THEODERICUS - CHRISTUS - SOL NUOVE IPO T E SI SUL MAUSOLEO MARCELLO FAGIOLO U niversità di Roma IL MAUSOLEO COME HEROON, TROPAEUM, SANTO SEPOLCRO* Il m ausoleo che Teoderico si fece costruire, a quanto sem bra, negli ultim i anni della sua vita, rie n tra p erfettam en te nella tradizione dell’heroon classi­ co concepito come tholos, cui s’areno atten u ti pure i gran d i m ausolei nobiliari e im periali. E’ chiara la sua collocazione all’interno del filone del M ausoleo di A licarnasso, dell’Arsinoeion, del m ausoleo di Adriano, e cosi via.* 1 Il tipo dell’ heroon è caratterizzato dall’im pianto centrale e dalla divisio­ ne in due blocchi distinti: il basam ento e il corpo vero e proprio a cui si aggiunge u n terzo elem ento, il fastigio. La p arte basam entale presenta in genere volum etrie sq u ad rate e massiccie, con tendenza al cubo. Il corpo del m ausoleo si distacca spesso volontariam ente dalla p arte sottostante sia per concezione volum etrica che p e r articolazione chiaroscurale di pieni e di vuoti, con im piego frequente di colonnati2 e di decorazioni plastiche. F ra le due p arti c’è lo stesso rapporto che in terco rre tr a una statu a e la sua base, fra il tem pio e lo stilobate. Il fastigio, la p arte più em blem atica e rappresentativa, esprim e non di rado concezioni cosmologiche o più sem plicem ente riflette il c a ra tte re dell’abitazione del defunto, dal tetto m erlato della reggia fino alla sem plice tenda m ilitare.3 * Il te sto della p resen te co m u n ica­ zione, ela b o ra to nel 1965, viene q u i r i ­ proposto senza sostanziali v a ria n ti. L ’ autore, scusandosi p e r la so m m arietà dell’esposizione e p e r la m an can za di u n ag giornam ento bibliografico, si rise rv a di ap p ro fo n d ire u lterio rm en te le nuove ipotesi q u i d elineate o sem plicem ente accennate. 1 S u i ra p p o rti più volte stu d iati, del M ausoleo di Teoderico con la tip o lo ­ gia d ell’fieroon, si vedano da u ltim o le precisazioni di N. B orghero (1965). 2 F o rse la fonte più d ire tta p e r u n loggiato estern o al prim o pian o era il m ausoleo im p eriale p resso S an V itto re a M ilano, tra m a n d a to d a u n a v e d u ta cin ­ q uecentesca (cfr. C. C ecchelli, 1941). 3 Si v eda la »Tomba di A bsalom « a G erusalem m e, esem pio palese del fen o ­ m eno della »pietrificazione«, o tra d u z io ­ ne in p ie tra di elem enti d esu n ti d a te c ­ niche d iv erse (legno, cuoio, ecc.) che appaiono p e rta n to incongrui e senza n e ­ cessità funzionale. Il fenom eno h a u n v alo re psicologico-religioso, com e h a sostenuto il F e rri (1953, 1955), e an ch e v alo re rap p resen tativ o . Com e si p assa dallo xoanon alla sta tu a di p ietra, così si può p a ssa re d a u n a tecn ica a ll’a ltra con la stessa v o lo n tà ra p p re se n ta tiv a e in più, il v a lo re sim bolico d i »p ietrifica­ zione« (nel n o stro caso, si ren d ereb b e etern o il te tto della dim ora o la sem p li­ ce tenda). Fig. 1. Ravenna. Mausoleo di Teoderico, facciata occidentale Sl. 1. Ravena. Teoderikov mavzolej, zahodno pročelje L a particolare collocazione del mausoleo, isolato fuori della città e in prossim ità del m are, ci fa sospettare che la tom ba-m onum entum (»Se autem vivo fecit sibi m onum entum ex lapide quadrato m irae m agnitudinis opus« scrive l’anonimo Valesiano) dovesse costituire anche una sorta d i tropaeum , un segnale ben visibile d alla terra e dal m are, em ergente dalla necropoli dei G oti.4 4 Per citare due esempi, ricordiamo il trofeo di La Turbie (che ha esattamen­ te lo schema di un heroon) e il trofeo di Traiano ad Adamklissi. L’addossamento posteriore di una torre farea su un lato del decagono atte­ sta chiaramente che il Mausoleo era ben visibile dal mare. Fig. 2. R avenna. M ausoleo di Teoderico, fa c c ia ta o rientale SI. 2. R avena. T eoderikov m avzolej, vzhodno pročelje Il m onum ento non doveva lim itarsi ad esaltare l'idea della rom anità ma doveva essere anche un s ig n u m di cristianità, come testim oniano ad esempio le num erose croci dissem inate dappertutto nella p a rte superiore.5 Insomma, l’ideatore del M ausoleo (proponiam o fin da ora l’ipotesi che il program m a sia ispirato da Cassiodoro, l ’onnipresente segretario di Teoderico oltre al m o­ dello classico dell’herooîi doveva avere un m odello cristiano, certam ente costituito dal prototipo p er eccellenza, il Santo Sepolcro di G erusalem m e, nella duplice accezione di tom ba di Cristo e di chiesa (1’Anastasis).0 In p ar- Fig. 3. G erusalem m e. S an to Sepolcro (restituzione della p lan im etria costantiniana) SI. 3. Jeruzalem , Božji grob (rekonstrukcija kon- stan tin ijan sk eg a tlorisa) Fig. 4. C ostantinopoli. B asilica dei SS. A postoli (restituzione del Sotiriou). O ltre il presbiterio è il m ausoleo circolare di C ostantino SI. 4. C arig rad . B azilika apostolov (rek o n stru k ­ cija: Sotiriou). Z a p rezb iterijem je okrogli K on­ stan tin o v m avzolej A lla scelta del luogo co n trib u ì anche il risp etto p e r la legge delle X II tavole, rip ris tin a ta proprio d a Teodorico, che p roibiva la sepoltura in città. C’erano anche esigenze p ratiche, connesse al tra sp o rto delle p ietre v ia-m are. R icor­ diam o che il m onum ento è tu tto di cal­ care ip p uritico, pro v en ien te dalle scogli­ ere d ’Istria, o — com e sem b ra più p ro ­ babile — d alla D alm azia. G li scavi del 1844 e dello H eyden- reich h an n o po rtato al rin v en im en to , nella necropoli, di tom be gotiche senza traccie di sepolture anteriori. 5 Secondo le più atten d ib ili ric o stru ­ zioni, an ch e sulla som m ità d el m onolite doveva v e n ir collocata u n a croce o ch ris- m on. N on ci sem bra però possibile esclu ­ d ere l’e v e n tu a lità che vi fosse invece, secondo la tradizione degli heroa, u n a sta tu a del sovrano, poi rovesciata in sie­ m e al sarcofago. P er u n a sim biosi di R om a e C ristianesim o, si possono ric o r­ d a re le iscrizioni su u n m edaglione di Teoderico p ro v en ien te da S enigallia: »Rex T heodericus pius princeps« e »Vic­ to r gentium «. c P er le vicende co stru ttiv e e la ricostruzione dell’im pianto del S anto Sepolcro, si v ed a da ultim o P. T estini, L ’A nastasis a lla luce delle recenti in ­ dagini, in O riens A n tiq u u s (1964) pp. 263—92. Fig. 5. M arie al sepolcro e R esurrezione di C risto (M ünchen, B ayerisches N atio n al M useum ) Sl. 5. M arije ob grobu in K ristusovo v sta je n je (M ünchen, B ayerisches N ationalm useum ) ticolare, p er la fortuna delTA nastasis a R avenna, b asterà ricordare che tu tte e due le cattedrali erano dedicate alla R esurrezione (Hagia Anastasis). Il Santo Sepolcro più che un modello architettonico era un prototipo sim ­ bolico che in effetti fu capostipite di u n a serie di copie quanto m ai v arie e complesse in tu tto l’arco della cultura occidentale e non soltanto nel tardo antico. V edrem o che nel medioevo, come ha scritto il K rautheim er, l’arch i­ tetto di u n a di queste copie non intendeva im itare il prototipo m a riprodurlo »typice« e »figuraliter«, come ricordo del luogo venerato e sim ultaneam ente come simbolo della salvazione prom essa.7 Del resto, tutto il filone culturale neoplatonico (da Plotino a Proclo allo Pseudo-Dionigi) interpretava il sim ­ bolo come em anazione o reincarnazione della realtà trascendente sim boleg­ giata, con la prerogativa di p oteri mistici e soterici. Il M ausoleo com unque non doveva essere tan to una copia dell’Anastasis, quanto della tom ba vera e p ro p ria di Cristo; né doveva essere necessariam en­ te u n a copia perfetta, potendo benissimo essere m ediata dalla iconografia pittorica e scultorea o da a ltre »riproduzioni« del Santo Sepolcro. L’iconogra­ fia, si badi bene, raffigurava la tom ba di Cristo come un tem pietto (si veda il mosaico di S. A pollinare Nuovo con le Marie al sepolcro), m a più frequen­ tem ente come un heroon in m iniatura (si veda l’avorio del Bayerischen N atio­ nal M useum di M ünchen con Le marie al sepolcro e la Resurrezione). Non è escluso peraltro che il M ausoleo almeno idealm ente possa fondere i due tem i della tom ba e della chiesa, come la più tard a rotonda del S. Sepolcro nel Duomo di A quileia.8 Il Santo Sepolcro, sistem ato sotto Costantino, sem bra avere proprio in quel tem po una notevole influenza sui m ausolei im periali. Non a caso insi­ stiam o su Costantino, che poteva essere benissimo a nostro avviso un m odello p er la politica teodericiana. Teoderico, infatti, può essere considerato un vero e proprio Costantino gotico. Come Costantino, vive a lungo nei B alcani; è alla corte dell’im pero d ’oriente (prim a è ostaggio per ben dieci an n i a Bisanzio, dove riceve anche una buona educazione; poi arriva a farsi ad o tta­ re come figlio da Zenone); ha alternative di lotte e di tregue con l’im pero; conquista dal nord l’Italia; interferisce nella politica ecclesiastica; si crea una nuova Roma in un regim e di pace e tolleranza religiosa, considerandosi p raticam ente capo del »R om anum Im perium «, rex se non imperator. U na iscrizione lo saluta »Victor ac triu m p h ato r sem per Augustus«; sotto di lui, come al tem po im periale, »plurim ae renovantur urbes, m unitissim a castella conduntur, consurgunt adm iranda palatia, m agnisque eius operibus antiqua m iracula superantur«.9 La corte di R avenna è u n a copia della bizantina, come 7 R. K rau th eim er, In tro d u ctio n to an Ico n o g rap h y of m edioeval A rch itectu ­ re, in J o u r n a l o f th e W a r b u r g a n d C o u r ta u ld I n s titu te s (1942). 8 L a rotonda di A quileia, rico rd ata p er la p rim a volta n el 1077, h a u n a co­ p e rtu ra conica so rre tta da tre d ic i colon­ nine (allu d en ti forse a C risto e agli apo­ stoli). D a n o tare so p ra ttu tto l’arcosolio co n ten en te u n loculo-cenotafio n el cui coperchio si trovano tre fo ri circolari, coincidenti con u n a an tica descrizione del Santo Sepolcro di G erusalem m e (che aveva ap p u n to n ella la stra d i m arm o del loculo tre incavature). L ’arcosolio è in qualche m odo d a accostare alla »scarsel­ la« del M ausoleo di Teoderico. P er la ro ­ to n d a si ved an o : P. L. Z ovatto, Il S an to Sepolcro di A quileia e la s tru ttu ra del S anto Sepolcro di G erusalem m e, in P a l­ la d io (1956), pp. 31—40; G. B rusin, A q u i­ le ia e G r a d o (Padova 1964) pp. 66— 70. 9 C assiodoro, C h ro n ic a , in M o n . G e rm . H is t., X I, p. 160. Teoderico stesso fa scrivere all’im peratore A nastasio: »Regnum nostrum im i­ tatio v e stra est«.le M a ritornando alla diffusione del tipo del S anto Sepolcro, citiam o due esem pi illu stri: il m ausoleo di S an ta Costanza a R om a e il m ausoleo di Co­ stantino annesso all’ A postoleion di C ostantinopoli, forse a im itazione del Santo Sepolcro (cioè oltre l’abside, oltre il punto più sacro della chiesa e non in posizione laterale come e ra consuetudine).1 0 1 1 Intorno- alla sua tom ba C ostan­ tino fa disporre dodici cenotafi coi nom i degli apostoli, e la stessa disposizione del m ausoleo nei confronti d ella chiesa (l’Apostoleion) testim onia il predom i­ nio d ell’im peratore, u n nuovo C risto, sugli apostoli. P e r u n a singolare coinci­ denza, la lista dei dodici nom i del mausoleo di Teoderico è pressoché identica a q u ella dell’ A postoleion;1 2 e il circolo si chiude se pensiam o che pure nel- l ’A nastasis intorno alla tom ba di Cristo erano dodici cra te ri d’argento coi nom i degli apostoli. C’è poi un elem ento che avvicina la sepoltura di Costantino e della sua fam iglia (Costanza, Elena) e quella di Teodorico: la scelta di u n sarcofago porfireo, del tu tto eccezionale a R avenna dove era di consuetudine il m arm o.1 3 Supponiam o anzi che l’im piego del porfido sia stato im posto come clausola vincolante, trascurando il fa tto che le botteghe artistich e non producevano più n ien te di simile: si dovette perciò ricorrere a u n a vasca balneare rom ana, apparentem ente poco ad atta a u n re cristiano, anche se san t’Am brogio consi­ gliava u n sim ile »porphyreticum lab ru m pulcherrim um « per la sepoltura di V alentiniano II. S em bra dunque possibile in stitu ire un confronto a tre: Cristo, C ostan­ tino, Teoderico. A p arte alcuni determ inanti atteggiam enti esteriori (Teoderico aveva sem pre intorno a sé dodici compagni, secondo l’esempio degli im pera­ tori bizantini a p a rtire da Costantino), Teoderico appare alla stregua di C ostantino un nuovo »C hristus rex«, con lo stesso ruolo messianico. Se C ostan­ tino e ra D efensor C hristianitatis, Teoderico vuole essere Defensor G othorum cercando p er tu tta la v ita di costituire una »internazionale« dei popoli b a rb a ­ rici (arrivò ad essere in p ratica il capo di una grande confederazione, attrav erso una fitta rete di alleanze e di paren tele con Visigoti, B urgundi, V andali, T uringi, Franchi, E ruli),1 4 oltre a porsi come arbitro in fatto di religione (come C ostantino, Teoderico, potè convocare concilii, arrogandosi per di più la facoltà di accusare e giudicare un papa, Simmaco, e di con trib u ire alla elezione di 1 0 C assiodoro, V ariae. L a le tte ra è del 508 ca. 1 1 II M ausoleo fu poi a lte ra to dal figlio C ostanzo e tra sfo rm a to in tom ba d in astica con l’elim inazione d ei cenotafi degli apostoli. P e r ric o rd a re esem pi analoghi, lo n ­ tan i n e l tem po, citiam o le cappelle reali inglesi del »gotico perpendicolare«, il com plesso delle cappelle di S ain t-D en is, la C ap p ella dei P rin cip i presso S a n L o­ renzo a F irenze, e la cappella dei B o r­ bone a Parigi. 1 2 V edi A. M. S chneider (1941). 1 3 M olti storici an tich i d u b itaro n o della p e rtin e n z a della vasca (il R asponi, 1766, si b asa su l fa tto che l’u rn a n o n h a né iscrizioni n é fori sull’orlo- p er assicu ­ ra re il coperchio). P e r notizie più am pie rim an d iam o a G. G erola (1914). 1 4 N egli u ltim i an n i del regno m olte alleanze si in fran sero , m a il dom inio di Teoderico si allargò con la conquista della P ro v en za (509) e con la reggenza della Spagna. Felice IV.)1 5 Se la leggenda cristiana fece di'T eoderico un terribile anticristo, la leggenda nibelungica lo idealizzò viceversa in u n a sorta di Messia ariano­ gotico, eroe e giudice suprem o. Dobbiam o ora accennare a una affinità del M ausoleo con i battisteri ra ­ vennati, in particolare quello degli Ortodossi. M olto sono le analogie tr a i due m onum enti. La composizione per form e geom etriche pure: l’ottagono, il circolo, la croce (accennata nel battistero dalle qu attro absidi). Una crux gem ­ m ata circondata dai dodici apostoli trionfa al centro delle due cupole.1 6 Come nel M ausoleo, anche nel b attistero è presente una loggia, sia pure finta (ed ha 24 colonnine, proprio come nella più attendibile ricostruzione della loggia esterna del Mausoleo), con u n ritm o alterno di curve maggiori e m inori, di tim pani curvi e triangolari. Le conchiglie, uno dei leit-m otiven del battistero, seno anche l’unica decorazione della cella inferiore teodoriciana. Il ringros- sam ento circolare al centro della cupola m onolitica corrisponde al disco di pomice nera, rilevato all’esterno, che conclude la stru ttu ra m uraria del b a tti­ stero. Ci si può chiedere quale legam e possa esistere tra un mausoleo e un battistero. La risposta si ottiene solam ente rovesciando i term ini del pro b le­ ma, e cercando il legam e tra b attisteri e mausolei. Non a caso i b attisteri cristiani derivano in pianta da una form a freq u en te di mausoleo (Spalato, Magonza, San V ittore a Milano), bensì a causa della doppia vicenda di m orte e resurrezione connessa alla funzione stessa del battistero. Col battesim o m uore l’uomo vecchio e risorge in C risto l’uom o nuovo. Scrive san Paolo: »Fum m o sepolti con lui, m ediante il battesim o, affinché, come il C risto è risorto da m orte .. ,«1 7 V edrem o poi battisteri, so prattutto quello di Pisa, rical­ care fedelm ente lo schem a del Santo Sepolcro. A sua volta il Santo Sepolcro, mausoleo princeps, è connesso con la Re­ surrezione (la basilica dell’Anastasis); connessione conferm ata ad esempio, a livello di immagine, nel già ricordato avorio di M ünchen col Sepolcro e la Resurrezione di Cristo, che sem bra derivare iconograficam ente da scene di assunzione in cielo dell’im peratore (ricordiam o ad esempio una m oneta con C ostantino assunto in cielo dalla mano di Dio). LE FASI COSTRUTTIVE E LA RESTITUZIONE DEL PROGETTO ORIGINARIO I dubbi e i problem i sul Mausoleo cominciano ad d irittu ra a proposito del­ l’epoca di costruzione (anticipata fino al periodo tardo-rom ano) e della naziona­ lità del suo architetto (romano, goto, siriaco, dalm ata). 1 5 V edi G. B. Piccoti, O sservazioni su alcu n i p u n ti della politica religiosa di Teodorico, in I G o ti in O c c id e n te (Spole­ to 1956) pp. 173—226. 1 6 D a n o tare la ra rità iconografica della croce gem m ata nelle m an i del B at­ tista. Q uesta p arte del m osaico a p p a rtie ­ ne q u asi p er intero a un resta u ro del K ibel, m a la presenza della croce è si­ cura. 1 7 Si v ed a a questo proposito il fo n ­ d am en tale studio, citato, del K ra u th e i- m er, e da ultim o M. M irabella R oberti, L a c a tte d r a le a n tic a d i M ila n o e il su o b a ttis te r o , in A r te L o m b a r d a I, (1963) p. 94. L a tesi della rom anità del M ausoleo fu form ulata nel ’700 dal gesuita A. R ubbi (1766) e ripresa più am piam ente da R. Rasponi (1766), il quale escluse a d d irittu ra che Teoderico fosse m ai stato qui sepolto. Le argom entazioni, piuttosto ingenue e viziate, riflettevano una reale esigenza critica. P iù recente­ m ente il CecchelH (1956) è to rn ato a prospettare l’ipotesi che gli arch itetti di Teoderico avessero rim aneggiato un m onum ento preesistente, abolendo fra l’altro il loggiato e aggiungendo la »scarsella«. Nella »rielaborazione tu m u ltu ­ aria della p arte superiore« sarebbero interv en u te m aestranze barbariche? F ra l’altro, si potrebbe dire che questa nuova prospettiva non contrasterebbe affatto con l’idea teodericiana di »innestare« il ram o gotico sul ceppo rom ano. Si aggiunge l’eccezionaiità dell’uso della p ietra a R avenna, nelle cui fabbriche dom ina il laterizio. M a non possiamo escludere che alm eno il »Pa­ latium « di Teoderico (di cui re sta ricordo nel mosaico di S ant’A pollinare N uo­ vo)1 8 fosse costruito in pietra, a im itazione forse del palazzo di Diocleziano a Spalato. A nche la perfezione assoluta dell’apparecchio lapideo non è affatto inam ­ m issibile p er il VI secolo, e poi non vediam o alcun salto di tecnica tra la p arte in ferio re e la superiore che certo appartiene al periodo teodericiano (sì vedano gli incastri di p ietre n ella »scarsella«, da talu n i riten u ta a d d irittu ra posteriore a Teoderico; si veda l’accurato intaglio delle finestre). Le incertezze e le debolezze dell’u ltim a p arte si possono se m ai spiegare con periodo di con­ fusione e pentim enti costruttivi, e forse anche con un cam biam ento di m ae­ stranze. P e r concludere, non abbiam o in questa fase dati oggettivi pro o contro la ro m an ità del M ausoleo in u n a sua presu n ta prim a fase costruttiva. L ’architetto era certam ente a conoscenza dell’a rch itettu ra balcanica e siriaca come dim ostrano m olti partico lari della costruzione. L a bi- e trd-segm entatura dei conci, che raggiunge u n a com plessità unica, è presen te in Siria e D alm azia e anche in altri episodi occidentali (anfitea­ tro di S abratha, arco di A ugusto a Orange, ponti rom ani in Spagna sui fium i Salado e Pedroches, ecc.). L ’intaglio della porta, superiore più che dalm ata ci sem bra siriaco (si veda so p rattu tto il portale del battistero di Babiska). L ’im pianto a due celle sovrapposte ha precedenti oltre che a Roma in S iria (si veda il m ausoleo cristiano di Hass, con cella inferiore a croce).1 9 Il cosiddetto »profilo siriaco« del cornicione superiore si spiega forse m eglio con la »pietrificazione« di un elem ento desunto dalla tecnica lignea.2 0 D’a ltra p a rte la tecnica della grande pietra era com une, oltre che in Siria, nell’Italia settentrionale, n ella F rancia M eridionale (ricordiam o la conquista 1 8 Si v ed a lo schem a ric o stru ttiv o di E. D yggve, R av en n atu m P a la tiu m S a­ crum : la b asilica ip e tra le p e r cerim onie, in D e t K g l. D a n sk e V id e n s k a b e r n e s S e l- s k a b . A r c h .- K u n s th is t. M e d d e lls e n (1941). 1 9 C fr. D e Vogüe, S y r ie c e n tr a le , voi. II, p. 21. P e r l’organism o a d u e celle so v rap ­ poste, il M ausoleo si inserisce com unque nella trad izio n e fu n e ra ria rom ana. Il De A ngelis D ’O ssat (1962) tro v a i p u n ti di riferim en to più vicini nel m ausoleo di S palato e n e lla tom ba di U m m idia Q ua- d ra tilla a C asinum . L ’abolizione della cella in ferio re (che di regola non è la fu n eraria) e ra se m ai connessa al d esi­ derio di collegare il m ausoleo a u n a chiesa, com e n el caso di C ostantino, E lena, C ostanza. 2 0 V edi A. H au p t (1913) e S. F e rri (1953). della Provenza da parte di Teoderico), in Istria e in Dalmazia. Per quanto rig u ard a l’influenza dei m odi della carpenteria, si può vedere il caratteristico incastro delle tre p arti che compongono il portale superiore. B alcanico ci sem bra infine un m otivo discusso, quello delle finestrelle nel fascione superiore con un archetto fra due piccoli tra tti rettilinei. Il motivo, che è stato definito »barbarico« o datato ad d irittu ra ad età m olto po­ steriore, ci sem bra da ricondurre invece a incorniciature dell’am biente balca­ nico, come si può vedere in u n a grande stele rom ana di Poetovio.2 1 G li influssi siriaci si possono com unque spiegare benissimo anche e so p rat­ tutto in u n architetto dalm ata, dato che in tale regione si fondevano correnti classiche e correnti orientali. Il palazzo di Spalato (e in particolare la »P orta A urea« e il Mausoleo di Diocleziano) costituì senza dubbio un m odello per la progettazione generale e p er la tecnica costruttiva.2 2 Non bisogna dim enti­ care, a p arte la facilità degli scambi via-m are con la Dalmazia (e anche con l’Istria, che faceva p arte del dominio ostrogoto), il lungo soggiorno di Teoderico nei paesi balcanici (472—88) e la estenuante g u erra contro l'im pero p e r la conquista di Sirm ium (504— 10). L a p arte basam entale è costruita con tecniche e forme profondam ente classiche, giustificando i seri dubbi sulla pertinenza al periodo gotico. L’assoluta m ancanza di iscrizioni, simboli, decorazioni (a eccezione delle quattro conchi­ glie) contribuisce a rendere insolubile il problem a. Solo più avanti, dopo una verifica della u n itarietà e concordanza di tu tte le p a rti (a prescindere da even tu ­ ali diverse fasi progettuali) e della rispondenza a un piano simbolico e concet­ tuale di ispirazione cristiana, solo più avanti il basam ento ci apparirà p e rfe tta ­ m ente inquadrato in tutto il contesto. Sia le arcate cieche che la cripta a croce hanno precedenti rom ani, m a non contrastano evidentem ente con l’am biente ravennate cristiano. R icordia­ mo u n mausoleo rilevato dal B ram antino (disegno a Milano, Biblioteca A m ­ brosiana) che ha u n a sim ile p ianta stellare determ inata dalla serie di nicchie sul perim etro esterno; m a le affinità si precisano meglio in un altro m ausoleo, presso Capua, che p resentava arcate cieche in entram bi gli ordini.2 3 Com unque il m otivo delle arcate cieche, sia pure inteso in chiave pittorica e non plastica, è frequente anche a R avenna (ad esempio nel M ausoleo di Galla Placidia e nella catted rale degli Ariani). Se è vero poi che la crip ta crociata è un motivo classi­ co di origine etrusca e freq u en te nei mausolei rom ani,2 4 è anche vero che nel m ausoleo di Galla Placidia e nella Cappella Arcivescovile ha sicuram ente un significato cristiano. Il piano superiore p resenta evidenti tracce di incom piutezza nelle incassa­ tu re che si susseguono al disopra delle porte cieche.2 5 Dal ’500 alm eno ci sono 2 1 C fr. S. F erri, A rte rom ana sul Da­ nubio (1933) figg. 182—83. 2 2 C ondividiam o, a questo proposito, le argom entazioni di G. D e A ngelis D ’ O ssat (1962). 23 D el m ausoleo rim angono notevoli ru d e ri e u n disegno di G iuliano d a S an - gallo (Roma, B iblioteca V aticana). Il m ausoleo aveva 18 la ti nel p rim o ordine e 14 n el secondo. 2 4 C fr. G. De A ngelis D’O ssat (1962, p. 115). 2 5 S o lam en te il D urm (1906) ritie n e p o sterio ri le incassature, supponendo tu t­ to liscio in origine il decagono superiore. Sono an co ra presen ti in situ alcune m ensole, il cui profilo p erò è di tip o a p ­ p aren tem en te più tardo, e anche la calce è d iv ersa d al resto del M ausoleo. V edi G .G uberti (1952). Fig. 6. R avenna, restitu zio n e d el loggiato esterno, secondo il De A ngelis D ’O ssat SI. 6. R avena, re k o n s tru k c ija zu n an jeg a obokanega h o d n ik a n a m avzo­ le ju (po: De A ngelis D’O ssat) stati te n ta tiv i grafici di ricostruzione del progetto originario, a p a rtie dal disegno d i Giuliano da Sangallo (nel Libro romano degli schizzi) che p resen ta u n a archeggiatura pensile so rre tta da piccole m ensole; a p artire dal ’700, poi, si sono avvicendati gli studi p e r la restituzione di u n loggiato, con num erose v arian ti.2 6 2 6 P e r il disegno di G iuliano d a S an ­ gallo cfr. C. H uelsen, Il libro di G iulia­ no da Sangallo (Leipzig 1910) p. 54. P e r u n a e sau rien te ra sse g n a degli stu d i ric o stru ttiv i rim an d iam o a G. B o­ v in i (1959). Si può aggiungere la rico ­ struzione n o n n o ta agli studiosi, d el S e- ro u x D’A g in co u rt (1923). Solo tre di queste ricostruzioni però (Haupt, Schulz, De Angelis D’Ossat) tengono conto esattam ente della form a delle incassature: arcuate sopra le porte, e trapezoidali in corrispondenza degli spigoli. Lo H aupt (1907—8) delinea una archeggiatura pensile, so rretta da mensole, con un elaborato tracciato di archi, trapezi, colonnine.2 7 Lo Schulz (1907—8) propone una serie di doppie arcate- edicole p er contenere eventuali statue, e adatta ai trapezi alti acroterii ai lati Fig. 7. B uddha e storie della su a vita (rilievo del G andhara). Da n o ta re la successione di archi e a p e rtu re t r a ­ pezoidali SI. 7. B uda in zgodbe ie njegovega živ ljen ja (relief iz G andhare). P o zo r­ nost v zb u ja zaporedje lokov in tr a - pezoidalne odprtine delle edicole. 2 8 La ricostruzione del De Angelis D ’Ossat (1961) è finora la più coerente e argom entata, con la loggetta circolare ad archi e trapezi che avrebbe anche la funzione di m ediare il passaggio dal decagono di base al cilindro della p arte term inale. La loggia è ricostruita per mezzo di tu tti gli elem enti a dispozione (tra cui i fori p e r i tira n ti degli archi), e si interpretano co rretta- m ente i due com plicati incassi sim m etrici ai lati del portale, e la m odanatura a 2 7 A sostegno d ella sua tesi lo H aupt citava, a torto, gli p seu d o -arch i trap ezo ­ idali d el B attistero degli O rtodossi e del dittico con II poeta e la sua M usa a M onza (che sono in re a ltà te n ta tiv i di resa prospettica), ignorando il più valido p reced en te del dittico di S tilico n e e S e ­ re n a che h a proprio colonnine ai la ti delle a p e rtu re a trapezio. L a rico stru zio ­ n e dell’H au p t, ab b an d o n ata nel volum e d el 1913, si b asava essenzialm ente sul confronto con fram m enti decorativi del V I secolo. 28 p e r ie coppie isolate di a rc h i lo Schulz cita la P o rta d ’O ro di G e ru sa ­ lem m e; m e n tre ricollega le statu e en tro edicole a u n tipo di sarcofagi rav en n ati. colonnine negli spigoli della »scarsella« (le colonnine, di diam etro p eraltro troppo esiguo, vengono fatte rie n tra re nel giro della loggia). T u tte le ricostruzioni poggiano sulla convinzione, a nostro avviso a rb itra ­ ria o alm eno non dim ostrabile, che il loggiato fosse stato realizzato o che, com unque, rientrasse in un progetto unitario, dal decagono di base alla coper­ tu ra m onolitica. A sostegno di questa idea gli storici del ’700 ricordano la p re­ senza di fram m enti di colonne e di tracce di fori destin ati ai perni nel pavi- Fig. 8. R avenna, restitu zio n e d e l De A ngelis D’O ssat (A) e v a ria n ti d a noi a p p o rta te (B) con l’ipotesi d i u n loggiato a v en ti lati, risa le n te a u n a p rim a fase p ro g ettu ale SI. 8. R avena. R ek o n stru k cija m av zo leja: De A ngelis D ’O ssat (A) in n a še v a ria n te (B) z dom n ev o o od p rtem ob okanem h o d n ik u z d v ajsetim i stra n ic a m i po enem od p rv o t­ n ih n ačrto v Fig. 9. R avenna, il M ausoleo fino al p u n to d ell’in terru zio n e dei lavori in seguito a cam biam ento p ro g ettu ale SI. 9. R avena, m avzolej do časa p rek in itv e g rad b en ih del zaradi sprem em be n a č rta m ento del deam bulatorio.2 9 Ma, come ha dim ostrato il G uberti (1952), la p ia tta ­ form a su cui erano apparse queste tracce era fru tto di un rim aneggiam ento, forse seicentesco, ed era sta ta ulteriorm ente a lte ra ta all’inizio dell’O ttocento.3 0 2 9 C’è però u n disaccordo su l num ero di q u este colonne. P e r il V an d elli (1754) sareb b ero 30, m en tre p e r il G inanni (1765) e il R asponi (1766) sa re b b e ro 19. F ra l’altro, le colonne erano di m ateriale diverso d a l calcare d el M ausoleo, e di d iam etro d iffferen te tr a d i loro. A nche il De A ngelis D ’O ssat (1961) ritie n e eseguita la loggia (sia p u re alla fine d ei lav o ri re la tiv i alla posa del m o­ nolite) in b ase alla precisione degli in ­ cassi — alcu n i eseguiti fu o ri o p era e a l­ tri in s itu — e anche a cau sa del lungo lasso di tem po a dispozicione di Teode- rico e dei suoi succissori goti p e r il com ­ p le ta m e n to del M ausoleo. L ’a u to re p re ­ sta fede alle notizie settecentesche (in p artico lare, q uella del V andelli: »due co­ lonnine q u asi continue eran o collocate n el sito in ciascun angolo, ed u n ’a ltra nel mezzo a p p u n to di ciascun lato«) m a col­ loca in m odo difform e le colonne, con­ trad d icen d o la testim onianza del »quasi continue«. 3 0 II G u b erti si base sulle an tich e raffig u razio n i del M ausoleo che ignorano lo stra to su p erio re della p ia tta fo rm a con la cara tte ristic a m o d an atu ra ag g et­ ta n te che ap p are nelle illu strazio n i se t­ tecentesche. Inoltre, se fo ri e fram m e n ti d i colonne fossero sta ti effettiv am en te visibili, n o n sarebbero certo sfuggiti agli A prescindere n atu ralm en te dalle parti che possono essere sta te asportate (suppellettile interna, eventuali sculture ed elem enti architettonici esterni), il M ausoleo è sicuram ente incom piuto come attestano la soluzione di ripiego della decorazione della cupola circolare (in cui la croce di stuco è un surrogato, fra l’altro parziale, di u n a grande composizione quasi certam ente m usiva) e il non­ finito delle due m ensole con le conchiglie appena abbozzate ai lati dell’ingresso della c rip ta crociata.3 1 - Si p o trebbe pertanto supporre che al m om ento della posa del fascione già si fosse rinunciato alla loggia, in vista di u n nuovo com ­ p letam ento della p arte superiore. N on è da escludere che il piano iniziale prevedesse un edificio decagonale fino alla copertura; 3 2 poi, n el corso dei lavori, sarebbe sopravvenuto un p en ti­ m ento dovuto certam ente a ragioni di carattere estetico o concettuale e non a fa tto ri p ratici come il reperim ento del m onolite. Q uest’ultim a teoria è stata av an zata sulla base della testim onianza dell’ anonim o V alesiano: Teoderico »inquisivit« il grande m asso (il che presuppone u n a lunga ricerca); ma, una volta tro v ato il m onolite, lo si sarebbe benissim o potuto tagliare a decagono, senza dover m utare tu tta la form a del Mausoleo. E, poi, perchè Teoderico e il suo arch itetto lo avrebbero fatto cercare se non p er tagliarlo in quel modo, ad espressione di una nuova idea? In altri term ini, fino al punto dell’ interruzione il M ausoleo è p erfettam ente ortodosso rispetto ai canoni classici e non può che postulare una copertura in m u ratu ra; l’im piego del m onolite (che, anche secondo la testim onianza dell’anonim o Valesiano, sem brerebbe escogitato suc­ cessivam ente alla costruzione del Mausoleo 3 3 ) com porta una violenta contraddi- a tte n tissim i riliev i di A ntonio da S an - gallo il G iovane e d ella sua cerch ia agli U ffizi (pubblicati d al D e A ngelis D ’O ssat, 1962). In effetti, però, come h a chiarito il D e A ngelis D’O ssat, m anca tu tto un fila re di p ie tre alla c o p ertu ra del cam - m inatoio. 3 1 II D e A ngelis D ’O ssat (1962, p. 95) ritie n e invece che qu este m ensole fossero s ta te com piute e poi ab rase in seguito a lla »dam natio m em oriae« di T eoderico, n e ll’in tenzione di elim in are o rn a ti o sim ­ b o li teo d erician i o fo rse arian i. »D ifatti, in q u e sti blocchi, la p a rte d e stin a ta alla d ecorazione ap p are di m in o r v o lu m e ri­ sp e tto agli integri, e no n viceversa«. Sì tr a tta p erò di u n a svista, d ato che in v e­ ce lo spessore della decorazione è quasi d o p p io (e quindi an co ra da scalpellare) risp e tto alle m ensole finite. 3 2 L ’ipotesi è s ta ta a v a n z a ta dal F ie c h te r (1937), il q u ale d elin ea p erò un edificio troppo p esante, con u n a m assic­ cia loggia a bifo re che non tie n e conto deg li incassi negli spigoli d el decagono. In fa v o re d’u n loggiato di q u esto tipo c’è il fa tto che esso avreb b e co stitu ito u n a m a ssa a co n traffo rte dell’e v en tu a le cu­ p o la in m u ra tu ra . Se, com e è probabile, d a lla p rim a idea si passò a ll’a ttu a le m o­ nolite, si g iustificherebbe l’elim inazione d el loggiato, d ivenuto in u tile d al p u n to di v ista stru ttu ra le . L a co p ertu ra m ono­ litica, in fatti, esercita u n a p ressione v e r­ so il basso, senza fo rti sp in te laterali. Il F iech ter ritie n e che tu tto il fascio­ ne, a eccezione del tra tto a conci seg­ m e n ta ti (arco di scarico d el portale), a p ­ p a rten g a a u n a seconda fase pro g ettu ale, e di idea no n dissim ile è il C ecchelli (1956). N otiam o che il suddetto arco di scarico è asim m etrico, sporgendo nella p a rte d e stra m olto di più che a sin istra. 3 3 L a fra se »et sax u m in g en tem quem su p erp o n eret inquisivit« è m essa in fo rte riliev o quasi a in d icare u n a ope­ razione successiva e ugualm en te im p o r­ ta n te risp e tto alla costruzione d el »mo­ n u m en tu m ex lapide q u ad rato m irae m a g n itu d in is opus«. N on si tr a tta cioè, a nostro avviso, di u n a no rm ale o p era­ zione di rep erim en to di m ateriale, la quale, se fosse av v en u ta co n tem p o ra­ n eam en te a ll’inizio della costruzione, sarebbe s ta ta d escritta sin tatticam en te con u n a proposizione d ip en d en te (del tip o : »cum saxo ingente superposito«) e n o n con u n a proposizione p rin cip ale col­ leg ata d alla congiunzione »et«. 7 A rheološki v e stn ik 97 zione alla tecnica rom ana, e la contraddizione stru ttu rale porta con sé una contraddizione form ale o alm eno una evoluzione dal prism a decagonale al corpo cilindrico term inale.3 4 Inoltre la zona cilindrica non è soltanto elem ento medio tra le due form e m a anche fra due idee diverse che però, come ved re­ mo più tardi, sono sostanzialm ente affini. A p arte la funzione di collegamento col m onolite circolare (e potenzial­ m ente dodecagonale, a causa dele dodici mensole) il cilindro rispecchia anche più im m ediatam ente e rib alta verso l’esterno l’invaso cilindrico della cella superiore, contrariam ente all’uso ravennate (forse di origine siriaca) di m asche­ rare l’interno con un andam ento poligonale all’estem o (si vedano le absidi delle chiese).3 5 D ’altra parte, non m ancano a R avenna episodi di pentim enti progettuali avvenuti durante il corso dei lavori, come testim oniano ad esempio le fin estre chiuse e riem pite di m u ratu ra sul fianco del mausoleo di G alla P la- cidia, e lo sfasam ento dell’abside di San G iovanni Evangelista in cui si nota un analogo passaggio da u n a form a poligonale a u n ’altra m aggiorm ente ten ­ dente al circolo.3 6 Si allontana pertanto la possibilità di ricostruire con sufficiente approssi­ m azione il progetto originario del Mausoleo. Il De Angelis D’Ossat ha il m eri­ to di aver risolto i problem i relativ i agli incassi, con la più che legittim a resti­ tuzione dei varchi trapezoidali,3 7 e di aver fissato il mistico num ero di 24 per le colonnine della loggia. L a sua ricostruzione non può essere però considerata definitiva, ed è anzi a nostro avviso suscettibile di due varianti. P rim a: un arcone a inquadram ento della porta della cella superiore, riecheggiante in qualche modo il suggerim ento del cornicione che scavalca la porta inferiore; non ci sem bra in fatti convincente l'arresto della loggia ai lati della porta, m en­ tre il notevole rafforzam ento dei sostegni estrem i si spiegherebbe abbastanza bene con l’esigenza di sovrapporre un arcone di coronam ento.3 8 Seconda: un 3 4 Con l’avvento del m onolite fu p u ­ re possibile assottigliare notevolm ente le p a re ti. Il restrin g im en to è m asch era­ to m u siv am en te d al prim o fascione cir­ colare e d al grande cornicione. 3 5 II cilindro esterno doveva p e rta n ­ to co stitu ire u n a eccezione a R avenna, an ticip an d o i cilindri in laterizio del San V itale e i m olto più ta rd i cam panili esarcali. P e r la sovrapposizione di u n corpo cilindrico a u n basam ento poligonale si può ric o rd a re il B attistero d el F réjus. 3 6 L a p a rte inferiore d ell’abside ha sette la ti e le im pron te di tr e finestre, m en tre la superiore passa a nove lati con u n a loggetta di sette fin estre. Si è p ensato a u n pentim ento n el corso dei lavori, forse p er d a re m aggiore luce al p resb iterio , così com e u n a ltro p e n ti­ m en to aveva determ in ato ra g g iu n ta di due cam pate (fino a rag g iu n g ere il n u ­ m ero sim bolico di 24 colonne). A ltri sfasam enti verticali, a R av en ­ na, si possono n o ta re nelle due chiese teodericiane, l’»A nastasis G othorum « e S. A pollinare Nuovo, che p resen tan o sui fianchi u n infittim ento delle fin estre n e l­ la zona su p erio re rispetto alla zona in fe­ riore o viceversa, con passaggi d a 9 a 8, e da 9 a 13. 3 7 N on perm angono dubbi su lla le ­ g ittim ità di ta li ap ertu re dopo i n u m e­ rosi esem pi p o rta ti dal De A ngelis D’O s­ sat. Si p o treb b ero inoltre citare esem pi orien tali di altern am en to di archi a tr a ­ pezio: u n rilievo con tre figure d i B u d ­ dha, p ro v en ien te dal T urchestan (cfr. E. Tea, P reistoria e civiltà extraeuropee [Torino] fig. 614) e u n a ltro del G a n d h a- r a (cfr. J. Strzygow ski, A siens bildende K u n st [A ugsburg 1930] fig. 548). L o stesso De A ngelis D ’O ssat ci h a poi segnalato o ralm en te la presenza di a p e rtu re tra p e ­ zoidali in alcu n i episodi arch itetto n ici del K ashm ir, fra cui ricordiam o il »Tem pio del Sole« a M artand. 3 8 E ’ p robabile che ta le arcone fosse sim ile a ll’arco centrale del »Palatium « di Teoderico, così come lo ricostruisce loggiato a dieci e forse m eglio a venti lati, anziché circolare. N on vediam o perché si sarebbe seguito u n perim etro decagonale p er la zona con le porte cieche, dal m om ento che si doveva costruire d av an ti u n a loggia circolare e sopra (sem pre secondo il De A ngelis D’Ossat) un corpo cilindrico. Non dobbia­ mo poi dim enticare che su tracciati in curva gli arch i erano p er lo più ev itati p er ragioni ottico-prospettiche. Il varco trapezoidale ci sem bra inoltre u n tipico espediente p er risolvere u n angolo (di qui la n o stra ipotesi p er un loggiato a v en ti lati, dieci costituiti da coppie di archi, e dieci da raccordi più b rev i con singoli varchi trapezoidali), più che un elem ento di pausa tr a varii archi su u n percorso continuo. N otiam o fra l’altro che le im pronte dei »pinnacoli« non sono affatto perpendicolari al decagono come nella ricostruzione del De A ngelis D ’Ossat, m a convergono sullo spigolo per restrin g ere e quindi raffo rza­ re l’a p e rtu ra trapezoidale, conferm ando dunque la n o stra ipotesi di un prism a a v en ti la ti conseguente allo sm ussam ente di un p rism a decagonale.3 9 Lasciam o cadere infine le critiche più volte mosse a u n a loggia di questo tipo che sa­ rebbe m eschina in confronto alla m assiccia p a rte basam entale, dato che uno stesso rapporto proporzionale intercorre tra gli archi del corpo inferiore e gli arch etti superiori del b attistero degli O rtodossi e, soprattutto, del »P ala­ tium « di Teoderico. Q uanto poi alla profondità della loggia, sem bra che si debba accettare, p er analogia, la sporgenza dell’abside rettangolare. 4 0 P e r quanto rig u rd a invece il com pletam ento della p arte term in ale se­ condo il progetto originario, il problem a è pressoché insolubile m a si può ugualm ente proporre una delle m olte soluzioni possibili. Le proporzioni del cilindro interno corrispondono a un mezzo quadrato, e con l’eventuale sovrap­ posizione di una cupola em isferica si otterrebbe esattam ente il rap p o rto 1 : 1 della cella del P antheon (rapporto, peraltro, allora piuttosto svalutato). A l­ l’esterno si potrebbe avere anche un profilo alquanto rialzato, con dieci costo- il D yggve; avrebbe dovuto cioè in taccare il tim p a n o so p rastan te. 3 9 L ’im p ro n ta gen erale degli incassi h a u n an d am en to circolare, m a po treb b e essere s ta ta rito ccata p e r e v ita re u n a col­ lu sio n e col so p rastan te fascione circolare. Ci sem b ra artificio sa in fin e la solu­ zione pro p o sta d al D e A ngelis D’O ssat p e r il raccordo con la »scarsella«: il co­ lo n n a to girereb b e in fa tti tu tto in to rn o con la v a ria n te di u n a colonnetta, pensile ai- d iso p ra di u n a m ensola, n el posto occu­ p a to a ttu a lm e n te d a lla fin e s tra chiusa n e i re s ta u ri successivi (e v isib ile nella fot. A lin ari n. 18112). Il D e A ngelis D ’ O ssat ritien e, insiem e ad a ltri critici, che ta le fin e stra sia s ta ta a p e rta a l tem po d e ll’ad a tta m e n to del M ausoleo a p re s­ b ite rio di chiesa, anche a cau sa del suo rozzo intaglio. Noi rite n ia m o in ­ vece che tale rozzezza può essere a d ­ d e b ita ta ad un a lla rg a m e n to di u n a fin e s tra o rig in aria (come a v v en n e p er la fin e stre lla di su d -o v est n e l fascio­ n e cilindrico), la cui presen za ci sem bra p o stu la ta d a u n a affin ità con la cella inferiore, n el cui braccio o rien tale si ap rono d u e fin estrelle sov rap p o ste (ac­ costabili d u n q u e alle due fin e stre al cen­ tro e al diso p ra della »scarsella«). T ale fin e stra in o ltre p o rtereb b e al sim bolico num ero 12 le a p e rtu re n ella cella su p e­ riore. 4 0 N on è del tu tto esclusa com unque la p o ssibilità di u n a loggia m eno p ro ­ fonda, q u a si addossata alle p a re ti, p er co stitu ire u n a zona di trap asso ch iaro ­ scu rale tr a le fo rti om bre degli arco n i a p ia n te rre n o e la zona più liscia del co­ ronam ento. Insom m a, u n a loggia cieca, a cui corrisp o n d ereb b ero le p o rte cieche decorate d ai m otivi »a tenaglia«. L a so­ luzione ci rip o rte re b b e a esem pi classici com e la P o rta A u rea di S palato, la log- g etta del B attistero degli O rtodossi, la »Tom ba d ella C ristiana« a C herchell, la »Conocchia« presso C apua, e an ch e la raffig u razio n e del S an to Sepolcro nel citato av orio di M ünchen. Fig. 10. R avenna. La città di C lasse nel m osaico di S. A pollinare N uovo (disegno a n terio re al restau ro del K ibel). L a grande cupola al cen tro può forse d are u n 'id ea della co p ertu ra d el M ausoleo secondo il prim o progetto SI. 10. R avena. P ristan išk o m esto C lasse na m ozaiku v cerkvi S. A pollinare N uovo (slika še iz časa pred K ibelovo restavracijo). V elika k u p o la v središču daje m orda neko p red stav o o stre h i m avzoleja po p rv o tn em načrtu Ioni a continuazione del decagono sottostante. Q uesta immagine, apparente­ m ente incogrua e fantasiosa, van ta però un sostegno nella stessa Ravenna teodericiana: ci riferiam o a un edificio rappresentato nel mosaico di S an t’ A pollinare Nuovo, dietro le m u ra della città di Classe In un disegno cinque­ centesco del mosaico4 1 vediam o appunto una fabbrica a pianta centrale, isolata, che p resen ta tali caratteristiche. Probabilm ente si tra tta di un battistero (forse il grandissim o e »tetragonus« b attistero della Basilica Petriana, eretto dal vescovo P ietro II, coevo di Teoderico, e costruito con »arte aritm etica« secondo la testim onianza dell’ Agnello)4 2 che potrebbe avere esercitato una influenza sulla p rim a idea per il Mausoleo. 4 1 L a zona del m osaico fu p ro fo n d a­ m ente a lte ra ta nel restau ro ottocentesco d el K ibel. Il disegno è pu b b licato da C. Ricci, S a n t’A pollinare N uovo (1937). 4 2 P o treb b e anche tra tta rs i dell’ »Ec­ clesia b e a ta e Euphem iae« ric o rd a ta dallo storico A gnello, u n edificio a p ia n ta cen­ tra le p resso la »basilica p robiana« di C lasse che era stato il prim o b attistero della città, eretto da S an t’A pollinare e trasfo rm ato in chiesa forse da M assi­ m iano. P e r qu esti edifici rim andiam o a G. B ovini, M em orie cristian e scom parse d ell’an tica c ittà di Classe, in X II Corso di cultura su ll’arte ravennate e b iza n ti­ na ( R avenna 1965) pp. 45— 169. PROBLEM ATICA DELLA COPERTURA MONOLITICA Noi riteniam o che la co p ertu ra m onolitica segni un cam biam ento radicale in tu tti i sen si. rispetto al prim o progetto. Non condividiam o pertan to la teoria del D yggve (1956) che vede in essa la trasposizione di una cupola di tipo bizantino, pensata in m attoni nel prim o progetto, con le m ensole-contrafforti disposte radialm ente. F ra l’altro cupole del tipo di S. Sofia a Bisanzio sem ­ brano posteriori al m ausoleo1 . P iù stringente è se m ai il confronto proposto dallo H au p t (1913) con la cupola di S. Sofia a Salonicco, m a in questo caso le m ensole, sim ili a quelle del M ausoleo, con la funzione di archi ram panti, sono m olto posteriori. Fig. 11. R av en n a, ved u ta aerea del M ausoleo SI. 11. R avena, pogled n a m avzolej iz zrak a Non crediam o però che il nuovo progetto venga a contrapporsi antitetica­ m ente al vecchio, postulando u n a rivoluzionaria (o meglio reazionaria) coper­ tu ra a »tenda«, come propone il F erri (1953). La ten d a barbarica dei nom adi è in verità una im m agine troppo instabile e arcaica p er concludere il mausoleo del re che aveva fin dall’infanzia rinunciato al passato dei suoi avi. Come può il cuoio o la stoffa avere ispirato il monolite colossale che la volontà di potenza di Teoderico poneva a sigillo eterno della tom ba? Secondo la lettu ra dissacran­ te del F erri, le m ensole non sarebbero altro che verghe m etalliche a rinforzo e sostegno della copertura om brelliform e; il disco rialzato sarebbe il tondino per fare uscire il fumo dalla tenda; la croce al centro della cupola coinciderebbe a d d irittu ra con l’incrocio delle verghe m etalliche o di vim ini (»decussatio vim i­ nea«). A p a rte qualche incongruenza, la tesi non spiega perché le mensole sarebbero proprio dodici, con le iscrizioni dei nom i degli apostoli. In altri term ini, la tesi p u r brillan te non si accorda con la complessa simbologia del M ausoleo come heroon e insiem e come Santo Sepolcro, né trova effettiva corrispondenza nelle dim ore dei Goti che non usarono, a quanto sem bra, tende circolari.4 3 Il riferim ento alla tenda può com unque essere presente indirettam ente, m a non come tenda degli an ten ati nomadi, bensì attraverso il simbolismo del padiglione sotteso all’im m agine stessa della cupola. La cupola sia nell’antichità classica che in quella orientale è il baldacchino o padiglione glorificante, sim ­ bolo del cielo riservato alla divinità o consacrante il potere del sovrano. Secondo alcune correnti di pensiero paleocristiano, la cupola non è altro che la casa celeste, in form a di capanna, ab itata dai beati e dai santi.4 4 Nel passo in cui è descritta la G erusalem m e Celeste (su cui tornerem o), Giovanni sente u n a voce che esclam a; »Ecco la ten d a di Dio tra gli uom ini. Egli s’attenderà tra loro, ed essi saranno i suoi p o p o li. . ,«.4 5 Lungi dunque d all’arcaism o retrospettivo delle tende dei nomadi, l’aristo­ cratico m onolite-padiglione h a ad d irattu ra la preziosità di coperchio di cofa­ netto o di reliquiario o di capsella. La form a elegante della cupola è in fatti accom pagnata dalla ricca decorazione dello Zangenfries. La parte interna, con la croce al centro, potrebbe anche richiam are la sacralità d’una patena eccle­ siastica. Al contrario dell’idea di leggerezza connessa con la tenda, la cupola ha invece la g ravità e il senso di chiusura perenne del coperchio d’un sarcofago: si possono ricordare i sarcofagi ravennati coi pesanti coperchi e le antefisse (a 4 3 O ttim i sono gli argom enti del F e rri p e r q u an to rig u a rd a le m ensole: il profilo ta g lie n te sulla som m ità sarebbe d eterm in ato d alla pressione d ella ten d a verso il basso, e la lin g u etta sp o rg en te al d i fuori del perim etro circolare im p ed i­ reb b e a lla ten d a di chiudersi v erso il centro. Solo u n corpo m etallico po treb b e avere q u este superfici inflesse. E’ d a notare, contro il F e rri, che i G oti d u ra n te il loro soggiorno n e lla K us- sia m erid io n ale ab itaro n o in costruzioni di legno e di p ie tra più spesso che in tende (e com unque non nelle ten d e circo­ lari, pecu liari dei popoli asiatici). Si v e ­ dano al proposito le precisazioni di K. W essel (1958). 4 4 In u n o studio in cen trato p re v a ­ len tem en te sui m arty ria e sulle chiese prim itiv e della Siria, E. B aldw in S m ith, T h e D om e (Princeton 1950) ritien e che alcu n i di q u esti m onum enti sarebbero sta ti rico p erti d a cupole di legno a im i­ tazione d e ll’an cestrale capanna e della te n d a nom ade; poi sarebbero stati co­ s tru iti in m a te ria li flessibili, e solo più ta rd i in m a tto n i e pietra. 4 3 A pocalisse, 21, 3. cui figurativam ente corrispondono le m ensole del m onolite), o anche le lastre di co p ertu ra degli enorm i sarcofagi reali di Assur (VII secolo a. C.) con le apposite m aniglie per il trainaggio. L a form a delle m ensole si può spiegare facilm ente in più modi convergenti, a p a rte qualche alterazione d e tta ta evidentem ente da ragioni funzionali. E’ possibile che le m ensole, coi relativ i fori e le lin guette sporgenti, servissero effettivam ente per il trasp o rto e il sollevam ento del masso,4 6 e poi alcune licenze« form ali sono rese possibili proprio dalle ilim itate possibilità di u n a tecnica scultorea più che tettonica. P iù avanti, cercherem o di chiarire m eglio le form e delle m ensole sotto l’aspetto di raggi solari. Il G uberti (1952) h a paragonato il m onolite a u n elmo guerriero. E ffetti­ v am ente potrem m o citare esem pi di elmi barbarici che uniscono alla robustezza e al senso di difesa anche u n a raffinatezza decorativa. In particolare segnalia­ mo u n elmo croato proveniente da Vid in D alm azia (oogi a Vienna) che ha due elem enti coincidenti col m onolite: il bordo fregiato m inuziosam ente e il disco rialzato sulla som m ità, con uno spuntone. Il Cecchelli (1965) con m aggiore esattezza suggerisce un riferim ento alla »corona m urale«, l’em blem a contornato di to rre tte o di cippi del pom erio u rb an o che era attrib u to di Tyche, di Cybele e delle personificazioni di citta.4 7 Le m onete gotiche con la »Felix R avenna« presentano effettivam ente corone m u rali con le to rrette dalle estrem ità arrotondate, come nelle m ensole del m o­ nolite. Lo spirito espressivo barbarico avrebbe rappresentato dunque il M au­ soleo sotto l’aspetto di un busto coronato, personificante Teoderico, il conqui­ sta to re e dom inatore che tu telav a anche in m orte il suo territorio. Possiam o avanzare l’ipotesi che nel m onolite all’idea della »Felix Ravenna« come »Civitas Theoderici« si unisca l’idea della »G erusalem m e Celeste« o »C ivitas Ded«, secondo la consuetudine urbanistica che vedeva nella città te r­ re stre u n a im m agine e una em anazione im p erfetta del tem plum celeste. Se­ condo la descrizione di san G iovanni, la G erusalem m e Celeste »aveva gran d i e alte m u ra con dodici porte, e alle porte dodici angeli e nomi scritti sopra, che sono i nom i delle dodici trib ù dei figlioli di Is ra e le . . . E la m uraglia della città aveva dodici fondam enta, e sovr’esse i dodici nom i dei dodici apostoli d ell’agnelo«.4 8 O ltre ai dodici nom i degli apostoli, anche la croce gem m ata all’in tern o della cupola può essere riferita a G erusalem m e. Il precursore ideale di Teoderico, Costantino, riunendo A nastasis, basilica e Golgota aveva realiz­ zato u n complesso simbolico dom inato da u n a g ran d e croce coperta di pietre preziose e descritta con stupore dai pellegrini, di cui è forse m em orial nel m osaico absidale di S. Pudenziana a Roma.4 9 4 6 Si notano alcu n i fori p erim etrali, s o p ra ttu tto nella p a rte riv o lta a est, q u asi in corrispondenza delle m ensole. D ue »linguette« sopra alla p o rta ris u lta ­ no tag liate, forse in séguito a u n a ro ttu ­ r a n e l corso del trasp o rto . U n a larg a fe n d itu ra solca la cupola, e si n o ta il p rin cip io di u n ’altra. 4 7 L a »corona m urale« e ra u n a r i­ com pensa m ilitare p e r chi scalav a per p rim o le m u ra di u n a città assed iata. A pro posito dei dodici nom i d i apo­ stoli, il C ecchelli ricorda i santi su i p e ­ ta li delle corone m edievali a p a rtire del X secolo. 4 8 A pocalisse 21, 12 e 14. 4 9 Si v ed a L. H autecoeur, M ystiq u e et architecture. Sym b o lism e du cercle et de la coupole (P aris 1954) pp. 228— 29. Fig. 12. M ausoleo di A dalia (m odello; R om a, Museo della C iviltà R om ana) SI. 12. A d alijin m avzolej (m odel; Rim, Mraseo della C iviltà R om ana) Fig. 13. G aeta, tom ba di M unazio P lanco SI. 13. G aeta, grob M unacija P la n k a P robabilm ente il m onolite era simbolo insiem e del macrocosmo (città terren a e celeste) e del microcosmo. Il M ausoleo potrebbe davvero essere p e r­ sonificazione del sovrano e insiem e allegoria dell’anim a um ana. Cassiodoro r i­ teneva in fa tti che sede dell’anim a fosse il capo »sphaera pulcherrim a«, m entre tutto il corpo (»in effigiem p ulcherrim ae speculationis erectum , ad res su p er­ nas et rationales intuendas«) sarebbe stato tem pio dell’anim a.5 0 P er uscire di m etafora, il »corpo« basam entale ci sem bra appunto rispecchiare la funziona­ lità cu ltu ale di tem pio per cerim onie; m entre il »capo« sarebbe senz’altro la residenza ideale dell’anim a di Teoderico, ospitandone sicuram ente, a nostro avviso, le spoglie m ortali. P e r rito rn are alle mensole, la loro presenza è più che norm ale anche restan ­ do n ella tipologia dei m ausolei. Ci sono in fatti esem pi di tom be m erlate, fra cui ricordiam o il sepolcro di M unazio Planco a G aeta e il m ausoleo di F a­ lerii.5 1 In un esempio collaterale, il Trofeo di A dam klissi, i m erli sono in qu al­ che m odo personificati come quelli del Mausoleo, con l’aggiunta di prigionieri scolpiti a bassorilievo. Che le m ensole siano poi prevalentem ente m erli, p r o ­ p u g n a c u l a , è provato dal pertinentissim o confronto con i m erli di P o rta L atina a Roma, dal caratteristico profilo superiore acuto; e in questo contesto si può ricordare l’uso di denom inare con nom i di santi le opere di fortificazione, a scopo evidentem ente apotropaico.5 2 Non m ancano poi m ausolei coronati da una serie di acroterii o antefisse, sul tipo dello scom parso sepolcro »della fa­ m iglia G iulia« a Boville, con acro terii dal profilo a m itria.5 3 * L a scelta di un m onolite a chiusura del sepolcro è un fatto estrem am ente significativo. A nche senza rico rrere a esem pi troppo lontani nel tem po com e i d o l m e n 5 4 o troppo lontani nello spazio come i te tti m onolitici dei m ausolei dei re arm en i e degli s t u p a ind ian i,5 5 rim ane il senso prim ordiale di coprire uno spazio con un solo gesto ideale, a difesa del riposo eterno e con evidente riferim ento alla cop ertu ra della volta celeste. E’ noto che la cupola era conce­ pita com e u n ciborio, a protezione del sacrario della chiesa, e che il ciborio era insiem e connesso col culto im periale: la cupola sarebbe dunque un baldacchino per la divinità e nello stesso tem po p er il vicario tem porale di Dio. Il circolo p o trebbe chiudersi citando esem pi di cibori con cop ertu ra m onolitica, come quello del B attistero di Gemila. Il m onolite, col profilo circolare che to rn a sem pre su se stesso senza p rin ­ cipio né fine, ha chiaram ente u n significato divino, alludendo a Cristo. Secon­ do Tim m agine biblica, Gesù è c h i a v e d i v o l t a e p i e t r a f o n d a m e n t a l e della sua 5 0 L e tte ra di T eoderico a Boezio (C assiodoro, V a ria e , I, 45). 5 1 C fr. L. C rem a, L ’ a r c h ite ttu r a r o ­ m a n a (T orino 1959) fig. 383. Si v e d a p u re un a ltro tu m u lo con giro di cippi sul podio (ibidem , fig. 118). 5 2 V edi G. de A ngelis D 'O ssat (1962). I m erli d i P o rta L atin a, in p ietra, furono succesivam ente inglobati nei p iù g ran d i m erli laterizi. 5 3 C fr. G. T. R ivoira (1908, fig. 4). Il B ovini (1959) rico rd a che anche la cupola del sepolcro di O piniano sulla v ia L a tin a p resen ta sim ili elem enti in laterizio. 5 4 L ’accostam ento è proposto d a J. S trzygow ski (1929, 1930), S. F uchs (1944), ecc. C ontro la te o ria sta però il fatto che le p ie tre dei dolm en non dovevano esse­ re in vista, b en sì rico p erte da tum uli. 5 5 V edi J. Strzygow ski (1929, 1930). Si può d ire più in g en erale che il m onolite di c o p e rtu ra è im piegato p resso tu tti i popoli che non conoscono l’uso della volta e d ella cupola. A nche tr a i G reci si segnalano co p ertu re m onoliti­ che di u n a c e rta am piezza, com e q uella dell m onum ento coregico di L isicrate ad A tene. Fig. 14. II T ropaeum Traiani di A dam klissi (m odello re s titu iv o ; Rom a, M useo della C iviltà R om ana) SI. 14. Tropaeum Traiani (A dam klissi), m odel re k o n stru k cije (Rim, M useo della C iviltà R om ana) Chiesa; e, a livello di im m agine, il m onolite è effettivam ente la p ietra su cui posano gli apostoli, fondatori della Chiesa.5 6 L ’ipotesi del De Angelis D 'O ssat (1962) per il com pletam ento della cella in tern a con una raggiera aerea a sei raggi ci offre spunto a nuove considera­ zioni. Gli elem enti quasi sicuri, a nostro avviso, della ricostruita raggiera sono soltanto i due bracci trasv ersali m aggiori, forse di bronzo,5 7 i quali, compo- F ig . 15. T r o p a e u m d i A d a m k lis s i, m e r lo c a lc a r e o c o n u n p r ig io n ie r o d a c o - g e tic o ( B u c a r e s t, M u s e o N a z io n a le ) SI. 15. A d a m k lis s i. T r o p a e u m , a p n e n č a s ti n a d z i d e k z r e lie fo m d a k ijs k o - g e tiš k e g a u j e t n i k a ( B u k a r e š ta , N a r o d n i m u z e j) 5 6 C fr. K. W essel (1958). 5 7 G li incassi n el m u ro non a m m e t­ tono d u b b i su lla presenza di q u esti b ra c ­ ci, che dovevano essere p iù so ttili risp e t­ to a q u e lli d iseg n ati d al De A ngelis D ’ O ssat (le im p ro n te nel m uro h an n o u n a dim ensione d i u n a decina di cen tim etri p e r venti), e non postulano di necessità la presenza dei p ilastri di sostegno. E ’ p robabile in o ltre che i q u a ttro raggi v e- nendosi con la croce della cupola, vengono a costituire un chrism on del tipo a otto bracci frequente soprattutto a R avenna.5 8 Forse lo spunto per questo inedi­ to simbolo a due livelli potè essere fornito dal mosaico coevo della Capella Arcivescovile in cui i bracci trasversali del chrism on sembrano prolungarsi al di fuori del clipeo, nelle figure dei quattro angeli. L a lista dei dodici nom i sulle mensole com prende quattro evangelisti e otto apostoli, fra cui san Paolo. Come ha chiarito lo Jerphanion (1930) si tra tta di un canone più popolare che aulico, di origine bizantina e non latina. L’unio­ ne di otto evangelisti e q u attro apostoli, in p arte dovuta a ragioni composi­ tive, è presente anche nelle cupole del mausoleo di Galla Placidia e del B atti­ stero di Napoli.5 9 E ’stata più volte m essa in dubbio la contem poraneità delle iscrizioni, e il Bode (1957) ha ad d irittu ra escluso ogni riferim ento delle mensole agli apostoli. Le m ensole sarebbero invece le dodici case celesti dei segni dello zodiaco (così si spiegherebbe la sagoma acuta del tetto), con allusioni al corso del tem po e ai m esi dell’anno. In seguito, cercherem o com unque di dim ostrare come questa teoria non sia affatto in contraddizione con le iscrizioni degli apostoli. POLISEMANTICITA DELLO »ZANGENFRIES« Il »fregio a tenaglia«, lo Zangenfries, è praticam ente l’unica decorazione ad alto livello di tutto il m ausoleo,6 0 l’unica che giustifichi il presunto in te r­ vento dell’architetto-intagliatore Daniele, ricordato da Cassiodoro.6 1 Si veda la precisione geom etrica dei dischi, dei triangoli, delle spirali, che perm etto ­ no quasi una reversibilità: anche capovolgendo il fregio, infatti, abbiam o una serie di »tenaglie«.6 2 Si veda la sim m etria degli elem enti: quattro a sinistra, q u attro a destra, uno al centro in ogni riquadro o »metopa«. nissero concepiti come proiezione in tern a di q u a ttro m ensole del m onolite. 5 8 R icordiam o ad esem pio la presen ­ za del m otivo in u n sarcofago a S an t’ A pollin are in C lasse e nel fram m e n to di sarcofago di U rsicino a S an V itale. 5 9 G li apostoli, tro v an d o si ai lati di fin e stre nelle q u a ttro p areti, n o n p o te­ vano essere che otto, m a n o n è da esclu­ d ere che n el m ausoleo di G alla P lacidia il consesso apostolico vada in teg rato non con i q u a ttro evangelisti della cupola bensì con le q u a ttro fig u re nelle volti- celle m inori. A ltre liste di apostoli a R avenna, secondo il canone latino, si tro v an o nel B a ttiste ro degli O rtodossi, n ella C appella A rcivescovile, e a S an V itale. N el B a tti­ stero degli A riani, gli apostoli non sono in d ic a ti col nome. Lo Jerp h an io n include p e r erro re nel canone del M ausoleo S an B artolom eo al posto di S an M atteo. 6 0 I m inori »fregi a tenaglia« che o r­ nano l’arc h itra v e delle p orte cieche ra p ­ p resen tan o indubbiam ente una tra sc riz io ­ ne p o sterio re del gran d e fregio. A p a rte la rozza esecuzione e lo stato di in com piu­ tezza (non m ancano blocchi grezzi), tr a ­ visano notevolm ente il fregio m aggiore, d ifferend one in p artico lari sostanziali: m ancano le sp irali; i bracci convergenti sono se p a ra ti da un p untino; le »ten a­ glie« sono a rre tra te risp etto alle p a rti interstiziali, come nel kym a tio n lesbico e in analog he rielaborazioni (si v eda il fre ­ gio su u n a brocca del tesoro di N agy Szent M iklos, in J. Strzygow ski [1930] fig. 577). N on si accordano com unque con lo spirito del g ran d e Zangenfries, com un­ que ven g a in terp retato . 6 1 Si v eda la le tte ra di T eoderico a D aniele (Cassiodoro, Variae, III, 19). 6 2 P e r qu esta rev ersib ilità g eo m etri­ ca di tria n g o li e cerchi possiam o citare l’esem pio del grande fregio siriaco di M schatta a l M useo di B erlino. Fig. 16. R avenna, p a rtic o la re dalla co p ertu ra del M ausoleo SI. 16. R av en a. M avzolej, d etajl stre h e Il fregio, collocato nella circonferenza della corona-elm o, non ha secondo noi un valore puram ente esornativo e un significato unilaterale, m a com pren­ de in sé m olte accezioni form ali e di contenuto, giustificando fra l’altro p arec­ chie delle interpretazioni fin qu i date sull’origine e sul significato, e non esau­ rendosi neppure in esse. Innanzitutto, è pienam ente convincente il riferim ento al classico »kym ation lesbico«; si può dire anzi che nessun particolare decorativo del Mausoleo costituisce u n ’eccezione al lessico decorativo rom ano. Le »tenaglie« si in q u ad ra­ no in un contesto di dentelli e di »cani correnti« (le spirali, rese autonom e da u n a linea di dem arcazione) e sovrastano un orlo-gocciolatoio con astragali e perle. A loro volta le »tenaglie« stilizzano una p arte del »kym ation«0 3 0 4 così come m olti capitelli e tran sen n e dell’artigianato bizantino stilizzano e geo­ m etrizzano elem enti vegetali. E ’ evidente pure l’affinità con tan ti fregi gotici, sia pure su scala più ridotta, che ornano oreficerie e oggetti di artigianato, a com inciare dalla celebre »corazza di Teoderico«.6 4 In alcuni fregi danesi e visigotici si delinea 0 3 D i q u esta opinione doveva essere anche G iuliano da Sangallo, che dise­ gna in m odo n ettam en te classico »ten a­ glie« e spirali. 0 4 L a cosiddetta »corazza di T eode­ rico«, u n p etto rale aureo, fu rin v e n u ta in u n a tom ba nei p ressi del M ausoleo (vedi G. Ricci, 1881) e recav a su i bordi il m otivo decorativo »a tenaglie«. S econ­ do il R icci, il p etto rale — eseguito forse a R avenna d a orefici goti — sarebbe a p p a rte n u to alla salm a stessa di T eode­ rico, ricom posta dai com patrioti dopo L ’espulsione d a l sepolcro. A conforto della tesi, è il ritro v a m e n to di a ltri oggetti preziosi, oggi dispersi, nella stessa to m ­ ba. Il petto rale, trafu g ato d al m useo di R avenna n el 1924, è da considerarsi o r­ m ai perduto. Fig. 17. Elm o croato p ro v en ien te da V id (W ien. K unsthistorisches Mluseum) Sl. 17. H rv atsk a čelada z V ida p ri M etkoviću (W ien, K unsthistorisches M useum ) p u re sotto alle »tenaglie« una linea a zig-zag oppure una serie di dischetti che presentano indubbie analogie con le spirali del Mausoleo.6 5 E ’ da scartare invece, secondo noi, la fin troppo suggestiva tesi del F erri (1953) che vede nel fregio u n a serie di pinze m etalliche o m ollettoni p er la chiusura di una im m aginaria cortina al disotto della tenda-m onolite. La tesi, che p o rta a estrem e conseguenze la legge della funzionalità, verrebbe a esclu­ dere ogni altro riferim ento form ale e ogni a ltro significato per proporre una soluzione sem plicistica.6 6 6 5 U na am pia rassegna di fregi b a r­ b arici è p o rtata a confronto d a M. H aen- del (1913). e » p ra l’altro, i d entelli tr a u n a p in ­ za e l'a ltra escluderebbero q u alsiasi m o­ vim ento, m en tre il F erri p en sa a una te n d a scorrevole verso il cen tro di ogni p annello (le prim e q u attro pinze m ostre­ rebbero la m età sin istra della m olla, le ultim e q u a ttro la m età destra). P e r obi­ ettiv ità dobbiam o rico rd are un p a rtic o ­ lare a fav o re del F erri (e a lui sfuggito): la linea di dem arcazione tra pinze e sp i­ rali p o treb b e benissim o alludere al m a r­ gine su p erio re della tenda. L ’u ltim a interpretazione della A llw eyer (1963), che sem bra artificiosa e priva di fondam ento, può condurci su una strada m igliore. Ogni »tenaglia« sarebbe una alterazione del »nh«, il geroglifico egiziano che equivale a »vita«,, con u n a probabile allusione al concetto di »vita etern a in Cristo«. A ttraverso una com plicata serie di passaggi, la consonante n (rappresentata da uno z ig ­ zag) si sostituirebbe al braccio verticale del geroglifico, poi la consonante h. (un disco con barre trasversali) entrerebbe nel corpo ovoidale, e infine il Fig. 18. R avenna. In tern o della cella su p erio re d el M ausoleo. L a g ra n d e croce d i stucco n e lla cupola m ono­ litica SI. 18. R avena. M avzolej, n o tra n j­ ščina zg o rn je kapele z velikim k ri­ žem v kupoli Fig. 19. R avenna. M ausoleo di G alla P lacid ia, m osaico d ella cupola SI. 19. R avena. M avzolej G alle P la - cidije, m ozaik v kupoli braccio orizzontale del »nh« slitterebbe verso l’alto, sull'orlo superiore del riquadro, per una rappresentazione sem plificata e meno confusa, secondo il principio della »proiezione orizzontale«.6 7 La tesi non tiene conto della form a del disco, sem pre cuoriform e e m ai circolare nel geroglifico; non spiega il significato delle spirali6 8 e della crocetta al centro di ogni riquadro; non forni­ sce alcuna prova p er il passaggio del motivo dall'E gitto a R avenna.6 3 Fig. 20. Chiesa di C asaranello, m o­ saici della cupola SI. 20. C asaranello, m ozaik v cer­ kveni kupoli Ma da questa tenue traccia e dalla fin qui trascurata crocetta'0 possiamo arriv are alla form ulazione di una nuova ipotesi. Il cammino, anche qui, sarà piuttosto complesso, senza presentare però soluzioni di continuità. Il punto di p artenza è ancora il geroglifico, più come oggetto-sim bolo (»anfc«), che non tv p er giustificare la seria lità del m otivo, la A llw eyer rico rd a la decorazi­ one della p o rtan tin a di T utancham on, do­ ve è replicato a tappeto il »’nh« in chi­ ave p u ram en te esornativa. In o ltre rico r­ da com e tard iv a rip resa d el fregio teo- dericiano, e sem pre col significato di »vita«, u n fregio della sala del N ord- fried h o f di M ünchen, che p re se n ta l’id en ­ tico p artico lare dei d entelli arrotondati, e in più conserverebbe l’orig in ario sfasa­ m ento della linea a zig-zag risp etto al corpo vero e p roprio del geroglifico. es p er u n a connessione del gerogli­ fico con la spirale, segnaliam o la deco­ razio n e d ’uno scarabeo egizio (cfr. R. W urz, Spirale un d volute [M ünchen 1914] fig. 213) che sem bra alludere a sim boli sessuali, con u n a sim biosi dei concetti di »vita« e di »fecondazione«. 6 9 L ’au trice si lim ita a pro sp ettare, senza docum entazione, l’ipotesi che il corpo di Teoderico fosse avvolto in un tessuto copto col m otivo del »’nh«. 7 0 C rediam o che non si possa p re ­ scindere d alla crocetta p e r una in te rp re ­ tazione c o rretta del fregio (non bisogna poi dim en ticare che la croce è u n leitm o ­ tiv di tu tto il M ausoleo). L ’unico che abbia te n ta to di in serirla nel contesto del pan n ello è il F erri (1953) che la con­ sidera, p e r induzione e con am pio m a r­ gine di dubbio, una »pinza speciale a croce (?)«. segno linguistico (»’nh«), ma affiancato dalla croce o, con m aggiore esattezza dal m onogram m a costantiniano. Possiam o seguire la seguente evoluzione schem atica: E’ chiaro che dal sincretism o di »ank« (n. 1) e »chrism on« (n. 5) si può arriv are a u n a cristianizzazione del geroglifico; il fenom eno è secondo noi legato so p rat­ tu tto all’area copta e a ll’am biente di C ostantino il grande (alla cui influenza nei rig u ard i del M ausoleo si è già accennato). O ccorrono alcune precisazioni. Il n. 2 (che si differenzia dal geroglifico p er l’arrotondam ento del disco) e il n. 3 vengono ora letti come unione di croce e di globo terrestre, assum endo il valore simbolico di »dom inio sul mondo«; en tram b i compaiono in guisa di scettro in m ano a sovrani: il prim o in u n a m oneta di Costantino, il secondo nell’avorio con im peratrice al B argello e in m olti a ltri esempi. Q uest’ultim o, poi, si tro v a anche isolato, com e croce, in rilievi bizantini e teodericiani (si vedano' gli am boni dell’ »A nastasis G othorum « e di S. A pollinare Nuovo). Il n. 6 (presente in un sarcofago con Scene della vita di Cristo del Museo L atera- nese, e, simile, nel »sarcofago di san Barbaziano« nel Duomo di Ravenna) fonde la croce con u n a ghirlanda contenente il chrism on, ed è accostabile al n. 7 che, oltre ad essere com une n ell’arte fu n eraria copta, è anche il simbolo posto sulla tom ba di Costantino! Gli ultim i due num eri, infine, sono v arian ti che attestano la tangenza del geroglifico col chrism on.7 1 M a è ancora da spiegare l’ite r che conduce đall’»ank« al »chrism on« e da questo allo Zangen fries. O sserviam o con attenzione qu esta ultim a serie: T u tti e q u attro i m otivi appaiono in stele copte cristiane.7 2 Se il prim o è ancora ortodosso, negli altri si verifica un processo di accentuazione del braccio v erti- 7 1 II m otivo n. 8 è p resen te ad esem ­ pio in u n a stele al M useo di B erlino p ro v en ien te da K om B ulieh (cfr. K. W essel, K optische K u n st [R ecklinghau­ sen 1963] fig. 4). 7 2 II m otivo n. 2 è in u n a stele copta del V icto ria and A lb ert M useum a L o n d ra (cfr. J. B eckw ith, Coptic Scu lp tu re [Lon­ don 1963] fig. 130). Il n. 3 è u n a stele p ro v en ien te d a E rm ent, di cui u n calco è al B ritish M useum (cfr. K W essel, op. cit., fig. 82). Il n. 4 è u n a stele al B ri­ tish M useum (n. 679). cale che viene trasform ato in triangolo e quasi diviso in due linee divergenti (n. 2), m entre il braccio orizzontale è soggetto a variazioni sul tem a in chiave decorativa. Prende corpo, così, u n elem ento »a tenaglia«. Se il n. 3, poi, dim o­ stra che il motivo può essere ripetuto in serie, come in un fregio, nel n. 4 all’idea della serialità si accom pagna pure il concetto della intercam biabilità tra croce e geroglifico della »vita«. P er to rn are allo Zangenfries, ci sem bra a questo punto evidente che la crocetta al centro delle spirali non è altro che una »spia« della sim bologia cristiana di tu tto il fregio, senza escludere peraltro gli altri riferim enti culturali più espliciti al »kym ation lesbico« e alle decorazioni b a r­ bariche. Secondo una interpretazione analitica, inoltre, il fregio può essere scom­ posto nei suoi tre elem enti: il disco (simbolo del sole), il triangolo (equivalente alla te rra sotto l’aspetto di una m ontagna) e la spirale (che allude fin dal­ l’antichità al percorso del sole nel cielo).7 3 M algrado l’eccessivo intellettualism o, la tesi ha senza dubbio riferim ento con la sim bologia solare che noi crediam o presente in tutto il Mausoleo, e con il corso dell’anno a cui potrebbe alludere il m onolite con le dodici m ensole (esamineremo più avanti questa in terp reta­ zione). Possiam o avanzare u n a ultim a ipotesi. Si è notato che il m onum ento non ha neppure una iscrizione dedicatoria, neppure un monogram m a, anche a prescindere dalle eventuali m anom issioni subite.7 4 E ’ verosim ile che il M ausoleo parlasse, a chi lo sapesse leggere, più p er im m agini e per simboli che per iscrizioni chiaram ente leggibili. Di qui la geom etria simbolica e il m oltiplicarsi di m istiche croci, più o m eno riconoscibili. A questo punto ci chiediam o se anche lo Zangenfries, col suo messaggio complesso (dentelli, dischi, triangoli, spirali, croci), non possa essere »letto« con un codice di riferim ento alla p er­ sona del sovrano. A noi sem bra, infatti, che il fregio può anche contenere, criptograficam ente, analogie col m onogram m a teodericiano. P er un singolare processo di astrazione, abbastanza verosim ile del resto nell’am biente cassiodo- riano, si potrebbe avere dunque il criptogram m a di un monogramma. N atu ral­ m ente, si possono addurre solo argom enti indiziarii. Il monogramma, presente in capitelli e in u n gran num ero di m onete,7 5 si p resenta in num erose v arian ti ed è generalm ente in terp retato come »Regnante Domino Nostro« oppure »Do­ m inus N oster Theodoricus Rex«.7 6 Qui di seguito indichiam o schem aticam ente alcune form e-tipo del m onogram m a, e sotto a ognuna di esse un ideogram m a sintetico che m edia il passaggio alle »tenaglie« dello Zangenfries: 7 3 L ’in terpretazione, fo rm u la ta da H. W eigert (1842), è s ta ta recen tem en te in ­ te g ra ta d a A. Bode (1957). P e r u n abbinam ento antichissim o della m o n tag n a e del disco (stellare oltre che solare) ricordiam o la celeb re stele di N aram -S in al L ouvre. 7 4 Le uniche iscrizioni su p e rstiti so­ no qu elle relativ e agli apostoli, di cui è d u b b ia perfino la cronologia (i d ati p a ­ leografici non sm entiscono n é co n ferm a­ no la p ertin en za al tem po teodericiano). Si intrav v ed o n o inoltre tracce di u n a is­ crizione in to rn o alla croce d ipinta n ella cupola. U n busto di Teoderico av reb b e potuto essere collocato su lla m ensola che sovrasta la p o rta della cella superiore. 7 5 V edi F. K raus, Die Münzen Odo- vacars und des Ostgotenreiches in Itali­ en (Halle 1928). 7 6 In alcu n e iscrizioni si può anche leggere: »R.D.N. Theo. B.R. (Bono R o­ m ae) e »R.D.N. Th. R om a Felix«. L a R costituisce la »tenaglia« vera e propria, m en tre il suo braccio, pro­ lungandosi in basso verso la O oppure la S, determ ina la form a delle spirali. I dentelli possono spiegarsi facilm ente come un residuo della T, che nel m o­ nogram m a è fusa con la R, o anche come m età inferiore di una O. P er fini­ re, la crocetta, presente in quasi tu tti i m onogram m i, si trasferisce nella p arte inferiore del fregio, come elem ento di intervallo. Insom m a, si tra tta di un lungo m a non im possibile procedim ento di stilizzazione, semplificazione, scis­ sione, con adeguam ento a u n a finale sim m etria speculare che inverte le form e nella p a rte destra di ciascuna »metopa«. E ’chiaro dunque che le »tenaglie« non vanno intese come m otivi puram en­ te decorativi o come trasposizione di elem enti funzionali, bensì come v eri e p ro p ri geroglifici che è possibile in terp retare secondo diversi codici di lettu ra, linguistici e simbolici. MAGIA DEI NUMERI E GEOMETRIA SIMBOLICA. THEODERICUS-CHRISTUS-SOL Pochi m onum enti possono v an tare come il M ausoleo di Teoderico un insiem e così complesso di schem i geom etrici, di rap p o rti num erici razionali e irrazionali, in un sincretism o che, ideologicam ente, è perfino eclettico. P e r quanto riguarda le proporzioni, ricordiam o le osservazioni del De A ngelis D ’O ssat (1962) sul rap p o rto aureo che è alla base di tu tte la parti della cella cruciform e (e, aggiungiam o noi, anche della sezione della cella cilindrica aldisotto del monolite). Lo stesso studioso h a recentem ente dim ostrato (1970) che la sezione di tu tto il m onum ento è abbastanza bene individuata nei p unti di m aggiore im portanza da u n pentagono rovesciato (figura geom etrica connes­ sa, a l p ari del decagono, con la sezione aurea). A livello di rapporti razionali, possiam o invece dim ostrare che il basam ento è form ato in sezione da due q u ad rati, il m onolite da q u attro quadrati, la cella superiore aldisotto del corni­ cione da due qu ad rati; altri due quadrati, infine, circoscrivono l’invaso della cella aldisotto del m onolite com prendendo la sporgenza della gronda. P e r quanto rig u ard a gli schem i geom etrici e i ricorsi num erici, si possono fare u n a serie di osservazioni. Fig. 21. R avenna, l’in tern o d ella cella superiore secondo la restituzione del De A ngelis D’O ssat SI. 21. R avena. N otran jščin a zgornje kapele (rek o n stru k cija: De A ngelis D 'O ssat) — La cella cruciform e ha un complesso perim etro (che solo in p arte si spiega con l’adattam ento al decagono esterno) determ inato dalla successione di q u attro bracci costituiti da sem i-ottagoni irregolari. Idealm ente, la croce è generata dunque dall’incrocio di due ottagoni; il perim etro subisce un cam bi­ am ento lungo l’asse est-ovest al di sopra delle m ensole con le conchiglie (questi due bracci diventano q u ad rilateri in séguito alla elim inazione degli sm ussi; e a questo livello la genesi della croce è data dall'incrocio di un quadrilatero con u n ottagono).7 7 Da un punto di vista aritm etico, il valore dei lati del peri- 7 7 Q uesta interpretazione, p u ram en te m icupole o rig in ate idealm ente d a u n a accadem ica, è analoga alla spiegazione cupola successivam ente divisa e d iv a ri- delia v o lta di S. Sofia a C ostantinopoli cata. come som m a di u n a cupola e di due se­ llò m etro della cella è dato aldisotto delle conchiglie dal num ero 20, e aldisopra dal num ero 16. — La cella cruciform e è risch iarata da sei fin estre disposte in tre bracci (3 X 2). Le finestre della cella cilindrica sono solo a uno sguardo superficiale disom ogenee e casuali (tale p resu n ta casualità ha fa tto anzi riten ere che venis­ sero ap erte al tem po deH’ad attam ento del M ausoleo a chiesa). In realtà le fin estre sono inserite in un preciso piano regolatore che le dispone negli otto p u n ti della rosa dei venti: a no rd e a sud una fin estrella arcuata; a est una fin estra cruciform e; a ovest q u attro finestrine costituenti quasi due bifore; nei q u attro p unti interm edi è invece la finestra, che abbiam o già analizzato, con arco fra due segm enti di arch itrav e (la fin estra a sudovest fu ingrandita successivam ente per risch iarare meglio l’am biente). Le aperture, disposte geom etricam ente a ottagono, sono in totale 11, e con l’aggiunta della finestra all’in tern o della »scarsella« si arriv a al fatidico num ero 12. Fig. 22. Ideogram m a del »chrism on« che si g en era n ella cella su p erio re con la sovrapposizione d ei due b racci tra sv e rs a li della »raggiera« alla croce nella cupola SI. 22. R avena. Ideogram »krizm o- na« v zg o rn ji kapeli. N astan e tako. da se d v a k ra k a žarkovnice p re k ri­ v a ta s križem v kupoli — Anche dal punto di v ista della stereotom ia em ergono dati interessanti. Il basam ento è form ato da 15 filari di p ietre (considerando il cornicione, attu alm en te m ancante). Dodici filari di p ietre costituiscono la cella superiore. Il fascione circolare aldisopra dell’ordine decagonale è form ato da 48 blocchi (12 X 4, o 24 X 2). Gli arconi del basam ento sono costituiti dall’incastro di 13 blocchi (12 + 1, coincidenti cioè con la schiera di Teoderico-Cristo e dei suoi dodici compagni). — Di estrem a im portanza, infine, il valore num erico dello Zangenfries, ricostruito dal Bode (1957) con qualche im precisione. Le »metope« sarebbero 27 (3 X 3 X 3), contenente ciascuna 9 »tenaglie« (3 X 3) per un totale di 243 (3 X 3 X 3 X 3 X 3), num ero che corrisponderebbe all’»aion« e anno siderale. In realtà, le »metope« sono 29, e le »tenaglie« assom m ano a 239;7 8 ma, grosso 7 8 V en tiq u attro p an n elli sono reg o - m ati da 4 »tenaglie«, e uno da 7 » tena- lari (da 9 »tenaglie« ciascuno), a ltri glie«, q u attro , disposti in due gruppi, sono fo r- v* Fig. 23. R avenna. C appella A rcivescovile, m osaici della cupola. Il chris- mon« è proseguito idealm ente nelle q u a ttro fig u re angeliche SI. 23. R avena. N adškofijska kapela, m ozaiki; tu sestav ljajo »chrismon« štiri angelske figure modo, si possono anche considerare come 27, delle quali 2 suddivise in sem i- m etope; oppure, il loro num ero è da intendersi come approssim azione al 30 (cioè tre riq u ad ri p er ogni lato del decagono). Com unque, l’oscillazione 27— 30 rifle tte chiaram ente la d u rata del mese lu n are che è di 27 giorni circa rispetto alle stelle (mese sidereo) e di 29 giorni e mezzo rispetto al nostro pianeta. Il discorso potrebbe continuare, m a vogliam o anzitutto chiarire che i ri­ corsi num erici non sono affatto u n a caratteristica isolata del M ausoleo, m a sono presenti e operanti con significati in p arte analoghi in m olti altri edifici di R avenna.7 9 E ’ bene ricordare che la sapienza e la m agia dei num eri, trasm es­ sa d a ll’O riente antico alla G recia a quindi a Rom a (e tipica in p articolare di quella regione siro-palestinese a cui tan to deve l’arc h ite ttu ra ravennate), tro ­ vava allo ra il suo epicentro a Bisanzio. Lo spirito erm etico bizantino, d ’a ltra parte, sarà progenitore del » furor m athem aticus« degli A rabi. Teoderico stesso in giovinezza s’era occupato della scienza dei num eri, secondo una lettera di Cassiodoro,8 0 e anche sul trono si dilettava di in tra tte n e rsi coi dotti su quei problem i. Fig. 24. R avenna. S chem a d ella se­ p o ltu ra di Teoderico al centro ideale delle m ensole con i nom i degli A po­ stoli (disegno del De A ngelis D ’O ssat) SI. 24. R avena. Shem a T eoderiko- vega g rob a v idealnem središču k o n ­ zol z im eni apostolov N on possiamo accennare se non di sfungita al valore e al significato dei n u ­ m eri più im portanti, secondo l’antica num erologia. — Il num ero »4« (4 = 2 X 2 = 2 + 2 ) equivaleva p er P itagora alla «giusti­ zia« e, in pratica, al num ero »10« o Tetraktis. — Il num ero »6« e il num ero »8« erano entram bi connessi con i b a ttiste ri e la relativ a simbologia di m orte e resurrezione, analoga come si è visto a quella dei mausolei.8 1 7 9 R im andiam o so p ra ttu tto agli stu ­ di d el D e A ngelis D 'O ssat (1962 e 1970). 80 L e tte ra di T eoderico a Boezio (C assiodoro, Variae, I, 10). 8 1 P e r il sim bolism o del n u m ero »6« in relazione ai b attisteri, si veda S. T a- vano, A qu ileia e l’A frica, in Aquileia (U dine 1968). P e r il sim bolism o d el n u ­ m ero »8« si v ed a l’articolo, citato, di M. M irabella R oberti. R icordiam o che u n — Si è in p arte accennato al simbolismo del num ero »12«, che sarà m eglio chiarito in séguito, insiem e al simbolismo del num ero »10« e al valore della successione dal »10« al »20«. - — ■ Il num ero »15« (l + 2 + 3 + 4 + 5 = 15)è uno dei num eri »triangolari« secondo la form ulazione pitagorica, insiem e al »6« (1 + 2 + 3) al »10« (1 + 2 + + 3 + 4) al »28«(1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7), e così via. — Il num ero »16« non è soltanto il doppio del num ero »8« e la q u arta potenza di 2, m a è anche il num ero perfetto secondo Vitruvio, form ato dalla somma del »6« (num ero perfetto secondo Euclide) e del »10« (numero perfetto secondo Pitagora). Fig. 25. B attistero di N apoli, m osaici d ella cupola (disegno del W ilpert). L a croce n ella cupola è atto rn ia ta , com e nei m auso­ lei di T eoderico e G alla P lacidia, da otto A postoli e q u atro E vangelisti SI. 25. K rstiln ica v N eaplju. M ozaiki v k u p o li (po W ilpertu). K riž v kupoli obkroža enako k o t v m avzolejih T eoderika in G alle P lacidi j e osem apostolov in š tirje evangelisti — Il num ero »28«, a cui si approssim ano le m etope dello Zangenfries, è anche aritm eticam ente un num ero perfetto, per la sua peculiarità di essere la ep ig ram m a di san t’A m brogio, che dove- v a l’ottavo giorno come quello della re ­ va leg g ersi nel b attistero m ilanese, cita- surrezione di Cristo. Fig. 26. R avenna, p a rtic o la re della cella su p erio re del M ausoleo SI. 26. R avena, d e ta jl zgornje k apele m avzoleja som m a di tu tti i suoi divisori (1 + 2 + 4 + 7 + 14).8 2 Nella scala m usicale, corrisponde poi a quattro serie com plete di note. — Il num ero »240« (15 X 16), a cui si approssim ano le »tenaglie« dello Zangenfries, è uno dei »num eri oblunghi« form ulati da P itagora (costituiti dalla m oltiplicazione di un num ero per il suo successivo, con la peculiarità 8 2 Sotto questo p u n to di vista, an - ch’esso in tro d o tto da P itag o ra, il prim o n u m ero p erfetto è ancora u n a v o lta il »6«, fo rm ato dalla som m a di tu tti i n u ­ m eri m inori di 6 che dividono il 6 senza lasciare resto (1 + 2 + 3). Seguono, dopo il »28«, il »496« e T »8128«. Fig. 27. R avenna, lo »Zangenfries« Sl. 27. R avena kleščni friz M n ittftB c -fi j . JdMifir Grot. B 0 * 10 to V3 tO »O O «. Fig. 28. R avenna. Lo »Zangenfries« a confronto con m otivi di o reficeria b arb arica (disegno dello Jänecke) SI. 28. R avena. K leščni friz v p rim erjav i z m otivi b a rb a r­ sk eg a z latarstv a (risba: Jänecke) di essere doppi dei num eri »triangolari«),8 3 insiem e al »6« (2 X 3), al »12« (3 X 4), al »20« (4 X 5), al »30« (5 X 6), e così via. Q ueste considerazioni ci perm ettono di assum ere in via di ipotesi il M au­ soleo come un tu tto organico, m algrado eventuali pentim enti progettuali. C er­ cherem o quindi di scoprire se esista u n program m a simbolico che colleghi p arti apparentem ente incongrue, e attribuirem o p er il m om ento tale program m a alla persona O ' almeno all’influsso di Cassiodoro, il segretario enciclopedico e plenipotenziario, nonché d ilettan te di problem i architettonici. »Anim us noster fabricandi cupidissim us« scrisse identificandosi con il sovrano nella »Form ula curae palatii«, ed esaltando l ’a ttiv ità edilizia in u n a sorta di de consolatione architecturae: »M agna voluptas est prudentissim ae m entis, pulcherrim a igitur h abitatione gaudere, et in ter publicas curas anim um fessum reficere dulcedine fabricarum «.8 4 Spesso nelle lettere ufficiali Cassiodoro si abbandona all’elogio dei nu m eri e dell’aritm etica, di Euclide e di A rchim ede, di P itagora e Tole- meo, di Nicomaco' e M etrobio. »Sic poteris idoneus inveniri« scrive sem pre a proposito della attiv ità fabbricatoria, »si freq u en ter geom etram legas Eucli­ dem : si schem ata eius, m irabili v arietate descripta in tuae m entis contem pla­ tione condideris«.8 5 Non bisogna poi dim enticare che, insiem e a Boezio, è il m assim o musicologo dei suoi tem pi; e questo indizio potrebbe rivelarsi di Fig. 29. P a rtico lare della tra b e a z io ­ ne d ella P o rta A u rea a R av en n a (R avenna, M useo N azionale). Il p a r ­ tico lare del »kym ation« indicato d alla freccia è da accostare al m o­ tiv o della »tenaglia« SI. 29. R avena, M useo N azionale. P o rta au rea, d etajl k y m atio n a; vzpo­ rejam o ga lah k o s kleščnim m otivom g ran d e im portanza per le connessioni che esistono quasi certam ente (e che ci proponiam o di verificare) tra la m usica e le proporzioni del Mausoleo. 8obls Lo stesso Teoderico, a p restar fede alla già ricordata lettera di Cassiodoro a Boezio, si sarebbe interessato del resto alla m usica e alla teoria m usicale. P iù di ogni altra opera realizzata da Teoderico, il Mausoleo sem bra riflet­ te re la linea di m ediazione a lungo perseguita da Cassiodoro fra il dominio m ilitare e politico dei Goti e il dominio socio-culturale dei Romani, con u n ten - 8 3 I nu m eri »oblunghi« sono fo rm ati m a te ria lm e n te da un certo n u m ero di u n ità disposte in rettan g o li; m e n tre i »tri­ angolari« sono fo rm ati dalla p iram id e di u n ità disposte in m odo che sotto alla p rim a si collocano successive serie og n u ­ n a c a ra tte riz z a ta d all'au m en to di 1. 8 4 C assiodoro, Variae, V II, 5. 8 5 C assiodoro, Variae, ibidem . 85 bis o ltr e a una le tte ra »Boetio p atricio T heodericus Rex«, l’in teresse di C assiodoro p e r la m usica è a tte sta to d a l­ la E xpositio in psalterium e d al tr a tta - tello De M usica. tativo di restaurazione degli ideali e delle form e aristocratiche, tenuto in vita politicam ente dalla persistenza del senato rom ano, che era nei fatti una finzione giuridica. Se evidentem ente vedeva in Teoderico l’ultim o degli im pe­ ratori, Cassiodoro in una storia perduta della nazione gotica (com pendiata probabilm ente da Jordanes) celebrava d’altra p a rte le origini e le im prese degli O strogoti e della regale fam iglia degli Amali, cui apparteneva Teoderico. »Avere u n a storia significa avere una tradizione, u n a civiltà propria: si poteva sperare più facile im porre ai Goti il rispetto della legge, quando si fossero educati alla coscienza di popolo antico e a una loro nobiltà storica che li differenziasse dai popoli inferiori, Unni e Langobardi, e li avvicinasse ai G reci e ai R om ani sin dai tem pi più lontani«.8 6 Fig. 30. S tele copta cristian a p ro v e ­ n ien te da E rm ent SI. 30. E rm ent, koptski k rščanski n a ­ grobnik Le grande illusione della continuità con l’età aurea di Roma, saltando a piè p ari non soltanto la dom inazione barbarica m a anche il basso Im pero (l’unico im peratore citato da Cassiodoro è Traiano), p o rta all’ideazione del neo­ m ausoleo im periale che si differenzia dagli antichi soltanto per la data della sua costruzione: »ut ab opere veterum « scriveva Cassiodoro a proposito del’ l’arch itettu ra di corte »sola d istet novitas fabricarum «.8' Anche 1 abbagliante m onocrom a uniform ità del m ateriale costruttivo (isolato a R avenna oltre che 8 6 G. Pepe, Il m edioevo barbarico 8 7 D alla »Form ula curae palatii« d’Italia, 3 a ediz. (Torino 1968) p. 62. (C assiodoro, Variae, VII, 5). anacronistico) sem bra corrispondere alle teorizzazioni di Cassiodoro: »Sicut d e­ corum corpus uno convenit colore vestiri, ita nitor p alatii similis debet per univ ersa m em bra diffundi«;8 8 e così pure l’im ponente apparecchio lapideo e la grandiosità della copertura m onolitica sem brano rip o rta re alle origini ciclo­ piche dell’arch itettu ra secondo la teoria cassiodoriana: »quas (fabricas) p ri­ m um Cyclopes dicuntur ad a n tro ru m m odum am plissim as in Sicilia condidisse (.. .) inde ad Italiam fabricandi p eritia translata«.8 9 Fig. 31. S tele copta cristian a (L on­ dra, V icto ria an d A lb e rt M useum ) SI. 31. K optski k rščan sk i spom enik (London, V ictoria an d A lb ert M u ­ seum) Fig. 32. T om ba di C ostantino (M useo d i Istan b u l). D a n o tare l’id e n tific a ­ zione d el »chrism on« con l’»ank« SI. 32. K o n stan tin o v grob (M uzej v C arig rad u ). Z načilno je, da se tu »chrism on« enači z znakom »ank« In linea generale a noi sem bra di scorgere nel Mausoleo una sim bologia solare, e il Sole si configura senz’altro nell'accezione religiosa di Cristo-Helios. D ata poi la »personificazione« del m onum ento, il paragone sacro-cortigiano si 8 8 C assiodoro, V ariae, ibidem . 8 9 C assiodoro, Variae, ibidem . Fig. 33. M edaglione di C ostantino. Da n o tare l’affin ità dello scettro con r» an k « (presente nella cresta d el­ l’elmo) SI. 33. K onstantinov m edaljon. Z n a­ čilna je podobnost žezla z »ankom « n a grebenu čelade estende alla triade Teoderico-Cristo-Helios. Una le ttu ra attenta del m onum ento non può che conferm are tale ipotesi. Il decagono di base con le profonde arcate cieche ha senz’altro in p ian ta una fisionom ia solare o alm eno stellare. Già la scelta del decagono denota u n fatto eccezionale: nella tard a antichità si possono citare solo il cosiddetto tem ­ pio di M inerva Medica, con im pianto a dieci nicchie, e »La Daurade« di To­ losa, tem pio dedicato ad Apollo, e quindi a una divinità solare;9 0 di particolare im portanza poi, per la più volte ricordata connessione tra b attisteri e m auso­ lei, ci sem brano i due b attisteri decagonali di Salona e di Albenga, anche se presentano alcune anom alie.9 1 9 0 II tem pio, trasfo rm ato in chiesa e poi d istru tto , aveva u n p erim etro deca- gonaie a ll’esterno, e u n a cupola m osai­ cata a dieci lati. A giudicare d alle inci­ sioni (cfr. F ran k l, D ie B a u k u n s t d e s M it­ te la lte r s [1926] p. 9) il decagono era p iu tto sto schiacciato. N on p ertin en te ci sem bra l’esem pio del S an G ereone a Colonia, tra tta n d o si di u n im p ian to ellittico più che décago­ nale. 9 1 II B attistero di A lbenga h a a l’ l'in tern o u n a p ian ta ottagonale che d iv en ­ ta all’estern o decagonale tra m ite la sm us­ sa tu ra dei lati a d estra e a sin istra dell'abside. Vedi V. S c iarretta, Il b a t t i ­ s te r o d i A lb e n g a (R avenna 1966). T ra gli esem pi successivi, si può se­ g n alare il M ausoleo di S h am s-al M aali a G u m b ad -i-Q ab u s (cfr. A. K h a tc h a tri- an, L ’eglise du B erger à Ani, in C a h ie rs a rc h é o lo g iq u e s [1952] pp. 91 — segg.) con p ia n ta stellare poligonale. Un discorso a p a rte (che ci rip ro p o ­ niam o di svolgere in a ltra sede) m e rita la S. Sofia di B enevento (si vedano da ultim o: P. C avuoto, La chiesa di S. So­ fia a B enevento, in N a p o li n o b ilis s im a , luglio-agosto 1963, pp. 53—66; e, p e r uno schem a geom etrico, J. H ubert, J. P o r­ cher, W. F. V olbach, L ’im p e r o c a r o lin g io [M ilano 1968] fig. 366), u n edificio già riten u to espressione dell’a rte b arb arica, com e il M ausoleo di Teodorico, e com e questo espressione invece di una c u ltu ra vastissim a e fru tto di u n pro g ram m a sim bolico-geom etrico tan to com plesso da sfio rare l’eclettism o, e p aragonabile a u n vero e p ro p rio tra tta to filosofico su lla sapienza d iv in a (Hagia Sophia). La g en e­ si geom etrica della chiesa è b asata su l­ l’incastro d i due triangoli equilateri, in fo rm a di »sigillo di Salom one«, sim bolo sapienziale. B asterà un sem plice elenco delle form e geom etriche che si em an an o d al centro con ritm o altern o dal sem p li- I Fig. 34. R avenna, p ia n ta del M ausoleo a diversi livelli (disegno del B uchkrem er) SI. 34. R avena, tlo ris m avzoleja n a različn ih nivojih S o ltanto il Bode (1957) e il W essel (1958) sono g iu n ti a collegare il num ero »10« — »denarius num erus perfectionis« secondo Boezio — alle teorie neopita­ goriche e neoplatoniche riv ed u te alla luce del cristianesim o nell’am biente di Boezio e Cassiodoro. Lo stesso Teoderico, conform em ente all’ideale della Poli- teia di Platone, era u n a sorta di re-filosofo, come si com piacque di rap p resen ­ ta rlo u n a epistola del 533 scritta dai suoi nipoti: »S tellarum cu. ju s , m aris sinus, fontium m iracula rim ator acutissim us inquirebat, u t (. . .) p u rp u ratu s v id ere­ tu r esse philosophus«.9 2 In u n a le tte ra scritta a Boezio (»De iusto pondere observando«) troviam o un elogio dell’aritm etica, la scienza coltivata da Teo­ derico fin dalla fanciullezza: »A rithm etica in ter am bigua m undi certissim a ce al p iù com plesso: 1) sei colonne dispo­ ste esag o n alm en te; 2) otto p ila stri e due colonne disposti secondo u n decagono; 3) u n q u ad rato , circoscritto al decagono com preso tr a i q u a ttro v ertici d e ll'in g re s­ so, d e ll’ab sid e e delle du e p u n te in te r­ m edie d e lla stella; 4) u n circolo circo scrit­ to al q u a d ra to che costituisce il tracciato del p erim etro della chiesa; 5) tre absidi. N on possiam o n ep p u re so fferm arci sul significato di ta li form e e sulla loro reci­ proca posizione, che si è alm eno in m i­ nim a p a rte ch iarito nella tra tta z io n e re ­ la tiv a al M ausoleo di Teoderico. 9 2 Cfr. A. B ode (1957). Fig. 35. R avenna, riassu n to schem atico dei valori n u m erici degli elem enti a rc h ite tto ­ nici del M ausoleo SI. 35. R avena. S hem atski povzetek številčnih razm erij arh itek to n sk ih elem entov m avzoleja ratione consistit, quam cum coelestibus aequaliter novimus. Evidens ordo, pulchra dispositio, cognitio sim plex, immobilis scientia: quae et superna con­ tinet, et terren a custodit. Q uid est enim quod a u t m ensuram non habeat, au t pondus excedat? Omnia com plectitur, cuncta m oderatur, et U niversa hinc pulchritudinem capiunt, quia sub modio ipsius esse noscuntur. (. . .) Q uantitate num erabili, arena maris, g u ttae pluviarum , stellae lucidae concluduntur. A uc­ tori quippe suo omnis creatu ra sub num ero est: et quicquid ad existentiam pervenit, a tali non potest conditione dimoveri. E t quoniam delectat nos secre­ tio ra huius disciplinae cum scientibus lo q u i.. . «. Proprio in questo contesto si inserisce un vero e proprio inno al num ero 10: »Denarius num erus, m ore Coeli, e t in se ipsum revolvitur, et num quam deficiens invenitur: crescit nova conditione, p er se redeundo, addita sibi sem per ipsa calculatio: et, cum dena- rius non vid etu r excedi, ex m odicis p revalet m aiora com plecti. Hoc saepe repe­ titu m inflexis m anualibus digitis, e t erectis, red d itu r sem per extensum , et q u an ­ to ad principium suum supputatio redditur, tan to am plius in dubitanter auge­ tur«.9 3 L ’inno è senza dubbio neopitagorìco (Boezio aveva trad o tto Pitagora, e Cas- sicdoro lo aveva divulgato). Il num ero »10« è la m istica »Tetraktis«, il TE- AEIOIE A P 1Q M O I, il num ero form ato dalla piram ide dei prim i quattro, arche­ tipo della decina e della decade e contenente in sé tu tte le qualità arm oniche essenziali (diapason, diapente, etc.). E ’ il num ero divino, identificato con h a r­ m onia del mondo e dei cieli, nel pensiero ebraico (Dio dà al mondo le dieci leggi) o ltre che in quello pitagorico (Nicomaco: »T utto era disordine (. . .) nella decade preesisteva un equilibrio n atu rale tra l’insiem e e i suoi elem enti. Per q u esta ragione il dio o rd in ato re si servì della decade come di un cano­ ne«).9 4 N ell’ordine delle serie arm oniche, al 10° e al 20° posto, considerati iden­ tici a ll’inizio e alla fine del »tem po nuovo«, troviam o la nota »fa«, la le tte ra »I« e, so p rattutto, la corrispondenza astrologica col »Sole«.9 5 La »I« nell’antica m itologia egizia corrisponde al »grido del Sole«. R icordiam o poi la connessione neopitagorica operata dalla K ab ala tra num eri e le tte re dell’alfabeto, p e r cui la decim a le tte ra »J« equivale alla decade e a Dio; da qui »Jahvé«, »Jeovah« e altri suoni-parole m agici come »Juw e«, »Jou«, »Jov« »Jon«, »Jacchos«, » Ja­ nos«. Il ricorso architettonico al num ero »10« (e, in secondo ordine, al »4« e al »20«) corrisponde alla funzionalità del M ausoleo e alla politica di Teoderico. E n tram b i i piani rappresentano un perfetto ordinam ento terrestre. L a cappella è in basso perché il potere ecclesiastico è fondam ento del potere reale; il re e la sua tom ba sono con u n ben preciso significato a l d i s o p r a d e ll a c h ie s a . Sulla som m ità dell’ordinam ento terren o , ecclesiastico, civile, brilla il m onolite celeste, sim bolo dell’ordinam ento del regno dei cieli.9 8 A parziale conferm a di questa interpretazione possiamo ricordare le parole di Cassiodoro nel m o­ m ento della fondazione del suo m onastero-città di Squillace, che avrebbe dovuto essere il modello d’u n a nuova società: »E’ sorto p er voi, o cittadini re ­ ligiosi, come un vostro peculiare Stato, nel quale, se vivrete in concordia e spiritualm ente, p otrete godere in anticipo quasi deU’im m agine della p a tria celeste«.9 7 9 3 C assiodoro, V a r ia e , I, 10. 9 4 R im andiam o al sem pre fo n d a m e n ­ tale stu d io di M. C. G hyka, L e n o m b r e d ’o r. R ite s e t r y th m e s p y th a g o r ic ie n s d a n s le d é v e lo p p e m e n t d e la c iv ilis a tio n o c c id e n ta le , Vol. I, L e s R y th m e s (P aris 1931). Ci lim itiam o ad aggiungere u n a chio­ sa su l v alo re di »sum a spaziale« del n u m ero »10«, in q u an to le tte ra lm e n te som m a di tu tte le dim ensioni dello sp a ­ zio: 1 ( = punto) + 2 (= linea) + 3 (= piano) + 4 (= solido). 9 5 V edi M. Schneider, Il s ig n if ic a to d e lla m u s ic a (M ilano 1970) pp. 211 e 221— 22. A prop osito del num ero »20« ric o r­ diam o che i sostegni della ro to n d a del S an to Sepolcro, in torno alla to m b a di C risto, sono p otenzialm ente 20, su ddivisi in q u a ttro g ru p p i com prendente ciascu­ no tr e colonne e due p ila stri per u n to ­ tale di 12 colonne e 6 p ila stri (m ancano i d u e p ila stri in corrispondenza d e ll’in ­ gresso, p e r ev id en ti ragioni funzionali). so P er q u e sta interp retazio n e cfr. K. W essel (1958). 9 7 D alle I n s titu tio n e s d iv in a r u m r e ­ r u m (cfr. G. P epe, op. cit., pp. 63— 64). 9 A r h e o lo š k i v e s tn i k 129 Fig. 36. R avenna, in tern o della cella inferiore, secondo la restitu zio n e del D e A ngelis D ’O ssat SI. 36. R avena, notranjščina spodnje k ap ele (rekonstrukcija: De A ngelis D’Ossat) I riferim enti sim bolici conducono da un lato all’ordine, universale o terreno, e da un altro lato all’idea centrale che presiede all’ordinam ento: dio, sole, sovrano. I Pitagorici avevano posto al centro del cosmo Hestia, il fuoco centrale, che spandeva luce e calore sui pianeti (è da notare che l’ id ea di questo cuore universale offrì a Copernico lo spunto p er la teoria eliocentrica). C leanthe in particolare (331—232) assegnò al Sole il posto centrale fra i p iane­ ti, seguendo l’antico ordine caldeo; di qui l’idea del sole come spirito del m on­ do, »nel cuore del mondo«. N el »Som nium Scipionis« di Cicerone9 8 l’universo celeste nell’eterno ritorno del G rande Anno diviene l’impero bene ordinato dove il Sole, simbolo dell’au to rità e del potere esercita la sua egemonia. La G iustizia, che per Platone era la chiave dell’ordine cosmico (e che nel M auso­ leo è sim boleggiata dal ricorso al »4«), diventa in Cicerone la ricom pensa del Principe, promosso al’ete rn ità p er averla ben praticata; Dio sta all’universo come il capo di Stato sta alla città. II Mausoleo, in quanto cittadella e em blem a cosmico, è a sua volta una »città del Sole«, seguendo probabilm ente un filone orientale m ediato dal platonism o. L’antica Ecbatana, secondo la descrizione di Erodoto,9 9 aveva sette cinte concentriche dipinte con i colori dei pianeti, precorrendo la città uto­ pica di Cam panella. La città degli A tlantidi descritta da Platone1 0 0 era a tto r­ niata da tre canali e due m u ri circolari di terra, secondo analoghi schem i 9 8 Cicerone, De R e publica, libro VI, 9 9 E rodoto, Storia, I, 98. 8—26. 1 0 0 P latone, Critias, 113, d-e. cosmologici.1 0 1 Anche nel M ausoleo è presente un sim ile »irraggiam ento« a p artire dal centro, in probabile connessione con l’idea neoplatonica dell’em a- nazionism o dalla luce divina: la croce centrale, circoscritta dal decagono, tro­ vava in fa tti all’esterno due u lterio ri piattaform e decagonal! concentriche.1 0 2 p 9 e Ì8 io 8 12 ti n 1 e n e ti ■ Fig. 37. R avenna. V alori num erici del u !S 3 s p erim etro della cella inferiore. I lati 16 sono »16« al disotto delle m ensole / con le conchiglie, e »20« al d isopra 20 1 17 SI. 37. R avena. Š tevilčna ra z m e rja oboda spodnje kapele. S tran ice im a ­ jo pod konzolam i z nišam i v red n o st »16«, n ad n jim i p a »20« Si profila così u n a giustificazione teorica per l’im m agine solare offerta dalla p ian ta del Mausoleo, e si consolida nello stesso tem po l’idea che tu tta la fabbrica sia stata ideata organicam ente al tem po di Teoderico. La cripta croci­ ata circondata dalla raggiera a dieci punte è a nostro avviso una rap p resen ta­ zione del Cristo-Helios. Se il num ero »10« poteva anche essere inteso come »allegoria C hristi«,1 0 3 d ’altra p a rte il tipo della crip ta crociata non è affatto da connettere all’a rch itettu ra fu n eraria classica bensì è da collegare con due edifici rav en n ati più volte rico rd ati in questo studio: il Mausoleo di G alla P la- cidia e la Capella Arcivescovile, nei quali l’equivalenza della croce di p ian ta con la croce di Cristo è assolutam ente certa. La planim etria del complesso di S anta Croce, eretto da Galla Placidia ed em erso in piena evidenza dagli scavi attu alm en te in corso,1 0 4 è caratterizzata appunto dalla croce e dal num ero »3«, simbolo della Trinità. La chiesa aveva in fatti una p ian ta a croce, e alla sua ard ica si collegavano due edifici sim m etrici (uno dei quali era il M ausoleo di G alla Placidia) ugualm ente a croce, disposti in m odo che collegando i centri 1 0 1 P e r il problem a dell’a rm o n ia cos­ m ica e della »città del Sole« n e l m ondo antico rim an d iam o a J. Bidez, L a c ité d u M o n d e e t la C ité d u S o le il c h e z le s S t o ï ­ c ie n s (P aris 1922); L. H autecoeur, op. cit., pp. 23— 24; H. Leclerc, D u m ythe p la to n i­ cien a u x fêtes de la R enaissance, in R e ­ v u e d e la S o c. d ’h ist. d u T h e a tr e (1959) 2. 1 0 2 L 'a ttu a le sistem azione d el M au­ soleo si isp ira in p ia n ta a q u este due p ia tta fo rm e concentriche, m esse in luce negli scavi ottocenteschi. Si veda la p la ­ n im e tria in cisa d al K um m er (cfr. V. G uberti, 1952, fig. 9). 1 0 3 T ale in terp retazio n e è d ata e ffe t­ tivam ente, n el IX secolo da R abano M auro ( A lle g o r ia e in S a c r a m S c r ip tu ­ ra m ). 1 0 4 G li scavi, che abbiam o av u to oc­ casione di v isita re d u ra n te il p resen te convegno, sono d ire tti dal dottore G. C or­ tesi. Fig. 38, 39. R avenna, sezione del M ausoleo e rap p o rti proporzionali basati sul q u ad rato SI. 38, 39. R avena, p re re z m avzoleja in razm erja, sloneča na k v ad ratu delle tre croci si ottenesse un triangolo equilatero. Nel sacello di G alla P la- cidia, a p arte la connessione con la chiesa, la croce è il leit-m otiv di tu tte le figurazioni musive, determ inando ad dirittura rarissim e iconografie (si veda il Buon Pastore con la croce al posto del pastorale), o curiose anomalie (la croce m usiva al centro della cupoletta non segue l’orientam ento del sacello ma quello della chiesa, secondo l’asse est-ovest). Se si confronta la p ian ta della cupola m onolitica con quella del piano te r­ reno, si nota in entram be la presenza di una croce iscritta entro una più am ­ pia corona irraggiante. A ll’ in tern o della cupola, la crux gemmata si prolunga idealm ente nella raggiera ricostruita dal De A ngelis D'Ossat; all'esterno, la croce che probabilm ente doveva trovarsi al culm ine era circondata dalle dodici m ensole radiali, concepite forse anche come raggi di sole, come dim ostrereb­ bero la form a allungata e la singolare sporgenza rispetto alla circonferenza del m onolite. Il m onolite presenta indubbie affinità con p attern s cosmologici (in p a rti­ colare, la croce entro il circolo può essere accostata alla »ruota solare«1 1 «) e anche col simbolo astrologico del sole, costituito da un punto entro un cerchio (si veda il rialzo al centro del monolite). In questa ottica, la raggiera a X rico­ stru ib ile nella cella acquista un nuovo significato: il segno X (decussis) è insie­ me connesso col 10 (di cui è simbolo num erico) e col sole. Le fonti ricordano che nel 310 a Costantino (il sovrano-guida per Teoderico) m entre visitava un tem pio del Sole apparvero in visione Apollo e la V ittoria che offrivano una 1 0 5 1 0 5 s ì veda ad esem pio la ru o ta di è una trasform azione del sem plice disco K ilm u ek rid g e (W exford), in L. H au te- solare, coeur, op. cit., fig. 95. La ru o ta solare Fig. 40. R avenna. P la n im e tria re la tiv a agli scav i ottocenteschi (si n o tin o le scale e la base della to rre fa rò già ad d o ssate all M ausoleo). Sono ev id e n ­ ziate le tracce delle d u e p ia tta fo rm e concentriche SI. 40. R avena. T loris po iz k o p av a n jih v o sem n ajstem sto letju (opozarjam n a stopnice in n a tem elje sv etiln ik a, k i je že b il p rislo n jen k m avzoleju). P osebej so p o u d a rje n i sledovi dveh k o n c e n trič ­ n ih ploščadi Fig. 41. R avenna. S an V itale, m osaico dell’ arco trionfale. Il »chrism on« è sim bolo an ch e di D io-Sole SI. 41. R avena. S an V itale, m ozaik v slavoloku. »K rizm on« je tu d i sim bol B oga-S onca Fig. 42. Rom a. San Paolo, m osaico dell’arco trionfale. I rag g i solari dietro al capo di C risto alludono forse agli apostoli SI. 42. R im . Sv. Pavel, m ozaik v slavoloku. Sončni ža rk i za K ristusovo glavo bi m orda lah k o pom enili apostole corona d ’alloro su cui era inciso »XXX«, che insiem e augurava tren ta anni di regno e iterava il segno solare X. Il »chrismon«, che a sua volta è connesso figurativam ente con un antichissim o simbolo solare celtico, doveva essere inteso quindi come una somma sincretica del decussis e del m onogram m a cristiano, se è vero che Costantino poteva assum ere a suo p rotettore Cristo proprio in quanto reincarnazione del »Sol invictus«. L a croce di stucco al centro della cupola (la più grande croce dell’arte paleocristiana, come è stato scritto) doveva forse essere circondata ma un m o­ saico blu-notte con le stelle del delo .1 0 0 Così appaiono le cupole del m ausoleo di G alla Placidia e di C asaranello, così forse appariva l’abside della C appella Arcivescovile, e sim ile sarà la grande croce di S an t’A pollinare in Classe. Nel sacello placidiano la croce sim boleggia il Cristo Cosm ocrator assim ilato al dio solare e paragonabile alla rappresentazione di G iove circondato da sette stel­ le.1 0 6 1 0 7 A Casaranello la croce è circondata da due fasce concentriche: la prim a, più chiara, corrispondente al cielo vero e proprio; la seconda, più scura, equi­ valente allo »stereoma«, lo spazio aereo che divide il cielo dalla terra secondo l’astronom ia orientale.1 0 8 Il mosaico del B attistero di Albenga contiene più espliciti e diffusi significati: u n chrism on che si irrad ia e rifrange al centro di tre zone concentriche trascoloranti, circondate da dodici colombe e da una zona stellata; nell’arco due agnelli adorano la crux gemmata. I riferim enti a Cristo, all’universo e al dogm a della divinità u n a e trin a sono evidentem ente 1 0 6 L a scabrosità della p ie tra , unica p arte n o n fin ita n ella cella, fa p ensare ap p u n to a una p reparazione p e r m osa­ ico. L a soluzione p arziale d ella croce in stucco può essere sta ta un ripiego dovu­ to a rag io n i di tem po ed econom iche; pro b ab ilm en te si doveva com piere con urgenza la cella p e r accogliere il sarcofago di Teoderico. 1 0 7 Si vedano R. Eisler, W e lte n m a n ­ t e l u n d H im m e ls z e lt (M ünchen 1910); K. L ehm ann, T he Dome of H eaven, in T h e A r t B u lle tin (1945), pp. 20—21;C .O . N o rd ­ strom , R a v e n n a s tu d ie n . I d e e n g e s c h ic h tli­ c h e u n d ik o n o g r a p h is c h e U n te r s u c h u n ­ g e n ü b e r d ie M o sa ik e n v o n R a v e n n a (Stockholm 1953). 1 0 8 Si v eda G. De Francovich, S tudi sulla sc u ltu ra ravennate, in F e lix R a v e n ­ n a (1959) n. 79. m ediati da influenze siriache, palestinesi e costantinopolitane: si ricorda un m osaico di S. Sofia a C ostantinopoli con croci d’oro entro tre zone concentriche azzurre, e una analoga com posizione vista dia Coricio di Gaza (VI. see.) n el­ l’abside di u n a chiesa palestinese.1 0 9 A p arte alcune analogie con tali raffigurazioni (zone decagonali concen­ triche), nel M ausoleo m ancano program m aticam ente, p er influsso della d o ttrin a ariana, riferim en ti al dogm a della T rinità a causa della contestazione del­ l’a u tarch ia dello S pirito Santo. L e discussioni d o ttrinali, come ha dim ostrato il De A ngelis D’O ssat (1970), trovavano del resto riflessi puntuali anche a livello dei rap p o rti proporzionali: il rapporto 1 :1 e il quadrato che lo geom e­ trizza equivalgono all’Uno platonico e a Dio; il rap p o rto 1:1/2 corrisponde a C risto che è generato da Dio, così come la diagonale è generata dal quadrato; il rap p o rto 1 : ]/3, che num ericam ente è determ inato dalla ipotenusa di un triangolo rettangolo form ato d a due cetati con i v alo ri di 1 e V2, equivarrebbe allo S pirito Santo, definito nel Concilio di Nicea come »procedenti ab utroque«. Non è quindi casuale che nelle fabbriche ariane m anchino i rap p o rti ~/2 e V3 freq u en ti invece nelle altre fabbriche di R avenna, sostituiti nella m aggior p a rte dei casi dal proporzionam ento aureo e dai rap p o rti 1 :1 e 1 :1,2 (che noi riteniam o doversi intendere come rapporto 10:12, con evidenti significati teologici). L ’idea trin ita ria è sostituita nel M ausoleo, secondo il nostro punto di vista, da un diffuso dualism o, dalla scala m acrospica delle due celle fino alla scala m icroscopica dello Zangenfries, diviso in due zone da una linea di dem ar­ cazione. Il dualism o viene com unque ricomposto, forse più p er influsso del pensiero antico (monoteismo solare) che p er un com prom esso con l’ortodossia cattolica: la fusione avviene in fa tti nella figura unica di C risto-Sole identifi- 1 0 4 * 1 0 4 Si vedano I. Lassus, S a n ctu a ries chrétiens de Syrie (Paris 1947) e G. De Fran- covich, op. cit., pp. 34—35. SI. 43. M edaljon iz cerkve sv. P a v la (Rim), p ro jic ira n n a kupolo ra v e n ­ skega m avzoleja Fig. 43. Sovrapposizione del clipeo di S an P ao lo (Roma) sulla cupola m o­ n o litica del M ausoleo (R avenna) Fig. 44. U n im peratore-H elios presied e a u n a cerim onia religiosa (rilievo in m arm o al M useo del Cairo) SI. 44. V ladar-H elios vodi v e rsk i obred (m arm orni relief v M uzeju v K airu) cata col sovrano. Secondo la d o ttrin a di Ario, C risto e la Croce sono interm edi- arii tra il Cielo (Dio) e la te rra ; Cristo non è identico m a simile e subordinato a Dio, e il dualism o può essere visualizzato dalle im m agini della Croce e del Sole. In entram bi i piani del Mausoleo, infatti, assistiam o a un incastro della croce al centro di un simbolo solare; al piano terren o c’è quasi una visualizza­ zione della non consustanzialità di C risto con Dio n ell’inserim ento apparente­ m ente irrazionale della croce al centro del decagono (anziché di un ottagono come avrebbero richiesto i principii di u n a sim m etria geometrica); in pratica, Dio è »ingenerato« e Cristo è invece »generato« e subordinato al Padre, come voleva Ario. L’»omoiusia« fra la Croce e il Dio-Sole è chiarita esplicitam ente dalla seguente form ula: »La n a tu ra del Figlio è al Sole onnipotente vicinis­ sim a«.1 1 0 N ella stessa sovrapposizione delle due celle e delle due zone dello 1 1 0 C lem ente A lessandrino, Strom ata, 7, 2. Fig. 45. C risto sul c a rro del Sole (m osaico n ella volta della T om ba d ei G iulii, nella necropoli V aticana) SI. 45. K ristu s n a so n čn em vozu (m ozaik v svodu groba J u ­ lijcev, V atikan) Z angenfries si può scorgere in u n a certa percentuale il ruolo differenziato di Cristo posto sotto a D io-Sole, il quale ultim o però si identifica in p arte e a sua vo lta con Cristo.1 1 1 A livello iconografico, la croce del m onolite al centro dei dodici raggi- m ensole trova un eccezionale p arallelo figurativo nel mosaico dell’arco trio n fale di S an Paolo a Rom a.1 1 2 C risto appare aureolsto, con dodici raggi lum inosi (di 1 1 1 A livello arch itetto n ico la g ra n ­ de croce della crip ta è posta a l disotto d ella cella cilindrica so v ra sta ta d a lla cu­ pola celeste. Nello Z angenfries la piccola croce al centro delle sp irali è p o sta al d iso tto delle »tenaglie«, sim boli solari. P ro p rio nello Z angenfries è d a scorgere p ro b ab ilm en te l’unico accenno te rn a rio (più che trin ita rio ) n el num ero delle »te­ naglie« (3X3) e dei p an n elli (3 X 3 X 3) ; su scala a n co ra m inore, i b racci delle »tenaglie« sono an ch ’essi trip a rtiti. 1 1 2 C om e a ttestan o le iscrizioni su l- l’arcone, il m osaico sarebbe stato in iziato Fig. 46. Clipeo visigotico con C risto-Sole (chiesa di Q uintanilla de laš Vinas) SI. 46. V izigotska plošča z m edaljonom , ki p red stav lja K ristu sa-S cn ce (cerkev v Q u in ­ ta n illa de las Vinas) cui nove visibili, e tre nascosti dietro il corpo) che partono dietro il capo (al posto della consueta croce o del chrismon) ed escono fuori dal clipeo perdendosi nel fondo aureo della circostante visione apocalittica dei venti- quattro seniori. Non c’è bisogna di m olta fantasia per scorgere in questa raffigurazione un sincretism o di Cristo col Sole, ed è assai probabile che i dodici raggi alludano al num ero degli apostoli. U gualm ente interessante ai nostri fini è una raffigurazione nel mosaico del- l’arcone di San Vitale. Due angeli in volo reggono un clìpeo form ato da cerchi concentrici con i colori dell’irid e (in qualche modo accostabile ali già ricordato mosaico di Albenga), al cui centro dalla divina lettera »A« partono otto raggi anch’essi trascoloranti; con u n evidente sincretism o fra Cristo (chrismon), Dio (»A«), il Sole e forse la T rinità. Citiamo ancora il mosaico nella volta d ’una tom ba cristiana della N ecropoli V aticana con Cristo-Helios sul carro solare; e un singolare capitello della chiesa ispano-visigotica di Q uintanilla de las Vi­ nas (VII see.) dove in un clipeo retto da angeli ap p are un busto rad ian te con l’iscrizione »SOL«. Se san G iovanni identifica Cristo con la Luce, già nella profezia di M ala­ chia il M essia era annunciato come »Sol Iustitiae«. Molti P adri della Chiesa instituirono del resto paragoni fra Cristo e il Sole. E’ da notare che le defi­ nizioni di »Sol Invictus« e di »Sol Salutis« vengono desunte dal culto di M itra; e che anche il »dies natalis« di Cristo, corrispondente in realtà al 6 da T eodosio e finito da O norio, e poi re sta u ra to da p apa Leone M agno (a cui G alla P lacid ia dedica una iscrizione r i­ conoscente) e forse anche al tem po1 di L eone III (795—816). L ’incendio del 1823 danneggiò m olto il mosaico, che fu però re sta u ra to secondo il disegno originario. Si veda S. W aetzoldt, Z u r Ikonographie des T rium phbogenm osaiks von St. P au l in Rom, in M iscellanea Bibi. H ertzianae zu E hren L. B ruhns, F. G. W. M etternich, L. Sch u d t (M ünchen 1961). gennaio, fu nel III o - IV secolo anticipato al 25 dicem bre per farlo coincidere col giorno della nascita del Sole.1 1 3 Si è già parlato della identificazione Teoderico-Cristo, resa possibile col tram ite di Costantino. Per quanto riguarda invece l’identificazione Teoderico- Sole, si può ricordare la lunga tradizione di sovrani rappresentati come Heliòs, a p a rtire almeno da A lessandro Magno. L ’origine della m istica del Re-Sole è da u n lato- nell’oriente iranico e siriaco e dall’altro nel filone pitagorico, pla­ tonico, neopitagorico, stoico, neoplatonico.1 1 4 Ricordiam o i palazzi im periali a R om a concepiti come tem pli del Sole: nella Domus A urea una sala ru o tan te riproduceva la corsa del Sole; nel Settizonio di Settim io Severo l’im peratore ren d ev a giustizia in u n a sala cosmica, sotto una volta in cui era delineato il suo oroscopo. Eliogabalo, sacerdote del Sole, fu eletto im peratore come un vero e proprio Re-Sole. C ostantino, che a noi interessa in particolar modo, si proclam ò e fu raffigurato com e Helios (anche un P ad re della Chiesa, Eusebio, 1 1 3 V edi L. H autecoeur, op. cit., pp. 181— 82. 1 1 4 Si vedano F. C um ont, L a T héo­ logie solaire du paganism e ro m ain , in M é m o r ie s p u b lié s p a r l ’A c a d e m ie d e s I n s c r ip tio n s e t d e B e lle s L e ttr e s , t. X II, 1919; L. H autecoeur, op. cit., e L a s y m ­ b o liq u e m o n a r c h iq u e . L e R o i S o le il (P a­ ris); H. L eclerc, op. cit. SI. 47. K ristu s-S o n ce v sred i znam enj m escev in zodiakalnih znam enj (m in ia tu ra v V atikanski biblioteki) Fig. 47. C risto-S ole a l cen tro dei m esi e dei segni dello zo­ diaco (m in ia tu ra nella B iblioteca V aticana) Fig. 48. C alendario litu rg ico del V I secolo (R avenna, Museo A rcivescovile) Sl 48.. L iturgični k o led ar iz 6. sto letja (R avenna, N adškofij­ ski m uzej) potè scrivere che il sovrano risplendeva come il Sole); il suo palazzo cosmico a Rom a era paragonabile al tro n o centrale descritto da Proclo nell’Inno al Sole; a Costantinopoli, poi, fece replicare il palazzo solare di Settim io Severo. L 'im ­ peratore Giuliano scrisse ad d irittu ra un trattatello sul Re-Sole. Ci soccorrono poi alcune particolarità del cerim oniale ravennate, esem pla­ to su quello bizantino. Il sovrano, nella consuetudine e nella adulazione corti­ giana, è effettivam ente equiparato al Sole che illum ina i suoi sudditi, come si ricava ad esempio da questa »form ula« di Cassiodoro: »Solis aspectus nisi clara lum ina non requirunt; quia illi tantum possunt rutilantes pati radios, quos constat oculos habere purissim os. Sic praesentiam Principis am biunt, qui de cordis p u ritate praesum unt«.1 1 5 Se le fabbriche di Galerio-Ercole a Salonicco 1 1 5 »Form ula evocatoria q u ae p a te n ­ ti conceditur« (Cassiodoro, V ariae, VII, 35). M eno pertinente, m a significativo è il segu ente passo della »F orm ula com i­ tivae patrim onii«: »Nam sicut u t Sol o r­ tu s corporum m oles fu g ata nocte d e te ­ git, ita se m orum tu o ru m qualitas, assi­ due viso principe, non caelabit« (Variae, VI, 9). Fig. 49. »Avorio B arb erin i« (Paris, L ouvre). Il sovrano è forse Teoderico; da n o ta re il clipeo con C risto fra i sim boli del sole e della luna SI. 49. »A vorio B arb erin i« (Paris, L ouvre). V la d a r je m orda T eoderik. Posebej je tre b a opozoriti na m ed aljo n s K ristu ­ som m ed sim boli sonca in lu n e erano consacrate ad Ercole, e il Tempio di Spalato era dedicato a Giove, identificato con Diocleziano, anche la chiesa p alatin a di Teoderico-Cristo a R avenna era dedicata al Salvatore, ancora una volta seguendo Pesempio di C ostantino che proprio al S alvatore aveva dedicata la sua prim a basilica e re tta a Roma. V iceversa, proprio a p a rtire dal IV secolo C risto è concepito p revalente­ m ente nel suo aspetto trio n fan te di sovrano: C hristus-R ex, come è raffigurato ad esem pio nei mosaici del tem po teodericiano della Cappella Arcivescovile. L'identificazione arriv a a u n punto tale che in u n a curiosa figurazione, forse gnostica, del IV secolo, non è ben chiaro se è raffig u rato Cristo o un principe im periale: si tra tta di un fram m ento di croce del Museo Paleocristiano di Fig. 50. A poteosi di u n im p erato re fra i segni dello zodiaco (avorio del V secolo al B ritish M useum , Londra) SI. 50. A poteoza n ek eg a v lad arja sredi zodiakalnih znam enj (slonovina, iz 5. stol. B ritan sk i m uzej v Londonu) A quileia, al cui centro è g raffila la figura di un giovane nim bato e cla­ m idato.1 1 6 Dopo aver chiarito la p erfetta liceità del trinom io Teoderico-Cristo-Sole, si può finalm ente risolvere l’antinom ia fra le due principali interpretazioni delle dodici mensole: quella che riconosce in esse i dodici apostoli, e quella (sostenuta dal Bcde) relativa ai segni dello Zodiaco. Ogni contraddizione, ogni dualism o è sanato in fatti da un elem ento medio proporzionale, la duplice figura di Cristo-Helios che può ugualm ente avere intorno a sé i dodici apostoli o i dodici mesi (i segni dello Zodiaco, secondo la consueta iconografia, sono contenuti infatti in una fascia circolare intorno al carro del Sole). Un m ano­ scritto tolemaico della B iblioteca V aticana raffigura appunto un Cristo-H elios al cen tro di un clipeo circondato da cerchi concentrici, divisi radialm ente in dodici settori con le Ore, i Mesi e i segni dello Zodiaco.1 1 7 1 1 6 Si vedano C. Cecchelli, U na fig u ­ razione gnostica, in S tudi aquileiesi (1953) pp. 245— 52: G. B rusin, A q u ileia e G ra­ do (P adova 1964) pp. 176—78. 1 1 7 II m anoscritto (V aticanus gr. 1291, fol. 9) è forse dell'anno 814. Esem pi an terio ri sono il mosaico c ristian o del duom o di A osta e il m osaico pagano di N onnus a T rier. Cfr. J. Strzygow ski, Die K alen d erb ild er des C ronographen vom J a h r 354, in R epertorium fü r K u n stw is­ senschaft (1886, 1890). P er la connessione tr a m ausolei e num ero »12« ricordiam o il m ausoleo dodecagonale di N eum agen Fig. 51. R avenna, in te rn o della cella su p erio re del Mlausoleo SI. 51. R avena, n o tra n jšč in a zgornje k a p e le m avzoleja Lo Zodiaco non si riferisce alla contigenza del tem po presente, m a al­ l’e te rn ità del tem po nel suo eterno ritorno; non a caso lo possiamo trovare, nell’iconografia simbolica fu n eraria, intorno ai busti dei defunti. In un avorio del V secolo al B ritish M useum troviam o poi u n a significativa scena di Apoteosi di un im peratore, con il sovrano portato in cielo da due geni alati al disopra del carro del Sole e verso la fascia zodiacale.1 1 8 Se dunque la fascia con le m ensole può alludere al corso del Sole nei dodi­ ci mesi, il num ero delle »m etope« deio Zangenfries si riferisce, come si è detto, al percorso della L una nel cielo e intorno alla terra. Sole e luna sim boleggiano fin d all’antichità il fluire e l’etern ità del tempo; a p a rte la loro presenza nelle scene di crocefissione, segnaliam o l’»Avorio B arberini« al Louvre in cui, sopra all’im m agine del sovrano a cavallo (che sem bra potersi identificare anche con Teoderico),1 1 9 appare un clipeo col busto di Cristo fra i sim boli del (cfr. L. C rem a, op. cit., fig. 625), e so p ra t­ tu tto il m ausoleo di A ugusto a R om a con im p ian to a dodici raggi. 1 1 8 C fr. L. H autecoeur, op. cit., p. 171. 1 1 9 v e d i A. Bode, D as R e ite rd ip ty ­ chen des L ouvre, in Zeitschrift für K u n stg esch ich te (1965) pp. 155— 61. II dittico ra p p re se n ta re b b e Teodorico che p ren d e possesso dell’Italia con la la n ­ cia, e sareb b e stato eseguito fra il 493 e il 498. sole e della luna. Si potrebbe citare, fra i tanti, questo passo di Cassiodoro sul corso del sole e della luna: »Sol anni spatio Zodiaci circuli signa praetervolat (. . . ) Luna, peculiari nobis vicinitate proxim ior, trig in ta diebus peragit, quod anni spatio Sol aureus circum actus im pleverit«.1 2 0 L a cupola può persino essere concepita come una sorta di complesso calen­ dario luni-solare: dodici m esi di circa 27—29 giorni. Ci riferiam o, per in ten ­ derci, a modelli come il Calendario liturgico graffito su pietra del Museo Arcivescovile di R avenna (VI see.), con la croce cam peggiante in mezzo a iscrizioni concentriche divise da raggi in settori o cunei. A ltri elem enti del Mausoleo, come le dodici finestre o le v entiquattro colonnine della ricostruita loggia potrebbero alludere alle ore. Si potrebbe a questo punto ricordare l'interesse di Teoderico per l’astro­ nom ia e per i problem i cronologici. Segnaliamo in particolare una interessantis­ sim a lettera di Cassiodoro che, a nome del sovrano, commissiona alcuni orologi a Boezio, esaltando quasi m isticam ente le m acchine per la m isura del tempo. Ecco la descrizione di una p u r semplice m eridiana: »Prim um fit ubi stilus die’ - index, per um bram exiguam horas consuevit ostendere. Radius itaque immo­ bilis et parvus, peragens quod tam m irandam m agnitudinem solis discurrit, et fugam solis aequiparat, quod m otum sem per ig n o r a t. .. Ubi est illud horarum , de lum ine venientium , singulare m iraculum , si has et um bra dem onstrat? . . . M echanicus, si fas est dicere, pene socius est N ature«.1 2 1 R itornando per 1’ultim a volta al parallelo Teoderico-Costantino, ricordiam o che l’im peratore aveva, oltre ai dodici com pagni di mensa, un »sacrum consi­ storium « form ato da 30 silentiarii, nel quale si può forse vedere un riferim en­ to ai giorni del mese nel contesto di un cerim oniale di corte crono-cosmologico. Si può citare inoltre una iconografia dell’im peratore con uno scudo in cui era raffigurato il carro del Sole in mezzo alla fascia dello Zodiaco. La stessa nuova 1 2 0 Cassiodoro, V a ria e , X I, 36. 1 2 1 Cassiodoro, Variae, I, 45. 4* Fig, 52. R avenna, schem a della dis­ posizione delle fin estre in torno alla cella cilindrica SI. 52. R avenna, skica razp o red itv e oken v rotundi H N Fig. 53. R avenna, le q u a tro fin e stre lle sul portale, fo rse sim bolo dei q u a ttro E v an g e­ listi o dei fiu m i del P arad iso T e rre s tre SI. 53. R avena, štiri okenca n ad p ortalom , m o rd a sim bol š tirih evangelistov ali štirih r e k zem eljskega ra ja m oneta coniata da C ostantino, il »solidus aureus« conteneva forse allusioni al culto solare (così come, si è detto, anche il chrism on era connesso con tale culto). E ’ anzi proprio Cassiodoro a suggerire tale interpretazione: »Sex m illia D enariorum solidum esse volu eru n t: scilicet u t rad ian tis m etalli form ata ro tu n ­ ditas aetatem Mundi, quasi sol aureus, convenienter includeret«. E così pro­ segue a proposito delle u n ità di peso: »Senarium vero, quem non im m erito perfectum docta antiquitas definivit, unciae quae m ensurae prim us gradus est, appellatione signavit: quam duodecies sim ilitudine m ensium conputatam , in lib rae plenitudine ad anni curricula collegerunt«.1 2 2 Dove si dim ostrerebbe, se necessario, la circolarità del pensiero antico anche in tem i apparentem ente secondari come le m onete e le u n ità di peso, da cui scaturiscono quasi n a tu ra l­ m ente im plicazioni sim boliche sul sole, sui mesi, sui num eri »6«, »10« (dena­ rius) e »12«. 1 2 - »De iusto p o n d ere observando« (Cassiodoro, V a ria e, I, 10). 10 A r h e o lo š k i v e s tn i k 145 Fig. 54. R avenna, la fin e stra a croce a oriente, con riferim ento alla sim bologia di C risto-Sole SI. 54. R avena. V zhodno okno v obliki križa; n an aša se n a sim boliko K ristu sa-S o n ca V orrem m o concludere con un’ultim a p articolarità del Mausoleo, la fine­ stra a croce nella cella superiore (la cui form a, fra l’altro, richiam a a scala m icrom etrica le crocette dello Zangenjries). E ’riv o lta esattam ente ad oriente, e quindi un raggio del sole nascente può en trare nella cella attraverso di essa e idealm ente a form a di croce, costituendo una stre tta connessione fra Cristo, il Sole e il suo corso nel giorno, e il sovrano che sicuram ente doveva essere sepolto nella cella, con i piedi rivolti ad est perché fosse pronto ad alzarsi, se­ condo l’antica credenza cristiana, al prim o richiam o del Signore. Cristo, del resto, sarebbe tornato proprio da oriente, come suggerirono gli stessi angeli ai discepoli dopo l’A scensione: »Uomini di Galilea, che cosa state riguardando in cielo? Questo Gesù, che è stato assunto in cielo, v e rrà nella m edesim a m anie­ ra in cui lo avete visto andare al cielo.«1 2 3 E ’ difficile stabilire se d ietro il complesso m eccanism o cronologico-solare si celi un preciso significato astrologico, sul tipo dell’oroscopo p resente nel P antheon.1 2 4 Più genericam ente si potranno com unque ricordare passi di Cassio- doro sul Sole e sulla provvidenzialità della sua luce;1 2 5 o si può m ettere in relazione la finestra a croce con le qu attro finestrelle ad ovest, non solo p er l’affin ità num erica (quattro finestre, quattro bracci della croce) m a anche per u n a probabile connessione di significato con i q u attro evangelisti o i q u attro fium i del Paradiso T errestre (all’ esterno, tra le finestrelle, è una m ensola desti­ n ata a sorreggere non sappiam o bene se una croce o il busto di Teoderico). A ffinità form ali si possono tro v are con le finestre a croce poste nei q u attro bracci del Santo Stefano Rotondo' a Roma, a ltra p arafrasi del Santo Sepolcro. Si può anche fare riferim ento alla singolare finestra centrale nella facciata del San S alvatore a Spoleto, con elem enti decorativi disposti radialm ente al­ l’esterno della ghiera dell’arco. »P er chi la rig u ard av a dall’esterno, la fin estra era a levante e poteva sim boleggiare il ,Sol oriens’ identificato con il C risto nelle Costituzioni Apostoliche, com pilate in S iria intorno al 380. A nche l’occhia­ lone centrale nella grande abside della basilica presso S. Costanza — situato in m ezzo a dodici finestre rettan g o lari chiaram ente allusive al num ero degli A postoli — credo dovesse esprim ere, con la form a circolare, il sim bolo sola­ re.«1 2 6 A ncora più p ertin en te è l’episodio, citato dal N issen,1 2 7 di u n a cappella nel convento di S anta C aterina su l M onte Sinai in cui il sole, che solo in un giorno dell’anno poteva passare la cima delle m ontagne, illum inava con esat­ tezza u n a piccola ap ertu ra o rn ata da una croce. 123 A t t i d e g li A p o s to li, I, 11. 1 2 4 V edi L. H autecoeur, op. cit., p. 167. L a cupola del P an th eo n è d iv isa in 28 fusi, allu d en ti insiem e al m ese lu n a ­ re e ai p ia n e ti m o ltip licati p e r il m istico n u m ero »4«. 1 2 5 Si v eda so p ra ttu tto la le tte r a »De re b u s n atu ralib u s« (Cassiodoro, V a ria e , X II, 25). 1 2 6 G. D e A ngelis D’O ssat, C lassici­ sm o e p ro b lem atica nelle a rc h ite ttu re p a ­ leo cristian e d ell’ U m bria, in A t t i d e l S e ­ c o n d o c o n v e g n o d i S tu d i U m b r i. R ic e r ­ c h e s u ll’ U m b r ia ta r d o - a n tic a e p r e r o m a ­ n ic a (G ubbio 1964) p. 286. 1 2 7 N issen, O r ie n ta tio n . S tu d ie n z u r G e s c h ic h te d e r R e lig io n (B erlin 1906-10) p. 412. R EG ESTO B IB LIO G R A FIC O A nonim o V alesiano (De C o n s ta n tin o C h lo ro , C o n s ta n tin o M o g n o e t a liis im p e ­ r a to r ib u s a tq u e r e g ib u s e x c e r p ta v e te r a a b H e n ric o V a le s io p r im u m e d ita [Paris, circa 1630]). Il m anoscritto è ristam p ato n el vol. X X IV dei R e ru m Ita lic a r u m S c r ip ­ to r e s , (ed. Cessi, 1913). L a cronaca, com posta d a due au to ri d istin ti com e sem bra, risale al periodo 546— 552. Il brano rig u a rd a n te il m ausoleo: »(Teoderico) autem vivo fecit sibi m o n u ­ m en tu m ex lapide q u a d ra to m irae m agnitudinis opus, et saxum ingentem quem su p erp o n eret inquisivit«. A n d rea A gnello, L ib e r p o n tif ic a lis s iv e v ita e p o n tific u m r a v e n n a tu m , ed. A. T esti-R asponi, nella nuova serie dei R . I. S. (Bologna 1924) p. 112—113. L a cronaca risa le alla m e tà del IX secolo. N ella v ita dell’arcivescovo G iovanni A ngelopte: »(Teoderico) sep u ltu s est in m ausoleum quod ipse aedificare iu ssit e x tra P o rtas A rtem itoris, quod u sq u e hodie vocam us ad F arum , ubi est m o nasterium S an ctae M ariae, quod d ic itu r ad m em oriam regis Theodorici. Sed. u t m ihi v id e tu r esse, sepulcro proiectus est, ipsa u rn a ubi iacuit, ex lapide p irfiretico valde m ira ­ bilis, a n te ipsius m o n asterii ad itu m posita est q u am ibi cernim us usque in p re ­ sen tem diem«. R ogito notarile dell’anno 858 (cfr. V. G uberti, 1952). L ’atto descrive la donazione ai m onaci b en ed ettin i di S. M aria (la chiesa presso il m ausoleo) di tu tta l’isola dove sorgeva il m ausoleo »ad m em oriam regis«. D escri­ zione som m aria e confusa delle vicinanze. R iccobaldo, C o m p ila tio c h ro n o lo g ic a , in M urato ri, R . I. S., tom o IX , p. 193. (inizio del ’300). S p ic ile g iu m r a v e n n a tis h is to r ia e , in M uratori, R . I. S., tom o I, p a rte I, p. 577. Q ueste due u ltim e cro n ach e del secolo X IV sono derivazioni e corruzioni d el’ l’anonim o valesiano e di A gnello. R ogito del notaio N erino R asponi (1350). C ontiene la p rim a raffig u razio n e del m ausoleo, sia pure in un disegno m olto approssim ativo (cfr. V. G u b erti, 1952, fig. 2). F lav io Biondo, I ta lia i llu s tr a ta (Roma 1451). »V isitur T heoderici R egis m onum entum (ab A m alasu n ta filia) positum e x tra R av en n ae m oenia, in quo S. M ariae M onasterium est aedificatum in ro tu n d o ea ratio n e appellatum , quod a lta re m aius Ecclesiae, ch orusque vigenti capax m o n ach o ­ rum , ord in e u t est m oris, in stallo psallentium , unico atque integro ro tu n d o lapide contegantur«. H a rtm a n n Schedel (1440— 1514), C h r o n ic a ru m a b in itio m u n d i. R iprende l’ipotesi del B iondo della p o ste rio rità d el m ausoleo a Teoderico. L. A lberti, D e s c r ittio n e d i t u t ta I ta lia (V enezia 1557). S egnala, fra l’altro, re siste n z a di tracce di u n pavim ento m usivo n ella cella superiore. H. R u b ei (G irolam o Rossi), H is to r ia r u m r a v e n n a tu m (Venezia 1572). Sostiene p er prim o che il sarcofago di T eoderico fosse collocato su lla som m ità del m ausoleo. P irro Ligorio, L ib r o d e ll ’a n tic h ità voce »R avenna«, 1580 ca. (Torino, A rchivio di S tato, cod. a. II. 2. J. 15). R iportiam o p e r intero, tra tta n d o si di u n a fo n te inedita, il b ran o rig u a rd a n te il M ausoleo, che viene rico rd ato come »chiesa di S an ta M aria R otonda ded icata in u n a an tic h ità d ’uno vecchio edificio«: »H ora del T em pio dedicato alla divina M atre di Dio redem ptore. F u cosa d ’un o antico M onum ento, che alcuni dicono essere m em o­ ria e t fab rica di M alasu n ta R egina, o come a ltri dicono, di Iu stin a G alla. M a nel vero noi considerando l’o p era è di più alto et an tico tem po, p u re credasi com e si voglia è cosa delli tem pi p iù illu stri, et m anco p e rtu rb a ti che delli tem pi d i G alla et M alasu n ta; m a di chi si fusse non si havem o certezza alcuna se non solo l’oppeni- oni v a rii et incerti. Egli e ra u n superbo edificio, q u a n tu n q u e ap p en a il v u o to non passi del D iam etro a T ren ta piedi. E quel che lo fa m araviglioso è la sua testu d in e di u n M arm o solo concavo con le sue A nse spesse, o m anichi del m edesim o pezzo in to rn o al pinnacolo, con li q u a li fu sospesa essa co p e rtu ra di sì g ran coperchio. E di d e n tro ro to n d a com e di fu o ri: m a in u n a certa p a rte fo ra v ia facev a faccie dol­ cem en te ottagone, che h o ra sono sta ti spogliati i suoi ornam enti, e t fatto g li de suoi fo d ri il suo p avim ento o p era n u o v a de C hristiani. E t q uella che h o ra è fa tta p e r p o rta, fu l’an tica F e n e stra : e t v i h anno aggionte le goffe fen estrin e che non h avea. V edesi di sotto la su a v e ra e n tra ta sep u lta e t ricalzata dalle rovine. F u sim ile edifico n ella p a rte che si a n d a v a al P h aro sco rta già antichissim a d a n a v i­ g a n ti q u an d o il m are g ià ric e n ta v a la città: che hoggidì il M ontone e t il R oncone fiu m i T han discostata d a l litto p e r la pienezza del lim o che p ortano e t tengono la c ittà in Isola, congiùnte insiem e fa n n o la p a rte del fiu m e d etto B idente. G. F ab ri, M e m o rie sa g r e d i R a v e n n a a n tic a (V enezia 1664). R itien e il M ausoleo del te m p o di A m alasunta. S. Pasolini, L u s tr i r a v e n n a ti (B ologna 1678). R ico rd a ancora la p resen za di u n pavim ento m usivo nella cella superiore. V. C oronelli, R a v e n n a r ic e r c a ta a n tic o -m o d e r n a (R avenna 1705-7). G. F. B uonam ici, M u se o a r c iv e s c o v ile e d e s c r iz io n e d e lla R o to n d a d i R a v e n n a (B ologna 1754). In appendice, D. V andelli, D is s e r ta z io n e s u lla R o to n d a . N elle incisioni che accom pagnano il libro c’e u n te n ta tiv o di ricostruzione ideale d el m ausoleo g rad in ata, loggia a l prim o piano, sta tu e su lle m ensole e sarcofago sulla som m ità. P. P. G inanni, D is s e r ta z io n e so p r a il M a u so le o d i T e o d o r ic o , in Saggi della S ocietà le tte ra ria ra v e n n a te (C esena 1765). P. G am b a G hiselli, L e t t e r a s o p r a l’a n tic o e d ific o d i R a v e n n a d e tto v o lg a r m e n ­ te la R o to n d a (Roma 1765). R iferisce tu tte le tesi degli studiosi anteriori. A m alasu n ta avrebbe collocato in cim a al m ausoleo l’u rn a del p ad re. Il m ausoleo sareb b e stato anche faro (equivoco). Ip o tesi di u n loggiato al p rim o piano. Le dodici anse h an n o u n fine estetico o ltre che di uten silità. A. R ubbi, le tte ra p u b b lic a ta n ella »G azzetta le tteraria« , F irenze 31-1-1766, sotto lo pseudonim o di »L ovillet v iag g iato re fiam m ingo«. S ostiene che il m ausoleo è o p era ro m an a e non degli ostrogoti, suscitando u n a v iv acissim a polem ica. S criv erà a ltre due le tte re in risp o sta alle confutazioni di I. G am b a G hiselli (cfr. V. G u b erti, 1952). R. R asponi, R a v e n n a lib e r a ta d a i G o ti, o s ia o p u s c o lo s u lla R o to n d a d i R a v e n n a p r o v a t a e d if iz io ro m a n o , n é m a i se p o lc r o d i T e o d o r ic o r e d e ’ G o ti (R avenna 1766). S ostiene che l’anonim o v alesian o non è degno di fede p e r i m olti erro ri, n o n si rife risc e alla R otonda, e fo rse n o n è n ep p u re coevo a Teoderico. A r g u m e n ta e x s i ­ le n tio nelle opere di C assiodoro, Boezio, eccetera: che non citano m ai il m ausoleo. N essu n a iscrizione cele b rativ a di Teoderico. L e num erose croci sem brano segni c ri­ stia n i p e r esorcizzare u n m o n u m en to pagano (vedi in p artico lare la croce a riliev o su ll’abside, che sem bra ric a v a ta n el corpo della chiave dello’arco), e così p u re le sc ritte rozze coi nom i di ap o sto li ed evangelisti. Il p rim o piano doveva av e re u n a loggia con 19 colonne (cfr. G inanni) e non 30 (cfr. V andelli): come attestan o tracce su l luogo e fram m e n ti d i colonne (il tu tto però, come h a dim o strato il G u berti, 1952, a p p a rtie n e a u n rifacim ento). I. G am b a G hiselli, C o n fu ta z io n e d e lla R a v e n n a lib e r a ta d a i G o ti, o sia m e m o r ia s u ll’a n tic a R o to n d a R a v e n n a te p r o v a ta o p e ra e m a u s o le o d i T e o d e r ic o r e d e ’ G o ti (F aen za 1767). A nalisi serena, che ch iu d e la polem ica. S ulla stessa linea dell’A. sono due m an o sc ritti della B iblioteca C lassense, sul cui co n ten u to riferisce il G erola, 1914. F. B eltram i, Il f o r e s tie r e is t r u it o d e lle c o se n o ta b ili d e lla c ittà d i R a v e n n a (R a­ v e n n a 1791) p. 197. G. C uppini, D is c o r s o a p o lo g e tic o su lla to m b a d i T e o d e r ic o (R avenna 1816). C o n tatti con l’a rc h ite ttu ra etru sca, rom ana, germ anica. Teoderico doveva essere sep o lto a l prim o piano, in u n a cella inaccessibile, secondo la trad izio n e d i ta n ti m au so lei rom ani. F. N anni, Il fo r e s tie r e in R a v e n n a (R avenna 1821). R iferisce sugli scavi d el 1810, in cui si rin v en n e u n pilastro che senza dubbio doveva sostenere elem enti di u n a b a la u stra a recinzione del m ausoleo. Cfr. C. Ricci, 1878; e A. H aupt, 1913. J. B. S eroux D’A gincourt, H istoire de l’A rt par les m onum ents depuis sa déca­ dence au IV e siècle ju sq u ’à son renouvellem ent au X V I e (1811), (Paris 1823; tra d . it. di S. Ticozzi, P rato 1826—30). P ro filo storico di Teodorico p rincipe illum inato, b asato su fonti e rep erti arch eo ­ logici. D a segnalare uno stu d io di restituzione, no n noto agli studiosi, del m ausoleo con a rc h e tti pensili. N ella v e d u ta posteriore non ap p a re la fin estra nella »scarsella«. S. Sm irke, A n account o f th e M ausoleum of T heodorich at R avenna in A rch aeo - logica (1831) p. 324. G. R ibuffi, G uida di R a ven n a (R avenna 1835). G. M elchiorri, La R otonda di R avenna, in L ’alb u m (1837) pp. 44—45. Suppone com e a rch itetto del m ausoleo, o ltre ai soliti Aloisio e D aniele n o m in ati dalle fonti, C assiodoro. H. W eigert, G eschichte der deutschen K u n st (B erlin 1842) p. 26. In terp retazio n e del freg io »a tenaglia« com e sovrapposizione del disco solare al tria n g o lo -te rra - m ontagna. A. Cappi, Prosse artistiche letterarie (R im ini 1846) p. 151. A. T arlazzi, M em orie sagre di R avenna (R avenna 1852) pp. 359—64. R iferisce sugli scavi d el 1844, dai qu ali risu lta che il m ausoleo poggiava sopra a u n a »platea com posta di te rra c o tta e sassi inform i u n iti con calce e pozzolana«. E. Isabelle, Les édifices circulaires (P aris 1855) p. 94. P. U ccellini, D izionario storico di R avenna (R avenna 1855). C. Ricci, R avenna e i suoi dintorni (R avenna 1878) pp. 221-—33. Lo studio più com pleto ed accu rato fino alla su a d ata. U lteriori aggiornam enti sono nelle edizioni successive d ella guida, fino alla V I ediz. del 1928. C. Ricci, Una corazza d ’oro; in N ote storiche e le tte ra rie (Bologna 1881). S u lla scoperta di u n a to m b a contenente il p etto rale aureo col m otivo del freg io a tenaglia, noto come »corazza di Teoderico«. O. M othes, Die B a u k u n st des M ittelalters in Ita lien (Jena 1884). R icostruzione ideale d el m ausoleo con u n a loggia decagonale con bifore e due scale di accesso d al p ian o -te rra . G. Dehio, G. V on Bezold, Die kirchliche B a u k u n st des A bendlandes (S tu ttg a rt 1884). A ltro tipo di ricostruzione con loggia e due ra m p e di scale. A. E ssenw ein, D ie A u sgänge der classischen B a u k u n st (D arm stadt 1886). A ltro tipo di ricostruzione con loggia, due ram p e di scale, e u n a edicola a co­ lonne su lla som m ità del m ausoleo. J. D urm , Das G rabm al des Theoderich zu R avenna, in Z eitschrift fü r bild en e K u n st (1906) p. 245—59. P rim o fondam entale co n trib u to critico. R iferisce ipotesi e teorie di R ahn, Choisy, V on Q uast, Isabelle, B u rc k h a rd t, Strzygow ski, B o rrm an n , N euw irth, Salin e altri. In serim en to del m ausoleo n e lla tradizione dei m ausolei antichi. Suppone che l’a rc h i­ tetto sia siriaco, con possibili influssi punici. P a ra g o n a la cop ertu ra m onolitica alla cupola di S. Sofia a C ostantinopoli. E ’ l’unico studioso a rite n e re ta rd i gli incassi al prim o piano (che p e rta n to sareb b e stato com pletam ente liscio). Il disegno rico stru ttiv o era già stato p u b b licato nel volum e Die B a u ku n st der E tru sker u n d R öm er (D arm stadt 1885) p. 253. A. H aupt, Die äussere G estalt des G rabm als Theoderichs zu R avenna u n d die germ anische K u n st, in Z eitsch rift fü r G eschichte d e r A rc h ite k tu r (1907—8) pp. 10—26 e 33— 44. R icostruisce l’aspetto esterio re del m ausoleo con arc h e tti pensili circolari e tr a ­ pezoidali, sulla base degli in cassi e di alcuni fra m m e n ti ostrogoti nel m useo d i R a ­ venna. Sostiene che la b a la u s tra o rig in aria a recinzione della terrazza è qu ella d e lla cap p ella di A achen, tra fu g a ta da R avenna d a C arlo M agno (studi p o sterio ri d im o streran n o che le dim ensioni non concordano). C onfronti con l’a rte visigota p e r alcu n e m od an atu re. B. Schulz D ie E r g ä n z u n g d e s T h e o d o r ic h -G r a b m a ls u n d d ie H e r k u n f t s e in e r F o r m e n , in Z eitsch rift fü r G eschichte d er A rc h ite k tu r (1907—8) pp. 197—214. L ’articolo provoca u n a risp o sta polem ica di A. H a u p t (ibidem , pp. 215— 19) a cui risp o n d e ancora lo Schulz (ibidem , pp. 295—96). R icostruisce il piano su p erio re con u n a serie di doppie arca te-ed ico le te rm in a n ti ai la ti con acroterii. D entro le nicchie, sta tu e . C onfronti col palazzo d i D iocleziano e con la P o rta A urea di G erusalem m e. J. D urm , N o c h m a l d a s G r a b m a l d e s T h e o d e r ic h s z u R a v e n n a , in Z eitsch rift fü r b ild en d e K u n st (1908) pp. 211— 15. G. T. R ivoira, L e o r ig in i d e ll ’a r c h ite ttu r a lo m b a r d a (M ilano 1908). A rc h ite ttu ra pien am en te ro m an a. C onfronti con m au so lei antichi p e r la serie di n icch ie a p ianterreno. J. Strzygow ski, Z u r f r ü h g e r m a n is c h e n B a u k u n s t, in Z eitschrift fü r G eschichte d e r A rc h ite k tu r (1907— 8) pp. 247—50. N etti influssi o rien tali: a re a com presa t r a A sia M inore, A rm enia, M esopotam ia, S iria d el nord, P alestin a, E gitto. M om ento di rin a sc ita ellenistico-orientale, com e al te m p o del palazzo di D iocleziano. A. Z irardini, D e a n tiq u is s a c r is R a v e n n a a e d if ic iis lib e r p o s tu m u s (R avenna 1908—9). A. H aupt, D ie A a c h e n e r B r o n z e - G itte r u n d d a s T h e o d e r ic h -D e n k m a l, in Z eit­ sc h rift fü r G eschichte d er A rc h ite k tu r (1908-9) pp. 147-50. B. Schulz, D a s G r a b m a l d e s T h e o d e r ic h z u R a v e n n a u n d se in e S te llu n g in d e r A r c h ite k tu r g e s c h ic h te (W ürzburg 1911). L a tom ba rie n tra nella tip o lo g ia dell’ »heroon«, a p a rtire dal m ausoleo di A li- cam a sso . U n a recensione di G. D. B. (in F elix R avenna [1913] pp. 390-93), contesta la rico­ stru zio n e ideale dello Schulz, e segnala alcune anom alie e p a rtic o la rità co stru ttiv e d e l m ausoleo. W. Jänecke, Beobachtungen am Grabmale Theodorichs, in Z eitsch rift fü r G e­ sc h ic h te d e r A rc h ite k tu r (1911— 12) pp. 57—62. A. H aupt, D a s G r a b m a l T h e o d e r ic h s d e s g r o s s e n z u R a v e n n a (Leipzig 1913). M onografia fo n d am en tale an ch e p e r il rilievo accu rato e p artico lareg g iato del m o num ento. A nalisi m inuziosa e com pleta della tecn ica costruttiva, in g ra n p a rte d e riv a ta dalla tecnica della c a rp e n te ria lignea (vedi gli in castri del p o rtale su p erio re e il profilo della gro n d aia so tto il m onolite). Som m a di elem enti rom ani, siriaci, germ an ici. F orse l’in tern o d ella cupola, d a ta la su a scabrosità, doveva essere riv e ­ stito d i m osaici. M. H aendel, U n te r s u c h u n g e n ü b e r d e n U r s p r u n g d e s Z a n g e n fr ie s a m D e n k m a le d e s T h e o d e r ic h in R a v e n n a (D arm stad t 1913). P red o m in a la tesi dell’orig in e germ anica del freg io su quella d ell’origine clas­ sica. G. G erola, L a s e p o ltu r a d i T e o d e ric o , in A tti d el R. Istitu to veneto d i scienze, le tte re ed a rti (V enezia 1914) pp. 535—44. V icende del sarcofago p o rfireo di Teoderico. I l luogo della sep o ltu ra sarebbe sta to il piano superiore. F. Priess, D a s G r a b m a l T h e o d e r ic h s d e s G r o s s e n in R a v e n n a u n d s e in e H e r le itu n g a u s d e r g e r m a n is c h e n H o lz - u n d F le c h tb a u k u n s t, in Z eitsch rift fü r B auw esen (1918) coli. 21—58; 143— 164. F. P riess, D ie B e is e tz u n g T h e o d e r ic h s d e s G r o s s e n u n d d a s I n n e r e s e in e s G r a b ­ m a ls , in Z eitsch rift fü r B au w esen (1920) coll. 1—34. G. T. R ivoira, L ’a r c h ite ttu r a ro m a n a (M ilano 1921) pp. 231—32, 235, 239—40. N uova ipotesi su ll’a rc h ite tto d el m ausoleo: G iuliano A rgentario. F. P riess, D e r A la b a s te r - B a ld a c h in a u s d e m G r a b m a le T h e o d e r ic h s d e s G r o sse n , in Z eitsch rift fü r B auw esen (1922) pp. 238—48. A. H aupt, D ie ä lte s te K u n s t in s b e s o n d e r s d ie B a u k u n s t in G e rm a n ie n (B erlino 1923) p. 142—50. R ito rn a alla ricostruzione (accantonata n el 1913) della loggetta ad a rch etti p e n ­ sili. P. Toesca, S to r ia d e ll’a r t e ita lia n a . Il m e d io e v o (Torino 1927). P ia n ta poligonale freq u en te in m ausolei rom ani. M onolite: forse influsso siriaco (H auran). D ecorazione: corruzione di o rn ati classici insiem e a m otivi germ anici. N otevoli influenze siriache. R icostruzione della loggia con archeggiatura pensile: su ll’esem pio della P o rta A u rea di G erusalem m e e d ell’ abside della chiesa di K alat Sem an. G. G alassi, L ’a r c h ite ttu r a p r o to r o m a n ic a n e ll’e s a r c a to , suppl. III. di F elix R a­ v en n a (1928) p. 89. R itien e che le fin estrelle del piano superiore siano ap erte in epoca m olto p o ste­ riore, forse tra il IX e l’X I secolo quando il m ausoleo fu trasfo rm ato in chiesa. W. Jänecke, D ie d re i S tr e itf r a g e n a m G r a b m a l T h e o d e r ic h s (H eidelberg 1928). S to ria della critica su tr e questioni: genesi e funzione dei due piani, fo rm a o ri­ g in a ria del piano superiore, p ecu liarità germ aniche. P e r edifici decagonali an tich i cita »la D aurade« di Tolosa. J. Strzygow ski, D ie A lts la v is c h e K u n s t (A ugsburg 1929) pp. 117, 136 e segg., 180. J. Strzygow ski, A s ie n s B ild e n d e K u n s t (A ugsburg 1930) pp. 25, 614, 698 segg. C. de Jerp h an io n , Q u e ls s o n t le s d o u ze A p ô tr e s d a n s l’ic o n o g ra p h ie c h r é tie n n e , in L a voix des m onum ents (P aris—B ruxelles 1930). Dodici, num ero sim bolico delle trib ù di Israele. In realtà gli apostoli furono 14— 15. Q uesto è il prim o esem plo com pleto di u n a lista fo rtu n ata, contenente i dodici nom i p iù rap p resen tativ i, o tto apostoli e q u attro evangelisti. C anone più po p o lare che ufficiale, forse n ato in oriente, bizantino e no n latino. F. K rischen, D a s G r a b m a l d e s T h e o d e r ic h , in Z e n tra lb la tt d er B au v erw altu n g (1935) pp. 821 segg. R icostruzione della loggia al piano superiore: decagonale con colonne. E. U ehlis, D ie M o s a ik e n v o n R a v e n n a (S trassburg—Leipzig—Z ürich 1935) pp. 59—62. A rc h ite ttu ra di origine orientale, come l’arianesim o. L a cupola coi dodici m onoliti è q u asi biografica (Teodorico aveva sem pre dodici com pagni, secondo Cassiodoro). J. B uchkrem er, D a s T h e o d e r ic h - D e n k m a l in R a v e n n a , in Z e n tra lb latt d e r B au ­ v e rw a ltu n g (B erlin 1936) pr. 1329—44. N a tu ra sim bolica degli schem i decagonali e circolari. G randissim o n u m ero di croci. M otivi unici, come gli stip iti del p o rtale su p erio re (all’interno) scanalati. R i- costruzione di u n a loggia decagonale su colonne, d ella stessa profondità della »scar­ sella«, in modo da u tilizzare i suoi spigoli a colonnine; arcone sul portale, come a S p alato e in Siria. J. Strzygow ski, S p u r e n in d o g e r m a n is c h e n G la u b e n s in d e r B ild e n d e n K u n s t (H eidelberg 1936) pp. 13, 34, 61. J. B uchkrem er, T h e o d e r ic h s G r a b d e n k m a l — e in e in h e itlic h e r B a u , in Z e n tra l­ b la tt d e r B au v erw altu n g (1937) pp. 1257—59. E. L avagnino, S to r ia d e ll ’a r te m e d ie v a le in I ta lia (Torino 1936). Il m onolite h a u n a fo rm a siriaca; il suo im piego può rico rd are i coperchi dei sarcofagi rav en n ati. L ’a rch itetto forse proveniva d a lla D alm azia, regione in cui si un iv an o correnti classiche e orientali. Forse non fu estran ea nem m eno »la volontà e l’a rd e n te fan tasia di Teodorico«. E. Fiechter, D ie L ö su n g d e s R ä ts e ls v o m T h e o d e r ic h -G r a b m a l in R a v e n n a , in Z e itsc h rift des deutschen V ereins fü r K u n stw issen sch aft (B erlin 1937) pp. 1— 15. R itien e che il m ausoleo ab b ia u n a linea di in terru z io n e e di pentim ento al disotto del p rim o fascione circolare. A rch itetto rom anoorientale. Tecnica della grande p ie tra com e in Istria, D alm azia, Ita lia n o rd e F ran cia sud. M ausolei affini: S. G iorgio a Salonicco, Spalato, m ausolei presso S an P ietro in V aticano. La loggetta, rico stru ita in fo rm a m assiccia, con bifore, d o v reb b e essere u n an ticip o delle gallerie rom aniche ted esch e e lom barde. L ’edificio doveva essere decagonale fino alla copertura. R ecensione di G. G erola (in P allad io [1938] pp. 153—54). I blocchi d e n ta ti si tro v a n o anche nell’a n fite a tro di S ab rath a. Il cam biam ento n el p rogetto fu d o vuto fo rse a rag io n i politiche. G. de Jerp h an io n , C o n tr ib u tio n à l’h is to ir e d u S a c r a m e n ta ir e L é o n ie n . S o n i n f lu ­ e n c e s u r u n m o n u m e n t d e R a v e n n e , in L a voix des m o n u m en ts (Roma—P aris 1938). R. H eidenreich, D a s G r a b m a l T h e o d e r ic h s z u R a v e n n a , in N eue Ja h rb ü c h e r fü r a n tik e u n d deutschen B ildung (1928) pp. 289—97. R istam p ato in opuscolo (Bonn 1941). O sservazioni sugli u ltim i scavi. M onum ento incom piuto alla m orte d i Teodorico. Il q u a le doveva essere sepolto n e l vano cruciform e. Il v an o superiore sareb b e u n a cap p ella fu n e ra ria »m em oriale«. C. C ecchelli, M a u so le i im p e r i a l i e re a li d e l b a s s o im p e r o e d e ll’a lto m e d io e v o , in A tti d el III congr. naz. di stu d i di storia d ell’a rc h ite ttu ra (1938, R om a 1941) pp. 151— 53. R icostruisce l’estern o con u n a loggia a bifore, sul tip o del m ausoleo presso S an V itto re al Corpo a M ilano, di cu i re sta u n ricordo grafico. H. G. E vers, T o d , M a c h t u n d R a u m a ls B e r e ic h e d e r A r c h ite k tu r . D a s G r a b m a l T h e o d e r ic h s d e s G r o s s e n (M ünchen 1939) pp. 12—62. A. M. Schneider, D ie S y m b o lik d e s T h e o d e r ic h s g r a b e s in R a v e n n a , in B izan - tin isch e Z eitsch rift (1941) pp. 404—5. I l n um ero dodici to rn a an ch e n el m ausoleo di C o n stan tio (dodici cenotafi v u o ti degli apostoli) e n el S anto S epolcro (dodici c ra te ri d ’a rg e n to coi nom i degli apostoli). U na lista identica dei dodici n o m i a p p are nell’A postoleion di C ostantinopoli. R. H eidenreich, D a s G r a b m a l T h e o d e r ic h s z u R a v e n n a , in K rieg sv o rträg e d. R hein. F ried r. W ilh elm s-U n iv ersität B onn (B onn 1943) 102. S. F uchs, K u n s t d e r O s tg o te n z e it (B erlin 1944). A nacronistico u ltim o m on u m en to rom ano. Solo n ella cupola c’è il ricordo delle co p e rtu re m egalitiche del nord. S. B ettini, L ’a r c h ite ttu r a d i S a n M a r c o (Padova 1946) D. B oskovič, O s n o v i s r e d n f e v f e k o v n e a r h ite k tu r e (B eograd 1947) p. 124. Il m ausoleo è incom piuto. M onolite: eco nordica. C. Ceccheli, O s s e r v a z io n i s u ll’a r te b a r b a r ic a in I ta lia , in A tti del I C ongresso In te rn a z . di S tudi L ongobardi (Spoleto 1951) p. 143. V. G u berti, Il m a u so le o d i T e o d o r ic o d e tto a n c h e » la R o to n d a « , in F elix R a v e n ­ n a (1952) n. 1, pp. 5—71. A rtico fond am en tale p e r la rico stru zio n e storica, docum entaria, iconografica. E lenco cronologico delle più a n tic h e fonti, citazioni, docum entazioni g rafiche e p it­ to rich e, risu ltan ze di scavi. I l p a v im en to dell’ am bulacro risu lta m anom esso in età p o sterio re a Teodorico, e p e rta n to nessun valore h a n n o le notizie settecen tesch e c irca il rin v en im en to d i fra m m e n ti di colonne a quel livello. M onolite-cupola: il più g ra n d e che si conosca. L a v asca b a ln e a ria è la rg a e sa tta m e n te come la p o rta; doveva essere collocata in senso lo n g itu d in ale, secondo l’uso germ anico di seppellire i m o rti coi p ied i riv o lti verso oriente. T racce di iscrizioni n ella fascia into rn o alla croce d ip in ta su lla cupola. R ecensione di L. C rem a, in P allad io (1954) n. 1—2. P h . S chw einfurth, V o m T h e o d e r ic h - G r a b m a l in R a v e n n a , in N eue Z ü rch er Z ei­ tu n g d el 30. 1. 1952. S. F erri, L a » fu n zio n a lità « d e l m o n u m e n to a r c h e o lo g ic o c o n c e p ita c o m e c o e f f i­ c ie n te d i v a lu ta z io n e , in R endiconti d ell’Acc. N azion. dei L incei (luglio—o tto b re 1953) pp. 391— 416. V iene estesa la »legge tetto n ica« d el B ru n n (1884), che si riferisce, ad esem pio, alla »pietrificazione« d el tem p io greco. D efinizione d i »congruenza« e »incongruenza di funzione«. L a p a rte su p erio re d el m ausoleo sareb b e la trasposizione in p ie tra del regio padiglione di cuoio (sul tipo di quelli sarm atico-gotici). L e dodici m ensole sareb b ero le stecche m etallich e p e r sostenere la tenda, la quale ha al centro u n a ca­ lo tta di rinforzo che serv ireb b e anche a fa re u scire il fum o. N ella p arte in te rn a della cupola, la cru x gem m ata coincide p e r luogo e p e r form a con la »decussatio vim inea« delle ten d e nom adi. Lo »Zangenfries« sareb b e form ato da pinzette m e ta l­ liche p e r l’a p e rtu ra e ch iu su ra d i tendine scorrevoli. Le tendine sono tu tte chiuse, anche nelle p orte cieche, in segno di lu tto p er la m o rte del re. R ecensione di L. C rem a, in P alladio (1954) n. 1—2. L. C avalcoli, T e o d o r ic o , in Boll, econom ico della C am era di Comm ercio, In d u s tria e A g rico ltu ra di R avenna (1955) n. 4. S. F erri, A n c o ra su l m a u s o le o d i T e o d o ric o , in B ollettino economico della Cam. di C om m ercio, In d u stria e A gric. di R avenna (ottobre 1955). A nche la »tom ba di A bsalom « a G erusalem m e riproduce nella cop ertu ra conica u n a te n d a indigena, e alla b ase è perfino cinta d a u n a corda. La gronda ric u rv a del m ausoleo di Teoderico »pietrifica« u n elem ento in m etallo o cuoio, e nasconde il restrin g im en to di dam etro d el m onolite. Il cam biam ento di progetto coincide con il cam biam ento di politica in to rn o al 524? S. F erri, P e r la s to r ia d e l m a u s o le o d i T e o d o r ic o , in I G oti in occidente (Spoleto, C entro italiano di studi su ll’A lto Medioevo, 1956) pp. 57—64. L a p a rte superiore d el m ausoleo doveva forse te rm in a re con u n a p iram id e d é­ cagonale (come nel m ausoleo di Spalato) o con u n cono a gradini d ig rad an ti (La T urbie). L a relazione al convegno di Spoleto suscitò gli in terv en ti di: P. T estini (che p e n sa a v a ri periodi di tem p o p e r le diverse rifin itu re del mausoleo), P. L. Z ovatto (che, com e il T estini, ritien e p o sterio ri le iscrizioni coi nom i degli apostoli) e C. C ec- chelli (che pensa a u n p en tim en to construttivo a ll’altezza del prim o fascione. M o­ n o lite rozzo, segno di com prom esso tra la religione cristian a e la religione della n a tu ra tip ica dell’anim a germ anica). C. Cecchelli, L a c o ro n a » m u ra le « i M a u so le o d i T eo d o ric o , in F elix R av en n a (1956, dicem bre) pp. 5—26. L a div ersità fra le d u e p a rti del m ausoleo p o treb b e persino fa r p en sare alla riutilizzazione d ’u n antico m ausoleo rom ano! V arie decorazioni, m olto rozze, sem ­ b ra n o posteriori. N on è ch iaro Se la sepoltura fosse n ella cella inferiore o superiore, e fo rse T eodorico non fu m ai sepolto n ella vasca b aln ea ria di porfido. Il m onolite con le dodici m ensole è u n a v e ra e p ro p ria »corona m urale« coronata di to rre tte , com e è nelle m onete della »F elix R avenna« del periodo gotico (unita a un elm o nella p a rte centrale). Lo »Z angenfries« raffo rza l’im m agine preziosa della corona, prem io a Teoderico, il co n q u istato re che tu tela anche in m o rte il suo territorio. Lo sp irito espressivo b arbarico forse h a raffig u rato nel m ausoleo u n grande busto coronato. Le m ensole sono p u re com e le antefisse dei coperchi di sarcofagi. N ella » rielab o ra­ zione tu m u ltu aria« della p a rte superiore del m ausoleo poterono in terv en ire la rg a ­ m en te m aestranze b arb arich e. I nom i degli apostoli sem brano coevi. E. Dyggve, V isio n e (?) d e l r e d e i G o ti, in S tu d i in onore di A. C alderini e R. P arib en i, vol. I li, pp. 765—73 (M ilano 1956). Teodorico rico rre al prin cip io di »arcaizzazione«, risalendo a form e p reced en ti p e r p ro d u rre u n effetto di potenza, m a non rico rre affatto alla tradizione rem o ta del N ord pag an o bensì al tipo d e ll'h e r o o n classico (tran n e che per co p ertu ra m onolitica). F orse la cella su p erio re è la cappella fu n eraria, e la inferiore il luogo della sep o ltu ra (forse sul tipo del m ausoleo di G alla Placidia). F o rse la cupola doveva essere in m u ra tu ra , sul tipo di quella di S. Sofia; cam biata la tecnica si sarebbe però co n serv ata la fo rm a delle m en so le-co n traffo rti. E. Dyggve, K o n g T h e o d e r ik o g d e n n o r d is k e R u n d d y s s e — E n k u n s th is to r is k S tu d ie o v e r T h e o d e r ik m a u s o le e ts K u p p e l (C openhagen 1957). E. Dyggve, M a u so le o d i T e o d o r ic o : le o r ig in i d e lla c u p o la , in C orsi di c u ltu ra su l­ l ’a rte ra v e n n a te e b izan tin a (1957) p. 67—73. P e r la cupola rim a n d a a l P antheon, a l m ausoleo d i Spalato, a S. Sofia a Co­ stantinopoli. Le cupole bizan tin e, concepite come ciborio, hanno al centro il P a n to ­ k ra to r (inoltre, il ciborio è an ch e connesso col culto im periale). A. Bode, Das R ätsel der B asilica di San V itale in R avenna, in Z eitsch rift fü r K u n stg e sc h ic h te '(1957) PP- 52— 79. Il num ero 10 (vedi il decagono di base) h a gran d e im p o rtan za ed è p arag o n ato a l Cielo, com e risu lta d a u n a le tte ra di Teodorico sc ritta d a C assiodoro. »D enarius n u m e ru s perfectionis« (Boezio). L a cupola è il firm am en to in cui il re sarebbe e n tra to do p o m orte. I riq u a d ri dello »Z angenfries« sareb b ero 27 ognuno con 9 elem enti (il to ta le eq u iv arreb b e a 3X3X3X3X3) che alludono a l percorso del sole. L e dodici m ensole sareb b ero le case celesti dei segni zodiacali. W. F. V blbach, F rü h ch ristlich e K u n st. Die K u n st der S p ä ta n tike in W e st- un d O strom (M ünchen 1958) p. 75. R itien e incom piuto il m ausoleo. Sepolcro di fam ig lia com e il m ausoleo di G alla P lacidia? K. W essel, Das G rabm al Theoderichs in R avenna, in D as A ltertu m (1958) pp. 229— 48. L a nicchia dell’abside a p p a rte rre b b e al periodo d i A m alasunta. S ep o ltu ra al p ia n o superiore, secondo la tradizione. C apella fu n e ra ria al piano inferiore, confor­ m e a i m a rty ria cruciform i. A rch itetto siriaco con colleghi rom ani (la cella ro to n d a è ra riss im a in Siria). L a p o rta su p erio re doveva essere a p e rta p er consentire la v ista d el sarcofago (?). Il nu m ero 10 corrisponde a un id eale di ordine e perfezione. I p ia n i d el m ausoleo ra p p re se n ta n o u n com piuto ord in am en to te rre stre , com e n el regno di Teodorico. Il re sta a l di sopra della C hiesa (la tom ba è so p ra alla cappella) n ella zona d el cielo. L a croce al centro d ella cupola: C risto è chiave di v o lta d ella chiesa. I dodici apostoli ed evangelisti corrispondono alle fig u razio n i nel m ausoleo di G alla P lacidia. L a cupola è sim bolo di C risto (circondato dagli apostoli): so p ra a l corpo del re te rre n o c’è il re celeste. C o stan tin o è insiem e rom ano e cristian o . A. G otsm ich, Il m ausoleo di Teodorico, in F elix R av en n a (aprile 1958) pp. 56—71. C upola: elem ento di p ro tezio n e come u n elmo. L a p a rte inferiore serv e da p ro tezio n e e d a sostruzione p e r la cella fu n eraria. G li incassi p e r la loggia, rozzi, sa reb b ero sta ti ric a v a ti nel m edioevo p e r addossare al m ausoleo u n a loggia lignea? L e m ensole sono m aniglie e an ch e acroterii. G. B ovini, Il m ausoleo di Teodorico [ediz. ted esca e italiana] (R avenna 1959). E ’ il più am pio studio ria ssu n tiv o sulle vicende e su lla storiografia del m au so ­ leo. A ccu rata descrizione di tu tte le p arti. Im postazio ne dei v arii problem i: qu ale d e lle due celle è la fu n e ra ria ; il m ausoleo riu tilizza u n edificio p reesisten te?; il m au so leo è ultim o o incom piuto?; le ricostruzioni g rafich e del piano su p erio re; le rag io n i delle dodici m ensole; la scelta del m onolite; significato intim o del m au so ­ leo; in q u ad ram en to sto rico -artistico del m ausoleo. G. D e A ngelis D’O ssat, U n enigm a risolto: il com pletam ento del M ausoleo teo- doriciano, in Q uaderni dell’Is titu to di S to ria dell’A rc h ite ttu ra (1961) pp. 67—82. R ip u b b licato in F elix R av en n a (1962) fase. 34, pp. 5—39 R itien e il m ausoleo com piuto, ed ora spogliato di tu tte le p a rti e o rn am entazioni asp o rta b ili. P ubblica disegni in e d iti del ’500. R icostruisce u n loggiato circolare, con a rc h i a lte rn a ti ad a p e rtu re trap ezo id ali, in te rro tto in corrispondenza della po rta, con 24 colonne e 2 grossi p ila stri. R itiene che a l livello d al suolo a ttu a le del cam m inatolo m anchi u n fila re di blocchi di p ietra. G li arch i trapezoidali n ella tr a ­ dizione classica e b izan tin a e nei v a rii elem enti d el m ausoleo. A lcuni fra m m e n ti p e rtin e n ti al m ausoleo. Le dodici m ensole rich iam an o p e r form a i p ropugnacola d ella p o rta L atin a a Roma. R ecensioni in R ivista di A rcheologia C ristiana (1962) e in A quileia n o stra (di P. L. Z ovatto, il quale ritien e che, in conform ità al tip o del m arty riu m , il re dovesse esse re sepolto nella cella inferiore). G. D e A ngelis D’O ssat, S tu d i ravennati. P roblem i di architettura paleocristiana (R av en n a 1962). L ’au to re rip u b b lica l’articolo p recedente e aggiunge u n capitolo sulla o rig in a­ ria sistem azione arch itteto n ica delle celle. I p reced en ti degli o rganism i a d u e celle sovrapposte. L a cella in ferio re riecheggia le crip te crociate coperte di etru sc h i e ro m an i, ed h a u n p ro p orzionam ento aureo (come an ch e la cella superiore). U n v a ­ lido precedente: la tom ba di U m m idia Q u adratilla a Cassino. La cella è rico stru ita con d u e transenne, come a tte sta n o incassi nel m uro. L a cella superiore, inaccessi­ bile, è d estin ata alla sep o ltu ra e doveva avere u n a specie di aerea raggiera come denotano alcuni incassi n el m u ro (e ci sarebbero sta ti dodici p ilastri a sostenerla, sul tip o di quelli incassati n e l cosiddetto »palazzo di Teodorico«). L a salm a sareb b e sta ta q u in d i circondata da dodici pilastri, av reb b e av u to sul capo la croce, a sua v o lta circondata dalle dodici m ensole del m onolite. Il re, coi piedi riv o lti verso o ri­ ente, avreb b e avuto alla sua d e stra la m ensola (scalpellata nella p a rte superiore) col nom e di san Pietro, p rincipe degli apostoli. B. von A llw eyer, Das O r n a m e n t a m G r a b m a l d e s T h e o d e r ic h in R a v e n n a (M ün­ chen 1963). L a »tenaglia« non sareb b e altro che il geroglifico egiziano della »vita«, così trasfo rm ato a ttrav erso u n processo di proiezione orizzontale, ed esprim erebbe u n concetto di »vita etern a in Cristo«. P. B aar, P ro p o s d ’u n in g é n ie u r su r le M a u so lé e T h e o d o ric d e R a v e n n e , in Felix R av en n a (1965) n. 40, pp. 77— 97. Ip o tesi tecniche sul taglio, il trasp o rto e il sollevam ento della cupola m ono­ litica. R. K rautheim er, E a rly C h r is tia n a n d B y z a n tin e A r c h ite c tu r e , (H arm ondsw orth 1965) p. 192. C o n tatti con m ausolei im p eriali e tom ba di Rom olo sulla via A ppia; con D al­ m azia, S iria e Palestina. M. L. C ristiani Testi, U n a r e s titu z io n e p la s tic a n e l M a u so leo d i T e o d o r ic o , in C ritica d ’a rte (die. 1965) pp. 46—54. A ssu rd a visione di due leoni affro n tati con te s ta unica sulla som m ità esterio re della »scarsella« (nei n o rm alissim i conci dentati). L a fin estra chiusa nella »scar­ sella« sarebbe poi u n a stele capovolta. N. B orghero, Il m a u so le o d i T e o d e ric o a R a v e n n a (P r o b le m i e in te r p r e ta z io n i), in F elix R avenna (1965) n. 4L A n alisi sem antico-tipologica del M ausoleo, L ’h e r o o n come sepolcro e insiem e tem pio. L a funzionalità delle due celle: Teodorico sareb b e stato sepolto nella cella in fe r iu s , »infra cancellos«. A rc h ite ttu ra sim bolico-glorificante, con riferim en ti al sacro, a ll’infinito, a ll’etern ità, alla salvezza, e in sin to n ia con la politica edilizia di T eoderico. C onfronto con i com plessi di Salonicco e Spalato. G. De A ngelis D ’O ssat, S p a z ia lità e s im b o lis m o d e lle b a silic h e r a v e n n a ti, in C orsi di cu ltu ra su ll’arte ra v e n n a te e b izantina (R avenna 1970) pp. 313—33. R estituzione di u n tracciato geom etrico della sezione del m onum ento b asato sul pentagono. Proporzioni b a sa te sulla sezione aurea e sui rap p o rti 1,25 e 1,2, in re la ­ zione alle preferenze connesse alla d o ttrin a ariana. T h e o d e r ic u s - C h r is tu s - S o l M a g ič n o st š t e v i l k in s im b o lik a g e o m e tr ič n ih lik o v V T eoderikovem m avzoleju se srečujem o z zap leten im kom pleksom g eom etrič­ nih likov te r racionalnih in iracio n aln ih številčnih razm erij, k a r vse d aje skoraj neko eklektično celoto. De A ngelis D ’O ssat (1962) izv aja razm erja iz zlatega reza, dokazujoč, da p rerez spom enika v poglavitnih to čk ah tem elji na obrnjenem p etero - k o tniku, k i ga pa, tak o k a k o r deseterokotnik, lah k o povezujem o z zlatim rezom . K riž n a sta ja tako, d a se v določenem številčnem ra z m e rju k rižata dva osm erokot- nika. O bod m avzoleja določajo vzdolžna os vzhod-zahod in školjčne niše. P re k riž a n a p rav o k o tn ik in osm erokotnik tv o rita križ. O kna v kapelo s križnim prerezom in v ro tu n d o so v enaki višini in so razp o rejen a n a osm ih m estih po k ra k ih v e trn e rozete. V kleščnem frizu opažam o številčno sim boliko v obliki trid esetih m etop s po tre m i p rav o k o tn ik i n a v sak i stran ici desetero k o tn ik a. Številčno sim boliko sreču jem o tu d i na d ru g ih sp o m en ik ih v R aveni. A n tičn a številčna ra z m e rja p ri posam eznih elem entih m avzoleja n as n a v a ja jo k dom nevi, da im am o m avzolej k lju b m orebitnim grad b en im n a p a k a m lahko vsaj teoretično za organsko celoto. S k o raj gotovo im a zd ru žev an je g lasbenih elem entov in a rh itek to n sk ih proporcev, ki jih prip isu jem o K asiodoru, n ek aj zveze tu d i z B oezijem , n a jv eč jim glasbenim teo retik o m tistega časa. Zdi se, d a se v tem k aže povezava vojaškega in političnega gospodstva G otov z d ružbenim in k u ltu rn im vplivom R im ljanov. In to je p rivedlo do zasnove cesarskega n eo-m avzoleja, k i se od a n tičn ih loči le po času, ko je bil zg rajen . V m avzoleju se o čitu je tu d i sim bolika sonca, le d a se tu sonce u p o d ab lja sk lad n o s k rščan sk im p o jm o v an jem k o t C hristos-H elios. T loris osnovnega d esetero ­ k o tn ik a nosi solarno fizionom ijo. In tu d i število deset lah k o povezujem o z n e o p ita - g o rejsk im i in n eoplatonskim i teo rijam i, gledanim i skozi prizm o k rščanstva. Š tevilo d eset v te j zgradbi se sk lad a tak o z nam em bnostjo m avzoleja kot s T eoderikovo politiko. N adstropna g ra d n ja sim bolizira popolni dru žb en i re d n a zem lji. K ap ela je spodaj, k e r je cerk v en a o b last podlaga k raljev sk e oblasti. K ralj in njegova grobnica pa sta n ad cerkvijo. N ad njo p a se boči nebeški m onolit, sim bol nebeškega k raljestv a. Z a te k a n je k sim bolu se n a n a ša n a vesoljni in zem eljski red, ki je tu d i vodilo red a: bog -so n ce-v lad ar. M avzolej je »sončno m esto«. Iz tlo risa s križno k rip to v žark o v ju z d esetim i rogli vidim o, da je to m o tiv K ristusa-H eliosa. V se to n am dovoljuje m isliti, da je b ila zgradba k o t celota zasn o v an a v T eoderikovem času. Pod vplivom a rija n ­ sk eg a n a u k a nam reč m a n jk a jo v si elem enti, k i se n an ašajo na dogm o o T rojici. N am esto teh p a povsod zasledim o dualizem , tak o v dveh kap elah k o t v kleščnem frizu , razd eljen em v dva pasova. To pa sim bolizira K ristu sa-S o n ce v v la d a rje v i osebi.