ANNO XXIV. Capodistna, 16 Aprile 1890. N. 8 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e qua-Srimestre in proporzione. — Gli abbonamenti ei ricevono presso la Redazione. PER DANTE ALIGHIERI Neil' ultimo momento prima di andare in macchina abbiamo ricevuto e siamo lieti di pubblicare subito, primi nella nostra provincia, togliendolo dall' Indipendente, l'appello per la concorrenza alla nobile impresa iniziata da Trento ; appello che attendevamo con giusta impazienza da Trieste. La nostra provincia in proporzione ai pochi mezzi di cui dispone, concorrerà degnamente alla grande opera. Trieste 15 Aprile Nella secolare battaglia che le provincie nostre combattono per i loro diritti nazionali, nella serie innumerevole di fiere proteste e d'eroici sacrifici l'inaugurazione del munumento in onore di Dante Alighieri, che Trento s' appresta ad erigere, segnerà una data memoranda. La statua marmorea del divino poeta sarà in ogni tempo documento irrefragabile della coscienza nazionale del Trentino e la luce da essa irradiata si diffonderà largamente su tutte le nostre terre. È giusto quindi che tutte concorrano al compimento dell' opera patriotica e tanto più alto ne sarà il significato quanto maggiore sarà stata la partecipazione delle provincie sorelle. Trieste prima d' ogni altra è chiamata ad attestare con una solenne manifestazione il suo plauso alla generosa iniziativa. Ed a questo suo debito s'accinge ora a corrispondere. In seno al Consiglio di Città sarà fatta proposta che il Municipio di Trieste faccia atto d'adesione al progetto del Comitato trentino e concorra con uu importo di denaro ad assicurarne la riuscita. E dell' alto sentimento patriotico della nostra rappresentanza cittadina abbiamo avuto troppe prove, perchè possa nemmeno venir posto in dubbio che la proposta sarà accettata. Siamo certi che 1' esempio di Trieste sarà seguito dalle città sorelle ed il monumento a Dante Alighieri acquisterà in tal modo il grande e storico significato d'un solenne plebiscito. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Ognuno a, casa suia Gli altri artisti (Continuazione, vedi N. 6 del 1889 e seguenti) 26. 27. Da Veglia Andrea e Francesco (Krcauin). Amendue architetti. Il primo, del 13 secolo, costruì non lungi da Bescanova la celebre chiesa abbaziale di S. Lucia in istile gotico. Alla base del campanile vi è l'inscrizione con lettere gotiche: „Magister Andreas me fecit". — Il secondo edificò nel 1493 il monastero e la chiesa di S. Antonio in Arbe. Nei conti delle spese si fa cenno del „Maestro Francesco da Veglia". Lo si menziona eziandio nello Statuto comunale della città di .V«?:!? (— Krk. Poveri ,Magister" e „Maestro" !) intorno air anno 1489, rammentando il progetto ed i disegni, eli' ebbe ad eseguire per S. Quirino della stessa città. Fonti. Sulla fabrica della Chiesa di S. Antonio in Arbe. M S C. — Statuta Civitatis Vegliae. M S C. 28. Cortivo, o Curtivo Nicolò, pittore, od anche soltanto disegnatore, del secolo 16, di nascita istriano. Lui ricorda unico il Tomasini nell'opera: „De Commentari Storici-Geografici della Provincia dell'Istria", scritti circa l'anno 1647, stampati dal Kandler nel-1' „Archeografo Triestino" Tomo IV. Aggiunge poi il Kukuljevic, che questo Nicolò dev' essere stato della medesima famiglia di quel Giovanni Cortivo, reputato scrittore agostiniano del 18 secolo, nato a Fiume, dove forse i rispettivi parenti avranno trasportato il loro domicilio dall'Istria. Il recente Estratto dall' Archiv. Stor. per Trieste, ecc. v. IV f. 2. di Paolo Tedeschi, Roma 1890 sotto il titolo „Artisti istriani poco noti", si occupa del detto disegnatore all' articolo — Del Coltivo. 29. Dei due Lovranesi il K. ne riportò sotto la lettera L un solo (di cui si parla avanti) ; mentre del secondo — che fu il sommo architetto italiano — dopo citato il nome: „Lovranin Lucijan", l'A. si limitò di aggiungervi uu „gl" (= Vedi) „ Vranjanin" (— dalla Vrana, in Dalmazia). Non essendo però condotto a termine il dizionario, a noi oggi non resta, che di tradurre l'unico articolo : Laurana (da Lovrana — Lovranese) Francesco. Incisore ed intagliatore, probabilmente nato nell' Istria, a Lovrana, oppure a Vrana nella Dalmazia. De' suoi lavori sono conosciute due medaglie. La prima è di Luigi XI re di Francia. In essa si vede da una parte il busto del re con un semplice cappello sulla testa, e all'ingiro la inscrizione: DIYVS LODOVICVS EEX FRANCORVM. Dall' altro lato sta una donna, forse Minerva, a capo scoperto, tenente nella mano sinistra un ramo di olivo, nella destra lo scettro : presso i piedi giace l'elmo. Intorno: CONCORDIA AVGVSTA ; aldi sotto: FRANCISCVS LAVRANA FECIT — Copia di questa medaglia si trova nell'opera del Koehler. — La seconda, della stessa grandezza, fu eseguita dal Lo-vranese in onore di Francesca Liliis-Cruce, coi busti di lei e del marito. Alla identica firma dell' autore è aggiunto 1'a. 1463. — Una copia trovavasi nella collezione Korrer del civico museo di Venezia. Fonte. Koebler .T. David. Munzbelustiguugen Niirn-berg 1734. T. VI. p. 161. *) Anche di questo artista tratta il Tedeschi nel-l'Estratto poco fa riferito (Lovraua Francesco). 11 dubbio espresso dal K. circa una eventuale provenienza dalla dalmata Vrana, c'intimorisce, a dire il vero, assai poco, perchè a prima vista, e senza idee preconcette, basta rimettersi allo stesso artista, il quale semplicemente ed alla buona vi assicura di essere .Lau-rana", la quale forma, se applicata, come si conviene, alla simpatica borgata liburna, tronca ogni altra maniera di discussione tirata pei capelli in favore di altri siti, obbligandovi ad una infinità di se e di ma, su cui si possono fabbricare tante belle cose a pregiudizio della verità, che al postutto è una e non muta. 11 suggello di ufficio del comune lovranese fu ed è ancor oggidì „Laurana", se auche eseguito da ir.auo meno artistica del valente Francesco. È da credersi, eh' esso sia originale sin dalla origine, e che non se lo abbiano fatto incidere o pervenire da Vrana. ---m:—-- XDsill'-A-isa sii Timavo in. Case, costumi, edifizi. (Continuazione vedi Num. 2, 3, 4, 5, 6, 7) Simpatica e fresca torna alla mia mente l'immagine della casa istriana; della casa di un agiato agricoltore dimorante in città: quelle dei signori su per giù sono da per tutto le stesse in ogni paese. Appena aperto l'uscio, con una specie di voluttà ci si sente l'odore di casa. Si, è una specialità l'odore di casa sempre, ma più nelle cittadelle istriane. Al primo ingresso, oltre ad un assito, si vede la canova da un lato che sfonda nella penombra con le botti, con la pila dell' olio e i mazzi di grano turco appesi ai neri travicelli; quindi un odor di vino e di cremor di tartaro di frutta secche o fresche secondo la stagione, misto ad un incognito, indistinto che emana dal fondo, dove in una semioscurità si sentono certi mistici susurretti provenienti dal ciuco che mastica placidamente foglie secche e fieno, ti guarda un momento, rizza le orecchie, e ti dà con un verso sonoro il benvenuto. Quindi la scala di legno stretta, erta profumata dall' acre effluvio del lucignolo che arde davanti alla Madonna sopra l'uscio che mette in cucina e nelle camere. Un altro oh! di soddisfazione con relativo dilatamento delle narici. L'impiantito della cucina è di legno; di qua il basso focolare, là rami appesi alle pareti, un armadio nero di riscoutro, la tavola nel mezzo, l'acquajo in un angolo con la rastrelliera, anche qui i travicelli forniti di pannocchie dai chicchi gialli e rossi ; qualche gallina bezzica sotto la tavola, e perciò un odor di chiuso, di fumo, di frutta, di risciacquatura, di stia, d'erbe mangereccie d'ogni maniera: aglio e cipolle soprattutto. Così nelle camere con la variante dell' odore di mele cotogne (le nostre popolane non patiscono l'emicrania) e di altri frutti messi in fila su gli asserelli sopra il letto matrimoniale, largo largo alto alto: un palcoscenico. Sono questi i dolci nidi di una popolazione operosa, rubusta, infaticabile che un po' in groppa al placido asinelio, un po' a piedi, fila le miglia e le miglia su per colli e le vallate ogni giorno di lavoro, contenta di un grosso pan giallo, e che ritorna verso sera in famiglia a mangiar la minestra e il companatico, e che, non tanto restia al progresso, tenta nuove vie di guadagno e per mezzo dei vaporetti di Capodistria, di Muggia, d'Isola, di Pirano e dei traghetti, reca, nella bella stagione ogni mattina frutta saporite ed erbaggi sulla piazza di Trieste. Niente di più orrido e di più desolante, invece meno rare eccezioni, dei tuguri dei poveri Slavi più lontani dalla costa dove un sopra l'altro si accalcano mariti brutali, madri cenciose, ridotte a far la parte di bestia e di portar la soma per 1' uomo ubbriaco, figli, sporchi e schifosi, luride bestie, manzi e giovenche con certe orride medaglie sulle cosce per via del pattume che vi sta sopra attaccato. E tutta questa povera gente stenta la vita : e più in là del cuocere il pane con certi metodi dei tempi trojani, e del coltivare a grano turco il cam-picello non ci arriva, e non possiede industria veruna. Diamo ora un' occhiata nelle città al mare anche alle case dei pescatori. Non dico siano modello di pulizia : tutt' altro, e fino ad un certo punto non lo concede il mestiere. Hanno però sempre del pittoresco ; quelle reti appese al sole, quegli addobbi di tramagli, di nasse, l'aria umida, l'impiantito viscido, le piccole botti di acciughe salate, i susurri di grancipori, il friggìo dell' esca nei dogli, queir acciaccatura di tentacoli, di zampe, di squame, di lische che scricchiolano sotto i piedi : tutto questo vi mette una brama del libero mare, di accompagnare tutta quella brava gente nella sua fiera lotta con le raffiche del vento tra i sibili della bufera tra lo sbatacchiare dell' onda che chiaffa la prora, o di sentire il murmure dolce e monotono dell' acqua placidamente secata nei quieti e vasti tramonti; e nello stesso tempo vi desta un appetito, senza stimoli di bevande alcooliche ; una voglia sana di sgranocchiare pagnotte dalla solida crosta, e di sentire giù giù pel gorgozzule il gorgoglio di un litro di refosco. L'industria importante della pesca e i commerci sul mare sono poi tutti in mano degl'Italiani, e gli Slavi non ci hanno che fare. La fisouomia delle nostre cittadelle è tutta veneta, veneti i costumi; veneta la lingua con cui si comanda in mare. Anche i capitani dell'annata navale austriaca, se danno i comandi nella lingua officiale, nei momenti di grande pericolo, sentono il bisogno di bestemmiare un po' extra formam in veneziano. E meno che meno giova il sacrare contro il calendario russo. Il mare adriatico sarà sempre mare italiano ; che una città nostra e non slava gli lui imposto il nome. L'industria del sale è pure tutta opera italiana a Capodistria ed a Pirano anche oggi, e tale un tempo a Trieste ed a Muggia. La casetta in saline ha le sue attrattive; e là vi passa il salinaro quattro mesi nella calda stagione con la famiglia, con la sua donna esperta ella pure nel faticoso lavoro. Eccola col suo cappellone in testa, i fiocchi al vento, la gonna succinta le maniche rimboccate, agitare con le robuste braccia per ore ed ore il zornador (l'ag-gottajo); e versare acqua, acqua ed acqua in larghi sprizzi dal salavo (ajone) sui regolari e simmetrici cavedini (cottoje). Ogni tanto si rasciuga il sudore, rimane immobile per pochi minuti, si da una frega-tina di mani, continua. Viene poi 1'ora del riposo; la famiglia si inette all'ombra su di un arginello tra casetta e casetta ; mangiano in pace, poi l'uomo tenta un sonnellino, i ragazzi ruzzolano o giuocano a marco e a madonna; le giovanette sbirciano i giovanotti del fondamento vicino, o rispondono con un versaccio ai complimenti delle guardie di finanza, vedute come il fumo negli occhi ; qualche altra sogna: come non sognare sotto a quei colli, in faccia a quel mare? Si sente ancora un acciottolio di scodelle, sommessi favellìi, qualche sonoro sbadiglio, quindi silenzio ; il campo dorme. La quiete meridiana è solenne sulle colline sul mare. Solo le cicale continuano la loro rauca perpetua canzone ; ogni tanto qualche voce di marinaio, ma tronca, irresoluta, stanca, rumori sordi, smorzati, quindi di nuovo silenzio. E un non so che di grave in tutta la natura, di regolare e di monotono in tutti 1 movimenti ; si direbbe che anche le cose hanno un sentimento indipendente dal sentimento che destano in noi. La barca della guardia dondola leggermente, egualmente pel movimento del flusso ; dietro l'argine si vedono le cime degli alberi di un bragozzo discostarsi dalla perpendicolare in tempi eguali, agitando in cima la bizzarra banderuola dalle penne, bigie, perse di tacchino, con le fettucce rosso cupo, nere, simili ai bargigli d'un gallo. E la ragazza sogna sogna un berretto rosso, due occhi neri, una testa che di qua di là si dondola comicamente, due braccia tese in atto d'invitare ad un tresconcino. Sognano anche gli uomini maturi ed i vecchi, sdra-jati al suolo in una placida dormiveglia, mentre il loro sguardo si posa su su sul verde, immobile anfiteatro delle colline, sui bianchi, taciti villini, sui boschetti d'olivi dove ad un tempo...... La quiete del luogo viene interrotta tal volta sul far della sera o di notte dall' avvicinarsi d' un temporale. Allora un correre, un gridare, un affannarsi per raccogliere le cappuccie del sale, e metterle in sicuro nei casolari. Vista dall'alto, da un colle vicino è una scena che nessun pennello può forse ritrarre al naturale. Le lanterne girano, si rincorrono, dondolano, s'incrociano, descrivono curve inquiete, dipingono un nodo lucente di Salomone s'eclissano come le lucciole, brillano ancora. Alcune si avanzano dritte, parallele, per poi scomparire, quasi dando un tuffo nell'acqua; altre formano curve concentriche, si baloccano come i lumi colorati nelle girandole di un fuoco d'artifizio; e tutte con rapidi scau-tonamenti si affondano dietro le macchie nere dei casolari, per riapparire più lucide subito. Spessi lampi gettano siili' acque lividi bagliori come di rame infuocato ; scoppiano i tuoni, il mare prima calmo manda qualche ondata morta alla riva, poi fa sentire da lontano la sua voce; uno scroscio quindi come d'acque cadenti s'avanza, s'avanza, e tra un lampo e 1' altro si vede lo schiumeggiare dei flutti che in lunga riga si vengono a rompere sotto gli argini e lungo gli scogli. La tempesta rugge nell' aria un lampo dietro l'altro un lampo dietro l'altro ; non più lanterne, non più un segno di vita umana nelle saline: l'uomo è scomparso,, ha ceduto il campo dinazi ai maestosi impeti della natura. Occorre dirlo? In questa paziente industria donde vengono al paese lauti guadagni e per cui è necessaria l'opera intelligente, gli Slavi non ci sono entrati mai, e nulla hanno saputo mai fare. I vocaboli tecnici sono tutti nostri, testimonio anzi di volgare istriano italico anteriore alla conquista del veneziano; e non poco se ne potrebbe avvantaggiare il vocabolario della lingua. Nei lessici d'arti e mestieri invano si cerca il capitolo — Salino — ; chi sa che a qualcheduno de' nostri non venga il pensiero di tentar qualche cosa '). Ho detto di sopra che le case dei nostri signori non hanno flsonomia propria ; mi ritratto però: anche la casa signorile ha la sua impronta nell' Istria, impronta tutta veneziana. Nelle nostre cittadelle, in qualche villaggio pure, fra le umili case, si vede il palazzo di stile palladiano o barrocco con la sua maestosa gradinata dinanzi. La pianta è sempre la stessa ; un portone ampio con quattro usci che danno nella cucina, nel tinello, nello studio, nel salotto a terreno, una scala maestosa mette al primo piano con la grande sala nel mezzo, quattro usci ai lati, torno torno una ringhiera in alto per cui si ha l'adito nelle camere del secondo piano. Tale il palazzo Besenghi ad Isola e molti altri. Rari quegli alti casamenti da noi, con le muraglie tormentate, forate dalle frequenti finestre; e dentro a scompartimenti: alveari, gabbie da canerini. Di certi agi non sentivano bisogno i nostri vecchi; soffrivano uu po'di freddo all' inverno, ma viceversa respiravano largo, e non erano soggetti a troppi raffreddori. Neppure la mania del bianco si è ancor diffusa nell' Istria. Pur troppo, rispondono alcuni. Trieste stessa che fino pochi anni or sono, avrebbe dato il bianco anche al melone di San Giusto, e ora si compiace di dare una tinta meno sfacciata alle case. A secondare però le anomalie della natura, notate fin da principio in questo lavoro, non si rifiuta 1' arte del tutto. Alla fin fine siamo in paese di confine, e si accoglie il buono di qua e di là adattandolo ai nostri bisogni. Rimangono le goffe controfinestre, cassoni spargenti che rompono le linee, ed alterano l'euritmia; ma le case a muri alti, uniformi, lisci spariscono ; e le lesene e le colonne attestano nei nuovi edilizi il buon gusto e l'arte paesana. In città vecchia a Trieste non mancano, poi a saperli cercare esemplari di case nostre; vecchi recessi gloriosi delle tredese casade. Là ampie sale camere alte : in quelle viuzze strette, in quei corsi per modo di dire, come in quel di Riborgo per esempio, i nostri vecchi si compiacevano di stare raccoltini raccoltini, lontano dagli strepiti della Bora, dal rumore sinistro del mare come in più sicuro e simpatico rifugio. P. T. ') Rammento L'alopigia poemetto inedito del Dr. Francesco de Combi. INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 2. anni 1519 e 1520 pag. 1-32 Capitano Bernardino Bondulmier Gerolamo Pengarich di Pinguente chiede e ottiene di essere pagato da Giovanna moglie del fu Andrea Bicocbera di Buie per le spese incontrate a Pinguente. a Capodistria e a Venezia quale procuratore del detto fu Andrea in una lite contro suo cognato avuta nell'anno 1507. anni 1520, 1521 e 1522 pag. 33-104 Capitani B. Bondulmier e N. Zorzi Processus civilis inter Mateum Lobis et filios agentes ex una et Agniam Quasizam et filios ex altera. I Lobis chiedono e ottengono dalla Quasich e figli che sia divisa tra loro una casa posta in Pinguente nella contrada lama in virtù di certo istrumento di donazione. anno 1519 pag. 105-110 Capitano Bernardino Bondulmier Processus civilis inter magistrum Petrum Gerbrich Sutorem ex una et s. Georgium Sotolich ex altera se tuentem. II Sotolich compera certo prato che viene ricuperato, come di diritto, da un parente del venditore. Il quale parente lo rivende per prezzo maggiore. Il Sotolich contradice a questa rivendita, ma la sua opposizione non è accolta dal tribunale. anni 1519 e 1520 pag. 111-116 Capitano Bernardino Bondulmier Processus civilis inter s. hieronimum pengarich uti procuratorem et procuratorio nomine Sofie uxoris Iurii petecli pedemontis ex una agentem uti eredis q. perzi de cherbune eius fratris et Simo-nem Prodanich pinguenti ex altera se tuentem. Nelle guerre passate il Perez, abitante allora di Pinguente, fu preso e condotto a Lupoglao dove morì intestato. Sofia sua sorella, unica erede di lui, domanda al Prodanich il pagamento di 5 ducati dovutile e di altri 8 ducati prestati dal fratello di lei al padre del Prodanich. (Proc. non esped.) anni 1520 e 1521 pag. 117-162 Capitano Bernardino Bondulmier Processus civilis inter Ioarnem Braimilovich abitatorem Turris iurisdictionis Emonie ex una et Vorich Slavez de Racize ex alia se tuentem. Il Braimilovich, morlacco, venne dal territorio di Zara ad abitare in quel di Racizze, dove acquisto vigna e prato. Tornato a Zara a visitare il vecchio padre, lasciò nel frattempo la vigna al compare Vozich e il prato allo zio Radmil. Il quale per le guerre se ne andò da Racizze « il Vorich tenne anche il prato. Tornato in provincia da tre auni, il Braimilovich vide che il Vorich non solo non pagò per conto della vigna certo importo dovuto alla chiesa di Racizze, ma non vuole restituire nè prato nè vigna. Domanda i detti suoi beni e pagherà lui ciò che deve alla chiesa. 11 Vorich è sentenziato alla restituzione e al pagamento delle spese. anni 1520 e 1521 pag. 163-184 Capitani B Bondulmier e N. Zorzi Processus civilis inter T>. Ulivam uxorem s. Michelis Lupo ipso quoque interveniente ex una agentem, et s. Bartolomeum Gergalich ex altera se tuentem. Anastasia, madre di Oliva, diede in pegno a Franco di Mo-drussa famiglio del Gergalich una cintura d'argento e un anello d'oro. Morto il Franco, Oliva domanda al Gergalich, erede del Franco, il suo anello e la sua cintura. Ciò che ottiene per sentenza del cap. N. Zorzi del 19 agosto 1521. anno 1520 pag. 185-202 Capitano Bernardino Bondulmier Processus civilis inter gersem Scurizam et Ioanem Bencich rotii 1) L'indice della 1. filza Cu publicato nei n.i 4 e 5 anno 1889 di questo periodico stesso. Perveniente quoque Comuni Rotii ex una et Airibrosium Bencich dietum chereus dicti loci ex alia. È annullata la pena inflitta dal rappresentante del comune i Rozzo allo Scurizza e al Bencich che pascevano le loro bestie il terreno ritenuto appartenere ad Ambrogio Bencich, mentre ra "comunella,,. anni 1520, 1521 e 1522 pag. 205-410 ») Capitani B. Bondulmier e N. Zorzi ?rocessus civilis inter s. Georgium Sotolicli ex una agentem et s. Mateum pengarich ex altera se tuentem. Giorgio Sotilich, stato anni addietro gastaldo della chiesa aaggiore di Pinguente, chiede al Pengarich il pagamento del fitto lovuto alla detta chiesa per la quarta parte di certo molino di San Marco. anni 1518, 1519 e 1520 pag. 411-500 Capitano Bernardino Bondulmier I)enuntiarum Liber primus. Registro di reati che qualche volta sono compresi negli itti criminali. Dunque furti, percosse, ingiurie. Vagare di notte oza lume, negare il pegno dovuto all'ufficiale, non pagare le :egalie al capitano o le publiclie imposizioni al conduttore delle intrate (daziaro). Esportare fieno, biade, vino, animali senza li-lenza. Il beccaio che adopera pesi non giusti, il taverniere che rende vino a minuto di notte dopo il suono della terza^ campana, 3 mugnaio che macina in giorno di festa o la vigilia di festa ecc. 0Continua) G. V. — Portole ■--—S&s—---- IL CONCORSO PER I VOCABOLARI DIALETTALI Ecco la relazione con cui 1' onor. Boselli presentò a S. M. il Re la proposta del concorso per i vocabolari dialettali ; Sire! Fin da quando ebbi l'onore di presentare all' approvazione della M. V. i nuovi programmi per le ^scuole elementari, io vagheggiavo il disegno di dare al metodo ch'essi inculcano per l'insegnamento della lingua un valido aiuto, col promuovere la compilazione di buoni Vocabolari dialettali. Da allora ad oggi, a confermarmi in questo proposito, sono venuti da molte parti d'Italia saggi e tentativi di lavori di tal genere, i quali, per quanto insufficienti al bisogno, provano tuttavia che il bisogno stesso c' è, ed è generalmente sentito ; sicché ora la mia proposta non mira a creare un movimento artificiale, ma a secondarne e dirigerne uno spontaneamente sorto e avviato. La cosa, del resto, è tutt' altro che nuova; giacché fin dal 1845 1' accennava nella Lettera al Carena Alessandro Manzoni, e nel 1868 la proponeva esplicitamente, dichiarandola quasi indispensabile, nella Relazione al Broglio. De' nostri vecchi Vocabolari dialettali alcuni peccano per aver voluto abbracciare il dialetto di troppo vasta regione, che non può essere mai uno ; altri perchè si restringono a dar sempre o quasi sempre il nudo vocabolo senza le frasi ; tutti finalmente, perchè di fronte alla parola o alla frase viva del dialogo mettono il più delle volte parole e frasi o antiquate, o morte, o capricciose, mentre spessissimo il vero corrispondente italiano non diversifica dal dialetto che per qualche particolarità di pronunzia. 1) A pag. 263 c'è una trasposizione di carte e vi si legge il frammento ài un processo tra Giorgio Fabro e Matteo Pengarich di Pinguente dell'anno 1506 4 1507 sotto i podestà di Pinguente Iacopo Michiel e Marco Diedo. Ma quest' ultimo inconveniente, che è il più funesto di tutti era quasi inevitabile finché il compilatore di un Vocabolario dialettale non poteva tener per guida quel Vocabolario dell' uso vivo fiorentino che il Manzoni propose e che ora abbiamo in gran parte nel Giorgini-Broglio, nel Rigutini-Fanfani e in qualche altro. Oggi dunque che, in grazia di questi nuovi vocabolari della lingua viva, la possibilità di far bene i Vocabolari dei dialetti si è di tanto accresciuta, mi parrebbe opportuno, se la Maestà Vostra vorrà approvare il mio disegno, di aprire un concorso con premi per i migliori di essi, che dentro un determinato tempo venissero presentati a questo Ministero. E mi parrebbe opportuno, perchè, per dirla quasi con le stesse parole del Manzoni, i Vocabolari della lingua accennati qui sopra, non essendo comparativi, possono bensì insegnare se tali e tali vocaboli appartengono, o no, alla lingua stessa; possono dare di essi una più precisa intelligenza con accurate definizioni, e indicare le loro varie attitudini e i loro accompagnamenti, con esempi cavati dall' uso vivo : ma questi servizi non li possono prestare se non a chi conosca già anticipatamente i Vocaboli intorno ai quali gli occorrono quelle altre cognizioni; mentre invece ciò che assai spesso occorre è d' apprendere prima di tutto i vocaboli medesimi: al che appunto servono, come naturalissimi interpreti, i Vocabolari dei dialetti, conducendoci dal noto all' ignoto. E questo bisogno, se in particolar modo è sentito nelle scuole inferiori, dove l'insegnamento della lingua comincia dalla nomenclatura domestica, che è la più varia di tutte, è poi sentito più o meno per la proprietà e la verità della parola e della frase anche nelle scuole mezzane e superiori, e, in generale, da chiunque si metta a scrivere, specialmente in prosa, su qualsiasi argomento. Un' altra utilità, già accennata anch' essa dal Manzoni, e che verrebbe da sé, come per giunta, da tali Vocabolari, sarebbe quella di rivelare in molte parti dei nostri dialetti una uniformità inaspettata, e tra di loro e col fiorentino. "Inaspettata, aggiungeva il Manzoni, perchè si trova per 1' appunto in locuzioni, che la maggior parte degl'Italiani, per non dire ognuno, crede usate esclusivamente nel suo proprio idioma, e tali da parere stranissime a tutti gli altri Italiani che le sentissero, o peggio, le vedessero stampate. Ora, trovandole ugualmente, e nel Vocabolario fiorentino e negli altri, ci accorgeremmo di avere una comunione di linguaggio in quella parte dove ci credevamo più stranieri gli uni agli altri, ci troveremmo più vicini alla unità senza aver avuto bisogno di muoverci; sarebbe un acquisto senza fatica, come quello di chi, credendo d' avere in un ripostiglio delle monete false, andato poi ad esaminarle, le trovasse di buona lega, e tali da esser ricevute da ognuno senza difficoltà., Cesserebbe così l'inconveniente gravissimo che appunto codeste preziose locuzioni comuni siano tutto giorno da maestri anche valenti corrette come errori ai loro discepoli ; si accrescerebbe per tutti la facilità di evitare i modi posticci, sostituendovi i veri e uni-varsalmente usati, e quindi la nostra prosa si farebbe sempre più propria ed efficace, e sanamente popolare. Non meno utili poi sarebbero questi Vocabolari sotto il rispetto scientifico, per ogni specie d'indagine dialettologica. Ma, perchè possano servire a tutti questi fini, è necessario che siano compilati con norme ben determinate e uniformi, le quali restino pure come guida ai lavori futuri, e facciano sì che tra quelli che si presenteranno al concorso, anche i non degni (li premio, riescano tuttavia utili e facilmente emendabili. Queste norme, adunque, io ho fatto compilare da persone competenti; e le pubblicherò in fondo al decreto che bandisce il concorso, se la Maestà Vostra vorrà apporre al decreto stesso l'augusta sua firma. --—-jga&eg*------- ILT otizie Nella sua villa di S. Varano si è spenta la vita del conte Aurelio Saffi, a 85 anni, la mattina dell'11 corrente ; una vita tutta consacrata al conseguimento di nobilissimi ideali, e gl'italiani senza distinzione di partito ne piangono la perdita come lutto nazionale. Abbiamo annunziato erroneamente nell'ultimo numero una convocazione della presidenza della società politica in Parenzo, mentre doveva essere tenuta e si tenne in Eovigno, 1' ultimo del mese scorso. Dell' esito di questa convocazione non siamo in grado di informarne i lettori ; forse alcuno ne avrà sentita qualche vaga voce — come noi — ma niente di più, e sono trascorsi sedici giorni ! — Neppure l'Istria che è 1' organo ufficiale per la pubblicazione degli atti sociali, già due volte uscita dopo 1' accennata convocazione, ne scrisse verbo ; non è colpa nostra, dunque, se non possiamo informarne i lettori. Questo silenzio, ci si conceda, non è il modo migliore, a parer nostro, per eccitare a quella maggiore operosità sociale che viene predicata necessaria. La società di pesca e piscicoltura tenne il suo congresso generale in Trieste il 30 marzo p. d. Dalla relazione che ci è pervenuta rileviamo che- la direzione ha bene avviate le pratiche per favorire sulle nostre coste l'ostricoltura ; tanto che si potrà ripromettersi in pochi anni quella coltura divenga un cespite abbastanza lucroso per le nostre popolazioni costiere; furono intraprese altre opere con soddisfacente risultato. La somma delle sovvenzioni accordate a pescatori fu di f. 4686,16, il patrimonio sociale ascende a fior. 9376,19. Nel congresso furono prese alcune deliberazioni per tutelare la pesca e favorire il mercato del pesce. Nell'ultima metà del mese scorso ebbe luogo in Koma un congresso internazionale di viticultori al quale prese parte il direttore del nostro istituto agrario provinciale. L' egregio prof. Hugues, favorevolmente conosciuto per le sue pubblicazioui fu fatto segno a molti onori; ebbe un seggio tra i vicepresidenti del congresso, e tra i membri della giuria; ottenne la medaglia di bronzo per i suoi lavori sulla peronospora viticola. Lo spazio- ' ci manca per riportare dai periodici altre notizie com®-| sarebbe nostro desiderio con la più viva compiacenza per j le dimostrazioni di stima fatte al prof. Hugues. Speriamo di sentire da lui qui in una conferenza j i risultati del congresso e riferirne nel prossimo numero. 1 Sul nostro monte maggiore, venne organizzato dal- ] l'i. r. istituto metereologico un sistema di osservazioni i metereologiclie, in due diverse stazioni a 485 metri ed a 950 metri sul livello del mare ; con lo scopo speciale ] di studiare la legge delle variazioni a diverse altezze. ; Domenica scorsa si tenne nella vicina Muggia un i comizio operaio promosso dagli operai del cantiere di ' S. Rocco in favore delle otto ore di lavoro e della festa | operaia del 1 maggio. Vi presero parte circa 1000 operai ] e votarono tutti come era d'attendersi accettando le ; accennate proposte. — Durante il comizio regnò ordine I perfetto. L'egregia signora Giuseppina Martinuzzi nell' ul- : timo fascicolo testé uscito del suo pregiato periodico 1 Pro Patria Nostra, ne annunzia la cessazione con la j seguente lettera : „Poichè la carità del natio loco „Mi strinse, raunai le fronde sparte. " ì Con questo motto scolpito nel cuore presi a fondare il giornale Pro Patria : l'esperienza di due anni vi passò sopra lasciando intatto sostanzialmente il concetto i ma vi modificò la conclusione. Mi spiego. Gl'intendimenti che ripetutamente manifestai neii primi numeri del periodico erano: dar vita ad una publicazione letteraria in cui il sentimento nazionale ful-gesse e la coltura delle terre italiane appartenenti all'Austria avesse campo di manifestarsi: aprire una fonte di utile perenne alla Società Pro Patria: stabilire un legame fraterno nei campi sereni della letteratura fra quanti sono gì' Italiani devoti al culto della gloriosa nostra favella. L'ideale era bello, era santo, fu applaudito, ma fu raggiunto? ... Io non risponderò. Parlino per me il complesso degli scritti publicati, con riguardo a quelli che formano eccezione, la quale non va posta a base di un giudizio generale: parli il bilancio. Dello scopo fallito non accuso, nè i tempi avversi alla stampa patriotica, nè gli uomini dominanti in queste o quelle file che patrioticamente rifiutarono ogni appoggio; ma conoscendo che il continuar nell' impresa sarebbe imprudente per rispetto all' ideale che deve sopravvivere a tutto ed a tutti incontaminato nella dignità e nello splendore, io dò fine alla publicazione del giornale Pro Patria Nostra. Quando la lotta diventa impossibile, la costanza perde il carattere di virtù ed assume quello di ostinazione: si desista dunque dall'opera contrastata, serbando viva la fede nel trionfo dell'idea che la resse nella spinosissima via. Se il sentimento nazionale è radicato nei cuori, la cessazione di un giornale non lo farà scemare d'intensità. Tale convinzione attenui l'amarezza del congedo, allontani dal nostro cuore la memoria di chi avem- mo nemici, e ci ecciti tutti ad operare in guisa che si possa dire di noi col divino Poeta nostro „Sta come torre fermo che non crolla ^Giammai la cima per soffiar di venti,, Trieste, 31 marzo 1890. Giuseppina Martinuzzi. Nello stesso fascicolo si legge il reso-conto del periodico, ed una lettera con la quale la egregia direttrice ha rimesso 1' utile netto di tìor. 300 alla direzione centrale della società Pro Patria in Rovereto, Una modesta quanto laboriosa esistenza estin-guevasi in Orsera giovedì'scorso, e le estreme onoranze che le furono rese, riuscirono una commovente dimostrazione di compianto e di affetto. Il Dr. Antonio Apollonio nacque in Orsera nel 1S17; fu medico pratico assai apprezzato, e podestà del luogo per 20 anni di seguito. Egli spese tutta la sua attività la sua coltura nell'esercizio coscienzioso della sua arte, e nel curare le 1 «orti del paese natio, e provò il conforto di averlo veduto prosperare favorito da speciali circostanze, delle quali la popolazione di Orsera seppe approfittare con bravura ed energia degna d'esempio. Il Dr. Apollonio nella sua modesta sfera di lavoro che si era imposta, aveva 1' occhio intento agli interessi generali della nostra provincia, e fu 1 benemerito della causa nazionale. Orsera il giorno dei funerali era tutta vestita a gramaglia, vi concorsero la giunta provinciale, le rappresentanze delle principali città della provincia e di molte associazioni. Cose locali Sabato 12 corr. si tsnne nel teatro sociale la festa annuale a favore del gruppo locale Pro atria. Vi concorsero tutte le classi sociali per addobbare il teatro, rendere più gradito il trattenimento e portarvi F obolo ; e questo concorso geuerale spontaneo merita di essere rilevato. Si fece un po' di musica, di canto, di recitazione : buona musica bene eseguita dall' orchestra della società filarmonica : il coro cittadino cantò con 1111 ripieno di voci assai ricco, e con la solita bravura : e tre belle e gentili signorine ed un vispo bambino recitarono una commediola, con graziosa disinvoltura. L'incasso netto fu di fiorini 250. — Non crediamo conveniente pubblicare nomi, con l'aggiunta degli elogi, ma ripetiamo che tutti si prestarono con zelo, col solo fine di giovare alla istituzione, inspirati da ben sentito amor patrio. Bollettino statistico municipale di Marzo 1890 Anagrafe: Nati battezzati 25, fanciulli 17, fanciulle 8 ; morti 28, uomini 10 (dei quali 2 carcerati) donne 10, fanciulli 3 e fanciulle 4 sotto i setto anni, nati morti un maschio. — Tra- passati: 2 Decadi Biagio fu Domenico d' anni 9; C. M. (carcerato) da Portole d'auni 30; Velpones Teresa di Alessandro d'anni 26; 6 Dezorzi Maria fu Stefano d' anni 85 ; Kuss Maria fu Marco di anni 20 ; 7 Cernivani Anna fu Pietro d' anni 79 ; Trani Giovanni fu Giovanni d'anni 81; 10 Bacci Luigi di Policarpo d'anni 32; 13 Bullo Giacinto di Giuseppe d'anni 26; 15 Paron Giuseppe fu Giuseppe d'anni 50; 17 D. A. (carcerato) da Cherso d'anni 32; Schei- Anna di Francesco d'anni 83; 19 Debernardi Maria fu Simone d'anui 82; Fiorinini Giuseppe fu Domenico d'anni 46; 21 Ponzar Anna di Giovanni d! anni 21 ; 24 Pechiar Anna Maria di Pietro d'anni 8; Tamburlin Maddalena fu Giacomo d'anni 82; 26 Coslan Antonia fu Biagio d'anni 60; 30 Kamp Giorgio d'anni 69; 31 Seller Nazario fu Tomaso d' anni 80. Più fanciulli 3, fanciulle 4 al di sotto di sette anni, nonché un maschio nato morto. — Matrimonii : 2 Zetto Francesco — Antonia Dezorzi di Matteo. — Polizia: arresti per accattonaggio 2, per sospetto di furto 1, certificato di morale condotta 1. Usciti dall'i, r. Casa di pena 11, dei quali 2 dalmati, 2 istriani, 3 triestini, 3 carintiani. 1 stiriano. Sfrattati 8. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 1, per ett. 15, prezzo al litro soldi 36. — Certificati per spedizione di vino 1 per litri 45, di ma-glioli di vite 2 per pezzi 500, di piante di vite 4 per pezzi 950, di olio d' oliva 3 per chilog 326, di sardoni salati 1 per mastelle 20 del peso di chilog. 400. — Rilascio di nulla osta per l'estra-dazione di permesso di viaggio marittimo 1, per la rinnovazione del permesso di viaggio marittimo 5, per l'estradazione di carte di legittimazione 1. — Animali macellati: buoi 50 del peso di chilog. 9160, con chilog. 394 di sego; vacche 23, del peso di chilog. 2775, con chilog. 109 di sego, vitelli 13. — Licenze industriali 11, di cui per vendita all'ingrosso di vino 6, di spiriti 1, per vendita al minuto di vino 1, di commestibili 1, per mestiere di falegname 1. Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria: Angina scarlattinosa 1 e guarito. Angina crou-posa: rimasti dal mese di febbraio 1, ammalati durante il mese 1, dei quali 1 morto ed un guarito. — Lazzaretto, nulla. --------- Appunti bibliografici 0. Zenatti — Una canzone capodistriana del secolo XIV sulla pietra filosofale. — Verona. Franchini 1890. Un opuscolo di pagine 37. Che l'Istria non sia rimasta estranea al movimento letterario e alla cultura italiana fino dal tre al quattrocento si hanno recenti prove con la scoperta di una poesia italiana di Pier Poalo Vergerio il seniore, e di una canzone dimenticata di un rimatore capodistriano del secolo XIV, che si sottoscrive Daniele de Iustinopoli professor .Grammaticae. Di questa canzone che ebbe una passeggera celebrità, come si rileva dai codici : marciano, riccardiauo, nella Biblioteca Landau di Firenze, e nella comunale di Siena, e da che fu anche due volte stampata, il bravo Zenatti ha fatto una nuova edizione, mandando innanzi alcune dotte considerazioni sulla pietra filosofale e sugli errori degli Alchimisti. Non è una di quelle solite alzate d'ingegno con cui si tenta dimostrare l'eccellenza dell'opera salvata dalla polvere secolare. Lo Zenatti dimostra semplicemente che la canzone ha qualche merito per la sua chiarezza, onde meglio di altre due composizioni del tempo, di Cecco de Ascoli cioè, e di frate Elia rappresenta gli errori degli alchimisti. Degna d'encomio è specialmente la moderazione del nostro Daniele, che, quasi presentendo le conquiste della chimica, distingue tra la vera e la falsa alchimia, sempre però col vocabolario allora doli' uso e non senza gravi pregiudizi. Ma sotto ad un altro aspetto, 10 ripeto, la canzone capodistriana si raccomanda allo studio degl' Italiani, perchè testimonio della grande coltura di Capodistria nel secolo XIV e della italianità dell'Istria in generale, piaccia o non piaccia al Fanfulla. Ma è poi di certo capodistriano l'autore di questa canzone? Nessun dubbio, poiché nell'ultima strofa a chiare parole si legge. E s' alcun voi che il mio nome gli panda Di' ; quel che mi manda, De Iustinopoli è il nostro fidele, Grammaticae professor Daniele. Ma c' è un ma, dicono. Nel codice della biblioteca Landau, e nella stampa del Nazari (1572) della quale molto probabilmente quel manoscritto è copia, si aggiunge a quello di Daniele un altro nome Bigino. Quindi alcuni leggono — Rigino Danieli ; altri Rigino per da Reggio. Come però bene osserva lo Zenatti, Rigino per Reggio sarebbe un grossolano errore ; e il dialetto veneto usato dall' autore nella canzone prova ad esuberanza che 11 poeta appartiene alla regione veneta. C' è però un" altra ragione che taglia la testa al toro. In capo alla canzone si legge: Bithmus Danielis de Iustinopoli Grammaticae professoris De lapide pliysico Chi è che non vede in Bigino uno sproposito di lezione e di trascrizione del poco esperto copista che lesse e scrisse Biginus per Bitlimus ? Ed anche non mi persuade lo scrupolo dello Zenatti il quale scrive che il dirsi Daniele fedele de Iustinopoli, potrebbe far pensare che egli non ne fosse nativo; ma che dopo aver forse altrove esercitata la sua professione, dimorasse a Capodistria in qualità di maestro, chiamatovi da quel Comune. Si legga tutto il Commiato che suona così r Canzon destesa, va' per tutto el mondo A zascadun che ha 1' animo gentile, E di' che '1 sia humile, Se di quest' arte voi veder el fondo ; E non fondi i pensier in cosa vana, E non si pensi di far inondo novo, Nè cerchi el pel ne 1' ovo, Ma de esaltare la fede cristiana; Chè Dio che vede ogni nostro secreto, Sempre soccorre lo pensier perfetto. E s' alcun voi che '1 mio nome gli panda, Di' : quel che mi manda De Iustinopoli è il nostro fidele Grammaticae professor Daniele. Si capisce la preoccupazione dell' autore di non passare per eretico ; Daniele, probabilmente prete, desidera che 1' alchimia esalti la fede cristiana ; non vuol fare la fine di Cecco d' Ascoli lui ! Il fidele, suggerito un po' anche dalla rima, si attacca adunque a professor, non a Giustinopoli. L' epiteto non significa professore fedele a Capodistria, o cittadino per adozione; ma professor fedele di grammatica, da Capodistria e seguace di alchimia alla maggior gloria di Dio. Questa credo la sola vera lezione. La strofa XVII latina e con qualche accenno a' passi scritturali conferma la mia supposizione che Daniele appartenesse al clero. Altro per ora non si sa di lui ; e grazie al bravo Zenatti che 1' ha redento dall' oblio. Capodistria aggiunga adunque anche Daniele da Giustinopoli nel ricco albo de' suoi uomini illustri. E quando leggeremo — Danieli Kopranin — tra gli illustri della Slavia meridionale, tutte le garuse e le cape della palude di Semedella apriranno le valve al piti amabile dei loro sorrisi. P. T. ------ PUBBLICAZIONI L'insegnamento del conteggio elementare. — Tema svolto nella conferenza pedagogico-didattica del corpo insegnante delle civiche scuole di Fiume dal docente Cosimo Battestini. Fiume, stabilimento tipografico A. Chiuzzelin e C. 1890. -t--——--- Preghiamo i nostri signori abbonati a volersi mettere in pari e rinnovare l'associazione, onde non costringere 1' amministrazione a sollecitazioni spiacevoli e nojose ; preghiamo poi quei signori che non intendessero continuare l'abbonamento, ad avere la cortesia di ritornare i numeri del periodico a loro diretti.