227Arheološki vestnik 69, 2018, str. 227–276 L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Rimska naselbina Mužac v dolini Bele v Furlaniji Mirta FALESCHINI Izvleček Analiza gradiva z najdišča Mužac (Moggio Udinese; Videm, Italija) ponuja vpogled v proces romanizacije v dolini Bele (Fella). Naselbina je ležala ob pomembni trgovski poti, po kateri je potekal rimski prodor v vzhodne Alpe. Tod je vodila rimska cesta iz Italije v Norik in pozneje proti limesu ob Donavi. Ključne besede: Furlanija, dolina Bele, Mužac, rimska doba, 1. st. pr. Kr., cesta, naselbina, keramika Abstract [Moggio Udinese in the Valle del Fella, Italy] An analysis of the material from the site of Moggio Udinese (Friuli) provides an insight into the process of romanization in the Fella valley (Valle del Fella). The Roman settlement was located alongside a vital trade route that led the Roman breakthrough into the Eastern Alps. At this place, the Roman road led from Italy to Noricum and later towards the limes along the Danube. Keywords: Friuli, Valle del Fella, Moggio Udinese, Roman period, 1st century BC, road, settlement, pottery IL QUADRO STORICO La strada per il Noricum Già in epoca protostorica, risaliva lungo la valle del Fella un tracciato che legava l’area adriatica a quella alpina e danubiana (fig. 1). Questo, in epoca romana, fu sostituito da una strada la cui stesura viene datata, con buona probabilità, tra la metà e la fine del I secolo a.C.1 1 Due monete di età romana, di cui una datata alla prima età augustea, furono trovate sopra l’antico tracciato, nei pressi di Pietratagliata (Faleschini 2010, 185; Faleschini 2013, 266). La direttrice che collegava Iulium Carnicum Un notevole impulso alle relazioni commerciali con il Norico è dato dall’esordio del centro roma- no del Magdalensberg, sito a nord di Klagenfurt. Questo sembra essere stato attivo non prima dell’età cesariana quando, secondo l’ipotesi più accreditata, si riscontra la presenza di liberti delle famiglie aquileiesi di negotiatores; ma le prime monete romane sono datate alla metà del II a.C. e rivelano la precocità dei contatti.2 al Norico si data genericamente alla fine del I secolo a.C.; il tratto proveniente da Concordia è databile, in base ai miliari, tra il 2 e l’1 a.C. (Bosio 1991, 149–150 e 161). 2 Panciera 1976, 156. Ad una datazione ‘alta’ proposta da Piccottini e Dolenz, che affonderebbe le radici addirittura 228 Mirta FALESCHINI L’amministrazione imperiale dovette mettere mano più volte alla viabilità in quest’area. Un’at- testazione epigrafica diretta, inerente alla strada, è un miliare purtroppo incompleto, che ricorda un rifacimento della stessa per opera di due im- peratori del II secolo d.C., probabilmente Settimio Severo e Caracalla.3 La strada è ricordata anche nei due importanti documenti viari di epoca romana: la Tabula Peu- tingeriana, la celebre carta stradale raffigurante le terre dell’impero romano, e l’Itinerarium Antonini. Il tratto itinerario che interessa la valle del Fella è quello che da Aquileia porta al limes danubiano e nel substrato celtico, si contrappone l’ipotesi di Gleirscher su un’attivazione del sito solo a partire dall’età augustea (ultimamente, Gleirscher 2009; Dolenz et al. 2009). 3 CIL III, 5703 = CIL XVII, 4, 143: “Una […] extat Saifnitz prope Tarvis ante aedes n. 12 in ‘Villa’ quae dicitur” e sotto “[ve]tust[ate conlapsa rest]ituer[unt]” (cfr. Deringer 1936, 55, nota 194). più precisamente a Lauriacum. Nel tratto stradale della Tabula Peutingeriana che da Aquileia porta a Virunum e all’area danubiana è indicato il solo toponimo di Ad Silanos, da attribuire a una loca- lità del Friuli, sita forse tra gli abitati di Artegna e Gemona. Nell’Itinerarium Antonini, lungo il tratto stradale Ab Aquileia Lauriaco che si dirige verso l’area danubiana,4 compaiono i due toponimi di statio 4 L’altro tratto stradale che partiva da Aquileia (Item ab Aquileia per conpendium Veldidena) si dirigeva verso il Tirolo centrale. Nonostante la presenza di toponimi diversi nelle due liste itinerarie, da tempo gli studiosi sono giunti alla logica conclusione che ci fosse un tratto unico che risaliva la pianura friulana e, in prossimità della confluenza dei fiumi Fella e Tagliamento, si dividesse in due percorsi vallivi. It. Anton. 1929, 41: Ab Aquileia Lauriaco m. p. CCLXXII / viam Belloio m. p. XXX / Larice m. p. XXIIII / Santico m. p. XXIIII / Viruno m. p. XXX. It. Anton. 1929, 42: Item ab Aquileia / per compendium Veldidena m. p. CCXV / Ad Tricesimum m. p. XXX / Iulio Carnico m. p. XXX / Longio m. p. XXII / Agunto m. p. Fig. 1: Canal del Ferro e Val Canale. In evidenza i siti che compaiono nel testo. Scala 1:400.000. Sl. 1: Železna dolina in Kanalska dolina. V besedilu omenjena najdišča. M. = 1:400.000. (Podlaga: pregledna karta Slo- venije, M. = 1:500.000, ©GURS 19682.) 229L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) viam Belloio e Larice; in base all’identificazione della statio successiva, Santico, con Villach Warmbad, si deduce che i due toponimi dovevano trovarsi entro i confini attuali, anche se permangono dubbi e in- certezze sull’identificazione con una qualsiasi delle località poste lungo la valle del Fella.5 Il publicum portorii Illyrici Lungo i principali assi stradali nacquero e si svilupparono insediamenti che traevano le proprie risorse dagli scambi commerciali e dalle infrastrut- ture dell’amministrazione doganale. Con buona probabilità si data già all’epoca tiberiana, infatti, la costituzione del publicum portorii Illyrici, la circo- scrizione doganale dell’Illirico (Zaccaria 2010); si ha notizia della presenza di stationes doganali sia a Resiutta (statio Plorucensis), sia a Camporosso/ Žabnice (statio Bilachiniensis), quest’ultima già in territorio norico (Zaccaria 2001b, 142), mentre il confine amministrativo tra la Regio decima e la provincia del Noricum passava forse nei pressi di Chiusaforte (fig. 1; Bosio 1981, 49). Epigrafi votive o funerarie con dediche da par- te di servi o funzionari del portorium sono state rinvenute a più riprese nella valle. A Resiutta, nei pressi della canonica, agli inizi del secolo scorso venne scoperta una piccola ara con una dedica votiva al dio Silvano; l’iscrizione, datata al II secolo d.C., fu dedicata da Auctor, addetto alla dogana della statio Plorucensis.6 XVIII / Littamo m. p. XXIII / Sebato m. p. XXIII / Vipiteno m. p. XXXIII / Veldidena m. p. XXXVI. 5 L’incertezza deriva dal fatto che, durante una delle compilazioni dell’itinerario (che si presuppongono numerose), è stata omessa una tappa; ciò comporta che la distanza complessiva tra Aquileia e Virunum (Klagenfurt) non corrisponda alla somma data dalle distanze tra le singole tappe, ma verrebbero a mancare trenta miglia, corrispondenti appunto a una tappa intermedia. Tenendo ferma la correttezza delle distanze tra Aquileia e viam Belloio (quest’ultima identificata da Bosio, con un ragionamento non privo di qualche dubbio, con Tricesimo) e quella, elencata in senso inverso, tra Virunum e Santicum (Villach), la caduta di una tappa doveva trovarsi per forza nel tratto tra viam Belloio e Santico, ossia nel tratto che congiunge Tricesimo a Villach. La statio Larice viene identificata da Bosio con Campolaro di Chiusaforte, mentre la statio mancante viene identificata con l’odierna località di Camporosso (Bosio 1991, 162). 6 AÉ, 1923, 46. Auctor era schiavo di un conductor che deteneva l’appalto, forse lo stesso T. Iulius Perseus menzionato anche nell’iscrizione presso il passo di Monte Croce Carnico/Plöckenpass (CIL V, 1864). Le due iscrizioni Anche a Camporosso la presenza della dogana è attestata da alcune iscrizioni rinvenute nei secoli scorsi. Nel 1910, in una casa nella zona orientale del paese, venne scoperto un piccolo sarcofago con un’iscrizione funeraria che i genitori Ermia- nus e Leontia dedicavano alla figlioletta morta.7 Nell’iscrizione Ermianus si definisce scrutator sta- tionis Bilachiniensis; il riferimento a una diarchia imperiale (Augustorum nostrorum) data l’epigrafe tra la seconda metà del II secolo d.C., all’epoca di Marco Aurelio, e i primi due decenni del III secolo d.C. (Egger 1916, 96). Questo riferimento a un addetto all’ufficio doganale va ad aggiungersi ad altre due menzioni presenti in iscrizioni rinvenute nell’Ottocento: una nomina, genericamente, un contrascriptor ( CIL III, 4716), cioè un controllore della stazione doganale (Zaccaria 2001a, 208); un secondo monumento funerario è dedicato ad un certo Aquilinus, definito Caes(aris) n(ostri) servus, da parte della moglie.8 Uno studio recente, condotto da Claudio Zac- caria, ha preso in esame un’altra iscrizione inedita proveniente da Camporosso ed ha contribuito a fugare gran parte dei dubbi riguardo all’ubicazione, presso questo centro, della statio Bilachininiensis. Si tratta di un’epigrafe votiva rinvenuta alcuni decenni fa nella zona occidentale dell’abitato; l’iscrizione porta la dedica di Telesforo, che si definisce Cai Antoni Rufi servus e publici portorii vilicus, al dio Mitra e contribuisce ad attestare, nel centro doga- nale, la presenza di un culto al dio e del relativo mitreo, cosa non inusuale tra i funzionari delle stationes doganali, sia liberi che schiavi.9 A queste testimonianze va aggiunto il monumento funerario di Severilla, coniuge dell’addetto dogana- le Onesimus, che fu rinvenuta alla fine del XVIII secolo ‘in un campo vicino alla Ponteba Veneta’ e sono messe in relazione in base al formulario usato in quel periodo (Mainardis 2008, 103–134). 7 Egger 1916, 95–96; AÉ, 1974, 485. Una recente lettura dell’iscrizione in Zaccaria 2001a, 211. 8 CIL III, 4712 = 11470. Si tratta, probabilmente, dello stesso personaggio che, in una dedica votiva presente su un’ara che si trova all’esterno dell’abside della chiesa di S. Giovanni in Tuba presso Duino, è ricordato come servus vilicus (CIL V, 706; Zaccaria 2010, 60–61). 9 D(eo) I(nvicto) M(ithrae). / Telesphorus, / C(ai) Antoni Rufi / ser(vus), p(ublici) p(ortorii) vilicus, / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito) (Zaccaria 2001a, 207–208). Notizie sul mitreo di Camporosso in Casari 2015, 209–225; Casari 2016, 131–152. 230 Mirta FALESCHINI che viene anch’essa attribuita alla statio doganale di Bilachinium-Camporosso.10 MOGGIO UDINESE La storia delle ricerche La presenza romana a Moggio è nota già da tem- po: secondo la tradizione, il colle di Santo Spirito avrebbe ospitato sulla sua sommità una piccola fortificazione; a testimonianza di ciò resterebbe un avvallamento nel terreno, a forma di fossato (trad. vallum) che circonda le pendici accessibili della piccola altura (fig. 2).11 Dei ritrovamenti avvenuti nei secoli passati rimane solamente l’urna cineraria di Accius Libella che fu utilizzata, nel XVI secolo, come concio di un pilastro del chiostro abbaziale.12 Molti e non sempre documentabili furono in passato i ritrovamenti di monete. I tesoretti di nominali norici talvolta misti a denari repubbli- cani, rinvenuti a Moggio nei secoli passati, sono 10 Cagnat 1882, 27. Notizie relative alla storia del rinvenimento dell’iscrizione e della sua pubblicazione in Zaccaria 2007, 73–79; Zaccaria 2010, 63. 11 Circa allo stesso livello del vallum, ma sulle pendici settentrionali del colle, si trova una località chiamata Cjastilîr, nome significativo che potrebbe richiamare la presenza di evidenze anche molto antiche. 12 Mainardis 2008, 165. Un’epigrafe venne menzionata dal Valvasone nel XVI secolo, forse la stessa murata nella parete esterna della chiesa abbaziale e visibile fino al terremoto del 1976 (Valvasone 1559 (1869–70), 177; Mainardis 2008, 164); una piccola necropoli a incinerazione fu rinvenuta sul colle di Santo Spirito nella metà dell’Ottocento (De Gaspero 1876, 26 gennaio, n. 22, 1). testimonianza di attività militari o di scambi commerciali. Oltre ai nominali misti si rinvenne anche un ricco tesoretto di monete repubblicane (69 denarii e 80 quinarii) contenente alcuni esemplari databili con certezza al 32–31 a.C. (Pettarin 1991; Gorini 2001, 132–133). In tempi recenti si hanno ulteriori e più docu- mentati rinvenimenti di materiali d’età romana. Già negli anni Cinquanta del secolo scorso, secondo testimonianze orali, uno smottamento del terreno causato dalle forti piogge portava in luce, sotto la balaustra del piazzale dell’abbazia, materiale ceramico d’epoca romana ora disperso (fig. 3: 7). Poco lontano, in località ‘Broili’, alcuni anni fa, in seguito alla costruzione del parcheggio, sono stati rinvenuti altri materiali d’età romana: si trattava di una cospicua quantità di frammenti di anfore e tegole, che si presentavano già rotti in antico e che furono forse utilizzati per rialzare il terreno soggetto, in quella zona, a cedimenti (fig. 3: 8). Negli anni Ottanta, sotto il pavimento di una casa ubicata alle pendici nord-occidentali del colle e ristrutturata in seguito al sisma del 1976, furono rinvenuti alcuni frammenti di ceramica a vernice nera già pubblicati e ora inseriti nel catalogo con la sigla MGG1 (Faleschini 1993, 57–62; Faleschi- ni 1999); i materiali sono tuttora in possesso di privati (fig. 3: 1). La perdita più grave per la conoscenza dell’entità dell’insediamento romano è stata causata dalla costruzione, nei primi anni Settanta, del cimitero nuovo che occupa il settore meridionale del colle abbaziale. Durante lo sbancamento del terreno emersero parecchie evidenze archeologiche, tra le quali un pavimento di cocciopesto, segnalato da Miotti (1977, 91); il tutto fu sigillato in seguito al Fig. 2: Moggio Udinese. 1 – Panoramica; 2 – il colle di Santo Spirito con l’abbazia di San Gallo. Sl. 2: Mužac. 1 – panorama; 2 – grič Santo Spirito z opatijo sv. Gala. 1 2 231L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Fig. 3: Moggio Udinese. Siti archeologici. Carta Tecnica regionale 1:5000. Sl. 3: Mužac. Arheološka najdišča. M. = 1:5000. completamento dei lavori e i materiali andarono dispersi (fig. 3: 6). Gran parte del materiale inventariato presente in questo catalogo, rinvenuto in modi e tempi di- versi, proviene dalla zona sudorientale del colle di Santo Spirito dove, presumibilmente, era ubicato il settore ‘residenziale’. Nel giugno del 1996, dopo un periodo di abbon- danti piogge, il colle fu interessato da fenomeni franosi; uno smottamento mise in luce, oltre a numerosi frammenti ceramici, un muro di conteni- mento del pendio, fatto di grossi conci rozzamente sbozzati e tenuti assieme da malta ricca di calce (Faleschini 1997, 420; figg. 3: 3; 4). Il sito, denominato in seguito MGG3, fu og- getto di un nuovo intervento nel 2002, da parte della cooperativa CORA-Ricerche archeologiche che operava nell’ambito del ‘Progetto Celti’; in tale occasione si procedette alla ripulitura delle evidenze murarie e alla raccolta di altro materiale. Contemporaneamente furono avviati alcuni sondaggi esplorativi lungo le pendici sudorientali del colle; in particolare, sul breve terrazzo sub- pianeggiante posto sul declivio a sud del cimitero, a circa 200 m dal sito della frana, venne alla luce un altro sito di epoca romana, che fu denominato MGG4 (fig. 3: 4): vi si rinvennero alcuni poderosi muri di contenimento del pendio e due strati pavi- mentali relativi a edifici di epoca romana (Bassetti 2002; figg. 5–7). Gli ultimi sondaggi fatti dalla Soprintendenza hanno avuto luogo nel 2006, ed hanno interessato il pavimento dell’aula della chiesa di Santo Spirito eretta nel XV secolo; sono stati rinvenuti pochi materiali di epoca romana (non presenti nel ca- talogo), datati tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. (figg. 3: 2; 8).13 13 Nella relazione di scavo si parla di “materiale d’epoca romana (soprattutto di I secolo: ceramica tipo ‘Auerberg’, anforacei, fr. vitrei, moneta dell’imperatore Domiziano” (Piuzzi 2006). Da un veloce esame autoptico sulla ceramica ho potuto appurare che si tratta, per lo più, di pochi resti di vernice nera e di vasellame grezzo (definita nei cartellini 232 Mirta FALESCHINI Fig. 4: Moggio Udinese. Muro di contenimento del colle di Santo Spirito, sito MGG3 (fig. 3: 3). Sl. 4: Mužac. Škarpa na griču Sv. Duha, lokacija MGG3 (sl. 3: 3). Fig. 5: Moggio Udinese. Muro di contenimento del pendio, sito MGG4 (fig. 3: 4). Sl. 5: Mužac. Škarpa na pobočju, lokacija MGG4 (sl. 3: 4). Fig. 6: Moggio Udinese. Vespaio pavimentale di un piccolo edificio rinvenuto sul terrazzo, sito MGG4 (fig. 3: 4). Sl. 6: Mužac. Tlak v majhni stavbi na terasi, lokacija MGG4 (sl. 3: 4). Fig. 7: Moggio Udinese. Pavimento in malta dell’edificio posto a ridosso del pendio, sito MGG4 (fig. 3: 4). Sl. 7: Mužac. Maltni tlak v stavbi na pobočju, lokacija MGG4 (sl. 3: 4). Fig. 8: Moggio Udinese. L’aula della chiesetta di Santo Spirito, sede di recenti sondaggi (fig. 3: 2). Sl. 8: Mužac. Ladja cerkve sv. Duha, nedavna izkopavanja (sl. 3: 2). 233L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Materiale archeologico d’epoca romana continua ad affiorare lungo le pendici del colle: alcuni anni fa, in un punto a valle del settore MGG4, tra le radici di un grande albero sradicato, sono stati rinvenuti frammenti di ceramica grezza. Una re- cente pulitura ha fornito altri interessanti materiali inseriti in catalogo sotto la sigla MGG5 (fig. 3: 5). La frequentazione delle vicine alture da parte di genti di cultura celtica potrebbe essere confer- mata dal rinvenimento, durante alcune attività di survey promosse dal ‘Progetto Celti’, di una catena di sospensione (presente in catalogo; fig. 25) e di due sottili verghe di bronzo, allora interpretate come stili usati per scrivere. Tra l’epoca romana e quella medioevale esiste finora uno iato, solo in parte colmato da sporadici rinvenimenti di età tardoantica. Infatti, la storia dell’insediamento sul colle di Santo Spirito rico- mincia con la fondazione dell’abbazia benedettina alla fine dell’XI secolo.14 (fig. 2). ANALISI DEI MATERIALI Giova ricordare che il materiale qui esaminato rappresenta un dato provvisorio poiché le ricerche sono state parziali e molto resta ancora da mettere in luce. Nel suo complesso, l’insediamento era strutturato su terrazzamenti artificiali che sono stati indagati solo in minima parte: non è stata completata l’indagine del sito MGG4 (fig. 3: 4), che ha fornito numerosi materiali d’età romana e sporadiche testimonianze di epoca tardoantica. Lo studio del materiale ha presentato alcune difficoltà dovute alle pessime condizioni. Gran parte dei reperti del sito MGG3 (fig. 3: 3), infatti, provenienti dallo smottamento e scivolati fino a ridosso dell’Orto agrario, sono rimasti esposti alle intemperie per oltre una settimana. Anche la ceramica recuperata nello scavo del sito MGG4 (fig. 3: 4) era molto frammentaria, forse perché, in passato, la zona era stata adibita ad area agricola. ‘protostorica’), che sembrano recare segni di bruciatura e che, in ogni caso, vanno a confermare la datazione dell’insediamento. 14 Oltre alle evidenze da sempre conosciute, quali l’abbazia con l’annesso chiostro, la torre e la chiesa di Santo Spirito, negli anni ’80, in seguito alla costruzione della biblioteca, è stata scoperta, appoggiata al lato nord della torre, una discarica che conteneva materiale datato a partire dal XIV (non presente nel catalogo) e che in antico era stata adibita a cisterna per l’acqua (Tomadin 1992). Nel catalogo sono stati inseriti unicamente i reperti identificabili nella forma, per lo più orli, rinvenuti nei due settori, che rappresentano sola- mente il 10% del totale ceramico rinvenuto a Mog- gio Udinese. Vengono, inoltre, presi nuovamente in esame i tredici frammenti del sito MGG1 (fig. 3: 1), già pubblicati in precedenti contributi (vedi supra);15 l’analisi di questi si basa su immagini fotografiche o disegni, non essendo più disponibili per un ulteriore controllo diretto. L’ordine seguito nel presentare i materiali rispon- de a un criterio legato sia alle caratteristiche della produzione, sia funzionale, secondo la seguente suddivisione: Ceramiche fini da mensa, Ceramiche grezze, Ceramiche comuni depurate e semidepu- rate, Anfore, Materiale di uso quotidiano, Metalli. Ceramiche fini da mensa Le ceramiche fini da mensa rappresentano l’8% del totale dei frammenti ceramici rinvenuti nel set- tore ‘residenziale’ (MGG3 e MGG4; figg. 3: 3,4; 9). Ceramica a vernice nera (tavv. 1–2: 1–32) La ceramica fine da mensa è costituita, per lo più, da vasellame a vernice nera, i cui 97 frammenti rinvenuti rappresentano l’80% dell’intera classe (fig. 10). I frammenti identificabili nella forma 15 Si tratta di nove frammenti di ceramica a vernice nera e quattro frammenti di anfora, contraddistinti dalla mancanza di numero di inventario. Fig. 9: Moggio Udinese. Principali gruppi ceramici. Sl. 9: Mužac. Glavne keramične skupine. Tipo della ceramica Keramična skupina Numero di pezzi Število kosov Percentuale Odstotek Ceramiche fini da mensa Fina namizna keramika 122 7,9 % Ceramiche grezze Groba kuhinjska keramika 328 21,3 % Ceramiche comuni depu- rate e semidepurate Prečiščena in polprečiščena keramika 354 23 % Anfore Amfore 729 47,4 % Altro Drugo 3 0,2 % Totale Skupaj 1536 100 % 234 Mirta FALESCHINI 16–17,25,26); altri, diversamente, possono essere confusi con la forma 16 e, in ogni caso, arrivano fino alla prima età augustea (tav. 2: 27– 30).19 Le forme più comuni nei due siti di Moggio sono la coppa Lamboglia 28 (tav. 1–2: 16–20,25,26) e la patera Lamboglia 7 (fig. 11; tav. 1: 1–5). Questo dato è confermato anche dalla ceramica a vernice nera proveniente dal sito MGG1, dove sono pre- senti una patera dalle dimensioni notevoli (tav. 1: 2) e una coppa Lamboglia 28 (tav. 2: 26), che presenta due segni graffiti incisi sulla parete ester- na vicino al piede; di questi, uno potrebbe essere interpretato come una lettera X o un ‘chi’ greco, mentre l’altro è di significato incerto (fig. 12).20 Meno rappresentate, a Moggio, sono alcune forme, altrove più frequenti, come le patere Lamboglia 5 (tav. 1: 6) e Lamboglia 6/forma Morel F1631 (tav. 1: 15), il piattello su alto piede Lamboglia 4 (tav. 2: 31) e il frammento di piede di calice (tav. 2: 32), la coppa Lamboglia 31 (tav. 2: 21) e le coppette Lamboglia 8 (tav. 2: 22) e Lamboglia 22/Morel F2652 (o F2654; tav. 2: 23)21 tutti presenti con un unico esemplare; un discorso a parte merita la coppa Morel F1723, dall’impasto grigio, duro e 19 Frontini 1985, p. 15. La forma 16 manca nell’analisi di Dobreva, Griggio, che attribuiscono la forma carenata alla versione più tarda della Lamboglia 28 (Dobreva, Griggio 2011, 83). 20 Confronti si possono fare con incisioni presenti su coppe e patere di area lombarda, attribuibili al II–I secolo a.C. (Sfredda 1998, 24–26) e aquileiese (Magnani 2011, 137–141). 21 Presente ad Aquileia (Mandruzzato, Maselli Scotti 2003, tav. 3: 2). Per Dobreva, Griggio rientra nella Lamboglia 28 ‘a brevissima tesa’ (Dobreva, Griggio 2011, 83). Ceramiche fini da mensa Fina namizna keramika Numero di pezzi Število kosov Percentuale Odstotek Vernice nera S črnim premazom 97 79,5 % Pareti sottili Tankih sten 13 10,6 % Terra sigillata norditalica Severnoitalska tera sigilata 9 7,4 % Terra sigillata orientale A Vzhodna sigilata A 3 2,5 % Totale Skupaj 122 100 % Ceramica a vernice nera, Forme Oblike keramike s črnim premazom Numero di pezzi Število kosov Lamboglia 7 5 Lamboglia 5 o 5/7 3 Lamboglia 7/16 6 Lamboglia 6 1 Lamboglia 28 7 Lamboglia 28 o 16 4 Lamboglia 31 1 Lamboglia 8 1 Lamboglia 4 1 Lamboglia 22/Morel 2652 1 Morel 1723 1 N.D. / Nedoločeno 1 Totale / Skupaj 32 Fig. 10: Moggio Udinese. Ceramiche fini da mensa. Sl. 10: Mužac. Fina namizna keramika. Fig. 11: Moggio Udinese. Forme della ceramica a vernice nera. Sl. 11: Mužac. Oblike keramike s črnim premazom. sono 34; sono riferibili, per lo più, a orli e piedi di coppe e patere (fig. 11). La mancanza di pezzi integri o in buona parte ricomponibili, conduce alle problematiche consuete a questa classe ceramica, e cioè che l’analisi del frammento lascia sempre spazio a dubbi riguardo alla distinzione tra le varie forme.16 L’accertamento del diametro di orli e piedi può portare ad alcune distinzioni di massima, ad esempio, tra patere e coppe, e tra patere di maggiori o minori dimensio- ni. In base a ciò si è distinto la forma Lamboglia 7, rispetto alla Lamboglia 5 o 5/7 per il piede più massiccio, possibile indizio di dimensioni maggiori (tav. 1: 3–5);17 un’ulteriore distinzione proposta è tra la forma Lamboglia 16 e la 7/16, la cui vasca, carenata, è più o meno ampia, per cui la prima forma viene classificata come coppa, mentre la seconda rientra nelle patere (tav. 1: 11).18 Tra le coppe Lamboglia 28, alcuni esemplari, la cui vasca è ricostruibile, sono privi di carena spigolosa e quindi non scendono oltre il I secolo a.C. (tavv. 1–2: 16 La classificazione di Morel risulta troppo articolata nel caso di frammenti poco distinguibili. Pertanto, solo in pochi e accertati casi si è fatto uso di questa classificazione, mentre si è ritenuto utile adottare una classificazione generale come quella di Lamboglia che si adatta, appunto, a pezzi frammentari e poco identificabili. A questa si aggiunge, per le forme più tarde, l’integrazione della classificazione data da Conspectus (Lamboglia 1952; Morel 1981; Consp. 1990). 17 Sfredda 1998, 24–25. “Le dimensioni sono in genere assai più grandi […] che nella stessa forma 5” (Lamboglia 1952, 148, ma soprattutto Frontini 1985, 12). Pur tenendo conto che questa distinzione è fortemente arbitraria. 18 Sfredda 1998, 25–26. Distinzione non ancora presente in Lamboglia 1952. 235L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) compatto, che potrebbe essere interpretata come una forma più tarda, d’età tiberiana, pertinente a una coppa in terra sigillata Conspectus 37.21 cotta troppo a lungo (tav. 2: 24).22 Si tratta, per lo più, di prodotti di qualità scadente: la vernice dei frammenti è spesso sottile, di color nero o nero-marrone, talvolta con iridescenze, con dischi d’impilamento all’interno e colate di colore all’esterno del vaso. L’impasto è spesso molto tenero, generalmente di colore beige-rosato, tranne alcuni frammenti che presentano un impasto grigio, frutto di una cottura in ambiente riducente;23 sono, senza dubbio, tipologie di produzione alto-adriatica e regionale (18 frammenti). Da questi si discostano pochi frammenti (5), che presentano impasto duro e/o vernice spessa e coprente, di color nero-bluastro, e possono essere attribuiti alla produzione della campana B (tavv. 1–2: 10,12,22,23,29), mentre la grande patera del sito MGG1, per la tipologia dell’impasto, appartiene al gruppo della Campana C (tav. 1: 2).24 All’interno di alcuni dei recipienti moggesi sono presenti motivi radiati, rotellature e impronte di 22 Comunicazione personale di Peter Gamper ed Eleni Schindler-Kaudelka. 23 Per la tipologia di produzione ci si avvale della classificazione presente in Dobreva, Griggio 2011, 77–81. Non avendo potuto utilizzare la Soil Color Chart del Munsell (eccetto che per i frammenti di MGG1), le gradazioni cromatiche degli impasti vengono definite approssimativamente. 24 Faleschini 1993, 60–61. sigilli, una delle quali non più identificabile (tav. 1: 3,4,7–9).25 Appartengono a un repertorio usuale il sigillo radiato della patera (tav. 1: 4) e quello della patera (tav. 1: 9), raffigurante forse la lettera N di ‘Nike’26 che si trovano anche in alcune for- me del Magdalensberg,27 mentre la figurina alata posta all’interno di un sigillo ovale di una patera rinvenuta in MGG1 (tav. 1: 8) richiama da vicino i motivi presenti su alcune fibule Jezerine.28 Il motivo peculiare presente nel sigillo di un frammento di piede (tav. 1: 3), nonostante sia molto rovinato, è uguale a quello apposto su una patera con piede massiccio, presente nel sito austriaco su recipiente in ‘hartes Fabrikat’: raffigurerebbe simboli bene- auguranti, legati a Mercurio e al commercio.29 25 Sigilli come impressione di gemme contrassegnano i prodotti delle officine dell’Italia settentrionale e nordorientale (Morel 1987, 122–124, nota 55). 26 Lamboglia 1952, 155, n. 2. Il bollo viene letto anche come C.V., presente su ceramica aretina e datato al 40–20 a.C. (Buora 2001, 260–266). 27 Schindler 1967, 47; Schindler 1986, tav. 3: 15, su una patera aretina. 28 Adam, Feugère, 1982, 172, fig. 19. 29 ‘In der Mitte ein Palmstamm […] darunter ein Steuerruder, links ein geflügelter Petasos, rechts eine Ähre, darüber ein Füllhorn mit herabhängenden Trauben, darüber ein Stern […] handelt es sich um eine Zusammenstellung von Glückssymbolen, dismal sehr vieler und besonders solcher, die sich auf den Handel beziehen’ (Schindler 1967, 56–57). Fig. 12: Moggio Udinese. Coppa Lamboglia 28 in ceramica a vernice nera con segni graffiti (MGG1; tav. 2: 26). Sl. 12: Mužac. Skodela Lamboglia 28 iz keramike s črnim premazom z vrezanimi znaki (MGG1; t. 2: 26). 236 Mirta FALESCHINI Ceramica a pareti sottili (tav. 2: 33–39) Fanno parte di questa classe 13 frammenti, l’11% circa della ceramica da mensa; tra questi sono riconoscibili solo alcuni esemplari (circa la metà), composti da orli molto frammentari e distinti tra loro principalmente dal tipo di impasto (fig. 10). Un primo gruppo, composto da tre individui (tav. 2: 33–35), presenta un impasto duro e poco depurato, talora scabro al tatto e con all’interno inclusi tra i quali, riconoscibili a occhio nudo, sono quelli di black sand. Dei tre esemplari, due hanno un impasto di color rosso-mattone e profilo molto sottile, di forma globulare (tav. 2: 34,35); l’altro, di impasto più scuro e tenero, ha pareti più spesse e il profilo diritto (tav. 2: 33).30 Nonostante la frammentarietà dei recipienti è possibile distin- guere la forma del bicchiere o dell’olletta.31 L’olletta globulare viene prodotta durante tutto il I secolo a.C.32 La qualità dell’impasto, duro e compatto, con superfici rugose e non polite, starebbe ad indicare una produzione centro-italica.33. Il secondo gruppo consta di quattro orli e si distingue dalla ceramica comune solo per lo spessore sottile delle pareti, poiché presenta un impasto depurato e abbastanza compatto di color beige, forse di produzione padana; il corpo, ove sia ricostruibile, è dritto o globulare (tav. 2: 36–39). Terra sigillata norditalica (tav. 2: 40–44) Appartengono a questa classe ceramica pochi individui molto frammentari (circa il 7% del totale della ceramica da mensa; fig. 10), dei quali solo cinque sono riconoscibili e databili con certezza. Sono stati tutti rinvenuti in MGG4 e in contesto di scavo. 30 Un confronto per questi tre frammenti proviene dal porto di Napoli, dove è stata rinvenuta parecchia ceramica a pareti sottili, presa in esame da Illuminata Faga; la studiosa ne ipotizza una produzione locale e data il materiale a partire dall’età augustea (Faga 2008, 645–646, tav. 4: 6; Faga 2010, 192–195). 31 La definizione data dagli studiosi austriaci, ‘Soldatenbecher’, ad alcune forme, allude al fatto che questi recipienti, denominati anche bicchieri o boccalini per via della loro funzione, fossero in dotazione all’esercito romano e, quindi, spia dell’espansione romana (Schindler- Kaudelka 1975, 59–61 e 151). 32 Maselli Scotti 1984, 54; Gervasini 2005, 203; Donat 2009, 120. 33 Tassinari 1998, 38; Donat 2009, 120. Alcuni (tav. 2: 40,42,43), hanno impasto molto farinoso e di cattiva qualità, sebbene depurato e pos- sono essere sicuramente attribuiti alla terra sigillata padana (Buora, Cassani 1999, 77). I due frammenti appartenenti a un piede (tav. 2: 42) sono ascrivibili alla ‘Fabrikat C’ del Magdalensberg, mentre il fram- mento di orlo con impasto più compatto e vernice di buona qualità (tav. 2: 44), potrebbe corrispondere alla descrizione data per la ‘Fabrikat B’ (Schindler, Scheffenegger 1977, 18–19); le dimensioni esigue del frammento ci permettono solo di ipotizzare la presenza di una patera di forma Conspectus 1. Un frammento ha impasto più compatto, tendente al beige scuro o camoscio (tav. 2: 41). Questo è ri- conoscibile come una coppetta dalla tipica forma Conspectus 22, con sigillo di LVCRIO ben attestata ad Aquileia e sul Magdalensberg e che si data tra il 15 a.C. e il 10 d.C. (Oxé, Comfort, Kenrick 20002, 263, n. 1050; Buora, Cassani 1999, 75). Terra sigillata orientale (tav. 2: 45) Si possono attribuire con certezza tre frammenti alla ‘Terra sigillata Orientale A’ (tav. 2: 45; fig. 10), la cui produzione è localizzabile nell’area siro- palestinese e giunge fino al I secolo a. C. I fram- menti presenti appartengono tutti, probabilmente, a un piatto di grandi dimensioni, identificato come “Piatto a fondo ridotto con orlo ampio” (Hayes 1985, 10, 17); presenta un’argilla color giallognolo, molto dura e compatta. Questa classe ceramica è presente con alcuni individui anche sulla Gurina (Gamper 2015, 184–185). Ceramiche grezze Sotto la dicitura ‘Ceramiche grezze’ vengono comprese, in realtà, diverse varietà di contenito- ri, caratterizzati da impasti poco depurati e con abbondanti inclusi, che rappresentano il 21% del totale dei rinvenimenti ceramici (fig. 9). I fram- menti in catalogo rappresentano solamente il 12% del totale della ceramica grezza (328 frammenti); si tratta di pezzi che, data la loro completezza, si sono potuti facilmente identificare (fig. 13). I profili sono quasi tutti attribuibili a forme chiuse che, comunemente, vengono denominate ‘olle’. Per quel che riguarda la loro funzione,34 alcuni 34 Sulle problematiche riguardanti l’individuazione delle funzioni dei recipienti si veda Covizzi 1992, 36–37. 237L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) recipienti erano impiegati per la conservazione dei cibi, come è attestato per i vasi Auerberg,35 mentre altri, con presenza sull’orlo di cordonature interne, approntate per l’alloggiamento di un eventuale coperchio, o con tracce di esposizione sul fuoco, erano usati per la cottura dei cibi. Nel catalogo si è deciso di suddividere i gruppi di recipienti innanzitutto secondo il criterio della provenienza. Tra i vari tipi, infatti, alcuni sono già stati identificati con sicurezza e possiedono ormai un’ampia bibliografia.36 Appartengono ad alcuni gruppi recipienti che, grazie alla forma o al tipo di impasto, vengono facilmente individuati nella cronologia e nell’area di produzione: le ‘Olle con impasto di grafite’ (Graphittonkeramik) e le ‘Olle Auerberg’ sono di tradizione La Tène; le ‘Olle tipo Pavia di Udine’ sono di produzione locale, mentre le ‘Olle tipo Sevegliano’ o ‘Olle a corpo ovoidale’ e le ‘Olle a impasto refrattario’ appartengono alla cultura venetica. Due ulteriori gruppi di frammenti, dopo un accurato esame autoptico, sono stati individuati in base alla qualità dell’impasto e alla similarità dell’orlo e trovano confronto con tipi presenti, 35 Questi frammenti sono testimonianza di scambi e commerci con le zone alpine e riguardano, probabilmente, non tanto i contenitori, bensì i prodotti contenuti, in particolare carne e grasso di caprovini e sego (Donat, Maggi [a cura di] 2007, 152, 160–161). 36 Da ultimo si veda Buora (a cura di) 2008. rispettivamente, nell’area norica (‘Olle di produ- zione norica’) e nel sito di Mandrga, in Slovenia (‘Olle con orlo estroflesso’). Molti sono i frammenti pertinenti a ceramiche grezze che non rientrano nei gruppi sopra men- zionati e, a causa della loro frammentarietà, non sono stati inseriti nel catalogo. Si tratta soprattutto di fondi e pareti appartenenti a olle e vasi, di varie dimensioni, con frequenti tracce di combustione. Presentano impasti spesso di pessima qualità, duri e compatti, in altri casi molto friabili, ricchi di inclusi quali mica, pietrisco e calcare. I profili, molto diversi tra loro, non sempre rispondono a tipologie precise e denotano, probabilmente, una produzione locale, con un utilizzo che dalla roma- nizzazione arriva fino all’età augusteo-tiberiana.37 Alcuni frammenti di pareti mostrano i consueti motivi decorativi; tra questi prevalgono le incisioni verticali ‘a pettine’, di tradizione La Tène (Rupel 1988, 107); sono presenti anche incisioni a tacche, triangolari e solcature. Olle con impasto di grafite (tav. 3: 46,47; fig. 13) A questa categoria di ceramica di buona fattura appartengono gli orli di due recipienti, entrambi provenienti dal sito MGG3 (tav. 3: 46,47). Il n. 47 appartiene a una forma abbastanza comune: si tratta di un vaso con il tipico orlo introflesso ‘a ghianda’ e spigolo all’attacco tra orlo e parete (Zabehlicky Scheffenegger, Sauer 1997, 87). L’altro frammento (tav. 3: 46) presenta un orlo estroflesso e ingrossato. La decorazione del primo frammento è quella consueta, a pettine, mentre nel secondo, sotto l’orlo, è presente una doppia scanalatura. Entrambi hanno un impasto di color grigio scuro, molto duro e compatto. La ceramica con impasto di grafite, di origine protostorica, è poco diffusa in regione; alcuni frammenti sono venuti alla luce ad Aquileia, Sevegliano e Codroipo (Buora [a cura di] 2008, 106). In area alpina è presente a Zuglio e a Paularo (Vitri, Donat 1997, 103). Gli esemplari di Moggio si datano dall’età tardo- repubblicana fino a quella augusteo-tiberiana. 37 Si tratta, forse, di fornaci che operavano nell’ambito economico delle ville rustiche della pianura friulana, com’è stato supposto per quella del Gorgaz, nel pordenonese (Ventura, Donat 2003, 412–413). Ceramiche grezze, Forme Oblike grobe keramike Numero di pezzi Število kosov Olle con impasto di grafite Grafitni lonci 2 Olle di produzione norica Noriški lonci 4 Olle-barattolo Auerberg Sodčasti lonci Auerberg 4 Olle di tipo Auerberg Lonci tipa Auerberg 3 Olle con orlo estroflesso Lonci z izvihanim ustjem 5 Olle tipo Pavia di Udine Lonci tipa Pavia di Udine 12 Olle-vasi tipo Sevegliano 4 Lonci tipa Sevegliano 4 2 Olle a impasto refrattario Lonci odporni na visoko temperaturo 7 Coperchi / Pokrovi 5 Totale / Skupaj 44 Fig. 13: Moggio Udinese. Forme della ceramica grezza. Sl. 13: Mužac. Oblike grobe keramike. 238 Mirta FALESCHINI Olle di produzione norica (tav. 3: 48–51; fig. 13) Si tratta di un esiguo gruppo di recipienti cilin- drici, di spessore abbastanza sottile che, per alcune caratteristiche, possono essere definiti ‘olle’(tav. 3: 48–50): oltre all’apertura dal diametro piuttosto ampio e al profilo diritto, presentano un orlo dal caratteristico profilo a sezione triangolare, talvolta inspessito e con vertice verso l’interno, adatto ad alloggiare un coperchio. L’impasto è grigio-nero, molto duro e con inclusi calcitici. Spesso, sotto l’orlo, sono visibili segni di ditate, che palesano una rifinitura a mano. A questi viene aggiunto, per affinità di impasto, il frammento (tav. 3: 51), che dall’inclinazione della parete è riconoscibile come pertinente a una ciotola. Tali contenitori non sembrano presenti in re- gione, mentre sono molto diffusi nel Noricum, a Gurina, nei contesti di Teurnia e soprattutto sul Magdalensberg dove, spesso, lo spessore delle pareti è più massiccio.38 Definiti dagli studiosi austriaci di produzione locale (Zabehlicky Scheffenegger, Schindler-Kau- delka 1980, 183–186), sono datati in base ai siti di rinvenimento a partire dalla seconda metà del I secolo a.C., anche se non si esclude una datazione precedente, essendo queste forme di tradizione La Tène (Zabehlicky Scheffenegger, Schindler-Kaudelka 1980, 186; Jablonka 2001, 64). Olle-barattolo Auerberg e tipo Auerberg (tav. 3: 52–58; fig. 13) Le olle-barattolo Auerberg,39 morfologicamen- te, derivano dai recipienti con impasto di grafite e sono ampiamente diffuse, durante la prima età imperiale, nella zona alpina centro-orientale (Schindler-Kaudelka, Zabehlicky Scheffenegger 2008). Presenti anche in regione con propri centri di produzione che, però, non trovano molti con- fronti con i recipienti rinvenuti nell’omonimo sito (Flügel, Schindler-Kaudelka 1995, 65–84; Buora, Cassani 1999, 105; Cividini et al. 2006, 29–31), sono state, in questi ultimi anni, oggetto di studi 38 Gugl 2000, 129, tav. 6: 100–111; Jablonka 2001, 64, tav. 20: 12–14; Gamper 2015, 291, Abb. 138. 39 L’utilizzo di alcuni recipienti per la conservazione dei cibi, com’è attestato per i vasi Auerberg, porterebbe a identificarli come ‘barattoli’, un termine moderno, ma significativo; il termine ‘olla’ può sostituire, genericamente, quello di pentola, che presuppone un recipiente da fuoco e quindi recante sul corpo tracce di bruciato. che hanno portato alla definizione di alcuni para- metri fissi di riconoscimento e di classificazione. Innanzitutto, funzionali: per quel che riguarda l’utilizzo, infatti, ultimamente si è giunti a defi- nire una particolare produzione di olle Auerberg prodotte nella regione di Aguntum, utilizzate per il trasporto e la conservazione di grasso e carne di montone e individuabili dall’impasto color nero e dalla caratteristica ingrassatura-ceratura sia interna che esterna.40 A ciò si aggiunge, poi, una classificazione di tipo morfologico: secondo alcuni studiosi, infatti, vengono denominate ‘Olle-barattolo tipo Auerberg’ tutti quei recipienti con il caratteristico orlo dal profilo a mandorla, per il quale è possibile de- scrivere uno sviluppo cronologico osservandone l’evoluzione: questo, triangolare e introflesso, pare sia ascrivibile alla prima produzione d’età augu- stea, mentre più tarde, fino all’età adrianea, sono le forme a orlo dritto e poco sviluppato (Buora, Cassani 1999, 105; Ventura, Cividini 2007, 223). Ascrivibili alla classe ceramica ‘Olle-barattolo Auerberg’, sono quattro orli, tutti rinvenuti nel sito MGG4 (fig. 3: 4) di cui, mancando le pareti, non è possibile ricostruire il profilo né l’eventuale decorazione presente (tav. 3: 53–55,58). In ogni caso, ad eccezione del frammento (tav. 3: 55), leggermente introflesso, si tratta di orli dritti e sub quadrati, di forma tarda, post-augustea. Presentano ancora, se strofinati, traccia di ‘ceratura’, indizio che ne ha indotto l’attribuzione a questa classe ceramica. Tre degli orli (tav. 3: 53–55) hanno un impasto scuro che, ad un esame autoptico, potrebbe essere riferibile al gruppo 1b, presente nei siti di romanizzazione della Carnia (Donat, Maggi [a cura di] 2007, 152–154) e potrebbero essere identificati come vasi da trasporto della carne di montone. A questi si aggiungono tre orli di ‘Olle-barattolo tipo Auerberg’ dai caratteristici profili a mandorla, 40 Flügel, Schindler-Kaudelka 1995, 77–78; Donat, Flügel, Petrucci 2006, 210–211; Donat, Maggi [a cura di] 2007, 152–153. Sull’origine di questa patina sono state avanzate diverse ipotesi; la prima, che prevedeva un’inceratura con cera di api, è stata scartata da tempo, poiché è stato ritenuto, giustamente, che i residui di cera non si mantenessero nel tempo. Oltre alla presenza del grasso di animale, come causa della ceratura, un’altra ipotesi propone di spiegarne l’origine nel rivestimento con prodotti quali talco o steatite, usati come elementi di resistenza al fuoco (‘Es wäre möglich, daß der Ton u. a. auch mit Steatit oder Talk gemagert wurde, um, ähnlich wie mit Graphit, die Feuerfestigkeit der Tongefäße zu erhöhen’. Niederwanger 1987, 726 e nota 11). 239L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) ma che non presentano tracce di ‘ceratura’ (tav. 3: 52,56,57); uno di questi (tav. 3: 52) presenta un impasto duro e compatto, di color chiaro, che potrebbe essere attribuito a un’epoca più antica.41 Olle con orlo estroflesso (tav. 4: 59–63; fig. 13) Un altro gruppo comprende alcune olle con ca- ratteristiche molto simili (tav. 4: 59–63): l’impasto è di colore grigio-giallognolo, simile a quello, più depurato, della ceramica grigia. Si può confron- tare con alcuni frammenti rinvenuti a Mandrga, il cui impasto è classificato K16; sono ritenuti di tradizione celtica, vengono datati alla tarda età repubblicana e non vanno oltre l’inizio del I secolo a.C. (Horvat, Bavdek 2009, 81, fig. 129). Il profilo del corpo è generalmente dritto mentre gli orli sono tutti fortemente estroflessi, atti a ricevere un eventuale coperchio. I diametri sono contenuti tra i 14 e i 22 centimetri. Tutti i recipienti appartengono al settore MGG3 (fig. 3: 3). Olle tipo Pavia di Udine (tav. 4: 64–74; fig. 13) Queste olle, molto diffuse in regione con propri centri di produzione (Cividini et al. 2006, 29–31), hanno impasti duri, con inclusi di quarzo e calcite visibili anche in superficie. L’orlo, talvolta, presenta una caratteristica forma a sezione trapezoidale; il corpo, solitamente, ha decorazioni a pettine che giungono fin sotto l’orlo. Appartengono a questa tipologia nove frammenti di orlo (tav. 4: 66–74) e, con qualche dubbio, un fondo (fuori catalogo). La classificazione data segue quella presentata per il materiale della villa rustica di Pavia di Udine (Cassani 1991, 94–98). I frammenti di Moggio, ricchi di inclusi calcitici, non hanno alcuna decorazione, a parte i frammenti (tav. 4: 69,70) che presentano esternamente, sotto l’orlo, una o più leggere scanalature. Vengono compresi, qui, pur non appartenendo al corpus ceramico di Pavia, anche gli orli di due recipienti dal profilo estroflesso (tav. 4: 64,65), forgiati con impasto grossolano, duro, con inclusi di quarzo e calcite, che possono essere attribuiti a forme di tradizione protostorica e di produzione locale (Rupel 1988, 107). 41 Viene confrontato con alcuni individui presenti a Mandrga (Horvat, Bavdek 2009, 81–82, tav. 30: 13). Olle-vasi tipo Sevegliano 4 (tav. 4: 75; fig. 13) Appartengono alla tipologia di olle ‘Sevegliano 4’,42 alcuni frammenti di due recipienti rinvenuti nel sito MGG5 (fig. 3: 5), ai piedi del terrazzo che ospita il sito MGG4. Sono stati fabbricati con un tipo di ceramica a impasto grossolano e friabile di color bruno-marrone, e presentano orli ingrossati e pareti molto spesse. Il frammento in catalogo (tav. 4: 75) rientra nel tipo 52, varietà b (Gambacurta 2007, 52, 110, fig. 34/180). Si tratta di un’olla dif- fusa ampiamente nell’Italia nordorientale durante la romanizzazione che serviva, probabilmente, come ‘olla-barattolo’ per il trasporto di derrate alimentari.43 Olle a impasto refrattario (tavv. 4–5: 76–80; fig. 13) Appartengono a questa classe ceramica, facilmente distinguibile, alcuni frammenti di olle abbastanza grandi, di buona fattura e utilizzate per la cottura, ma altrove rinvenute anche in ambito cultuale (tav. 4: 76, 78–80; Buora [a cura di] 2008, 101–104). Sono ampiamente diffuse in Friuli Venezia Giulia e nei settori contermini delle regioni confinanti, dal Veneto alla Slovenia, nei siti di romanizzazione.44 Si presentano sempre di color bruciato sull’orlo, mentre il corpo è di color rossastro. L’orlo è estro- flesso, a tesa, spesso ingrossato; l’imboccatura è abbastanza ampia. Di consueto presentano, sui fondi esterni, segni di marcatura, che a Moggio non sono presenti. Se si eccettuano due frammenti provenienti dal settore MGG5 (fuori catalogo), i frammenti di Moggio sono stati rinvenuti esclusivamente nel settore MGG3 (fig. 3: 3); constano solamente di orli che hanno diametri maggiori del consueto e sono leggermente più rialzati.45 Nel sito moggese è presente anche l’orlo di un’olla a fascia ingrossata 42 La denominazione si trova in Cassani, Failla, Santoro (1997, 95) e viene qui preferita a quella di ‘Olle a corpo ovoidale’ (Gambacurta 2007) in quanto i frammenti rinvenuti riconducono alla forma dell’orlo, ma non dell’intero vaso. 43 Donat 2009, 124. A Sevegliano frammenti di olla sono stati recuperati all’interno di un pozzo e quindi interpretati come contenitori per l’acqua (Cassani, Failla, Santoro 1997, 98). 44 Secondo Gambacurta tipo 34a, 44, 106, fig. 23: 102 (Gambacurta 2007, 106–107, fig. 34: 180; Horvat 2008; Donat 2009, 122; Horvat, Bavdek 2009, 75–76). 45 Il confronto è stato fatto con il materiale di Sevegliano (Buora [a cura di] 2008, 102–104). 240 Mirta FALESCHINI (tav. 4: 77), qui associato per tipologia d’impasto; si tratta di un recipiente di produzione laziale, abbastanza raro in regione e, come sembra, legato alla prima romanizzazione, anche se non si può escluderne un’imitazione locale, con una permanenza fino alla metà del I secolo a.C. (Donat 2009, 122). Coperchi (tav. 5: 81–85; fig. 13) Ai recipienti di Moggio corrispondono cinque coperchi che, molto probabilmente, servivano a coprire anche le olle di fattura grezza (tav. 5: 81–85). Il diametro, qualora sia accertabile, presenta per lo più la misura standard di 22–23 centimetri, che li mette in relazione con le olle a impasto refrattario di tipo venetico che hanno ampiezze simili e stesso tipo di impasto. Solitamente presentano, all’apice, un pomolo per la presa che a Moggio non si è conservato. Ceramiche comuni depurate e semidepurate La ceramica comune compare con la romanizza- zione, come prodotto d’importazione con forme già prestabilite, che non subiscono grosse evoluzioni e che sono destinati a un veloce ricambio; questo fattore non permette accertamenti cronologici molto precisi (fig. 14).46 Teglie da forno (tav. 5: 86–89; fig. 14) Le teglie da forno sono una tipologia abbastanza comune tra la ceramica da cucina e, come i bicchieri a pareti sottili, sono spia della romanizzazione e dell’espansione delle popolazioni dell’Italia centrale, dal II secolo a.C. fino all’età augustea (Scatozza Höricht 1996, 141; Horvat, Bavdek, 2009, 74–75). Si tratta di recipienti da fuoco, teglie o tegami, con basse pareti e orli talvolta a profilo bifido, utile per l’alloggiamento del coperchio. L’impasto è ab- bastanza compatto e ruvido, e presenta numerosi inclusi di black sand; il colore varia, solitamente, dal rosso mattone al rosso-marrone; la parte 46 Secondo alcune ricerche etnografiche le ceramiche comuni solo in minima parte avrebbero raggiunto i cinque anni di vita, poiché venivano usate molto spesso, nelle attività consuete della cottura e della conservazione dei cibi (Gandolfi [a cura di] 2005, 336). esterna, spesso, assume una patina grigiastra data dall’esposizione sul fuoco. Appartengono a questa tipologia 25 frammenti di Moggio (quattro orli in catalogo) pertinenti a contenitori nella misura del 7% del totale cera- mico (tav. 5: 86–89; fig. 14). Si tratta di vasellame presente in regione dal I secolo a.C.47 La maggior parte dei contenitori proviene dal settore MGG3 (fig. 3: 3), mentre due soli fram- menti sono stati rinvenuti nel settore di scavo MGG4 (fig. 3: 4). Tegami a vernice rossa interna (tav. 6: 90; fig. 14) Il frammento rinvenuto a Moggio corrispon- de alla descrizione data da Vegas di ‘fuente con barniz interior rojo-pompejano’, appartenente al tipo 15/2,48 forse prodotto a Tivoli, dove è sicura la presenza di una fornace di questi recipienti (tav. 6: 90). È databile a partire dal II secolo a. C. fino all’età giulio-claudia (Vegas 1973, 49, forma 15/2; Caporusso [a cura di] 1991, 130, tav. LI: 10; Bragantini 1996, 176). Ceramica comune depurata (tav. 6: 91–100; fig. 14) Molti dei frammenti presenti nei due settori di Moggio (316 in tutto, il 20% del totale di 1536 pezzi; figg. 9, 14) sono troppo piccoli e quindi non classificabili con certezza. I materiali presenti in catalogo rappresentano solamente il 4% circa; si tratta di alcuni orli di recipienti per liquidi, che in base all’ampiezza del collo possono essere distinti tra olpai e brocche/boccali; in particolare si evi- denziano: un’olpe Vegas 48 definita dagli studiosi austriaci ‘Honig Krug’ (tav. 6: 91; Schindler-Kaudelka 1989, tav. 13: 8); un boccale forma Vegas 44 del tipo più antico, con ansa direttamente inserita all’orlo (tav. 6: 92; Jablonka 2001, tav. 57: 3; Buora [a cura di] 2008, 120); due versatoi appartenenti a bottiglie (Catalogo nn. 101–102).49 Sono tutti datati, genericamente, a partire dal I secolo a.C. 47 Donat 2009, 121. Puntuali confronti possono essere effettuati con i recipienti presenti sul Magdalensberg che, però, a differenza di Moggio, recano sul fondo graffiti, forse appartenenti all’officina di fabbricazione (Schindler- Kaudelka 1986, 288). 48 Vegas 1973, 46. Definita ‘forma 1’ da Della Porta 1998, 231; ‘forma 2’ da Leotta 2005, 117. 49 Datate fino all’età augustea (Buora [a cura di] 2008, 122, 123, figg. CC21, CC22; Donat 2009, 121, 131, fig. 6: 2) 241L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) A questi si possono aggiungere alcune forme facilmente riconoscibili: alcuni fondi di bacini, un mortaio di grandi dimensioni e dalle pareti spesse, ampia imboccatura e orlo diritto (tav. 6: 94) e due contenitori di incerta funzione (tav. 6: 95,96) dei quali uno (tav. 6: 95), a forma di sec- chio, trova puntuali confronti tra il materiale del Magdalensberg.50 Ceramica grigia (tavv. 6–7: 103–108; fig. 14) In regione la ceramica grigia è generalmente datata tra il II secolo a.C. e la metà del I secolo d.C. ed è ampiamente presente, soprattutto nelle zone di transito legate al sistema economico dell’area venetica, dove è molto diffusa in un’accezione, però, più raffinata, che imita le forme a vernice nera (Gamba, Ruta Serafini 1984, 77; Buora [a cura di] 2008, 92). A Moggio Udinese i frammenti di ceramica grigia rinvenuti sono una dozzina, mantenendosi, rispetto alla vernice nera, ai livelli limitati rilevati altrove nei siti della Carnia (fig. 14).51 Si tratta, per lo più, di orli e piedi molto e definite dagli studiosi austriaci ‘Babyfläschen’ (Jablonka 2001, tav. 54: 19–20). 50 Definito dagli studiosi austriaci ‘Mit gelochtem Einsatz’. Pur mancando la parte superiore, si può attribuire il recipiente ad una forma di ceramica industriale, con profilo cilindrico e un’apertura interna che va restringendosi; la funzione di questi contenitori non è chiara: secondo gli studiosi austriaci potrebbe trattarsi di un fornetto portatile (Zabehlinscky Scheffenegger 1985, 361–366). 51 Una massiccia presenza di questa classe ceramica rispetto alla vernice nera si rileva in alcuni centri indigeni dell’area prealpina friulana, come Castelraimondo, dove incompleti appartenenti tutti a forme aperte; le coppe prevalgono sulle coppe-mortaio, indizio che potrebbe denotare, forse, una romanizzazione precoce.52 Provengono quasi tutti dal sito MGG3 (fig. 3: 3). La tipologia delle coppe, che presentano im- presso esternamente sotto l’orlo il tipico motivo a scanalatura, riprende, solamente per motivi tecnici, la classificazione operata da Gamba-Ruta Serafini sulla ceramica dell’area ex Pilsen di Padova, in quanto la cattiva qualità della ceramica moggese rende molto improbabili eventuali paragoni.53 Tra le coppe, il tipo più diffuso in regione sembra quello denominato Xb (tav. 6: 103), mentre il tipo XI, qui presente con due esemplari (tav. 6: 105; 7: 106) sembra diffuso, massicciamente, solo ad Aquileia (Merlatti 2003, 16–17). Appartiene, forse,54 al gruppo IXc la coppa (tav. 6: 104). Si discostano da questi alcuni frammenti appar- tenenti a due recipienti definiti coppa-mortaio il cui utilizzo rimane ancora incerto (tav. 7: 107,108).55 Per quel che riguarda gli impasti, osservati a li- vello macroscopico, notiamo la presenza di due tipi: un tipo abbastanza depurato, piuttosto sfaldabile, di color grigio chiaro-beige, con rari inclusi, per lo più micacei; un tipo granuloso, più compatto e di color grigio scuro, con abbondanti inclusi, tra i quali si riconoscono la mica e la chamotte. Anfore I frammenti di anfore rinvenuti nei due settori di Moggio Udinese rappresentano, assieme alla ceramica grezza e depurata, la classe di materiali più consistente, pari al 47 % del totale ceramico (fig. 9); si tratta di alcune centinaia di frammenti viene datata dal II al I secolo a.C. (Grassigli 1992, 149; Santoro Bianchi 2005, 105; Cassani et al. 2007, 253). 52 Giovanna Cassani fa distinzione tra ciotole con orlo semplice, datate tra la fine del II e la metà I secolo a.C. e ciotole con orlo a mandorla, presenti dopo la metà I secolo a.C. e fino a età augustea (Vitri, Donat 1997, 103; Buora, Cassani 1999, 93; Merlatti 2003, 10; da ultimo Cassani et al. 2007, 252 e 262–264). 53 Inoltre, l’articolazione cronologica proposta dalle due autrici risulta, nel caso della ceramica moggese, troppo alta (Gamba, Ruta Serafini 1984). 54 L’incertezza è in parte dovuta all’incompletezza del recipiente che non permette una corretta inclinazione del bordo. 55 Grassigli 1992, 148; Merlatti 2003, 8–9. Per questa tipologia ci si rifà alla recente classificazione creata da Merlatti (2003, 19–20). Ceramiche comuni depura- te e semidepurate Navadna prečiščena in polprečiščena keramika Numero di pezzi Število kosov Percentuale Odstotek Ceramica depurata Prečiščena keramika 316 89,3% Teglie da forno / Pekači 25 7,0 % Tegame a vernice interna Ponve/pekači z rdečim premazom 1 0,3 % Ceramica grigia Siva keramka 12 3,4 % Totale / Skupaj 354 100 % Fig. 14: Moggio Udinese. Ceramiche comuni depurate e semidepurate. Sl. 14: Mužac. Navadna prečiščena in polprečiščena keramika. 242 Mirta FALESCHINI Fig. 15: Moggio Udinese. Coperchi di anfora: 1 – realizzato al tornio (n. cat. 150, MGG3); 2–10 – realizzati a stampo (nn. cat. 148, 149, 151–153, 156, MGG3; 154, 155, MGG4; no. 10, non in catalogo). Scala = 1:2. Sl. 15: Mužac. Pokrovčki za amfore: 1 – izdelan na vretenu (kat. št. 150, MMG3); 2–10 – izdelani v kalupu (kat. št. 148, 149, 151–153, 156, MGG3; 154, 155, MGG4; št. 10 ni v katalogu). M. = 1:2. 243L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) (729) tra i quali sono stati identificati un’ottantina di pezzi attribuibili a colli, orli, anse, puntali e coperchi. Tra questi, è presente in catalogo quasi la metà, rappresentata per lo più da orli, colli e coperchi e attribuibile a forme precise. Dei due settori, il sito MGG3 (fig. 3: 3) ha fornito il 75% dei frammenti riconoscibili.56 Gli orli e alcuni puntali sono stati oggetto di classificazione sotto il profilo tipologico, mentre altre parti dell’anfora, come le anse, a eccezione di quelle caratteristiche a doppio bastone, sono state tralasciate a causa dell’eccessiva genericità della forma. Tra i materiali anforacei sono presenti dieci coperchi d’anfora, di cui cinque frammentari.57 Di questi, solo uno è stato realizzato al tornio (fig. 15: 1), mentre i rimanenti sono a stampo e presentano motivi decorativi consueti (tav. 11: 155; fig. 15: 2–9). I frammenti anforacei sono stati sottoposti ad alcune analisi. Innanzitutto si è cercato di deter- minare il numero degli individui attraverso il peso; questa indagine, che consiste nell’avere diviso il peso totale dei frammenti per il peso standard di un’anfora,58 non ha portato a risultati concreti poiché il dato era troppo indeterminato. Un altro tentativo è stato quello di esaminare gli impasti. Tenendo conto che non è stato possibile usare le tavole della Soil Color Chart di Munsell, il confronto tra gli impasti e stato ricavato autopticamente su 56 Questo elemento è stato parzialmente avvalorato dalla pesatura dei frammenti di pareti, che qui presenta un dato maggiore: 54 chilogrammi in MGG3 (fig. 3: 3) contro 38 chilogrammi in MGG4 (fig. 3: 4) (vedi infra). 57 I coperchi d’anfora sono stati oggetto di un recente articolo (Faleschini 2012–2013, 195–198); di questi il coperchio (fig. 15: 10) non è presente in catalogo. 58 Di 7 chilogrammi, desunto dalla misura media che variava, secondo Alessandra Toniolo, dai 5 ai 10 chilogrammi (dato tratto da Toniolo 1995, 7). pochi individui e si avvale di alcune macrodi- stinzioni, proposte, in due contributi, da Verzar Bass (1991, 184–185) e da Cipriano, Carre (1989, 80–87); queste sono state attuate, comunque, con criteri diversi tra loro e non sempre hanno fornito una corrispondenza soddisfacente. Nello studio di Monika Verzar Bass vengono esaminate le anfore di Aquileia, anche queste provviste spesso del solo orlo, mentre le studiose Cipriano e Carre prendono in considerazione le anfore dell’intera costa adriatica, tra cui spesso esemplari completi. Tre gruppi d’impasto sono stati proposti da Verzar Bass, che riguardano le anfore Lamboglia 2.59 (Fig. 16). – Gruppo 1: beige chiaro privo di ingobbio; vi vengono attribuiti gli individui tav. 7: 111,112,115; 9: 128. – Gruppo 2: rosato chiaro con ingobbio beige o ‘anima rosata’ visibile in frattura; vi vengono attribuiti gli individui tav. 7: 109,114; 9: 125; 10: 132,136. – Gruppo 3: rosato chiaro; vi vengono attribuiti gli individui tav. 7: 110,113 (forma di transizione dalla greco-italica); 8: 118 (forma di transizione dalla greco-italica), 120; tav. 9: 122,123,124,126,129,130; 10: 134,135. In Cipriano, Carre vengono presentati altri due tipi di impasto, dei quali il primo viene identifi- cato con i centri produttivi dell’area picena. Vi si attribuiscono forme di Lamboglia 2 e Dressel 6A. – Gruppo 4 ‘pâte picénienne’: impasto chiaro con, all’interno, grossi grani di chamotte; vi vengono attribuiti gli individui tav. 7: 116; 8: 119; 10: 133. – Gruppo 5: impasto giallognolo;60 vi vengono attribuiti gli individui tav. 7: 117; 8: 121; 9: 131. 59 Un quarto gruppo distingue le anfore sotto l’aspetto morfologico (Verzar Bass 1991, 184). 60 L’impasto è confondibile con quello del Gruppo I. Gruppi delle anfore Skupine amfor Gruppo I Skupina I Gruppo II Skupina II Gruppo III Skupina III Gruppo IV Skupina IV Gruppo V Skupina V Greco-italiche Grško-italske 2 Lamboglia 2 3 3 6 2 2 Ovoidali adriatiche Jajčaste jadranske 1 2 1 Dressel 6A 1 1 2 1 Fig. 16: Moggio Udinese. Gruppi d'impasto delle anfore seguendo Verzar Bass (1991, 184–185) e Cipriano, Carre (1989, 80–87). Sl. 16: Mužac. Keramične mase amfor po Verzar Bass (1991, 184–185) in po Cipriano, Carre (1989, 80–87). 244 Mirta FALESCHINI La mancanza di contenitori integri ha causato alcune incertezze nell’attribuzione della tipolo- gia, in quanto la presenza del corpo anforario è determinante per convalidare il tipo inizialmente desunto dalla forma dell’orlo.61 Le Lamboglia 2 sono le anfore maggiormente rappresentate nei due settori (50 % circa; fig. 17); hanno un arco cronologico che viene comunemente indicato dall’ultimo quarto del II secolo a.C. al 30–20 a.C., anche se si sono rinvenute sporadiche presenze nella prima età imperiale.62 Ultimamente, un tentativo di classificazione basato su alcuni coefficienti metrologici dell’orlo è stato operato dagli studiosi sloveni, che con questo sistema hanno confrontato i frammenti anforari rinvenuti in siti di romanizzazione della Slovenia, producendo così una serie di maglie crono-tipologiche abbastanza strette, che sono risultate utili anche per studiare il corpus di Mog- gio (fig. 17; Horvat 1997, 62–67; Horvat, Bavdek, 2009, 83–90) e che, in mancanza di altre evidenze datanti, vengono accettate con prudenza. Se si vanno ad applicare i parametri proposti dagli studiosi sloveni, due orli appartengono ad anfore greco-italiche di forma tarda o Lamboglia 2 precoce A 2–5 (tav. 7: 113; 8: 118); nove sono le Lamboglia 2 riconoscibili nella forma ‘standard’ A 6–8 (tav. 7: 111,112,114,116,117; 8: 121; 9: 61 Problematiche sul sistema di datazione legato alla forma dell’orlo in Pesavento Mattioli [a cura di] 1992, 41 e Carre, Pesavento Mattioli 2003a, 269. 62 Sul Magdalensberg sono presenti fino all’età tiberiana (Tassaux 2001, 503). 122,125,126); mentre le forme di passaggio alla Dressel 6A, A 9–14, contano otto esemplari (tav. 7: 109,110,115; 8: 119,120; 9: 123,124,127). I due gruppi, A 6–8 e A 9–14 (che potrebbero essere definiti intermedio e recente) sono, quindi, i più rappresentati e questo, secondo le ipotesi date per la Slovenia, porterebbe a una datazione incentrata tra la fine del II secolo e il I secolo a.C. Si eviden- zia, qui, che gli esemplari del gruppo più antico A 2–5, identificabili come anfore greco-italiche o Lamboglia 2 precoce, sono stati rinvenuti presso il sito della frana MGG3 (fig. 3: 3) e ciò va a con- fermare una lieve anteriorità per questo settore. Un esemplare presenta, sul collo, un bollo già pubblicato altrove (tav. 8: 119): si tratta di un or- lo sub-rettangolare con bollo ME(N) in lettere a rilievo entro cartiglio rettangolare, confrontabile con altri rinvenuti nel Mediterraneo occidentale.63 Un altro frammento di orlo presenta un bollo, parzialmente leggibile come EDOC, con lettere a rilievo (tav. 9: 127).64 63 Pubblicato in Faleschini 1999, 31, n. 8. Secondo gli autori il bollo MEN[A] proviene dall’Italia meridionale (Amar, Liou 1984, 158, n. 60). Le lettere a rilievo in cartiglio rettangolare sono presenti fino all’età augustea, mentre quelle ad impressione sono datate all’età imperiale (Cipriano, Ferrarini [a cura di] 2001, 54). 64 Lettura parzialmente errata in Faleschini 1993, 62 e Faleschini 1999, 28. Anche la lettura data in Buora et al. 2008, 292: EPIC, non soddisfa; se, infatti, vi è incertezza sull’identificazione delle ultime due lettere, resta indubbia la forma rotondeggiante della prima delle due, che potrebbe essere letta come una O aperta nella parte superiore. Forme delle anfore Oblike amfor Numero di pezzi Število kosov Percentuale Odstotek Greco-italiche tarde / Lamboglia 2 (A 2–5) Grško-italske / Lamboglia 2 (A 2–5) 2 48,7%Lamboglia 2 classiche (A 6–8)Klasične Lamboglia 2 (A 6–8) 9 Lamboglia 2 tarde (A 9–14) Pozne Lamboglia 2 (A 9–14) 8 Dressel 6 A 5 12,8 % Dressel 2-4 2 5 % Ovoidali adriatiche / Jajčaste jadranske 4 10,2 % Dressel 6B 4 10,2 % Egea / Egejske 1 2,5 % Altre / Druge 4 10,2 % Totale / Skupaj 39 100 % Fig. 17: Moggio Udinese. Forme delle anfore. Sl. 17: Mužac. Oblike amfor. 245L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) A partire dall’ultimo quarto del I secolo a. C. le Dressel 6A sostituiscono gradualmente le Lam- boglia 2 per il trasporto del vino e sono presenti fino alla metà del I secolo d.C. A Moggio costi- tuiscono il 13% delle anfore identificabili (tavv. 9–10: 128–132; fig. 17). L’esame autoptico degli impasti non rivela grosse novità rispetto a quelli delle anfore Lamboglia 2: dalla zona picena potrebbe provenire un impasto bianco-giallastro con grossi inclusi di chamotte, mentre all’area padana viene attribuito un impasto rosato (Carre, Pesavento Mattioli 2003a, 272). Tra le altre tipologie di anfore vinarie si annota la presenza di due frammenti di Dressel 2–4 che viene utilizzata, soprattutto in area tirrenica, per il trasporto del vino campano e laziale (Pesavento Mattioli [a cura di] 1992, 42). Il frammento di collo/ orlo con attaccatura d’ansa a doppio bastone (tav. 11: 141), dall’impasto, sembra di origine campana, mentre un altro frammento di ansa a bastone, con impasto beige rosato e polveroso, probabilmente è un’imitazione padana (fig. 18: 2; no. Cat. 142). Le anfore olearie presenti a Moggio sono rela- tivamente poche: si riconoscono con certezza due ovoidali adriatiche (tav. 10: 135,136) e tre Dressel 6B (tav. 10: 137–139). Le ovoidali adriatiche vengono datate alla fase centrale del I secolo a. C., scendendo non oltre il 30 a.C. (Carre, Pesavento Mattioli 2003b, 460). Nel Piceno sono stati identificati alcuni dei centri di produzione, tra i quali Cologna Marina, da dove provengono anche anfore Lamboglia 2 e Dressel 6A (Bruno 1995, 21). L’identità di produzione tra queste tipologie anforarie è confermata da bolli uguali su entrambe le forme. Relativamente sicura è l’attribuzione di un frammento di orlo alla tipologia ‘ovoidale adriatica’ di derivazione picena: la tipica forma ad anello dell’orlo, provvista di gradino, si accompagna, in questo caso, a un tipo di impasto Fig. 18: Moggio Udinese. Anfore. 1 – orlo di Dressel 6B (n. cat. 140, MGG1); 2 – ansa di Dressel 2-4 (n. cat. 142, MGG1); 3 – puntale di Dressel 6B (MGG4; non in catalo- go); 4 – puntale di Dressel 12 o Dressel 2-4 (MGG4; non in catalogo); 5 – frammento di fondo di anforotto con un segno a X eseguito sull’argilla fresca (n. cat. 145, MMG3). Scala 3–5 = 1:3. Sl. 18: Mužac. Amfore. 1 – ustje Dressel 6B (kat. št. 140, MGG1); 2 – ročaj Dressel 2-4 (kat. št. 142, MGG1); 3 – zatič Dressel 6B (MGG4; ni v katalogu); 4 – zatič Dressel 12 ali Dressel 2-4 (MGG4; ni v katalogu); 5 – odlomek dna majhne amfore z znakom X, vrezanim pred žganjem (kat. št. 145, MMG3). M. 3–5 = 1:3. 246 Mirta FALESCHINI beige depurato (tav. 10: 135). Il frammento è del tutto simile a un’ovoidale adriatica da Cesano Senigallia con bollo MENOLA in cartiglio (Ci- priano, Carre 1989, 77–80). A proposito di ciò, si può notare anche la similarità con il bollo ME(N) dell’anfora Lamboglia 2 (tav. 8: 119) e avanzare l’ipotesi di una sua derivazione dalla zona picena, confermata anche dal tipo di impasto. La ovoidale adriatica viene gradualmente sop- piantata dalla Dressel 6B; esemplari ambigui, attribuibili a una delle due forme, potrebbero essere i frammenti (tav. 10: 133,134), che qui sono inseriti con le ovoidali adriatiche, da alcuni studiosi denominati ‘ante 6B’.65 Secondo una classificazione proposta da Carre, Pesavento Mattioli (2003b), in base alla morfologia si riconoscono quattro fasi. Le anfore Dressel 6B presenti a Moggio dovrebbero appartenere tutte alla prima fase (tav. 10: 137–139), eccetto una di seconda fase (fig. 18: 1; n. cat. 140) anche se, in mancanza del corpo, la prudenza è d’obbligo; l’arco cronologico si attesterebbe, quindi, tra la seconda metà del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. Sul collo dell’esemplare (tav. 10: 138) è presente un bollo illeggibile. Tra le anfore di dimensioni più ridotte può essere incluso anche un fondo mancante di puntale, la cui caratteristi- ca è la presenza di un segno a forma di X inciso sull’argilla quando era ancora fresca; tale graffito potrebbe indicare un numero riferito al lotto delle anfore (fig. 18: 5; cat. n. 145).66 Materiale di uso quotidiano Lucerne Sono due le lucerne venute alla luce nei due settori di Moggio Udinese (fig. 19; n. cat. 157–158). La loro frammentarietà non consente identificazioni 65 Toniolo 1991, 21–22; denominazione rifiutata da Carre, Pesavento Mattioli 2003a, 274, nota 18. 66 Alcuni puntali e fondi di anfora (non presenti in catalogo) fanno parte del corpus anforario di Moggio. Tra essi si trovano i consueti puntali dalla forma conica più o meno sviluppata, appartenenti ad anfore Lamboglia 2 e Dressel 6A (Cipriano Carre 1989, 81). I puntali ‘a bottone’ sono attribuibili ad anfore olearie ovoidali adriatiche e Dressel 6B (fig. 18: 3; Cipriano Carre 1989, 79); mentre un bel puntale cilindrico, leggermente svasato in fondo, sembra pertinente ad anfore spagnole Dressel 12 o Dressel 2–4, di prima età imperiale (fig. 18: 4; Cividini 1997, tav. 7f, A26, 95–97). precise; tuttavia, dal confronto con i numerosi esemplari rinvenuti ad Aquileia, la lucerna (fig. 19: 1) si situa nel contesto dei tipi senza volute, che precedono le più diffuse Loeschcke I; molto simile nella forma rastremata ad alcuni esemplari Leibundgut III, ne differisce per l’impasto meno depurato e più compatto, attribuibile a lucerne con serbatoio più piccolo. Si datano tra il I secolo a.C. e l’età augustea (Di Filippo Balestrazzi 1988, 49–56 e 143–147; Buora [a cura di] 2008, 173–179). Pedina o gettone L’oggetto in terracotta (fig. 20; n. cat. 159), rinve- nuto nel settore MGG3, potrebbe essere identificato come una pedina o un gettone da gioco.67 Ha una forma emisferica con la calotta liscia e la parte superiore piana; su questa superficie reca incise le lettere S e I assieme a due segni puntiformi di significato incerto, forse equivalenti, in qualche modo, ai segni impressi sui dadi e indicanti i numeri. 67 Oggetti simili a questo, ma fabbricati in altro materiale come l’osso e la pasta vitrea, sono stati rinvenuti all’interno di scatolette lignee; vengono datati a partire dal I secolo a.C. fino all’età tardoimperiale e sembra ormai accertato il loro uso come elementi di una specie di gioco ‘da tavolo’ (Beal 1983, p. 321–322). Fig. 19: Moggio Udinese. Frammenti di lucerne. 1 (n. cat. 157, MGG3); 2 (n. cat. 158, MGG4). Sl. 19: Mužac. Odlomki oljenk. 1 (kat. št. 157, MGG3); 2 (kat. št. 158, MGG4). Fig. 20: Moggio Udi- nese. Pedina da gioco (n. cat. 159, MGG3). Scala 2:1. Sl. 20: Mužac. Igral- ni žeton (kat. št. 159, MGG3). M. = 2:1. 247L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Ceramiche di età tardoantica, medievale e moderna Sono da datare a un’età più tarda alcuni fram- menti di ceramica grezza che presentano impasti molto duri e compatti, dal caratteristico suono metallico, e profili tipici. Possono essere confrontati con altri materiali rinvenuti in regione, a Ovaro e nella zona del medio Friuli e sono datati dal IV al XVI secolo (tav. 11: 160–163).68 Metalli Pochi sono gli oggetti di metallo (figg. 21–27) rinvenuti in situazione di scavo o durante le ri- cognizioni; si tratta, per lo più, di parti di fibule e monete. Le fibule rinvenute appartengono a due distinti periodi: un frammento di arco di tipo Jezerine (fig. 21: 1; n. cat. 164) e uno di tipo La Tène (fig. 21: 2; n. cat. 166) sono databili all’età della romanizzazione;69 altri due reperti, l’uno una fibula ad anello (fig. 22; n. cat. 167), l’altro un frammento appartenente a una fibula tipo Hrušica b1 (fig. 21: 3; n. cat. 165),70 portano una datazione molto più tarda, di III–V secolo d.C. Si tratta di due fibule dall’area di diffusione molto ridotta, portate da uomini in abito civile o militare (Höck 2008, 56–58; Sedlmayer 2009, 276, tav. 23: 495–498). Le monete rinvenute sul colle di Santo Spirito appartengono a datazioni diverse; l’unica rinve- nuta in contesto di scavo è una moneta tagliata a metà che porta la data del 6 d.C. (n. cat. 170). Le rimanenti tre sono state rinvenute nei dintorni, durante alcune attività di ricognizione; la moneta rinvenuta in MGG5 (fig. 3: 5) riporta l’effige di Macrino e quindi è di inizio III secolo d.C. (n. cat. 171); un’altra, parzialmente leggibile viene datata all’età neroniana (n. cat. 168); infine, un’altra è stata emessa nel 166 d.C., sotto Lucio Vero (n. cat. 169).71 68 Rupel 1988, 165–166. Il tipo di decorazione ad unghiate è presente anche nella fase tardo antica ad Ovaro (comunicazione personale di Aurora Cagnana; cfr. anche Cagnana [a cura di] 2007). 69 La fibula Jezerine viene datata dalla seconda metà del I secolo a.C., con un periodo di diffusione concentrato nell’età augustea (Adam, Feugère 1982, 167–171). 70 Il tipo viene dedotto solo in base alla decorazione della parte terminale dell’arco (Höck 2008, p.60). 71 Devo le datazioni alla cortesia di Lorenzo Passera. Fig. 21: Moggio Udinese. Fibule. 1 – di tipo Jezerine (n. cat. 164, MGG3); 2 – di tipo La Tène (n. cat. 166, MGG3); 3 – di tipo Hrušica b1 (n. cat. 165, MGG4). Sl. 21: Mužac. Fibule. 1 – tip Jezerine (kat. št. 164, MGG3); 2 – latenska fibula (kat. št. 166, MGG3); 3 – tip Hrušica b1 (kat. št. 165, MGG4). Fig. 22: Moggio Udinese. Fibula ad anello (n. cat. 167, MGG4). Scala 1:2. Sl. 22: Mužac. Obročasta fibula (kat. št. 167, MGG4). M. = 1:2. Fig. 23: Moggio Udinese. Laminetta incisa. Bronzo (n. cat. 172, MGG4). Sl. 23: Mužac. Bronasta ploščica z vrezi (kat. št. 172, MGG4). 248 Mirta FALESCHINI Fig. 24: Moggio Udinese. Borchie di calzatura (nn. cat. 173–185, MGG5). Scala 1:2. Sl. 24: Mužac. Žebljički za čevlje (kat. št. 173–185, MGG5). M. = 1:2. Fig. 25: Moggio Udinese. Frammento di catena di probabile età La Tène (n. cat. 188). Scala 1:2. Sl. 25: Mužac. Del verige, verjetno latenska doba (kat. št. 188). M. = 1:2. Altri elementi attribuibili al periodo tardo repubblicano-protoaugusteo sono alcune borchie di calzatura, venute alla luce durante le recenti indagini nel sito MGG5 (figg. 3: 5; 24). Sulla data- zione di questi oggetti si discute ancora; borchie di calzatura simili rinvenute altrove, in particolare ad Alesia e in area slovena, vengono datate nella tarda età repubblicana (fig. 24: 174,175,178,180,182)72 e nella prima età imperiale (fig. 24: 177,179,184).73 72 Poux 2008, 378–380. Cfr. il materiale rinvenuto a Grad in Slovenia e datato al quarto decennio del I secolo a.C. (Horvat 2009, 365–366 e figg. 6, 11). 73 Bavdek 2005, 260, tav. 8. 249L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Fig. 26: Moggio Udinese. Campanella. Bronzo (n. cat. 186). Sl. 26: Mužac. Bronast zvonček (kat. št. 186). Fig. 27: Moggio Udinese. Frammento di peso in piombo con un foro per la sospensione (n. cat. 187). Sl. 27: Mužac. Del svinčene uteži z luknjico za obešanje (kat. št. 187). Una catena in ferro è stata rinvenuta, in seguito a ricognizioni autorizzate, sulle pendici dell’altura che si trova dirimpetto al colle di Santo Spirito; si tratta di un tipo di catena di tradizione La Tène e se ne ipotizza un utilizzo per il trasporto del legname (fig. 25).74 Infine si segnala la presenza, in MGG4, di una laminetta in bronzo, che conserva un lato ritagliato con un motivo decorativo; sono presenti due fori sull’angolo sinistro, un unico foro sull’angolo destro; al centro è visibile un’incisione cruciforme (fig. 23). 74 Nothdurfter 1979, 77–78; Jablonka 2001, 147, tav. 105/8. LA CRONOLOGIA DEL SITO Dall’analisi del materiale presente in catalogo e proveniente dai quattro settori del sito di Moggio Udinese (MGG1, MGG3 MGG4 e MGG5; fig. 3: 1,3–5), emergono alcuni dati che possono contri- buire a definirne la cronologia. Settore MGG1 Il materiale presente sotto la sigla MGG1 com- prende pochi frammenti di ceramica a vernice nera e di anfore; il fatto che siano stati rinvenuti sotto il pavimento di una casa privata può far pensare a una giacitura secondaria; pertanto è un dato da prendere con cautela. L’arco cronologico sia delle anfore, sia della ceramica copre tutto il I secolo a.C. e giunge fino alla prima metà del I secolo d.C.; tra la ceramica si segnala la presenza di alcune coppe Lamboglia 28, che potrebbero far arretrare la datazione alla fine del II secolo a.C. (tav. 2: 17, 26), mentre le forme tarde come la Lamboglia 5/7 o 7/16, portano all’età augusteo- tiberiana (tav. 1: 13,14; Frontini 1985, 13–15). L’unico elemento discordante può essere l’esemplare di ansa appartenente alla Dressel 2–4, che perdura in età imperiale, ma la cui provenienza dal settore MGG1 non è assolutamente certa. Settore MGG3 Il sito MGG3 ha fornito materiale con un ampio range cronologico. Nella ceramica a vernice nera è presente, in un unico esemplare, la Lamboglia 5 a vasca arrotondata (tav. 1: 6), assieme alla variante più tarda, maggiormente squadrata; a questa si aggiungono le forme Lamboglia 7 (tav. 1: 1,3,4) e Lamboglia 5 o 5/7 (tav. 1: 7), talvolta rivelate solo dallo spessore del piede e le coppe Lamboglia 28/ Morel 2650–80 (tavv. 1–2: 16,18–20) che si trovano in concomitanza con anfore Lamboglia 2 e, se prive di carena spigolosa, non scendono oltre il I secolo a.C. (Frontini 1985, 15). Un piattello su alto piede Lamboglia 4 (tav. 2: 31) e una coppetta Lamboglia 8/Morel F2855 o F2974 (tav. 2: 22), contribuiscono ad arretrare la datazione alla prima metà del I secolo a.C. Forme più tarde, come la Lamboglia 7/16 (tav. 1: 11), la Lamboglia 31/Morel 2978 (tav. 2: 21) e 250 Mirta FALESCHINI un frammento di Lamboglia 6/ Morel F1631 (tav. 1: 15),75 perdurano oltre l’età augustea. Allo stesso settore appartengono anche alcuni frammenti di bicchieri a pareti sottili (tav. 2: 33,34,36,37), anch’essi con forme tardorepubbli- cane o di primissima età imperiale, quali i boc- calini panciuti con orlo estroflesso di provenienza centro-italica. Altre classi ceramiche, come alcuni tipi di ceramica grezza e da cucina, mostrano un excur- sus cronologico molto più ampio, che però va a esaurirsi in età augustea. È il caso di certe olle, come quelle a impasto di grafite (tav. 3: 46,47), o quelle di produzione norica, ritenute di tradi- zione protostorica (tav. 3: 48,49; Jablonka 2001, 64). Anche la ceramica grigia (tav. 6: 103–105; 7: 106,108) è di tradizione protostorica e tende a esaurirsi verso i primi decenni del I secolo d.C. (Buora, Cassani 1999, 93; Merlatti 2003, 10). Un unico esemplare è presente delle olle di tradizione Auerberg (tav. 3: 56), le quali si spingono oltre i primi decenni dell’età imperiale, ma non di molto (Buora, Cassani 1999, 105). Anche le tipologie anforarie e le due fibule qui rinvenute (fig. 21: 1,2) confermano il dato cronologico emerso dall’analisi del vasellame, e cioè quello di un sito formatosi a partire dalla fine del II secolo a.C., ma con una concentrazione insediativa che va dal pieno I secolo a.C. all’età augustea. La coerenza cronologica, data dai materiali del sito, è turbata da un frammento ascrivibile, con qualche dubbio, a un’anfora di tipo Forlimpopoli (tav. 11: 144) e quindi datato a un’epoca più tarda (Aldini 1999, 23). Settore MGG4 Il materiale rinvenuto in questo settore conferma una datazione che inizia nella prima metà del I secolo a.C. e raggiunge la pienezza nell’età cesaria- no-augustea. La ceramica a vernice nera presente nel settore MGG4 è, per lo più, databile a partire dalla metà del I secolo a.C. Si tratta di frammenti identificati, grazie alla presenza della parete con carenatura, come coppe di forma Lamboglia 28 tarda o di forma Lamboglia 16, che giungono fino alla prima età augustea (tav. 2: 28–30). Il dato cronologico è confermato anche dal- la presenza della terra sigillata norditalica che 75 Definita tipica dell’Italia nord orientale da Morel (Morel 1981, 127). compare, sporadicamente, solo in questo settore (tav. 2: 40–44). Si tratta di forme limitate alla prima età imperiale che qui giungono, con un solo frammento, alla metà del I secolo d.C. Tra questi, la coppetta Conspectus 22 con doppio se- gno di rotellatura sull’orlo (tav. 2: 40) è databile verso la fine dell’età augustea, perché non presenta la divisione interna dell’orlo (Conspectus 1990, 90; Buora, Cassani 1999, 77). La patera di forma Conspectus 1 (tav. 2: 44), è caratteristica della seconda metà del I secolo a. C. e prodotta fino al 15 a. C., cioè nella prima fase della terra sigillata (Gandolfi [a cura di] 2005, 159). Infine, la cop- petta (tav. 2: 41), dalla tipica forma Conspectus 22, con sigillo di LVCRIO, si data tra il 15 a.C. e il 10 d.C. Questa datazione viene confermata anche dai frammenti di bicchieri a pareti sottili (tav. 2: 35,38,39), anch’essi con forme di primissima età imperiale (Oxé, Comfort, Kenrick 20002, 263, n. 1050; Buora, Cassani 1999, 75). Si spingono oltre i primi decenni dell’età imperiale, ma non di molto, le olle di tradizione Auerberg (tav. 3: 52–55,57,58), presenti peraltro in numero limitato,76 mentre tra i pochi frammenti di ceramica depurata, un unico esemplare appartenente a un tegame con vernice rossa interna ha un range di produzione a partire dal II secolo a.C. fino all’età giulio-claudia, (tav. 6: 90).77 Pochi sono i frammenti di anfora qui rinvenuti: alcuni esemplari di Lamboglia 2 (tav. 9: 123–126), e di Dressel 6A (tavv. 9–10: 131,132) che, assieme a due esemplari di Dressel 6B e 2–4 ( tavv. 10–11: 138 e 141), confermano il dato cronologico emerso dall’analisi del vasellame, e cioè quello di un settore formatosi a partire dalla metà del I secolo a.C., con una concentrazione insediativa in età cesariano- augustea, confermata anche dalla presenza di una moneta dell’età tardo-augustea (cat. no. 170), e con un declino abbastanza netto a partire dalla metà del I secolo d.C., sorte, questa, comune al settore MGG3. La coerenza cronologica, data dai materiali del sito, è turbata da poche presenze: la coppetta Lamboglia 22/Morel F2652 o F2654 (tav. 2: 23; Mandruzzato, Maselli Scotti 2003, 384) e la patera in terra sigillata orientale (tav. 2: 45) potrebbero arretrare la datazione del sito, non scendendo oltre 76 Un confronto significativo può essere fatto con i rinvenimenti presso gli altri siti del Friuli settentrionale (Donat, Maggi [a cura di] 2007, 152–157). 77 Vegas 1973, forma 15/2, 49; Caporusso [a cura di] 1991, 130, tav. LI: 10; Bragantini 1996, 176. 251L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) la metà del I secolo a.C., mentre le due fibule di III–V secolo d.C. (figg. 20: 3; 21) mostrano una rioccupazione del sito in età tardo-imperiale. Settore MGG5 Il settore MGG5 è stato portato alla luce in seguito ad alcuni sondaggi esplorativi e del tutto parziali. Della ceramica recuperata, pochi sono i frammenti riconoscibili; tra questi due orli appartenenti a olle Sevegliano 4 (tav. 4: 75; uno fuori catalogo) che, assieme a due esemplari di vasellame a impasto refrattario (fuori catalogo), potrebbero far arretrare la datazione del sito al II secolo a.C. (Gambacurta 2007, 52, 110; Donat 2009, 124). Assieme a questi sono stati rinvenuti pochi frammenti di ceramica a vernice nera, di cui si riconoscono, con qualche margine di dubbio, le forme Lamboglia 28 o 16 e 5/7 datati a partire da metà I secolo a.C. (fuori catalogo); questo dato cronologico è confermato anche dalla presenza di alcune borchie di calzatura (Fig. 24), mentre la moneta di inizio III secolo d.C. (cat. no. 171) conferma una frequentazione del sito in età tardo-antica. *** Dal confronto operato tra i materiali dei due settori indagati, emergono, in forma ancora provvisoria, vista la parzialità degli scavi, alcune differenze. La presenza di alcune forme ceramiche in un settore piuttosto che nell’altro pare significativa sotto l’aspetto cronologico, oltre ad indicare una probabile diversità funzionale tra i due luoghi. La ceramica a vernice nera, ad esempio, in MGG3 prevale con forme datate dalla seconda metà del II a.C. fino all’età augustea; in MGG4, invece, i frammenti di questa classe ceramica sono pochi e, a parte uno, sembrano tutti datati a partire dal pieno I secolo a.C.; solo qui, come si è detto, si sono rinvenute forme iniziali di terra sigillata (tav. 2: 40–44), che verso la fine del I secolo a.C. sostituisce gradatamente la vernice nera come ceramica da mensa. Alcune classi ceramiche, ritenute di tradizione protostorica e quindi con produzioni precedenti a quelle della romanizzazione, come la ceramica grigia (tav. 6: 103–105; 7: 106–108), le olle di tradizione La Tène a grafite (tav. 3: 46,47) o le refrattarie di cultura venetica (tav. 4: 76–78; 5: 79–80) sono presenti quasi esclusivamente nel settore MGG3, mentre le olle tipo Auerberg (tav. 3: 52–58) si rivengono principalmente nel settore MGG4; per il resto, in questo settore le ceramiche grezze sono poco rappresentate rispetto alla ceramica da mensa. Altre forme, come la ceramica depurata e le olle tipo ‘Pavia di Udine’ (tav. 4: 64–74) sono equamente distribuite tra i due settori. Anche la distribuzione delle anfore tende a con- fermare l’impressione di anteriorità del settore della frana. Esiste una spiccata preminenza di tipologie più antiche in MGG3, dove sono presenti anche forme che compaiono a partire dal II secolo a.C. come le due greco-italiche o Lamboglia 2 preco- ci (tav. 7: 113; 8: 118), le Lamboglia 2 con orlo triangolare (tav. 7: 111,112,114,116,117; 8: 121; 9: 122) e le ovoidali adriatiche (tav. 10: 135,136). In MGG4 i pochi frammenti anforari riconoscibili appartengono a individui più recenti, quali la forma di Lamboglia 2 standard (tav. 9: 125,126), la forma di passaggio Lamboglia 2-Dressel 6A (tav. 9: 123,124), le forme Dressel 6A (tav. 9: 131; 10: 132), Dressel 6B (tav. 10: 138) e il frammento di Dressel 2–4 di produzione campana (tav. 11: 141). I due settori dell’abitato, dunque, sembrano presentare alcune caratteristiche che li distinguo- no. Il sito MGG3 venne fondato nella zona più arretrata del colle come primo nucleo abitativo. A causa del franamento del colle, non è possibile ricostruire la tipologia abitativa né l’organizzazio- ne degli spazi di eventuali edifici presenti che, in ogni caso, sfruttavano un sistema a terrazzamento predisposto lungo il pendio, reso visibile dalla pre- senza del grosso muro di contenimento (fig. 4). Il materiale rinvenuto, però, svela chiaramente l’uso della tecnica edilizia utilizzata. Alcuni mattoncini appartenenti a un pavimento in opus spicatum e pochi frammenti in cocciopesto tritato finemente e di buona qualità, usato sicuramente per isolare dall’umidità le pareti di un edificio, potrebbero appartenere a un deposito o magazzino che, data la posizione, doveva trovarsi a ridosso del pendio.78 Anche nel settore MGG4 i resti pavimentali dei due edifici, ubicati l’uno sopra il terrazzo, l’altro a ridosso del pendio meridionale che ne limita la superficie, erano costruiti secondo la tecnica romana. Quello dell’edificio seminterrato era un pavimento in battuto di malta su vespaio in ciottoli, steso probabilmente per proteggere 78 L’isolamento di pavimenti e pareti con il cocciopesto è una tecnica molto utilizzata dai Romani nel caso di magazzini e granai situati a contatto con il terreno: Omnesque parietum et soli iuncturae testaceis pulvinis fibulantur (Colum. Res rustica, I, VI, 13; cfr. Cairoli Giuliani 2006, 184–185). 252 Mirta FALESCHINI la superficie dall’umidità del terreno sottostante, mentre l’altro era formato da due livelli pavimen- tali: un pavimento di blocchetti laterizi di forma cubica poggiava su un precedente acciottolato (Figg. 6; 7). Ma l’apporto protostorico è visibile nelle tracce di alzato: nei muri a secco o legati con poca malta sui quali, nel caso del vano se- minterrato, posava un alzato in opus craticium del quale restano molti frammenti; e nell’organizza- zione esigua degli spazi ravvisabile, purtroppo, solamente per l’edificio posto sul terrazzo, che presenta una volumetria molto ridotta (m 2 × 2.70 circa; Bassetti 2002). Tali edifici denotano, quindi, un impianto molto simile, nell’organiz- zazione degli spazi e nelle tecniche costruttive, a quello presente nel foro di Zuglio e datato all’età repubblicana (Vitri 2001, 54–57). Permangono alcuni punti interrogativi circa la datazione iniziale del sito: la ‘presa di possesso’ da parte dei Romani dovette essere graduale, con poche presenze iniziali nel II secolo a.C., forse con carattere di sporadicità. Relativamente sicuro è uno spopolamento del sito, da datarsi all’età giulio- claudia. Anche in questo caso, però, è d’obbligo la prudenza, in quanto si rammenta che le indagini archeologiche sono state parziali. Ai due settori, infatti, va aggiunta la fase romana rinvenuta sotto il pavimento della chiesetta di Santo Spirito (fig. 3: 2), dove è stato portato alla luce materiale datato a partire dalla seconda metà del I secolo a.C. (alcuni frammenti di ceramica a vernice nera in pessime condizioni), per giungere al pieno I secolo d.C. (olle tipo Auerberg, un recipiente a impasto refrattario e una moneta di Domiziano; Piuzzi 2006), che forse rappresenta un ulteriore sviluppo insediativo. Diverso è il caso del settore MGG5 (fig. 3: 5) che, pur nella parzialità dell’indagine, offre già la possibilità di trarre alcune conclusioni. L’arco cro- nologico ampio di questo settore pare giustificato dalla sua stessa natura: infatti, il rinvenimento di parecchie scorie di ferro potrebbe significare che qui si trovava un’officina per la lavorazione arti- gianale del ferro e per le piccole riparazioni, con una continuità di presenza che forse travalicava l’esistenza del centro abitato. I CONFRONTI CON ALTRE REALTÀ La posizione del sito, lungo l’asse commerciale di percorrenza che da Aquileia portava all’abitato del Magdalensberg, ha indirizzato inizialmente i confronti verso questi due importanti insediamenti. Poco si può dire circa eventuali corrispondenze con i tipi ceramici rinvenuti nei livelli tardore- pubblicani della colonia latina. Sicuramente ad Aquileia è ben rappresentato tutto il materiale ceramico che si rinviene negli altri siti friulani, ma mancano ancora esaustive pubblicazioni che lo rendano accessibile a un confronto.79 Una valutazione autoptica è stata possibile per i materiali del Magdalensberg. Il confronto con il centro norico ha portato a rilevare parecchie corrispondenze con alcune tipologie ceramiche qui presenti; tra queste, ceramiche grezze come le olle a impasto di grafite e, soprattutto, le olle di produzione norica con orlo a profilo triangolare, assenti in Friuli. Per quel che riguarda la ceramica da mensa, nei due siti si ritrovano le stesse forme, anche se sul Magdalensberg, in genere, la ceramica a vernice nera è di qualità migliore; in due casi si riscontrano bolli molto simili o uguali (Schindler 1967, 56–57; Schindler 1986, tav. 3: 15); mancano, invece, a Moggio i più tardi bolli in planta pedis, ben rappresentati sui recipienti in terra sigillata del Magdalensberg (Schindler, Scheffenegger 1977). Confronti autoptici sono stati fatti anche con la ceramica a vernice nera presente nell’abitato della Gurina. Se le forme, nel complesso, sono le stesse, la qualità della ceramica nel sito norico è di gran lunga superiore a dimostrare, forse, la presenza di una diversa corrente di commercio, in parte legata anche a una committenza con gusti più raffinati (Gamper 2015, 181–184). La datazione del sito di Moggio viene definita con più precisione dal confronto con i materiali rinvenuti, alcuni anni fa, nelle due zone arche- ologiche di Mandrga e Preval presso il passo di Ocra/Razdrto, in Slovenia (Bavdek 1996; Horvat, Bavdek 2009). I due siti presentano tipologie ce- ramiche molto simili a quelle di Moggio; tuttavia, certi tipi di ceramica a vernice nera di Mandrga, in particolare le patere Lamboglia 5, ne indicano una datazione a una fase leggermente precedente, assegnata tra la metà del II a.C. e il primo quarto del secolo successivo (LT D1). Anche le anfore Lamboglia 2 precoci a Mandrga sono presenti in maggior numero (Horvat, Bavdek 2009, 85–90). Il sito di Preval, invece, presenta caratteri simili soprattutto a MGG4, già di età augustea: anche qui compaiono la terra sigillata e le anfore Dressel 6A e 6B. La fase iniziale di Moggio, quindi, verrebbe a 79 Una breve sintesi di Luciana Mandruzzato in Maselli Scotti, Mandruzzato, Tiussi 2009, 266. 253L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) inserirsi cronologicamente tra Mandrga e Preval: nella prima metà del I secolo a.C.80 Per quel che riguarda i confronti con il materiale rinvenuto altrove in Friuli, stringenti risultano quelli con la ‘struttura 8’ di Montereale Valcellina, datata alla fase tardorepubblicana più antica, tra la seconda metà del II secolo a.C. e la prima metà del I secolo a.C. In particolare, e tenendo conto che i confronti si basano su disegni di materiale ceramico, corrispondenze si hanno per ciò che riguarda la ceramica grezza, quella di tradizione veneta e i tipi anforari (Donat 2009, 131–134. e fig. 7). La ceramica a vernice nera di Moggio, di qualità più scadente rispetto anche alla poröses Fabrikat del Magdalensberg, è confrontabile con quella presente anche a Joannis, Castelraimondo e Pavia di Udine, e induce a pensare a una produzione locale (Strazzulla Rusconi 1979, 31; Prenc 1990, 104; Santoro Bianchi 1992, 182; Cividini 1997, 32). In particolare, dall’insediamento di Pavia di Udine, una piccola villa rustica, proviene ceramica a vernice nera con forme simili a quelle rinvenute a Moggio; alcuni confronti puntuali si possono fare per le coppe Lamboglia 28, che anche qui presentano la costante dei 16 cm di diametro dell’orlo (Fasano 1990). Nel comprensorio più vicino a Moggio si è valu- tato anche il sito di Castelraimondo che, però, non fornisce molti elementi di confronto, trattandosi qui, probabilmente, di un sito di residenti ‘autoc- 80 Anche per l’interpretazione della funzionalità del sito, ci sono delle assonanze: come per i due siti sloveni, si tratterebbe di un insediamento a carattere commerciale, legato alle prime fasi di espansione romana nella zona alpina. toni’ che utilizzavano, più che altro, vasellame di produzione locale (Santoro Bianchi 1992). Altri confronti si possono fare con i siti della vicina Carnia. La ceramica rinvenuta a Zuglio nei livelli di età cesariana è puntualmente confrontabile, per alcune forme, con quella di Moggio.81 Corri- spondenze strette si hanno nei tipi della ceramica grigia e di quella a vernice nera di produzione cisalpina, mentre la terra sigillata di importazione, in entrambi i siti, si limita a pochi esemplari, in linea con altri centri della regione. Per il resto, sia a Zuglio che a Moggio sono presenti le olle con impasto a grafite e con orlo estroflesso, ma a Zuglio abbondano forme più recenti come le olle Auerberg. Tra le anfore, infine, in entrambi i siti compaiono le Lamboglia 2, ma a Zuglio in pochi esemplari; mancano qui, inoltre, gli esemplari più antichi attribuibili a forme di transizione dalle greco-italiche, mentre sono più rappresentate le forme recenti, quali le Dressel 6A, 6B e la 2–4 (Donat 2009, 114). Alcuni paralleli si possono fare anche con il sito di Verzegnis, che finora ha restituito alcuni materiali di I secolo a.C. che si inquadrano nel panorama consueto, tra i quali pochi frammenti di anfore greco-italiche, Lamboglia 2 e ceramica a impasto di grafite. Più stringenti sono le corrispondenze riguardanti l’attività metallurgica, attestata anche in questo sito dal rinvenimento di scorie di ferro, così come dalla presenza di borchie appartenenti a calzature.82 81 Una prima lettura dei dati in Donat 2001, 372–390; un aggiornamento in Donat 2009. 82 Si veda il contributo di Gloria Vannacci Lunazzi in Faleschini et al. 2009, 153–162. Gli oggetti con i seguenti numeri non sono riportati nelle tavole: 101–102, 140, 142, 145, 148–154, 156–159, 164–167, 172–188. La datazione delle monete si deve a Lorenzo Passera (cat. no. 168–171). Ceramiche fini da mensa Ceramica a vernice nera (tavv. 1; 2) 1. MGG3. Frammento di orlo/fondo. Patera Lamboglia 7, Morel F2284. Impasto farinoso, beige. Vernice par- zialmente abrasa, nero-marrone, con traccia di ditate all’esterno. Dimensioni: diam. orlo cm 27 circa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31343. 2. MGG1. Frammento di orlo/parete. Patera Lamboglia 7, Morel F2286e1. Impasto duro, beige-camoscio 10 YR 7/3. Vernice sottile, grigio-nera. Dimensioni: diam. orlo cm 47 circa. Tipologia Gruppo della Campana C. S. n. inv. (Faleschini 1993, 60; Faleschini 1999, 21–24). 3. MGG3. Frammento di piede. Patera Lamboglia 7, Morel F2284e (?). Impasto farinoso, beige-arancio. Vernice parzialmente abrasa, nera. Dimensioni: diam. cm 11. Sulla superficie interna si trova una decorazione pro- dotta dall’impronta di un sigillo; un altro specchio di sigillo è accennato sul bordo della frattura. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31440 (Faleschini 1999, 21–24). 4. MGG3. Frammento di fondo. Patera Lamboglia 7, Morel F2284e (?). Impasto farinoso, beige-arancio. Vernice sottile, parzialmente abrasa, nero-marrone con iride- scenze, con traccia di ditate all’esterno. Dimensioni: CATALOGO 254 Mirta FALESCHINI diam. piede cm 11 circa. Sulla superficie interna si nota un’impronta di sigillo radiato (cfr. Schindler 1986, tav. 3/15 su una patera aretina). Tipologia genericamente Nord-italica N. inv. 38885 (Faleschini 1999, 21–24). 5. MGG1. Frammento di fondo. Patera Lamboglia 7. Im- pasto abbastanza compatto, arancio chiaro 7.5 YR 7/6. Vernice sottile, nera tendente al bruno. Dimensioni: diam. piede cm 9 circa. Presenta, sul fondo, due cerchi concentrici, con impronta di sigillo incompleta e illeg- gibile, ubicata sul punto di rottura. S. n. inv. (Faleschini 1993, 58 Faleschini 1999, 21–24). 6. MGG3. Frammento di orlo/parete/fondo. Patera Lam- boglia 5, Morel F2252. Impasto farinoso, beige. Vernice parzialmente abrasa, nera. Dimensioni: diam. orlo cm 20 circa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31342. 7. MGG3. Frammento di fondo. Patera Lamboglia 5 o 5/7. Impasto farinoso, beige-arancio. Vernice parzialmente abrasa, nero-marrone. Dimensioni: diam. piede cm 6. Sulla superficie interna si nota una decorazione a doppi cerchi concentrici e, centralmente, un cerchio più piccolo o lo specchio di un sigillo non più leggibile. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31337 (Faleschini 1999, 21–24). 8. MGG1. Frammento di fondo. Patera Lamboglia 5/7. Impasto farinoso, beige 7.5 YR 7/4. Vernice sottile e semilucida, nera. Dimensioni: diam. piede cm 10,5. Presenta, sul fondo, tre cerchi concentrici, di cui i due esterni sono doppi; tra questi due si trova un’impronta di sigillo ovale con all’interno una figurina alata, par- zialmente abrasa. S. n. inv. (Faleschini 1993, 57–58; Faleschini 1999, 21–24). 9. MGG1. Frammento di fondo. Patera Lamboglia 7/16. Impasto duro, beige 7.5 YR 7/4. Vernice abrasa, nera. Dimensioni: diam. piede cm 6. Sul fondo, tra due cerchi concentrici doppi, si trovano due impronte di sigillo molto rovinate, raffiguranti la lettera N (?). S. n. inv. (Faleschini 1993, 59; Faleschini 1999, 21–24). 10. MGG3. Frammento di fondo/piede. Patera Lamboglia 7/16. Impasto duro e compatto, beige. Vernice sottile, parzialmente abrasa, nera con iridescenze. Dimensioni: diam. piede cm 7. Tipologia Gruppo della Campana B. N. inv. 42558. (cfr. Schindler 1986 Abb. 3/15). 11. MGG3. Frammento di orlo. Patera Lamboglia 7/16, Morel F2276b. Impasto farinoso, beige. Vernice sottile, parzialmente abrasa, nero-marrone. Dimensioni: diam. cm 19. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31344. 12. MGG3. Frammento di piede. Patera Lamboglia 7/16. Impasto duro e compatto, beige. Vernice parzialmente abrasa, marrone, con traccia di ditate all’esterno e con disco di impilamento rossastro; rossa all’interno del piede. Dimensioni: diam. cm 6,4. Tipologia Gruppo della Campana B, Aretina N. inv. 31353. 13. MGG1. Due frammenti di fondo ombelicato ricomposti. Patera Lamboglia 7/16. Impasto abbastanza compatto, beige 7.5 YR 7/4. Vernice sottile ma coprente, nero-bruna con cerchio di impilamento rosso-bruno al centro; sulla parete esterna sono presenti impronte di ditate, mentre l’interno del piede è a vernice rossa. Dimensioni: diam. piede cm 6 circa. S. n. inv. (Faleschini 1993, 58–59; Faleschini 1999, 21–24). 14. MGG1. Frammento di fondo/parete. Patera Lamboglia 7/16. Impasto farinoso, beige-arancio. Vernice sottile, abrasa, rosso-bruna. Dimensioni: diam. piede cm 6 circa. S. n. inv. (Faleschini 1999, 21–24). 15. MGG3. Frammento di orlo. Patera Lamboglia 6, forma Morel F1631, Conspectus 10.1.5. Impasto farinoso, ca- moscio. Vernice abbastanza coprente, nera. Dimensioni: diam. cm 32. Tipologia adriatica N. inv. 42559. (cfr. Schindler 1967 T 5/22). 16. MGG3. Frammento di orlo/parete. Coppa Lamboglia 28. Impasto farinoso beige-arancio. Vernice sottile, nera con iridescenze. Dimensioni: diam. orlo cm 16,5. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 38883. (cfr. Fasano 1990, fig. 5/18). 17. MGG1. Frammento di orlo/parete. Coppa Lamboglia 28, Morel F2686c1. Impasto farinoso, beige 7.5 YR 7/4. Vernice molto sottile, nero-bruna. Dimensioni: diam. orlo cm 14 circa. S. n. inv. (Faleschini 1993, 60 fig. 6; Faleschini 1999, 21–24). 18. MGG3. Frammento di orlo. Coppa Lamboglia 28. Im- pasto farinoso, beige. Vernice parzialmente abrasa, nera. Dimensioni: diam. cm 16. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42585. (cfr. Schindler 1967 T 6/11). 19. MGG3. Frammento di orlo. Coppa Lamboglia 28 (?). Impasto farinoso, beige. Vernice parzialmente abrasa, nera. Dimensioni: diam. cm 16 circa. Tipologia Alto- adriatica. N. inv. 42587. (cfr. Schindler 1986 Abb. 2/14). 20. MGG3. Frammento di orlo. Coppa Lamboglia 28 (?). Impasto farinoso, beige. Vernice quasi completamente abrasa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42584. 21. MGG3. Frammento di orlo /parete/fondo. Coppa Lamboglia 31, Morel 2978. Impasto farinoso, beige. Vernice nero-marrone con traccia di risparmio all’ester- no. Dimensioni: cm 8,3×4,1. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42604. 22. MGG3. Frammento di orlo. Coppetta Lamboglia 8, Morel F2855 o F2974: Impasto abbastanza compatto, beige chiaro. Vernice coprente, nera. Dimensioni: diam. cm 15 circa. Tipologia Gruppo della Campana B (?) N. inv. 42636. 23. MGG4. Frammento di orlo. Coppetta Lamboglia 22; Morel F2652 o F2654. Impasto duro, beige chiaro. Vernice coprente, nera. Dimensioni: diam. cm 16 circa. Tipologia Gruppo della Campana B. N. inv. 42767. (cfr. Mandruzzato, Maselli Scotti 2003, tav. 3/2; Buora 2008, p. 74, n. 67–69). 24. MGG4. Frammento di orlo. Coppa Morel F1723. Impasto duro e compatto, grigio. Vernice sottile, nera. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 42795. 25. MGG3. Frammento di fondo. Coppa Lamboglia 28. Impasto farinoso, beige. Vernice localmente abrasa, nera, con cerchio di impilamento marrone al centro; sulla parete esterna sono presenti tracce di risparmio, mentre l’interno del piede è a vernice rossa. Dimensioni: diam. piede cm 6 circa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42813. 26. MGG1. Frammento di fondo/parete. Coppa Lamboglia 28. Impasto farinoso, beige 7.5 YR 7/4. Vernice sottile nero-bruna, con cerchio di impilamento rosso-bruno al centro; sulla parete esterna sono presenti impronte di ditate; l’interno del piede è color rosso-bruno, con parziale risparmio. Dimensioni: diam. piede cm 6 circa. Presenta, sulla parete esterna, due incisioni eseguite dopo la cottura: una X (o ‘chi’ greco) e un segno di 255L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) significato incerto. S. n. inv. (Faleschini 1993, 59–60; Faleschini 1999, 21–24). (fig. 12). 27. MGG1. Frammento di fondo con attacco di parete carenata. Coppa Lamboglia 28 o 16. Impasto farinoso, arancio chiaro. Vernice abbastanza coprente ma abrasa in più punti, nera. Dimensioni: diam. piede cm 5 circa. S. n. inv. (Faleschini 1999, 21–24). 28. MGG4. Frammento di fondo. Coppa Lamboglia 28 o 16, Morel 2650. Impasto farinoso, beige-camoscio. Vernice marrone, bruciata. Dimensioni: diam. piede cm 6 circa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42691. 29. MGG4. Frammento di parete. Coppa Lamboglia 28 o 16. Impasto duro, camoscio. Vernice sottile, nero-marrone. Dimensioni: diam. carenatura cm 7. Tipologia Gruppo della Campana B. N. inv. 42775. 30. MGG4. Frammento di fondo con attacco di parete carenata. Coppa Lamboglia 28 o 16. Impasto farinoso, beige. Vernice nero-marrone, bruciata, con iridescenze e con traccia di ditate all’esterno. Dimensioni: diam. piede cm 7,5 circa. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 42776. 31. MGG3. Piattello su alto piede. Lamboglia 4. Impasto abbastanza compatto, beige. Vernice sottile, nero- marrone. Dimensioni: diam. 8 cm. All’interno tre cerchi concentrici. Tipologia Alto-adriatica o dell’agro aqui- leiese. N. inv. 38884. 32. MGG3. Frammento di piede. Forma non determinabile, forse calice (forma Lamboglia 13?). Impasto farinoso, beige. Vernice parzialmente abrasa, nero-marrone, con lieve traccia di ditate all’esterno. Dimensioni: diam. cm 7,8. Tipologia Alto-adriatica. N. inv. 31341 (cfr. Lamboglia 1952, 150). Ceramica a pareti sottili (tav. 2) 33. MGG3. Frammento di orlo. Bicchiere. Forma Ricci 1/173, tav. LXXXIX/7. Impasto abbastanza compatto, color camoscio, con inclusi black sand e quarzo. Orna- mento a cordonatura. Dimensioni: cm 5,3×4,9. N. inv. 31321. (cfr. Faga 2008, tav. 4/6). 34. MGG3. Frammento di orlo. Bicchiere. Forma Marabini V, tav. 6/59. Impasto compatto, color mattone, con ingobbio e inclusi calcitici e black sand, ornamento a cordonatura tripla. Dimensioni: diam. cm 10 circa. N. inv. 31323 (cfr. Schindler Kaudelka 1975, forma 63, 82 s. tav. 12; Buora 2008, 81, PS10). 35. MGG4. Frammento di orlo. Bicchiere. Forma Ricci 1/173, tav. LXXXIX/8 o Marabini VIII, tav. 8/86. Im- pasto compatto, color arancio scuro, con ingobbio o sabbiatura e inclusi black sand e mica. Ornamento a solcatura. Dimensioni: diam. cm 8 circa. N. inv. 42817. (cfr. Faga 2008, tav. 4/9; Faga 2010, fig. 4/1–3). 36. MGG3. Frammento di orlo con bordo sagomato. Olletta (?) Impasto abbastanza compatto e depurato, beige. Dimensioni: cm 4,2×3. N. inv. 31382. (cfr. Schindler Kaudelka 1975, forma 13, 49, s. tav. 4; Buora 1994, 59). 37. MGG3. Frammento di orlo/ parete. Olletta (?) Impasto abbastanza compatto e depurato, con rari inclusi di calcite e quarzo. Dimensioni: orlo cm 2,4×1,5. N. inv. 31392. 38. MGG4. Frammento di orlo. Bicchiere. Forma Marabini V, tav. 15/157-8. Impasto farinoso e abbastanza depurato, beige. Dimensioni: diam. cm 9. N. inv. 42692. 39. MGG4. Frammento di orlo. Bicchiere. Forma Marabini V, tav. 15/157-8. Impasto abbastanza farinoso e depurato, beige, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 9. N. inv. 42693. Terra sigillata norditalica (tav. 2) 40. MGG4. Frammento di orlo. Coppetta Conspectus 22, Mazzeo 12B/3. Impasto molto farinoso, beige chiaro. Vernice diluita e parzialmente abrasa, color rosso chia- ro. Dimensioni: diam. cm 14 circa. Presenta, sull’orlo esterno, una decorazione a doppia rotellatura. N. inv. 42696. (cfr. Buora, Cassani 1999, 77 tav. 10/1). 41. MGG4. Fondo parzialmente ricomposto. Coppetta Conspectus 22, Mazzeo 12. Impasto abbastanza com- patto, color camoscio. Vernice spessa, coprente, rosso mattone. All’interno è visibile bollo a lettere rilevate, in cartiglio rettangolare su due righe: L^VCRI/ONIS. Dimensioni: diam. base cm 4 circa. N. inv. 42698. (cfr. Buora, Cassani 1999, 75 s.). 42. MGG4. Due frammenti ricomposti di piede. Calice, Mazzeo 15 (?). Impasto molto farinoso, rosato scuro. Vernice color arancio, abrasa in molti punti. Dimensioni: diam. cm 10 circa. N. inv. 42715. 43. MGG4. Frammento di fondo/parete. Patera (?). Impasto molto farinoso, rosato chiaro. Vernice color arancio, abrasa in molti punti. Dimensioni: cm 3,7×2,4. N. inv. 31449. 44. MGG4. Frammento di orlo. Patera Conspectus 1 (?). Impasto abbastanza compatto, beige chiaro. Vernice spessa, coprente, rosso scuro. Dimensioni: cm 3,6×2,9. N. inv. 42764. Terra sigillata orientale (tav. 2) 45. MGG4. Frammento di orlo. Patera. Forma Hayes 6, tav II/3. Impasto molto compatto, beige scuro. Vernice quasi del tutto dissolta, a parte una traccia rosso scuro presente sull’orlo. diam. > cm 46. N. inv. 42763. Ceramiche grezze Olle con impasto di grafite (tav. 3) 46. MGG3. Frammento di orlo. Olletta. Presenta sul corpo due linee incise orizzontalmente. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 31322. (cfr. Vitri Donat 1997, tav. II, 8). 47. MGG3. Frammento di orlo/parete. Olletta. Dimensioni: diam. orlo cm 13,5 circa. Presenta sul corpo una deco- razione a pettine, verticale. N. inv. 42808. Olle di produzione norica (tav. 3) 48. MGG3. Frammento ricomposto di orlo. Olla. Impasto duro e compatto, con rari inclusi, tra cui mica. Dimen- sioni: diam. cm 17. N. inv. 42572. 49. MGG3. Frammento di orlo. Olla. Impasto duro e compatto, con inclusi calcitici. Dimensioni: diam. cm 32 circa. N. inv. 42591. 256 Mirta FALESCHINI 50. MGG4. Frammento di orlo. Olla. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi tra cui quarzo e mica. Dimensioni: diam. cm 14. N. inv. 42722. 51. MGG4. Frammento di orlo. Ciotola. Impasto duro e compatto, con rari inclusi di mica. Dimensioni: diam. cm 23 circa. N. inv. 42723. Olle-barattolo Auerberg e tipo Auerberg (tav. 3) 52. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e compatto con visibili inclusi tra cui quarzo, calcite e mica. Di- mensioni: diam. cm 19 N. inv. 42681. 53. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e poroso con rari inclusi. Dimensioni: cm 3×2,5. N. inv. 42654. 54. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e compatto con visibili inclusi. Dimensioni: diam. cm 18 circa. N. inv. 42703. 55. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi tra cui calcite e mica. Dimen- sioni: diam. cm 18 circa. N. inv. 42797. (cfr. Buora 2008, p. 113, Ccg49). 56. MGG3. Frammento di orlo/parete. Impasto duro e poroso con rari inclusi di mica. Dimensioni: diam. orlo cm 16. Decorazione a pettine con due cordonature orizzontali sotto l’orlo. N. inv. 31363. 57. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e poroso. Dimensioni: cm 4,1×3,3. N. inv. 42744. 58. MGG4. Frammento di orlo. Impasto duro e compatto, con visibili inclusi tra cui calcite e mica. Dimensioni: diam. cm 21. N. inv. 42682. Olle con orlo estroflesso (tav. 4) 59. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro e friabile, con inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 22. N. inv. 31330. 60. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro e friabile, con inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 14 circa. N. inv. 42606. 61. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro e friabile, con inclusi di calcite e quarzo. Dimensioni: 3,8×4,3. N. inv. 42610. 62. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, con inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 18. N. inv. 42637. 63. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, con inclusi di calcite e quarzo. Dimensioni: diam. cm 15 circa. N. inv. 42634. Olle tipo Pavia di Udine (tav. 4) 64. MGG3. Frammenti di orlo/ parete. Olla. Impasto color arancio chiaro, abbastanza duro e compatto, con visi- bili inclusi, tra cui quarzo. Dimensioni: 6,8×4,3. Su un frammento presenta una decorazione a cordicella con unghiate. N. inv. 31396. 65. MGG3. Frammento di orlo. Olla. Impasto duro, refrat- tario, con inclusi. Dimensioni: 3,8×3,6. N. inv. 31370. 66. MGG3. Frammento di orlo. Tipo IVb. Impasto duro e compatto, con abbondanti inclusi, tra cui mica. Di- mensioni: diam. cm 30 circa N. inv. 31333. 67. MGG3. Frammento di orlo. Tipo VII (?). Impasto duro ma friabile, con inclusi di mica, raro quarzo e calcite. Dimensioni: diam. cm 24. N. inv. 42568. 68. MGG3. Frammento di orlo. Tipo IVb. Impasto duro e compatto con sottili inclusi di quarzo e calcite. Di- mensioni: diam. cm 21. N. inv. 42633. 69. MGG3. Frammento di orlo. Tipo IIIb. Visibili inclusi, tra cui calcite e mica. Dimensioni: cm 4,5×3,3. N. inv. 31335. 70. MGG3. Frammento di orlo. Tipo III. Visibili inclusi, tra cui calcite e mica. Dimensioni: cm 3,2×2,6. N. inv. 31336. 71. MGG3. Frammento di orlo. Tipo IIa, profilo arrotondato e ispessito. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi tra cui calcite e pietrisco, rara mica. Dimensioni: diam. cm 13. N. inv. 31364. 72. MGG4. Frammento di orlo. Tipo IVe. Impasto duro ma friabile con abbondanti inclusi. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 42699. 73. MGG4. Frammento di orlo, Olletta tipo VI. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi, tra cui mica. Dimensioni: cm 2,7×2,5. N. inv. 42655. 74. MGG3. Frammento di orlo/parete con corpo di for- ma cilindrica. Tipo IIa. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi. Dimensioni: diam. orlo cm 20. N. inv. 31360. Olle-vasi tipo Sevegliano 4 (tav. 4) 75. MGG5. Frammento di orlo/ parete. Impasto duro ma friabile, con abbondanti inclusi visibili soprattutto sulla superficie interna. Presenta, accennata, una decorazione a pettine. Dimensioni: diam. orlo cm 20 circa. N. inv. 31427. Olle a impasto refrattario (tavv. 4; 5) 76. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, refrattario, ricco di inclusi visibili anche in superficie, di quarzo e calcite. Dimensioni: diam. cm 26. N. inv. 31327. 77. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, refrattario, ricco di inclusi di quarzo e calcite. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 31331. 78. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, refrattario, ricco di inclusi calcitici visibili anche in superficie. Dimensioni: diam. cm 24. N. inv. 42569. 79. MGG3. Frammento di orlo. Impasto duro, refrattario, ricco di inclusi visibili anche in superficie, di quarzo e calcite. Dimensioni: diam. cm 26 circa. N. inv. 42592. 80. MGG3. Quattro frammenti, di cui un orlo. Impasto duro, refrattario, ricco di inclusi visibili anche in su- perficie, di quarzo e calcite. Dimensioni: diam. cm 28. N. inv. 42809. 257L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Coperchi (tav. 5) 81. MGG3. Frammento di orlo. Impasto rosso scuro con segni di combustione. Dimensioni: diam. cm 23. N. inv. 31320. 82. MGG3. Frammento di orlo. Impasto rosso chiaro, poroso, con segni di combustione. Dimensioni: diam. cm 46. N. inv. 31324. 83. MGG3. Frammento di orlo. Impasto rosso chiaro, poroso. N. inv. 31384. 84. MGG4. Frammento di orlo. Impasto rosso scuro con segni di combustione e concrezione. Dimensioni: diam. cm 22. N. inv. 42694. 85. MGG4. Frammento di orlo. Impasto rosso chiaro, poroso. Dimensioni: diam. cm 24. N. inv. 42781. Ceramiche comuni depurate e semidepurate Teglie da forno (tav. 5) 86. MGG3. Frammento di orlo. Impasto rosso mattone. Dimensioni: diam. cm 32 circa. N. inv. 31325. 87. MGG3. Frammenti di fondo/ parete. Impasto rosso chiaro, abbastanza depurato. Dimensioni: diam. fondo cm 24. N. inv. 31391. 88. MGG3. Due frammenti di orlo. Impasto rosso-marrone con segni di combustione. Dimensioni: diam. cm 30 circa. N. inv. 42577. 89. MGG3. Frammento di orlo. Impasto rosso scuro. Di- mensioni: diam. cm 30–32. N. inv. 42650. Tegami a vernice rossa interna (tav. 6) 90. MGG4. Frammento di orlo. Tegame. Impasto duro, refrattario, con inclusi di quarzo e rara calcite. Vernice parzialmente abrasa, rosso scuro Dimensioni: diam. > cm 38. N. inv. 42695. (cfr. Buora 2008, 110, CCg38). Ceramica comune depurata (tav. 6) 91. MGG3. Frammento di orlo con attacco di ansa. Olpe forma Vegas 48. Impasto farinoso e depurato. Dimen- sioni: diam. cm 13. N. inv. 31326. 92. MGG4. Frammenti di orlo/parete. Brocca/boccale for- ma Vegas 44. Impasto compatto, abbastanza depurato, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: diam. orlo cm 12. N. inv. 42720. 93. MGG3. Frammento di orlo. Brocca forma Vegas 40/2 (?). Impasto semidepurato con inclusi di chamotte e rara calcite. Presenza di ingobbio esterno. Dimensioni: diam. cm 14. N. inv. 31385. (cfr. Jablonka 2001, tav. 57/7–11). 94. MGG4. Frammento di parete con presa. Mortaio o catino forma Vegas 7/13 (?). Impasto abbastanza com- patto, con rari inclusi calcitici. Dimensioni: cm 5,6×3. N. inv. 42713. 95. MGG3. Frammento di fondo. Contenitore. Impasto compatto con inclusi di calcite e quarzo. Lisciatura esterna. Dimensioni: diam. cm 23. N. inv. 31368. 96. MGG3. Frammento di orlo. Contenitore a larga aper- tura, ceramica industriale. Impasto duro e compatto con inclusi di calcite e quarzo. Dimensioni: diam. cm 27. N. inv. 31379. 97. MGG4. Frammento di orlo/parete. Olpe. Impasto farinoso, abbastanza depurato. Dimensioni: diam. orlo cm 8. N. inv. 42751. 98. MGG3. Frammento di orlo. Brocca o anforotto (?). Impasto compatto, abbastanza depurato, color rosso mattone. Dimensioni: diam. cm 14. N. inv. 31358. 99. MGG3. Frammento di fondo. Bacino. Impasto con rari inclusi di quarzo, calcite e chamotte. Dimensioni: diam. piede cm 7. N. inv. 31441. 100. MGG3. Frammento di piede. Bacino. Impasto se- midepurato con inclusi in chamotte, calcite e quarzo. Dimensioni: diam. cm 11. N. inv. 42814. 101. MGG3. Becco o versatoio. Bottiglia. Impasto farinoso e depurato. Dimensioni: h 4,2 cm; interno cm 5,5×5. N. inv. 31338. 102. MGG3. Becco o versatoio. Bottiglia. Impasto farinoso e depurato. Dimensioni: h 3,5 cm; interno cm 3,7×3,3. N. inv. 31339. Ceramica grigia (tavv. 6; 7) 103. MGG3. Frammento di orlo. Coppa tipo Xb. Impasto grigio scuro, abbastanza compatto e granuloso con rari inclusi, tra cui mica e chamotte. Dimensioni: cm 5,8×5,3. Presenta una scanalatura incisa esternamente. N. inv. 31332. 104. MGG3. Tre frammenti di orlo. Coppa tipo IXc. Impasto grigio-beige, sfaldabile, abbastanza depurato con rari inclusi, tra cui mica e chamotte. Dimensioni: diam. cm 11 (?). Presenta una scanalatura incisa esternamente. N. inv. 38882. 105. MGG3. Frammento di orlo. Coppa tipo XIa. Impasto grigio, farinoso, abbastanza depurato con rari inclusi, tra cui mica e chamotte. Dimensioni: cm 4,5×3,8. Pre- senta una scanalatura incisa esternamente. Pertinente alla 42583 (?) N. inv. 42582. 106. MGG3. Frammento di orlo. Coppa tipo XIa. Impasto grigio, farinoso, abbastanza depurato con rari inclusi, tra cui mica e chamotte. Dimensioni: cm 4,5×2,5. Pre- senta una scanalatura incisa esternamente. Pertinente alla 42582 (?) N. inv. 42583. 107. MGG4. Frammento di orlo. Coppa-mortaio tipo III. Impasto grigio scuro, abbastanza compatto e granulo- so con, in sezione, nucleo interno più scuro. Presenti inclusi, tra cui mica e chamotte. Dimensioni: diam. cm 26. N. inv. 42777. 108. MGG3. Frammento di piede. Coppa-mortaio (?). Impasto grigio scuro, compatto e abbastanza depurato con visibili inclusi di mica e rara chamotte. Presenta un residuo di incluso ferruginoso sul fondo. Dimensioni: diam. cm 5,5. N. inv. 42812. 258 Mirta FALESCHINI Anfore Lamboglia 2 (tavv. 7–9) 109. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua, poco sporgente, che si raccorda al collo tramite rigonfiamento. Impasto gruppo 2: rosato, abbastanza duro e depurato, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 17 circa. Forma di transizione alla Dressel 6A (?). N. inv. 31375. (Faleschini 1999, 26–32). 110. MGG3. Frammento di orlo a fascia larga, verticale e poco sporgente, leggermente concava. Impasto gruppo 3: rosato, duro, con rari inclusi di chamotte e calcite. Forma di transizione alla Dressel 6A. Dimensioni: cm 10×8,5. N. inv. 31378. 111. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua, leg- germente concava e sporgente, esoverso, arrotondato superiormente e con gradino sotto il labbro. Impasto gruppo 1: beige-giallognolo, duro, con inclusi di quarzo e mica. Dimensioni: diam. cm 17. N. inv. 31388. (Fale- schini 1999, 26–32). 112. MGG3. Frammento di orlo/collo. Orlo a fascia leggermente obliqua, poco sporgente, arrotondato superiormente. Impasto gruppo 1: beige-giallognolo, abbastanza depurato. Forma di transizione alla Dressel 6A (?) Dimensioni: cm 8,5×6,5. N. inv. 31401. 113. MGG3. Frammento di orlo/collo a fascia obliqua e sporgente, arrotondato superiormente. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza duro, con inclusi di mica e rara chamotte. Dimensioni: diam. cm 18. Forma di transi- zione dalla greco-italica. N. inv. 31404. 114. MGG3. Frammento di orlo/collo con cicatrice d’ansa. Orlo a fascia obliqua abbastanza sporgente, arrotondato superiormente. Impasto gruppo 2: rosato, più scuro nel nucleo, con inclusi di mica, chamotte e calcite. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 31411. 115. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua e sporgente. Impasto gruppo 1: beige chiaro, abbastanza farinoso, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: cm 9×5,5. N. inv. 31414. 116. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua, abbastanza sporgente, con ansa frammentaria. Impasto gruppo 4: rosato chiaro più scuro nel nucleo, abbastanza farinoso, con grossi inclusi di chamotte, rara calcite. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 31423. (Faleschini 1999, 26–32). 117. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua, sporgente. Impasto gruppo 5: beige-giallognolo, abbastanza farinoso, con rari inclusi di mica e chamotte. Dimensioni: diam. orlo cm 15. N. inv. 31425. (Faleschini 1999, 26–32). 118. MGG3. Frammento di orlo/collo. Orlo a fascia obliqua, molto sporgente. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza farinoso, con grossi inclusi di chamotte e rara calcite. Dimensioni: diam. cm 16. Forma di transizione dalla greco-italica. N. inv. 31426. (Faleschini 1999, 26–32). 119. MGG3. Collo con orlo ed anse frammentari. Orlo a fascia larga, verticale e molto sporgente dal collo, con una scanalatura nella parte inferiore del labbro. Impasto gruppo 4: beige chiaro, abbastanza duro, con grossi inclusi di chamotte e rare mica e calcite. Sull’orlo, entro cartiglio, reca il bollo parzialmente leggibile, con lettere a rilievo, MEN[A], con ME in legatura e N retrograda. Dimensioni: diam. cm 18. Forma di transizione alla Dressel 6A. N. inv. 38887. (Faleschini 1999, 26–32). 120. MGG3. Frammento di orlo/collo con cicatrice d’ansa. Orlo a fascia verticale, poco sporgente, arrotondato superiormente. Impasto gruppo 3: rosato, duro, con rari inclusi di chamotte e calcite. Dimensioni: diam. cm 14. Forma di transizione alla Dressel 6A. N. inv. 38889. (Faleschini 1999, 26–32). 121. MGG3. Collo con attacco del corpo, un’ansa integra e l’altra frammentaria. Orlo a fascia larga, obliqua e sporgente, che si raccorda al collo tramite gradino. Impasto gruppo 5: beige-giallognolo, farinoso e abba- stanza depurato. Dimensioni: diam. cm 16,5. N. inv. 38888. (Faleschini 1999, 26–32). 122. MGG3. Frammento di orlo a fascia obliqua e sporgente, arrotondato superiormente. Impasto gruppo 3: rosato, con rari inclusi di chamotte e calcite. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 42565. 123. MGG4. Frammento di orlo/collo con ansa frammentaria. Orlo a fascia larga, obliqua e sporgente. Impasto gruppo 3: rosato/beige chiaro, con rari inclusi di chamotte, cal- cite e mica. Dimensioni: diam. cm 13,5. N. inv. 42728. 124. MGG4. Frammento di orlo a fascia larga, quasi verticale e poco sporgente. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza duro, con inclusi di mica. Dimensioni: diam. cm 15. Forma di transizione alla Dressel 6A. N. inv. 42760. 125. MGG4. Frammento di orlo a fascia obliqua, abbastanza sporgente. Impasto gruppo 2: rosato chiaro, abbastanza farinoso con inclusi di chamotte. Dimensioni: diam. cm 15. N. inv. 42790. 126. MGG4. Frammento di orlo a fascia obliqua, abbastanza sporgente. Impasto gruppo 3: rosato chiaro, con inclusi di chamotte. Dimensioni: cm 9,3×9,2. N. inv. 42748. 127. MGG1. Frammento di orlo a fascia alta e obliqua, che si raccorda al collo tramite gradino. Impasto bei- ge farinoso e abbastanza depurato. Presenta un bollo, parzialmente leggibile, con lettere a rilievo EDOC (?). Dimensioni: diam. cm 17,2. S. n. inv. Dressel 6A (tavv. 9; 10) 128. MGG3. Frammento di orlo a fascia allungata, che si raccorda al collo senza soluzione di continuità. Impasto gruppo 1: beige, abbastanza farinoso, con inclusi di chamotte, calcite e mica. Dressel 6A (?). N. inv. 31399. 129. MGG3. Frammento di orlo a fascia verticale, sporgente, che si raccorda al collo tramite gradino. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza depurato. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 31424. 130. MGG3. Frammento di orlo/collo con attacco d’ansa. Orlo a fascia verticale, leggermente sporgente, che si raccorda al collo tramite gradino. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza depurato. Dimensioni: diam. cm 14,5. N. inv. 38890. (Faleschini 1999, 26–32). 131. MGG4. Frammento di orlo a fascia verticale, sporgente, che si raccorda al collo tramite gradino. Impasto gruppo 5: beige-giallognolo, abbastanza duro, con rari inclusi di chamotte. Dimensioni: diam. cm 16,5. N. inv. 42787. 132. MGG4. Frammento di breve orlo a fascia, estroflesso. Impasto gruppo 2: rosato più scuro nel nucleo, abbastanza 259L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) duro, con rari inclusi di mica e chamotte. Dimensioni: diam. cm 16. N. inv. 42708. Ovoidali adriatiche (tav. 10) 133. MGG3. Frammento di orlo/collo. Orlo ad anello, poco sporgente, estroflesso. Impasto gruppo 4: rosato chiaro, abbastanza depurato, con inclusi di chamotte e rara mica. Dimensioni: cm 5,3×4,3. N. inv. 31381. 134. MGG3. Collo con un’ansa integra e l’altra frammentaria; sotto l’orlo, fascia di raccordo tra l’attaccatura delle due anse. Orlo ad anello, poco sporgente, estroflesso. Impasto gruppo 3: rosato abbastanza farinoso, con inclusi di chamotte e rare mica e calcite. Dimensioni: diam. orlo cm 14 circa. N. inv. 38886. (Faleschini 1999, 26–32). 135. MGG3. Frammento di orlo/collo. Orlo ad anello con, sotto, gradino sporgente di raccordo al collo. Impasto gruppo 3: rosato, abbastanza farinoso, con rari inclusi di mica. Dimensioni: diam. cm 15,5. N. inv. 38891. (Faleschini 1999, 26–32; cfr. Cipriano, Carre, 1989, 78, fig. 9: a). 136. MGG3. Frammento di orlo ad anello sporgente, estroflesso. Impasto gruppo 2: rosato con nucleo più scuro, abbastanza farinoso e depurato. Dimensioni: diam. cm 15. N. inv. 31407. Dressel 6B (tav. 10) 137. MGG3. Frammento di orlo verticale a fascia arroton- data. Impasto beige-giallognolo, abbastanza farinoso e depurato. Dimensioni: cm 7,4×5,7. N. inv. 31416. 138. MGG4. Frammento di orlo/collo con attaccatura d’ansa. Orlo verticale a fascia arrotondata. Impasto rosato scuro, compatto, con rari inclusi di mica e chamotte. Sull’orlo, entro cartiglio, reca un bollo illeggibile. Dimensioni: diam. cm 15. N. inv. 42783. 139. MGG1(?). Frammento di orlo verticale a fascia ar- rotondata, con attaccatura d’ansa. S. n. inv. (Faleschini 1999, 26–32). 140. MGG1(?). Frammento di orlo verticale a fascia alta e arrotondata. Impasto rosato scuro, con inclusi di calcite e chamotte. S. n. inv. (fig. 18: 1). Dressel 2-4 (tav. 11) 141. MGG4. Frammento di collo/orlo con attaccatura d’ansa a doppio bastone, tipo Dressel 2-4. Breve orlo arrotondato. Impasto rosso mattone, duro, con ingob- biatura e inclusi di mica e calcite. Dimensioni: diam. cm 7. Pertinente a questo, un frammento di ansa a doppio bastone (42690). N. inv. 42670. 142. MGG1(?). Frammento di ansa a doppio bastone. Impasto beige-giallognolo, abbastanza depurato. S. n. inv. (fig. 18: 2). Anfore orientali (tav. 11) 143. MGG3. Frammento di orlo/collo con cicatrice d’ansa. Breve orlo arrotondato. Anfora egea. Impasto rosato, più scuro nel nucleo, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: diam. cm 12. N. inv. 31377. Anfore tardoimperiali (tav. 11) 144. MGG3. Due frammenti ricomponibili di fondo. Anfora a fondo piatto, tipo Forlimpopoli (?). Impasto beige, abbastanza farinoso, con rari inclusi di calcite. Dimensioni: diam. piede cm 14. II secolo d.C. N. inv. 38900. (Faleschini 1999, 25) Anfore non identificate (tav. 11) 145. MGG3. Frammento di fondo. Anforotto. Impasto beige, abbastanza farinoso, con inclusi di calcite. Presenta, sul corpo, un segno a X eseguito sull’argilla fresca. Di- mensioni: h cm 8,2; largh max cm 16,6. N. inv. 38902. (Faleschini 1999, 26–32; fig. 18: 5). 146. MGG3. Frammento di orlo/collo con attaccatura d’ansa. Orlo a fascia allungata, leggermente estroflesso, che si raccorda al collo senza soluzione di continuità; superiormente presenta una scanalatura. Impasto beige chiaro, duro, con grossi inclusi di chamotte. Dimensioni: diam. cm 16,5. N. inv. 38892. (Faleschini 1999, 26–32). 147. MGG3. Frammento di orlo e collo. Anforotto. Breve orlo ripiegato con, sotto, un gradino sporgente. Impasto rosato, più scuro nel nucleo, abbastanza duro, con grossi inclusi di chamotte e rare mica e calcite. Dimensioni: diam. cm 17. N. inv. 38893. (Faleschini 1999, 26–32). Coperchi (tav. 11) 148. MGG3. Coperchio frammentario. Impasto beige, farinoso, con inclusi di mica. Presenta una costolatura che si diparte dalla presa e che ne presuppone un’altra simmetrica. Dimensioni: diam. cm 9. N. inv. 31328 (fig. 15: 2). 149. MGG3. Coperchio frammentario. Impasto beige, farinoso, abbastanza depurato. Presenta traccia di una costolatura. Dimensioni: diam. cm 9 circa. N. inv. 31374 (fig. 15: 3). 150. MGG3. Frammento di coperchio a tornio. Impasto grigio-beige, abbastanza farinoso, con inclusi visibili. Dimensioni: diam. cm 10. N. inv. 31402 (fig. 15: 1). 151. MGG3. Coperchio. Impasto beige, farinoso, abba- stanza depurato. Dimensioni: diam. cm 9,5 N. inv. 38894 (fig. 15: 4). 152. MGG3. Coperchio. Impasto beige scuro, farinoso, con inclusi di chamotte. Presenta otto costolature che si dipartono dal centro e risultanti da incisioni parallele. Dimensioni: diam. cm 9,3. N. inv. 38895 (fig. 15: 5). 153. MGG3. Coperchio. Impasto beige, farinoso, abbastanza depurato. Presenta traccia di costolature che si dipartono 260 Mirta FALESCHINI dal centro a gruppi di due. Dimensioni: diam. cm 9,6. N. inv. 38962 (fig. 15: 6). 154. MGG4. Frammento di coperchio. Impasto beige scuro, farinoso, con inclusi di calcite visibili. Dimensioni: cm 8,2×6. N. inv. 42731 (fig. 15: 7). 155. MGG4. Coperchio. Impasto beige, farinoso, abba- stanza depurato. Presenta un segno interpretabile come la lettera C dell’alfabeto o come una falce messoria. Dimensioni: diam. cm 9. N. inv. 42732 (fig. 15: 8; Fa- leschini 2012–2013, 196) 156. MGG3. Coperchio. Impasto beige, farinoso, abba- stanza depurato. Presenta quattro costolature che si dipartono dal centro. Dimensioni: diam. cm 10 circa N. inv. 42816 (fig. 15: 9). Materiale di uso quotidiano Lucerne 157. MGG3. Lucerna. Frammento di becco a incudine. La forma si pone tra Esquilino 2 e Leibundgut III. Impasto abbastanza compatto, semidepurato, con inclusi di quarzo, mica e calcite. Colore rosato (E6: Di Filippo Balestrazzi 1988, Tabella sinottica dei colori), con tracce di affumica- tura. Dimensioni: lungh cm 6,2. N. inv. 38901 (fig. 19: 1). 158. MGG4. Lucerna. Frammento di spalla con costolatu- ra. Forma Loeschcke I. Impasto depurato, color beige. Dimensioni: diam. Cm 10. N. inv. 42741 (fig. 19: 2). Pedina o gettone 159. MGG3. Pedina o gettone. Ceramica. Impasto depurato, duro e compatto. Dimensioni: diam. cm 1,7. N. inv. 38903 (fig. 20; Faleschini 1999, 33) Ceramiche di età tardoantica, medievale e moderna (tav. 11) 160. MGG3. Frammento di parete. Forma non determina- bile. Impasto duro e compatto con abbondanti inclusi. Decorazione a cordone digitato applicato. Dimensioni: cm 3,7×3. N. inv. 31334. 161. MGG3. Frammento di orlo. XV secolo. Dimensioni: cm 4,2×3,8. N. inv. 42571. 162. MGG4. Frammento di orlo. Olla con orlo sagomato. Impasto duro e compatto. Fino al XVI secolo. Dimen- sioni: diam. cm 22 circa. N. inv. 42646 (cfr. Cagnana 2007, 83, fig. 79). 163. MGG4. Frammento di parete. Forma non determina- bile. Impasto duro e compatto. Visibili inclusi tra cui calcite e mica. Decorazione a cordone digitato applicato. Dimensioni: cm 6×3. Dal IV secolo d.C. N. inv. 42810 (cfr. Rupel 1988, 165 s., n. 105). Metalli Fibule 164. MGG3. Frammento di arco con quattro spirali e ardiglione. Tipo Jezerine. Bronzo. Dimensioni: lungh. cm 3. Decorazione con linee a perlatura. N. inv. 38964 (Faleschini 1999, 33; fig. 21: 1). 165. MGG4. Frammento di arco. Tipo Hrušica b1. Bronzo. Metà IV–V secolo d.C. Dimensioni: cm 1×0,7. N. inv. 31438 (fig. 21: 3). 166. MGG3. Frammento di arco con molla a venti spirali. Tipo La Tène (?). Bronzo. I secolo a.C. Dimensioni: cm 3,2×2,9. N. inv. 38965 (Faleschini 1999, 33; fig. 21: 2). 167. MGG4. Fibula ad anello. Tipo Omega. Bronzo. III–IV secolo d.C. Dimensioni: diam. cm 4,7. N. inv. 42811 (fig. 22). Monete 168. Ricognizione 2001. Moneta in bronzo. Età neroniana (?). N. inv. 31432. 169. Ricognizione 2001. Moneta in bronzo. Lucio Vero. 166 d.C. N. inv. 31433. 170. MGG4. Moneta in bronzo, tagliata a metà. 6 d.C. N. inv. 31437. 171. MGG5. Moneta in bronzo. Macrino (tipo VIRTVS MILITVM). 217–218 d.C. N. inv. 31444. Altri materiali 172. MGG4. Laminetta. Bronzo. Presenta un’incisione a X, un foro e, lungo un lato, è stata ritagliata in modo deco- rativo. Dimensioni: cm 5,2×5,4. N. inv. 42807. (fig. 23). 173. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia max. mm 18. N. inv. 31445. (fig. 23: 173). 174. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 18. Presenta l’interno con decorazione a croce con quattro globetti. N. inv. 31445. (fig. 24: 174). 175. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia max. mm 18. Presenta l’interno con un accenno di de- corazione a croce e globetti. N. inv. 31445. (fig. 24: 175). 176. MGG5. Borchia da suola frammentaria. Ferro. Di- mensioni: capocchia max. mm 16. N. inv. 31445. (fig. 24: 176). 177. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 13. Presenta l’interno con decorazione a puntini disposti tutt’intorno. N. inv. 31445. (fig. 24: 177). 178. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia max. mm 15. Presenta l’interno con un accenno di de- corazione a croce e globetti. N. inv. 31445. (fig. 24: 178). 179. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 14. Presenta l’interno con decorazione a puntini disposti tutt’intorno. N. inv. 31445. (fig. 24: 179). 180. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 12. Presenta l’interno con un accenno di decorazione a croce. N. inv. 31445. (fig. 24: 180). 181. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia max. mm 14. N. inv. 31445. (fig. 24: 181). 261L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) 182. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia max. mm 12. Presenta l’interno con un accenno di de- corazione a croce e globetti. N. inv. 31445. (fig. 24: 182). 183. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 12. Presenta l’interno con un accenno di decorazione a puntini disposti tutt’intorno. N. inv. 31445. (fig. 24: 183). 184. MGG5. Borchia da suola. Ferro. Dimensioni: capoc- chia max. mm 12. Presenta l’interno con un accenno di decorazione a globetti disposti tutt’intorno. N. inv. 31445. (fig. 24: 184). 185. MGG5. Cinque borchie da suola. Ferro. Dimensioni: capocchia < mm 10. Capocchia di forma aguzza. N. inv. 31445. (fig. 24: 185 a–e). 186. Ricognizione 2001. Campanella. Bronzo. N. inv. 31430. (fig. 26). 187. Ricognizione 2001. Frammento di peso. Piombo. Presenta un foro per la sospensione. Dimensioni: cm 11×4,5. N. inv. 31434. (fig. 27). 188. Ricognizione 2001. Catena in ferro con quattro ele- menti a sezione quadrata e anellone terminale. Ferro. La Tène (?). Dimensioni: lungh. Tot. cm 31. N. inv. 31429. (fig. 25). ADAM, A.-M., M. FEUGÈRE 1982, Un aspect de l’artisanat du bronze dans l’arc alpin oriental et en Dalmatie au Ier s. av. J.-C: les fibules du type dit “de Jezerine”. – Aquileia Nostra 53, 129–187. AE = L’Année épigraphique, Paris. ALDINI, T. 1999, Anfore foropopiliensi in Italia. – For- limpopoli. 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Naselje je nastalo ob prometni poti, ki je povezovala Akvilejo z naselbino na Štalenski gori. Na griču sta bili raziskani dve območji. V sektorju, imenovanem MGG3, je zemeljski plaz junija 1996 razkril kamnit zid, vezan z malto, ter številne odlomke keramičnega posodja in amfor. Poleti 2002 so sondiranja v sektorju MGG4 od- krila močno zidovje škarp in dva nivoja tlakov, ki pripadajo rimskodobnim stavbam. Rimsko gradivo se še vedno pojavlja na pobočjih griča. Tako so pred nekaj leti med koreninami velikega podrtega drevesa našli odlomke grobe keramike. Pozneje, pri čiščenju, so odkrili še zani- mive kovinske predmete, ki so uvrščeni v katalog z oznako MGG5. Analiza fine, grobe in navadne keramike (preči- ščene in polprečiščene) ter amfor in maloštevilnih kovinskih predmetov kaže, da je bilo najdišče poseljeno od začetka 1. st. pr. Kr., s sporadično navzočnostjo ljudi že od konca 2. st. pr. Kr. Največji razcvet je bil v cezarijansko-avgustejskem obdobju, poselitev pa sega do julijsko-klavdijevskega obdobja. Poselitev v sektorju MGG3 se začne nekoliko prej kot v MGG4, kar se vidi v starejših oblikah keramike s črnim premazom, kot so skodele Lamboglia 28 brez ostrega preloma, in v nekaj primerkih poznih grško-italskih amfor ali zgodnjih amfor Lamboglia 2. V sektorju MGG4 so našli keramične tipe s konca 1. st. pr. Kr., kot so najstarejše oblike tere sigilate in lonci vrste Auerberg. Razlika v količini nekaterih keramičnih oblik nakazuje možno funkcionalno razliko med sek- torjema. Sektor MGG3 leži blizu vrha griča in morda predstavlja najstarejše poselitveno jedro. Opečni tlakovci, položeni v vzorcu ribje kosti (opus spicatum), in deli kakovostnega maltnega tlaka, mešanega s koščki opek, so bili gotovo uporabljeni za izolacijo proti vlagi. To nakazuje, da je tik ob pobočju morda stal shrambni ali skladiščni prostor. Rimska naselbina v Mužcu je bila postavljena na umetne terase, ki so jih zamejevale škarpe. Tako je v sektorju MGG4 škarpa zamejevala majhno ravan, na kateri so odkrili tlak, ki je pripadal majhni stavbi. Tlak je imel dvojno podlago iz prodnikov in opek v obliki kvadra. Drugi stavbi, napol vkopani v pobočje in vključeni v škarpo, je pripadal maltni tlak, našli so tudi veliko odlomkov, ki kažejo na to, da so bile stene grajene v tehniki opus craticium. Za precej keramičnih oblik najdemo dobre pri- merjave v noriškem središču na Štalenski gori. To posebno velja za grobo keramiko, kot so grafitni lonci in predvsem noriški lonci z ustjem trikotne oblike. Tako na naselbini v Mužcu kot na Štalenski gori so našli enake oblike fine namizne keramike, vendar je na Štalenski gori keramika s črnim pre- mazom posebno kakovostna. Odkrita sta bila dva primerka zelo podobnih ali enakih žigov. Datacija naselbine v Mužcu je bila natančneje določena po primerjavah z gradivom z arheoloških najdišč Mandrga in Preval na prelazu Ocra (Razdrto). Tam se pojavlja tipološko podobna keramika kot v Mužcu, vendar so na Mandrgi nekatere oblike keramike s črnim premazom, posebno skodele Lamboglia 5, nekoliko zgodnejše. Medtem ima najdišče Preval podobne avgustejskodobne značil- nosti kot MGG4. Začetno fazo v Mužcu torej lahko kronološko postavimo med Mandrgo in Preval oziroma v prvo polovico 1. st. pr. Kr. Gradivo iz Mužca lahko v Furlaniji dobro primerjamo s kera- miko, odkrito v Zugliu v cezarjanskih plasteh, ter s “strukturo 8” na Montereale Valcellina, datirano v nekoliko zgodnejšo poznorepublikansko dobo. Najdišče Verzegnis povezujejo z Mužcem žebljički za čevlje in predvsem sledovi metalurške dejavnosti, ki jo dokazujejo najdbe železove žlindre. Prevod: Jana Horvat Mirta Faleschini via Fontana 27 I – 33015 Moggio Udinese (ud) mfaleschini@teletu.it 266 Mirta FALESCHINI Tav. 1: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3; sigilli 3,8,9 =1:1. T. 1: Mužac. Keramika. M. = 1:3; žigi 3,8,9 = 1:1. 267L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Tav. 2: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3; sigillo 41 = 1:1. T. 2: Mužac. Keramika. M. = 1:3; žig 41 = 1:1. 268 Mirta FALESCHINI Tav. 3: Moggio. Ceramica. Scala 1:3. T. 3: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 269L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Tav. 4: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 4: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 270 Mirta FALESCHINI Tav. 5: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 5: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 271L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Tav. 6: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 6: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 272 Mirta FALESCHINI Tav. 7: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 7: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 273L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Tav. 8: Moggio. Ceramica. Scala 1:3; sigillo 119 = 1:1. T. 8: Mužac. Keramika. M. = 1:3; žig 119 = 1:1. 274 Mirta FALESCHINI Tav. 9: Moggio. Ceramica. Scala 1:3; sigillo 127 = 1:1. T. 9: Mužac. Keramika. M. = 1:3; žig 127 = 1:1. 275L’insediamento romano di Moggio Udinese nella valle del Fella (Friuli Venezia-Giulia) Tav. 10: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 10: Mužac. Keramika. M. = 1:3. 276 Mirta FALESCHINI Tav. 11: Moggio. Ceramica. Scala = 1:3. T. 11: Mužac. Keramika. M. = 1:3.