Ungheri e dei Croati, e dell' Impero romano nelle varie sue epoche, dall'Adriatico fino al Savo, e nelle com-posizioni dalle Pannonie e nelle- decomposizioni. Ci disse che questa storia della geografia dalmata offeriva assai difficoltà, turbata dalle elucubrazioni di quelli territori medesimi che si pensarono farla, e dalle fonti assai acarse... Chiesto da noi del sito di Stridono, patria di irolamo, rispose: — Ah la patria di S. Giro-! Credo che in questo secolo siasi esaurito j stampe tutto il guardaroba delle ingiurie e j aie da far passare la voglia a mescolarvisi. j ipo fuoco, troppe personalità, troppi pettego-i. A noi, guardate questa carta. Dalmazia era lice, la Cicardiana fino al mare da una parla Transardiana fino alla pianura che costeg-il Savo; e fra la Zermagna ed il Drino. Lilia, Giapidia, Croazia non appartenevano al » politico provinciale e genetico di Dalmazia, aveva costituzione diversa da Giapidia e da lumia; Croazia era Pannonia la primitiva da liana a Siscia. Guardate questo fiume che oggi dicono Ver-od in antico Servitium; questo era confine Pannonia e Dalmazia, e se volete parallela-ite al filare delli Ardii, il Savo, ma lo era la mira al Savo. La Transardiana fu staccata dalla Dalmazia ita alla Pannonia nel 11D da Adriano; oggidì ssina Croazia non furono mai riunite a Dalmazia ipure dai Re Ungheri, come fu l'Erzegovina. Le città rovesciate sì ricompongono, qualora sieno Emporii mondiali alla tartara, se non fisamente nel sito primitivo, in luogo prossi-i. Segna, Sebenico, Spalatro rivissero, Narona iaque in Raglisi, Emona in Lubiana, Aqnileja Venezia, Udine, Trieste, in Serasjevo rivisse litico capo della Transardina, Matrix in Mostar, in ice rivisse Stridonia, che si direbbe opera delli A-igeni celti; e presso Jaice, durano casolari clic uno nome Drenovo. Ed era veramente confine Dalmazia e Pannonia come oggidì fra Bossina Croazia. S. Girolamo medesimo parla di quelle nti siccome di Paanonì. Siregna! Ah questo non è il nome sìnoero, è frequente anche nel Cividalese. Sdregna era Vescovi di Trieste pel censo terrenario e per Diocesi, Slregna è sotto invocazione di S. Gior-o, non è sito nè clima da alimentare e formare ttà. S. Girolamo sarebbe stato triestino, veneto, ìzicchò Dalmata e Stridoniano, e li non fu mai ufinio o trifinio romano anzi italiano. Vi sovvie-della peste micidiale nell' Istria del 1450. E elle successive di quel secolo? A riempiere i noti vennero Dalmati e Bossinesi, appunto in nel tempo, anche nell'agro (fi Capodistria e vi ennero Francescani di lingua slava, che presero anza presso i Francescani italiani di S. Anna, oi passati a S. Gregorio; alii slavi venne assetata la porta che anco oggidì ha nome di Cara Dio Boxedraga. Frughino nelli Atti di Chiesa, sull'assunzione di S. Girolamo in patrono di Capodistria e troveranno come di S. Girolamo abbiano fatto un istriano, e quando il Biondo sparse la notizia in Italia, istriani dotti di geografia provinciale non vi credevano e ripetevano alcuni dicono} mentre l'Alberti lo negava ricisamente. Credo che oggidì si rinnoverebbe la burrasca suscitata dal (Jan. Stancoviechio, che si diceva compatriota di S. Girolamo, clic sarebbe stato Euscvic-cliio a suo pensare. IRONACA DELLA CITTA. Numerosi cittadini e parecchie rappresentanze si* radunarono sabato mattina, ultimo di settembre, nella chiesa di s. Biagio, nella quale — essendo impedita dal l'istauro l'officia tur a del Duomo —- si celebrava solenne messa funerale in onore dell' illustre uomo Francesco Dr. de Combi. Oggetto dell'adunanza era il bisogno generalmente sentito di tributare, anche in patria, alla memoria del benemerite cittadino una prova sincera di ossequio e gratitudine. L'onorevole avvocato Nicolò de Baseggio immaginósa mesta cerimonia, e insieme col sig.T^dJCfl_Longp_cx deputato dietale por-tolla a compimento ausìlia'o da molti oblatori, ti'a i quali il Municipio ; interpretando così i sentimenti della popolazione, clic erano stati pure perfettamente interpretati dal sig. Podestà quando, un mese prima, si era recato a Venezia in compagnia dei consiglieri Pellegrini e Rota per seguire al sepolcro la salma* caro trapassato. Vennero cantate le preci dal coro dol Duomo ccdlc armonie tleU'orchestra filarmonica: semplice ed appropriata compariva la decorazione del tempio; e sulle pareti listate a gramaglia alternavasi lo stemma della famiglia Combi e l'inscrizione lati.ia de'-tata dall'esimio Dr. Kandler. La ripartiamo nel testo, e tradotta letteralmente. Francisco Combi Nob. Viro - Ilistro Justiitepolita-no - Jurisconsulto Et Causidico - Sapienti Diserto -Vati Eximio - Decurioni Per Quadragenium - Pluries Praesidi Civitatis - Civi Optirne Merito - Justinopoli-tani - Justa Parentali» Lugentes - Perselvunt - Vixit Annis LXX . Vili - Decessit Venetiis - XXXl Augusti MDCCC . LXXI. — Versione. A Francesco Coml>i Nobile Uomo - Istriano Giustinopolitano - Giuseco ìsul-to E Causidico - Sapiente Facondo - Poeta liimio -Consigliere Comunale Per Quaranta Anni - Più Volte Podestà - Cittadino Ottimamente Benemerito - T. Giu-stinopolitani - Le Meritate Solennità Funebri - Tributano - Visse 78 Anni - Morì a Venezia - 11 31 Agosto 1871. Dopo che i sacerdoti ebbero abbandonata la sacra mensa, salì l'ambone monsignor de Favento, e cori ornadssimo eloquio, facendosi a ricordare la divozione e l'amore del padre di famiglia; i meriti del cortese magistrato; la sapienza del giurisperito; la graziata gft-gliardìa del poeta e dello scrittore; la facondia erudita del vecchio patriotta italiano, seppe inumidire parecchi cigli. Quantunque i primi tentativi sieno rimasti senza effetto, nonpertanto nutriamo la speranza che gli amici del Favento, tra i quali ci onoriamo di essere anche noi, riusciranno a vincere la sua modestia, r. ad ottenere la pubblicazione del lodato discorso che instantemente viene domandata. Di palo in frasca : dal mortorio ai concerti : è l'andatura imposta dall'organamento internazionale della Cronaca. Coli'intervallo di tre stellette a triangolo si può passare — o meglio si può fingere di passare — di botto dalla mestizia all'allegria. Adesso dunque bisogna scacciare i pensieri melanconici e procurare di sorridere. *** La prima settimana del mese furono dati due con- tuff >M oerti : uno giovedì dalla Società Filarmonica nella sala della Loggia, e l'altro sabato dai celebri coniugi Weiss-Busoni nel teatro sociale. Parliamo intanto del primo. Preludiò l'orchestra suonando la sinfonia della Marta e-sattamente e bene intonata, diretta corno è dall'attivo e abilissimo maestro sig. Czaska. Poscia comparve al piano la quattordicenne ragazzina Lauretta de B., la quale superò egregiamente il panico che sempre concquide chi per la prima volta si presenta al pubblico; aecompa-ìmafa sulla medesima tastiera dalla valente dilettante fa signora Regina M. - C. — a cui dobbiamo riconoscenza per la modesta parte di accompagnatrice da lei sostenuta per tutta quella sera — eseguì con intelligenza ed agile tocco la mazurca di L.. Touel intitolata Perle e Diamanti; e poi sola il n. 4 della sorafa, una miscellanea sull! Emani di lLCramer. A questo quat-tromani tenne diatro la Serenala, melodìa valacca di 01. Braga, nella quale ammirammo la voce estesa e modulatisaima di soprano perfetto della signorina Ca-loliua D.; la bella e robusta voce di contralto della signorina Luigia do F., che esordiva come la de B-; il suo bell'accento e l'ottima pronuncia; l'interpretazione eccellente con cui la distinta allieva del nostro maestro, la signorina Anna S., seguiva il canto sul piano; e la poesia clic il sullodato sig. maestro seppe infon-t'erc al suo violino nel rappresentare il. suono di lontano liuto.. E la prima parte del trattenimento finiva eolla cavatina e finale del Roberto il Diavolo, eseguita dall'orchestra. La seconda parte veniva aperta dall' Ultimo Addio di A. de Val, cantato dalla de F. con accompagnamento di piano sostenuto dal maestro. Nella gran scena della regina e duetto del Ruy Blas, riduzione di G. Barbieri mancante di condotta o di vera conoscenza degli effetti,, i signori filarmonici Benedetto B. (violoncello), Francesco C. (flauto), e Pietro P. (violino) misero tutta la diligenza per giungere alla perfetta esecuzione, alla quale molto contribuì lo signora l'ègira M. - G., dando vita sul piano al medio-ere lavoro. Dopo questa la signorina Anna S. precedeva, colle .difficilissimo variazioni sulla,Norma di A. Jael, la signot a Carolina D. che, accompagnata dalla solita, prestantissima, cantò benissimo una Romanza di Doni-zefti. L'orchestra finalmente segnava lo scioglimento del simpatico ritrovo, suonando la marcia d'incoronazione del Profeta. Gli applausi del pubblico maravigliato scoppiavano frequenti e fragorosi ; e noia quelli tacciamo un tardo e; o, congratulandoci anello colla ze-Iatrice direzione delia Società. Sabato sera della decorsa! settimana avemmo 'nuovamente la fortuna di udire l'insigne pianista triestina Anna Wèiss - Busoni, la.cui mano portentosa scivolando sulla tastiera ha. la virtù di tramutare-in statue gli uditori. Giovane ancora ella percorse già.-1'Italia, l'Austria, la Germania, la Francia e l'Inghilterra, raccogliendo ovunque messe copiosa di applausi e allori.. Voluminoso è il fascio degli articoli entusiastici scritti sul conto di lei, dai primi che il Dall'Ongaro. inseriva, nell' Osservatore Triestino, in lodo della, fanciulla compositrice di grande aspettativa, sino ad oggi; e noi riteniamo che se a tanto valore non accoppiasse una straordinaria modestia, a, quest'ara il suo salotto potrebbe esserne tappezzato. Ai bis, che il pubblico dimenticandosi il timore di recarlo noia, non potè più trattenersi di;gridare- all'ultimo numero, ella, graziosamente acconsentì, suonando invece la polca di concerto, Un moment de bonheur, daloi dedicata alla principessa Margherita» Suo marito poi, celebre concertista toscano di. clarinetto — emulo o, coma molti intelligenti sostengono, superatore dello- stesso Cavallini — che da ujmìI. duro e inflessibile pezzo di bossolo lascia scappar 3 tante fughe di dolci armonie, e voci che talora sembra no umaue e talora suoni de'più delicati strumenti, ò un degno compagno di questa grossa gemma della ricca col lana triestina. Sere sono, verso l'imbrunire, in una delle più fra queutate vie della città, si venne a conoscere che un pietra, di quelle che coprono il canale mediano, trova vasi spaccata o da qualche pesante veicolo delle ven deminie o per difetto suo proprio, e che non potrebbi più oltre nemmeno sopportare la pressione dei pedoni petiocchè fattone cenno al commissario di piazza, il breve- giunsero tre uomini onde ovviare pel momenti in qualche modo al pericolo. Intanto la notte era fattoi e i passanti quasi tutti davana l'occhiata al notturni affaccendarsi rischiarato da lucerne; tutti censuravani l'ora tarda in cui il Municipio fa eseguire- i lavori sulla pubblica via; e non vi fu alcuno che avesse indovinato l'accidente improvviso e per conseguenza approJ vata la pronta riparazione. Un piccolo signore comioJ ciò perfino a salticchiare per lo sdegno, e, intarsiando lo stridulo abbaiamento con bestemmie, a gridare cita quella ora cosa da farsi di giorno e da scarpellini; ma quando gli dissero che si trattava semplicemente di uri acconciamento provvisorio per le ore della notte, quatto quatto scantonò. Un altro, un incisore-di formaggi, che finora credevamo fornito di buon senso, aprendo invece una valvola della sua caldaia biliosa, ci toM se l'illusione co'la segue te-risposta: Non vedete? SóJ no i signori che fanno cambiare una pietra acciocché la i povera gente non si faccia male. Questo futile ma ; sierico raccontino moralizza che il torcere il viso alla Medusa, che il ritenere l'opera del Municipio sempre fallace o imperfetta, che il giudicarlo senza cognizione di causa, che il ficcare a contrasto in qualunque argo» mento le due parole siori e poveri, ono. quattro cattivissime abitudini di molti capodistriani, le quali, accarezzate dai maligni e dagli interessati, contribuiscono, a suscitare continuamente diffidenze e discordie con danno di tutti.. La nostra commissione sanitaria si compone dei signori: Cristoforo Dr. de Bèlli, Podestà e presidente; Giuseppe Pellegrini, consigliere comunale vicepresidente; Andrea Apollonio, direttore dello spedale; Enrico eonte Bruti; Angelo C'adamuro Morgante; Pietro Gallo; Bartolomnieo Gianelli; Giuseppe Giovannini, farmacista; Antonio marchese de Gravisi; Zaccaria Dr. Lion, medico distrettuale; Pietro Dr. de Madonizza, consigliere comunale; Alberto Pattay, chirurgo; Don Francesco Petronio, amministratore parrocchiale; c Andrea V.ogel, chirurgo comunale. v Dopo brave discussione la Rappresentanza Comunale, nella seduta dei 10 cori'., accolse per infero lo modificazioni proposte dai due comitati esaminatori intorno al programma, sul trasloco della civica macellerìa, e intorno all'altro sull'istituzione di un corpo di trentadue vigili volontarii. Dichiarò inoltre bisognevoli ed urgenti alcuni -l'istauri e alcuni lavori da eseguirsi, nella nostra città nel ramo civile, igienico e di pubblica sicurezza; incaricando la Deputazione a studiare il modo finanziario-onde sopperirvi sollecitamente. 11 presidente sig. Pellegrini, f. f. di Podestà, nel rispondere ad un' interpellanza annunziò che pei 24 dell attuale il Municipio trasporterà gli.ufficii nel proprio palazzo.. I£ii>li<> "'rafia. Abbiamo sottocchio la traduzione dell' Istria Monsignor Rapicelo eseguita dal Sig. de Medici, :ente di lingua italiana presso la scuola reale Pirano. 1 lettori della Provincia conoscono P o-inale e per il cenno che ne demmo e per la dita disputa fra il D.r Carlo de Franceschi ed irofessorcde Favento. Il poemetto latino dell'illu-e Prelato meritava di trovare chi lo voltasse in liana e dobbiamo saperne grado al chiarissimo de Medici, se anche a quest'Istriani, ai qua-non è famigliare la lingua del Lazio, sarà dato leggere questo interessante lavoro. La traduzione è riuscita assai bene : gli sciol-sono armoniosi senza sdolcinatura e sostenuti cza durezza; Fautore s'appalesa per uomo, chce-cato alla lettura dei nostri antichi e moderni issici, conosce profondamente e macstrevolmcn-padronosrgia la lingua. A questi pregi si aggine la fedeltà, costante quasi sempre, ad onta Ile somme difficoltà elio presentava l'originale, pensiero del Rapicelo viene espresso per intiero con tutta precisione, e quello eh' è più, i versi orrono fluidi e facili, nò chi legge s'avvede pun-i della paziente fatica tollerata dal traduttore. Mancheremmo però all'officio di critici ìmpar-i ali, se non accennassimo anche ad alcuni difetti lie, per quanto ci parve, presenta il del resto Mnmendevolissimo lavoro del Sig. de Medici. trs. 29. Non isdegnar mie proci, nè V ausonio Vate spregiar, che tutto a te si porgo. Ma del tuo nume col favor le lodi Io canterò della natal mia terra, ecc. L'originale ha: rers. 24. Ne nostros contemne orsits, ne despice vatem Ausonium tibi qui studiis sese omnibus offert. Scilicet ipse tuo perfusus nòmine ecc. L'orsus, impresa, tentativo, non è ben espresso ìil preci, ed il scilicel, cioè, volto per ma, sembra tanto meno da approvarsi, quanto che la particella disgiuntiva non è qui a suo luogo. rers. 52. Egli è tuo don, Pucino, che de' monti Mentre coltivi gli ardui sassi ecc. L' originale ha, vers. 42. .....dum ardua montis Saxa colts etc. 11 coltre ha bensì anche il senso di coltivare, ma qui, trattandosi che il Pucinum si personofica in un dio, avrebbe dovuto tradursi per alitare. rers. 101. E qui dell1 Istri gli elevati campi Allargansi ecc. 11 surgentiaque arva vers. 79 del Rapicelo esprime campi che si vanno innalzando dalla sponda del mare in su; F elevati campi della traduzione esprimerebbe le campagne che sono sui monti. ws. 205.....Sorvola più innanzi, Tutta in governo d'itali coloni. Col patriis subjecta eolonis, vers. 161, voleva c-spriinere F autore, che Servola ora territorio (li Trieste, e questo pensiero sparisce nella traduzione. vers. 219. .... oh colli! o ville Felici troppo, che, mentr'io pascea L' alma in essi e gli sguardi, non un .solo Dì ni' involar L'originale vers. 173. Fclices nimium colica, felieia ruta, Quae milii non unum, dum pasco oculosque ani- mumquo, SurripueTe diem. Il non un solo dì ni? involar dà un senso per lo meno ambiguo e non esprime netta la idea dei molti giorni che i colli dell'Istria fecero passare beatamente rIF autore. vers. 268. : . . appresi ancor tenero di Roma Le gesta e il latte del sermone io bevvi L'originale vers. 212. Il-ausi parvus opcs latiae et primordia lingua-", colle quali parole voleva il Rapicelo esprimere la ricchezza della lingua latina e non mai la storia del popolo Ronniu^ vers. 290. La vecchia tempra, ma vivace, avria A te concesso le gentili usanze Serbar più a 1 ungo. L' originale vers. 229. .... poterai vivax tua ferro senectus Longius humanos venturi temporis visus, cioè F uso del tempo d'una vita longeva. vers. 333. Allor che d' adria il tempestoso fiato Desta i tumidi flutti e de' crudeli Euri più fiero reca ai legni oltraggio. L'originale, vers. 2G0. Si quando tumidos excit vagus Adria fluctus, Infestatque rates saevis truculentior Euris. Il Rapicelo descrive l'Adriatico come sempre inquieto {vagus) e come vieppiù fiero pel soffio digli Euri; il traduttore invece dipinge il tempestoso fiato dell'Adriatico (il borea?) come più fiero degli Euri. vers. 383. . . . di E o vigno gli ardui monti non corrisponde all' Arupìnae cautes, nè Rovigno è circondato da monti, che si possano dir ardui. rers. 382, 383, 385. Non ci par bello quel scor-riam .... entriamo .... atkndiam vers. 397 . . . . i presti granchi e i ghiozzi. L'originale, ha vers. 311. cancros gohiosgue fuga-ces. 11 gobius è veramente il ghiozzo, ma i poeti non sono troppo scrupolosi coi nomi degli animali e delle piante. Il Rapiccio non poteva intendere i ghiozzi e perchè sono pesci d' acqua dolce, ed anche perchè non si potrebbero pescare muscoso in margine; nè l'epiteto ài fugace s'applicherebbe bene ad un pesce. Per gobii intendeva 1' autore que' piccoli granchi che si trovano alla riva del mare e sono sì presti, a fuggire. vers. 511......gli arborei fruttì fici traduttore non esprimono gli arborei foetus (vers. 401 )> che qiii significano arbori giovani e vegeti in opposizione ai cereali ed all' erbar dei prati. 552.....si veston di palladia fronda. I boschi L' originale vers. 431. ... . palladia nemus obsitum oliva,, che esprime un bosco tutto di olivi, quando la traduzione indica piuttosto dei boschi d'altre piante con olivi frammezzo.. vers. 567. ......che se pur cinto Brilli di paggi L'originale vers. 443. . . , . si te media circumdet'luce satéllès, intende dei bravi di que' tempL vers. 554........Allegri ognora Viver curiamo L'originale, vers. 456. Vivendùm est melius riferisce il melius alla maniera di vita descritta sopra vers.. 563: E che mai vale- Se te rinchiudan le città ecc. e viene a raccomandare una vita semplice gustando il beilo che ci offre la natura, come la sola che possa renderci tranquilli e felici. L'allegri della traduzióne dà un senso, precisamente contrariò e non corrisponde al: E . quinci sempre mi sia dato al molle Rezzo adagiarmi e da sublime vetta Ampio scorgere il mar, dei versi che immediatamente il precedono.. Abbiamo voluto notare questi nei, non perr per menomare il. merito del chiarissimo Sig. de Medici, ma per essere coscienziosi e per mostrare che, se lodiamo la sua, versione, noi facciamo a titolo di cortesia, ma d'intimo convincimento ; imperciocché ad onta delle notate mende resta sempre vero, che la traduzione nel suo complesso è riuscita assai bene, e che, se in qualche passo non corrisponde all' originale, in quasi tutti lo ritraggo al' vivo ed in non pochi nasconde sotto una bella veste italiana i difetti del poemetto latino. * * notizie: Nuovo giornale. — Abbiamo ricevuto il numeri di prova di un nuovo giornale l'Isonzo, che sortii a Gorizia ogni sabbato. Dal programma apprendi] mo, che non tratterà per ora di politica altro die i via afSatto secondaria, ma che sarà invece scog i precipuo delle sue pubblicazioni l' esame della vii amministrativa, 1' educazione del popolo e la diffu sior.e di quei principi! che valgono a vivificare I industrie; che porterà alto il vessillo della nazional tà nostra, e die si oectiperà, per quella comunali za di affi tti e di interessi che lega te tre provine» di; quelle qjtestioai che per loro satura si maniftì stassero atte a stringere viemeglio il nodo simpati co delle relazioni tra Gorizia Trieste e l'Istria. , Qkiesto programma, se togliamo il trattare di pò i ptica, è anche quello dtlla l'revincia e di ciò', afc biamo ragione di rallegrarci,, perchè vediamo schifr rarsi al nostro fianco un alleato confratello, propa gnatore di queìii interessi, iUeonseguimento dei qua It fórma lo scopo unico dell' esistenza del nostri giornale. ibwn istrlttivii. Raccomandiamo ai nostri gii vani, amanti dell' amena lettura,, i seguenti ottimi Lbri, che trova» si in vendita^ a prezzo modicissimo (jsol. .>)