825 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Received: 2017-07-15 DOI 10.19233/AH.2017.37 Original scientifi c article DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI LONDRA 1915: QUESTIONI STORIOGRAFICHE E DETTAGLI TERMINOLOGICI Gorazd BAJC Università di Maribor, Facoltà di lettere e fi losofi a, Koroška cesta 160, 2000 Maribor, Slovenia e-mail: gorazd1.bajc @gmail.com SINTESI L’articolo si divide in tre parti. Nella prima introduce il tema di come i dieci mesi dall’inizio della Prima guerra mondiale (luglio 1914) alla fi rma del Memorandum (più noto come Patto) di Londra nell’aprile 1915 (e le dirette conseguenze provocate dell’en- trata dell’Italia in guerra) vennero presentati a livello storiografi co nell’occasione del Centenario del primo confl itto globale. Nella seconda parte l’autore fornisce una pano- ramica generale di come il tema venne presentato nelle diverse storiografi e, segnalando alcuni limiti e dando alcuni suggerimenti per il futuro. Nell’ultima parte viene messa in evidenza la questione terminologica della denominazione riguardo al documento del 26 aprile 1915 che in maniera così decisiva sconvolse la regione Venezia Giulia. Parole chiave: Memorandum di Londra 1915, Patto di Londra 1915, Centenario della Prima guerra mondiale, Venezia Giulia, Italia, Jugoslavia, storiografi a, terminologia TEN MONTHS THAT SHOOK VENEZIA GIULIA. THE MEMORANDUM OF LONDON 1915: STORIOGRAFIC ISSUES AND TERMINOLOGICAL DETAILS ABSTRACT The article is divided in three parts. The fi rst introduces the topic of how ten months, since the beginning of World War I (July 1914) until the signing of the Memorandum (better known as the Pact) of London in April 1915 (and the direct consequences caused by the entry of Italy into war), were treated by historiography on the occasion of the cen- tenary of the fi rst global confl ict. In the second part, the author gives a general overview of how the topic was presented in various historiographies, underlining some limits and also giving some suggestions for the future. In the last part, the terminological question of denomination regarding the document from April 26, 1915, which has decisively upset the region of Venezia Giulia, is highlighted. Keywords: Memorandum of London 1915, Pact of London 1915, Centenary of World War I, Venezia Giulia, Italy, Yugoslavia, historiography, terminology 826 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 INTRODUZIONE1 Il presente saggio si divide in tre parti. Nella prima viene introdotto il tema di come i dieci mesi dall’inizio della Prima guerra mondiale (luglio 1914) fi no alla fi rma del Memorandum (più noto come Patto) di Londra nell’aprile 1915 e le dirette conseguenze provocate dell’entrata dell’Italia in guerra vennero presentati a livello storiografi co nell’occasione del Centenario della Prima guerra mondiale. Nella seconda parte – non intendendo fare una rassegna completa di tutte le pubblicazioni storiografi che sul tema dei dieci mesi di trattative – verrà tracciato un excursus ragionato in merito ai lavori più signifi cativi. Verranno prese in esame alcune analisi pubblicate già nel primo dopoguerra, e gli studi principali, datati dalla seconda metà degli anni Cinquanta in poi, ponendo l’at- tenzione ai più recenti e alla storiografi a slovena e anche a certi limiti degli stessi lavori. Si proporrà infi ne di prendere in considerazione alcune nuove modalità di approccio, tese a superare i paradigmi interpretativi legati a letture etnocentriche del passato. Nell’ultima parte verrà presentata la questione terminologica legata alla denominazione del docu- mento del 26 aprile 1915, con la proposta di usare il nome esatto di quel documento: Memorandum di Londra 1915. IL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA: LA DISATTENZIONE RIGUARDO LE VERE CAUSE DELL’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA Nell’occasione del Centenario della Prima guerra mondiale, di fronte a scaff ali delle librerie letteralmente piegate dal peso dei nuovi libri su vari argomenti inerenti al primo confl itto globale, ci è parso opportuno riprendere una delle pagine di storia che sembra attualmente meno in primo piano. A più di cent’anni dall’inizio della Grande guerra non si contano le nuove pubblicazioni ed altre iniziative: mostre, incontri scientifi ci e di divulgazione, varie commemorazioni, percorsi organizzati lungo le trincee ed i campi di battaglia sottoposti anche a restauri ed adattamenti, storie di vita dei soldati semplici e dei civili nelle retrovie e altre storie “minori”. In altre parole, le storie degli “ultimi”, che stanno venendo sempre più in primo piano: gli aspetti meno conosciuti oppure (troppo) spesso sottovalutati della prima guerra hanno fi nalmente trovano il loro posto nella Storia e nella memoria collettiva. Finalmente, ma in tutto questo – per evitare equivoci, voglia- 1 Il presente saggio è stato realizzato nell’ambito del programma di ricerca presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di lettere e fi losofi a dell’Universita di Maribor (Raziskovalni program Preteklost severovzhodne Slovenije med srednjo Evropo in evropskim jugovzhodom št. P6-0138 (A)) e del progetto di ricerca presso l’istituto Zavod za humanistiko Inštituta Nova revija a Lubiana (Raziskovalni projekt Kontemporalnost razumevanjskega konteksta ter izražanje osebne in družbene svobode J7-8283 (A)), entrambi fi nanziati dall’Agenzia per le ricerche della Repubblica di Slovenia (Javna agencija za raziskovalno dejavnost Republike Slovenije). Per la ricerca delle fonti primarie abbiamo potuto usufruire anche in parte del fi nanziamento erogato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito del bando annuale del 2015 in occasione del Centenario della Grande guerra. Il progetto, con il titolo Il Patto di Londra del 1915 e la Venezia Giulia, veniva presentato dallo Slovenski raziskovalni inštitut – SLORI (Istituto sloveno di ricerche) di Trieste, in collaborazione con la Narodna in študijska knjižnica (Biblioteca Nazionale e degli Studi) di Trieste; periodo: 1 ottobre 2015 – 31 luglio 2016. 827 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 mo sottolineare che alcune iniziative sono davvero di alta qualità e molto importanti –, tranne in alcuni casi, la cosiddetta “grande” Storia delle relazioni internazionali o della diplomazia del periodo è rimasta presso più ai margini. Tra le ricorrenze legate alla storia diplomatica e politica che furono nell’ultimo periodo a nostro parere meno ricordate o che non erano state oggetto di adeguate atten- zioni, possiamo indicare il centesimo anniversario di quell’accordo nel 1915 con il quale l’Intesa era riuscita ha portare l’Italia nel proprio campo. Il 26 aprile 1915 i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Russia e Italia fi rmarono il documento segreto – noto come Patto di Londra sebbene, come vedremo in seguito, si trattasse di un Memorandum, – che com’è ben noto prevedeva, in cambio di cospicue promesse territoriali, l’entrata in guerra della parte italiana a fi anco degli Alleati. Si trattava di uno degli eventi più importanti nel XX secolo sia per la Venezia Giulia, sia per l’Italia, come pure per i paesi vicini già esistenti o che si stavano costituendo. Infatti, neanche un mese più tardi dalla stipula di tale atto, le truppe italiane incominciarono il confronto militare con gli austro-ungarici, con tutte le conseguenze che la guerra comportò per loro e per le popolazioni lungo il nuovo fronte e nelle retrovie. Inoltre, a conclusione del confl itto, la parte italiana aveva richiesto il “conto giuliano/adriatico” proprio sulla base di quella fi rma del 1915. Dopo la guerra sulle macerie dell’Impero asburgico vennero poi stabiliti nuovi confi ni e nell’Alto Adriatico le richieste italiane vennero in parte disattese per “colpa” della nascita di un nuovo protagonista “concorrente” sull’altra sponda adriatica – lo Stato jugoslavo, ovvero il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Questi confi ni non avrebbero soddisfatto i nuovi vicini (da ambo le parti), creando forti divisioni sul territorio e scatenando malumori che sarebbero sfociati in nuovi confl itti e violenze che avrebbero così fortemente caratteriz- zato i rapporti italo-jugoslavi per oltre sessant’anni, fi no agli accordi di Osimo del 1975 ovvero alla loro ratifi ca nei successivi due anni. Il punto di partenza dal quale è stato possibile riprendere in mano l’argomento – che era stato già nei decenni precedenti ovviamente oggetto di attente e approfondite analisi – veniva off erto dal bando annuale del 2015 della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in occasione del Centenario della Grande guerra. L’approvazione del progetto ha permesso al sottoscritto ed al dott. Štefan Čok di svolgere ricerche in alcuni importanti archivi: il collega è stato a Roma, mentre io ho potuto ulteriormente arricchire le mie già pluriennali conoscenze delle fonti primarie conservate a Kew-Londra, nell’archivio principale, The National Archives. Insieme abbiamo anche organizzato due conferenze scientifi che ed un workshop, durante i quali abbiamo presentato i risultati scientifi ci delle nostre ricerche: il 25 marzo 2016 a Trieste al convegno Londonski pakt leta 1915 in Julijska krajina. Pri- merjava historiografi j / Il Patto di Londra e la Venezia Giulia. Storiografi e a confronto, il 4 aprile 2016 presso l’Università di Maribor al convegno Slovenci in Londonski pakt 1915: politična, diplomatska in vojaška ozadja (Gli sloveni e il Patto di Londra del 1915: il background politico, diplomatico e militare), il 18 aprile 2016 a Capodistria presso l’Uni- versità del Litorale / Univerza na Primorskem al workshop intitolato Prelomnost in odprta vprašanja Londonskega pakta 1915 / Il Patto di Londra del 1915: problemi e momenti. Il sottoscritto ha poi partecipato ad altri due convegni internazionali dove ha presentato alcuni temi inerenti ai retroscena del Memorandum 1915: il 4 dicembre 2015 a Belgrado 828 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 presso l’Accademia Serba delle Scienze – SANU (gli organizzatori erano il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari “Aldo Moro”, l’Istituto italiano di Cultura a Belgrado e l’Istituto di studi balcanici / Balkanološki Institut di Belgrado) alla conferenza Italia e Serbia durante la prima guerra mondiale / Italy and Serbia during the First World War, e il 6 maggio 2016 presso l’Università di Bari al convegno Vista dai Balcani – L’Italia nelle relazioni interadriatiche, dai primi del Novecento alla Grande guerra. Ci sono state ovviamente alcune altre occasioni di incontro a livello scientifi co alle quali sono state presentate relazioni che riguardavano (anche) il cammino che portò l’Italia a scegliere tra le Potenze Centrali (l’Austria-Ungheria e la Germania) e l’Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) e di combattere dalla parte di essa nella Prima guerra mondiale. Se ci limitiamo ai convegni organizzati in Italia, tra i più signifi cativi possiamo ricordare L’Italia neutrale 1914 – 1915 / Neutral Italy 1914 – 1915 che si è svolto nel dicembre del 2014 presso l’Università “Luiss – Guido Carli” e che ha visto confrontarsi ben 36 relatori, giovani e studiosi aff ermati. Gli atti sono stati poi curati da Giovanni Orsina e Andrea Ungari (2016) in un importante volume da prendere sicuramente in considerazione. Potremmo ricordare anche il convegno, meno “aff ollato”, di fi ne aprile 2015, dal titolo 1915! Dal Patto di Londra al Popolo in guerra e che si è svolto presso il Dipartimento Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’ateneo di Padova. Rimane comunque il fatto che nelle quasi innumerevoli occasioni del Centenario le vere cause che hanno portato l’Italia in guerra rimasero in sordina. Non riteniamo di avere risposte esaustive al perché di tale lacuna, ma proveremo a dare alcuni spunti relativi a temi che a nostro parere sarebbero da tenere conto in futuro. Non c’era stata adeguata attenzione a questo tema o non si sentiva il bisogno di riprendere in mano la storia delle relazioni internazionali? O forse gli altri temi “minori” della guerra prendevano talmente il sopravvento da impedire di rivolgere attenzione ad altro? Vi era una necessità di rappresentare a tappe forzate il dolore comune raff orzando tale rievo- cazione con celebrazioni commemorative, fi nalizzate anche a rielaborare il passato per “guardare insieme al futuro” con più serenità in modo che il passato non ci divida (più) ma ci unisca? Dunque, appare sensato pensare a una politica europea con fi nalità nobili, che però contemporaneamente ha condizionato parecchio le storiografi e, almeno quelle che si occupano di storia politico-diplomatica, legate alla “classica” metodologia di ricer- ca e interpretazione delle fonti primarie. Questa politica appare condivisibile per quanto riguarda la società civile, ma non dovrebbe – a nostro avviso – condizionare troppo la ricerca storiografi ca: in altre parole non si dovrebbe ritenere che la ”grande” Storia sia stata ormai tutta già scritta. Sui dieci mesi che videro infi ne l’entrata dell’Italia in guerra con tutte le sue conseguenze si è scritto in verità già molto, ma ci sono – come vedremo in seguito – ancora delle questioni aperte, ovvero necessità di un maggior confronto tra storiografi e che rimangono pur sempre ancora “nazionali”. QUESTIONI STORIOGRAFICHE Se tralasciamo quelle incentivate o viziate da motivazioni politiche (le prime analisi furono pubblicate dopo che il Memorandum 1915 venne alla luce alla fi ne del 1917 – da 829 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 quando i bolscevichi in Russia dalla fi ne del mese di novembre incominciarono a rendere noti vari documenti trovati negli archivi di Pietrogrado – e in vari paesi tra cui l’Italia ci furono parecchie reazioni critiche2), e che a partire dal 1919 si annoverano memorie, diari ed epistolari di vari protagonisti (ovviamente fonti importanti se confrontate con altre), il primo tentativo di ricostruzione storiografi ca delle trattative venne messo alle stampe nel 1923 da Arrigo Solmi, nel periodo caratterizzato in Italia dalla “vittoria mutilata” (Solmi, 1923). Due anni più tardi fu la volta della storica ceca Milada Paulovà che dedicò il suo copioso volume (di oltre 600 pagine) principalmente alle attività del Comitato jugoslavo contro le richieste italiane e per la creazione dell’unione degli slavi del sud (Paulovà, 1925): il suo lavoro diventò uno dei “classici” della storiografi a jugoslava e poi ex-jugoslava, poco preso in considerazione invece dagli storici in Italia. Sebbene molto impegnato politica- mente possiamo menzionare il lavoro polemico di Gaetano Salvemini (1925)3; di li a poco uscì in lingua inglese anche una sua simile analisi critica della diplomazia italiana durante la guerra (Salvemini, 1926). Fu poi la volta di Robert William Seton-Watson, uno di più autorevoli esperti britannici per le questioni dell’Europa centro-meridionale: analizzando le fonti primarie allora a disposizione, in particolare i documenti pubblicati in Russia e del Libro verde e non ultimo grazie alle proprie conoscenze avendo personalmente seguito gli avvenimenti con molto attenzione4, scrisse sulla politica italiana verso i Balcani nel primo anno di guerra (Seton-Watson, 1926a) e come continuazione tematica sull’intervento dell’Italia e il Patto (Memorandum) segreto di Londra (Seton-Watson, 1926b)5. 2 Una delle prime analisi, a titolo d’esempio, venne scritta alla fi ne della primavera 1918 dal noto storico triestino irredentista Attilio Tamaro. Il testo venne pubblicato sia dalla casa editrice milanese Treves (Tamaro, 1918a) che dalla Reale Società Geografi ca Italiana di Roma e poi questa versione venne tradotta in lingua inglese (Tamaro, 1918b). Si trattava, in eff etti, di una attenta esposizione delle caratteristiche principali del documento, rilevando anche giustamente le incongruenze nel Memorandum 1915 e che tra i benefi ciari sarebbero non solo gli italiani ma anche la Serbia, il Montenegro e la Croazia; quest’ultima avrebbe “addirittura” ottenuto Fiume (aggiungiamo noi che le “promesse” alle tre nazioni slave erano ancora meno precise di quelle che vennero fatte all’Italia). L’autore non intendeva criticare l’operato del governo di Roma, puntava piuttosto a dimostrare che le richieste dell’Italia erano il minimo e non il massimo e che dunque “La sistemazione progettate dal trattato sono esclusivamente difensive […]” (Tamaro, 1918a, 3), poiché gli italiani dovevano ottenere fi nalmente la propria sicurezza, ricongiungere le proprie terre, contrastare l’imperialismo espansionistico dei tedeschi, ungheresi e slavi e in generale per salvaguardare la pace europea. Il Memorandum di Londra era per Tamaro dunque solamente un punto di partenza. Alla base del pensiero di Tamaro c’era quella “superiorità della civiltà” che ha così tragicamente infl uito sulla storia giuliano/adriatico/dalmata; difatti nella conclusione del testo leggiamo: “L’Italia tenderà con tutte le sue forze alla costituzione di quella pace latina dell’Adriatico, che non sarà predominio militare, ma predominio della civiltà, sola vera garanzia della sua sicurezza, e condizione fondamentalmente necessaria allo stabilimento d’una pace europea. E per costituire quel predominio l’Italia sarà salda e infl essibile nel suo diritto […]” (Tamaro, 1918a, 67). 3 Con una nuova edizione del 2016. Salvemini era sostenitore dell’interventismo democratico, del principio dell’autodeterminazione e delle nazionalità e fu oppositore del Memorandum (Patto) di Londra e poi com’è ben noto del fascismo. Sul tema ritornò in altre occasioni, per es. nelle sue analisi critiche della politica estera italiana dal 1871 al 1915 pubblicate nel 1950 e 1970. 4 Come traspare per es. dallo scambio di lettere con politici “jugoslavi” e alcuni rappresentanti delle autorità di Sua Maestà (Seton-Watson, 1976; cfr. May, 1957; Seton-Watson, Seton-Watson, 1981). 5 Al tema ritornò in seguito in maniera diretta o indiretta, con non poche “frecciate” critiche verso il governo di Londra. 830 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 Nel 1931 uscì una prima ricostruzione storiografi ca organica delle trattative: il libro di Mario Toscano, cui seguì una seconda edizione riveduta e corretta (Toscano, 1934). Il To- scano tracciò abbastanza bene le linee principali, sebbene la sua periodizzazione risultasse un po’ troppo semplicistica ma pur sempre utile. Non sono comunque da sottovalutare il periodo ed il contesto nel quale venne pubblicato il suo lavoro più noto, che rimane pur sempre uno dei “classici” della ricerca storiografi ca sul negoziato6. Dovremmo mantenere le stesse riserve per i primi lavori storiografi ci pubblicati dalla parte “avversa”. Negli anni Trenta l’autore più prolifi co fu Ferdo Šišić (1933) che prese in esame pure il periodo che precedette la Prima guerra mondiale7. Infi ne, va menzionata con le dovute cautele l’unica opera degna di nota che venne pubblicata durante la Seconda guerra mondiale: la molto corposa trilogia di Luigi Alber- tini, che trattava i dieci mesi di trattative nel secondo e terzo volume (Albertini, 1943a; Albertini, 1943b)8. * * * Una seconda fase delle analisi storiografi che della diplomazia iniziò nella seconda metà degli anni Cinquanta. Tra i più suggestivi lavori per il nostro tema citiamo quello di Wolfram Wilhelm Gottlieb che alla politica estera dell’Italia e alle trattative per la sua adesione nel campo alleato come pure alle altre questioni intorno alla scelta dei vertici romani aveva dedicato molto spazio (Gottlieb, 1957, 135–401). Nel decennio successivo venivano pubblicati nelle diverse storiografi e lavori sempre più complessi che predili- gevano comunque impostazioni più generali sulla politica degli Alleati verso la Duplice monarchia: erano questi studi non paticolareggiati, ma pur sempre contenenti utili accenni su temi che in maniera diretta o indiretta riprendevano le circostanze del Memorandum di Londra 1915. Solamente come esempi potremmo ricordare il volume di Harray Hanak (1962); nel 1976 Kenneth J. Calder pubblicò una sintesi della politica britannica durante la guerra e che trattava il tema della cosidetta “nuova Europa” mettendo in evidenza il diffi cile rapporto di Londra con le diverse nazionalità (Calder, 1976); dieci anni dopo David French scrisse sulla strategia militare della Gran Bretagna e sulla questione (molto discussa dagli storici) degli obiettivi di guerra (French, 1986); per gli obiettivi di guerra della Francia, invece, possiamo avvalerci del lavoro di David Stevenson (1982). Tra i lavori sugli anni bellici, ovvero la fase fi nale dell'Austria-Ungheria, il copioso volume di Leo Valiani (1966), tradotto in inglese nel 1973, rimane tuttora fondamentale, anche per il fatto che l'autore seppe stabilire “contatti” con storici jugoslavi. Tra questi un altro “clas- sico” venne scritto da Bogdan Krizman (1977). Negli ultimi decenni poi di riferimento è lo studio molto ben documentato di Luca Riccardi sui rapporti non facili tra l'Italia e gli 6 Lo storico ritornò sul tema in molti saggi pubblicati tra il 1965 e 1968, l’anno della sua scomparsa. 7 Lo stesso già nel 1920 pubblicò una importante serie di documenti che erano ovviamente incentrati sulla questione dell’evoluzione dell’idea jugoslava durante la guerra aggiungendone alcuni per il 1919 (Šišić, 1920a). 8 Dunque due anni dopo la morte del giornalista/editore avvenuta nel 1941. La trilogia fu ripubblicata nel 2010, mentre agli inizi degli anni Cinquanta uscirono altri suoi copiosi volumi che tra l’altro descrivono le trattative e furono anche tradotti in inglese. 831 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 Alleati e la fi rma del Memorandum nell'aprile 1915 rappresenta il punto di partenza della sua analisi (Riccardi, 1992). I lavori di Riccardi e di altri sono da affi ancare al più recente lavoro di Mark Cornwall, anch'esso molto ben documentato (Cornwall, 2000). Le analisi della situazione italiana degli anni Sessanta sono sempre utili: quelle a fi rma di Brunello Vigezzi (1962; 1966; 1969) e quelle che riguardano più concretamente le trattative, tra cui i saggi di Cedric James Lowe (1969) e William A. Renzi (1966; 1968; 1970). Renzi negli anni seguenti pubblicò il suo lavoro monografi co In the Shadow of the Sword. Italy’s Neutrality and Entrance Into the Great War, 1914–1915, uno dei più completi sul tema (Renzi, 1987); come pure il volume di uno dei migliori specialisti per la storia italiana, Richard J. B. Bosworth (1983). Gli sforzi della Germania di convin- cere l’Italia a scegliere diversamente, come pure del Vaticano, il quale tentava di fare da intermediario tra le due Potenze Centrali e l’Italia e dall’inizio 1915 aveva cercato di convincere Vienna a fare concessioni territoriali per assicurarsi la neutralità italiana, sono stati descritti in modo esaustivo nel libro di Alberto Monticone (1971), che rimane tuttora fondamentale (nel 1982 venne tradotto in lingua tedesca). I dieci mesi che hanno portarono alla fi rma del Memorandum vennero descritti in dettaglio anche dal magistrato Antonino Répaci (1985). Le analisi migliori pubblicate negli anni Novanta sulla politica estera italiana, e tra l’altro anche del periodo fra la fi ne del 1914 e il maggio 1915, si trovano nei lavori di Burgwyn (1993) e Pastorelli (1997). Alcune “classiche” opere sulla “questione di Trieste” non si occupano solamente degli anni 1945–1954 e contengono interessanti sintesi dei periodi precedenti, pure per quanto riguarda i decenni precedenti alla guerra e alle conseguenze che la fi rma del 26 aprile 1915 aveva avuto nella regione giulia (per es. De Castro, 1981, 24–86; Cattaruzza, 2007, 15–107; Pirjevec, 2007, 17–78). Sulla politica italiana verso i territori richiesti nelle trattative potremmo segnalare an- che gli ultimi saggi di Holger Affl erbach (2015), Fabrice Jesné (2015) e Catherine Horel (2015), oltre che i numerosi contributi raccolti nel menzionato volume L’Italia neutrale 1914–1915 (Orsina, Ungari, 2016) che trattano in maggioranza le questioni all’interno della politica italiana: in diciassette saggi si parla del quadro generale nella crisi del sistema liberale, del neutralismo di Giovanni Giolitti, del Presidente del Consiglio An- tonio Salandra, del ruolo del Re, della Camera dei Depurati e del Senato, delle questioni giuridiche, quelle legate alla stampa e alla popolazione, di Gabriele D’Annunzio, dei problemi del pacifi smo e dei dilemmi all’interno dei partiti principali (cattolici, socialisti, democratici), della massoneria, degli ebrei, della Confi ndustria, di Benito Mussolini; nella seconda parte otto autori trattano le varie questioni militari; nell’ultima ci sono infi ne undici saggi dedicati all’Italia nello scenario internazionale. Potremmo dire che è un lavoro a più mani molto completo, da aggiungere ai due libri che sono usciti quasi contemporaneamente nell’occasione del centenario della fi rma: uno di Antonio Varsori (2015) e l’altro di Giorgio Petracchi (2015). Oltre all’analisi delle fonti (Varsori prese in considerazione più materiali d’archivio), i due lavori presentano sintesi delle storiografi e più rilevanti, tranne quella jugoslava e post-jugoslava. Tra i lavori migliori e, nella maggioranza dei casi tuttora utili, pubblicati nella Jugo- slavia socialista vanno citati il copioso volume (postumo) di Milan Marjanović (1960), quello colletaneo curato da Vaso Bogdanov, Ferdo Čulinović e Marko Kostrenčić (1966), 832 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 i lavori di Dragovan Šepić (1970; e l’edizione rivista del 1989)9, Janko Pleterski (1971) e Đorđe Đ. Stanković (1984; 1985). In questi lavori sullo sfondo delle trattative e sulle con- seguenze del Memorandum vennero ovviamente presentate in primo piano le attività che portarono alla statalità jugoslava. Negli ultimi anni sono stati infi ne pubblicati parecchi volumi sulle origini della Jugoslavia durante il periodo bellico. Oltre al lavoro sul ruolo svolto dagli Alleati a fi rma di James Evans (2008), ci sono pubblicazioni recenti che trat- tano in prevalenza la politica dei serbi: per es. i lavori di Andrej Mitrović (2007), Đorđe Stanković (2009), Dejan Djokic (2010), il volume collettaneo curato da Dragoljub R. Živojinović (2015) e le attente e ben documentate analisi dei rapporti tra i francesi e serbi di Vojislav G. Pavlović (per es. 2008; 2015), oltre che l’ultimo saggio riguardo i diffi cili rapporti italo-serbi di Massimo Bucarelli (2016). Infi ne sulla situazione montenegrina nel primo confl itto abbiamo a disposizione il libro di Francesco Caccamo (2008) ed il più re- cente saggio di Dragoljub R. Živojinović (2014), uno degli studiosi serbi più accreditati. In generale la storiografi a sui Balcani è molto vasta. Tra gli ultimi lavori, sebbene molto sintetico e non centrato in modo specifi co sul nostro tema, ci pare utile ricordare la nuova edizione del libro di Guido Franzinetti (2010), in particolare per la capacità sintetica di esporre questioni complicate e per la sua percezione meno “occidentalizzante”. Per comprendere a fondo come si arrivò alla fi rma del 26 aprile bisogna ovviamente tenere contro del contesto che precedette l’inizio della Prima guerra mondiale e dunque considerare almeno il periodo austro-ungarico 1867–1914. Oltre alle numerose analisi che trattano la storia della Duplice monarchia in linee generali (tra i più recenti Judson, 2016) e che in questa sede non saranno menzionate per motivi di spazio, ci pare doveroso segnalare almeno gli ultimi lavori più signifi cativi (alcuni trattano anche i mesi del nego- ziato). Riguardo al Litorale austriaco Salvator Žitko (2015; 2016) ha tentato secondo noi l’unica via percorribile per comprendere le molte peculiarità di quell’impero plurietnico e multinazionale: la comparazione delle situazioni nelle varie regioni. Per il periodo prebellico nella vicina Dalmazia – che in fondo era poi il vero pomo della discordia nelle trattative tra le diplomazie di Roma e dell’Intesa – i lavori dello specialista Luciano Monzali sono sicuramente i più validi (per es. Monzali, 2004, 1–274; Monzali, 2015, 30–84). Sulla storia dell’idea jugoslava in generale prima della guerra vanno tenuti conto il volume di Egidio Ivetic (2012) ed alcune sintesi, come per es. quella di Peter Vodopivec sullo “jugoslavismo” tra gli sloveni (Vodopivec, 2005). Alcuni storici hanno analizzato i rapporti tra sloveni e croati prima della Grande guerra, tra l’altro riguardo all’Istria; in questo senso, oltre alla sempre valida sintesi (ma a nostro parere spesso sottovalutata oppure poco citata) di Beniamino Salvi (1971, 87–187), c’è l’effi cace ricostruzione di Andrej Rahten (2005, 45–206). Da considerare anche la documentata analisi del punto di vista dei futuri creatori della Cecoslovacchia sulle condizioni della città di Trieste prebellica (per quanto riguarda questioni economiche, ma anche come centro culturale degli slavi, dunque non solamente sloveni) e in generale nella Venezia Giulia a fi rma di Borut Klabjan (2007, 21–75), che nel 2014 ne pubblicò una versione ampliata in lingua 9 Alle trattative e ai temi conessi Šepić pubblicò anche tutta una serie di contributi e alcuni importanti docu- menti (vedi per es. la bibliografi a dei suoi lavori più signifi cativi in Šepić, 1989, Vol. 1, 17–24). 833 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 ceca. Per quanto riguarda i punti di vista dei “terzi” sulle questioni giuliano-adriatiche da parte francese possiamo avvalerci del volume di Alceo Riosa (2009). * * * Nella storiografi a slovena del secondo dopoguerra in generale era presente un eviden- te defi cit per quanto riguardava gli studi sulla Prima guerra mondiale (a diff erenza che per il periodo del secondo confl itto mondiale) e con ciò anche il contesto del negoziato (con l’eccezione del menzionato Pleterski, 1971, che prese prevalentemente in considerazione le scelte della politica slovena). Dagli inizi degli anni Novanta si registra un “recupero” degli studi sulla Grande guerra, in particolare grazie ai lavori dei Petra Svoljšak (per es. 2003)10. Comunque anche dopo l’indipendenza slovena i temi della diplomazia e delle relazioni internazionali rimasero poco presenti e sul Memorandum di Londra 1915 ci furono nuovamente solamente alcuni accenni e dunque non lavori degni di nota, fi no al 2005 quando Uroš Lipušček pubblicò due saggi (Lipušček 2005a; Lipušček, 2005b) e poi, nel 2012, lo stesso autore mise alle stampe il primo e fi nora anche unico lavoro mo- nografi co approfondito e organico in lingua slovena sulle trattative, tenendo anche conto della situazione generale e locale che precedette la guerra (Lipušček, 2012). Il lavoro rappresentò una novità per gli sloveni, sebbene risentisse delle interpretazioni passate. Diversamente dagli storici italiani la storiografi a in Slovenia ha dunque quasi del tutto tralasciato lo studio delle trattative, evidentemente anche per il fatto che in generale gli sloveni erano stati durante la guerra e nel periodo della conferenza di pace tra i meno presi in considerazione dalla politica internazionale (per es. Lipušček, 2003; Repe, 2015; Rahten, Šumrada, 2011). Gli studi erano piuttosto concentrati sulle conseguenze, in primis quelle più dirette: la maggior attenzione era rivolta sul nuovo fronte dell’Isonzo. Negli ultimi anni poi le ricerche si sono maggiormente concentrate sulle conseguenze dirette e indirette della guerra, sulla vita dei soldati in trincea e le loro condizioni (per es. Šimac, Keber, 2011; Stergar, 2015) (anche sui campi di battaglia sul fronte orientale, per es. Štepec, 2015) e sul combattere dei “ragazzi” sloveni, che nella maggioranza dei casi vestirono la casacca militare austro-ungarica, tenendo conto del punto di vista degli stessi sloveni che questi fossero i difensori della “patria” (per es. Jenuš, 2016; sulla propaganda nei giornali sloveni Perovšek, 2016); poche attenzioni erano invece rivolte all'esercito che inglobava “i nostri” e dunque anche ai vertici militari austro-ungarici (tra le eccezioni Nećak, Repe, 2010; Nećak, 2015); da menzionare anche alcune ricerche di temi molto originali, come per es. il ruolo degli animali al fronte (Koncilija, 2009). Altro tema sono le condizioni dei civili nelle retrovie, in particolare a causa dello sgombero forzato delle popolazioni lungo il nuovo fronte e poi nei campi profughi (per es. Kolenc, 2015; Verginella, 2015a) – il tema ha riscontrato molto interesse anche grazie a utili lavori 10 La storica ha pubblicato diversi lavori. Da menzionare la sua analisi di come e quanto i vari temi della Gran- de guerra (tranne le questioni politiche) fossero presenti nella società slovena prima della Seconda guerra mondiale (Svoljšak, 1993a), e nel periodo successivo fi no al 1992 (Svoljšak, 1993a). Da vedere insieme alle brevi note complementari di Dušan Nećak (1994). Inoltre la stessa analizzò anche la produzione più attuale (Svoljšak, 2015). Da vedere anche il volume collettaneo curato da Peter Vodopivec e Katja Kleindienst (2005). 834 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 di non-storici (in particolare Prinčič, 2015). Il ruolo della donna durante la Grande guerra sta intanto ricevendo nella storiografi a slovena parecchia attenzione (per. es. Verginella, 2015b; Cergol Paradiž, 2015; Selišnik, 2015; Strle, 2015). La Prima guerra mondiale ha infi ne suscitato parecchio interesse tra gli studiosi di storia letteraria che hanno messo in evidenza la produzione negli anni bellici degli scrittori e poeti, oppure sottolineato il loro ruolo nella società (per es. Čeh Steger, 2015; Mihurko Poniž, 2015; Avsenik Nabergoj, 2015; vedi anche Ratej, 2015; in generale Toroš, 2011). Le trattative 1914–1915 vennero prese in considerazione piuttosto indirettamente, e cioè dal punto di vista del loro peso sull’attività di alcuni politici che all’inizio della guerra ripararono all’estero con l’obiettivo di far congiungere gli sloveni, i croati e i serbi della Monarchia con la Serbia (il Comitato jugoslavo11). La maggioranza “a casa” frattan- to nei primi anni sperava ancora che la Monarchia potesse in qualche modo riformarsi, incominciando solo dalla metà 1917 (dopo la Majniška deklaracija – Dichiarazione di maggio del 30 maggio) a “sganciarsi” dalla “fedeltà all’Imperatore” e accettare sempre più l’idea dell’unità degli slavi del sud in uno stato indipendente; almeno la maggioranza dei politici con in testa il nuovo leader Anton Korošec era con alti e bassi indirizzata in questa direzione (Pleterski, 1971; Bister, 1992; Lukan, 2014), tranne alcune eccezioni, tra i quali Ivan Šušteršič (Pleterski, 1998). E infi ne il Memorandum veniva e viene tut- tora presentato come ostacolo quasi insormontabile durante le trattative di pace dopo il confl itto che alla fi ne aveva prodotto – agli occhi degli sloveni – il confi ne ingiusto di Rapallo 1920. * * * In generale possiamo mettere in evidenza una delle caratteristiche che riscontriamo in molti lavori: c’è stata in fondo poca “comunicabilità” tra le diverse storiografi e. Inoltre è da rilevare che una parte delle ricerche è stata svolta in momenti storici in qualche modo infl uenzati o contaminati dagli stessi eventi, in parte in una continua evoluzione, in parte invece “bloccate” da letture del passato evidentemente condizionate “dall’inchiostro” che quella fi rma del 26 aprile 1915 aveva lasciato – una eredità a dir poco pesante. Non c’è dunque stato, per motivi politici, un vero e proprio confronto tra studiosi appartenenti a storiografi e nazionali, con rare eccezioni. In generale molti storici italiani non presero (e tuttora non prendono) in considerazione per es. la storiografi a jugoslava e quella ex-jugoslava degli ultimi decenni; viceversa, gli storici jugoslavi o nell’ultimo periodo ex-jugoslavi, non considerarono – con rare eccezioni – in maniera suffi ciente i colleghi italiani (e tuttora non li considerano); gli altri, ad esempio i britannici o gli ame- ricani, spesso presero in mano in modo piuttosto selettivo i lavori italiani e/o jugoslavi. Nella storiografi a in Italia sarebbe anche da tener conto delle posizioni della politica 11 Prima di dare il numero della rivista in stampa veniva annunciata l’uscita della biografi a politica di uno dei protagonisti del Comitato jugoslavo il giurista, politico, diplomatico, storico del diritto, lo sloveno Bogumil Vošnjak (Gačić, 2017) che durante e dopo la Prima guerra mondiale pubblicò tutta una serie di lavori per dimostrare la legittimità delle richieste jugoslave (slovene) anche come contrasto all’espansionismo germa- nico verso l’Adriatico. Nel 1994 uscì il suo diario scritto negli anni della Grande guerra. 835 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 slovena e di quella croata, le quali, sebbene non sempre univoche, vedevano quasi all’u- nanimità nell’italiano “imperialista” il nemico principale (per es. Pirjevec, 2007; Rahten, 2010a; Rahten, 2010b). A nostro parere, la storiografi a slovena e quella croata da parte loro non riuscirono – tranne in alcuni casi – a comprendere in modo approfondito le ragioni che spinsero Roma a scegliere gli Alleati: ricondurre tutto solamente al “sacro egoismo” salandraiano risulta infatti troppo semplicistico. In generale, per quanto riguarda la storia dei rapporti italo-jugoslavi (sloveni-croati- serbi) – e che a nostro parere si potrebbe estendere anche in considerazione della storia politico-diplomatica dei dieci mesi, luglio 1914–aprile 1915 – c’è una parte della sto- riografi a che intende superare i paradigmi interpretativi legati unicamente a una lettura etnocentrica del passato (ad es. Verginella, 2010; Verginella 2012). Un buon punto di partenza potrebbe essere anche tener contro delle questioni legate alla dicotomia città/ campagna nella regione alto adriatica e il suo uso storiografi co (per es. Verginella, 2017). Alcuni suggeriscono – ma non sono in contraddizione con le letture interpretative ap- pena proposte, anzi – che sarebbe opportuno introdurre nella storiografi a di entrambi i lati dell’attuale confi ne italo-sloveno anche elementi dei border studies e della shared history (per es. Rožac Darovec, 2010; Pelikan, 2012), oppure letture transnazionali (per es. Klabjan, 2011; Marušič, 2015). Potremmo infi ne aggiungere che si dovrebbe prestare maggiore attenzione all’estero, ovvero alle valutazioni e al punto di vista della cosiddetta “terza parte”, che guardava agli eventi in maniera diversa (presumibilmente più obiettiva) rispetto agli sloveni/Jugoslavi da una parte e all’Italia dall’altra – e non solo per quanto riguarda gli eventi del XX secolo (per es. Povolo, 2014). * * * Nella panoramica descritta si collocano i testi più signifi cativi dei convegni di Trieste e Maribor del 2016, ovviamente adattati e integrati in forma di articoli scientifi ci originali, insieme ad alcuni altri saggi, che vengono pubblicati in questo numero monografi co della rivista Acta Histriae. Il primo contributo a fi rma del sottoscritto (Gorazd Bajc) introduce il tema, mettendo in evidenza come le storiografi e si sono occupate della questione; inoltre pone l’accento sulla denominazione di quel documento del 26 aprile 1915. Una interessante interpretazione sui dibattiti riguardo il futuro dell’Impero degli Asburgo alla vigilia del primo confl itto mondiale sono proposti da Guido Franzinetti. Seguono tre ana- lisi delle questioni all’interno dei vertici militari prima degli scontri veri e propri: Matjaž Bizjak descrive i piani dell’esercito italiano contro il paese vicino, l’Austria-Ungheria; Danijel Grafenauer analizza il punto di vista degli Stati maggiori delle due Potenze Centrali; Gregor Antoličič si concetra sull’esercito austro-ungarico prima dell’entrata in guerra dell’Italia. La parte politico diplomatica è poi oggetto dei seguenti cinque saggi: Luciano Monzali traccia una sintesi di come la scelta dell’Italia non era poi del tutto scontata; delle questioni legate alla politica estera italiana si occupa pure Štefan Čok; la questione dell’Albania, che non è da sottovalutarsi per comprendere meglio quella “giuliana”, viene presentata da Rosario Milano; viceversa, le caratteristiche più rilevanti della politica eterogenea slovena sono al centro del contributo di Andrej Rahten; del ruolo di Londra e della sua diplomazia nei retroscena che riuscì a convincere Roma si occupa 836 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 infi ne il sottoscritto. Renato Podbersič analizza le linee principali dei vertici ecclesiastici, in particolare a livello locale. Seguono due saggi che descrivono una delle conseguenze della fi rma dell’aprile 1915: Vojislav Pavlović pone in evidenza quanto essa infl uì, e non poco, sulla creazione dello Stato jugoslavo; Aleksandra Gačić invece descrive l’attività politica del Comitato jugoslavo ed in particolare il ruolo che svolsero i suoi rappresentanti sloveni. Infi ne, ci è parso interessante off rire l’analisi di Jan Hálek e di Boris Mosković riguardo all’infl uenza che ha avuto sulla storiografi a jugoslava del secondo dopoguerra una delle prime autrici di ricostruzioni storiografi che degli eventi (in particolare riguardo al Comitato jugoslavo), e cioè la storica ceca Milada Paulovà. Quattordici autori che hanno preso in considerazione molte fonti primarie e secondarie e ci off rono diversi punti di vista. 26 APRILE 1915 – NON VENNE FIRMATO SOLAMENTE UN PATTO O UN TRATTATO MA TRE DOCUMENTI: UN MEMORANDUM E DUE DICHIARAZIONI La Storia è fatta di grandi fatti, insieme a piccoli eventi (ovviamente le scelte sulla loro importanza è sempre soggettiva), come pure di dettagli, talvolta importanti anche nella ricerca. Per il nostro tema abbiamo deciso di verifi care l’originale del documento fi rmato il 26 aprile 1915 che viene conservato nell’archivio principale di Londra12 e ci siamo trovati davanti alla seguente “sorprendete scoperta”: in esso non troviamo da nes- suna parte scritto che si tratta di un Patto o di un Trattato ma bensì di un Memorandum. Dopo una frase introduttiva in testa al documento originale scritto in lingua francese, con alla fi ne le fi rme in calce (del ministro degli esteri della Gran Bretagna Edward Grey e dei tre ambasciatori a Londra, rispettivamente per l’Italia Guglielmo Imperiali, per la Russia Alexander Konstantinovich Benckendorff , per la Francia Pierre Paul Cambon) e i sigilli dal caratteristico intenso colore rosso, troviamo, infatti, il termine Memorandum (in francese Mémorandum). Il termine ricorre cinque volte: nell’introduzione, nel titolo sotto l’introdu- zione, e tre volte nella conclusione, tranne che sull’ultima pagina – la quarta – nell’articolo 16 leggiamo una volta accordo (“[…] Le présent arrangement […]”) e alla fi ne, prima delle fi rme, uno dei sinonimi per accordo (“[…] le présent accord […]”). Sulla prima pagina non c’è nessun titolo (come invece si trova nelle diverse trascrizioni, come vedremo in seguito). Per completezza bisogna aggiungere che nei registri dell’archivio britannico venne usato per questo documento il termine Agreement13, ma si trattava della registrazione a posteriori da parte del protocollo. Rimane il fatto che nell’originale il documento è un Memorandum. Le “scoperte sorprendenti” non fi niscono qui. Lo stesso giorno, infatti, i quattro fi rma- rono altri due documenti ovvero due dichiarazioni. Anche in questo caso la nostra analisi si basa sugli originali conservati nell’archivio londinese. Indicativo è già il fatto che le due 12 TNA FO 93/48/56. 13 TNA FO 93/48/56. Sulla copertina del fi le vergato a mano leggiamo infatti ”Italy No. 56. Agreement providing for Italian Co-operation in the European War [France and Russia also parties], London, April 26, 1915”. 837 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 dichiarazioni originali vennero conservate in un fi le diverso da quello dove si trova l’origi- nale del Memorandum, inoltre le due dichiarazioni sono tra loro due documenti distinti su pagine separate e sotto entrambi ci sono nuovamente i sigilli e le fi rme dei quattro14. Il loro contenuto si trova almeno in parte nell’ultimo, sedicesimo articolo del Memo- randum. Nella prima dichiarazione, con il titolo originale Déclaration par laquelle la France, la Grande-Bretagne, l’Italie et la Russie s’engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente Guerre européenne, ovvero Dichiarazione di Francia, Gran Bretagna, Italia e Russia che si impegnano a non concludere una pace separata durante l’attuale guerra europea, veniva dichiarato che il governo italiano aveva deciso di prendere parte alla guerra al fi anco del governo francese, quello britannico e quello russo e di aderire alla dichiarazione presa dai tre governi il 5 settembre 1914 a Londra. I fi rmatari erano poi debitamente autorizzati dai loro rispettivi governi a fare la seguente dichiarazione: i quattro governi si impegnano reciprocamente a non concludere durante la guerra accordi di pace separati; erano d’accordo che ogni qualvolta si verifi casse l’occasione di discutere condizioni di pace nessuna delle potenze alleate avrebbe stabilito condizioni senza previo accordo con le altre potenze. La seconda dichiarazione, che nell’originale porta il titolo Déclaration e a sinistra in altro l’intestazione fi ssava che si trattava di una documento segreto (“SECRÈTE“), stabiliva invece che la menzionata dichiarazione riguardo il non concludere alcuna pace separata, doveva rimanere segreta; dopo la dichiarazione di guerra da parte dell’Italia oppure contro di essa le quattro potenze avrebbero provveduto a fi rmare una nuova di- chiarazione negli stessi termini, la quale sarebbe a quel punto stata resa pubblica. Dunque, come emerge dai documenti originali, il 26 aprile 1915 vennero fi rmati tre documenti distinti, anche se tutti strettamente collegati tra loro. * * * Il Memorandum 1915 venne spesso pubblicato in forma di trascrizione. Nell’archivio di Londra per es. ne troviamo alcune copie. Durante la guerra erano ovviamente copie per uso interno ed erano tutte trascrizioni a posteriori, sebbene evidentemente alcune vennero fatte quasi subito dopo la fi rma. Vediamone alcuni esempi. Molto probabilmente la prima trascrizione uffi ciale – per uso interno – a Londra era una sua copia nella serie dei documenti più importanti che come di consueto venivano stampati per uso interno del Gabinetto di governo (allora di guerra) e di altre cariche prin- cipali britanniche. Questa copia15 era una fedele trascrizione del testo in francese di tutti i tre i documenti, con alcune piccole diff erenze: la segnalazione di segretezza in inglese (“SECRET”) veniva posta in alto a sinistra sulla prima pagina del Memorandum e non appena all’inizio della seconda dichiarazione, inoltre, in testa all’inizio nella posizione centrale veniva posto un titolo, e cioè Agreement between the Three Powers and Italy; ricordiamo che nell’originale non c’era nessun titolo. La segretezza all’inizio ovviamente 14 TNA FO 93/48/57. Sulla copertina, vergato a mano “Italy No. 57. Declaration not to conclude Peace separately during the European War [France and Russia also parties], London, April 26, 1915”. 15 TNA CAB 1/12/5, Miscellanuous Records 699, Secret: Agreement between the Three Powers and Italy. 838 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 non può sorprenderci ma ovviamente non faceva parte integrale della trascrizione essendo in inglese e non in francese. Non era questa l’unica trascrizione per i vertici britannici durante il confl itto. Una seconda si trova in una delle più interessanti serie di documenti del Gabinetto, nella quale vennero conservati tra l’altro molti di quelli inerenti alle precedenti trattative per l’entrata in guerra dell’Italia16. Preparata nel maggio 1915, conteneva tutte le caratteristiche della menzionata trascrizione, aveva però l’impaginazione leggermente diversa. Copie del Memorandum per uso interno dei rappresentanti diplomatici e degli esperti britannici vennero ristampate anche in seguito. Per es. alla fi ne del dicembre 191817 (pro- babilmente c’erano state anche altre trascrizioni), quando, proprio a causa delle richieste italiane, sulla base della fi rma dell’aprile 1915 incominciarono i problemi nella Venezia Giulia e in particolare a Fiume. Nelle fonti primarie britanniche dell’immediato dopoguerra e poi durante la Confe- renza di pace a Parigi, all’interno delle numerose discussioni dei britannici riguardo alle richieste dell’Italia (una problematica molto spinosa e complicata per gli altri Alleati) e i suggerimenti per possibili soluzioni più o meno alternative (s)legate al Memorandum 1915, veniva usato soprattutto il termine Treaty ovvero diverse sue varianti, come per es.: “Treaty of London”, “London Treaty”, “Treaty of 1915”, “Treaty of April 1915” “1915 Treaty”18. In alcuni di questi documenti nelle appendici ci sono carte goegrafi che che esplicavano le richieste territoriali legate al Memorandum di Londra insieme alle proposte di confi ni alternativi; qui veniva usato lo stesso termine19. In altri, invece, sulle carte geografi che leggiamo nelle didascalie “Pact of London”20. La diplomazia britannica aveva anche ricevuto documenti e carte geografi che da parte di altre delegazioni: per es. da uno dei rappresentanti sloveni Ivan Žolger che aveva consegnato una carta dettagliata della Slovenia e delle regioni confi nanti sulla quale venivano segnalati i timori sloveni di essere “smembrati”. La linea delle richieste italiane venina descritta come “Italian claims according to the London Treaty”21. La prima divulgazione pubblica del documento dell’aprile 1915 risale alla data 28 novembre 1917 quando venne pubblicato in lingua russa sulle pagine del giornale Izve- 16 TNA CAB 37/128/33, Secret: Agreement between the Three Powers and Italy, Printed for the use of the Cabinet. May 1915. 17 TNA ADM 116/3237, 37, Peace Conference (Naval Section) Files, Italy, Copies of Agreements and Convention with Allies, War Cabinet (G.T. 365), December 1918: Agreement Between the Three Powers and Italy. Questa trascrizione ha l’impaginazione come quella che si trova in TNA CAB 1/12/5. 18 TNA ADM 116/3237, 36, Secret, Harold G. Nicolson, A. W. Allen Leeper, J. S. Barnes, Memorandum by the South European Section of British Delegation: Suggestions for solution of the Adriatic Question, Political Section Astoria 1. 5. 1919; Foreign Offi ce, Confi dential: The Question of Italian Claims, 11. 12. 1918; Political Intelligence Department, Foreign Offi ce (P.C./016): The Claims of Italy, 24. 12. 1918. 19 Carta geografi ca con il titolo Sketch Map to illustrate the question of frontiers in the Gorizia Region and Istria come appendice al documento TNA ADM 116/3237, 36, Political Intelligence Department, Foreign Offi ce (P.C./016): The Claims of Italy, 24. 12. 1918. 20 Carta geografi ca con il titolo Northern Italy come appendice al documento TNA ADM 116/3237, 36, Secret, Harold G. Nicolson, A. W. Allen Leeper, J. S. Barnes, Memorandum by the South European Section of British Delegation: Suggestions for solution of the Adriatic Question, Political Section Astoria 1. 5. 1919. 21 TNA MPK 1/273, Map showing the intended dismemberment of the Slovenian Territory [primavera 1919]. 839 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 stiia. Questo rientrava nella menzionata mossa del governo rivoluzionario di pubblicare i documenti del precedente regime zarista: un centinaio di documenti diplomatici che i giornali tedeschi e austriaci per motivi propagandistici ripresero ben volentieri. Seguì la pubblicazione del Memorandum di Londra in lingua inglese il 17 gennaio 1918 sulle pagine della rivista The New Europe e il giorno dopo fu la volta del giornale Manchester Guardian. Veniva comunque subito notato che la versione nella rivista che guardava alla “nuova Europa” non era del tutto completa e in parte anche quella nel quotidiano di Manchester non lo era del tutto; le diff erenze erano legate all’articolo 15 che estrometteva la presenza del Vaticano alle future trattative di pace22. In inglese il documento fu poi pubblicato nel 1918 dal membro del parlamento nelle fi la dei laburisti Frederick Seymour Cocks; in Italia lo fece conoscere l’onorevole Giuseppe Bevione (era anche redattore della Stampa di Torino) leggendolo in Parlamento il 13 febbraio 1918, dove infi ne la versione uffi ciale nella lingua originale – il francese – venne presentata il 4 marzo 1920 (Toscano, 1934, 183–184). Possiamo in questa sede segnalare ancora alcune altre pubblicazioni del Memorandum 1915. Nel 1920 il governo britannico provvedeva per es. a pubblicare il documento in for- ma uffi ciale in lingua francese con accanto la traduzione in inglese, aggiungendo in testa come titolo (solamente in inglese) Agreement between France, Russia, Great Britain and Italy signed at London, April 26, 1915. Qui si trovano anche le due dichiarazioni, sebbene per la seconda ci fu l’omissione – non segnalata – dell’intestazione in alto sulla segre- tezza (Agreement, 1920). La trascrizione completa dell’originale (francese) di tutti i tre documenti, senza però la segnalazione che il 26 aprile 1915 furono fi rmati tre documenti distinti, si trova nella serie dei documenti diplomatici italiani, alla quale la redazione ha dato il titolo di Accordo di Londra23. La trascrizione in francese si trova anche nella serie dei documenti diplomatici francesi con la diff erenza che le due dichiarazioni sono state poste nel volume prima del Memorandum. Qui la redazione ha deciso di lasciare i nomi originali delle due dichiarazioni ma di omettere nel secondo la segretezza; per il Memorandum, invece venne scelto il titolo Le traité secret avec l’Italie (26 avril 1915). Infi ne i numeri degli articoli sono qui scritti con i numeri romani, mentre nell’originale sono in cifre arabe24. In francese, senza le dovute segnalazioni, il Memorandum venne pubblicato nel gennaio del 1939 dalla rivista degli attivisti liberal-unitaristi sloveni nel Regno jugoslavo Misel in delo (Dokumenti, 1939); presentato come Londonski Pakt / Patto di Londra. La traduzione in lingua croata/serbo-croata, senza le due dichiarazioni, ma con la specifi cazione che si trattava della traduzione dalla lingua francese la quale era a sua volta la traduzione dal russo, venne pubblicata ad es. da Ferdo Šišić in una raccolta di 22 Ovviamente interessanti erano le reazioni della Santa Sede che furono poi effi cacemente sintettizzate dal rappresentante britannico presso il Vaticano (Hachey, 1972, 19, De Salis to Curzon: Report on Mission to the Holy See, 25. 10. 1922). 23 DDI, 5/III, doc. 470, 369–375. Nella nota esplicativa a piè di pagina veniva segnalato, che si tratta della trascrizione dal Libro verde no. 110 ovvero la serie dei documenti pubblicati in forma uffi ciale dalle autorità italiane. 24 DDF, 1914–19/1, doc. 519, 724–730 840 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 documenti sugli avvenimenti alla conferenza di pace di Parigi nella quale pose al primo posto la trascrizione del documento fi rmato a Londra in aprile 1915, dandogli con ciò l’importanza che in eff etti quella fi rma aveva anche nelle mutate condizioni del primo dopoguerra (Šišić, 1920b, 5–9), e da Ante Mandić (1956, 162–165), come pure, senza specifi care che si trattava (molto probabilmente) della traduzione dal francese (presentata come Londonski ugovor / Accordo di Londra), da Milan Marjanović (1960, 445–449). Uroš Lipušček invece ripubblicò la trascrizione del Memorandum (senza le due dichiara- zioni) in lingua inglese, che venne pubblicata come menzionato il 17 gennaio 1918 dalla rivista New Europe (Lipušček, 2012, 479–484), sebbene lui stesso menzionò che questa traduzione non era del tutto esatta riguardo all'articolo 15 (Lipušček, 2012, 256–257). In lingua italiana il testo completo del Memorandum (presentato come Accordo) senza la segnalazione che furono fi rmati tre documenti distinti e con l’ommisione della segretezza per la seconda dichiarazione, si trova per es. nel libro di Toscano; è curioso che l’ordine di pubblicazione delle due dichiarazioni venne qui invertito (Toscano, 1934, 183–189). Nel libro di Antonino Répaci venne pubblicato come Patto di Londra solamen- te il Memorandum (Répaci, 1985, 519–522), come infi ne notiamo nel libro di Antonio Varsori il quale ne diede il titolo Patto di Londra 26 aprile 1926 (Varsori, 2015, 199–203) e da Giorgio Petracchi che pubblicò il Memorandum quasi nella sua interezza e lo intitolò Il Patto di Londra (26 aprile 1915) (Petracchi, 2015, 220–222). * * * Oltre alle segnalate inesattezze nel trascrivere i tre documenti o solamente il Memo- randum tralasciando le due dichiarazioni e altri particolari, possiamo notare anche una certa incoerenza nella terminologia usata dagli storici. Nei diversi lavori, sia quelli che trattano le trattative in dettaglio oppure opere sulla storia delle relazioni internazionali, viene solitamente usato il termine Patto di Londra e in inglese Treaty of London. Abbia- mo trovato una unica eccezione in Luca Riccardi che usa anche il termine Memorandum (Riccardi, 1992, 19, 99; Riccardi, 2016, 396), sebbene nella maggioranza dei casi scriva di Patto oppure Accordo. Ma questo non ci sembra il punto principale. Il clou del problema veniva in certi casi spiegato dagli stessi storici: l’importanza della terminologia per il documento fi rmato dai quattro. Lo storico William A. Renzi quasi 50 anni fa aveva per es. interpretato che, essendo stato sottoscritto un Patto, i quattro stati avevano deliberatamente evitato di usare il termine Treaty poiché esso avrebbe richiesto l’approvazione da parte del Parlamento a Roma (Renzi, 1968, 1430); cosa che come sappiamo non si verifi cò. Nicola Guy, inol- tre, dopo aver ripetuto alla lettera l’aff ermazione del Renzi, aggiunge che ciò avrebbe comportato che l’accordo diventasse pubblico (Guy, 2007, 127). Una presa di posizione indubbiamente interessante che però in realtà, come abbiamo ampiamente spiegato, non risulta del tutto esatta. C’erano poi alcuni, contemporanei del Renzi, che invece usarono nei loro scritti proprio il termine Treaty (per es. Lowe, 1969, 533–534, 540, 548). La denominazione di tali documenti non dovrebbe essere poi così importante, né determinante per quanto riguarda le questioni delle relazioni internazionali, sebbene le varie versioni, Memorandum, Patto, Accordo, Trattato, non siano propriamente del tutto 841 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 sinonimi. Appare comunque evidente che un fatto storico di tale importanza non venne e non viene tuttora chiamato con il suo vero nome. * * * La domanda che ci dobbiamo porre è come mai per i tre documenti fi rmati il 26 aprile 1915 non veniva e non viene tuttora usato il vero nome? Non abbiamo una vera risposta, ma potremmo almeno proporre alcune spunti per una rifl essione che non dovrebbe esau- rirsi con il nostro saggio. Dunque, teniamo conto (almeno) delle seguenti peculiarità: come sappiamo già durante i mesi delle trattative segrete si vociferava molto di cosa l’Intesa e anche le Potenze Centrali fossero disposte a off rire all’Italia e cosa essa stessa stava chiedendo in cambio della neutralità o dello stare o non stare e con chi nel confl itto; le “indiscrezioni” e le “rivelazioni” della stampa e l’attività di coloro che erano direttamente interessati al destino della Venezia Giulia, per es. i politici “jugoslavi” in esilio; la convinzione di molti dell’esistenza di un qualche accordo tra l’Intesa e l’Italia, di cui si parlava ancor di più nelle ultime settimane prima del 26 aprile 1915 e tanto più dopo la fi rma e il mese dopo con l’entrata in guerra dell’Italia; nessuno all’infuori di pochissimi nei rispettivi quattro stati fi rmatari dovrebbe essere stato a conoscenza esatta dei contenuti – il Memorandum era un documento segreto. Tutti questi fatti avevano permesso di sviluppare diverse ipotesi riguardo alle promesse fatte all’Italia e probabilmente (e comprensibilmente) si alimentavano ipotesi e dunque cercava di dare un nome alle trattative o alla conclusione formale di esse. Tenendo conto di tutto ciò era infi ne anche molto probabile che le due dichiarazioni non erano mai al centro dell’attenzione. * * * Potrebbe sembrare che la sorte del Memorandum quando divenne di dominio pubblico fosse praticamente già segnata: nessuno in pratica era soddisfatto dei suoi contenuti. Le prime pubblicazioni menzionate prima infatti suscitarono parecchie reazioni negative25. Alcuni erano anche scettici riguardo alla totale veridicità della versione russa. Attilio Tamaro per es. scrisse: “[…] Poiché per ora non c’è altro testo, ci dobbiamo attenere a quello svelato a Pietrogrado, pur conoscendo o sospettando le alterazioni fatte a benefi - cio degli interessi slavi. […]” (Tamaro, 1918a, 2). In realtà i nodi incominciarono a venire fi n da subito al pettine (Riccardi, 1992). In fondo l’Italia aveva recriminato da subito l’inadempienza di certi articoli da parte di alcu- ni partner (in primis la Russia), ma lei stessa non si era attenuta ad una delle prerogative principali, se non addirittura alla più importante: avrebbe dovuto usare tutte le risorse per impegnarsi nella guerra insieme alle altre tre Potenze contro tutti i nemici (articolo 2). In realtà il 23 maggio 1915 dichiarò guerra solamente all’Austro-Ungheria, mentre attese il 27 agosto 1916 per dichiarare guerra contro il nemico principale dell’Intesa, la Germania. 25 Per quanto riguarda le diverse “declassifi cazioni” da parte dei menzionati giornali e di altri e le reazioni in Italia vedi per es. Petracchi, 1982, 31–34, 295–296, che però fornisce le date sbagliate delle pubblicazioni nella The New Europe e nel giornale di Manchester. 842 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 CONCLUSIONI Non giustifi care, ma neanche criticare: bensì capire. Solamente così la storiografi a potrà contribuire all’Europa che ha – secondo noi – bisogno più della verità che delle commemorazioni all’insegna della pace. Questa, se semplifi cata, è in fondo una forzatura e come per tutte le forzature prima o poi arrivano i nodi al pettine. Ovviamente il discorso non vale solamente per le storiografi e sulla Prima guerra mondiale, ma è chiaro che il Centenario ha fatto sì che temi “minori” del primo confl itto siano venuti fi nalmente alla ribalta; nel contempo la storia politico-diplomatica è rimasta – con alcune eccezioni – più ai margini e con ciò le cause che hanno portato l’Italia in guerra e che hanno sconvolto la Venezia Giulia. Come abbiamo visto molti testi sulla “grande” storia sono stati già scritti e a questi si aggiungono quelli che vengono pubblicati in questo numero monografi co. Essi ci presentano un insieme di analisi degli avvenimenti che, se sommate insieme, dimostrano come la Venezia Giulia, l’Italia e le popolazioni vicine vennero sconvolte da quella fi rma del 26 aprile 1915. Dall’inizio della Prima guerra mondiale nel luglio 1914 fi no alla fi rma dell’aprile 1915 trascorsero dieci mesi di trattative, intrighi, speranze, timori, paure, preparativi militari ed infi ne le reazioni da parte di coloro che posero le fondamenta per il futuro Stato jugoslavo. Alcune ricostruzioni storiche, tuttora importanti, sono state scritte già a partire dagli anni Venti e Trenta, anche se la stagione più prolifera fu quella del secondo dopoguerra, in particolare dagli anni Sessanta per proseguire fi no ai giorni nostri. Tra le storiografi e nazionali non c’è comunque stata molta comunicabilità. C’è infi ne il problema terminologico. Sebbene la sostanza di quel Memorandum ovviamente non cambi, rimane il fatto che per oltre 100 anni sono stati usati nelle diverse storiografi e, come pure nella pubblicistica e nella politica, termini diversi da quello originale (e le due dichiarazioni sono state spesso tralasciate). Con il presente scritto si è voluto dare il vero nome a quella fi rma così importante: Memorandum di Londra 1915 oppure Primo Memorandum di Londra, per distinguerlo dal documento successivamente sottoscritto il 5 ottobre 1954 nella capitale britannica dai rappresentati dell’Italia, Jugo- slavia, Gran Bretagna e Stati Uniti26 – noto fi nora come Memorandum di Londra ovvero Memorandum di Londra 1954. Potremmo dunque chiamare quest’ultimo come Secondo Memorandum di Londra. Sono dettagli marginali? Il dato di fatto è che per l’ennesima volta si riconferma la necessità di “ritornare” alle fonti e quelle conservate negli archivi risultano fondamentali e più importanti dei documenti già pubblicati. 26 Noto anche come Memorandum d’intesa che divise il territorio conteso, Il Territorio libero di Trieste, tra i due paesi vicini contendenti con alcune correzioni in favore della Jugoslavia. Era un documento accettato ben volentieri da Belgrado, non così però da Roma che infatti non lo ratifi cò con la conseguente temporaneità del confi ne e dunque si dovette aspettare gli accordi di Osimo del 1975. 843 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 DESET MESECEV, KI SO PRETRESLI JULIJSKO KRAJINO. LONDONSKI MEMORANDUM 1915: HISTORIOGRAFSKA VPRAŠANJA IN TERMINOLOŠKE PODROBNOSTI Gorazd BAJC Univerza v Mariboru, Filozofska fakulteta, Koroška cesta 160, 2000 Maribor, Slovenija e-mail: gorazd1.bajc @gmail.com POVZETEK Ob stoti obletnici prve svetovne vojne, ko se je zvrstilo veliko pobud (razstav, spo- minskih poti po restavriranih rovih, komemoracij ipd.), je bila tako imenovana “velika” zgodovina diplomacije le v izjemah manj v ospredju. Tako je bilo tudi glede pristopa Ita- lije v vojno leta 1915 in predhodnih dogovarjanj o tem (obdobje desetih mesecev, od julija 1914 do aprila 1915). Na podlagi tajnega dogovora v britanski prestolnici je namreč Italija prestopila na stran zaveznikov in torej v vojno; bila je to tista podlaga, na kateri so tudi vojaki italijanske vojske in njihovi svojci začeli svojo kalvarijo, za območje Julijske krajine pa je imela zaradi dolgoročnih posledic še dodaten pomen. Prve zgodovinopisne analize so bile objavljene že v prvem povojnem obdobju, najbolj prodorne pa so nastale od šestdestih let dalje. V Italiji je bilo na temo dogovarjanj veliko objav, tudi v prvi in drugi Jugoslaviji so se z njo neposredno ali posredno ukvarjali, na Slovenskem pa precej manj. Na splošno je bilo v slovenskem zgodovinopisju občutiti defi cit raziskav o prvi svetovi vojni. V devetdesetih letih in predvsem v zadnjem obdobju je naposled izšlo veliko del in nekatera so tudi obravnavala italijanski vstop v vojno. Ugotavljamo, da je bilo glede dogovarjanj Italije bolj malo “komunikacije” med zgodovinopisji. Take probleme bi lahko premostili na podlagi uvajanja v okvir raziskovanja diplomatske zgodovine tistih interpretativnih elementov, s pomočjo katerih bi presegli etnocentrična branja preteklo- sti. Originalna gradiva iz londonskega arhiva nam pokažejo, da so predstavniki Velike Britanije, Italije, Rusije in Francije na dan 26. aprila 1915 podpisali tri dokumente: Memorandum in dve deklaraciji. Glavni dokument se torej ne imenuje Pakt ali Dogovor, ampak Memorandum. Ključne besede: Londonski memorandum 1915, Londonski pakt 1915, stoletnica prve svetovne vojne, Julijska krajina, Italija, Jugoslavija, zgodovinopisje, terminologija 844 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: DIECI MESI CHE SCONVOLSERO LA VENEZIA GIULIA. IL MEMORANDUM DI ... , 825–850 FONTI E BIBLIOGRAFIA Agreement (1920): Agreement between France, Russia, Great Britain and Italy signed at London, April 26, 1915. Miscellaneous No. 7. London, Her Majesty’s Stationery Offi ce. 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