Esce una volta per setlimana il SabbatO. — Prezzo anticipato d'abboiiainenlo annui fiorini 5. Semestre in proporzione. — L' ablionunento non va pagato ad aliri che alla Redazione. V) I ■ ■ p'egarono lo spirito sempre vivo, non la carita sempre ardente, non la speranza di salule spiriluale del popolo commessogli. Informato ad aliri tempi, od altre massime e discipline, a dottrina alla, mai s' adatlava, come e dei vecchi, alle cose nuove; non ben giudicato dai contem-poranei degli uitimi anni, ne bene estimato, amarezze gravi contristarono 1' anima sua, tali che non bastando 1' eta, ed i diritti di questa a superarle, i pensieri suoi erano tutti rivolti al cielo, la via del quale eragli cosi agevolala. Trapass6 mentre contava 1' anno oltanta-quatlresimo. i š juiJo [ud&k 4|ft | \ M juč-f i r/f rt« ^ V 'A,' i f u 1 i M 11 f peMf kt - , jJj jL^aJ -jiMc&uk kJmiuif Piangiamo la perdita deli' arciprete di Cittanova monsignor /). Pietro Uadoicovich, trapassato il di 27 maggio 1850; aspergiamo d'acqua lustrale la tomba di sacerdote che fe' bello il nome istriano ; non preghiamo pace e luce ali' anima sua, abbiamo invece ferma speranza che fatto del numero degli e etti, preghi Iddio faccia a faccia per questa terra, per questa famiglia, che in vita ha tanto ainato, per la quale opero si volon-teroso. Pochi cenni daremo del suo vivere quaggiu. Nacque nel 1766 nella villa di Torrp, diocesi Parentina, non povero di fortune, non ricco; segui la vocazione al sa-cerdozio, informandosi alla voce, ali' esempio del pio e dotto Stratico vescovo di Cittanova, alle durevoli memo-rie di altri santi e dotti prelati di quella diocesi; studio diritto civile e canonico e teologia in Padova, anehe dopo ordinato al sacerdozio che fu nel 1790 per mano del vescovo di Padova Antonio Giustiniani; ebbe fami-liarita coi teologi, e coi letterati piu insigni di quel tempo, non occor dire coll'Albertini istriano, imperituro per P Acroases, coi Pellegrini pure istriano, teologi va-ientissimi (che teologo e canonista valente si fu il P.a-doicovich), ma diremo coi Barbieri che tenne viva e cara memoria di lui fino ai giorni odierni; fu precettore di grammatica, lettore di filosofia e teologia in Pirano e Cittanova, arciprete di Umago nel 1806, poi delegato pel culto durante il governo italico, professore di fisica, indi di storia e lettere latine, nel Liceo; poi direttore del ginnasio di Capodistria. Caduto il governo Napoleonico, divise le sorti di quelli che eminenti per virlu e sapere, furono tenuti siccome avversi ali' ordine novello, ritirossi in Cittanova, non dimenticato dal governo austriaco che lo gradi vicario generale di quel vescovo, e lo volie in-spetlore delle scuole. Cessato il veseovalo, e divenuto arciprete e capo di quel capitolo gia cattedrale, di cui era membro, alle cure di governo di chiesa sostilui quelle delle anime, cui intendeva secondo lo spirito della chiesa, e le pratiche antiche di questa. Gli anni progredili non FOUDAZIONE £ SOPPRESSIONE del monastero di S. Chiara in Gorizia. \y Ogni secolo ebbe le sue virtu ed i suoi vizi. Chi non vede trasparir attraverso le nuvole e le sozzure del medio evo il sentimento religioso, S cieco. Quasi ogni carta, ogni pietra, ogni edifizio, ogni rottame di lui al-tamente ci parla. Era questo sentimento, che i cavalieri^ conduceva allora o a ricevero la daga dalle mani dei ministri del santuario innanzi la pugna a difesa della patria, o ad appenderla dopo la misehia lorda della polve di morte. Fra questo sentimento religioso, che movea i principi, i baroni, i prelati, i chierici si secolari che re-golari, le masse a segnarsi colla croce, ad intraprendere lunghi e disastrosi viaggi, a metter a ripentaglio la vita, per fiaccare la baldanza o del rnusulmano feroce, o dell'eretico avversore. Era questo sentimento religioso, che spronava i potenti e i doviziosi a rizzare templi, cappelle e monasteri. Ma dopo che una filosofia carnale, empia, degradante innondo P Europa delle sue massime, il sentimento religioso in certe classi di persone and6 scemando a segno, che a' nostri di se non e tota'mente spento, almen si mostra languido ed inefficace. Fin da quell'epoca memoranda si comincio ad abolire secolari isliluzioni, e a demolire cid che a pro della religione era stato edificato. II dente edace del tempo non divoro tanto, quanto la mano deli'uomo distrusse. Testimoni di questa verita sono le pagine della storia, le citta rase, le macerie e i resti delle chiese e čase religiose, o di-roccate, o in usi profani converse. _ Gorizia gtva superba di vari istituti monastici, dei quaii altri tuttora sussistono, altri sparirono. Tra gli spariti e da annoverarsi quello delle monache francescane, ossia di S. Ch:ara. Ecco come aveva avuto origine. Le monache benedettine di Aquileja, suddite della veneta repubblica, traevano le loro rendite parte dal territorio austriaco, e parte dal territorio veneto, e nondimeno nel ricevere le candidate preferivano sempre le donzelle venete, e poco o nulla curavansi delle austriache. Gli stati goriziani offesi divisarono di separare i proventi e di ergere un monastero in Gorizia, per collocarvi le donzelle che avessero la vocazione di voltare il tergo al mondo, e di menare i loro giorni in un sacro recinto. A questo fine P anno 1606 inviarono a Vienna Bartolomeo Bellino e Pietro Lausca paroco di Gorizia, coll' incarico di chiedere la facolta di erigera a Gorizia un monastero di donne, che avesse da mantenersi con que'proventi che le monache benedettine di Aquileja traevano dal territorio austriaco. Sia che i Goriziani, mancassero d'appoggio sempre necessario nelle corti dei principi, sia che il progetto difettasse, fatto sta che la deputa-zione ritorno a Gorizia senza aver nulla effettuato, e le monache di Aqui!eja continuarono a vestire le donzelle venete, ed a rifiutare 1' abito religioso alle austriache. Nel 1621 il capitano Porzia espose in pubblica a-dunanza i vantaggi che ridonderebbero nella contea di Gorizia, se gli stati provinciali rizzassero un monastero per le donzelle nobili. La proposizione del capitano fu accolta con quello zelo e coraggio, che rendono facili le piu ardue imprese; ma essendo la provincia snervata dalle recenti guerre non si pote iniziare la fabbrica. Nel 1624 gli stati dichiararono che non intendevano di contribuire all'erezione del monastero se non a condizione che avesse da servire di ritiro alle sole donzelle deli'ordine patrizio, di modo che tutte le volte che la religiosa comunita vo-lesse accettare qualche zitella ignobile fosse obbligata di chiederne la licenza agli stati; i quali si riservavano il diritto di esaminare le ragioni ed i motivi, e di accor-darla o di rifiutarla. II P. Giovan-Battista d'Este (della Casa regnante di Modena), ed il P. Silvestro Pulcenigo pure d'illustre prosapia rainpollo deli'ordine dei Cappuccini, i quali me-navano i loro giorni nel convento di Gorizia, e si pei vantaggi della loro nascita, come pure per le loro urbane maniere e vaste cognizioni esercitavano grande influenza in tutte le classi della goriziana popolazione, ebbero parte attiva ali'erezione del monastero consigliando, persuadendo, operando, appianando ostacoli. II padre Silvestro Pulcenigo si reco a Vienna, e non solo gli riusci di collocare il nuovo monastero sotto il manto della protezione della imperatrice Eleonora, augu-sta consorte di Ferdinando II, ma eziandio ottenne dalla di lei generosita 10,000 fiorini per la fabbrica. Ad esempio deli'iinperalrice il principe di Eggenberg, il vescovo di Trieste e i nobili goriziani furono larghi di limosine per la costruzione del bramato monastero. Giovanni Battista Sakili, morto senza prole, dond al monastero i suoi beni di Mariano. Finalmente gli stati in pubblica adunanza deliberarono di applicare al nuovo monastero una considerevole eredita lasciata con testa-mento da Giovan-Battista Chiesa a favore di una comunita religiosa, e di somministrare 5,000 fiorini per con- durre a termine P edifizio, corredarlo, e sostentare la religiosa famiglia1)- II luogo designato ali'erezione del monastero fu ali' occaso della citta nella contrada che ancor oggidi porta il nome di S. Chiara. Si diede principio P anno del Signore 1631, e monsignor Pompeo Coronini di Cronberg, antistite triestino, in presenza del principe di Eggenberg, e di altri notabili della citta si chierici che laici, con rito solenna vi pose la prima pietra. Affinche P ed fizio sorgesse su solide basi, e progredisse con ordine ed esattezza, dal principio fino alla fine vi atte-sero i baroni Alessio ed Alberto Coronini. Accanto al monastero fu ooslrutta una chiesa sacra al patrocinio della Verg.ne Madre e di S. Chiara con tre altari, dei quali 1' uno fu intitolato a S. Chiara, P altro ali' immaco-lato coneepimento di Maria, ed il terzo a S. Filippo Neri. Dopo la partenza da Gorizia di monsignor Pietro Vespa veneto, gia vescovo di Palfo, Peffigia di S. Filippo Neri, che questo prelato avea esposto alla venerazione de'fe-deli nella cappella di Castagnovizza, fu trasferita alla chiesa delle monache francescane, e collocata sulP ara del delto santo. Gli edifizi per la solid ta della costruzione fan onore a quei tempi. Un bel tratto di terreno vicino al monastero ed all i chiesa, e cinto tutto ali' intorno di muro, fu destinato ad uso di orlo, affinche le religiose chiuse nel sacro recinto potessero spirare aura libera, passeggiare, ed avere erbaggi, legumi e frutta. Alzati e corredati gli edifui gli stati della contea di Gorizia erano da principio disposti di chiamare da Trieste due monache benedettine, onde introdurre nel nuovo monastero quaIP istituto; ma la sollecitudini dei suminentovati padri Giovan-Battista d'Esie e Silvestro Pulcenigo fecero dare lapreferenza ali'ordine di S. Chiara. II padre Silvestro Pulcenigo, guardiano del convento dei cappucoini, ottenulo Passenso degli stati e delle com-petenti autorita, scrisse a Roma, ed ebbe dal sommo gerarca Innocenzo X la facolta di traltare col vescovo e colla badessa delle monache francescane di Capodistria, onde avere due religiose che venissero abitare e-gover-nare il nuovo monastero a Gorizia. Tanto il prelato che la badessa di Capodistria annuirono ai voti del padre Pulcenigo e dei signori goriziani. Le suore Elena di Strassoldo friulana e Petronia Furigoni istriana, ambedue da cospicuo lignaggio discendenti, scoi tate dali' arcidiacono Stefano Delmestre, deputato del Niinzio apostolico con sei donzelle del paese che le seguirono per la via di Duino e Fara si trasferirono a Gorizia, e con giubilo della popolazione fecero il loro ingresso nelPeretto monastero il 12 gennaro del 1653. La madra Elena assunse la carica di badessa, e la madre Petronia quelia di vicaria. Sotto la direzione di queste due madri si apri il noviziato, e tosto varie donzelle si della citta che del contado indossarono le serafiche lane, e la famiglia crebbe a segno, che nel 1679 sommava 27 monache, e nel secolo passato 32 fra madri e converse. Queste religiose, oltre la regola di S. Francesco aceomodata al sesso fem-minile, osservavano gli statuti che il padre Silvestro Pul- «) Morelli t. 3. cap. 4; Vigilio Griiderer 1. 2, p. 260 n. 493. cenigo aulorizzato dalla S. Sede apostolica compilo da quelli deli' ordine de' cappuccini e che il Nunzio aposto-lico residente in Vienna approvo nel 1652, e portavano un abito di panno non dissimile da quello de'Francescani riformati. Perche osservavano gli statuti dei cappuccini, da alcuni furono nominate cappuccine. Dali'avanzata eta, dalla sperimenlata virtu, e dalla lunga pratica di vita monastica delle due religiose, aveasi giusto motivo di sperare la piu felice riuscita della pia fondazione: ma lo smodato zelo del padre Silvestro Pulcenigo rendelte 1' intera disciplina si pesante ed au-stera, che mancando le forze alle vecchie, espegnendosi Pardore delle giovani, nacque tale uno scompiglio nella religiosa comunita, che il Nunzio apostolico residente in Vienna fu costretto di ordinare all'arcidiacono di Gorizia di temperare il rigore e ridurre gli animi delle religiose a quella tranquillita, da cui la contentezza della vila monastica dipende. Papa Innocenzo X 1'anno 1655 emise in luce una Bolla, colla quale approvd la fondazione del monastero, il sottomise alla giurisdizione del suo Nunzio apostolico residente in Vienna, detormino la dote che doveano a-avere le donzelle per vestire 1'abito religioso e profes-sare la regola di S. Francesco, concesse i privilegi deli' ordine, e permise che potessero aprire scuola per educare alla religione, alla pieta, alla virtu, ed ai lavori domestici le fanciulle che alle loro sollecite ed amorose cure venissero dai parenti o tutori alfidate; donde si rende manifesto, che le monache francescane di Gorizia non menavano vita soltanto conteir.plativa, ma e-ziandio attiva, ed erano utili alla societa. In quella guisa che gli stali della contea di Gorizia aveano al monastero di S. Chiara imposta la legge, in forza della quale le monache erano obbligate di vestire solamente donzelle deli' ordine patrizio, ed ogni qualun-que volta volessero accetlare qualche candidata di altra condizione fossero costrelte d' implorarne dagli stati la licenza; cosi era stabilito che soltanto le religiose da nobili prrsapie discendenti potessero essere elevate al grado di superiore. Dopo le madri Elena Strassoldo e Petronia Furigoni, ressero per alcuni anni la religiosa comunita le madri Teresa Rabatta, Anna-Maria Delmestri, ed Agostina Marinelli; ma don Andrea Cocliz portd da Vienna la facolta di promuovere alle dignita monastiche nel convento di S. Chiara anche le altre religiose professe, che fossero capaci di reggere la religiosa famiglia. II clero di Gorizia fu largo alle monache francescane di preziosi avanzi. II 7 Iuglio deli'anno 1701 con pompa solenne e luminaria dalla parocchia furono pro-cessionalmente trasportate alla chiesa di S. Chiara le sa-cre reliquie di S. Donato e compagni, nonche di S. Fi-lippo Neri; alla quale processione intervennero 35 sacerdoti secolari, la famiglia dei RR. PP. Cappuccini, i nobili ed i borghesi d' ogni eta, sesso e condizione. Da principio, come si e detto, papa Innocenzo X sottomise le monache Francescane di Gorizia al Nunzio apostolico residente in Vienna; ma allorche fu eretta la sede arcivescovile in Gorizia, col consenso della S. Sede apostolica passarono sotto la giurisdizione del prelato Goriziano, il quale dava loro come confessore ordinario un sacerdote probo, prudente e dotto del clero secolarej e come straordinario uno dei RR. PP. Cappuccini del convento di Gorizia. II monastero di S. Chiara fu soppresso da Giuseppe II. Ouesto imperatore intimo alle monache francescane di dichiararsi entro sei mesi o di abbracciare P istituto delle Orsoline, o quello delle Elisabettine, ovvero di ri-tornare al secolo. Alcune poche passarono al monastero di S. Orsola in Gorizia, le altre nel seno delle loro fa-miglie si ritirarono. II cenobio fu tramutato in magazzino di vettovaglie, e la chiesa in fenile per la milizia austriaca, nella quale condizione ancor oggidi si trovano T)- Avevamo desiderio di dare la serie continuata di tulte le badesse che ressero questo monastero dalla sua origine fino alla soppressione; ma il manoscritto del Ma-russig, donde trassimo gran parte delle nostre notizie, giunge soltanto fino ali'anno 1704 in cui P autore passd di vita, e dopo di lui, quanto ci consta, nessuno ebbe cura di registrare quelle che governarono nel corso del secolo passato. Noi daremo di buon grado non solo le badesse che trovammo notate, ma eziandio i confessori, i cappellani e le altre persone ch' ebbero parte nei bi-sogni si spirituali che corporali, mentre siamo persuasi che anche le minuzie spargono luce sui fatti, e servono alla storia. Serie delle Badesse dal 1653 al i704. 1. Elena Strassoldo, traslata dal convento di Capodistria nel 1653, e sedette al timone del governo fino aH'anno 1660. 2. Nel 1660 fu eletta badessa la madre Anna-Maria Delmestri, religiosa perspicace, colta, vigila, savia, prudente, urbana, la quale per ben sei volte s' ebbe la carica di superiora, e nel sesto ministero abbandono que-sto basso mondo nel 1699. 3. L'anno del Signore 1663 il freno del governo fu dato nelle mani della madre Teresa contessa de Rabatta, la quale procuro agli altari il tabernacolo ed i parapetti di marmo. Fu badessa tre volte, e fungendone P uffizio eesso di vivere tra' mortali nel rnese di maggio del 1684. II compianto delle religiose, e di tutte le persone, che aveano avuto il bene di conoscere le sue rare qualita ed esimie virtu, 1' accompagno ali' ultima dimora. 4. Nel 1666 fu rieletta la madre Anna-Maria Delmestri. 5. L'anno 1669 fu elevata al grado di badessa la madre Angelica Marinelli. 6. Nel 1672 la dignita di badessa venne di bel nuovo conferita alla madre Teresa Raballa. 7. Ad essa nel 1675 fu sostituila la madre Anna-Maria Delmestri. 8. Nel 1678 fu preposta alla religiosa comunita la madre Angelica Marinelli. 9. Nel capitolo celebrato Panno 1681 fu per la terza volta eletta la madre Teresa Rabatta. 10. Nel 1684 ad essa venne surrogata la madre Anna-Maria Delmestri. 0 Morelli 1. c.; Marussig MS. 11. Nel 1687 riprese il freno del governo la madre Angeliea Marinelli. 12. Nel 1690 alla Marinelli succedette la madre Anna-Maria Delmestri. 13. Nel 1693 fu rielelta Ia madre Marinelli. 14. Nel 1696 il governo della religiosa comunita fu dalo alla madre Delmestri. 15. Dal 1699 al 1702 porto il carico di superiora la madre Marinelli. 16. Nel 1702 Ia scelta cade sulla madre Maria-Rosalia contessa Cobenzl. Serie dei Confessori. 1. Don Marco Polig, teologo specolativo, il quale essendo vicario di S. Pietro, villaggio non molto distante da Gorizia, dopo tre anni fu da questo peso sollevato. 2. Nel 1656 fu scelto don Paolo Beltrame, decoro del sacerdozio per la specchiata sanlita della sua vita. 3. Nel 1673 il carico di dirigere le coscienze delle monache fu imposto sugli omeri di don Giovan-Battista Marussig nato a Salcano nel 1639, autore dei seguenti libri: a) Relazione del contagio successo in Gorizia l'an-no 1682 ecc.; b~) Quintessenza dei libri, di esempi rari, di detti e motti eleganti recitati ed uditi nell' oratorio o parlatorio delle monache di S. Chiara; c) Discorsi recitati nell'oratorio di S. Chiara dedicati alla reverenda madre badessa 1'anno 1699. — Ouesto pio e zelante sa-cerdote era in gran concetto presso le monache, cui con-fortava coi suoi discorsi pieni di religiosa unzione. Dopo aver per 12 anni continui assistito le monache in qualiia di confessore, fu creato paroco di Merna, villaggio poche miglia discosto da Gorizia, dove 1'anno 1704 di meriti onuslo passd dal tempo ali' eternita, rimpianto non meno dai suoi parocchiani, che dalle monache le quali aveano da lui spirituali conforti. Oltre i suindicati libri lascid il Marussig un manoscritto, che si conserva nel monastero delle Orsoline di Gorizia, intitolato: "Gorizia, le sue chiese, le sue cappelle, i suoi conventi ecc. „ 4. Nel 1685 occupo il pošto di confessore don Giacomo Cuslin di Salcano, che rimase sette anni, e po-scia fu nominato paroco di Bgliano. 5. Al Cuslin il 24 giugno 1692 venne sostiluito don Biitgio Zolig di S. Andrea, che passo di vita nel mese d'agosto del 1700, mentre fungea P uffizio di confessore. 6. Dopo la morte del Zolig il 17 ottobre 1700 fu eletto don Matteo Dragogna di S. Pietro, il quale nel 1706 venne deposto dal suo uffizio per ordine del Nun-zio apostolico. Si črede che alcuni suoi nemici abbiano dato a divedere alla Nunziatura, che in Gorizia v' erano dei sacerdoti piu dotti e piu »bili di lui per dirigere le dilicate coscienze delle monache di S. Chiara. 7. In vece del Dragogna fu pošto don Nicol6 Bai-loni di Gradišča. Cappellani. 1. Don Andrea Corlig, che porto da Vienna la fa-coM di eleggere qualunque monaca abile a superiora del convento. Prima si eleggeva una delle tre madri governatrici del monastero; e queste erano le madri Teresa contessa di Rabatta, Anna-Maria Delmestri, ed Angeliea Marinelli. II cappellano fu tolto a questa Iuce il 2 ft bbraio 1669. 2. Nel medesimo anno 1669, coll' assenso del com-missario apostolico, le monache chiamarono da Clagenfurt ad occupare il pošto di cappellano Giammaria Marussig, che nel 1673 fu fatto confessore, e promosse la divo-zione a S. Fdippo Neri. Altri cappellani non furono re-gistrati dal Marussig. Cornmissari apostolici. 1. II reverendissimo don Luca Delmestri arci-diacono. 2. II M. R. D. Comaul, paroco di Gradišča, il quala depose la sua carica I'anno 1659. 3. II M. R. sig. Marcantonio da Gorizia pievano di Camigna, morto il 4 aprile 1684. 4. II M. R. sig. Lodovico Suardi, paroco di Ro-mans, trapassato nel 1689. j 5. L' illustrissimo e reverendissimo sig. Giovann Francesco Miller, nativo da Gorizia, paroco di Lucinico preposito di Albareale, poi veseovo di Trieste, decesso nel 1720. Cancellieri. 1. II M. R. D. Francesco Fabro, cappellano della B Vergine del soccirso in Cormons, che cesso di vivere sulla terra nel 1676. 2. II M. R. D. Giacomo Boroso nalivo da Cervigna-no, morto nel 1694. 3. II M. R. D. Vito Vincenzo Spira, cappellano di S. Vito, che passo a vita migliore 1'anno 1705. Sindaci. Sindaci del monastero di S. Chiara furono i signori Filippo Cosar, Francesco Fabro, Orazio Posarelli, Alfonso Alessio, Leonardo Guala, Antonio Radio ')• Da questo quadro si rileva, che le monache Fran-cescane di Gorizia aveano confessori, cappellani, cornmissari apostolici, cancellieri, sindaci. II confessore, oltre 1'obbligo d'ascoltare le confessioni delle monache, do-vea tenere delle conferenzo ascetiche. II cappellano era tenuto di confessare od ammaestrare nella religione le educande, che viveano in monastero. II commissario facea le veci della santa Sede, scioglieva dubbi, decideva le questioni di minor importanza spettanti alla monastica disciplina, riferiva al Nuuzio apostolico gli affari di mag-gior r lievo, ed eseguiva gli ordini di lui. II cancelliere notava gli atti risguardanti il convento. Finalmente il siniiaco amministrava i beni temporali, raccoglieva i pro-venli e le limosine, custodiva il denar o, e secondo le disposizioni della superiora provvedeva tuttocio ch' era necessario al vilto e vestito delle religiose. P. C. ') Giammaria Marussig: "Gorizia, le sue chiese, le sue cappelle, i suoi conventi ecc.„ CAPITOLO DI DAME in Gorizia. DalP abolizione del monastero di S. Chiara nacque il capitolo delle dame, comunemente dette canonichesse. La nobilta Goriziana risguardava costanlemente il convento delle monache francescane come una proprieta la-sciata in retaggio dai suoi antenati. Lo scopo principale a cui mirarono gli stati Goriziani nel f*re quella pia fon-dazione era di collocare in un sacro ritiro le donzelle deli' ordine palrizio che voleano indossare 1' abito reli-gioso. II monastero fabbricato quasi a spese dei nobili, i beni Ias< iati dai testatori alla libera disposizione degli stati, la legge FR•PE • XV IN • AGR • PE • XVI Fra Visinada ed il Ouieto: D ■ M C O/'// '/////N AE 0 " F//. /////EIN R • PI////70NV llllllllllllllINVS C O NIVGI OPTIMAE V • F RIEMPITUKA. Nell'anno 1842 il litorale (d'allora) contavalapo-polazione di 486500, C fra i quali 3500 militari) rip irtiti in 112275 famiglie, e 66261 čase. L'ainministrazione della finanza costava 580003 finrini, della giustizia 153000, Pamministrazione politica 280000 fa.; la poliz a 15000 fni.; i dicasteri controllanti (contabilita ecc.) 40000; in com-plesso 1068000. La finanza occupava 344 iinpiegati, 71 praticanti, 30 diurnisti, e 1281 commessi; mentre il po-litico aveva 317 iinpiegati, 107 praticanii, 19 diurnisti, 158 serventi; la giustizia aveva 106 impiegati, 47 praticanti, 8 diurnisti, 27 serventi; la poluia 13 impiegati, 8 praticinti, 1 diurnista, 3 serventi. I salariati in atlivita di servigio erano 2600; 447 i pensionati con dispendio di 88300; 310 i provit/ionali con dispendio di 1901)0 fni.; in complesso appartenevano alla classe degli imttiegali e serventi in pubblico servizio regio 3355 persone. Le imposte dirette davano un re idito di 518000 fni., il dazio consumo 578000 fni.; il sale 578000 fni; le tasse 28159, delle quali 15654 venivano dalla giudicatura, 11278 dal-1'amministrazione politica e camerale; 425 erano le tasse tavolari, 348 quelle delle nutifiche, 454 le v«rie. II lotto dava 331,000, la polvere da sparo 105612. Tulto il regno d'11'iria rendeva per tabacco 766000 fiorini, per bolli 317000. In quell' anno (1842) Trieste numerava 370 basti-menti di alto bordo cjn 3958 marinari, 1 1'Istria con 7 marinari, Trieste 72 navigli di grande cabota^gio con 437 marinari, 185 1'Istria con 843 marinari, Trieste 146 di piccolo cabotaggio alle coste austriache con 506 marinari, il resto del litorale 233 con 826 marinari; Trieste 127, il resto del Litorale 35 per la navigazione alle spiaggie della provincia; 665 erano le barche pescareccie con 2451 pescatori. Giacche lo spazio il concede aggiungeremo ancora qualcosa. La misura della tesa viennese, che in tedesco dicono klafter e convenzionale non calcolata sopra unit& di grado, ne sopra altre misure di quadratura in uso. Fu decretato a'tempi di Giuseppe II per coinodila di calcolo che 4000 tese equivalgono ad una lega, che 1600 tese quadrate equivalgouo ad un jugero, per sola comodita di calcolo giacche ne la tesa fu raccorciata per adattarla alla lega, ne la lega abbreviata per farla corrispondere al numero delle tese. Dal che ne sortirono due misura-zioni l'una convenzionale, secondo leghe che devonsi dire austriache, 1'altra piu vera secondo leghe da 15 al grado. Secondo la prima il Litorale misurava in super-ficie di leghe, jugeri e tese 139, 0, 843, Trieste 1, 6, 217, 1'Istria 86,4,698, Gorizia 50,9,928, secondo 1'altra il Litorale misura in leghe e decimali 145,4127, Trieste 1,6955, 1'Istria 90,4042, Gorizia 53,3130. Ouesta seconda misurazione soltanto vale per gli studi di confronto che si volessero instituire, o per la corrispondenza con altre misure.