1.04 Strokovni članek UDK 025:528.4(497.4)"1785/1789" Prejeto: 21. 4. 2011 Intervento di restauro conservativo del Catasto storico dell'Imperatore Giuseppe II: Jožefinski Kataster za Kranjsko (1785-1789) ALICE BALDIN PhD, dott. in conservazione dei beni culturah, conservatrice Università di Udine, Vicolo Florio 2/b, 1-33100 Udine e-mail: Ahce_Baldin@yahoo.it LUCIJA PLANINC Dott. di pedagogia d'arte, conserv^atrice-restauratrice Centro di conservazione e restauro, Archivio deha Repubbhca di Slovenia, Zvezdarska 1, Sl-1000 Ljubljana e-mail: Lucij a.Planinc@gov. si STANKA GRKMAN Ing. in chimica, conservatrice-restauratrice Centro di conservazione e restauro, Archivio deha Repubbhca di Slovenia, Zvezdarska 1, Sl-1000 Ljubljana e-mail: Stanka.grkman@gov.si BLANKA AVGUŠTIN FLORJANOVIČ Dott. in bibhoteconomia, conserv^atrice-restauratrice Centro di conservazione e restauro, Archivio deha Repubbhca di Slovenia, Zvezdarska 1, Sl-1000 Ljubljana e-mail: Blanka.Avgustin@gov.si JEDERT VODOPIVEC PhD, Dott. in chimica, conservatrice-restauratrice Capo del Centro di conservazione e restauro, Archivio deha Repubbhca di Slovenia, Zvezdarska 1, Sl-1000 Ljubljana e-mail: Jedert.Vodopivec@gov.si izvleček V prispevku je predstavljeno delo, izvedeno v Centru konserviranje knjig in dokumentov na papirju v Arhivu Republike Slovenije, ki predstavlja primer metodološkega in znanstvenega pristopa k konserviranju in restavriranju spisovnega arhivskem gradiva. Primer Študije je predstavljen ? analizo in konservatorsko-restavratonkim posegom na delu j o o o j j j j \> \> j o ]olefins kega katastra Kranjsko (1785—1789). Konservalorsko-restavratorskiprojekt je bil razdeljen v Štiri delovne fa%e: dokumentacija stanja objekta pred posegom, analiza materialov papirja in črnil), konservatorsko-restavratorski poseg na objektu in trajna %aŠčila gradiva v arhivskem depoju. KLJUCNE BESEDE: dokumenti, papir, analize, konserviranje, restauriranje abstract CONSERVATION-RESTORATION TREATMENT OF THE JOSEPHIAN CADASTRE FOR CARMOLA (1785-1789) The article describes a process of work that took place at the Book and Paper Conservation Centre at the Archives of the Republic of Slovenia and may serve as an example of how to take a systematic and scientific approach to conservation and restoration of archival records. Case study is presented here by means of analysis and conservation-restoration procedure on part of the Josephian cadastre for Carniola (1785—1789). Conservation-restoration project was divided into four stages: documentation of the records' condition prior to the conservation treatment, analysis of the materials (paper and ink), the actual conservation-restoration treatment and permanent protection of the records in archival repository. KE Y IVORDS: documents, paper, analyses, conservation, restoration Introduzione Un caso di studio e di applicazione pratica, grazie al quale si e potato acquisire delle competenze specifiche dando un contributo alle principali atti-vità di restauro conservativo, è rappresentato da una piccola parte dell'ingente Catasto Storico dell'antica regione della Carniola (Kranjska) fatto redigere dall'Imperatore Giuseppe II il 20 aprile 1785. In generale, si tratta di interessante materiale archivistico composto da ben 354 unità (AS 175) che occupano un totale di 58 metri di scaffalatare e che si trovano conservate nei depositi del Archivio nazionale di Slovenia (Arhiv Republike Slovenije). Prima di procedere con qualsiasi operazione deci-sionale di intervento, è stato necessario recuperare le informazioni storiche sul materiale. Tale lavoro è stato svolto a contatto con Alenka Gabrič Kačičnik l'archivista responsabile del fondo, la quale ha gentilmente curato una visita guidata ai depositi. II catasto di Giuseppe II, fortunatamente rin-venuto compléta in tutte le sue carte, si trova oggi per la gran parte in buono stato di conservazione grazie alla ottima qualità dell'antico materiale car-taceo. Solo per alcune unità archivistiche si è ri-tenuto necessario un intervento di restauro, a causa soprattutto di danni meccanici e di probabili intense variazioni di temperatura e umidità nell'am-biente non idoneo alia conservazione che hanno provocate, in alcuni casi, anche lo sviluppo di attacchi biologici. II lavoro ha riguardato una tra le unità archivistiche danneggiate, composta in particolare da due parti: materiale documentario diviso in 75 fascicoli di oltre 350 carte e un libro. Mentre il libro è stato restaurato in precedenza, il materiale documentario è stato oggetto dei studi qui presentati. II progetto di restauro Dopo aver reperito tutte le informazioni storiche sul materiale catastale, che — come si è detto — è stato svolto a contatto con l'archivista responsabile, il progetto di restauro conservativo è stato suddiviso secondo quattro fasi fondamentali: 1. le fasi preliminari, che hanno compreso la ve-rifica della numerazione delle carte, l'analisi del-lo stato di conservazione del materiale e la do-cumentazione fotografica prima dell'intervento; 2. le indagini analitiche, che hanno incluso le ana-lisi delle carte tramite tutte le strumentazioni a disposizione, in collaborazione con gli altri centri di restauro della città (come ad esempio quelle di microscopia e spettrofotometria eseguite presso il Centro di Restauro dei beni cultarali di Ljubljana); 3. il restauro manuale, che ha compreso il lavoro pratico di restauro dei singoli fascicoli che com-pongono l'unità archivistica (pulitura a secco, umidificazione, lavaggio in acqua, consolida-mento con carta giapponese e colla d'amido, reintegrazione delle lacune, riparazione delle le-gature in spago), corredato da una ricca docu-mentazione fotografica dopo l'intervento; 4. la conservazione, che ha compreso le attività relative alla conservazione futura del materiale con la realizzazione della scatola protettiva e la ricollocazione finale in deposito. Le fasi preliminari. II materiale cartaceo è stato esaminato secondo una procedura standard che ha previsto tre diverse operazioni: - la verifica della numerazione delle varie carte; - l'analisi dello stato di conservazione dell'intero materiale; - la documentazione fotografica prima del restauro. La verifica della numerazione delle carte co-stituisce la fase iniziale più importante, in quanta ha consentito il corretto riposizionamento dei fogli dopo i diversi trattamenti. Una volta verificata la numerazione, la quale era stata inserita durante l'operazione di micro-filmaggio si è passati a considerate lo stato generale di conservazione dell'intero materiale. Le carte sono tutte di produzione artigianale, ovvero carte preparate 'a mano', con vergatara e diverse filigrane che si possono osser-vare in controluce. Tra di esse sono riconoscibili anche animali come il cervo e creature fantastiche, come l'unicorno. In questa sede non è stato possibile ricostruire la provenienza delle carte, ma è noto che le cartiere slovene attive all'epoca — senza dubbio sotto il monopolio dell'Impero asburgico — erano collocate in alcuni villaggi non lontani da Ljubljana e posi-zionate lungo gli affluenti dei tre fîumi principali (Drava, Sava e Krka).1 Sulla storia della diffusione della carta in Slovenia è noto che il primo documente cartaceo prodotto risale al 1544, precisamente nel villaggio di Gornji llrušici. Tra le cartiere attive, nel 1579 è nominata la località di 1'užine, mentre successivamente un'altra cartiera iniziô ad operare a Vipava. Nel 1712 è nominato il sito di Žužemberku, mentre nel 1750 anche Skofïa Loka e Radeča. Novak: Papir, karton, lepenka, pp. 25-26. In generale le carte, di varie dimensioni (appros-siniativamente 450 x 377 mm), sono di ottima qualità come dimostra sia la loro buona consistent al tatto sia la loro provata resistenza al tempo. II registro catastale è a stampa ed è stato compilato con vari tipi di incliiostro manoscritto che, proprio grazie alla buona qualità del materiale cartaceo, tut-tavia non hanno creato danneggiamenti se non cir-coscritti ad alcuni fogli. Dopo una prima osservazione, su una parte dei documenti sono state riscontrate principalmente le seguenti problematiche di degradazione: 1. lacune e buclii; 2. strappi lungo i bordi; 3. ossidazioni diffuse; 4. trasferimento dell'inchiostro dal recto al verso e, solo in alcuni fascicoli, imbrunimento dello scritto; polvere e sporco; gore di umidità soprattutto ai margini e negli angoli; attacclii biologici, in particolare, visibili fori di tarlo; rottura délia legatura in spago in una decina di fascicoli. Documentazione fotografica Prima di procedere con le fasi successive, è stato necessario preparare una ricca documentazione fotografica dei fogli originali da sottoporre agli intervenu di restauro. Taie documentazione è stata realizzata all'inter-no dello studio fotografico, posmonando i fascicoli sia in uno sfondo nero sia bianco in modo da far risaltare al meglio le loro caratteristiche e i danni presenti. Le fotografie sono state eseguite utiliz-zando due sorgenti di luce artificiale, aile quali sono state aggiunte anche due fond di luce naturale pro-venienti dalle finestre. In tal modo si è potuto cre-are per il materiale una corretta sorgente luminosa e ottenere una documentazione fotografica molto realistica. In entrambi i casi, infatti, sono evidenziati i danni meccanici con le piegature e gli strappi dei fogli che erano stati compressi all'interno délia scatola originaria troppo piccola per le dimensioni delle carte. Con lo sfondo bianco, itioltre, è ben visibile la rottura délia legatura in spago di alcuni fascicoli. S tato del fas cicolo deU'intemento (fo^efinski kataster Kranjsko, .-If 175, scatola 85). Una seconda serie di fotografie è stata realizzata prendendo in considerazione solo le carte più danneggiate e di qualclie dettaglio significativo. In particolare, le prime e le ultime carte dell'intero materiale in esame costituiscono i casi peggiori, in cui strappi, lacune e piegature lianno reso i fogli più fragili e difficili da manipolare soprattutto nei bordi e negli angoli. All'interno, tuttavia, sono state ritro-vate carte molto sporclie, con diverse gore di umidità e maccliie di varia natura che lianno reso la carta molto fragile e feltrosa. Inoltre, in moite delle carte esaminate sono state osservate diffuse maccliie di ossidazioni, di probabile natura ferrosa, clie lianno portato alla corrosione délia cellulosa nell'in-tero spessore del foglio. Uno dei fogli prima deU'intemento. Per quanto riguarda gli inchiostri da manoscrit-to, si è potuto facilmente riconoscere due segnali di degradazione: l'imbrunimento e il trasferitiiento dell'inchiostro dal recto al verso del foglio. L'approccio analitico II lavoro è poi proseguito con le indagini analiticlie del materiale scrittorio. Questo approccio analitico è stato proposto cercando di mettere in pratica le conoscenze acquisite durante i tre anni di attività presso il laboratorio di ricerca udinese, soprattutto con l'obiettivo di dimostrare quanto sia indispensabile conoscere nel dettaglio le carat-teristiche di tutti gli elementi compositivi del materiale in esame prima di un intervento di restauro. La fase analitica è stata organizzata nel modo seguente, valutando tutta la strumentazione utile a disposizione per le indagini: 1. analisi tramite stereo-microscopia; 2. analisi del pi I superficiale; 3. analisi cliimica tramite metodo Graff 'C e mi- croscopia ottica. 4. analisi 1'TIR-ATR. _ Analisi tramite Stereo-Microscopy Le indagini sono inmate analizzando le carte attraverso la tecnica della stereo-microscopia, usan-do per confronto due tipi di strumenti: lo Zeiss S temi 2000-C e lo Zeiss Stereo Discover}- V8. Questi stereo-microscopi hanno permesso di ot-tenere una documentazione fotografica delle carte originali secondo diversi ingrandimenti. Nel primo caso l'ingrandimento massimo è stato di 5x, mentre nel secondo di 8x; tuttavia, le immagini migliori sono state ottenute nel primo caso all'ingrandi-mento di 2.5x, mentre nel secondo di lx. Per poter confrontare i risultati, sono state analizzate due tipologie di carte che ad una prima analisi visiva presentavano due colori diversi, in particolare una carta scelta per la sua colorazione comune alia maggior parte dei fascicoli e una con una colorazione azzurro-grigiastra. Con il primo stereo-microscopio è stato utiliz-zato un filtro di luce gialla per mettere maggior-mente in evidenza le fibre della carta e soprattutto la differenze di composizione fibrosa tra i due fogli. L'anahsi con il secondo strumento, tuttavia, ha messo meglio in evidenza la presenza di fibre co-lorate nell'impasto della carta diversa. Non è ben chiaro se si tratta solo di un tenta-tivo, ma è probabile che in questa carta siano stati impiegati come materie prime anclie stracci colorati in blu per dare una tonalita diversa al foglio. Una certa somighanza ad esempio è stata riscontrata analizzando al microscopio una carta ottocentesca proveniente dallo Scartafascio di Mele (un piccolo comune della provincia di Genova), che è stata preparata artigianahiiente usando appunto stracci colorati.2 Misure del pi I superficiale Le misure di pi I superficiale sono state con-dotte solo su alcune carte dopo una accurata selezione. Si è deciso, in particolare, di eseguire tali analisi sulle carte che avevano subito i danni peg-giori e — per comparazione — su una carta in buono stato di conservazione. Il pi I è stato misurato in diversi punti dei fogh, precisamente nell'angolo in alto a sinistra e quello in basso a destra, nel centro della carta e in corrispondenza dell'inchiostro manoscritto. Dai risultati esposti, si puo dedurre che le carte in buono stato di conservazione presentano un pi I leggermente sotto la neutrahtà, con valori variabili tra 6 e 7. Le carte danneggiate da maccliie e os-sidazioni, invece, lianno per lo più un pH de-bohiiente acido a partire dal valore più basso ri-scontrato di 5.5, ma tuttavia rimanendo intorno a 6. Le misure di pi I supe/fis dale sono stale condolle in diversi punti dei fogli. In corrispondenza dell'inchiostro manoscritto, invece, il pH si è rivelato decisamente più acido aggirandosi tra i valori di 4.8 e 5.8. Si tratta, infatti, di incliiostro manoscritto di tipo ferro-gallico, 2 i.'inimagine è stata fomita dal dott. Paolo Cal vini, che è stato direttore del Laboratorio di Analisi e Restauro presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e del Paesaggio della Liguria (Genova). come verra dimostrato in seguito anclie dalle analisi spécificité eseguite tramite l''TIR-ATR. Nella maggior parte dei časi, le maccliie d'acqua dovute alla misurazione sono state eliminate in modo soddisfacente asciugando il foglio rapidamente, prima tamponandolo con del cotone idrofilo umido e poi sottoponendolo all'aria non troppo calda di un piccolo plion. In altri casi, dove la misurazione del pH è stata eseguita in corris-pondenza di maccliie e/o imbrunimenti della carta, è stato invece necessario un lavaggio dell'intero foglio per eliminare sia il segno rimasto sia lo sporco clie con la pulitura a secco non si era riusciti ad eliminare. Questo perché le carte analizzate, presentandosi in quei punti molto fragih, porose e feltrose al tatto, lianno trattenuto maggiormente la polvere e lo sporco tra le fibre clie è stato in parte disciolto in acqua durante il contatto con l'elet-trodo. La decisione di lavare in acqua deionizzata solo alcuni fogh (e non tutte le carte, in quanto ritenuto non necessario) non lia tuttavia creato problemi alla struttura dell'intero materiale perché costituito da singoli fascicoli non rilegati tra loro a formare un libro.3 Inoltre, dopo il lavaggio non è stata riscontrata alcuna significativa variazione dimensionale delle carte. _ Analisi chimica con il procedimento Graff 'C Come si è visto il procedimento detto Graff 'C, standardizzato dalle norme international!, permette di identificare il tipo di materia fibrosa utilizzata nella preparazione della carta: pasta straccio, paste meccaniclie, paste cliimiclie e paste semicliimiche. L'apphcazione del metodo su un micro-cam-pione di carta e la sua osservazione al microscopio lianno consentito di individuare la presenza del lino, le cui fibre — a contatto con la soluzione chimica preparata — lianno assunto una colorazione verso il rosso. Per avere una conferma del risultato ottenuto, si è volu to utilize are anclie un nuovo metodo di analisi applicato presso il Centro di Restauro dei Beni Culturali di Ljubljana.4 II metodo si basa sull'osservazione di un micro-campione di fibre tra- 3 Solitamente infatti si interviene con un lavaggio sotto-ponendo tutti i fogli costituenti l'opera. In questo caso, dato che non si tratta di un libro ma di tanti fascicoli separati tra di loro e poiché solo alcune carte hanno subito degradazione, il lavaggio è stato riservato solo ai fogli per cui è stato ritenuto necessario. 4 Queste arnlisi sono state eseguite grazie al contribute della dott.ssa Katja Kavkler. mite microscopio ottico, utilizzando un filtro di luce ultravioletta (530-550 nm).5 Infatti, poiché in generale tramite il procedimento Graff 'C non è molto semplice distinguere le fibre di lino da quelle di canapa, si è voluto verifîcare se l'impasto della carta poteva essere costituito eventualmente da entrambe le tipologie fibrose o solo dal lino. In questo caso l'osservazione al microscopio di diverse fibre del micro-campione di carta lia con-fermato la sola presenza di stracci di lino. L'iden-tificazione è stata fatta grazie all'osservazione al microscopio del cambiamento di colore clie si puo notare ponendo l'immagine della libra esaminata secondo le due posmoni verticale e orizzontale. E stato, infatti, studiato clie in presenza di fibre di lino, in posizione orizzontale esse assumeranno una colorazione blu-viola, mentre in posizione verticale avranno una colorazione rossa. Viceversa, invece, risulterà per le fibre di canapa.6 Nonostante il risultato ottenuto, bisogna sottolineare clie il metodo non è sempre applicabile a tutte le tipologie di campioni e qualclie diffîcoltà si puô riscontrare soprattutto se si analizzano fibre anticlie e/o molto degradate. Anahsi FHR-.ÎÏR L'analisi di spettrofotometria IR è stata eseguita su alcune carte selezionate in collaborazione con il Centro di Restauro dei Beni Culturali di Ljubljana7. L'esame ha riguardato priiicipalmente la carta in buone condmoni, la stessa carta ma degradata, le varie tipologie di incliiostri manoscritti osservati e l'incliiostro a stampa. U analisi d i spettrofotometria FUR è stata eseguita su alatne carte sele-^ionate. L'esame ha riguardo principalmente la carta in buone condmoni, la stessa carta ma degradata. 3 Wulfert: Der Blick ins Bild. 6 Ivi, p. 352. 7 Le analisi l'TIR-ATR dei campioni sono state eseguite dalla dott.ssa Katja Kavkler. Dall'analisi i'TIR-ATR della carta artigianale settecentesca è emersa la struttura tipicamente cel-lulosica e una collatura con gelatina. La buona qualità della carta è anclie diniostrata dall'uso di stracci di lino macerati secondo la tradizione artigianale nella calce, per cui le fibre cellulosiclie contengono anclie tracce di carbonato di calcio Mettendo a confronto poi il risultato i'TIR-ATR della carta in buone condizioni con quello della carta degradata, solo in un campione si sono osservate alcune difference sostanziali (fogho n. 295). Infatti, sono stati analizzati due campioni della stessa carta degradata, ma solo in uno è stato riscontrato il picco caratteristico della cellulosa ossidata. In tale spettro, questo fenomeno ossidativo è inoltre accompagnato da altri segnah signi-ficativi. In particolare, i due picclii visibili intorno a 2900 enr1 indicano la presenza di materiale lipidico (come ad esempio acidi grassi), la cui degradazione puo aver causato la formazione di ossidazioni e di ossalati (1630 e 1320 cnr1). Cio potrebbe testi-moniare una degradazione della gelatina animale impiegata nella collatura della carta. I diversi tipi di incliiostro poi sono stati selezionati e sottoposti all'analisi non distruttiva. In particolare, grazie all'analisi 1TIR sono stati dis tinti quattro tipologie di incliiostro da manoscritto, si-glati con le lettere A, B, C e D. Infatti, è stato possibile identificare questi inchiostri (tranne per D) secondo la nota suddivisione in cinque classi:8 1. incliiostro A: classe 1; 2. incliiostro B: classe 4; 3. incliiostro C: classe 5. Per quanto riguarda l'incliiostro A, infatti, è stato possibile individuare la classe 1 per la pre-senza dei soli due picclii relativi agh ossalati come prodotti di degradazione, mentre l'incliiostro B si puo inscrire nella classe 4 in quanto sono stati itidividuati i picclii relativi all'ossalato di ferro e di potassio. L'incliiostro C è stato inserito nella classe 5. Essa mostra infatti non solo i due picclii principali degli ossalati, ma anclie la presenza dei solfati. Per quanto riguarda l'incliiostro D, come si è accennato, non è stato possibile inserirlo in nes-suna delle cinque classi di suddivisione, visto clie non sono presenti i picclii caratteristici degli ossalati ma solo quelli dei solfati. Anclie l'incliiostro nero a stampa è stato poi analizzato tramite 1TIR-ATR. La tecnica lia rile-vato la presenza dei picclii caratteristici degli oh siccativi (2800-2900 cnr1), mentre non sono visibili gli ossalati come prodotti di degradazione. Al contrario, sono ben rilevati i picclii del carbonato di calcio. II restauro La pulitura a seem. Dopo questa fase iniziale si è passati all'inter-vento manuale di pulitura di tutte le carte. Poiclié si è osservato clie la gran parte dei fogli sono di buona qualità e non lianno subito gravi danneggia-menti, si è deciso per questi di operare a secco, cioè con il metodo della pulitura meccanica.9 Tale oper-azione è risultata importante perché ha permess o di eliminare lo sporco e la polvere dalle carte pre-parando cosi i fogli alle successive indagini anali-ticlie. La pulitura a secco è stata eseguita usando due tipi di gomme per il restauro, la Magic Rub (Sanford) e una gomma bianca speciale (Wishab gobci). Mentre la prima è risultata efficace nelle parti maggiormente sporclie come i bordi e i margini, la seconda è stata impiegata per lo più nella superficie interna delle carte e nelle parti più Iragili. La pulitura a secco è stata eseguita usando due lipi di nomme per il restauro, la Marne R»b anford) e una somma <_> j. <_> j / <~> bianca speciale (Wishab goba) s Calvini: slnalisi non distruttiva degii inchiostri feiro-gailici arti-colo consultabile on-line. Per approfondimenti sugli effetti della pulitura nel restauro si veda il volume Cleaning in Science por Conservators, 2, The Conservatio Unit, Routledge, 1992. La gomma Magic Rub, nello specifico, viene largamente utilizzata dai restauratori perché non aggredisce la carta ed è considerata la meno in-vasiva tra tutti i prodotti con funzione abrasiva per i supporti cartacei.1" Per rimuovere i residui di gomma e di polvere è stata poi usata una parti-colare spazzola a setole morbide. Tuttavia, alcune difficoltà si sono riscontrate nell'uso di tali gomme per le carte più fragili, in quanto la tecnica a secco non permette di rimuovere lo sporco senza creare qualclie danno al materiale stesso. In questi casi, come si dira, i fogli danneggiati lianno subito un semplice lavaggio in acqua deionizzata. Umidifica-rione Dopo aver lavorato a secco per eliminare lo sporco e la polvere dalle carte, è stata effettuata l'operazione delicata di umidificazione delle parti ripiegate, strappate e raggritizite per renderle piane e perfettamente corrispondenti tra loro. A seconda dei casi sono stati eseguiti due tipi di umidifî-cazione: quella locale e quella con goretex. L'umidificazione locale è stata eseguita imbe-vendo d'acqua una piccola spugtia e passandola leggermente sopra i bordi, gh angoli e le parti ripiegate dei fogli evitando perô di bagnare troppo la carta, altrimenti c'è il riscliio di provocare l'insorgenza di maccliie. Dopo l'umidificazione, le carte sono state ricoperte da un foglio assorbente sul fondo e sopra da un tessuto-non tessuto in poliestere (tipo 'Ho-litex1), il tutto sotto peso; in tal modo viene favorita l'asciugatura che deve essere sempre molto lenta. Grazie a questo espediente, è stato possibile quindi ripristinare la planarità dei fascicoli danneggiati da raggriiizimenti e piegature circoscritti ai bordi o in piccoli punti delle carte. In altri casi, dove il foglio aveva subito strappi con piegature diffuse su tutta la superficie, si è eseguita l'umidificazione totale usando una membrana in goretex.11 Questo metodo è particolar- 10 Pearlstein; CabeUi; King; Indictor: lîffects of eraser treatment. 11 11 goretex ha la caratteristica particolare di pemiettere all'acqua di penetrare nell'oggetto con cui si tro va a con-tatto soltanto sotto forma di gas. l.'umidità che passa attra-verso il materiale cartaceo continua fino a quando la carta avrà assorbito il massimo dell'umidità raggiungendo un certo equilibrio. Durante l'operazione è necessario che la temperatura rimanga costante (in quanto l'evaporazione dell'acqua dipende proprio dalla temperatura), evitando cosi fenomeni di condensazione. 1 .e caratteristiche del goretex e la tecnicadi umidficazione sono descritti in: Singer, Dobrusskin, Banik: Humidification with moisture, pp. 155— 166. mente adatto nel restauro délia carta, délia perga-mena e delle stampe fotograficlie, in quanto tutti materiali molto sensibili all'acqua. Il metodo di umidificazione con goretex costituisce, inoltre, una valida alternativa alle camere di umidificazione troppo costose per la maggior parte dei laboratori. Seguendo le istruzioni délia tecnica con goretex che si possono reperire in letteratura,12 il documente è stato inscrite all'interno di un sandwich come mostrato in. L'operazione puô essere eseguita sia solo su unico lato del documente oppure, se necessario, anche su entrambi i lati. Come si puô osservare, la carta da trattate viene appoggiata sopra ad un sandwich composte da un foglio protettivo tipo I lolytex (in cui il documente viene avvolto), la membrana di goretex, una carta assorbente bagnata (o da un telo bagtiato) e un foglio di poliestere. U umidificazione delle carte usando il Goretex sandwich composta da un go ulio protettivo J lolytex (in cui il 1 <_> <_> 1 \ documenta viene avvolto), la membrana digototex, una carta assorbente bagnata (o da un telo bagnato) e un foglio di poliestre. A seconda dei casi esaminati, l'umidificazione delle carte è stata prolungata per un tempo variabile dai 15 ai 30 minuti circa e ripetuta più volte; dopo di clié il documente è stato posto ad asciugare, sempre protetto da un foglio tipo I lolytex, rico-perto da un panno di lana e, infine, sotto una tavola di legno e dei pesi. I risultati ottenuti, sono stati molto soddisfa-centi. 12 Delle tecniche di umidificazione con goretex si vedano gli atti del Seminario Internationale Water and Paper. Conservation Principles, 1ADA (J.j ubijana 24-25 agosto 2010). II lavaggio con acqua deioni%%ata Poiché nei fogli più fragili non si è potato eseguire la pulitara a secco e nei punti in cui era stata effettaata la misura di pH superficiale si erano riscontrate delle macchie d'acqua che avevano la-sciato il segno, si è deciso di intervenire con un lavaggio in acqua deionizzata. Come si è accennato in precedenza, non ci sono stati problemi neha decisione del lavaggio solo di alcune carte e non di tatto il materiale, dato che si tratta di fascicoli separati (anche bifogh singoli) e non di un hbro. Prima di iniziare qualsiasi tipo di lavaggio in acqua è necessario sempre testare la solubilità degh inchiostri presenti nelle carte. Il test si esegue fa-cendo cadere una piccola goccia d'acqua sull'in-chiostro valutando, con l'aiuto di una carta assorbente, eventuah sbavature o spandimenti. Nei nostro caso l'inchiostro a base di sah ferrosi è risultato insolubile in acqua, per cui si è potato procedere con l'operazione senza controindica-zioni. Per poter eseguire un lavaggio sicuro delle carte più fragili, prima dell'immersione neha vas ca, il documento è stato inserito in un tessuto-non tessuto tipo 'Holitex' e tra due reti di plastica. In questo modo non ci sono state perdite di eventuah frammenti di carta. L'immersione è stata prolungata inizialmente per circa 25 minuti e, dopo aver valutato la colorazione dell'acqua di lavaggio, si è deciso di interrompere dopo 30 minuti. Successivamente è stata eseguita una collatura superficiale del foglio a base di metilcellulosa e amido utilizzando un particolare pennello giapponese.13 Questa operazione serve a dare maggiore stabilità alla carta bagnata e viene sempre eseguita, presso il dipartimento di restauro sloveno, in particolare dopo il leafcasling Dopo varie ricerche, infatti, la combinazione metilcellulosa (Culminai MC 2000, 0.5%) e amido di frumento, infatti, è risultata essere la migliore soprattutto grazie a quanto è emerso dall'invecchiamento artifîciale del materiale trattato.14 La ricetta base deha sua preparazione prevede la miscela di 500 gr di acqua deionizzata in cui ven-gono sciolti circa 2.5 gr di amido e 500 gr di acqua in cui vengono sciolti 2.5 gr di Culminai MC 2000. E poi possibile, se ritenuto necessario, aggiun-gere alla collatura con metilcellulosa e amido anche délia riserva alcalina. La ricetta base sperimentata 13 Sulle tipologie di pennelli giapponesi e le loro caratte-ristiche si veda Thompson: Japanese brusches for conservation, pp. 42-53. 14 Cernič Letnar, Grkman, Vodopivec: The lîfect of surface coating, pp. 46-65. presso il dipartimento sloveno prevede l'aggiunta alla colla di carbonato di calcio (CaCC>3) neha con-centrazione di 2 gr/L. Per il foglio n. 5, infatti, si è ritenuto opportano aggiungere dell'alcalinità in quanto il pH superficiale deha carta misurato in corrispondenza dell'inchiostro manoscritto risulta-va acido (pH 4.8). Durante la miscelazione dei componenti per la collatura, quindi, si è deciso di aggiungere il Ca,C03 in una concentrazione minore (0.5gr/500mL) in modo da raggiungere valori di pH non superiori a 8, che sono stati misurati utilizzando una comune cartina tornasole. Il risultato del lavaggio è stato ottimale sia per la rimozione délia gora d'acqua che era rimasta dopo la misurazione del pH sia dello sporco stesso che, durante la pulitura a secco, non era stato eliminato con il rischio di danneggiare ulteriormente i fogh molto fragili. La scelta delle carte da restauro Prima di iniziare la reintegrazione delle parti mancanti dei fogh è stato necessario preparare l'agente collante da utilizzare nell'applicazione deha carta giapponese e deha nuova carta. L'adesivo migliore per questa fase di restauro è la colla d'amido di frumento. Infatti, secondo quanto è emerso dalle ricerche svolte presso il dipartimento sloveno, la colla d'amido di frumento résisté molto di più aU'invecchiamento artifîciale (ISO 80°C-65%) rispetto agli altri adesivi comunemente utiliz-zati nei restauro (come ad esempio il Tylose, l'amido di mais, la metilcellulosa, ecc.). La ricetta di preparazione deha colla d'amido utilizzata presso il dipartimento prevede 50 gr di amido di frumento in polvere da sciogliere in 500 gr di acqua deionizzata. La cottura deha colla richi-ede poi circa 60 minuti, aumentando la temperatura in 3 fasi di 20 minuti ciascuna. Dopo la cottura, la colla d'amido deve essere lasciata raffreddare e poi conservata in un frigorifero. Prima dell'uso è necessario passare la colla utilizzando uno speciale setaccio e pennello per renderla meno compatta e più atta alla stesura sulla carta.15 La reintegrazione è stata realizzata utilizzando due tipi di carte per restauro: una carta tipo Japico 642-181, invecchiata nataralmente per 20 anni, molto simile alla carta originale dei fascicoli sia come consistenza al tatto sia come colore; una carta giapponese tipo Kozo RK-1, bianca e molto sottile. Thompson: Japanese brusches for conservation, p. 63. La scelta delle carte si è basata su alcune indagini analitičke eseguite sul materiale da restauro. Infatti, si è voluto confrontare i dati tecnici forniti dal produttore con quelli ottenuti dall'analisi tramite il procedimento Graff 'C delle materie fibrose. Mentre la carta giapponese RK-1 contiene una grande quantità di fibre di kozo (80-90% circa), la carta Japico 642 181 ne contiene in piccola percen-tuale (20%). Nonostante la carta non risulta di elevata qualità, la presenza di cellulosa cliimica non sbiancata (probabilmente del tipo softwood) — aven-do una struttura a fibre lunglie — consente di dare alla carta maggiore consistenza nei punti più fragili. Inoltre, diverse tipologie di carte da restauro sono state sottoposte anclie a invecchiamento arti-ficiale secondo la norma ISO 5630/3. L'analisi colorimetrica di tre carte giapponesi del tipo J apico cosi invecchiate ha dimos trato che tali materiali subiseono un ingiallimento più o meno marcato. Dopo 24 giorni di invecchiamento tutti i materiali cartacei hanno subito un cambiamento di colore ma, tuttavia, non cosi allarmante se confrontato con quello delle altre tipologie esaminate. Ad esem-pio, presso il dipartimento sloveno è stato valutato che la carta tipo Gampi, oltre ad imbrunire velo-cemente aile altre tipologie di carte giapponesi subisce anclie un accorciamento delle fibre. Tra le carte analizzate clie lianno subito l'imbrunimento più marcato è da segnalare la Japico 632-381 (ÀE 8.9), mentre quelle prodotte con fibre di kozo (K-34 e W15a) risultano iti ogni caso le migliori. L'ingiallimento è stato valutato sia tramite il confronto delle misure colorimetriclie sia tramite l'analisi l'TIR-ATR dei campioni inveccliiati. L'imbrunimento è stato causato dalla presenza del picco della lignina visibile a 1510 cm1, probabilmente non elimitiata del tutto durante i processi cliimici di estrazione dei componend cellulosici. Queste analisi, quitidi, sono risultate molto utili in quanto permettono di conoscere più nel det-taglio le proprietà e le caratteristiclie della carta clie si vuole utilizzare per il restauro. Si è deciso tuttavia di utilizzare la Japico 642 181 per il lavoro di reintegrazione perché risultata tra tutte la carta con una minore componente di giallo dopo l'invec-cliiamento e per la sua consistenza molto simile a quella delle carte originali, mentre la Japico 632 461 pur non avendo aumentato la componente del rosso (a*) lia raggiunto al contrario un maggiore indice di giallo (b*) dopo l'invecchiamento. Spesso, come si è potuto notare, i dati tecnici forniti dal produttore non sono sufficienti per avéré un quadro completo della tipologia di carta. La verifica al microscopio della carta inveccliiata lia rivelato tuttavia una buona resistenza del materiale clie non ha subito accorciamenti delle fibre. La reintegrazione delle parti mancanti e delle lacune Il lavoro di reintegrazione è stato eseguito utiliz-zando una piccola superficie luminosa (slimlight) molto utile per poter osservare, prima di tutto, le lacune e gli strappi da riparare. Solo dopo questa verifica è stato possibile decidere in quali parti intervenire e quali invece non risultava necessario. > \ La reintegrazione delle parti mancanti e delle lacune con carta giaponese. La scelta delle carte si è basala su alcune indanni analitičke esemite sul materiale da restauro. La fase dell asciummento locale dopo la reitemmone delle J <_> 1 <_> v parti mancanti e delle lacune. Questa operazione è stata eseguita iticollando, con la colla d'amido preparata in precedenza, la carta per restauro sovrapponendovi la carta giapponese; il lavoro deve essere seguito seguendo il profilo della lacuna o della parte mancante del foglio danneggiato.16 Inoltre, occorre sottolineare clie l'incohaggio deve awenire senza bagtiare troppo la carta: questo perché la colla d'amido preparata contiene molta acqua, per cui è necessario prima dell'uso stenderla quasi asciutta, altrimenti ciô puô causare il formarsi di macclhe proprio hi corrispondenz a deü'apphcazione. Per il lavoro di rhiforzo dei bordi e degh angoli piegati è stata utilizzata la sola carta giapponese Kozo RK-1 apphcata locahnente con la colla d'amido.17 Ciô clie è em ers o aha fine del lavoro è il fatto clie la reintegrazione delle lacune deha carta puô essere considerata tra le operazioni più difficih, in quanto ricliiede abihtà manuah, precisione, capacità decisionah e soprattutto molta pazienza. La riparazione della legatura in spago Per una decina di fascicoh è stato necessario eseguire la riparazione deha legatura in spago, perché rovhiata o spezzata. Nel caso di altri due fascicoh, invece, si è ritenuto opportuno toghere la legatura originale per consentire la fase di lavaggio in acqua. In tah casi, prima di rimuovere lo spago è stato importante annotare il tipo di cucitura e dehnearne uno schema semphficativo per poterlo riposizionare correttamente dopo il restauro. L'tihzzando un ago appropriato, quindi, si è se-guito il percorso di cucitura dei diversi fascicoh partendo dal piè di pagina e, passando attraverso quattro fori, ritornando nel senso inverso sempre al punto di partenza, dove è stato apphcato un nodo con l'estremità hiiziale dello spago. Non per tutti i fascicoh, pero, è stato possibile riutilizzare lo spago orighiale, per cui questo è stato hi alcuni casi sostituito con uno nuovo, di colore molto simile e di analogo spessore di quello rimos-so. Documentazione fotografica dopo il restauro Dopo il restauro manuale si è voluto ottenere una ulteriore ricca documentazione fotografica del materiale d'arcliivio, eseçuita con le stesse condi- zioni di luminosità e di background (bianco e nero) deha serie precedente al restauro. In tal modo è stato poi possibile mettere a confronto le diverse immagini del prhiia e del dopo intervento e valutare i risultati ottenuti. 11 metodo è descritto nolle singolo fasi nolla tabolla -losses — dry method in East meets West. Alaster-C./ass in Japanese Paper C.'onseivation Techniques (26 J.uglio-6 agosto 2004), Northumbria University-Sorbonne, Parigi. Por i dottagli di questa tecnica si voda la tabolla Cruses and tears reinforcement in East meets West. Alaster-C./ass in Japanese Paper C.'onseivation Techniques (26 J.uglio-6 agosto 2004), Northumbria University-Sorbonne, Parigi. Slalo del fits cico lo dopo I'intervento di restauro sen-yçt la scatola protettiva. La fase conservativa La costm-yjone del box protêttivo. L'ultima fase del progetto è stata quella di creare tutte le condizioni per una corretta conservazione del materiale restaurato. Come si è già accennato all'iiiizio, questa fase lia previsto la costruzione deha scatola protettiva per le carte e la sua col-locazione nel deposito deh'arclhvio. Tutte le decisioni suha realizzazione deha nuova scatola di protezione sono state prese hisieme aü'arcliivista responsabile del fondo, in quanto è stato necessario valutare prima di tutto lo spazio disponibile nelle scaffalature del deposito. Infatti, bisogna considerare che lo spazio occupato dal materiale documentario d'arcliivio dopo il restauro risulta sempre maggiore e ciô è dovuto aha migliore planarità dei fogh clie ne fa aumentare leggemiente le loro dimensioni. Spesso, inoltre, capita che molti materiah d'arcliivio vengano inseriti ah'hiterno di scatole non adatte perché troppo piccole, compri-mendo e scliiacciando i fogh, o troppo grandi rispetto alle reah dimensioni delle carte, favorendo cosi l'insorgenza di strappi e piegature. Infatti, proprio i materiali d'arcliivio non possono essere inseriti tutti hi scatole standard.con misure fisse e prestabilite, ma per una loro corretta conservazione devono essere collocati in contenitori creati su mi-sura. Questo è uiio dei problemi più frequenti clie i conservatori responsabih devono affrontare quoti-dianamente, accettando i cambiamenti del materiale dopo i restauri e alio stesso tempo razionalizzando 10 spazio disponibile nei deposit!. Per tale motivo, il primo passo è stato quello di misurare la superficie usufruibile iieho scaffale e — una volta accertata — decidere insieme ai restauratori come realizzare la nuova scatola protettiva.18 Nei caso specifico è stato necessario perô co-struire un box composito, in quanto esso doveva contenere non solo i fascicoli d'arcliivio ma anclie 11 hbro — di cui si è detto in precedenza — appar-tenente alla medesima unità arcliivistica (AS 175 scatola 85). Dopo aver preso gli accordi con l'arcliivista e registrato le misure délia superficie utilizzabile presso il deposito, si è iniziato con le fasi di costruzione délia scatola. I materiali necessari alla sua realizzazione sono stati i seguenti: 1. un cartone multistrato di cellulosa cliimica (softwood e hardwood) con spessore di almeno 2,5 mm. 2. colla polivinilica. 3. tessuto di cotone e lino per il rivestimento. Per la composizione deha scatola, abbiamo do-vuto creare quattro diverse parti separatamente: il contenitore per i documenti e il libro, i divisori interni per i fascicoli e per il hbro, la base e il copercliio. Si è iniziato a lavorare ai divisori interni. La realizzazione di tali divisori è indispensabile perché, nei caso di un box composito, è importante facilitate l'estrapolazione del materiale una volta dato in consultazione. Inoltre, è risultato fondamentale osservare con esattezza le dimensioni delle carte e del libro stesso in modo da tagliare i vari pezzi con precisione e creare una scatola perfetta. Nella costruzione del box, infatti, non sono ammessi errori. Ogni sbagho anclie se di poclii milhmetri puo causare una itistabilità del materiale che, all'iiiterno della scatola, con il tempo puô rovinarsi con piegature o strappi. ls J.a scatola è stata realizzata con l'aiuto della restauratrice Blanka Avgustin-l'lorianovič secondo le istrurioni formte dal prof. Christopher Clarkson (Bodleain library, Oxford) durante i suoi seminari tenuti presso gli Archivi Narionali della Slovenia. 11 box protettivo deve sempre essere co-struito su misura in base alle dimensioni e alle caratte-ristiche del materiale originale. Per la composizione della scatola protettiva, abbiamo doimto creare quattro diverse separatamente: il contenitore per i documenti (3) e il libro (4), i divisori interni per i fascicoli e per il libro (5) la base (V) e il coperchio. U ultima jase del proge t to è stata d i creare lutte le condizioni per una comtta conservazjone del materiale restauro. Questa Jase ha previs to la costuzione della scatola pro te tliva per la carte e la sua colkizjone nei deposito dell'archivio. Una volta che tutti i pezzi sono stati tagliati a misura e iticollati, è necessario inserirli sotto una pressa per favorire la rapida asciugatura del car-tone. Dopo di clié si è proseguito con la creazione delle due rientranze (nei lati più lunglii dei divisori) che consentono una più facile estrazione del materiale dalla scatola. In seguito, i due divisori cosi realizzati sono stati rivestiti con il tessuto di cotone e lino. Dopo aver completato i due divisori, si è proseguito neha realizzazione del contenitore. Ogni pezzo deve essere tagliato e incollato con precisione in modo da ottenere l'incastro perfetto di ogtiuno. Anclie qui sono state realizzate due aperture laterali clie consentono l'inserimento delle mani per l'estrazione delle carte. Per realizzare le pared della scatola, l'incastro del cartone è mostrato neha seguente. Questa tipologia d'incastro è risultata la migli-ore, in quanto conferisce maggiore resistenza al contenitore soprattutto in corrispondenza degli angoli. Una volta incollate le pareti, il contenitore cosi ottenuto deve essere lasciato asciugare sotto peso per almeno 60 minuti. Dopo l'asciugatura, si puô procedere con il suo rivestimento. Questa opera-zione è estremamente delicata e lunga perché è necessario incollare il tessuto una piccola parte alla volta in modo da evitare bolle d'aria tra questo e il cartone. La superficie, infatti, deve risultare per-fettamente liscia e piana soprattutto negli angoli e ciô lo si puô ottenere utilizzando una stecca in osso sottile e appuntita. Terminato il contenitore, si è proseguito il la-voro con la costruzione del coperchio. Esso è composto da soli tre lati e le pareti presentano lo stesso tipo di incastro adottato per il contenitore. Dopo 1'incollaggio delle pareti, il coperchio è stato lasciato asciugare sotto peso per circa 60 minuti. Infine è stato rivestito con il tessuto di cotone e lino. Dopo aver verificato 1'esattezza della costruzione fin qui ottenuta, il contenitore e il coperchio sono stati incollati ad una base (sempre di cartone e rivestita di tessuto) che consente di aprire e chiu-dere la scatola con facilita. Ultima fase è stata la realizzazione dei due divisori interni per il libro. Queste parti sono state create tenendo presenti l'altezza e la base del volume (400 mm x 290 mm) e incollando uno ad uno gli strati di cartone sufficienti a chiudere la distanza tra questo e la scatola. Dopo di ché sono stati pressati e, dopo l'asciugatura, rivestiti con il tessuto di cotone e lino. Terminata cosi la costruzione della scatola, si è proseguito con la composizione finale di tutti i vari pezzi ottenuti secondo lo schema mostrato nelle seguenti immagini. Infine, sono state applicate le nuove etichette con la segnatura dell'unità archivistica su tre lati, in modo che siano visibili non solo nello scaffale del deposito nelle due posizioni orizzontale e verticale, ma anche sul lato fronte per chi ne richiede la consultazione. A conclusione di questa ultima fase sono state confrontate le misurazioni della scatola iniziale con quelle della scatola realizzata su misura. I dati, mostrati nella seguente tabella, mostrano evidenti differenze e confermano la necessità di considerare — come si è detto — il cambiamento dimensionale dopo il restauro. Terminato cosi il lavoro, il box realizzato è stato consegnato all'archivista e collocato nello scaffale presso il deposito dell'archivio. Conclusioni19 II caso di studio, è rappresentato dall'analisi e di restauro conservativo di una parte dell'ingente Catasto Storico dell'antica regione della Carniola (Kranjska), fatto redigere dall'Imperatore Giuseppe II il 20 aprile 1785 e conservato nei depositi degli ARS. In generale, si tratta di interessante materiale archivistico composto da ben 354 unità (AS 175) che occupano un totale di 58 metri di scaffalature. II lavoro ha riguardato il restauro di una delle unità archivistiche danneggiate, composta in particolare da materiale documentario diviso in 75 fascicoli di oltre 350 carte e un libro. Solo il materiale documentario è stato pero oggetto degli studi qui presen tati. Dopo aver reperito tutte le informazioni sto-riche sul catasto grazie al contatto con 1'archivista responsabile, il progetto di restauro è stato suddiviso secondo quattro fasi fondamentali. Innan-zitutto la fase preliminare, che ha compreso la verifica della numerazione delle carte, 1'analisi dello stato di conservazione del materiale e la docu-mentazione fotografica prima dell'intervento. Seconda la fase delle indagini analitiche, che hanno incluso l'adozione di tecniche non distruttive (come la microscopia ottica, l'analisi FTIR-ATR, la misura del pH superficiale) e micro-distruttive (come l'analisi chimica tramite 'Graff C); tali ricerche hanno consentito di recuperare le informazioni sulla composizione chimica del supporto cartaceo e dei diversi inchiostri da manoscritto e a stampa. Terza la fase del restauro, che ha compreso il lavoro pra-tico di intervento manuale di pulitura a secco, re-integrazione delle lacune, umidifîcazione con goretex, lavaggio in acqua e collatura superficiale alca-lina, il tutto corredato da una ricca documentazione fotografica. Infine la fase conservativa, conclu-dendo il lavoro con la creazione di un box pro-tettivo finalizzato alla conservazione del materiale nel deposito dell'archivio. L'obiettivo principale di questo studio è stato quello di acquisire, dopo diversi anni di studio nel campo teorico e sperimentale del restauro, com-petenze pratiche ed esperienze applicative sui materiali cartacei originali e di affiancare un'equipe organizzata di restauratori e altri studiosi nelle ope-razioni conservative. 19 Si desidera ringraziare Alenka Kačičnik Gabrič, Katja Kavkler, Darja 1 larauer, Marjana Cjuha, Mateja Kotar, Tatjana Rahovsky, per la coUaborazione, e dr. Dragan Matić, direttore del Archivio della Repubblica di Slovenia per aver dato il permesso di efetuare il tirocinio. Viri in literatura Viri Arhiv Republike Slovenije (ARS) SI AS 175, Jožefinski kataster za Kranjsko, šk. 85 Literatura Calvini, Paolo: Analisi non distruttiva degli inchiostri ferro-gallici in manoscritti antichi tramite Spettroscopia In-frarossa in Trasformata di Fourier (FITR), URL: www.itog-ve. org Calvini, Paolo: L'analisi infrarossa del materiale bibliografîco e d'archivio. Ubri e documenti. Le science per la conservazione e il restaura. Mariano del Friuli : Edizioni della Laguna, 2007, pp. 669—680. Cernič Letnar, Meta; Grkman, Stanka; Vodopi-vec, Jedert: The effect of surface coating on the stability of leafcast paper. 'Restaurator 27 (2006), pp. 46-65. Science for Conservators. London - New York : Roudedge, 1992. Grabnar, Marija: Half a century of the Centre for Conservation and Restoration at the National Archives of Slovenia. International Preservation News : IFLA 48 (2009), pp. 32-33. Novak, Gabrijela: Papir, karton, lepenka. 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Po pridobitvi zgodovinskih podatkov o katastru pri pristojnem arhivistu, je bil restavratorski projekt razdeljen na štiri glavne faze. Uvodna faza je obsegala pisno in fotografsko dokumentacijo stanja gradiva ob prevzemu in predlog konservatorsko-restavratorskega posega. V drugi fazi so bile opravljene analitične preiskave, ki so obsegale uporabo nedestruktivnih — neporušnih metod (kot npr. optično mikroskopiranje, analiza FTIR-ATR, površinsko merjenje pH) in mikrodestruktivne (kot npr. kemično analizo s pomočjo barvila "Graff C"). Omenjene razsikave so omogočile pridobitev informacij o kemični sestavi papirne podlage in različnih črnil, ki so bih uporabljeni za rokopise in tiskovine. Tretja faza restavriranja, ki je obsegala ročno čiščenje, zapolnitev manjkajočih delov, vlaženje z gore-texom (goretex membrano), mokro čiščenje, lepljenje alkalnih površin, je bila bogato fotodoku-mentirana. V končni kons erva tors ki fazi je bila izdelana zaščita in priporočila za hranjenje gradiva v arhivskem skladišču. Po dolgoletnem teoretičnem in aplikativnem študiju restavratorskega posega je bil namen omenjene študije tudi pridobitev praktičnih znanj in uporabnih izkušenj na področju originalnih papirnatih materialov ter vzpostavitev sodelovanja med ekipo konservatorjev-restavratorjev in drugih strokovnjakov s področja arhivistike. Naslovnica seznama salonskih potnikov parnika »T. . \lice«, s katerim sta na poročno potovanje i-r 'Vrsta v Pale m/o o dp lu la mladoporočenca baron in baronica Mayr, 1912. Zasebni arhiv Elisabeth grofice I Jenckel-Donnersmarck, rojene baronice Mayr,. Avstrija (foto Barbara Zabola, Z iL).