ANNO I. CAPODISTRIA, IS SHleinl.ro il)l)4. N. 21. Associazione annua Corone 10. Stati dell' Unione postale Corone 12. Semestre in proporzione. I manoscritti non si restituiscono. / Redazione ed Amministrazione: Scrittoio della Tipografia Cobol & Priora. „EGIDA" Giornale commerciale, industriale, agricolo c politico. Volere è potere. Lessona Non sbigottir, ch'io vincerò la pruova. Dante Il giornale si pubblica tutte le Domeniche nelle ore antimeridiane. Prezzo delle inserzioni per ogni riga di testo : Avvisi commerciali in III pag. cent. 10, in IV pag. cent. 8. Comunicati in III pag. cent. 20. Avvisi collettivi 4 cent, la parola. Tassa minima cent. 20. l'n numero separato cent. 20. manda di acconsentire a che le truppe italiane vadano a garantire l'ordine, ad impedire le violenze ed a mantenere la sicurezza della santa sede. Il pontefice risponde negativamente. L'11 settembre le truppe italiane varcano il contine: i generali Bixio e F'v '-ero occupano senza colpo ferire Montefiascone e Viterbo; Civita Castellana e, dopo breve combattimento coi zuavi pontifici, occupata dal comandante supremo, generale Cadorna. Il 15 Civitavecchia si arrende, senza lotta. Soltanto Roma resta in potere del papa. Fatti inutili tentativi per ottenere la resa senza combattimento, il 20 settembre si dà 1' assalto e dopo cinque ore di fuoco, le truppe italiane entrano per porta Pia al grido di Savoia! Cosi ebbe a compiersi in Roma, e in mezzo agli avvenimenti più straordinari del secolo XIX, il voto ardente di tante generazioni, l'aspirazione di tanti secoli e di tanti uomini illustri, 1' avvenimento più grande dei tempi moderni. Imperocché non trattasi soltanto della liberazione di Roma dal potere teocratico, dell'Italia, che è tolta all'incubo straniero e che ricupera la sua vera capitale; ma sibbene della soluzione del più arduo quesito sociale, la definitiva separazione del potere religioso dal politico, divisione, alla quale 1' umanità lavora da tanti secoli, e che non poteva essere compiuto, finché durava l'autorità politica dei papi. L' edilizio scolastico Quando si deplorano le tristi condizioni della edilizia scolastica non si manca mai di tirar fuori dall'arsenale dei luoghi topici il vecchio argomento delle risi rettezze economiche in cui versano i diversi comuni. E si grida da cento gole: Chi non la vorrebbe una scuola linda e pulita tutta festante di luce e di verde e dove la delicata salute dei nostri figlioli cessi di essere minata da morbi crudeli, e dove la scienza trovi il suo tempio ed il suo altare? Lo sa-piamo anche noi che questa è l'elisir di lunga vita ma dove trovarli i mezzi per fare che il sudicio ambiente non intorbidi più le limpide e generose linfe vitali e per ottenere che le giovani membra si rivestano dei naturali incanti della salute e della bellezza ? L'argomento è fallace. L'anno scorso in un viaggio ove traversai un Cantone della Svizzera ebbi occasione di visitare qualche edifizio scolastico di comunelli sparsi sulla montagna, o perduti entro le folti vallate ombrose che per ristrettezze economiche non sono da meno di comuni di altri stati. Fra quei tuguri, nel punto più ridente, con la fronte severa rivolta al sole e tutte recinte di aiuole e di boschetti profumati sorgono le scuole quali fari irradianti sull' umanità del sapere e della scienza; ed a vero dire nel vederle ed ammirarle ad un tempo ricordai quelle seminate nei vari paesi sia all'interno che sulla costa dell'Istria pittoresca a cura dalla solerte Lega Nazionale per il santo scopo di tenere viva la lingua della Patria immortalata da Dante, le (piali sono ben diverse da quelle che si compiace concedere per l'istruzione l'I. R. Governo. La Svizzera ha una speciale cura per i suoi edifici scolastici. In ogni Cantone un Consiglio delle Scuole forma un regolamento speciale per disciplinare il caseggiato scolastico ed il suo arredamento secondo le norme dell'igiene e della pedagogia. Questo movimento benefico si propagò così rapidamente ed accese nel cuore del popolo un sentimento così gagliardo del decoro della propria scuola, e della sua importanza sociale ed efficacia educativa che nessun sacrificio fu risparmiato per migliorare gli edifizii e crearne dei nuovi. Ivi però la scuola è riguardata come il vero palazzo del popolo, ed , i bilanci comunali prima di occuparsi di qualsiasi altra spesa stanziano per essa somme rilevanti. Perchè i comuni nostri non dovrebbero fare altrettanto? La civiltà senza la salute, senza la bellezza è un'ode senza verso, è la tana della scienza che si copre di muffa sotto i nostri meriggi soleggiati, e non può che smorzare l'impeto generoso e gli scatti arditi verso il bello ed il buono. Essa è un anacronismo ed anche una tortura imposta con tirannico pretesto. E se il comune per ragioni finanziarie non può arrivare a tal compito abbia aiuto dallo Stato e concorra esso pure a quest' opera importante di risanamento e di educazione sociale affinchè la generazione crescente non sia più esposta a tanti tormenti ed insidie e languisca come •Ri nostri Abbonali! JTon possiamo [are a meno di avvertire i nostri abbonati, che non versarono il prezzo d'abbonamento, ohe, qualora non lo facessero quanto prima, ci serviremo della riscossione poslale. Preghiamo ancora coloro che non ri~ cevono puntualmente il giornale, di farci loslo avvertiti. X' yJmmìrjisira^ione. La nuova culla reale. Il popolo italiano ha festosamente partecipato, in questi giorni, alla gioia del Quirinale, per l'affacciarsi al mondo di un altro rampollo della gloriosa dinastìa sabauda ; il grido di : Benvenuto, piccolo prìncipe ! si è concentrato da tutte le parti intorno alla Reggia italica, e il nome di Umberto, principe del Piemonte, è corso da tutte lo bocche. Alla piccola culla così frescamente infiorata mandiamo anche noi, fra le ossequenti benedizioni di tutti gì' Italiani, i nostri più fervidi auguri. XX SETTEMBRE In questo giorno, or sono trenta-quattro anni, i destini di Roma moderna si compierono: l'Italia la te' sua. Per molti sarà forse inutile il rammentare l'anniversario solenne di questa data : i fatti sono oramai troppo noti, tanto, che non vorremmo ci si accusasse in certa maniera di presunzione, se ci troviamo indotti di parlare in proposito forse di più del convenevole. Ma più volte ci è occorso di assistere, mettiamo il caso, ad un concerto, che o per volere o per puro caso coincideva con questa data: alle grida allusive dei più eb-bimo occasione di udire anche degli evviva al 21 settembre, 22 settembre e va pur là discorrendo, naturalmente senza che da parte di coloro, che tal i Giosafatte Tallarico (cont. e Une; v. nuni. prec.) La sera di quel giorno istesso don Peppino Ripandelli innanzi al focolare con le mani incrociate sull' enorme pancione, una corta pipetta in bocca, si godeva il calduccio nella beatitudine di una facile digestione. Nella cuoi-netta attigua si trovava donna Giacinta, la sorella del parroco, che si dava un gran da fare a rigovernare le stoviglie della cena. Parlavano tra di loro del più e del meno, quando s'intese un gran picchio alla porta di strada : don Peppino trasalì. — Chi può essere a quest'ora? Se è per i Sacramenti, di che vadano dall' Economo. — Chi è? —chiese donna Giacinta affacciandosi. — Sono un guardiano del barone Baracco e vengo per incarico del padrone — rispose una voce. — Oh, il barone Baracco? Apri, Giacinta, apri subito e fa lume. Donna Giacinta si precipitò dalle scale : s'intese un rimuovere di sbarre e un cigolare di cardini, poi un passo pesante per la scala. grida emettevano, vi fosse una coscienza del fatto, cioè una conoscenza vera, reale dell'importanza di quella data. Per questo crediamo opportuno di intrattenerci più a lungo sulla que-i stione, nella speranza che il popolo leggerà queste righe gettate giù senza presunzione e solamente per lui. Nel 1870, quando, scoppiata la guerra tra Francia e Prussia, il Ministero francese pensava al ritiro delle sue truppe da Roma e proponeva il ritorno alla convenzione del 1864, il Ministero Lanza non esitò, il 4 agosto, ad acconsentirvi. Aspre accuse si tirò addosso il governo, alle quali Visconti Venosta con temperanza rispondeva: «il Governo per nulla avere rinunziato alle aspirazioni nazionali, aver accettato la propòsta francese, perchè giudicata anche opportuna ad affrettare la partenza delle armi francesi ; del resto i trattati, mutando le condizioni, potersi mutare ancor essi: esservi nel trattato medesimo clic il Re, date certe occasioni, si riservava la libertà dei suoi propositi. Il Ministero non poteva prendere' impegni positivi, nè determinare le modalità della sua condotta, ma questo si che poteva bene affermare, che mai non si sarebbe dipartito da quella politica che doveva dirsi nazionale, e la cui meta era il compimento della unità». Un mese intero discusse il Ministero sul come addivenire a quel compimento. Si trattò col pontefice per un accordo, ma non si riesci. L'agitazione crescente in Italia, le minacce di tentativi di rivoluzione di Garibaldi e di Mazzini, che il governo dovette fermare con la forza, parvero sufficienti ragioni per domandare il consenso delle potenze per una soluzione della questione, ecl in questo senso inviava il 29 agosto 1870 il Ministero una prima circolare ai suoi rappresentanti all' estero. La proclamazione della repubblica francese parve legittimare lo svincolo completo della convenzione 1864, ed il 7 settembre, in una seconda circolare più esplicita, in cui, rilevata la continua minaccia, che le condizioni di Roma costituiscono per il regno italico, si dichiara di voler intervenire per porre i Romani in grado di esplicitamente e deliberatamente disporre dei loro destini. L'8 settembre un nuovo tentativo di accordo col pontefice viene fatto coli'invio di una lettera del Re Vittorio Emanuele II, in cui si do- — Buona notte a Vossignoria disse entrando e togliendosi il cappello a cono infettucciato, un uomo di circa quarant'anni di pelo rosso, tarchiato e con due occhi scintillanti nel viso un po' butterato dal vaiolo. Alla vampa del focolaio rilucevano l'elsa del pugnale e il calcio della pistola infilzati nella larga cinta di cuoio. — Buona notte; sedete. In che debbo servire il signor Barone? ellisse don Peppino. L'uomo sedette e rispose: Ecco qui, signor parroco, veramente 11011 si tratta del Barone, si tratta di me. — Di voi, di voi? E osate incomodarmi a queste ore della notte servendovi del nome di un signore tanto rispettabile ! — esclamò il parroco. — Ma senza un tal nome voi non mi avreste ricevuto. La povera gente non merita alcun riguardo neanche dagli uomini di Dio, perciò.... Dite, dite e sbrigatevi che debbo andare a letto - interruppe don Peppino visibilmente indispettito. Oh, sarò breve.... si tratta di un caso di coscienza. — Ma allora bisognava aspettarmi in chiesa. Del resto 11011 vi conosco, non siete della mia parocchia.... — Abbiate pazienza, abbiate pazienza, signor parroco. Parlate, via e fate presto — disse infine il parroco col viso di chi voglia togliersi ad una noia. .Ecco. I rn mio amico, che è morto mi lasciò nel suo testamento venti ducati perchè gli facessi dire tante messe. Io avevo bisogno di danaro, presi i venti ducati e non feci dire le messe. Lo so, commisi un gran peccato, ma ora voglio ripararlo, e perciò sono venuto da voi perchè mi diciate che cosa devo fare. II parroco che aveva ascoltato distratto in sulle prime, ebbe un lampo di cupidigia negli occhi. Raddrizzandosi sulla sedia, sollevò il capo e con aria di sufficenza : — Il caso è grave; l'anima del vostro amico che a quest' ora mercè i venti ducati delle messe sarebbe nelle gioie del Paradiso, soffre ancora per colpa vostra le pene del Purgatorio. Per ammenda di tal peccato bisogna dare non venti, ma sessanta ducati ad un sacerdote, a ine per esempio, onde dire tante messe in suffragio di quella povera anima. Benissimo, ed è quello che farò. In ciò dire il sedicente guardiano del Barone Baracco mise mano alla cinta di cuoio, mentre don Peppino, sicuro che ne avrebbe tratto il danaro, guardava con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa ad un sorriso di gioia. Ma quell' uomo calmo e sorridente invece del danaro trasse il lungo pugnale, e coli'istessa voce calma e l'istesso sorriso si rivolse al parroco. Vedete questo pugnale, caro don Peppino? Ora io ve lo conficcherò tante e fante volte nella gola finché non avrete reso tutta la vostra anima di porco... se per domani a mezzogiorno non restituirete a Filomena di Massaia Nunziata i cento ducati che ebbe l'ingenuità di affidarvi, più altri quattrocento in pena della vostra infame ruberia. Don Peppino Ripandelli era ricaduto sul seggiolone, livido, tremante, non sapendo nè potendo staccar gli occhi della lama acuminata e tagliente che alla luce del focolare mandava bagliori rossicci. E intanto balbettava : Chi ve l'ha contata questa calunnia? Io non so niente, io non conosco niente. Depositate alla BANCA- POPOLARE CAPODISTRIANA al piccolo risparmio ed avrete il 4°k (Vedi operazioni della Banca in IV pagina). La Banca popolare Capodistriana assume operazioni di cambio e compravendita di titoli, cartelle e promesse di lotteria ecc. anche in forma rateale. (Vedi operazioni della lìavca in lì', pagina). Raccomandazione ! Dovete fare un regalo? impiegate il denaro in questo modo. tenera pervinca ferita da insetto velenoso. Siccome però le nobili iniziative annegano miseramente se non vi concorre il consenso solenne della coscienza popolare, questo movimento riformatore deve trovare una eco in essa, e tocca agli educatori del popolo adoperarsi con entusiastico ardore a tanta bisogna. Traggano essi la nuova scuola dal loro sogno, fosforescente tutta candida e bella e tale che nel suo cuore riesca a conservare intatte le grazie dell'infanzia e della giovinezza ed inciti con la suggestione potente dell' edifizio, e dall' arredo suo al lavoro proficuo, allo studio sano ed indefesso, a quel sapere del quale è ancora ignoto il confine, ma che è forza potente a rendere grande e prospera la nostra Patria. Ettore prof, l'erini Di m recite articolo soli' Istria Nel N." di settembre della Rivista del «Touring Club Italiano», Ottone Brentari fa un' estesa recensione de I/Istria dell'ab. prof. Silvestri di Vicenza. Noi siamo gratissiini al forte publicista trentino per aver egli, col suo interessante articolo, cercato di far conoscere un po' meglio nel Regno la nostra Istria «italiana non meno del Piemonte e della Calabria»; non vogliamo però far a meno di rettificare alcuni asserti, i quali, 11011 corrispondendo affatto alla realtà, potrebbero ingenerare, specie nei mal pratici, falsi concetti sulle cose di casa nostra. Procureremo d'esser brevi. Il contine naturale dell' Istria verso settentrione 11011 ò segnato dalla linea Vippacco, selva di Piro, M. Re, Monti di Postumia e l'iuca (come asserisce il Brentari sulla fede del Silvestri); il nostro paese é molto più ristretto e molto meglio separato dai popoli del Nord. Tale separazione è formata dalla catena dei Vena, da S. Giovanni di Duino al M. Maggiore, e dai Caldiera, da questo al golfo di Fiamma. Il confine è ma realissimo ; molte cime lungo esso superano i 1000 metri d'altezza. E i paesi sì nettamente separati dalla Natura sono di carattere ben diverso! Di qua le ridenti colline dell' Istria pedemontana, coronate di borgate e di villaggi, ubertose e ben coltivate; di là il nudo Carso, sterile, monotono, poco abitato. — E' inutile, reverendo, che vi affanniate. Se per dimani Filomena di Massara Nunziata non avrà i cinquecento ducati, vi scannerò come un maiale, anche in mezzo ad un reggimento o nella Custodia del Santissimo.... che sempre sia lodato. — Ma chi siete voi, chi siete? — Io mi chiamo Giosafatte Talla-ric'O — rispose l'uomo alzandosi. Ed ora che sapete chi sono, sapete pure che I10 sempre mantenuto quel clic ho promesso. Ringuainò il pugnale, prese il cappello e giunto presso la porta si rivolse. — Dunque, 11011 più tardi di dimani a mezzogiorno cinquecento ducati in tante monete d'oro. E se osaste far male a quella poveretta, se l'osaste, vi scannerò io stesso, quanto è vero Dio. — Sono rovinato, sono rovinato ! — muggiva il parroco che dalla sorella fu trovato riverso sulla sedia. Il giorno appresso Filomena di Massara Nunziata ebbe i cinquecento ducati in tante belle pezze d'oro. Sposò Giovanni, ma andò a metter casa in un paesello vicino. FINE Anche la storia distingue bene gli Istri dai Liburni, dai Giapidi, dai Carni, abitanti fuori del confine naturale della provincia nostra. Con ciò noi 11011 si vuol asserire che le regioni a nord dell'Istria geografica e giacenti ad occidente delle ultime diramazioni delle Giulie, non appartengano all'Italia naturale; 110, no, nò pur per idea ; ci preme soltanto ricordare che esse 11011 sono perSjulla da confondersi con l'Istria. 11 Brentari, senza saperlo, ci faceva un gran brutto servizio; mentre staccava giustamente dall'Istria le isole del Quarnerb e la Liburnia di terra ferina, regioni ove, se pur in minoranza, l'elemento italiano è abbastanza torte, ci regalava buona parte del Carso goriziano e carniolico, dove si stenterebbe assai a trovare un solo nostro connazionale. Riducendo 1' Istria a' suoi veri confini, escludendo cioè i distretti insulari e liburnici e aggiungendo Trieste e territorio, su una popolazione di 398,258 ab. avremmo 240,:>48 Italiani; 14,270 Tedeschi; 57,998 Sloveni; 85,742 Croati e 1,311 Rumeni; questo rapporto corrisponde (anzi è ancor più favorevole all'elemento italiano) ai dati del Combi, il quale nel 1858 faceva ascendere la popolazione dell'Istria «entro ai suoi naturali contini» a 1(50,000 Italiani; 112,000 Slavi e .'>000 Rumeni; nell'odierna Istria amminislratira gli Italiani rappresentano invece appena il 41 ' „ dell'intera popolazione, mentre ben 59 "/0 spettano alle altre nazionalità! Lo scopo di farci apparire se 11011 Slavi, per lo meno bastardi, è felicemente raggiunto. Lo stesso Brentari fu fratto in inganno dalla statistica ufficiale (pg. 291. col. II). * * Più avanti l'egregio A. si lamenta che non siano ancora pervenute alla direzione del «Touring» le correzioni agli errori di toponomastica della carta dell'Istria, da esso edita; tale ritardo sorprende noi non meno del Brentari, noi che ricordiamo benissimo il fermento suscitato in paese da quella publicazione. Certi che altri vorrà colmare le nostre lacune, suggeriamo intanto alcune mende, affinchè se ne tenga conto in una ristampa della carta in parola. Quei monti della Cicoria che gli Slavi chiamano Slavnik, Planik e Sija sono detti dagli Italiani Taiano, Alpe grande e Sega; il villaggio di Labor, a sud di l'augnano, noi lo chiamiamo Laura, così Kozliak Cosliaco; il lago di Cepich viene da noi giustamente chiamato lago d'Arsa, che detto fiume è il suo emissario; Lo-vrana Laurana. per i suoi boschi di lauro; per alcuni nomi, evidentemente d'origine slava, si poteva usare la grafia italiana: Cosinosich (invece di Koziuosic), Zabronich (Zabronic), Ra-chitovich (Rakitovic), Ica (Ikai, Pe-ruschi iPeruski) e qualche altro ancora. In una eventuale seconda edizione della carta si dovrebbe procurare di dar maggiore risalto alle forine orografiche del paese: l'altipiano dei Cici termina verso la regione pedemontana con un margine abrupto di parecchie centinaia di metri : di tale margine, che s' osserva molto bene anche su carte a scala molto minore, nella publicazione del T. C. 1. 11011 v' ha nè pur traccia ! E nessuna traccia della differenza orografica fra l'Istria pedemontana (/assetto), che è tutta a colline e a valli tortuose e l'Istria marittima (rateare) che consta di un gran pianoro leggermente ondulato. Anche nell'interesse dei turisti bisognerà rimediare a queste imperfezioni ! Tornando all'articolo del Brentari, diremo che esso ci à fatto un vivo piacere, sapendo quanto sia diffusa nel Regno la rivista che lo contiene; e che l'A. nello scriverlo abbia avuta la nobile intenzione di far conoscere un po' di più il nostro povero paese, ce lo dice lui stesso, al principio della indovinatissima conclusione : «Intanto, poiché tanti avvenimenti (dei quali non vogliamo occuparci) richiamano l'attenzione del pubblico sull'Istria, noi abbiamo voluto richiamare 1'attenzione dei turisti su quella regione così interessante nelle sue orride ed amene bellezze naturali, nelle sue memorie, nelle sue città, nei suoi monumenti....» Di nuovo un grazie di cuore! Delle macchine (V'erti N.ro 20) Quando si trattò di fare le strade ferrate, molti hanno temuto che da quest' invenzione ne dovesse derivare la rovina dei vetturali e degli albergatori ; ma al contrario la facilità di viaggiare, procurata da queste strade, ebbe per effetto di far muovere molte persone anche da' siti più distanti dalle strade stesse, ed i vetturali e gli albergatori ebbero a lavorare più di prima. E ammettasi anche che pochi postiglioni e pochi albergatori abbiano avuto qualche disturbo, è però vero che le strade ferrate hanno procurato lavoro a tanti per la costruzione delle strade stesse, per la formazione è riparazione delle macchine e dei carri, per la sorveglianza e l'esercizio delle corse, per il maggior movimento commerciale. Chi oggi entra in una delle stazioni principali deile ferrovie, a quel movimento d'ogni ora di chi va e di chi viene, di merci in andata e venuta, di un caricare e uno scaricare continuo, a quel muoversi di viaggiatori. di impiegati, di commercianti, di commissionari, di finanzieri, di vetturali e facchini, ben ricorda le fiere, i mercati liberi de' tempi non lontani. In quella stazione c' è ogni ora la fiera che una volta era annuale. Ciò eh' è avvenuto per la macchina da filare e per le strade ferrate, è la storia di tutte le invenzioni meccaniche. E' ben vero che 1' impreveduta introduzione di una macchina può occasionare un qualche inconveniente nelle classi dei lavoratori, perchè può passare 1111 tratto di tempo, tempo di sofferenza e di lutto, prima che un altro lavoro procuri pane al lavoratore espulso dalla macchina, perchè 1' aumento delle consumazioni dell' industria 11011 è sempre così sollecito da chiamare subito al servizio delle macchine tutti gli operai rimasti senza lavoro per l'impiego di esse, perchè il garzonato è difficile, nè ogni età è atta ad apprendere, nè ogni intelletto a concepire, e queste sono cause ad apportar mali gravi, 11011 potendo la fame attendere i soccorsi del futuro; ma se tali inconvenienti possono avvenire, non dobbiamo da questi inferire che l'industria delle macchine ne sia la cagione. Ciò avviene per ragione accidentale propria, più che dell' industria delle macchine, dell' uomo che la esercita, dal 11011 saperle maneggiare, dall' i-gnorarne il congegno: altrimenti si verrebbe a conchiudere contro l'utilità dello sviluppo dell' industria, contro il miglioramento della classe degli operai, contro il progresso dell'umanità. Non bisogna fermar gli occhi sugli inconvenienti del momento; il progresso 11011 si ottiene che a prezzo di sacrifici: i mali per l'introduzione delle macchine sono passeggeri, ma il bene è durevole. E si dica lo stesso delle macchine che furono inventate per industrie nuove e che sopperiscono alla mancanza di braccia : queste 11011 tolgono lavoro ad alcuno. Ben lungi adunque dal venire per l'uso delle macchine una diminuzione nel numero delle braccia da impiegarsi nell' industria, coi fatti si dimostra che quanto più in un paese si estende I' uso delle macchine, tanto più cresce il numero degli operai necessari al lavoro. In alcuni paesi dove si coltiva il lino e la canapa si avversa lo stabilimento per filare e tessere a macchina, temendosi che quando la ruota, mossa dall'acqua de' fiumi, venga a mettere in movimento molti fusi e molti telai, la tela possa esser venduta a basso prezzo e le donne debbano smettere il fuso ed il telaio a a mano perchè non vi sia più convenienza a lavorare, e restino senza lavoro, senza pane. Ma succederebbe ben altrimenti. La tela fatta a macchina ribasserebbe di prezzo, ma il buon prezzo farebbe crescere lo smercio e bisognerebbe estendere e moltiplicare le fabbriche a macchina. E in queste fabbriche essendo pur necessarie molte braccia, perchè la macchina non può far tutto da sè, il lavoro 11011 mancherebbe a nessuno. Anzi le utili occupazioni de' lavoratori sarebbero moltiplicate per nuovi lavori di costruzione, di governo delle macchine e le utili occupazioni sarebbero accresciute per molti e 11011 diminuite per nessuno, potendo anche le donne, che fossero lasciate in libertà, trovare maggiori occupazioni nelle faccende domestiche, alle quali non potrebbero attendere le donne occupate nelle fabbriche. Nè si tema l'abbrutimento morale degli operai per 1' uso delle macchine: è questa un' obbiezione, che dà sul falso. L'uomo per l'impiego delle macchine viene sollevato dai lavori più penosi e umilianti, che lo rendono uguale alle bestie e lo opprimono. Le macchine invece alleggeriscono agli operai i pesi e le fatiche; e chi ha meno da stentare per produrre, ha maggior tempo a coltivare lo Spirito, ad educare il cuore. Le macchine tendono a rendere 1' uomo, invece che il fabbro manuale, I' ispettore e il direttore del lavoro che si fa per le leggi, cui egli ha sottomesso le forze della natura. .1 nomi geografici alle prte d'Italia. Togliamo dalla Rivista del «Touring Club Italiano», puntata di Settembre 1904: La sezione di Venezia della Dante Alighieri ha deciso di pubblicare (e noi plaudiaino vivamente) un lavoro del professor De Toni: [nomi geografici atte porte (V Italia. Il De Toni, in dieci anni di ricerche toponomastiche, ha. elencato traendoli in parte da pubblicazioni ufficiali del Governo austriaco e dalle prime carte topografiche (quanto diverse dalle attuali nella designazione dei nomi della città, dei paesi, dei fiumi e dei monti!) dell'Impero, tutti i nomi italiani delle regioni poste oltre il confine politico, ma in gran parte etnograficamente nostre. L'opera del prof, De Toni, che è già noto per altre pregevoli pubblicazioni di geografia e di scienze naturali, è compilata in forma di duplice dizionario: ai singoli nomi italiani sono raffrontati i corrispondenti nomi stranieri, in gran parte roh'ti e di recente formazione; e ai nomi stranieri quasi tutti di dubbia e impura origine, è posta accanto la traduzione o meglio la correzione italiana. A questi suoi pazienti ed accuratissimi studi il De Toni ha fatto precedere una prefazione che pone in giusta luce tutto il lento e Versate i vostri capitali alla Banca popolare Capodistriana, a sei anni fisso, e vi renderanno il 4Vlo garantito netto di tassa rendita. (Vedi operazioni della Banca in IV pagina). La Banca popolare Capodistriana eseguisce LA VERIFICA di ogni specie di titoli, tanto nelle passate che nelle future estrazioni, conteggiando ai propri associati (verifica annuale) sino 50 pezzi soldi 5 al pezzo. Il di più soldi 3 al pezzo. I non associati pagano |(| soldi il titolo. Pagamenti antecipati. instancabile processo di snaturalizzazione cui i nomi geografici alle porte d'Italia sono andati soggetti per le ragioni politiche a tutti note. Per il Congresso iella «Dante Alighieri". Domenica passata si è riunito il Comitato generale per il Congresso della «Dante Alighieri» che si terrà a Napoli dal 23 al 27 corr. ed ha formulato il seguente programma per i ricevimenti dei congressisti. L' inaugurazione sarà fatta nella sala del teatro Verdi. Poi vi sarà nn ricevimento, offerto dal Comitato napoletano ai delegati ed ai soci, nella sede del Congresso, un pellegrinaggio nazionale alla tomba di Vergilio, una gita a Valle di Pompei, offerta ai delegati del Comitato napoletano, un pranzo sociale sulla terrazza dell' Hotel Bertolini, una gita ed una colazione sul golfo. Il prossimo congresso a vrà un' importanza speciale, superiore ai precedenti, per alcune correnti politiche prodottesi nella Società dopo i fatti di Innsbruck. La presidenza è stata offerta dal Comitato all'on. Gianturco, presidente della sezione napoletana, poiché il presidente generale della Società, ministro Bava, ne è impedito. Il ministro Orlando rappresenterà il Governo. La società di S. Ermagora. Togliamo da un giornale tedesco : «La società slovena di S. Ermagora con la sede a Klagenfurt mostra nel suo annuario testò uscito i progressi della propaganda slovena in Austria e all' estero. Questa associazione clericale conta presentemente 84,598 soci, 8540 più dello scorso anno. A seconda delle diocesi essi sóno cosi distribuiti : Gorizia 9593, Gurk (Ca-rintia) 6471, Lavant (Bassa Stiria) 26,959, Lubiana 32,783, Trieste-Capo-distria 4615, Graz 557, Steinaman-ger 311, Zagabria 483, Segna 202, Parenzo 113, Diakovar 82, Bosnia 193, Udine 238, altri paesi d' Europa 527, America 1273, Africa e Asia 198; il numero delle publicazioni diramate quest'anno ascende a 507,588.» Altrettanto potente, se non di più, è la società croata dei Santi dritto e Metodio ; e noi che facciamo intanto? La risposta sarebbe troppo dolorosa ! VARIETÀ La longevità nei vari paesi. In Inghilterra si è fatta recentemente una statistica ufficiale di tutti coloro che hanno già passato un secolo di vita. Tra i vari paesi d'Europa, la Gei-mania conta 718 centenari; la Serbia, 572; la Spagna, 401; la Francia, 213; l'inghilterra, 146; la Norvegia, 23; la Svezia, 10; il Belgio, 5. A quanto pare, i nostri buoni figli di Albione non sembrano disposti a credere che anche sotto il nostro bel cielo d'Italia si possano sorpassare i 100 anni di vita. Grazie tanto, io stesso. Secondo la suddetta statistica il più vecchio centenario del mondo sarebbe un certo Brusso C-otrim, vivente a Rio-Ianeiro nella bella età di anni 150. La signora Carca morta ultimamente a Londra era nata nel 1798, ed aveva cosi vissuto in tre secoli. La città di Londra. Ecco alcuni curiosi particolari sulla città di Londra. La sua superficie è 700 leghe quadrate ed ha più di quattro milioni d'abitanti. Essa contiene più cattolici che Roma, più tedeschi che Dresda, più francesi che Calais, più ebrei che la Palestina, più islandesi che Dublino, più scozzesi che Edimburgo, più gal- lesi che Carditi'. Ogni cinque minuti si registra una nascita, ogni atto un decesso, ed ogni giorno la popolazione aumenta in media di 123 persone. La polizia sorveglia annualmente in media 117,000 ammoniti. Vi sono 23,000 vie che aggiunte l'ima all'altra avrebbero una lunghezza di 1000 eh il. di strada, la distanza cioè da Londra all'isola di Cevlon. Vi sono 490,000 becchi di gas; 1050 chiese, e 4500 taverne di birra. K scusate se è poco ! ! 11 prezzo di un uomo artificiale. Un chirurgo inglese, che ha avuto l'occasione di raccomodare da capo a piedi un vecciho soldato mutilato nella campagna d'Egitto, si è divertito a calcolare che spesa occorrerebbe per un invalido ideale. Un paio di braccia costa 18 lire sterline, e con mani artificiali, L. 35; le gambe articolate si possono avere per 28 lire e un naso posticcio metallico costa dalle 16 alle 20 sterline. Due orecchi muniti di timpano e di risuonatore valgono 26 lire. Una dentiera con palato di platino costa dalle 8 alle 18 lire, e gli occhi 6 lire. Infine, il restauro completo di un veterano ideale esigerebbe circa 120 lire sterline (2680 corone). Quante stelle si vedono ! A occhio nudo si vedono circa cinquemila stelle ; coi più potenti telescopi se ne vedono circa cinquanta 'milioni. E se non credete contatele. Riceviamo e pubblichiamo : A sensi del S 19 della Legge sulla stampa prego che codesta Spett. Redazione voglia inserire la seguente RETTIFICA : Non è vero, come venne stampato nel periodico 1' «Egida» dd. 28 agosto 1904 N. 18, sotto il titolo «La Regata», che 1'«Alcione», comandato dal Sig. Piero de Manzini, si sia ritirato dalla gara tosto dopo la partenza; non è vero che il «Corriere», comandato dal sottofirinato, abbia vinto senza alcun competitore ; vero è bensì che il «Corriere» ebbe per tre quarti d'ora come competitore 1'«Alcione» e che questo si ritirò quando il «Corriere» aveva guadagnato un buon tratto di strada. Capodistria, li 6 Settembre 1904. Antonio do (iaviirdo j un. CRONACA PROVINCIALE Parenzo La nostra Biblioteca sociale circolante, aperta un anno e mezzo fa con poco più (li 300 volumi, ha fatto veramente passi di gigante a merito del bibliotecario sig. Antonio Zeleo, che per un' opera cosi nobile e santa 11011 risparmia fatiche e sudori. E' una vera e ricca biblioteca, degna di una città assai più grande della nostra e tale da appagare i gusti di qualsiasi genere di lettori. Il movimento dei libri è grandissimo : due o tre distributori sono qualchevolta insufficienti. Ancora una volta un grazie ed un plauso all' e-gregio signor bibliotecario, il quale con tanto disinteresse regge questa istituzione che è decoro nostro e della città. Pola La polizia trovò di proibire la conferenza della professoressa Oda Montanari sull' importanza della lingua d' insegnamento. Se qualcuno ci domandasse il motivo di simile proibizione gli risponderemmo: Siamo in Austria. DA UNA DOMENICA ALL'ALTRA Avvertiamo i nostri lettori che nell'ultimo numero por una svista del proto una corrispondenza . La Banca Popolare CapoAistriana Consorzio registrato » garan/;ia limitati! Fa le seguenti operazioni : I. Accorda prestiti verso cambiale con garanzia di almeno due firme, per un termine non inferiore ad uno e non superiore a sei mesi, al 6% più 1 j % per spese di provvigione. Previo avviso di otto giorni dalla loro scadenza, le cambiali potranno venir rinnovate, qualora venga restituito un quinto della somma o quella frazione minore che, in ogni singolo caso, fu dalla Direzione se di sua spettanza, altrimenti dal Consiglio di Amministrazione eccezionalmente accordata. II. Sconta cambiali, con almeno due firme, a scadenza non superiore a sei mesi al 6% più 7/ „ per spese di provvigione. III. Apre conti correnti garantiti con mallevarla di due o più firme solventi, per la durata massima di due anni al 6% più 7i% Per spese di provvigione. IV. Investe denari in effetti di sicurezza pupillare ed in ipoteche di sicurezza prammaticale a condizioni da stabilirsi. V. Dà prestiti a debitoriale, verso rimborso in rate mensili per la du- rata fino a cinque anni, con garanzia di almeno due firme al 6 % più V4% annuo per spese di provvigione. VI. Assume amministrazioni per conto di terzi a condizioni da stabilirsi. VII. Ea il servizio di cassa per conto di terzi a condizioni da stabilirsi. Vili. Assume incassi e pagamenti per conto di Società cooperative di produzione, di consumo e di ditte protocollate a condizioni da stabilirsi. IX. Riceve valori iu custodia e provvede per l'incasso dei medesimi, verso una provvigione di 7, % sino a corone mille e l°/oo sopra corone mille, per il termine massimo di sei mesi. X. Accorda sovvenzioni verso pegni di valori pubblici, non oltre i */-del loro valore di Borsa, al 6% e-sente di spese di provvigione. XI. Assume operazioni di cambio e compravendita di titoli, cartelle e promesse di lotteria ecc. ecc., anche in forma rateale. XII. Riceve somme di denaro : A. ili bancogiro per qualunque importo, 11011 prelevando però più di 500 corone al giorno, a vista al 2 V4°/„. 15. in Conto corrente 1. per qualunque importo prelevabile verso preavviso di tre giorni al 3 %. 2. per qualunque importo, a tre mesi fisso, prelevabile verso preavviso di quindici giorni al 37Y' „• 3. per qualunque importo, a sei mesi fisso, prelevabile verso preavviso di ventilili giorni al 31 './/„• 4. per qualunque importo, a un anno fisso, prelevabile verso preavviso di un mese al 3 1 ,°/0. 4'. al piccolo risparmio rilascia ad ogni singola ditta non più di un libretto, per versamenti mensili non superiori a Corone 50 ad eccezione del primo versamento che viene accettato per qualunque importo. Il piccolo risparmio non potrà essere mai superiore all'importo massimo di Corone 1000. Rimborsi si effettueranno con preavviso di cinque giorni al 4 70> l>. in deposilo prestili ipotecari per qualunque importo, a sei anni tisso, (Vedi progetto votato dal Consiglio di Amministrazione addi 5 Decembre 1903) al 4 l't" , Tutte le condizioni indicate sono valevoli lino a nuovo avviso. Ogni domanda evasa di sovvenzione o mutuo sarà valevole entro i primi quindici giorni da quello dell' accettazione da parte della Direzione o del Consiglio. Capodistria, 1 maggio 1904. LA DIREZIONE AVVISO La Banca popolare capodistriana per facilitare il cambio della moneta spicciola ed in argento riceve in versamento a titolo di deposito ed in pagamento la moneta stessa purché sia consegnata in sacchetti sigillati e muniti del timbro della ditta che effettua il versamento. 1 sacchetti devono esser completati in questo modo : Pezzi da 2 Cent. 1000 pari a Cor. 20 » 10 » 2000 » » » 200 » 20 » 1000 » » » 200 » 1 Cor. 1000 » » » 1000 » 1 Fior. 500 » » » 1000 » 5 Cor. 200 » » » 1000 BANCA POPOLARE CAPODISTRIANA — e — Associazione di Commercianti ed ORARIO D' UFFICIO : Nei giorni feriali dalle 9 alle 12 ant. e dalle 3 alle (5 pom. Nei giorni festivi dalle 9 alle 12 ant. Il Direttore di turno si troverà negli uffici nei giorni feriali : dalle 9 alle 10 ant. e dalle 5 alle 6 pom. Nei giorni festivi: dalle 11 alle 12 ant. Comperate sempre i fiammiferi della .LEGA NAZIONALE' Nuova Società Citt. di Navigazione a Vapore fra CAPODISTRIA-TRIESTE Col giorno 15 Settembre 1904 fino a nuovo avviso i piroscafi sociali seguiranno (tempo permettendo) nelle gite giornaliere il seguente orario nei giorni feriali : Da Capodistria per Trieste I corsa ore 6.30 ant., II corsa ore 7.30 ant., III corsa (post.) ore 9 ant., IV corsa ore 1.30 pom., V corsa (post.) ore I pom. Nei giorni festivi : I corsa ore 6.30 aut., II corsa ore 7.30 aut., III corsa (post.) ore 9 ant., IV corsa ore 1.15 poni., V corsa post, ore 5 pom. Ita Trieste per Capodistria Nei giorni feriali : I corsa ore 7.45 ant., II corsa ore 11 ant., Ili corsa (post.) ore 12.05 mer., IV corsa ore 2.45 pom., V corsa ore 5.15 pom. Nei giorni festivi : I corsa ore 7.45 ant., II corsa ore 11 ant., III corsa (post.) ore 12:05 mer., IV corsa ore 2.45 pom., V corsa ore 5.50 pom. Prezzi di passaggio : I posto cent. 40 — II posto cent. 20 indistintamente. Ragazzi tino ai 10 anni pagano la metà. Aecettazioni e nolo delle merci da convenirsi col capitano. — Il punto d' approdo a Capodistria è il l'orto, a Trieste la Riva ilclla Sanità. Facilitazioni doganali accordate col decreto dell'I. R. Direzione, di Finanza dd. Trieste 2S marzo 1902 N. 11277. Capodistria, 7 Settembre 1904. LA DIREZIONE 11 devoto sottoscritto avverte la sua P. T. Clientela d' aver traslocato il suo locale di Piazza S. Giovanni N. G in Piazza Piccola X. 3. dietro i Portici del Municipio, Casa Giorguli. TRIESTE. 11 detto locale porta l'insegna ove smercerà la rinomata Birra «Iella Fabbrica Fischer di Vil-laco. Vini istriani e dalmati, cucina sempre pronta alla casalina, prezzi utilissimi. Nella lusinga di vedersi sempre appoggiato dalla sua P. T. Clientela, ringrazia antecipatamehte Guglielmo Weiss proprietario. Arturo Rendich Orologiaio TRIESTE - CORSO N. 23 u flSSORTIJVIEflTO DI OROLOGI d'Oro, (l'Argento e Metallo Pendole, Regolatori e Sveglie Riparazioni di qualsiasi genere a prezzi modicissimi MASSIMA GARANZIA. Achille Piacentini, redattore responsabile Capodistria, Tip. Cobol & Priora. TIPOGRAFIA & P8I CAPODISTRIA Si eseguisce qualunque lavoro, $ia comune, che di lusso con la njassima e^attejja e celerità. Studio fotografico D'JÌJfDKJ Esecuzione perfetta a pressi convenienfissimi. Capodistria Dia Suburbana (Porla della Muda).