L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre c trimcslrein proporzione Si pubblica ogni sabato. I. ANNO. Sabato 26 Decembre 1846. M SS—89. Tratto di beneficenza. V eniamo a cognizione che gli eredi del defunto signor Pietro Jussuff fecero rimettere al Preside dell' i. r. Magistrato cinquecento fiorini per suffragare famiglie povere nell' occasione delle SS. Feste di Natale. Duecento fiorini di questi sono dai benefattori destinati alla casa dei poveri. Apertura del Monte di pietà in Trieste. Lunedì 21 corrente seguiva la solenne apertura del Monte di pietà che il comune di Trieste fondava per benefizio della classe povera, ed aprivasi invocando dapprima il santo nome di Dio e le sue benedizioni su di un'opera che è tutta di carità del prossimo, di sollievo al poverello. L'apertura venne onorata da S. E. il sig. Conte Governatore levato al suo palazzo dal Preside magistratuale. Monsignore D. Tomaso Malalan, can. par. della veneranda Basilica di S. Maria e S. Giusto, nel cui distretto è sito il Monte, fece le sacre orazioni. Il preside dell' i. r. Magistrato e consigliere di Governo, Tommasini, tenne un discorso in belle ed adatte parole, cui rispose il direttore dello stabilimento Dr. Carlo Nobile, presente il Consiglio municipale ed il corpo degli impiegati del Monte. Immediatamente davasi principio alle operazioni di impegno, e per tutto il giorno furono frequenti. Il Municipio, che anticipò le spese d' acquisto e di riduzione dell' edifizio, ha posto a disposizione dello stabilimento la somma di fiorini centomila a censo mitissimo. La pianta di amministrazione del Monte è oggidì la seguente : Direttore Signor Carlo Dr. Nobile Ragioniere Signor Felice cavaliere de Panzera Cassiere Signor Solone Sanzin Guardarobiere Signor Giorgio Circovich Computista Signor Antonio Huala Stimatore dei preziosi Signor Guglielmo Biinger Stimatore dei non preziosi Signor Domenico Pasini Aiutante Antonio Maurini Stridatore Marco Benleva Portiere Angelo Veronese. Fari o Lanterne pei naviganti nell'Adriatico superiore. È antico proverbio che - in cento anni e cento mesi l'acqua torna a'suoi pac«i-; ed altrettanto doveva accadere in questo nostro Adriatico, aperto ai commerci fra le provincie danubiane ed il Levante per le sollecitudini dell' Austriaco governo. Allorquando or sono dieciotto secoli questo Adriatico era solcato da frequentissime navi dirette dall' Egitto alla volta d' Aquileia, il golfo tutto era segnato di notte da frequenti fari dalla bocca sua fino all' intimo seno, per modo che la navigazione ne era sicurissima anche nelle notti più fitte. Neil' Istria vi aveva faro al porto di Pola nel sito medesimo ove poi sorse il forte Massimiliano, ed a memoria d'uomini si vedeva l'avanzo della torre rotonda, massiccia assai. Altro faro vi aveva sull' isola di S. Pietro d' Oro presso Grado, la quale additava il porto di Aquileia ; un terzo ve n' era alla foce del Timavo sopra isoletta che poi ebbe nome di Belforte, e che or più non esiste; un quarto ve n'era sullo scoglio detto del Zucco nel porto di Trieste, precisamente nel sito ove fu a'tempi nostri alzata la lanterna attuale. L'antica era nella sua base di forma ottagona, sulle sue rovine un conte della Torre, salvato da burrasca, aveva alzato cappella votiva a S. Nicolò; gli ultimi avanzi sparirono allorquando venne da Maria Teresa rifatto il gran molo romano che da lei ha nome. Altra torre doveva essere sulla costa fra Trieste e Pola, e tutto sembra additare che fosse in Parenzo, colonia antica, assai adatta alle cose di mare; ma nessuna traccia se ne ha; vi ha bensì faro o lanterna dimessa, sull' isola, che dicevasi un tempo S. Anastasia, poi S. Nicolò, ma è opera del secolo XV, e niuna traccia ha di antico. Così il navigatore che da Dalmazia muoveva ad A-quileia trovavasi sempre in suo cammino fra due lanterne, che vedeva ad un tempo, e ne aveva norma sicura, la quale in qualche parte suppliva alla sconoscenza dell' ago magnetico, se agli antichi fu ignoto. Non appena Trieste veniva chiamata ad essere emporio delle Austrie, fu sentito il bisogno di alzare lanterna sopra una delle estremità che chiudono il golfo di Trieste ; ma circostanze politiche noi permisero. Ristabilite le cose nel 1814, e divenuto austriaco tutto il litorale istriano e dalmata, fu nel 1817 data mano alla costruzione del faro di Salvore, nel 1833 alla restituzione di quello di Trieste; poco stante, a quello di Pola restituito in pietra nel corrente anno sullo scoglio del Porer alla punta estrema di Promontore; altri se ne costruiscono in Dalmazia ... (ma di questi non intendiamo ora di parlare); e grande desiderio fu di averne uno il quale avverta i naviganti di tenersi lontani dai bassi fondi di Grado. Ed è questa necessità per i naviganti i quali non hanno minuta pratica delle coste, perchè venendo dall' Adriatico la direzione pronta e naturale si è per Aquileia, e restringendosi repentinamente il mare per formare il golfo di Trieste, i monti che da un lato lo chiudono, persuadono a tenersene lontani: dall'altro lato i bassi fondi, non sempre visibili, allettano a tenersi da questa parte nella credenza che il mare sia ampio. Grado era ed è spiaggia pericolosa, ed i non radi infortuni esigono un provvedimento, al quale sono rivolte le sollecitudini delle autorità. Nella mattina del 18 dicembre il piroscafo Arciduca Francesco Carlo, capitano Lombardi, trasportava a Grado per esaminare il sito ove piantare il faro, una commissione di autorità tecnica e di porto, della deputazione di Borsa, della direzione del Lloyd, di alcuni esperti capitani. La gita, la stazione fu accompagnata da tempo propizio, tranquillo l'aere, mite la temperatura, e sembrava dover essere egualmente propizio il ritorno, comunque si fosse alzato vento da bora. Ma ben tosto il vento si cangiò in bufera, in uno di quegli oragani, cui pur troppo è soggetto questo seno subalpino per il contatto troppo aperto col bacino alto freddissimo della Sava superiore, attraverso la catena rotta delle Alpi Giulie; e l'approdo in Trieste divenne impossibile. Invano si tentò di bordeggiare verso Duino e verso Grigliano, invano si fece ogni sforzo per raggiungere il promontorio di Campo Marzo : la città era visibile a segno da poterne numerare i fanali, tanto breve era la distanza; ma l'impeto della bufera e del mare era maggiore delle forze motrici, il timone non più regolava il naviglio ormai in balìa delle onde irrompenti, e fu necessità per esso cercare porto di salvezza sulla spiaggia inferiore dell'Istria, fosse pure a grande distanza. Ebbe lacera una vela, perdette tre imbarcazioni attaccate alla poppa, dalle quali a fatica eransi ritratti i cinque marinai di guardia (e fu somma prudenza il ritrarli a tempo, chè pochi minuti ancora e' sarebbero stati perduti), e la rara sperienza di chi il dirigeva potè condurlo a salvamento nel porto Rose di Pirano, perchè il mare non era che un turbine di spuma bianca; bianca era la terra per la neve in precedenza caduta. A dieci e mezza di sera il piroscafo aveva gettato 1' àncora nel porto Rose, allora tranquillo, ma più tardi rimbombante esso pure della bufera che gli soprastava senza turbarlo gran fatto. Certamente i disagi furono gravi, accresciuti dall' intensità del freddo , fattosi insopportabile ; pure non mancò 1' animo alle persone, le quali, anzi compostesi a brigata fratellevole, passarono quelle ore in graditi diverbi conditi da ilari piacevolezze, tanto era lontano ogni pensiero di inutile trepidazione; ogni accidente era novello argomento di nuove ilarità, e pose a queste la corona, quando nel mattino seguente, credutosi di vedere su d'un trabaccolo più avanzato nel mare bandiera nera annunziale pericolo e bisogno di soccorso, si avanzò il piroscafo per soccorrerlo, non vedendosi anima vivente su di quello; però quando il s'ebbe vicino, si scorse che quella creduta bandiera nera, non era che un paio di calzoni, od un giubbone posto ad asciugare. La bufera imperversò la notte, ed il dì seguente. Da Pirano, cui si accostò il piroscafo, nel mattino del sabato alcune comitive mossero per la via di terra a Trieste, che era in trepidazione ignorando il luogo ove si avesse egli riparato , fino a che non giunsero i messi inviati a tutta notte; altri calcolando che il furore della bufera era troppo per durare a lungo, preferirono ritornare per la via di mare, e poterono giungere in Trieste la sera dopo felice corsa. Il piroscafo 1' Arciduca Federico era stato mandato in quel dopo pranzo alla volta di Pirana per venire in soccorso del Francesco Carlo, ma grazie al Cielo non ne fu d'uopo. E come avviene in siffatte vicende, le trepidazioni di quelli che sul bordo avevano persone care, furono grandi, e grandi le sollecitudini di mandare assistenza; ma se il pericolo fu grave, maggioi-v di quello che a primo pensare può credersi, ottimo, prudente fu il governo del piroscafo, tale da rendere giustizia alla fama in che sono i capitani del Lloyd Austriaco. La volontà di guardare da naufragi i naviganti, e di provvedere alla sicurezza del golfo, per poco non fu fatale a quelli medesimi che ad opra sì salutare davano mano ; ma la provvidenza divina come li volle salvi tutti, così condurrà a maturità di effetto il nobile divisamento. Acquedotto di Pola. Mirabile fu la sollecitudine degli antichi Romani di fornire le colonie loro d' acqua condotta per canali manufatti, anche in quei luoghi ove 1' acqua era ben altro che mancante, siccome era il caso di Trieste provveduta facilmente di pozzi; di Aquileia, il di cui nome medesimo accenna nella raccolta d' acque la loro abbondanza. Nel che fare scorgesi essere stata loro mira, meno quella di supplire ad un difetto totale d' acqua, di quello che a-vere acqua salubre, acqua ottima, la quale in tutte le stagioni conservando costanti qualità, costante purezza; la quale per l'operazione di naturale decantazione nei castelli d'acqua servisse precipuamente a mantenere nei corpi costante salubrità. Era loro mira d' avere acqua pura ed abbondante qualunque fossero le vicende di stagioni. Questa sollecitudine fu sempre prova di prudente, di ottimo governo delle città; e quando Maria Teresa provvedeva per la regolazione del nuovo emporio di Trieste, nel 1750 vi conduceva acqua; quando dava o-pera per rendere migliore la condizione sanitaria di A-quileia e per ripopolarla vi conduceva acqua; così operò la pubblica previdenza in Capodistria, così in Gorizia, così in Pisino; così in tempi recenti sebbene con poco effetto in Pirano. E così i comuni, cui è oggidì poggiato questo ramo di pubblico servigio, hanno debito di fare; specialmente in quelle parti, ove lo stato di salubrità ha bisogno di venire suffragato dalla scienza anziché commiserato con inutili lamenti, con oziose parole, le quali se accennano il bisogno, non additano la via di sopperirvi, e sono ben altro che opere dalle quii possa quando che sia attendersi effetto. Alla porta Giovia di Pola, or sono alcuni anni, e-rasi messo a giorno un masso di pietra calcare con sovrapposta inscrizione, la quale ricordava come un personaggio protettore di Pola aveva condotta nella parte supcriore e nella parte inferiore della colonia l'acqua Augusta. Il masso non passò nel Museo di Pola per cura di quel Conservatore di antichità ; ma fu ben presto pubblicata l'inscrizione da altri per le stampe; certamente non con altro intendimento fuori quello di appagare sollecitamente la curiosilà del pubblico. Fu ripetutamente stampalo che quest'acqua augusta, quest' acqua condotta per artifizio sino a l'ola da un Augusto, distribuita poi per la città, scorresse tuttora in quella fontana che ora ha il nome di Francesco e di Carolina, e non dubitammo punto della cosa. Chi fosse l'Augusto che primo condusse l'acqua, se Ottaviano od altri, non era ben chiaro; potevasi facilmente ritenerla opera di Ottaviano, perché quest' imperatore ristabilì Pola (guastata nelle guerre civili nel 42 avanti G. C. nostro Signore), ed in memoria della guerra di vendetta che aveva mosso contro gli uccisori di Giulio Cesare suo padre adottivo, fu intitolata Pietas Julia. Il Vergottini nel suo stampato sopra Pola, pag. 20, assicura che tanto in Trieste quanto in Pola leggevasi la seguete inscrizione: 1MP • CAESAR • COS . DESIG • TERT III • VIR • R • P • C • ITERVM * MVRYM TVRRESQ • FECIT L'indicare che la si leggesse tanto in Pola quanto in Trieste, fa supporre che egli prendesse equivoco colla leggenda di Trieste che esisteva di fatti in più e-semplari sovra le porte, uno dei quali è ora nella Marciana di Venezia, non però in autografo; altro- originale è riparato nel Museo di Trieste. Strano invero sembra che il celebre Carli non ne avesse avuto notizia di questa di Pola, coni'ebbe della triestina; però la cosa non sarebbe impossibile; e se così fu, le mura di Pola sareb-bersi compite nel 32 avanti G. C., dieci anni dopo la sua distruzione, due anni dopo che Augusto aveva domali gli irrequieti Giapidi, che facilmente possono supporsi stati molesti anche a Pola. L' acqua sarebbe stala condotta a Pola nel tempo della rifazione delle sue mura ; e Pola avrebbe avuto contemporaneamente a Trieste l'acquedotto per opera del medesimo Ottaviano Augusto, e per eguale destino di ambedue gli acquedotti o non fu posta lapida che ne ricordasse la costruzione, o di nessuno dei due giunse fino a noi la notizia. Le precise notizie che si ebbero da molti anni dell' acquedotto triestino, ed i frequentissimi suoi avanzi, poco lasciavano a desiderare di più; quello di l'ola non ci era noto, e però ci recammo a vedere quell' acqua Augusta tuttora sgorgante di Pola nella fontana, la quale sarebbe stata guida sicura per giungere alla sorgente e riconoscere la linea che percorre il condotto manufatto. Vedemmo la lontana di Pola la quale è un Ninfeo, tuttora bene conservato, in forma di semicerchio a gradinate, di qualità e massi soliti vedersi adoperati nelle grandi costruzioni di Pola. Nel bacino sgorga di fatti acqua abbondante, che accolta in esso, viene poi deviata al mare per antico canale, quasi destinata ad utilizzarsi per opificio. Con nostra sorpresa potemmo verificare che la sorgiva esce da foro naturale della "roccia, che anzi vi sono due sorgive, 1'una maggiore, minore l'altra; e che nessuna delle due può dirsi acqua condotta, più di quello che si potrebbe dirlo delle altre che sono nel bacino stesso del porto di Pola, nel quale sgorgano, nel modo medesimo come avviene su tutta la costa da Sal-vore a Promontore. L'Istria litorale abbonda di acque, però presso la spiaggia fino a livello della bassa marea, o più basse ancora, questa di Pola fa eccezione essendo di pochi piedi più alta. Ebbimo a rilevare che 1' acqua sia bensì perenne, ma che secondo le stagioni cresca in volume, che dopo pioggie dirotte, si tinga e s' offuschi, e nei sedimenti in fondo al ninfeo potemmo verificare che trascini seco argilla ocreosa sciolta; prove queste che il canale pel quale passa è naturale non manufatto; che non sia acqua qualificata ad usarsi per acquedotto, e che la posizione sì bassa non permette di condurla nella città sia alta, sia bassa. L' apertura da cui sgorga 1' acqua è poi naturale e non permette supporre che altra volta vi fossero applicati tubi. La colonna d' acqua che entra nel Ninfeo è sufficiente anche in istalo di magra di muovere molino. Se quest' acqua non é 1' Augusta, come tutto persuade a credere, altra fu quella della quale parla l'inscrizione che era sovrapposta agli archi di Porta Giovia, e non delle prossimità di Pola, ma tratta da lontano, e da sorgente tanto alta che per la naturale pendenza necessaria allo scorrere, superi di una tesa viennese in proporzione di miglio di lunghezza, i cento trenta piedi almeno di che gli edifizi sul colle sovrastavano al mare. Allorquando nella prima nostra gioventù ci facevamo a leggere avidamente quanto fosse stato scritto su questa nostra patria, ed a raccogliere verbalmente notizie, ci venne fatto di sapere che un acquedotto lungo le 30 miglia portasse 1' acqua a Pola, e che 1' acqua venisse dal Monte Maggiore. La mente allora più che oggidì ottenebrata non curò la notizia; e quando ne ebbimo curiosità non potemmo più verificare se 1' avessimo letta in qualche stampato, in qualche memoria scritta, od avuta verbalmente, ci rimasero nella memoria soltanto le 30 miglia ed il Monte Maggiore. Il diligentissimo barone Valvassor accenna un acquedotto tagliato nella rupe che partiva dal monte maggiore; ma questo è dal lato orientale e dirigesi in altra parte. Disperando di venirne a capo non altro ci rimane che pregare, come istantemente fatiamo, quelli dell' Istria interna a darcene contezza, se le tradizioni del popolo conservano memoria. In suffragio della quale preghiera diremo, come ci avvenne di udire dai villici che abitano intorno a Bagnoli e S. Odorico di Trieste (i quali certamente mai seppero di libri e di giornali), come 1' acqua di Siaris scorresse altre volte fino a Trieste, come il diavolo avesse fatta 1' opera occorrente in una sol notte, chiedendo in compenso 1' anima di un bipede vivente, come fosse truffato coli' avergli dato invece un gallo vivo ; da villici udimmo come 1' acqua si introducesse nell'acquedotto da due sorgenti; cose che tutte si verificarono, tanto le memorie antiche si conservano. Nella bocca dei villici si conservano assai memorie e sincere, comunque vestite di certo apparato maraviglioso inseparabile; le memorie conservate dai villici sono più numerose e più sincere di quelle che talvolta ci accadde di vedere in molti libri, perchè spesso ciò che non è più che mezzo per diffondere le cognizioni umane, viene considerato per ben altro. Neil' interno della città di Pola 1' acqua distribuivasi per tubi di piombo, ciò è indubbio, dacché ne furono rinvenuti sulla piazza ed in altre vie in occasione di rifazione e scavo di strade. Nè sembra dubbio che 1' acqua entrasse nella città per la porta Giovia, sulla quale stava appunto il marmo che accenna l'acqua Augusta, la quale porta, liberata recentemente dalle macerie, non ebbe a mostrare traccia alcuna di acquedotto, od almeno siffatte traccie non furono avvertite. Il Manzioli nella descrizione dell' Istria, pag. 42, e 1' autore dei Dialoghi sulle antichità cli Pola, p. 61, attestano 1' esistenza di volti; porta e volti che avrebbero potuto dare argomento di supporre archi acquedotti. La credenza che 1' acqua Augusta venisse condotta in Pola mediante tubi di piombo, è suffragata dalla configurazione tumultuaria del terreno nell' estremità dell' I-stria, senza filoni continuati di colline, alli di cui lati si potesse aprire canale continuato, come è il caso in Trieste; e dalle memorie tradizionali. Nelle regioni ove il terreno è conformato a regolarità di sistema montuoso, facilissimo è il seguire le traccie di conduttura, quando anche non vi sieno rimasugli sopra terra; perchè la deficienza di ponti acquedotti attraverso le valli, od almeno la defficienza delle testate del canale in monti lungo le valli, è indizio che la conduttura siesi fatta seguendo la disposizione naturale delle colline e del terreno, siccome appunto si fa nelle strade. Ma in terreno configurato tumultuariamente, ove le colline sorgono isolate, ove il piano è a vari livelli, senza pendìo costante, anzi in direzioni spesso opposte, ove gli avvallamenti ed i rialzi repentini sono continui e irregolarmente disposti, l'acquedotto non potrebbe eseguirsi che per sostegni, o per tagli e gallerie sotterranee, essendo la massa tutta calcare ; ed opere siffatte non sarebbero in ogni parte sparite se mai avessero esistito, od almeno se ne sarebbe conservata notizia come fu di Aquileia. Sembra più verosimile che l'acqua Augusta venisse condotta a Pola mediante tubi di piombo. Così di fatti pensavasi a Pola da molti nella prima metà del secolo XVII, comunque nello stesso tempo altri pensassero diversamente; ed è ben facile che, essendo di piombo, la povertà, l'a- vidità, la noncuranza delle cose di comune vantaggio portassero la sua distruzione. Quella memoria che l'acqua fosse tratta da 30 miglia di distanza, sebbene vaga, sembra avere conferma in ciò, che il terreno spugnoso dell' Istria da Pola fino alle alture di Pisino e di Gallignana non permettendo che l'acqua naturalmente scorra sulla superficie della terra, non permette nemmeno di supporre scaturigini a grande livello sopra quella del mare, od a poca profondità dalla superficie del terreno naturale. Egli è vero che abbondando 1' acqua in questa parte della provincia, sia possibile di sorprendere le vene a qualche distanza dal mare in altezza che sia superiore al livello, ed alzarle alla superficie del suolo o per macchinismo di trombe, o per incisioni nel masso in modo che venga a luce in sito più alto che non sia il terreno naturale; ma di siffatte opere nessuna traccia. Di queste acque sotterranee fu spesso notato che fossero gravi assai, di peso assai maggiore che non 1' acqua solita, a causa di sostanze che si trovano sciolte nell' acqua, e che non sono confacenti a mantenere sanità nei corpi umani, e farebbe beli' opera patria chi volesse darsi ad indagare la loro natura, ed additare il modo di vincere le qualità nocive. Altra volta notammo come Roma fosse in terreno anche in antico soggetto alle febbri, e come le instituzioni trasportate da quella città mirassero ad impedire le conseguenze di questa costituzione; aggiungiamo che fra i mezzi di vincerle fu quello delle acque per gli usi della vita che si vollero pure quanto possibile, ed alle acque si attribuisce in parte da lungo consenso dei nostri, la causa di malessere, e con ragione; non la sola, pure assai generale. Perchè se si pon mente a ciò, che le febbri sono troppo spesso rallentate, accompagnate da digestione, e 1' acqua pura di fonte giova alla digestione per modo che ai più, abituati alle acque stagnanti od alle acque gravi, riesce troppo spicciativa; se si pon mente che nell' Istria inferiore da Salvore a Pola, non vi ha acqua di pubblico uso che sia governata con diligenza, ma pel popolo minuto sia invece o di sozza pozzanghera di tale colore che gli animali estranei ricusano di beveria, o di sorgente bassa se non sempre saporita di sale marino, sempre carica di sostanze silicee od argillose, gravosissime, indigeste; non è a farsi meraviglia se gli uomini si trovino in quella condizione di salubrità in cui sono. La fontana di Pola non era l'acqua Augusta, e recenti fatti sembrano persuaderlo. Nessuna città istriana da Salvore in giù, ebbe più abbondanza d'acqua che Pola, colonna d'acqua che veniva utilizzata a molino, pozzi dovunque si voglia farne; pure nel 1792 con grandissimo dispendio si costruì ampia cisterna per raccogliere 1' acqua piovana, in fianco al duomo, e questo fu provvedimento di sanità, od almeno si mirò che lo fosse. In questo secolo le condizioni igieniche di Pola sono ben diverse da quelle che lo erano pel passato ; memorie di famiglia ci pongono a conoscenza che il colore delle persone, le dimensioni del ventre, le mortalità fossero ben altre che quelle di oggidì; la fama si conserva in ceto di persone che non occorre nominare. Il ninfeo di Pola era in discredito grande nei tempi addietro, non ad altro usato che a lavatoio ed a molino, la popolazione usava l'acqua di cisterna; in tempi recentissimi fu convertita in vera fontana; ed oggidì potrebbe risolversi il quesito se meglio conveniva alla pubblica salubrità l'erogare molto danaro per costruire nel 1792 la cisterna od il ridurre il ninfeo a fontana di facile uso. La proporzione di salubrità fra quelli che usano dell' acqua sorgiva e quelli che usano 1' acqua di cisterna potrebbe dare misura, non però assoluta, dacché altre condizioni di vita contribuiscono efficacemente. Non ci è noto che delle acque nelle regioni dell' Istria bassa siasi fatto esame, come dicono, chimico e pubblicato per le stampe; pensiamo però che non sia grave jattura, ed a ciò siamo indotti perchè udimmo dire di altre acque cose tante, da pensare che le vere non fossero tra queste. L' acqua Augusta che fu condotta a Pola veniva da lontano : il rintracciare la scaturigine non sarebbe fatica grave a chi ha opportunità ed agio ; meno grave pei soccorsi che il pubblico governo ha dato coi preziosi lavori di geografia fatti di pubblica ragione. Vi ha carta dell' Istria intiera in fogli sì grandi che un pollice viennese corrisponde a 400 pertiche viennesi del terreno ; vi ha carta dell' intera penisola sì esatta da non dimenticare monte, strada, fiume, ruscello; da molti anni fatte di ragione pubblica, indispensabili a chiunque voglia parlare con senno del nostro paese, e che mostrano coinè il governo austriaco sia ben altro che avaro delle notizie che raccolse, ben altro che intenzionato di tenerle nascoste al popolo. Non ci è accaduto di vederne siffatte carte in mani private nella provincia, nè giunse a nostra conoscenza che i comuni le avessero, od almeno quelli che reputano sè medesimi pei precipui; ma le nostre notizie sono di privata persona, e ci guarderemmo bene dal facile dire — è così —. Le acque che possono venire utilizzate ad acquedotto di città maggiore, se sgorgano da una sola scaturigine, o da poche riunite, scorrono sopra la superficie della terra, e sono in tale massa, che anche ad altro possono venire usate. Così le acque di acquedotto maggiore, dacché gli acquedotti, i quali non fanno che raccogliere a diritta ed a sinistra piccoli fili, come è quello di Trieste non servono ai bisogni di grande città. Or quest' acque se sono di basso livello scorrono per brevissimo tratto e non possono venire incanalate per lungo tratto, o sono di livello alto, ed in allora scorrono lungo tratto sulla superficie, e si veggono segnate sulle carte geografiche. Così per esempio l'acqua dell' antico acquedotto romano di Trieste si vede segnata sulla grande carta dell' Istria, e conosciuto il livello sul mare, facile si è il conchiudere che poteva condursi a Trieste. Altre acque scorrenti, di livello alto, pure e perenni non vi sono all' ingiro di Pola se non quelle di Fianona o del Monte Maggiore. Ci è avvenuto di fare acquisto, anni sono, di un bellissimo tubo di piombo del diametro d'oncie sei già destinato a trasmettere acqua, e molti carichi di tubi siffatti giunsero in Trieste; ma per quante diligenze usassimo, non si volle manifestare a noi la provenienza di quella merce. Avremmo volentieri creduto che servissero a distribuire l'acqua nell' interno della città, siccome usavasi anche in Trieste; ma la copia dei tubi arrivati era troppo grande per autorizzare tale credenza. E qui notiamo che i tubi di piombo che distri- buivano I' acqua in Trieste erano di fabbrica del comune di Trieste medesimo, mediante un suo servo o schiavo, ed avevano l'impronta FELIX . PVBL . TERG . F, che vuol dire Felice servo del cortine di Trieste fece, del quale Felice abbiamo notizia che ce lo mostra divenuto liberto, o per ricchezze avute, o per benemerenza pubblica. Dalla quale circostanza potrebbe trarsene indizio che il debito di provvedere di acqua le città, come oggidì così anche in antico fosse dei comuni. II tubo comperato da noi è di fabbrica dalmatina, di_ Salona, cioè, come il bollo lo accenna; di tubi simili per le dimensioni (non però con bollo) ne furono rinvenuti parecchi presso Fianona; non azzardiamo peraltro di pronunciare nè che 1' acqua venisse da Fianona o dal Monte Maggiore, o che venisse condotta per tubi di piombo di quella specie della quale ebbimo notizia, imperciocché di simili tubi se ne ebbero anche presso Rovigno in vallata prossima al mare ove vi ha abbondanza d'acqua sorgiva. Piuttosto rinoviamo la preghiera agli abitanti della costiera orientale dell' Istria, nei luoghi di Altura, Marzana, Barbana, Cerè, Albona, Fianona, affinchè vogliano rivolgere 1' attenzione sull' accidentale ritrovo di condutture di piombo, ed esserci cortesi di notizie, le quali se potessero dare precisa notizia del luogo ove passava la conduttura e del genere di questa, non ne verrebbe grande utilità pratica oggidì, ma sarebbe testimonianza di ciò che i nostri maggiori seppero fare per la salubrità, e per gli agi della vita, e sprone a noi d'imitarli. Redditi dei Podestà veneti nell'Istria. (continuatone) Seguono i Prospetti parziali e dettagliati che servirono di base al suddetto Prospetto generale. CAPODISTRIA (Manca affatto il foglietto contenente i relativi dettagli.) ISOLA Rendite certe. 1. L'annuo salario dell'ex-Podestà consisteva in........Venete Lire 1871 : 8 Rendite incerte che spettavano all' ex-Podestà e che furono riscosse per conto regio. 1. nel mese di Luglio 1797 .....L. 18:2 2.--Agosto.......„ 42:14 3.--Settembre —.....w 34: 10 4.--Ottobre —.....„ 55:13 5.--Novembre—.....„ 53:17 6.--Dicembre —.......42:18 7.--Gennaio 1798 .....„ 34: 7 8.----Febbraio — compresa la me- tà delle pene „ 21 :18 9.--Marzo .........25:11 Somma L. 329 : 10 Dietro i presenti elementi di calcolo è da ritenersi, che le rendite incerte del Podestà d'Isola non andassero mai al di sotto di Lire Venete 400. MUGGIA. Rendite certe. 1. L'annuo salario dell'ex-Podestà consisteva in............L. 1181 Allo stesso poi spettavano : 2. per l'erbatico di S. Pietro.....„ 62 3. per la caccia.........„ 74 4. per bolletta nel mese di marzo . . . „ 30 5. per bolletta nel mese di maggio . . . „ 30 6. per le lingue e le cervella de' bovi macel- lati, appaltate per annue.....„ 100 La detta Comunità poi pagava annualmente 7. all' ex-Castellano........„ 760 8. all' ex-Doge di Venezia......„ 240 Somma delle annue rendite certe L. 2477 NB. Lo stesso rappresentante veneto e-sigeva inoltre dalla comunità il salario dello Sbirro consistente in lire 36 al mese, sono annue lire 432. Rendite incerte riscosse per conto regio 1. nel mese di Agosto 1797 .....L. 24 : 2.--Settembre —.....„ 26: 3.--Ottobre —.......41 : 4.--Novembre —.....„ 103 : 5.--Dicembre —.......78 : 6.--Gennaio 1798 .....„122: 7.--Febbraio —.......— : 8.--Marzo — . . . . ■ „ 24 : Somma L. 421 : Dietro un tal risultato si può ritenere, che l'annuo incerto del Podestà di 3Iuggia ascendesse a Lire Venete 720 circa. PIRANO. Rendite certe. 1. L'annuo salario dell'ex-Podestà di Pirano consisteva in ... ,......L. 3078 Allo stesso Podestà poi competevano annualmente 2. per la provvista di legne...... 116 3. ----di olio ......- 75 16 14 4 11 16 ~8 Riporto . . L. 3269:12 4. per decima sopra una vigna circa . . „ 5. dal monte di pietà........ 6. per la festa di ballo ogni carnovale. . „ 7. per regalia ..........„ 8. per le lingue tutte dei bovi che venivano macellati in Pirano, appaltate a L. 21:10 al mese, sono annue....... 60 6 155 720 258: — Somma delle annue rendite certe L. 4468:12 L' annuo salario spettante allo Sbirro nel-l'importo di lire 384 veniva pure incassato dall' ex-Podestà. NB. I fin qui riportati elementi di calcolo risultano dal Pedelista dei 10 agosto 1797, inoltrato da quella Direzione nel giorno 12 del mese stesso N. 892, 1062 e 1463. Rendite incerte. 1. Dall' ingresso in Pirano delle Cesaree Re- gie truppe a tutto settembre 1797 furono incassate per conto regio lire venete 620: 96/i2; ma, detratte lire 289 :126/12 derivanti dalla spedizione de' Processi per contrabbandi di sale, siccome rendite che per 1' avvenire sarà difficile abbiano ad accadere, restano da porsi a computo . . . L. 330 : 17 2. Nel mese di Ottobre 1797 furono in- cassate ......... „ 166: 3 3. Nel mese di Novembre 1797 furono incassate lire 373 :12; ma detraen-dosi da queste lire 240: 19 derivate dalla vendita di barche e sale, il tutto colto di contrabbando, e lire 22 per una verificata prova di fortuna, restano . . . . . „ 110:13 4. Nel mese di Dicembre 1797 . . . „ 72: 9G/12 5.--Gennaio 1798 . . . „ — : — 6.--Febbraio--furono incassate lire 288: 4, dalle quali detratte lire 12 : 18 dovute al Consiglio de'Dieci, e lire 43:15 per la metà di un danno nel bosco, restano.........„231:11 7. Nel mese di marzo 1798 . . . . „ 533 : — l 12 .7 -J L. 3269 12 Somma L. 1444:136/IS :fi Colla scorta dei suddetti incassi l'annue rendite incerte degli ex-Podestà di Pirano si possono stabilire in via di approssimazione a venete lire 1900. (sarà continuato) Stima ccnsuaria. Distretto di Veglia. ( Veglia..... Verbenico . . . Garize .... Dobasniza e S. Antonio Dobasniza e Bogovich Pogliza .... S. Fosca e Scherbe S. Fosca e Linardich Ponte..... Cornichia .... Monte..... Besca nuova . . . Batomagl .... Valle..... Besca vecchia . . Dobrigno .... Saline..... Susana .... g \ Castel Muschio . . o jMikoglize .... j o w > 3 xn W « C3 O Q Superficie Iugeri kl. □ Stima Censu aria fior. car. 3220 7078 1993 2854 2416 3887 1145 1799 3596 4410 4120 6061 4876 6491 2292 2902 4434 2232 6147 2475 408 263 627 1095 1157 542 382 1597 36 454 590 1326 76 953 1324 1345 1213 143 1288 328 4135 3913 1151 4106 3182 3343 746 1653 2086 4043 3821 3340 4279 3300 304 2300 3312 1139 3819 2660 Somma 74437 747 56642 26 9 59 38 4 21 13 32 18 22 22 42 50 53 55 32 3 29 42 49 25 Distretto di Parenzo. Superficie Iugeri j Ivi. □ Stima Censuaria fior. car. Parenzo con Maggio Dracevaz. Foscolino. Fratta . . Abrega O NJ . jij \Monsalice Monghebbo Sbandati Torre . Varvari Villanova Orsaria Fontane Geroldia o Caliseto S. Lorenzo S. Michele di Leme Mompaderno. . . Ufi < Tfì PS © 3342 555 1128 1520 1033 868 1158 5394 2010 333 2619 2761 1406 1919 5342 1854 4198 565 29 1413 1383 421 1024 1100 654 62 822 62 225 1382 738 1348 902 942 13750 2284 2669 3433 2768 3897 3305 12754 4807 1492 7525 9173 5259 3633 11312 3372 8701 50 13 36 10 44 41 23 16 21 40 54 44 17 5 2 25 41 Distretto di Cherso. r Cherso con Losnati e Smergo..... I Caisole con Vesminaz, I Frantin,StepichePe- I trichevi..... £ / Orlez...... gš ( Dragosich con Filosich W ILubenizze con Sbichina ° IPodol . . f Pernata Vallon . . Vrana . . ' Predoschiza Ossero . . Bellej . . [San Giacomo San Giovanni w lUstrine . . wi i Polita croce I Neresine . I San Martino l Unie. . . Superficie Iugeri kl. □ 9929 6638 5971 4841 2480 2251 1969 1443 3899 2421 7388 5717 1280 4022 2459 6819 2284 4298 2899 1323 555 467 1212 1236 1364 1365 1166 445 380 1260 1279 1235 1473 883 835 1294 1442 284 Stima Censuaria fior. car. 17870 2534 2154 1298 840 485 1159 994 590 331 2805 1332 643 1417 490 5435 1721 1271 2954 46 54 31 52 18 27 48 44 55 9 45 1 52 1 49 24 57 6 Somma 79010 298 46333 25 Distretto di Digitano. Somma . 37448 1 2721100142 1 8 Superficie Stima Censuaria Iugeri kl. □ fior. | car. Barbana..... 518 635 606 42 Baccordich..... 3797 585 4907 _ Canfanaro..... 2440 42 3561 56 Carnizza..... 7230 398 7919 46 Castelli ovo .... 4391 1168 4305 26 Dignano ..... 10817 727 25424 48 Filippano..... 3824 1534 3756 22 Golzana..... 4344 214 5022 8 Marzana..... 3862 1388 4705 31 Morgani..... 4276 1544 6055 30 Porgnana ..... 5332 119 5224 48 Roveria ..... 4327 652 3382 46 Saini ...... 3535 234 3671 59 Smogliani..... 1718 1540 3139 23 Sossich...... 3502 1103 3686 19 Stocauze ..... 3182 1113 4099 47 S. Vincenti .... 990 1340 1678 39 Somma . . 68093 1536 j 91148 57 Distretto di Albona. Stima Superficie Censuaria Iugeri kl. □ fior. car. Albona...... 1715 73 4174 42 < |Bergot ...... 3822 317 4115 12 o Q3 Cerovizza..... 5831 13 2741 31 J < 'Chermenizza . . . . 3541 1127 2212 17 Vlaccovo..... 3372 718 2860 53 Fianona..... 5655 1141 4800 4 Cerreto...... 2635 911 3815 17 Z O Cugn...... 2809 22 3124 44 ■< , S. Domenica .... 1753 686 2838 32 E Dubrova . . . . . 1840 15 3125 1 Ripenda..... 3942 296 2878 31 M Vettua ...... 2632 1231 4064 49 Cd w Bersez...... 1548 426 1433 54 cs u n S. Martina .... 1526 493 1461 16 Somma . . 42625 1069 43646 47 Distretto di Castelnovo. Superficie Stima Censuaria Iugeri kl. □ fior. car. Castelnovo .... 2092 761 1522 30 Razhize..... 2053 488 1300 5 Podpesche .... 977 394 1288 39 Sajeusche..... 394 691 545 24 O Sabogne ..... 1040 1238 1758 54 Studenagora .... 326 1328 417 52 1 Pauliza..... 127 78 331 40 o' [Starada..... 2046 222 1358 11 iGrossmune con Male- Z j mune..... 5987 1271 2945 32 J /Sejane...... 4068 368 2087 16 Hruschiza ..... 2082 648 1849 30 w \ Obrou ...... 1333 1159 1303 45 IJavorje ...... 757 642 1228 31 E-i jLoshe Male .... 398 668 847 47 co [Gradiscile . . . . 1207 844 1501 55 Ritomezhe . . . . 172 1240 198 59 <1 Pregarje..... 1369 1081 1504 41 o Erjauzhe ..... 704 129 760 29 Gaberg ..... 295 1259 241 27 Hujé...... 486 660 476 49 1 Prelosche ..... 657 1133 794 7 Pollane...... 1568 1434 1123 17 Lippa ...... 2779 265 1388 40 iRuppa ...... 950 6 760 13 < Doleine . . . . . 1229 752 1327 4 C-, c- Jellschane .... 1094 331 1516 17 Novokrazhine con Vii— ■ • 1 lanova..... 1567 1307 1114 18 ^Sabizhe . . . .' . 3071 1344 2184 51 40841 941 ____ "~3~3678" 43 Superficie Iugeri kl. □ fior. Stima Censuaria C e-. Ss \ . -J Riporto . . Podgraje..... Skalniza..... Ciana...... Studena ..... Lissatz..... Sussak con Fabze . . Grossbergut con Mali Bergud . Grossberdo Maloberze Sappiane . Passiak Brcsoviza con Sloppe, Gradishiza con Odol- lina...... Slivije...... Artuisclie e Ostroviza. Cosiane..... Matteria con Roschize, Pauschane e Waatsch Hotizhina conMerschane Gollatz ...... Coushize con Orchegg. Herpelle con Tuble. . Markouschina con Ska-danschina e Grosslo- zhe...... Vodize...... Jellovize ...*.. Podgorje..... Tatre e Bresovoberdo . Somma . . 40841 1298 982 8582 1837 1374 1103 941 46 393 665 774 1383 83 3990 1188 1222 ! 639 578 ! 536 1214 926 1888 933 2523 325 575 1596 997 1217 927 1226 2558 758 4330 906 1627 715 428 933 273 163 3030 i 302 3254 759 2329 1589 3087 1868 131 737 33678 1313 486 4506 855 746 742 3426 1439 711 1065 1-288 3547 709 1271 1239 3192 •848 2173 1072 1456 3144 1759 1581 2208 1847 car. 43 4 26 17 9 13 19 35 3 15 24 24 27 30 34 27 6 49 37 35 46 36 1 39 2 3 93689 1301 76311 25 Era Veneta. La Repubblica di Venezia non cominciava l'anno civile dal 1.° gennaio come costumiamo oggi giorno, e come da antichissimi tempi si cominciò in Trieste, bensì col 1.° giorno di marzo, e questa era usavasi dal governo in tutti gli atti pubblici, aggiungendovi M. V. che vuol dire More Veneto, a differenza dell' èra volgare, che fu frequentemente adoperata. Nel giudicare delle carte e delle leggi di quel governo è necessaria quest'avvertenza, per non supporre, come ci è accaduto di vedere, errori dove non ci sono. Così p. e. il decreto emanato il dì 2 marzo 1785 sulla supplica prodotta il 24 febbraio 1784, non richiedette un anno per emanarsi, ma pochi giorni, perchè il 1785 cominciava col 1.° marzo. Così per esempio il decreto emanato il dì 15 febbraio 1785 sulla supplica prod»tta il dì 15 decembre 1785, non è anticipato di dieci nesi come a primo aspetto sembrerebbe, ma di due mesi ko-steriore alla supplica. Così a modo di esempio pote'asi nel decembre 1785 ordinare che venga fatta qualosa entro il gennaio 1785 perchè questo 1785 corrispoide al 1786 dell' èra comune.