993 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Received: 2017-08-22 DOI 10.19233/AH.2017.46 Original scientifi c article QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM DI LONDRA 1915 E I BRITANNICI Gorazd BAJC Università di Maribor, Facoltà di lettere e fi losofi a, Koroška cesta 160, 2000 Maribor, Slovenia e-mail: gorazd1.bajc @gmail.com SINTESI Il saggio ambisce a riprendere in mano i documenti conservati nell’archivio prin- cipale britannico a Londra (The National Archives) cercando a distanza di cento anni di tracciare alcune considerazioni sul contesto che portò l’Italia, la Gran Bretagna, la Russia e la Francia a fi rmare il 26 aprile 1915 il Memorandum di Londra (noto come Patto di Londra). Parole chiave: Gran Bretagna, Italia, Venezia Giulia, Memorandum di Londra 1915, Patto di Londra 1915, diplomazia THE “ORIGINAL SIN” OF THE SECRET DIPLOMACY. THE MEMORANDUM OF LONDON 1915 AND THE BRITISH ABSTRACT The article picks up the documents kept in the main British archives in London (The National Archives), with the intent to look back for hundred years and trace some consid- erations on the context that brought Italy, Great Britain, Russia and France to sign the Memorandum of London (known as the Pact of London) on April 26, 1915. Keywords: Great Britain, Italy, Venezia Giulia, Memorandum of London 1915, Pact of London 1915, diplomacy 994 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 INTRODUZIONE1 Il ruolo svolto dalla Gran Bretagna nelle trattative che portarono alla fi rma del Memo- randum (più noto come Patto) di Londra del 26 aprile 1915, con il quale l’Italia si schierò nella Prima guerra mondiale con le Potenze dell’Intesa, era stato spesso oggetto di analisi storiografi che. Alcuni storici hanno verifi cato diverse fonti e tra queste anche quelle con- servate nell’archivio principale britannico a Kew vicino Londra (in particolare Lowe, 1969; Renzi, 1966; Renzi, 1968; Renzi, 1970; Renzi, 1987; Bosworth, 1983; Šepić,1970; Šepić 19892; Varsori, 2015)3. Abbiamo a disposizione dunque alcune pubblicazioni molto valide che ci off rono le coordinate principali e parecchi dettagli sulle lunghe e complicate trattative. Tuttavia ci è sembrato opportuno riprendere il discorso avendo avuto la possi- bilità di svolgere personalmente parecchie ricerche nell’archivio a Kew. Le fonti primarie britanniche sono sicuramente tra le più importanti per capire i retro- scena di un secolo fa. Il presente saggio ambisce a riprendere in mano questi documenti cercando a distanza di 100 anni di tracciare alcune nuove considerazioni sulla questione di quei dieci mesi nei quali, dall’inizio della Prima guerra mondiale nel luglio 1914 fi no all’aprile del 1915, si consumò il tortuoso ingresso da parte italiana nel “valzer” bellico e durante i quali si posero le fondamenta per l’instabilità futura della Venezia Giulia. Il nostro intento non era di riscrivere i fatti principali e le fasi dei negoziati, ma mettere in evidenza alcuni punti che sono indispensabili per comprendere meglio questioni storiche e storiografi che complicate. L’ipotesi di lavoro principale consisteva nella domanda se di un fatto così importante e spesso al centro di studi sia ancora possibile trovare nuovi dati, cercando inoltre punti di vista fi nora sottovalutati legati alla questione giuliana di oltre 100 anni fa, ovviamente tenendo conto di un contesto più ampio. 1 Il presente saggio è stato realizzato nell’ambito del programma di ricerca presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di lettere e fi losofi a dell’Universita di Maribor (Raziskovalni program Preteklost severovzhodne Slovenije med srednjo Evropo in evropskim jugovzhodom št. P6-0138 (A)) e del progetto di ricerca presso l’istituto Zavod za humanistiko Inštituta Nova revija a Lubiana (Raziskovalni projekt Kontemporalnost razumevanjskega konteksta ter izražanje osebne in družbene svobode J7-8283 (A)), entrambi fi nanziati dall’Agenzia per le ricerche della Repubblica di Slovenia (Javna agencija za raziskovalno dejavnost Republike Slovenije). Per la ricerca delle fonti primarie abbiamo potuto usufruire anche in parte del fi nanziamento erogato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito del bando annuale del 2015 in occasione del Centenario della Grande Guerra. Il progetto, con il titolo Il Patto di Londra del 1915 e la Venezia Giulia, veniva presentato dallo Slovenski raziskovalni inštitut – SLORI (Istituto sloveno di ricerche) di Trieste, in collaborazione con la Narodna in študijska knjižnica (Biblioteca Nazionale e degli Studi) di Trieste; periodo: 1 ottobre 2015 – 31 luglio 2016. 2 Bisogna far notare che purtroppo lo storico croato nella sua opera tuttora molto valida e documentata aveva citato i documenti del Foreign Offi ce in maniera molto approssimativa. Risulta perciò quasi impossibile qualsiasi verifi ca dei materiali da lui visionati nel Public Record Offi ce, a Kew (vicino Londra); dagli inizi degli anni duemila l’archivio veniva rinominato con il nome attuale The National Archives. 3 Sebbene non avessero consultato fonti d’archivio di Londra potremmo citare almeno i seguenti lavori fondamentali: Marjanović, 1960 Lipušček, 2012; Petracchi, 2015; Seton-Watson, 1926; Toscano, 1934. Tra gli ultimi, per quanto riguarda i rapporti italo-britannici dall’inizio della guerra fi no all’entrata dell’Italia in guerra, Milano, 2016, e in generale il volume Orsina, Ungari, 2016. 995 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 Abbiamo riletto e in parte re-interpretato i documenti principali già usati da alcuni storici, inoltre abbiamo preso in esame tutta una serie di altri: si tratta principalmente di commenti, solitamente vergati a mano, dai principali protagonisti e alti funzionari del Ministero per gli Aff ari Esteri britannico, il Foreign Offi ce, fi nora solo in parte usati da altri studiosi. L’importanza di queste note è in alcuni casi fondamentale per poter capire meglio gli stessi documenti e dare loro il vero peso – la chiave interpretativa. DALLO STATUS QUO MEDITERRANEO ALLA NEUTRALITÀ ITALIANA Lo status quo nel Mediterraneo, dove le rotte commerciali collegavano da una parte lo stretto di Gibilterra e dall’altra il Medio Oriente, era per la Gran Bretagna una conditio sine qua non. I suoi grandi interessi nel bacino mediterraneo, accresciuti dopo l’apertura del Canale di Suez, per salvaguardia quella life line che doveva funzionare senza (troppi) intoppi, aveva fatto sì che le marine militari potenzialmente pericolose dovessero essere monitorate. Com’è descritto in brevi linee nella letteratura più recente (Jeff ery, 2010, 16–17, 20, 30; cfr. Smith, 2011, 18) il Servizio segreto, Secret Intelligence Service noto anche con l’acronimo MI6 (Military Intelligence 6), appeno costituito, dunque dal 1909 in poi, aveva cercato di carpire informazioni sulla costruzione delle nuove navi dei paesi contendenti e così anche nei tre porti austro-ungarici dell’Adriatico orientale: a Trieste, Pola e Fiume. Negli anni seguenti, prima dello scoppio della Grande guerra, Londra aveva ricevuto nuove notizie di come Vienna aumentava il potenziale della propria marina mi- litare, così come stava tentando di fare anche l’Italia. L’allora responsabile per la marina di Sua Maestà, il First Lord of the Admiralty, Winston Churchill, dopo aver ricevuto informazioni in merito4, annotò: “It is necessary that the situation in the Mediterranean should be reviewed by the Cabinet […]“5. In seguito l’ambasciata britannica a Vienna aveva confermato i progressi nel 1913 della Duplice monarchia, tra l’altro nei porti lungo la costa dalmata6. La sicurezza delle rotte mediterranee era dunque un must molto ben preciso per i vertici britannici negli anni prima della Grande guerra7. Il contesto nel quale si stava consumando l’ultima stagione di pace europea prima della tempesta e che si sarebbe estesa di li a poco a livello mondiale – il pre-Sarajevo – e che per l’Italia si sarebbe prolungata ancora per dieci mesi, dal luglio 1914 alla fi rma del Memorandum di Londra il 26 aprile 1915, conteneva dunque anche alcuni punti fermi della macro politica britannica. Per comprendere meglio la sua azione nei confronti delle scelte dell’Italia durante la Prima guerra mondiale non possiamo non tenerne conto. Ovviamente c’era interesse intorno all’alleanza tra la Germania, l’Austria-Ungheria e l’Italia; nell’ottobre 1912 venne infatti nuovamente rinnovata, vuol dire trent’anni 4 TNA CAB 37/120/99, Admirality (Secret): Austro-Hungarian and Italian Shipbuilding Programmes, 21. 4. 1914. 5 TNA CAB 37/120/99, nota di W.S.C. [Winston Spencer Churchill], 26. 4. 1914. 6 TNA FO 371/2241/20855, de Bunsen to Grey (Confi dential): Austria-Hungary, Annual Report, 1913, 19. 2. 1915, 22–23. 7 Per es. vedi la serie di documenti in BDOW/X/II, doc. 381–450, 580–654. Per le questioni generali si rimanda ad una vasta bibliografi a, per es. Calder, 1976; Hinsley, 1977. 996 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 dalla stipula iniziale del patto militare difensivo 1882, noto come la Triplice Alleanza. L’allora ambasciatore di Sua Maestà in Italia Rennel Rodd ovviamente seguiva con molto interesse gli sviluppi dei rapporti tra i tre paesi. Se da una parte notava che le relazioni uffi ciali tra Roma, Berlino e Vienna non subirono sconvolgimenti a causa delle due guerre balcaniche (1912–1913), dall’altra i rapporti dell’Italia con la Gran Bretagna erano buoni. Anzi, faceva notare che al ministero per gli aff ari esteri non mancarono di esprimere pubblicamente il fair play di Londra8. Come spiegava l’ambasciatore nell’ottobre 1914, una delle interpretazioni della rinnovata alleanza da parte di Roma era –– che essa fosse stata un atto del capo della diplomazia italiana Antonino San Giuliano il quale era ferma- mente convinto che fosse solamente difensivo e perciò non avrebbe mai mandato l’Italia in guerra contro la Gran Bretagna9; nel febbraio del 1915 poi Rodd scrisse che già nel 1912 ci si aspettava che l’imperatore austriaco non avrebbe vissuto più a lungo ed era perciò meglio rinnovare l’alleanza fi nché era ancora in vita10 (difatti Francesco Giuseppe I d’Austria morì nel novembre 1916 all’età di 86 anni). Agli occhi della diplomazia di Sua Maestà dunque questa appariva una politica in fondo ambivalente oppure conciliante, ma anche nel contempo oscillante, di San Giuliano con entrambi gli schieramenti europei (i quali come sappiamo erano a loro volta già impegnati in una specie di “braccio di ferro” che fu poi una delle cause del primo grande confl itto). Contemporaneamente ai britannici poteva apparire che in Italia la Triplice fosse percepita perlopiù come un atto pragmatico – utile premessa per la diplomazia di Sua Maestà per poter “sganciare” nei successivi dieci mesi Roma da Vienna e Berlino. Agli inizi del 1914 il rinnovamento della Triplice Alleanza rimaneva ovviamente sempre al centro dell’attenzione: i francesi e a loro volta anche i russi avrebbero per esempio espresso forti preoccupazioni riguardo alle voci che l’Italia, l’Austria-Ungheria e la Germania intendevano rivedere la loro collaborazione nel Mediterraneo. Sebbene San Giuliano minimizzasse, le preoccupazioni erano presenti11. Di conseguenza la diplomazia italiana in marzo cercava di spiegare a Londra che era sua intenzione mantenere sempre buoni rapporti tra i due paesi. Semmai erano a Parigi preoccupati per i possibili nuovi equilibri mediterranei, e questo era molto ben evidente “nell’agenda” del ministro degli esteri britannico Edward Grey. Questi si trovò dunque nella funzione di mediatore e fece capire all’ambasciatore italiano che la soluzione migliore sarebbe stata riconfermare lo statu quo sulle coste dell’Africa settentrionale e che non intendeva giocare sporco con Pa- rigi. La parte italiana sembrava disposta ad accettare la situazione12. Sebbene i documenti britannici a disposizioni ci mostrino che in merito al “braccio di ferro” sull’infl uenza nel Mediterraneo c’erano in corso altre discussioni tra i rappresentanti dei paesi coinvolti, che nel “gioco” venne coinvolta anche la stampa italiana e francese, che l’Italia comunque 8 TNA FO 371/2004/7779, Rodd to Grey (No. 61, Confi dential): Italy, Annual Report, 1913, 17. 2. 1914, 11–12. 9 TNA FO 371/2007/63906, Rodd to Grey (No. 406, Confi dential), 16. 10. 1914. 10 TNA FO 371/2372/16135, Rodd to Grey (No. 48, Confi dential), 6. 2. 1915. 11 TNA FO 371/2004/2222, Rodd to Grey (Private), 5. 1. 1914; 2180, Rodd to Grey (No. 19, Confi dential), 13. 1. 1914. 12 TNA FO 371/2005/14630, Grey to Rodd (No. 87, Secret), 30. 3. 1914. 997 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 cercava di ottenere qualche compromesso in proprio favore e che le preoccupazioni su possibili coinvolgimenti si protraevano fi no a quel fatidico 28 giugno quando Gavrilo Princip riuscì a compiere il suo attentato di Sarajevo13, l’azione di Grey è un signifi cativo esempio per capire il modus operandi che portò alla fi ne alla fi rma del Memorandum di Londra il 26 aprile 1915. La diplomazia italiana si mostrava sempre molto favorevole al dialogo con Londra – una specie di preferenza dell’asse Roma–Londra – e chiedeva con- siglio a quella britannica che si assumeva di conseguenza il ruolo di mediatrice, cercando però di non scavalcare gli altri partner. * * * Ai britannici risultava chiaro che nel Regno italiano si nutriva parecchio interesse per le terre redente. Di conseguenza l’ambasciatore Rodd riferiva spesso dei rapporti che Roma aveva con il territorio dall’altra parte dell’Adriatico e cercava di monitorare con particolare attenzione gli eventi nella Venezia Giulia. Così per esempio all’ambasciatore di Sua Maestà non potevano certo sfuggire le forti reazioni in Italia quando nell’estate del 1913 ci fu il tentativo delle autorità austro-ungariche di far valere a Trieste un vecchio decreto mai messo in pratica: gli impiegati al municipio cittadino avrebbero dovuto essere di nazionalità austriaca e di conseguenza ci sarebbe stato il licenziamento dei fun- zionari italiani. Venne subito organizzata una dimostrazione a Roma e vennero provocati disordini contro il Vaticano e i “clericali” che ben presto sfociarono in una dimostrazione anti-austriaca. In seguito a questi fatti, Vienna aveva cercato di calmare gli animi e il decreto fu nuovamente accantonato. Rodd sottolineò che l’evento mise comunque in luce che i vecchi antagonismi erano ancora ben presenti (“[…] that old antagonisms still subsist […]”), aggiungendo che di tanto in tanto si ripeteva la richiesta da parte italiana di aprire una facoltà giuridica italiana a Trieste, la quale avrebbe fatto da apripista alla nuova università14. Per quanto riguardava l’anno 1913 l’episodio era abbastanza circoscritto ma nel con- tempo prefi gurava tensioni future. In eff etti i problemi giuliani costrinsero le diplomazie di Roma e Vienna a cercare di calmare gli animi. Signifi cativo in tal senso fu l’incontro dei due ministri degli esteri, San Giuliano e Leopold Berchtold, il 14 aprile 1914 ad Abba- zia (Opatija nell’attuale Croazia). Le previsioni all’interno del Foreign Offi ce erano che molto probabilmente sarebbe stata solamente un’occasione per ribadire i buoni propositi per migliorare i rapporti tra Roma e Vienna. Rodd, invece, venne a sapere da una fonte ritenuta affi dabile che per il governo italiano erano parecchie le questioni aperte e dunque vi erano motivi di insoddisfazione. Inoltre la stampa aveva incominciato a mettere in evi- denza che il trattamento riservato dalle autorità austro-ungariche agli italiani in Dalmazia e a Fiume non era congruo; tra le altre cose, era particolarmente sentita la mancata ap- 13 TNA FO 371/2005/17220, Rodd to Grey (No. 132), 14. 4. 1914; 18236, Rodd to Grey (No. 144, Secret), 22. 4. 1914; 23578, Western Europe Secret Series, Minute by Crowe: Italy and Miditerranean, Foreign Offi ce 17. 5. 1914, Annex: Draft Declaration e FO Minute [s.d.]; 29914, A.N. [Arthur Nicolson] to Grey (Secret) 29. 6. 1914. 14 TNA FO 371/2004/7779, Rodd to Grey (No. 61, Confi dential): Italy, Annal Report, 1913, 17. 2. 1914, 11. 998 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 provazione della menzionata facoltà giuridica (oltre che le questioni legate alla possibile concorrenza economica dell’Austria-Ungheria nell’Impero Ottomano sgradita a Roma, i tentativi di essa di non vedersi scavalcare troppo in Albania e la questione delle sfere di infl uenza nel Mediterraneo)15. Le notizie sull’esito dell’incontro pervenute ai britannici rimarcavano che il problema maggiore rimaneva la situazione degli italiani all’interno dei confi ni della Duplice monarchia – un tema che i giornali italiani ponevano in primo piano –, sebbene i colloqui sarebbero stati incentrati solamente sulle questioni balcaniche. L’interesse britannico era ovviamente rivolto alle questioni mediterranee e perciò Rodd poneva il seguente quesito: la convergenza Roma-Vienna sull’istituzione dell’Albania signifi cava nuovo equilibrio nell’Adriatico16? Nell’archivio di Londra non mancano in merito anche i punti di vista dell’ambasciatore di Sua Maestà a Vienna, il quale riferiva di come i giornali austriaci commentassero in modo positivo l’incontro e negassero che ci fosse stato un qualche accordo per il Mediterraneo; l’unico problema erano le voci sulle condizioni degli italiani17. Il rappresentante a Berlino riferiva a sua volta che anche la stampa tedesca commentava in modo positivo l’incontro e che risultava ora chiaro che tra Roma e Vienna i rapporti stavano migliorando18. L’interesse per l’incontro ad Abbazia rimase alto ancora per un po’: Rodd ribadiva che lo scopo era evidentemente calmare l’opinione pubblica italiana riguardo al trattamento degli italiani nell’altro stato. Nel contempo però si notava un certo nervosismo sulle pagine dei giornali britannici, e ancor di più quelli francesi, a causa della questione mediterranea perché poteva sembrare che la Triplice intendesse veramente spostare gli equilibri19. Il tema sarebbe da approfondire, ma quanto accennato può essere per noi suffi ciente per far capire che “gli italiani oltre confi ne” erano un tema ben presente, e dunque non certo una novità per i britannici. Una calma apparente, cui di lì a poco seguirono incidenti a Trieste in occasione del primo maggio: manifestanti sloveni avrebbero approfi ttato della protezione dei milita- ri giungendo al confl itto con manifestanti italiani; alla fi ne ci furono parecchi feriti e alcune centinaia di arresti20. I fatti vennero nei giorni seguenti ripresi con molta enfasi dalla stampa italiana. L’argomento principale era che, sebbene ci fosse stato l’incontro di Abbazia, la diffi denza degli italiani aumentava avendo le autorità di Vienna favorito gli sloveni. Nelle città maggiori ci furono di seguito contromanifestazioni con la mi- naccia di attaccare le postazioni diplomatiche austro-ungariche a Roma e Napoli, con il conseguente intervento delle autorità. Il caso arrivò in Parlamento ed il ministero degli esteri, interpellato riguardo alla possibilità che gli incidenti triestini fossero stati il frutto dell’accordo “armonioso” di Abbazia21. 15 TNA FO 371/2005/14836, Rodd to Grey (No. 117, Confi dential), 30. 3. 1914. 16 TNA FO 371/2004/16933, Rodd to Grey (No. 131), 14. 4. 1914; 17568, Rodd to Grey (No. 136), 16. 4. 1914. 17 TNA FO 371/2004/17715, de Bunsen to Grey (No. 71), 18. 4. 1914. 18 TNA FO 371/2004/17698, Goschen to Grey (No. 163), 20. 4. 1914. 19 TNA FO 371/2004/18235, Rodd to Grey (No. 139), 19. 4. 1914; 19308, Rodd to Grey (No. 141), 19. 4. 1914. 20 TNA FO 371/2006/20075, Rodd to Grey (No. 161), 3. 5. 1914. 21 TNA FO 371/2006/20893, Rodd to Grey (No. 165), 6. 5. 1914. 999 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 I vertici di Londra avevano dunque ben presente che esisteva un attaccamento quasi aff ettivo dell’Italia nei confronti dei territori abitati (anche) da italiani ma sotto l’Austria- Ungheria. Gli esempi ci aiutano dunque a capire meglio una delle mosse del ministro degli esteri britannico Edward Grey, quando, alle prime proposte dell’Intesa di aggiudi- carsi l’Italia all’inizio dell’agosto 1914 (che vedremo in seguito), propose di aggiungere tra le promesse anche Trieste. CONTRO LA GUERRA E PER LA NEUTRALITÀ Nei giorni prima di quel drammatico 28 luglio 1914, quando Vienna dichiarò guerra alla Serbia e di lì a poco in un paio di giorni le potenze europee “entrarono nei campi di battaglia”, l’ambasciatore italiano a Londra Guglielmo Imperiali di Francavilla senza mezzi termini fece capire al ministro degli esteri britannico che l’Italia era molto inte- ressata ad evitare la guerra22. I giornali italiani, in maggioranza critici verso gli austriaci, erano sulla stessa linea: scongiurare il peggio. Alcuni puntavano l’attenzione sul fatto che, nel caso di una guerra, la posizione dell’Italia sarebbe risultata molto delicata; altri avevano sottolineato la necessità di uno status quo nei Balcani e nell’Adriatico, non a sca- pito però degli interessi italiani che si sarebbero dovuti salvaguardare. Rodd aveva anche spiegato a Londra che le autorità avevano fatto molto per contenere la stampa in modo che non prendesse posizioni nette. Evidentemente erano riuscite in questo intento, poiché l’opinione pubblica rimaneva abbastanza calma. Veniva infi ne ventilata dai giornali la possibilità di un’azione pacifi catrice italo-inglese23. Che in quel momento così delicato l’Italia si fosse proposta come una delle possibili mediatrici e che essa sarebbe potuta così diventare un partner in qualche azione pacifi ca- trice insieme alla Gran Bretagna, veniva confermato il giorno prima della dichiarazione dell’Austria-Ungheria: l’ambasciatore Imperiali aveva difatti informato il Foreign Offi ce che il suo ministro degli esteri era pienamente d’accordo riguardo ad una conferenza a “quattro” che si sarebbe dovuta svolgere a Londra. San Giuliano avrebbe anche confi dato che il governo tedesco avrebbe potuto infl uire positivamente su Vienna24. Oltre alla Gran Bretagna e all’Italia, anche la Francia e la Germania si impegnarono in un ultimo tentativo di salvare la pace: le fonti di Londra chiariscono che almeno in parvenza ci fosse buona volontà, ma da parte di alcuni anche ingenuità mista ad un realismo sconcertante. Una questione che intendiamo esaminare in dettaglio in qualche altra occasione; nel presente saggio proponiamo solamente il fatto che da Roma ci furono molti segnali favorevoli a una soluzione pacifi ca e che, nel caso dell’impossibilità di fun- zionamento dei “quattro”, San Giuliano intendeva comunque continuare a confrontarsi con Londra25. Pur essendo l’Italia formalmente ancora legata all’alleanza con Vienna e Berlino, ed oltre alla mediazione per scongiurare il confl itto, San Giuliano nel contempo 22 TNA FO 371/2159/34451, Grey to Rodd (No. 217, Confi dential), 25. 7. 1914. 23 TNA FO 371/2159/34494, Rodd to Grey (No. 285), 26. 7. 1914. 24 TNA FO 371/2159/34517, Grey to Rodd (No. 222, Confi dential), 27. 7. 1914. 25 TNA FO 371/2159/34933, Rodd to Grey (No. 133, Confi dential, Telegraphic), 30. 7. 1914. 1000 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 cercava di tenere aperto un canale se non privilegiato almeno ben solido con Londra. Evidentemente, come vedremo in seguito, il “piano” di scambio reciproco dei punti di vista, che ebbero come oggetto altre questioni (in particolare quello che ci interessa – lo status dell’Italia), ebbe successo. San Giuliano fece capire molto chiaramente ai britannici cosa avrebbe fatto l’Italia an- cor prima della proclamata neutralità. Attraverso Rodd chiedeva consiglio a Grey. Inoltre, come scrisse Rodd: “He presumes, as Italy is taking no part in hostilities, while reserving her future liberty of action, she should issue such declaration of neutrality at one to make her position clear. Would England do so in similar situation?”26. Dalle note scritte a mano nel Foreign Offi ce si evince la posizione di Londra: da una parte ovviamente dipendeva dalle alleanze; per quanto riguardava la questione posta da San Giuliano in merito alla posizione italiana, si poteva esprimere solo il Cabinet27. Grey fu in fi ne molto chiaro: “It has been our general practice to issue a proclamation of neutrality after the outbreak of a war in which we have decided to take no part.”28. La sua risposta era datata 1 agosto 1914, sebbene William Renzi aggiunge (1987, 79) che arrivò a Roma solamente il giorno seguente. Intanto l’imperatore della Germania Guglielmo II l’ultimo di luglio aveva scritto al Re Vittorio Emanuele III confi dando nell’aiuto dell’Italia. Simili erano le richieste del capo di Stato Maggiore dell’esercito austroungarico Franz Conrad von Hötzendorf (per es. Renzi, 1987, 79). L’Italia preferì diversamente: il 2 agosto decise la neutralità che venne il giorno dopo comunicata uffi cialmente. Alcuni autori hanno già scritto (per es. Répaci, 1985, 82–83; Petracchi, 2015, 72–73) di come le potenze dell’Intesa (tra questi il ministro britannico per gli aff ari esteri Grey) avessero espresso soddisfazione e riconoscenza per tale decisio- ne. Incominciava una nuova fase. IL CONTESTO DELLE TRATTATIVE. DA AGOSTO 1914 AD APRILE 1915 Le varie fasi delle trattative che infi ne portarono alla fi rma il 26 aprile 1915 del Memo- randum di Londra, con il quale l’Italia in cambio di compensi territoriali scelse di unirsi agli Alleati nella guerra contro le Potenze Centrali, sono già ben note e descritte da vari autori. In questa sede le riassumiamo ponendo l’accento su alcuni – dal nostro punto di vista – signifi cativi dettagli che emergono dall’analisi delle fonti d’archivio. In sintesi, prendendo in esame vari autori (per es. Répaci, 1985, 230–238; Petracchi, 1993, 111–125; Petracchi, 2015, 73–76; Varsori, 2015, 66–67): ancora prima della di- chiarata neutralità la Francia aveva pensato a come far attrarre l’Italia nel campo degli Alleati e fi ssare il premio per la sua adesione all’altro campo; lo fece capire ai russi che presero l’iniziativa. Il 3 agosto l’ambasciatore italiano a Pietrogrado Carlotti inco- 26 TNA FO 371/2159/35112, Rodd to Grey (No. 139, Confi dential, Telegraphic), Rome, 31. 7. 1914; cfr. Renzi, 1987, 79. 27 TNA FO 371/2159/35112, FO Minute, 1. 8. 1914. 28 TNA FO 371/2159/35112, Grey to Rodd (No. 247, Confi dential, Telegraphic), 1. 8. 1914. 1001 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 minciò a discuterne con il capo della diplomazia russa Sergej Dmitrievič Sazonov. Il giorno dopo presentò al ministro russo le condizioni: l’Italia avrebbe dovuto ricevere in cambio il Trentino, il porto di Valona in Albania e il riconoscimento del ruolo di primo piano nell’Adriatico. A queste promesse il ministro britannico Grey il 6 agosto pensò di aggiungere anche Trieste. Sebbene Sazonov non fosse molto entusiasta, non osava contradire l’alleato, e cercò nei giorni seguenti di chiudere la partita. La parte italiana chiarì però che non c’erano ancora i presupposti che avrebbero permesso all’Italia di en- trare a far parte degli Alleati. Inoltre Carlotti per iniziativa personale provava a includere nel pacchetto delle promesse anche la Dalmazia. Intanto anche l’ambasciatore Imperiali, convincendosi che la politica di San Giuliano fosse attendista, aveva insistito che l’Italia doveva rinunciare alla neutralità. Comunque questo primo “assaggio” fece capire alla diplomazia di Londra alcune que- stioni che le sarebbero potute tornar utili nel proseguimento delle trattative: Rodd si fece subito l’idea che l’Italia in eff etti aveva buone ragioni per entrare in guerra e prima o poi avrebbe fatto il passo fatale; bisognava avere pazienza; tra l’altro l’opinione pubblica era ancora in maggioranza contro l’intervento armato e ci sarebbe dovuto essere un pretesto per sostenerlo e si sarebbero dovute assolutamente evitare mosse aff rettate. Grey e gli altri nel Foreign Offi ce condividevano la linea prudente dell’ambasciatore29. Il capo del governo italiano Antonio Salandra aveva subito messo in chiaro che c’erano in gioco molte altre questioni: aveva infatti fatto capire che era interessato anche alla navigazione libera nel Mediterraneo e che gli avrebbe fatto piacere se avesse potuto trovare una qual- che soluzione in merito con Londra, con la quale sarebbe stato disposto a discuterne in maniera più sincera che con i francesi i russi30. Un gioco non del tutto “pulito” proposto da Roma? La documentazione inerente a queste prime trattative ci mostra che allora per gli uomini di Sua Maestà era prevalente la preoccupazione che non ci fossero mosse sbagliate o maldestre degli altri due partner dell’Intesa – cosa che tutto sommato riuscì31; in generale poi sembra che non ci sia stata una linea comune tra i francesi e i russi e che i britannici si siano presi in carico l’onere e l’onore di cercare di tenere informati Parigi e Pietrogrado almeno per le questioni principali: una prerogativa che Grey fece capire per esempio anche a Imperiali32. Neanche una ventina di giorni e la prima fase delle trattative poteva ritenersi conclusa. Comunque San Giuliano scelse Londra come sede per le future trattative. A causa delle 29 TNA FO 371/2008/38501, Rodd to Grey (No. 227, Confi dential, Telegraphic), 12. 8. 1914; 38816, Rodd to Grey (No. 232, Confi dential, Telegraphic), 13. 8. 1914; 38816, Grey to Rodd (No. 280, Confi dential, Telegraphic) e FO Minute, 14. 8. 1914. 30 TNA FO 371/2008/38817, Rodd to Grey (No. 233, Confi dential, Telegraphic), 14. 8. 1914. 31 TNA FO 371/2008/38817, Rodd to Grey (No. 233, Secret), 14. 8. 1914; Grey to Buchanan (No. 526, Con- fi dential, Telegraphic), 14. 8. 1914; 39569, Buchanan, St. Petersburg (No. 286, Decypher), 15. 8. 1914; 41889, A.N.[Nicolson] to Grey, 21. 8. 1914; Foreign Offi ce to Bertie, 23. 8. 1914; 43067, Buchanan, St. Petersburg (No. 321, Decypher), 25. 8. 1914; cfr. 42300, Copy of Telegram received from Censor: Reuter, Malta to Ritzaus Bureau Kjobmagergade 26 Copenhagen, 23. 8. 1914; FO Minute, 24. 8. 1914; 44387, Grey to Bertie (No. 491, Confi dential, Telegraphic), 28. 8. 1914; 44548, Bertie to Grey (No. 278, Tele- graphic), 29. 8. 1914; 44606, Buchanan to Grey (No. 334, Confi dential, Telegraphic), 29. 8. 1914. 32 TNA FO 371/2008/41222, Grey to Rodd (No. 236, Confi dential), 18. 8. 1914. 1002 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 diffi coltà sui campi di battaglia, la Russia tentava ancora, verso la fi ne del mese di agosto, di capire le intenzioni dell’Italia. Breve ma molto signifi cativo il commento interno del Foreign Offi ce: “We might wait for Italy to approach us”33. La parola d’ordine era dunque aspettare e tutto porta a pensare che che per alcuni mesi Londra fosse stata disposta a farlo. Intanto nella fase che precedette il mese di marzo 1915, quando incominciarono le vere e proprie trattative (come vedremo in seguito), si registravano alcuni importanti elementi da analizzare però in maniera più estesa in altre occasioni. Uno di questi era la questione delle controproposte che le Potenze Centrali davano al governo italiano e la loro propaganda, oltre che i tentativi britannici di neutralizzarla. Rodd e i suoi cercarono ovviamente da subito di monitorare questa minaccia. In breve possiamo dire che solo dopo tre giorni dalla pronunciata neutralità italiana, dunque il 6 agosto 1914, Rodd informò Grey dell’arrivo a Roma nel nuovo attache miliare tede- sco34. L’arrivo il giorno dopo di importanti rappresentanti austro-ungarici suscitò molte chiacchiere sul loro vero ruolo. L’ambasciatore britannico riuscì comunque a capire che i metodi usati per convincere gli italiani non erano stati propriamente dei migliori35. La propaganda attraverso i giornali a favore delle Potenze Centrali non mancò di farsi senti- re, sia in Italia36 che all’estero da dove i rappresentanti della diplomazia riferivano delle voci evidentemente abilmente manipolate. Alcune di queste parlavano delle promesse fatte da Berlino e Vienna in cambio della neutralità italiana (riguardo il Trentino, l’Al- bania, ma non Trieste), inoltre provocazioni per far scompaginare l’Intesa (in particolare la Francia), come per esempio che l’Italia avrebbe dovuto richiedere la Tunisia37. Da subito era anche chiaro che alcuni giornali italiani simpatizzavano con la Germania e l’Austria-Ungheria38, altri invece erano dai loro rappresentanti sotto costante pressione per “correggere il tiro” a favore di Berlino e/o Vienna. Secondo Rodd i giornali principali non si lasciarono infl uenzare39. Era insomma scoppiata una vera “guerra” per accaparrarsi l’opinione pubblica: gior- nali nazionali e in diversi paesi scrissero per esempio già nella dalla fi ne dell’agosto 1914 che ormai l’Italia stava per lasciare la propria neutralità40. Agli inizi di settembre poi a 33 TNA FO 371/2008/43783, Benckendorff to Nicolson, 24. e 26. 8. 1914; FO Minute, 28. 8. 1914. 34 TNA WO 106/749, Rodd to Gray (No. 308), 6. 8. 1914. 35 TNA FO 371/2008/38905, Rodd to Grey (No. 308, Confi dential), 6. 8. 1914; 38907, Rodd to Grey (No. 310), 7. 8. 1914. 36 Per es. TNA FO 371/2008/43209, Rodd to Grey (No. 337), 22. 8. 1914 e ritagli del Il Giornale d’Italia, 22. 8. 1914; 47325, Rodd to Grey (No. 349), 31. 8. 1914; TNA FO 371/2009/62966, Rodd to Grey (No. 402), 14. 10. 1914. 37 TNA FO 371/2008/44301, Mallet to Grey (No. 644, Confi dential, Telegraphic), 28. 8. 1914; 46759, Mallet to Grey (No. 705, Confi dential, Telegraphic), 5. 9. 1914; 51752, Rodd to Grey (No. 361), 8. 9. 1914. 38 TNA FO 371/2008/51743, Rodd to Grey (No. 352, Confi dential), 1. 9. 1914; FO Minute, 24. 9. 1914. 39 TNA FO 371/2009/79812, Rodd to Grey (No. 455), 24. 11. 1914; 76869, Rodd to Grey (Confi dential, No. 449), 30. 11. 1914. 40 TNA FO 371/2008/43408, Copy of Telegram received from Censor: New York Herald do New York Her- ald, Herlad Square, New York, 26. 8. 1914; FO Minute, 27. 8. 1914; 45871, Rodd, Rome (No. 344), 26. 8. 1914; cfr. 44598, Rodd, Rome (No. 305, Decypher), 29. 8. 1914. 1003 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 Roma durante le manifestazioni si sentivano slogan “Trieste”, “Trento”, e chi scandiva contro l’Austria venne arrestato, ma non ci furono forti repressioni contro i manifestanti41. In generale il monitorare dei giornali era una consuetudine del personale diplomatico che ovviamente accrebbe dopo lo scoppio della guerra. Nell’archivio di Kew troviamo molti riferimenti in merito. In questa sede ci limitiamo a segnalare il loro interesse ri- spetto a quanto appoggio avessero gli Alleati presso l’opinione pubblica in Italia. Venne redatto alla fi ne di ottobre del 1914 un interessante memorandum di come i paesi neutrali seguivano le vicende belliche e a chi andavano le simpatie. In questo documento analiz- zarono la stampa in Svezia, Danimarca, Olanda, Svizzera, Spagna e Italia. In quest’ultima sembrava evidente che i giornali in generale erano più favorevoli all’Intesa, tranne che per alcune eccezioni di testate che venivano sovvenzionate dalla parte tedesca, oppure che erano legate ad ambienti cattolici conservatori42. Potremmo dire che la valutazione non si discostava dalle segnalazioni che il personale diplomatico di Sua Maestà in Italia e in altri paesi forniva frequentemente ai superiori a Londra43. Dall’altra parte alcuni politici italiani cercavano di tranquillizzare la Gran Bretagna circa la buona fede dell’Italia e che era solo questione di tempo perché essa facesse la “scelta”. Alla fi ne dell’agosto 1914, dunque, quando erano ancora accese le eco delle delle prime proposte che non si concretizzarono, Rodd ebbe l’occasione di parlare nuo- vamente con uno degli interlocutori del governo italiano da lui preferiti, il ministro per le colonie Ferdinando Martini, che ammise che il suo paese non sarebbe stato pronto prima del 20 settembre44. Alcuni altri politici riferivano all’ambasciatore britannico che erano dalla parte degli Alleati, ma che attualmente Salandra intendeva rimanere neutrale più tempo possibile45. Simili erano le assicurazioni che venivano fornite da altri46; alcuni socialisti avevano addirittura assicurato l’appoggio di alcune migliaia di volontari47: segnali sempre più frequenti da parte di chi era già convinto che la neutralità sarebbe stata solo provvisoria. Anche il ministro degli esteri San Giuliano a metà settembre riprese con Rodd i temi principali, aggiungendone uno nuovo, che avrebbe rappresentato uno degli ostacoli maggiori nel concludere le trattative: la minaccia che l’Adriatico potesse passare sotto la infl uenza slava. Rodd nel suo commento ai superiori fece capire di non essere stato aff atto sorpreso da ciò, poiché era ben conscio che l’argomento era sempre ben presente nel ministero degli aff ari esteri dell’Italia. Comunque se l’Intesa fosse riuscita ad avere un qualche successo nell’Adriatico, questo avrebbe rappresentato un buon incentivo per accelerare le cose. Inoltre San Giuliano fece capire che anche Salandra era favorevole che 41 TNA FO 371/2008/49028, Rodd, Rome (No. 366, Decypher), 13. 9. 1914. 42 TNA CAB 37/121/144, Max Müller: Memorandum on the Press of Neutral States, 31. 10. 1914, [1], 7–8. 43 Per es. TNA FO 371/2008/80818, Barclay, Bucharest (No. 194), 9. 12. 1914; FO Minute, 10. 12. 1914. 44 TNA FO 371/2008/43868, Rodd to Grey (No. 293, Confi dential, Telegraphic), 27. 8. 1914. 45 TNA FO 371/2008/45391, Rodd to Grey (No. 317, Confi dential, Telegraphic), 1. 9. 1914. 46 TNA FO 371/2008/51753, Rodd to Grey (No. 362), 8. 9. 1914. 47 TNA FO 371/2008/45701, Rodd to Grey (No. 324, Confi dential, Telegraphic), 2. 9. 1914; 45701, Grey to Rodd (No. 343, Confi dential, Telegraphic), 4. 9. 1914; 47919, Rodd, Rome (No. 345, Decypher, Secret), 9. 9. 1914. 1004 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 l’Italia potesse ricevere un prestito che avrebbe alleviato la pressione sulla popolazione. Rodd si era infi ne convinto che ormai i tempi erano quasi maturi affi nché l’Italia prendes- se la sua decisione. Inoltre era sempre più chiaro che le autorità italiane stavano perdendo il controllo sulla stampa favorevole all’intervento. Nel Foreign Offi ce l’idea del prestito aveva trovato appoggio48. Di lì a poco Rodd ricevette da altri dirigenti del ministero degli esteri a Roma conferma dei temi trattati con San Giuliano: l’Italia sarebbe stata molto interessata al verifi carsi di un qualche incidente nell’Adriatico, seppur temesse che gli slavi avrebbero potuto avere la meglio. A Londra allora sostenevano l’idea di “un’azione adriatica” e chiesero a Parigi se avesse potuto dare man forte. Almeno dai documenti britannici risulta che i francesi non erano disposti a rischiare49. Le proposte in questa direzione non si esaurirono; dall’altra parte l’Italia cercava anche di tranquillizzare gli interlocutori sul fatto che non intendeva forzare la mano in Albania50. Alla fi ne del mese di settembre Churchill rilasciò una lunga intervista al Giornale d’Italia: non invitò diret- tamente l’Italia a scegliere il campo dell’Intesa ma le sue parole – secondo Rodd – erano state percepite proprio in questo modo51. Agli inizi di ottobre i dirigenti del ministero degli esteri a Roma spiegavano all’ambasciatore britannico che comunque l’apporto militare italiano sarebbe stato alquanto limitato, non avendo molte risorse a disposizione. Per Rodd questo era un ulteriore segnale che qualcosa stava per succedere, mentre nel Foreign Offi ce espressero il parere che i soldati italiani sarebbero stati utili nel pianifi cato sbarco presso i Dardanelli, ma che la loro funzione principale sarebbe stata di contenere il più possibile gli austrici52. A Londra evidentemente si assegnava allora all’esercito italiano ancora non effi ciente un ruolo comprimario. Seguì il cosiddetto “telegrammone” che San Giuliano preparò il 4 ottobre, in contatto con il Re e Salandra e con l’aiuto anche del suo successore Sidney Sonnino, perché Imperiali lo consegnasse a Grey. Nella letteratura troviamo diversi accenni a questo do- cumento (per es. Varsori, 2015, 69–70; cfr. Riccardi, 2016, 392), che riportano addirittura che secondo alcuni esso non venne nemmeno spedito (Répaci, 1985, 298–304); risulta comunque chiaro che nei vertici della diplomazia italiana si era già delineata l’idea delle richieste e dunque un abbozzo di clausole negoziali. Difatti il “telegrammone” prevedeva le rivendicazioni territoriali inserite in seguito in gran parte nel Memorandum fi rmato il 26 aprile 1915. Comunque fu lo stesso San Giuliano a fare il 12 ottobre la seguente proposta ai britan- nici: se vi fossero state condizioni favorevoli e queste fossero state legate alla necessità 48 TNA FO 371/2008/50148, Rodd to Grey (No. 374, Secret, Telegraphic), 16. 9. 1914 e FO Minute. 49 TNA FO 371/2008/51128, Rodd to Grey (No. 374, Confi dential, Telegraphic), 19. 9. 1914 e FO Minute, 20. 9. 1914; Grey to Bertie (No. 638, Confi dential, Telegraphic), 20. 9. 1914; 51576, Bertie to Grey (No. 362, Confi dential, Telegraphic), 21. 9. 1914. 50 TNA FO 371/2008/51847, Grey to Rodd to (No. 386, Confi dential, Telegraphic), 21. 9. 1914; 52125, Grey to Rodd to (No. 247, Confi dential), 21. 9. 1914. 51 TNA FO 371/2008/52267, Rodd, Rome (No. 391), 23. 9. 1914; 52981, FO Minute; 55228, Rodd to Grey (No. 372), 24. 9. 1914. 52 TNA FO 371/2008/55732, Rodd to Grey (No. 420, Confi dential, Telegraphic), 3. 10. 1914; FO Minute, 4. 10. 1914. 1005 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 di salvaguardare gli interessi nell’Adriatico, in particolare che Trieste non cadesse nelle mani degli slavi, il governo italiano avrebbe chiamato la popolazione a difendere i propri interessi e conseguentemente si sarebbe unito all’Intesa. Il ministro italiano, per non perdere troppo tempo nelle trattative, chiedeva a Grey se avesse potuto preparare un draft di accordo che sarebbe al momento opportuno stato fi rmato. Si conoscevano da molto e San Giuliano esprimeva fi ducia. Il capo della diplomazia italiana comunque ripeteva a Rodd che l’esercito non era ancora pronto. L’ambasciatore ribadì che l’entrata in guerra dell’Italia avrebbe consentito che la guerra potesse fi nire prima come pure se agli Alleati fosse riuscito il blocco dei rifornimenti per la Germania. Secondo Rodd San Giuliano non aveva aggiunto ulteriori richieste a quello che avevano già discusso. Nel Foreign Offi ce, a causa delle precarie condizioni di salute del ministro italiano, non mostrarono entusiasmo verso la proposta e furono del parere che in quel momento sarebbe stato auspicabile lasciare ogni discussione53. San Giuliano dunque, sebbene defi nito giustamente da molti molto cauto, fece capire ai britannici che bisogna avere ancora pazienza, ma nel contempo il momento della scelta sarebbe arrivato e perciò sarebbe stato meglio anticipare i tempi. Purtroppo per lui personalmente il tempo era scaduto. Difatti, il 16 del mese morì. Rodd di lì a poco prevedeva che in generale sarebbe stato più facile che l’Italia entrasse a far parte dell’Intesa. Sebbene inizialmente il nuovo ministro degli esteri Sonnino si mostras- se contro l’intervento, l’ambasciatore britannico capì ben presto che anche lui vedeva nel prossimo futuro l’inevitabilità della guerra per il proprio paese. In generale il nuovo governo Salandra era più propenso all’intervento: il problema stava nel voler aspettare il momento opportuno54. Una chiara dimostrazione che queste previsioni erano fondate veniva ribadita agli inizi di dicembre 1914, quando durante la seduta del Parlamento i ministri fecero capire che la neutralità era giustifi cata, ma che molto probabilmente non si sarebbe riusciti a conservarla per molto. I parlamentari dimostrarono evidenti sentimenti patriottici e Salandra fece appello alla solidarietà, in generale si prospettava che gli inte- ressi dei singoli partiti non dovessero prevalere su quelli nazionali e dell’esercito e che la presenza di un certo numero di interventisti si faceva già sentire. Il governo incassò infi ne la fi ducia con una schiacciante maggioranza di favorevoli al nuovo esecutivo55. Seguì un crescendo di segnali incoraggianti, ma pur sempre in un contesto di cautela, evidentemente alimentato dalle eff ettive condizioni dell’esercito italiano non ancora accettabili. Così, tornato da Roma (era presente alla menzionata seduta del Parlamento), Imperiali fece capire a Grey che il suo paese desiderava migliorare i rapporti con la Gran Bretagna. Era ovviamente portavoce del nuovo ministro per gli esteri Sonnino, il quale intendeva giungere a colloqui che fossero preceduti da qualche punto fermo di discussio- 53 TNA FO 371/2008/58629, Rodd to Grey (No. 443, Secret Series, Telegraphic), 12. 10. 1914; FO Minute. 54 TNA FO 371/2008/72543, Rodd to Grey (No. 440, Confi dential), 12. 11. 1914; FO Minute, 18. 11. 1914. 55 TNA FO 371/2008/78801, Rodd, Rome (No. 565), 3. 12. 1914; 79447, Rodd, Rome (No. 570), 4. 12. 1914; 81113, Rodd to Grey (No. 470, Confi dential), 4. 12. 1914; Enclosure: Spech of the President of the Council (Translation) (due volte) (cfr. in TNA CAB 37/122/191); ritaglio del discorso uffi ciale in lingua italiana; 82548, Rodd to Grey (No. 475), 5. 11. 1914; 82549, Rodd to Grey (No. 477), 6. 12. 1914; Acland to Rodd, 29. 1. 1915; 82551, Rodd to Grey (No. 479), 8. 11. 1914; 83507, Barclay to Grey (No. 199, Confi dential), 16. 12. 1914; FO Minute, 17. 12. 1914. 1006 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 ne, lasciando però intendere che avrebbe accettato il punto di vista di Grey. Il capo della diplomazia londinese interpretò il gesto di Imperiali nel senso che non ci si aspettavano colloqui defi nitivi fi no a quando l’Italia non fosse stata veramente pronta56. Répaci (1985, 315–316) intanto scrisse che nell’occasione Grey non escludeva la possibilità di poter concordare i punti di vista riguardo i Balcani, in particolare l’Albania. Nel dicembre 1914 entrò in scena un altro protagonista: l’ex cancelliere tedesco Bernhard von Bülow che aveva avuto il compito di persuadere l’Italia a non intervenire contro l’Austria-Ungheria. Uomo di grande esperienza, tra gli anni 1900 e 1909 aveva anche ricoperto il ruolo di ambasciatore del suo paese in Italia. Del suo arrivo Rodd in- formò Londra alcuni giorni prima. Ammetteva che il diplomatico tedesco aveva un forte prestigio e che alcuni giornali avessero già scritto riguardo al suo obiettivo di preservare la neutralità italiana in cambio del Trentino ma che la vera incognita era la questione adriatica57. I primi contatti che alcuni rappresentanti dell’Intesa ebbero con Bülow da- vano conferma del suo vero scopo, ma anche che Sonnino sembrava aver già cercato di declinare le off erte58. Per quanto riguarda le questioni della “missione” del rappresentante della Germania legate al ruolo di diversi servizi segreti e in particolare ai retroscena e complotti a Roma e intorno al Vaticano, il quale per la parte tedesca avrebbe dovuto infl uire affi nché l’Italia non si alleasse con l’Intesa, abbiamo comunque a disposizione, oltre al fondamentale lavoro di Alberto Monticone (1971), alcune interessanti pagine a fi rma di uno degli specialisti per le questioni della “segretezza vaticana”, David Alvarez (2008, 103–113; vedi anche Paloscia, 2007). Nel frattempo nei vertici militari britannici ci fu evidentemente un certo interesse riguardo ad azioni concrete alle quali l’esercito italiano avrebbe potuto partecipare in futuro. Sebbene non abbiamo trovato dati certi sul contesto e su chi fosse il vero desti- natario, risulta interessante riassumere una relazione scritta a mano molto probabilmente agli inizi del gennaio 1915 che descrisse la penisola istriana dal punto di vista militare. Vennero tracciate le caratteristiche principali riguardo alle comunicazioni con l’Istria, le condizioni per la sua difesa e la difesa del territorio più ampio. Venne formulata l’ipotesi che un’azione qui non sarebbe stata poi molto conveniente, se però nel caso l’esercito italiano non fosse riuscito a penetrare sul fronte lungo l’Isonzo sarebbe stato molto au- spicabile uno sbarco vicino Trieste. In generale gli Alleati avrebbero preferito stabilire collegamenti via terra che per mare, in quanto meno pericolosi59. Abbiamo già accennato il problema dell’impreparazione militare italiana – questa veniva costantemente monitorata dai rappresentanti britannici, sia quelli legati alla diplomazia che i rappresentanti militari. Negli archivi presi in esame si trovano molti rapporti sui preparativi e sui tentativi di miglioramento e inoltre sugli spostamenti di varie unità terresti e navali ne. Agli inizi del gennaio 1915 per esempio i britannici vennero a 56 TNA FO 371/2008/82921, Grey to Rodd (No. 275, Confi dential), 11. 12. 1914. 57 TNA FO 371/2009/82546, Rodd to Grey (No. 473, Confi dential), 5. 12. 1914; 82554, Rodd to Grey (No. 482), 9. 12. 1914. 58 TNA FO 371/2009/82841, Rodd to Grey (No. 485), 10. 12. 1914; TNA FO 371/2374/212, Rodd to Grey (No. 500, Confi dential), 20. 12. 1914; FO Minute (cfr. TNA CAB 37/123/3). 59 TNA WO 106/756, The Istrian Peninsula, [probabilmente inizio gennaio 1915]. 1007 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 conoscenza da parte di una persona ben informata, la quale a sua volta aveva avuto modo di parlare con i vertici nel ministero della guerra italiano, che era ormai chiaro che l’Italia avrebbe deciso il proprio futuro, ma tutto stava avvolto nell’assoluta segretezza60. Rodd intanto comunicava a Londra interessanti particolari sui numerosi preparativi in atto: i medici erano allertati di mantenersi in modalità di attesa (la risposta era giudicata buona, tranne tra coloro che erano di orientamento clericale); le autorità avevano diramato alle scuole più grandi ed ad alcuni asili l’avviso che sarebbero probabilmente stati in futuro trasformati in ospedali; la marina era impegnata a rifornirsi maggiormente di scorte di carbone; il numero delle navi che trasportano il grano nei porti italiani era aumentato; giravano voci riguardo alla mobilitazione delle truppe; stava aumentando il potenziale dell’artiglieria (in alcuni casi già sensibilmente); nei sotterranei degli Uffi zi a Firenze sarebbero stati preparati magazzini per le opere d’arte; infi ne nell’opinione pubblica si stava prendendo coscienza che si stavano maturando grandi cambiamenti61. A complicare le future trattative di marzo c’erano però anche i tentativi degli Alleati di “accontentare” anche gli altri nella penisola balcanica nel contesto della situazione militare che agli inizi del gennaio 1915 era qui piuttosto critica. Per esempio, per quanto riguardava la Serbia, l’Intesa cercava di trovare una soluzione quasi impossibile: i serbi avrebbero dovuto cedere parte della Macedonia in favore della Bulgaria non ancora schie- rata (ovviamente per attrarla dalla parte degli Alleati; come ben sappiamo non riuscirono perché Sofi a nell’ottobre del 1915 si era alleata con le Potenze Centrali), in cambio avreb- bero potuto disporre della Bosnia ed Erzegovina, e di una parte dell’Albania per poter difendere il confi ne con la Grecia e la parte meridionale della costa Dalmata insieme al porto di Spalato. Il tutto era basato sulla speranza che l’esercito serbo potesse in qualche modo riuscire a controbattere una nuova off ensiva da parte nemica. In questo gioco gli Alleati avrebbero dovuto riuscire ad ottenere la collaborazione anche della Romania e della Grecia (la prima si schierò con gli Alleati nell’agosto 1916, la seconda, invece, ave- va tentennato molto prima di appoggiare l’Intesa, con però fortissime divisioni interne). Veniva paventata anche la possibilità di mandare in soccorso dei serbi truppe britanniche che avrebbero potuto partire da Trieste – ovviamente gli Alleati avrebbero dovuto prima conquistarla. Nelle lunghe e complicate discussioni veniva dunque menzionata anche la costa adriatica e qui ovviamente c’era il timore che promettendo ai serbi si rischiava di compromettere i rapporti con l’Italia62. Tenere dunque insieme le fi la non era facile. Gli Alleati avevano cerato in vari modi di convincere gli stati ancora neutrali a schierarsi nel 60 TNA FO 371/2375/2113, Berkley (Tunis) (No. 1, Decypher telegram), 6. 1. 1915. 61 TNA FO 371/2375, 5166, Rodd to Grey (No. 5. Confi dential), 8. 1. 1915. 62 TNA FO 371/2241/2976, des Graz to Grey (No. 8, Confi dential, Telegraphic), 8. 1. 1915; Grey to Bertie (No. 47, Confi dential, Telegraphic), 9. 1. 1915; 3600, Bertie to Grey (No. 5, Confi dential, Telegraphic), 10. 1. 1915; Grey to des Graz (No. 10, Confi dential, Telegraphic), 12. 1. 1915; 3605, Buchanan to Grey (No. 37, Confi dential, Telegraphic), 10. 1. 1915; 4426, Buchanan to Grey (No. 42, Confi dential, Telegraphic), 12. 1. 1915; Grey to Bertie (Np. 83, Confi dential, Telegraphic), 14. 1. 1915; FO Minute; 6051, Bertie to Grey (No. 15, Confi dential, Telegraphic), 16. 1. 1915; FO Minute, 16. 1. 1915; Grey to Bertie (No. 105, Confi dential, Telegraphic), 18. 1. 1915; 6110, Bax-Ironside to Grey (No. 13, Confi dential, Telegraphic), Sophia 15. 1. 1915; FO Minute, 16. 1. 1915. 1008 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 confl itto: interessante il suggerimento da parte francese alla fi ne del 1914 di un intervento del Giappone in Europa o solamente una sua dichiarazione in questo senso, che avrebbe sicuramente avuto un aff etto molto positivo sull’Italia e la Romania63. Sarebbe tuttavia interessante approfondire ulteriormente questi tentativi. Agli inizi di gennaio intanto la diplomazia russa era sempre meno propensa a even- tuali concessioni all’Italia nei Balcani. Il timore era che potesse prendere qui il posto e il monopolio dell’Austria. Nel Foreign Offi ce alcuni si rendevano conto che si prospettava- no diffi coltà nei rapporti tra l’Italia e la Russia, altri “addirittura” suggerivano che forse sarebbe stato meglio che gli italiani si concentrassero solamente sull’Albania, la quale tra l’altro avrebbe potuto così avere buone prospettive per il futuro, mentre la costa da Trieste in giù non sarebbe stata alla loro portata, poiché era in pratica jugoslava dal punto di vista sia politico che etnico64. Non era stata questa l’unica occasione in cui all’interno del ministero degli esteri britannico si avvertì che in fondo la maggioranza della popolazione lungo la costa, la quale era uno dei desiderata dell’Italia, era slava. Lo scrissero per esempio molto chiaramente il 12 gennaio 1915 – ma ovviamente solamente e stretta- mente per uso interno – quando ricevettero il memorandum da parte di Frano Supilo, uno dei capi del Comitato jugoslavo, che era contrario alle richieste italiane. Ma allora a Londra erano convinti che bisognava essere pragmatici e bisognava prima vincere la guerra ed i problemi sarebbero stati risolti dopo la vittoria65. Lo stesso punto di vista sulla composizione etnica nella Venezia Giulia, ed in particolare nella Dalmazia, emerge negli studi prodotti dagli esperti britannici66 che vennero poi usati dalla diplomazia britannica alla conferenza di pace a Parigi. Intanto Rodd continuava a rifornire Londra di informazioni sulle condizioni all’inter- no del “bel paese”. Nel gennaio del 1915 secondo lui la maggioranza della popolazione sarebbe stata ancora contro l’intervento; erano però gli interventisti ad avere l’infl uenza decisiva sui giornali. L’Austria-Ungheria e la Germania erano evidentemente consci di ciò e dunque continuavano a fare pressioni sull’opinione pubblica67. Se da una parte alcuni parlamentari ed il “solito” Martini cercavano di rinnovare a Rodd la “fedeltà” alla causa dell’Intesa e a sostenere che il momento propizio era ormai vicino, permaneva l’ostacolo rappresentato dal neutralismo del politico più infl uente, Giovanni Giolitti. L’ambasciatore non aveva dati certi, ma evidentemente il “peso” di Bülow incominciva a farsi sentire68. Sui giornali si potevano leggere molte esagerazioni, riferiva a Londra, alcuni però avevano anche incominciato a scrivere in modo diverso. Il cambiamento di toni più signifi cativo del quale si chiacchierava molto era relativo allo stile della La Stampa di Torino. Il giornale di Giolitti era fi no ad allora dalla parte dell’In- tesa, poi divenne sostenitore della neutralità. Evidentemente una faccenda spiacevole per 63 TNA FO 146/4409, Bertie to Grey (copy) (No. 35, Private and Secret), 27. 12. 1914. 64 TNA FO 371/2374/4032, Buchanan to Grey (No. 41, Confi dential, Telegraphic), 11. 1. 1915; FO Minute, 12. 1. 1915. 65 TNA FO 371/2241/4404, FO Minute, 12. 1. 1915. 66 TNA FO 373/1/14; TNA FO 373/1/16; TNA FO 373/1/10; TNA FO 373/2/7. 67 TNA FO 371/2375, 7338, Rodd to Grey (No. 12. Confi dential), 14. 1. 1915. 68 TNA FO 371/2374/8017, Rodd to Grey (No. 17, Confi dential), 18. 1. 1915; FO Minute. 1009 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 Fig. 1: La dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria nelle prime pagine dei giornali italiani. 1010 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 i britannici, sebbene non sembrava di assoluta gravità. La relazione in merito di Rodd fu mandata il 21 gennaio, venne poi ricevuta a Londra il 27 del mese e appena il 4 del mese successivo all’interno del Foreign Offi ce proposero di fare qualcosa riguardo alla Stampa, per esempio, proponevano di parlare con l’inviato del giornale in Inghilterra69. Dunque passarono due settimane da quando Rodd fece notare il cambiamento di uno dei giornali più importanti. Potremmo solamente fare supposizioni sul fatto che forse la “centrale” della diplomazia di Sua Maestà aveva ben altro a cui pensare e che queste “micro” questioni non fossero poi tanto importanti. Comunque Rodd continuava a descrivere la situazione mediatica italiana. Se da una parte all’inizio di febbraio la voce di Giolitti divenne più forte70, dall’altra fu notata la presa di posizione del Corriere della Sera (defi nito da Rodd il giornale più importante): in un articolo del 4 febbraio disse senza mezzi termini che l’Italia non sarebbe mai riuscita ad ottenere nulla con la passività – ovvero la neutralità – e che bisognava dunque guardare al futuro con realismo. Nel Foreign Offi ce ammisero che in eff etti l’articolo era uno “di quelli importanti”71. Sebbene La Stampa di Giolitti continuasse con il suo pacifi smo (la neutralità è conveniente) Rodd ribadiva che ormai il Corriere aveva fatto la mossa giusta scegliendo senza indugi l’intervento72. Agli inizi di marzo 1915 incominciò l’ultima fase delle trattative: molto concrete, caratterizzate da molte tensioni. Anche queste trattative erano state oggetto di molte ed attente analisi. In breve: Londra aveva le redini nelle proprie mani e si impegnava molto perché l’Italia si attivasse. Gli altri protagonisti erano in particolare da una parte l’Italia, che insisteva per le compensazioni territoriali, dall’altra la Russia. Tutto o quasi era incentrato sulla posizione russa che non cedeva sul fatto di off rire troppi territori agli italiani, in particolare la costa dalmata, per non danneggiare troppo la Serbia. In gioco c’era però anche dell’altro – la Russia era molto interessata alla sua “contropartita”: l’ac- cordo per la sua posizione geopolitica intorno agli Stretti. In fondo era questa la priorità numero uno per il ministro degli esteri russi Sazonov. Molte proposte e contro proposte fi nché i quattro non riuscirono a trovare un compromesso e il 26 aprile 1915 fi rmarono il Memorandum di Londra e due dichiarazioni (i tre documenti sono comunemente ma erroneamente noti come Patto o Accordo di Londra)73. I quasi due mesi sono nella documentazione britannica molto ben documentati. Ab- biamo a disposizione tutta una serie di scambi di lettere, opinioni, tentativi di mediare tra le parti. La drammaticità non manca: ci sono fonti primarie74 suffi cienti per una pubblica- zione molto più voluminosa di un articolo. 69 TNA FO 371/2375/10012, Rodd to Grey (No. 23, Confi dential), 21. 1. 1915; FO Minute, 4. 2. 1915. 70 TNA FO 371/2372/16132, Rodd to Grey (No. 45), 3. 2. 1915. 71 TNA FO 371/2372/16134, Rodd to Grey (No. 47, Confi dential), 5. 2. 1915; FO Minute, 12. 2. 1915. 72 TNA FO 371/2372/15479, Rodd, Rome (No. 50, Decypher telegram), 9. 2. 1915; 19643, Rodd to Grey (No. 53), 12. 2. 1915. 73 L’originale del Memorandum si trova in TNA FO 93/48/56, le due dichiarazioni invece in TNA FO 93/48/57. 74 In particolare i fi le TNA FO 371/2507 e TNA CAB 37/127. Per quanto riguarda la situazione in Italia in quei due mesi TNA FO 371/2375. 1011 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 AL POSTO DELLA CONCLUSIONE Per concludere possiamo almeno riportare che lo stesso giorno della fi rma Rodd nuovamente informava Londra (in una lunga relazione di ben 7 pagine) sulle attività di Bülow. Rodd era questa volta in parte ironico e vedeva nei diplomatici delle due Potenze Centrali e da parte dei loro sostenitori in Italia una certa disperazione. All’ambasciatore britannico era difatti chiaro che lo stesso giorno a Londra si stavano concludendo le tratta- tive. Aff ermò (o chiese?), riguardo alle voci che circolavano sulle promesse che da alcuni mesi Bülow faceva in giro: “Now the question arises what is the real signifi cation of all this parade of succesful negotiation at the very moment when the agreement between Italy and the powers of the Entente is actually being signed in London?”. Nel documento non è del tutto chiaro se il punto interrogativo scritto a mano sia suo oppure sia stato aggiunto da qualcuno nel ministero per gli aff ari esteri a Londra. Non ci sono invece dubbi sul commento alla relazione da parte del Foreign Offi ce scritta il 4 maggio: “Being ancient history, it seems unnecessary to distribute this to Paris and Petrograd.”75 Londra, Parigi e Pietrogrado, come pure Roma, ce l’avevano dunque fatta Un ruolo signifi cativo venne svolto da molti, tra questi evidentemente anche da Rodd. Dall’ultimo documento preso in considerazione risulta che era al corrente dell’atto fi nale; non è però chiaro sapere se era anche a conoscenza esatta del contenuto del Memorandum e delle due dichiarazioni. La segretezza intorno a quel “peccato originale” della diplomazia segreta era fondamentale. Un nuovo capitolo si apriva: dopo il “maggio radioso” e le preparazioni per l’entrata eff ettiva dell’Italia in guerra seguì la “discesa” nelle trincee dell’esercito italiano con tutte le conseguenze che ne seguirono per i soldati e la popolazione, ma questa è un'altra storia ovvero molte storie – anche queste molto ben documentate nelle fonti primarie britanniche. 75 TNA FO 371/2375/53923, Rodd to Grey (No. 134, Confi dential), Rome, 26. 4. 1915; FO Minute, 4. 5. 1915. 1012 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. IL MEMORANDUM ..., 993–1014 “IZVIRNI GREH” TAJNE DIPLOMACIJE. BRITANCI IN LONDONSKI MEMORANDUM 1915 Gorazd BAJC Univerza v Mariboru, Filozofska fakulteta, Koroška cesta 160, 2000 Maribor, Slovenija e-mail: gorazd1.bajc @gmail.com POVZETEK Avtor je preko analize primarnih virov, ki jih hrani britanski osrednji arhiv v Londonu (The National Archives), prikazal nekatera pomembna vprašanja, ki so bila v ozadju podpisa Londonskega Memoranduma 26. aprila 1915 (poznamo ga kot Londonski pakt), s katerim je Italija izbrala v prvi svetovni vojni zavezniško stran, se pravi Veliko Britanijo, Rusijo in Francijo. Uvodoma se je osredotočil na geopolitične vidike Sredozemlja ter na problem odnosa, ki so ga imeli v Italiji do t. i. neodrešenih ozemelj v Julijski krajini. V osrednjem delu je nato prikazal problematiko italijanske nevtralnosti, prve poskuse Antante avgusta 1914 pridobiti italijansko stran, kako je britanski veleposlanik v Rimu Rennel Rodd podrobno sledil dogajanju in reakcijam med politiki in v javnem mnenju v Italiji ter poskusom (mdr. v obliki protipropagande) predstavnikov Centralnih sil. Britan- ski viri pojasnjujejo, kako so bili italijanski vodilni krogi bolj naklonjeni Londonu, so pa stalo ponavljali, da Italija ni še pripravljena na spremembo svojega statusa. Marca 1915 so se v britanski prestolnici začela konkretna pogajanja in naposled se je konec aprila uresničilo to, kar so britanski diplomati v bistvu že več mesecev previdno in vztrajno pripravljali – italijanski vstop v vojno na strani zaveznikov. Ključne besede: Velika Britanija, Italija, Julijska krajina, Londonski memorandum 1915, Londonski pakt 1915, diplomacija 1013 ACTA HISTRIAE • 25 • 2017 • 4 Gorazd BAJC: QUEL “PECCATO ORIGINALE” DELLA DIPLOMAZIA SEGRETA. 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