ANNO XXIII. Capodistria, 1 ilaggio 1889. N. 9 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni meB6. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Ognuno a, casa s*u.a Carpaccio C) II registro del suo stato civile. (Continuazione vedi numero 6 e seg.) Un po' alla volta la coscienza di coloro, che si occupano dell'arte, sta per adagiarsi nella tranquilla convinzione, che il grande pittore sia di nascita (1450?) e per famiglia capodistriano. Dall' alternativa enunziata dal Lanzi alle ammissioni del Molmenti e del Selvatico, la idea fece già il suo bravo cammino (e ben si può asserirlo) per le ragioni di stretta logica, che il benemerito canonico Stan-covich ebbe a trarre dalla notoria' e costante tradizione justinopolitana e dalla ininterotta esistenza a Càpodistria della famiglia Carpaccio sino al secolo presente, la quale ritenne e dichiarò sempre Vittore suo glorioso antenato. Sicché in mancanza delle fedi di nascita, di cui difetta al postutto anche Venezia, la quale poi non è neppure in grado di parlarci più da vicino del preteso rispettivo casato veneziano, l'Istria per adesso si accontenta delle concessioni ottenute, e non dispera affatto di qualche prodigiosa scoperta ulteriore. Onde ci è dato di attendere, che nella prossima edizione ufficiale del B Catalogo delle regie Gallerie di Venezia" si voglia gentilmente applicare alla pagina 138, dopo il dato: ,n. Venezia" l'aggiunta — o Capodistrìa — magari con un seccantissimo punto ?. La città dei Dogi ci perderà con ciò sino ad un certo segno ; noi ci guadagneremo abbastanza. Mi raccomando perciò al Comm. nobile Barozzi, distinto direttore delle gallerie stesse, perchè si compiaccia di usarci la finezza a prendere in seria considerazione il modesto ed equo desiderio degl' istriani. Ciò farà eziandio riscontro alla VI edizione della „Enciclopedia" (1885) a pag. 425 del Voi. XX, al capitolo delle Scuole Fittoriche ; dove si legge „Forse egli è nativo di Capo d'Istria, ma visse però sempre a Venezia." Queste confortanti conclusioni ci potrebbero essere tuttavia di alquanto amareggiate dallo scempio, che del nome del Carpaccio fece l'appassionato K. Lettori miei, non vogliate ridere, nè pigliare in burla il presente caso'di parossismo ultranazionale. E giacché m' è forza il dirlo, ve lo spiattello subito : Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. KAEPAT. Così infatti, e non altrimenti, è stampato alla pagina 137 del „Dizionario iugoslavo." — Svanita però la■ prima paura, e rinfrancati gli spiriti, si può*anche ammettere (ed io lo concedo volentieri) che il fatto non sia altro, in ultima analisi, che una spiritosa invenzione cùculieviciana, come l'avrebbe detto babbo Goldoni ; tanto più che la storia, quella cioè che s'insegnava fino a ieri, non riferisce, e non adombra 1' esistenza, almeno sino al 1858, di alcun individuo nella foggia mortale plasmatagli dall' A. Sono tanto burloni questi cari vicini! Se non che la serietà della cosa ci addita il compito di esaminare più da presso gli argomenti della indigeribile slavicità. L'A. la desume,'ante omnia, dal nome, nella veste acconciata di propria fantasia. Ma dov' è l'ingenuo che non sappia, come quanto la filologia applicata ai corollari delle speculazioni nazionali e politiche, abbia ricevuto schiaffi potentissimi da quel dio capriccioso, che fa, per nascita o per altro suo talento, Tamberlick er romanno de Roma, Trieste consigliere prussiano, Gambetta francese, Disraeli anglossassone, Strossmayer croato, Hirsch medico imperiale russo, e così all' infinito. Continua l'argomento. Una volta la famiglia poteva — perchè non dir: doveva — chiamarsi dei „Krpaci" o degli „Skrpaci" (mi raccomando per le solite corna e pella filza delle consonanti al p. t. sig. proto) : onde ne riuscirebbe evidente la provenienza crobatica, nella cui lingua soltanto c' è la radice vera, autentica e bollata, cioè in —• Kàrpa — (antico) ovvero — in Krpa.— (moderno), equivalenti amendue a — pezza e toppa. Allegri, messer Vittore ; n' esultino le stanche tue ossa. L'A. nega alla parola italiana — scarpa — ogni altra derivazione, che non sia la slava, mancandovi, secondo lui qualunque radice affine, corrispondente nella lingua latina, lo, ad essere schietti, non troppo familiare coi bussolotti linguistici, resto a primo tratto intontito; ma vinto il momentaneo sbalordimento, corro trafelante dall' amico professor di lettere, il quale con un risolino celestiale, in men eh' io dico, ricorre a certi suoi grossi calepini, niente affatto iugoslavi, e, incoraggiandomi con un grazioso „la servo subito" mi spiffera: — Scarpa = dal greco xaptpsta sing. xaptpelov, ramo) ; vtapcpo;, il carpo della mano; xap'fw, carperò; avAnzat, scavare (affinità con iscafa); scarpa=genus calceamenti. Scarpone = sclu-poneae, calceamenta rudia, propria servorum, fortasse ex ligno excavata, qualia erant xpoórcsCat, xpoÓ7tava, ecc; scarpe di legno, alte, che si portavano specialmente in Beozia ! Se non è zuppa, è pan bagnato, e se non è latino puro, sarà almeno greco guasto. Anzi la etimologia, dopo fatta un1 accurata indagine nella famiglia poveretta del termine slavo, porterebbe forse alla conseguenza, che anche i nostri buoni amici abbiano preso in ilio tempore a mutuo dai greci quest' umile cencio, facendolo passare adesso, senz' alcun censo, per propria merce. Ma, lungi da me la tentazione delle dimostrazioni. Ascolti, onorevole K; mettiamo il male alla metà, e, divagando nel regno sconfinato dei suoni, leviamo a prestanza magari i Carpazi, i monti famosi della confusione dei popoli (compresovi un latino): supponiamo anche parentele lontane con Giovanni Carpazio, vescovo dell' isola di Carpato, o col poeta polacco Karpinski, oppure col fu ministro rumeno Carp; perchè infin dei conti l'arte è universale, gli artisti internazionali, e 1' una e gli altri avviati al comune ovile dell' unico pastore, eh' è 1' ultimo verbo della umanità in sullo scorcio della consumazione dei tempi. L' argomento avversario, basato sulla geo-etnografia della terra natale, è già conosciuto ; noi 1' abbiamo veduto nella introduzione; infatti l'Istria fa parte integrante della grande patria, che corre forte a precipizio dal Matajur all'Egeo; ergo la stessa analisi chimica sul nome di famiglia appare quasi oziosa. Però c' è ancora un ma, lungo e affilato, che potrebbe tagliare la testa al toro ; e questi son fatti : „Nella iugoslava cattolica chiesa di S. Giorgio" anzi meglio: ,nella cappella croata di S. Giorgio" stanno le migliori pitture, ordinate „dai croati veneti al loro connazionale Karpat." — Ecco, questo è un argomento-ne il quale può anche non convincere, ma che piacerà sempre per la sua originalità; l'A. n'è poi a dirittura innamorato. „E assai significante egli continua — „che in nessuna di queste belle pitture siasi sottoscritto „coli' aggiunta del — venetus, — come lo fece altrove; „e che nessun'altra chiesa, all'infuori di questa piccola „cappella slava, abbia tanti lavori del Carpaccio, in attestazione dell'innato attaccamento e del grato dovere" dell' artista. In verità questa prudente attenzione, e questa delicatezza nazionale, son cose assai meravigliose, e quasi incredibili. Tuttavia i lavori, eh' egli esegui un dì, stupendi, pel Maggior Consiglio di Venezia, quelli non meno classici, e del pari numerosi, peli' oratorio di S. Orsola, che oggi si conservano nell'Accademia di Belle Arti, senza toccare gli altri, un giorno nella scuola di S. Stefano, e altrove, potrebbe infirmare un pochino 1' assunto del Cucuglievich (in veste italiana). A me, egoista, la questione presentata dall'A. sotto un tale punto di vista, si risolve semplicemente in un prosaico e molto consueto : do ut des. Non idealizziamo soverchio, specie pei begli occhi della politica, a riguardo di tempi che si trovavano ancor molto remoti da quelli, in cui Napoleone il Piccolo doveva dar la stura alla teoria delle nazionalità, vero grattacapo del secolo XIX, e di chi ama di tenere il capo tra due guanciali. In un argomento solo siamo d'accordo, e senza sottintesi, coli'A., nel ribadire cioè il chiodo; avere il Carpaccio usato della firma ,venetus" perchè suddito della Serenissima. E se il K. fosse ancora più addentro delle storie intime istriaue, saprebbe per giunta, che noi, a casa nostra, da secoli continuiamo a distinguerci nella provincia maisempre in veneti e non veneti. L'epiteto d'istriani lo adoperiamo soltanto nei casi riservati, nelle solenni circostanze, puta caso, quando taluno anfana a secco contro 1' autonomia della capra gentile, che schifa lo straniero molesto. Comunque sia, e per quante strane sorprese possa apparecchiarci 1' avvenire in questo benedetto ginepraio della culla carpacciana, io vagheggio ancora due motivi, come echi di musica lontana, i quali sempre mi ritornano all'orecchio: 1.° perchè mai il buon Vittore, se nato, domiciliato e precipuamente occupato a Venezia, avrebbe avuto il bisogno del pleonasmo di ,veneto" per ricordarlo ai concittadini, che se lo sapevano benissimo ? 2.° perchè la mia mente, un momentino tardigrada, trova di quando in quando difficoltà nel far derivare — Veneto da Venezia ; mentre comprende senza gravezza alcuna — Venezia dai Veneti? Conchiudiamo in ogni modo, che questo genio istriano, tra un capolavoro e l'altro, non ci prestò il migliore de' servizi colla sua sottoscrizione, piuttosto prolissa. Beata la brevità; bastava dir: Carpaccio! Neil' anno di grazia 1740 il „Forastiere Illuminato, della ducale Città, raccontando le cose senza preoccupazioni politiche, si accontentava di osservare circa la chiesuola : „ S. Giorgio degli Schiavoni. — Questa è sgovernata dalla nazione Illirica." E tra liburni, croati, dalmati, serbo - cattarmi e albanesi, ritengo, con molta probabilità, che i secondi ci abbiano rimesso la minore tangente delle spese. Da qui ad altri cento anni ci riparleremo poi degli odierni „iugoslavi cattolici." Ad ogni buon fine restano col presente foglio avvertiti e diffidati (è lo stile curiale dell' epoca) tutti gli artisti non islavi, che lavorarono intorno al duomo di Diacovar nella Slavonia, e alla bellissima chiesa degli Schiavoni al Ponte Rosso di Trieste, a munirsi a tempo debito dell' attestato di nascita e dei documenti comprovanti la cittadinanza; non si sa mai un giorno in che razza di tribù me li debba vedere appollaiati! Se almeno il contrastato nostro pittore avesse, in un momento di distrazione, sottoscritto qualche sua tela con un iunocente „schiavone". Ma neppure un'ombra del pio desiderio. Oppure se qualche antico suo illustratore, come altri fece pel Clovio, avesse scartabellato fuori il Croatinus, il Macedonus o l'Illiricus ! In tanta iattura si consoli il dotto A. colla osservazione, che, firmandosi il Carpaccio col „venetus", confermò però indirettamente la origine slava dei veneti, ultimo vangelo della costoro nazionalità, e prima pagina storica del libro d' oro, delle Lagune. Insomma, secondo il Kukuljevic, il povero Carpaccio non è italiano per sangue, nè per origine, ma è soltanto istriano, e come tale croato, slavo-meridionale (e magari morlaeco !) Adesso, dopo la fastidiosa diatriba, taluno senza fallo aspetterà che io parli più di proposito del Carpaccio stesso, della sua vita, delle vicissitudini artistiche, delle opere gloriose ; vana speranza : tale non è l'assunto rigoroso, del presente lavoro, ned io tengo per le mani quel materiale, che può fornirmi la base di una conveniente monografia. Per oggi accontentiamoci p. e. della osservazione fatta nel Catalogo veneziano, le tante fiate ricordato : „I quadri, che possiede Venezia, di questo sommo pittore, „sono tutti di una bellezza ammirabile". E poi, al titolo poco fa citato della Nuova Enciclopedia, si esalta 1' affetto, le grazie eleganti, la feracità e la ricchezza della composizione. — Bramando però di stamparci nella mente una idea generale sul merito assoluto del Carpaccio nei campi storici dell' arte e del suo progresso, gioverà il citare un breve inciso del D.r Gsell-Fels, che dice all' incirca così : „A Venezia la pittura ad olio, quale continuazione „deH' antica tecnica a tempera, prende il suo primo „slancio sotto i Vivarini, e poi si sviluppa a floridezza „ad opera di uomini quali il Cima da Conegliano, Marco „Basaiti, Vittore Carpaccio, ecc., e ciò nello stile vecchio „che viene poscia trasformato nel più moderno da Giovanni Bellini e da Palma il Vecchio." Fissato così il carattere del pittore nella originalità delle sue prestazioni artistiche, pel momento facciamo punto. B.r E. N. -------- DEL PARTITO VENETO A TRIESTE NEL SECOLO XV. Nei Numeri 10 e 11 della Provincia anno XXII, commentando alcuni preziosi documenti riportati dal Cesca, sulla rivolta di Trieste nel 1468, ho conchiuso che realmente un partito esisteva in Trieste pronto a cedere la città ai Veneziani. Riassumiamo brevemente i fatti. Nel 1463, dopo lungo assedio, i Triestini fanno pace con Venezia. Nel 1468 si ribellano contro i firmatari della pace umiliante; per cui si era ceduto il castello di San Servolo. Questi si ritirano a Duino e tornano con l'ajuto del Longar che costringe la città ad abdicare tutti i suoi diritti in mano dell' Imperatore. I partiti si trasformano ; e s'intitolano : degli Statutari amanti della libertà, proclivi ad assoggettarsi anche a Venezia; e degli Imperialisti. Battaglia sul colle della Madonnina 1468, e vittoria degli ultimi con stragi, rapine e conseguente fuga del Bonomo capo degli Statutari (si direbbe oggi dei liberali), e che si rifugia a Venezia. Seguono quindi i documenti già riportati. — Il Senato delibera di soccorrere Cristoforo de Bonomo, ed altri triestini esiliati per aver voluto dare la città ai Veneziani, rifiuta la dedizione di Trieste, e dà avviso all'imperatore che la città cerca un nuovo protettore in Matteo Corvino re d'Ungheria. Come finirono poi queste pratiche, e il partito veneto o statutario rimase vinto del tutto dopo questa singolare defezione di Venezia stessa? I Senato Secreti del 1473-1474 rischiarano la questione, rimasta assai oscura finora. {Veii Appunti uiiiogr. ap. 7i> Prima di tutto si ha a sapere, che per entrare in grazia ai Triestini e far loro dimenticare la perduta libertà gì' Imperialisti levarono loro quella spina nell' occhio del castello di San Servolo in mano dei Veneziani, lo assalirono e presero nell'Aprile del 1473. Ed ecco un Senato Secreto del 19 Giugno dello stesso anno. Girolamo da Muda propone invece, ma la sua proposta non viene accettata, che alla parte precedente si aggiunga che riferendosi molte dicerie sulla città di Trieste, e per non perdere forse qualche buona occasione . . . „ Volumus ... et vobis man-damus ... ut si cives illius urbem dare nostro dominio voluerint, et id sit in corum potestate faciendi, vos in bona grafia urbem praedictam nomine nostri dominij accepteris, et promittite civibus nostris defensionem et conservationem et preterea benignitatem et gratiam nostram" (pag. 295.) Dunque il partito esisteva sempre in Trieste, e Girolamo da Muda voleva che il Senato decretasse di accogliere la dedizione della città : perchè poi non sia passata la parte sappiamo. Ma vi ha di più. Nel 30 Agosto dello stesso anno Girolamo da Muda propone, ma il Senato respinge la sua proposta di scrivere a Vittore Pas-qualigo, provveditore in Istria, come per lettere sue e per la venuta di Giovanni Diedo si ha inteso „diversas praticas vobis esse propositas ... et ob-tinende Civitatis tergestine. Et quamvis multe earum nobis videantur difficiles ex ipsis tamen omnibus conjectamur bonam populi partem cupere venire sub umbra nostri dominii, et talis posset vobis off erre occasio et comoditas quod facile vobis esset obtinere Ulani civitatem. Idcirco .... vobis declaramus et volumus . ... ut omnes praticas que vobis verissimiles videantur attendere debeatis. Et pos-sendo liabere civitatem .... eam acceptetis et muniatis, promittatisque Civibus protectionem et conservationem nostram." (pag. 298). Anche questa seconda volta la proposta di Girolamo da Muda non fu accettata , sempre per paura del Turco. Propongo però allo Spettabile Municipio della mia patria di non attendere a' giudizi fondati su postumi avvenimenti, e di conferire per convenienze storiche la cittadinanza d'onore al buon Veneziano, dedicando a lui, e al Bonomo qualche nuova via, come ha fatto per Giotto ed altri celebri italiani. Da questo Senato Secreto si rileva, che non pochi fuorusciti, ma una buona parte del popolo triestino desiderava di pas- sare sotto il dominio veneto. Nè si ha a stupire di questo voltafaccia del popolo che dall' osanna è così facile passare al crucifige. In ogni modo le violenze patite dai Veneziani, e l'assedio del 1463 erano memorie lontane ; più recenti i disinganni, le violenze del Longar e la strage sul colle della Madonnina. .Se poi i Veneziani, per paura dell'imperatore e dei Turchi non vedevano subito accettare la dedizione di Trieste, non si ha credere negassero la forza del partito veneto a Trieste, e che credessero le proposte solo effetto di poche teste calde; perchè tre anni dopo, nel 1476, tennero un' altro linguaggio, e mostrarono di abboccare all' amo, come apparisce dal seguente Senato Secreto 1476 22 Aprile — I savii del consiglio, i savii a terra ferina, Giacomo da Pesaro, Gritti Girolamo, savii agli ordini, propongono, ed il Senato accetta la parte seguente: Dovendosi nelle faccende di Trieste procedere „singuìari gravitate et prospicientia, ne his difficilimis etpericulosis temporibus labor labori, et periculum perìcolo nobis accumuletur, hujus pre-sertim nature et conditionis, ut cum ancipiti et varia spe copulata sit certitudo nedum timor maximi alicujus didecorosi et detrimentosi mali," così deve ritenersi vana, perhè più volte ripetuta, ma mai mantenuta la proposta, fatta al podestà e capitano di Capo-distria di ceder Trieste. — Però non sono da respingersi i promotori, nè da disperare ex omni rupectas et causa quarti tempus producere posset. Perciò si scriva al podestà e capitano di Capodistria. Che chiamato a sè queir amico triestino che gli fece la proposta, debba dirgli a nostro nome „quod ex uno latore molestissime intelleximus incomoda et mala que ab officialibus imperatoris sustinent quoniam terram illam et populum non secus diligimus, quam quamlibet aliam cìvitatem nostrani Hystriae» che gli ringraziano della disposizione loro a venire sotto il nostro dominio, ma per la guerra che il turco minaccia a tutti i Cristiani, e ci tiene occupati, Jiortamur ad transurandam et non querendam impresen-tiarum mutationem sed ad expectandum ali-quantis per donec suo desiderio et nostro etiam optime inclinationìs possit convenientius et se-curius prqpideri. " (pag. 299) Adunque Venezia non rifiutò la dedizione, riconobbe la forza del partito veneto a Trieste, solo] inspirata dall'antica precedenza, esortò ad aspettare il tempo opportuno. Anche vuoisi ammirare questa fioritura di nobili sentimenti : Venezia deplora i mali di Trieste, e si protesta di amarla come ogni altra città istriana ; bene dà a dividere di aver allora riconosciuto l'u- nità naturale della provincia meglio di certi politi-conzoli che fino a jeri vedevano, e forse vedono ancora antagonismi fra Trieste e le altre città istriane. Chi fosse V amico triestino, non ci è dato dì conoscere oggi. Forse era un consorte dell' esiliato Cristoforo Bonomo. Segue il Senato Secreto. — Vittore Marcello invece proponeva, ma il Senato respinse la sua proposta di scrivere al podestà e capitano di Ca-distria, che dovesse ringraziare l'amico triestino della proposta, e gli dica „operam det et provideat cum complicibus suis bono modo accipere in se castellum seu arcem ipsius civitatis" ; e, fatto ciò, accettare le condizioni già prima praticate (carte 63 tergo) — Querini Girolamo e Laudo Pietro, savii agli ordini, propongono, ma il Senato respinge la proposta, perchè Trieste non cada in mano del re d'Ungheria, si scrivi al podestà e capitano di Capodistria, che, chiamato a se l'amico che gli fece la proposta, debba ringraziarlo della sua disposizione, ma prima che esponiamo quali siano le nostre intenzioni, debba dirci quale è il modo con cui daranno quella terra, e se vorranno darci anche il castello, e di ciò ci informi subito subito (carte 63 tergo) (pag. 300). Ed ora ragioniamo. L'avviso dato all'imperatore che i Triestini volevano scegliere un altro protettore nel re d'Ungheria è secondo me una trovata machiavellica degna del senno veneziano. Il re d'Ungheria era allora più temibile e forte dello stesso imperatore. Rimanga Trieste all'Austria, poi, sbrigata la faccenda dei Turchi, e dato tempo al tempo, si vedrà come rendere Trieste città del veneto dominio. I tempi sempre grossi, la guerra coi Turchi sali' Isonzo, e poi la lega di Cambrai mandarono a male la pratica. E forse l'imperatore Massimiliano avrà subodorato la cosa e perciò apparecchiata la contromina. Ed ecco così della storia appurati molti fatti e rettificati molti giudizi, e diffusa la luce su di una questione che la vigliacca paura o la cortigianesca condiscendenza, non distinguendo i tempi, ha cercato finora di tenere occulti o di svisare. Non più stupide recriminazioni ; non più ingiusti antagonismi : Trieste è veramente una città istriana, ed esce netta dal tribunale della storia. La luce invocata dal Oesca comincia già a splendere ; tocca ora agli storici sul luogo di completare lo studio. I Senato - secreti sono come le gride ; tutto sta a saperle maneggiare, diceva il Dottor Azzeccar-bugli. Non basta riprodurre i documenti; bisogna studiarli ; altrimenti corrono rischio di passare inosservati. A voi, maneggiate. P. T. otizie Lunedì 15 m. d. la „Società triestina d' igiene" ha tenuto il congresso generale costitutivo. Presiedeva la seduta il sig. dottor A. Bohata, il quale in un applaudito breve discorso significò, fra altro, che la società è composta di centosettanta soci appartenenti per la maggior parte a Trieste, e ad altri luoghi dell' Istria e del Goriziano. I progressi fatti dall' igiene in quest' ultimo tempo — continuò 1' oratore — sono degni di nota e di studio, e sempre più vivo è l'interesse che vi prende la popolazione, dove la disciplina dell'igiene si estenderà sempre più a sempre maggiore beneficio della nostra provincia. Urge che questa parte così importante dell' economia sociale si faccia conoscere ed apprezzare in tutto il suo valore, adoperandovisi tutti i mezzi che la scienza e l'esperienza ci danno per assicurare e migliorare la sanità pubblica delle nostre terre. Furono indi eletti a presidente della società il Dr. A. Bohata, a primo vice-presidente il Dr. E. Gei-ringer, a secondo vice-presidente il D.r G. Brettauer, e altri nove direttori. La nostra giunta provinciale, in adempimento alla deliberazione dietale, istituì una fondazione per sussidi alla marineria istriana, col capitale di fior. 10,000, il reddito del quale verrà impiegato in sussidi alla marineria istriana, cioè a capitani mercantili, padroni al cabotaggio, marinai, pescatori e loro vedove ed orfani. Detti sussidi verranno conferiti li 10 agosto d'ogni anno dalla Commissione del Pio fondo di marina, e le istanze dovranno indirizzarsi al Governo marittimo di Trieste a mezzo dei Capitanati di porto di Trieste, Rovigno, Pola e Lussino. Ulteriori indicazioni si trovano nell' avviso pubblicato dall' Osservatore Triestino. Per differenze avute coli'editore del periodico letterario Pro Patria, questo ha cessato le sue pubblicazioni, dando luogo ad un nuovo periodico che s'intitola Pro Patria nostra. Dal bilancio che accompagna il primo numero del nuovo periodico si desume che 1' amministrazione ebbe dal cessato un utile complessivo di fiorini 511.62, il quale viene distinto: a) in avanzo in contanti di fiorini 162.02; b) negli abbonamenti tuttora da incassarsi di fior. 349.60. L'importo in contanti e quello che deriverà dagli incassi su accennati, si terranno depositati presso la Banca popolare triestina fino al momento opportuno di versarli alla cassa centrale della società Pro Patria. — Ed ecco provata l'utilità, non solo morale ma materiale, del periodico in discorso, che deve perciò essere sostenuto ed incoraggiato. Crediamo poi superfluo di soggiungere che il nuovo periodico sarà diretto cogli stessi intendimenti del cessato. Il presente numero conta ben 160 pagine e ciò per risarcire i signori abbonati. Esso inoltre è preceduto da un bellissimo ritratto del testé defunto e tanto rimpianto avv. Cario D.r Bettolini ex-presidente della società Pro Patria. — Il signor Camillo Depiera, notaio a Castelnuovo, ha versato a mani del Segretario del gruppo „Pro Patria" di Parenzo, l'importo di fiorini 1, in cambio d'un e-semplare dell' opuscolo ,11 sentimento nazionale degli Istriani studiato nella storia" che gli fu consegnato. Di questi giorni alcune egregie signore di Pisino, raccolsero a beneficio del „Pro Patria" l'importo di f. 88.77 allo scopo di comperare 1' occorrente vestiario ai bambini di questo asilo ,Pro Patria". Già nella passata settimana, col denaro raccolto, vennero acquistate sei paia di scarpe che furono distribuite ai più bisognosi dell' asilo infantile ; ed ora col danaro rimasto vennero comperati dei panni per allestire dei vestiti da consegnarsi agli stessi fanciulli. Il lavoro verrà eseguito dalle mani gentili delle nostre signorine. Noi lodiamo altamente 1' atto generoso del nostro sesso gentile. La Direzione Centrale Sezione di Trieste della Società „Pro Patria" ci ha rimesso per la pubblicazione il seguente : AVVISO DI CONCORSO Al posto di maestro per la scuola popolare della Società „Pro Patria" nella località S. Colomban, Comune di Muggia. I concorrenti devono produrre i seguenti documenti: 1. Attestato di moralità. 2. Attestato medico di sana costituzione fisica. 3. Gli attestati pedagogico-didattici. 4. Attestato di cittadinanza austriaca. 5. Attestato di abilitazione all'insegnamento della religione. La lingua d'istruzione è esclusivamente l'italiana. II concorso è aperto a tutto il 15 Maggio p. v. Il servizio decorrerà al 15 Settembre 1889. L'emolumento è fissato in fiorini 600 aunui con aumenti quinquennali da f. 80 l'uno, abitazione in natura e un pezzo di terreno attiguo alla scuola da coltivare. Le istanze sono da dirigersi alla Direzione di Sezione della Società „Pro Patria" in Trieste (Via del Pesce N. 4). ---------- Cose locali Rappresentanza comunale. VII Seduta, 10 de-cetnbre 1888, ore 6 poni. ; presidente il podestà sig. Giorgio Cobol, commissario governativo sig. Luigi cav. Bosizio Thurnberg, i. r. capitano distrettuale ; presenti ventidue sig.i rappresentanti e due sig.i sostituti. Ordine del giorno. Lettura del P. V. della VI Seduta d. d. 8-9 novembre p. d. —- Comunicazioni uf-ciose. —- 1. Offerta dell' arrendatore delle addizionali e tasse comunali per recedere dalla rinunzia dell' arrenda prò 1889. — 2. Conto preventivo 1889 del Civico Ospitale. — 3. Detto del civico Asilo di Carità per l'infanzia. — 4. Detto delle scuole popolari di Capodistria e Lazzaretto. — 5. Istanza del dimissionario sig. S. Vidali per provvedimento di graziale. — 6. Nomina del cancelliere comunale. Approvato il verbale dell' antecedente seduta ; il podestà fa le seguenti comunicazioni : Legge una lettera a lui diretta in data 26 novembre 1888, dal comitato costituitosi in città, fra il Eev.mo Capitolo Concattedrale e gli i. r. funzionari civili e militari dello Stato, per festeggiare il giubileo di regno di S. M. l'imperatore; con la quale venne rimesso l'importo di fiorini 327 destinato a costituire un capitale fruttifero del fondo intangibile dell' ospitale ed unita casa di ricovero di Capodistria, col titolo seguente da conservarsi perennemente negli introiti annui: BCensi della pia fondazione istituita dal Corpo degli i. r. impiegati, dall'i r. ufficialità della guarnigione del 1.° battaglione di Campo del reggimento Fanti N.o 87 ; dal riparto distrettuale del corpo dei veterani, dal capitolo concat-tedrale e dai corpi insegnanti delle due ii. rr. scuole medie in Capodistria, nella fausta riccorrenza del 40° anniversario di regno di S. M. I. R. Apostolica, Francesco Giuseppe 1., il 2 dicembre 1888." Legge poi la lettera di risposta da lui indirizzata allo spett. comitato a nome della deputazione comunale, e nella quale partecipato il disposto conforme il desiderio degli egregi oblatori, ringrazia rilevando che più degnamente non avrebbe potuto interpretare le Sovrane intenzioni nell' avere prescelto a benefico scopo, con gentile e delicato pensiero, la più santa delle istituzioni cittadine. Nella funesta occasione della morte dell' egregio comprovinciale D.r Pietro Milleyoi, di Albona, deputato al parlamento, il Municipio venne rappresentato ai funerali. La nob. signora Nicolina Madonizza ved.a Gravisi, rimetteva il 1 novembre a ricordo dei suoi cari defunti, fiorini 20, a benefizio dell' Asilo Infantile. Il progettato corso di educazione superiore femminile non lia potuto ancora essere organizzato ; ma il comitato si ripromette di conseguire il suo intento in seguito. Sopra istanza del medico veterinario Nicolò Rodinis di Cherso, gli sarà affidato la visita delle carni macellate e degli animali da macello, verso il compenso stabilito al medico ora incaricato. Il giorno 19 novembre la città fu onorata dalla visita dell'illustre D.r Carlo de Bertolini e di tutti i delegati trentini della Società „Pro Patria," i quali gradirono assai le modeste ma cordiali accoglienze avute dai cittadini ; e lo dimostrarono con una gentilissima lettera direttami dall' illustre presidente. Legge la lettera. Le trattative per l'acquisto delle rovine e del fondo dell' episcopio e seminario abortirono causa 1' opposizione del locale capitolo concattedrale e di quello di Trieste, come risulta dai documenti che presento (ne da lettura.) Venne riaperto il concorso al posto di maestra presso la scuola popolare di Lazzaretto. Venne decretato la costruzione di un canale nella via del Teatro Vecchio nel rione di Porta Bracciuolo. Venne interdetta a Pietro Rasman fu Matteo la confezione di concime nelle vicinanze del pubblico acquedotto prescrivendogli per tale uso altro sito più lontano nella sua stessa proprietà. Rispondendo a una interpellanza dell' on. Pio Gambini il podestà constata la lesione della proprietà comunale da parte di Matteo Lampich nella costruzione di un pozzo attiguo al teatro ; assicura che fu provvisto perchè i diritti del Comune rimangano inalterati. Primo punto dell' ordine del giorno. La deputazione propone di accettare 1' offerta dell' arrendatore sig. Francesco Decleva di continuare 1' esazione delle addizionali comunali al dazio consumo e delle tasse di macellazione anche per 1' anno 1889, verso un ribasso di fior. 400; ferme le altre condizioni. La proposta è accolta ad unanimità, senza discussione. Secondo punto delV ordine del giorno. Belli, riferisce sul conto preventivo dell' Ospitale civico, a nome del comitato di finanza e propone di approvare il conto. Il conto viene approvato con un introito di fiorini 7641.— ed un esito di fior. 7632.80. Sopra proposta Gambini, largamente appoggiata, la rappresentanza delibera: „Sia incaricata la spett. deputazione di riprendere lo studio dell' urgente provvedimento e di rilevare la spesa necessaria per munire 1' ospitale di parafulmini verso riferta e proposta alla rappresentanza per la placidazione del relativo dispendio, essendo ormai votato il contributo del Comune a favore del pio stabilimento." Terso punto delV ordine del giorno. Belli relatore del comitato di finanza riferisce sul conto preventivo del civico Asilo di Carità per l'infanzia prò 1889, e propone di approvarlo. Il conto è approvato con introito fior. 1210.77 l/2 ; esito fior. 1211.— Quarto punto dell' ordine del giorno. Belli relatore del comitato di finanza riferisce sul conto preventivo delle scuole popolari di Capodistria prò 1889, proponendone la approvazione; e il conto viene approvato con un introito di fior. 2117.16 un esito di fior. 2180.— Gambini raccomanda che sia studiato un progetto di riduzione ad uso di almeno una sezione delle nostre scuole, nell' edifizio del Fondaco, ora vuoto. Il podestà, malgrado la già espressa opinione contraria da parte di tecnici, promette di fare eseguire lo studio. Così viene approvato il conto preventivo per la scuola di Lazzaretto con un introito di fior. 502.25 1/2 e un esito di fior. 505.— Quinto punto dell'ordine del giorno. Podestà in seguito a istanza del sig. Silvestro Vidalli sorvegliante al Macello civico propone che sia sollevato dal servizio per ragioni di età e di salute, e gli sia accordata una graziale annua di fior. 120; e sia aperto il concorso al posto vacante. Gambini vorrebbe limitato il provvedimento di grazia soltanto durante l'attuale periodo di amministrazione. Babuder combatte questa limitazione dimostrandone le pericolose conseguenze per il graziato, che si trova in condizioni poco liete, e per qualunque altro inserviente del comune; dimostra la necessità di studiare un progetto di regolamento per la concessione di queste graziali, e propone sia aumentata la cifra fissata dalla deputazione, a fior. 150. Viene accolta la proposta della deputazione con voti 14. Sesto punto delV ordine del giorno. Il podestà propone che l'argomento sia trattato in seduta segreta a norma del §. 38 R. I., e la rappresentanza vi aderisce unanime. Preletti i nomi dei concorrenti, e formulata una proposta sul modo onde procedere alla scelta e quindi alla votazione, si manifestano contrarii Gambini e Ba-buder; in seguito a che la deputazione, consultatasi, e riconosciuta la necessità del perfetto accordo, fa nuova proposta di riaprire il concorso a breve termine ; e la proposta è accolta a voti unanimi. Gambini lamenta la troppa frequenza di balli pubblici tra agricoltori, e invoca maggior rigore nella concessione dei rispettivi permessi, onde porre freno a tali solazzi indecenti, di danno morale e materiale alle famiglie degli agricoltori. Podestà, dimostra le misure restrittive già prese, di confronto al passato, e palesa le sue intenzioni di aumentare i rigori. Nominati Babuder e Gambini per la firma del protocollo la seduta è levata alle ore 9. pom. Domenica scorsa abbiamo avuto 1' onore di ospitare nella città nostra per poche ore il comm. Domenico Giuriati, che da parecchi giorni si trovava a Trieste. Accolto dai rappresentanti del Municipio, ed altri concittadini, venne condotto in giro a visitare i nostri monumenti, oggetti d1 arte ; a godere dei vari punti le viste incantevoli dei dintorni, e la fisionomia veneta spiccatissima delle nostre calli e callette ; l'illustre uomo ne rimase impressionato assai gradevolmente. Le feste pasquali ci furono rattristate dalla terribile sciagura che ha colpito tante famiglie dei pescatori. Era minaccioso il mare la sera del 16 Aprile, e l'occhio esperto già prevedeva il neverino, ma tutte le nostre barche peschereccie molarono per andare a sardelle che si sapevano in abbondanza davanti le bocche dell'Isonzo. Verso mezzanotte fece il tempo, e che tempo ! i più avevano tirato su le reti, e poterono prima che si gonfi il mare, favoriti dal vento da greco, prendere terra sulla nostra costa; soltanto la barca di padron Sandro Zetto, il S. Nazario, barca rinomata per la velocità, la saldezza e la bravura di quelli che la montavano, aveva le reti in acqua. Quelli arditi non vollero abbandonarle, ed hanno perduto un tempo prezioso. . . tanto, che ha costato loro la vita. Colti dal fortunale, in mezzo al golfo, dove il mare da greco faceva vortice col mar da levante, non hanno potuto prender terra ; forse hanno tentato imprudentemente di piegare a Salvore, così dicono gli esperti, e là furono travolti. Erano sei uomini giovani robusti, dei quali, tre fratelli, uno solo aveva famiglia da poco. La barca fu trovata giorni sono alle alte di Falconara e condotta in quel porto, attende il vapore del governo marittimo Audax per essere rimorchiata qui. Povere famiglie ! Tutti si prestarono con premura a lenire il dolore delle famiglie così duramente colpite, ed a provvedere a sovvenirle : prime di tutti le nostre autorità comunali, e con zelo lodevole il governo marittimo e la direzione della società della pesca. Per iniziativa dello stesso ili. nostro podestà fu iniziata una colletta a favore delle famiglie infelici dei superstiti nella nostra città, e da quanto sappiamo anche nella generosa Trieste. ----Saxe»---- Appunti bibliografici Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria. Volume IV. Fascicolo 3." e Parenzo, Coana 1889. Il volume contiene prima di tutto il seguito delle pergamene dell' archivio arcivescovile di Ra-venua, riguardanti la città di Pola. Sono in data del 13 aprile 1200, 1223, 1228 (probabile) 1230 (bis) 1289. Degno di nota è l'osservare come in questi antichi documenti tutti i cognomi siano pretti italiani, senza allumacature slave. Eccoli: Potenzani, Magazali, Ardusiui, Almerici, Variento, Benognuta, De Richa, Casanti, Betholoto, Farina Branca. È tutta gente del buon tempo antico ; Pola non era ancor soggetta al dominio veneto, ma libero comune con i consoli a capo del governo e l'influenza veneziana non c' entra. Trovo a pagina 261 la parola licofum con l'aggiunta del punto interrogativo. Non parmi sia parola dubbia ; viene da lincòfo vocabolo dell' uso anche oggi a significare un mangiare straordinario e lieto dato agli operai, quando è compiuta la fabbrica ; e qui una bicchierata dopo sottoscritto il contratto di vendita della casa. Seguono per cura della Direzione i Senato Secreti concernenti cose dell' Istria : raccolta preziosa di materiali per 1' edilìzio della nostra storia. Sono le solite questioni di confine e perambulazioni prò differentiis cognoscendis, prò territoriis et con-finìbus inter subditos dominorum ducum Austriae et nostros ; ordini spediti ai podestà di difendere i luoghi minacciati o presi, come la bastita di San Servolo occupata dai Triestini (pag. 290); restrizioni al vescovo di Trieste, unica causa delle novità che ha maggior parte delle sue rendite in Istria, onde ai rettori si scrive abbiano a interdicere et sus-pendere omnes introitus Episcopi antedicti ecc. ecc. (pag. 291). Molto sono importanti questi Senato Secreti anche per la storia del vicino Friuli, e gli addito quindi a' miei amici storici ed archeologi di quella regione. Tali gli accenni ai castelli di Fratina e Solarolo a Portobuffolè e altre ville situate nel territorio del castello di Motta. Così il Senato - Consulto 1411. 13 Dicembre — „ Essendosi Portogruaro reso all'esercito ungaro, e se non si provvede, potendo quelle genti recar danno a Caorle, si comanda, sotto pena di cinquecento ducati, al capitano della Marca, che debba subito venire a Caorle, e si ordina al podestà di Chioggia di mandarlo a cercare per terra e per mare, e si ordina inoltre al podestà e capitano di Capodistria, che mandi a cercare il capitano dell'Istria, che, sotto la stessa pena, debba recarsi a Caorle, e si l'uno come l'altro, non debbano partirsi di là senza nostro ordine." (pag. 273). Importantissimi poi per noi i Senato Secreti relativi alla dedizione di Albona e Fianona al governo veneto, e al partito veneto esistente in Trieste; del quale stimo necessario occuparmi più oltre in modo speciale. Seguono, sempre per cura della benemerita Direzione, le relazioni dei Capitani di Raspo, nei secoli decimosettimo e decimottavo, vertenti sulle solite miserie dell' Istria, e destinate, meno onorevoli eccezioni, a lasciare pur troppo, come il Libeccio, il tempo che trovavano. Ottima la risoluzione di togliere Pinguente al Vescovo di Trieste, e aggregarlo alla Diocesi di Parenzo. (Relazione del Capitano Gasparo Moro 1784) pag. 345. Un mirallegro al bravo Prof. Morteani, che a compimento della sua buona monografia su Isola, ci dà in questo volume gli antichi statuti di quella terra che ne è ben fornita. Del D.r Bernardo Schiavuzzi abbiamo un eccellente studio. Le epidemie di peste bubbonica in Istria. Notizie storiche. Dal prospetto cronologico si rileva con un senso di orrore quanto la nostra povera provincia sia stata bersagliata dal tremendo flagello, assai più di altre regioni italiane ; causa forse la proverbiale sporcizia delle nostre cittadelle, Fagglomeramento degli agricoltori nei luoghi chiusi, e la deplorata abitudine dei letamai scoperti nei cortili delle case dei popolani. Basti dire che nel secolo decimosesto Trieste e Capodistria furono visitate sette volte dalla peste. Non è dunque una frase rettorica lo spopolamento delle città e delle campagne istriane ; quindi la necessità di provvedere con altri coloni ; e donde venuti tutti lo sappiamo pur troppo. Quanto alla introduzione della peste in Capodistria per mezzo delle funi dimenticate, di cui tenni parola nella Provincia anno XVI numero 11, credo anche io assai più probabile collo Schiavuzzi e col Petronio che il fatto si debba riferire al con-taggio del 1554. Del resto la notizia l'ho desunta non dal Kandler, ma dal De Franceschi — L'Istria — Note Storiche — La tradizione, ripete, è viva anche oggi tra il popolo, che col suo sistema di generalizzare ritiene la fune causa e spiegazione di altre pestilenze ; così mi fu spiegata da un vecchio popolano la causa della pestilenza del 1630, e l'origine del cimitero in Semedella. Segue un eruditissimo articolo del D.r Grego-rutti — Iscrizioni romane scoperte negli anni 1887 e 1888. Dall' ultima iscrizione riportata chiara appare la lezione Parentini e non Parentani come voleva lo Stancovich. Il volgo più tardi raddolcendo la t in z ha reso necessario per ragioni di eufonia anche il mutamento del i in a ; onde Parenzani nel dialetto. Ma rimane sempre fermo Parentini per la lingua illustre. Di Molesoco propone una nuova lezione l'e-gregio Signor Frauer, et adhuc sub judice lis. Vengono quindi due documenti dell' archivio di Ragusa riguardanti l'Istria. Il secondo ha particolare importanza, perchè attesta la presenza di San Giovanni Capistrano che rinnovò l'ospizio e la chiesa nell' isola di Sant' Andrea presso a Rovigno, e fondò il convento di San Bernardino a Pirano. Chiudono degnamente il volume una diligente recensione bibliografica dell' amico M. T. e la relazione del quarto anno d'attività della società istriana di archeologia e storia patria, scritta con calore di stile e che si chiude con efficaci parole eccitanti il sentimento nazionale, di cui andiamo giustamente superbi. Ma, come ho detto di sopra, richiamo specialmente gli studiosi di cose patrie ai Senato Secreti, provanti l'esistenza a Trieste nel secolo XV di un partito veneto, e del quale passo ora a parlare. *) Vedi pag. 67. ------—-- PUBBLICAZIONI Nicolò Maria Grego. Studio Critico e Commento Perpetuo, sugli inni Sacri di A. Manzoni. Parte prima. Cividale, presso Fulvio Giovanni, tipografo - editore 1889. (Si vende presso il librajo Benedetto Lonzar in Capodistria — a 1. i. 2.) -—--------- Pregati, dagli editori, pubblichiamo: Compiuta intieramente la distribuzione delle 1000 copie dell' opuscolo II sentimento nazionale degl' Istriani studiato nella storia del prof. P. Tedeschi, e continuandoci le ricerche, interessiamo i signori destinatari in provincia di volere effettuare senz' indugio la diffusione del libro. Per le domande che ci vengono d' oltre confine, dobbiamo giustificare il ritardo per uu equivoco nella spedizione del pacco, non peranco recapitato al destinatario, in maniera che l'autore stesso non ha ricevuto ancora le copie d' omaggio.