L'ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestre in proporzione Si pubblica ogni sabato. II. ANNO. Sabato 25 Decembre 1847. j\d_ SI. Agli associati e lettori del foglio l'Istria Il Redattore. Al chiudere del secondo anno dell'Istria rivolgiamo la parola ai nostri associati, ed ai nostri lettori. Rendiamo grazie agli associati per ciò che ebbero a fornire i mezzi economici per la pubblicazione del giornale. Sappiamo di molti e per iscienza certa, che si mossero a dare il loro nome, non già per averne in compenso piacevolezza di lettura od altro, ma perchè riguardarono il giornale come opera che avrebbe potuto in progresso di tempo essere di qualche vantaggio, e perchè sanno che le cose pubbliche non altrimenti possono nascere e sostenersi se non col suffragio individuale dei cittadini, e che 1' avarizia non ha mai prodotto nulla che fosse di comune vantaggio, nulla che potesse essere di altrui giovamento. Rendiamo grazie ai nostri lettori per la pazienza che usarono nello scorrere le pagine del giornale. Se la noia li prese più spesso che non sarebbe stato conveniente, se troppi degli argomenti discorsi, specialmente nel secondo anno, li attediarono, li preghiamo a persuadersi che ciò avvenne contro volontà del Redattore. Il quale per tutto 1' anno aggravato da crudele malattia che la mente e la mano tenne inchiodata, ebbe per di più la mala sorte di non vedersi inviati, che pochissimi articoli dalla provincia, e fu quindi nella necessità di frugare nelle proprie tasche e trarne quello che era meno indegno di vedere la luce. Pure il Giornale non ha neppur per un numero cessato di comparire, e gli articoli furono pressoché tutti originali, o sì antiquati, o rari, da considerarli sconosciuti. Il Redattore si era proposto di confabulare francamente coi soci e lettori, ancor nel principio dell' anno, ed aveva anche manifestato questo suo desiderio, anzi questo bisogno, che è veramente tale fra persone unite da vincolo comune di fare cosa non inutile, non indecorosa. Impedimento potentissimo si pose allora frammezzo, meglio farlo tardi che mai. 11 numero dei soci nella Provincia non fu mai brillante, città maggiori non diedero quel numero che ha dato qualche borgata minore ; il numero andò scemando, non diremo per quali cause, bensì per quali occasioni ; titoli non dati pienamente sulla carta d'involto, scossione del canone, dispetto per qualche articolo non gradito, dispetto per qualche articolo rifiutato. Se questo movimento dovesse segnare 1' aggradimento del ^foglio nella provincia dovrebbesi conchiudere che non sia gradito il giornale, nè come giornale, nè come opera letteraria. Ma così non è perchè altre cause agiscono. Mentre nella provincia scemò il numero, s' accrebbe e va crescendo nella capilale e fuori, quantunque vi dovrebbe essere minore interesse per la cosa. Il giornale non altro deveva essere che il ricoglitore degli articoli che dalla provincia medesima sareb-bersi mandati; nè il Redattore poteva ragionevolmente ritenersi chiamato che a disporli nel foglio, ed a supplire le lacune. Ma così non avvenne per cause che non occorre indicare; non già che ogni attività siasi esaurita cogli articoli che comparivano un tempo nell' Appendice dell' Osservatore, ma è sospesa; non vedendosene nemmeno su altri fogli. Il giornale si concentrò nel Redattore, e come l'ordinamento, così la materia è divenuta sua; e talmente lo si ritiene che nelle private corrispondenze non si manca mai di dire "il suo giornale«. Ebbene contro fatti e contro pubblica opinione non si può andare ; quindi è che col prossimo anno il Redattore provvedere a tutto il giornale, e sarà sua cura di provvedere per quegli argomenti che sono di desiderio e di soddisfazione del pubblico, o vi provvederà personalmente, o mediante persone che conoscono 1' uso della stampa. Ciò dispensa dal parlare di certe irregolarità che mettevano ai tormenti la pazienza del Redattore. Vi furono nella provincia di quelli che pagando due o quattro fiorini pel foglio credettero che il Redattore fosse al loro servigio, e si potesse a lui ordinare come a persona stipendiata, e rimbrottarlo di ciò che non si faceva da lui; fu questo equivoco forte, di cosa, e di forme; delle forme non si dirà parola, perchè ognuno parla come sa , ed usa quella urbanità che è a lui propria. Udimmo delicatissime lagnanze, ma pure lagnanze che il giornale prediliga la provincia a discapito della capitale, e di questa si fa rada parola, mentre si abbondi per le relazioni della provincia. E questo rimprovero ce lo siamo meritati; potremmo addurre a scusa molt,e cose; ma d'una sola preghiamo i nostri soci e lettori a voler essere persuasi, cioè che se l'opera per la patria nostra fu nel secondo anno nulla, l'affetto non andò di pari passo. Riinedieremo nell'anno prossimo e nei futuri; daremo particolare attenzione alle cose di Trieste, e ci faremo a discorrere delle sue condizioni per riguardo anche alle altre provincie colle quali si trova in maggiori e più proficui contatti. Altra lagnanza ci pervenne, e giusta pur questa; che cioè della Contea di Gorizia e delle condizioni di quella provincia, che è pure nobilissima fra quante altre, ! e per molti capi importante anche per Trieste, nessun cenno siasi fatto finora nel giornale. Potremmo addurre a scusa la scarsissima nostra conoscenza delle cose di quella regione, ma sarebbe scusa magrissima dacché non scarseggiano nel Circolo persone dottissime ed amantissime delle patrie cose che sono in grado di dare materiali abbondanti; ed il popolo è affezionato alla terra patria, ed alle istituzioni sue. Coli'anno prossimo accoglieremo notizie anche del Friuli nostro. L'aumento di materia nel foglio potrebbe facilmente condurre ad aumento di stampato; ma ciò dipenderà dal numero degli associati. Non arrossiamo nel dire che se l'i. r. Lloyd Austriaco non facesse tutte quelle facilitazioni che il suo amore per ogni cosa di pubblico vantaggio suggerisce, non potrebbero uscire numeri doppi come sì spesso avviene. Vi sono molti che vorrebbero assolutamente levato il nome d'Istria dal foglio, e chiesero con insistenza che j venisse surrogato da altro. Rispettiamo, le ragioni che si adducono, certamente di peso, conveniamo che altro i nome gioverebbe per più riguardi; ma preghiamo chi pensa così di concederci che seguiamo in ciò un sentimento. Un nome conviene che il giornale lo abbia, se il giornale maturerà, se il Goriziano darà tale e tanta materia da prevalere a quella che verrebbe dall' Istria non saremo alieni se si insisterà su ciò, di darvi altro nome. Fu biasimato che il tuono del giornale fosse troppo grave; e fu desiderato che vi si surrogasse uno scrivere più lieto quand' anche dovesse in qualche argomento riuscire piccante; un po'di sale piace. Ebbene appagheremo per quanto sta in noi questo desiderio. Fu desiderato che vi fossero meno antichità; e più cose del giorno, più argomenti che possano interessare il maggior numero dei lettori. Noi anzi apparteremmo onninamente le antichità, ma noi possiamo l'are; la nostra vita, le nostre abitudini, le nostre istituzioni sono in gran parie provenute a noi dall'antichità; gli antichi monumenti stanno continuamente sotto gli occhi nostri, sono spessissimo argomento dei nostri discorsi; i forestieri ci accusano che non ci facciamo noti; l'antichità è per noi di grandissimo ammaestramento, sono materiali per la storia che conviene raccogliere. Non ominet-teremo per ciò l'antichità, ma la tratteremo con parsimonia. Ci venne da più parti chiesto un indice ed una sopracoperta pel foglio. Proviamo noi medesimi la necessità di indice in opera che é destinata ad essere raccolta di materiali. Faremo l'indice, manderemo la sopracoperta. Ci si chiesero lezioni di agricoltura, quasi fossimo maestri di scuola; in ciò non siamo in grado di appagare il desiderio di qualcuno, il quale facilmente può fare acquisto di catechismi agrari. Abbiamo udito che si ha intenzione di pubblicare un foglio agrario, sicché vi sarà di che appagare quelli che vogliono tali cose. Al futuro giornale noslro collega auguriamo soci per pagare le spese, ed articoli d' agraria da stampare. Anche in futuro non accoglieremo cose di bellet-tristica. Vi sono tanti giornali per ciò, e non occorre moltiplicare gli enti senza necessità. Suppliremo al debito di parlare dell' attività letteraria, e della provincia, e della capitale; è cosa alquanto spinosa e da graffiarsi le dita; lo faremo per gli ultimi anni decorsi, e così di seguito, al chiudere di ogni anno. Il riassunto di ciò che si fa in Trieste valerà a fissare il giudizio sulle nostre condizioni intellettuali. Compiuti che sieno i due anni di osservazióni meteorologiche ommetteremo di pubblicarne la tabella. Lo abbiamo fatto per poter dare un elemento di confronto tra Lubiana, Trieste, e Parenzo, e per fissare i giudizi troppo vaghi sul clima dell' Istria. Sarebbe stato grandissimo giovamento 1' avere un corso di osservazioni sul grado di umidità dell' atmosfera, il quale dovrebbe trovarsi in istrettissima relazione colle condizioni febbrili delle coste ; ma non si è trovato ancora chi ne senta l'importanza della cosa, e voglia dedicare 1' opera sua non grave per possibile vantaggio generale. Daremo notizie sul movimento del clero in tutto il Litorale per quanto potremo venire a conoscenza. Manteremo le promesse? Se a Dio piacerà. Come abbiamo promesso di stampare invece di un numero la settimana, anche due, o come per riempiere questi fogli abbiamo dato del nostro in mancanza dell'altrui, sebbene a ciò non ci fossimo obbligati, così speriamo di fare quanto ci siamo proposti. Sarà con ciò appagato il desiderio del pubblico ? Ne dubitiamo ; piacere a tutti è impossibile, ma speriamo di appagare desideri ragionevoli; siccome speriamo che 1' esperienza ci farà avvertiti di ciò che meglio conviene. E qui porremo termine alla diceria, augurando ai nostri soci e lettori abbondanza di benedizioni, di letizie, di commerci e di messi pel prossimo anno. Al Signor Tomaso Luciani in ALBONA. Le più grandi verità sono le pili contrastate. Zanon - Ani. del Cont. An. Ili n. 45, Varietà. Nel N. 42 dell' Istria di quest' anno le dissi perché non poteva andar più oltre colla copia de' miei estratti in proposito, cioè dei beni comunali, e le prometteva, quando li farò e vi sarà alcunché di relativo glielo comunicherò come adesso. Ora sono a sdebitarmi della promessa, senza far-lene di ulteriori su tale argomento, per le ragioni che la vedrà in appresso. Basterà il proemio dell' articolo seguente a persuadere fra noi l'importanza ed utilità della cosa. Anno V. N. 40. Agricoltura. Istruzione pratica ecc. " L'invenzione dei prati artificiali va messa giu-„ stamente fra i più importanti benefizi, di cui si sia „ arricchita 1' agricoltura da mezzo secolo a questa parte, „ poiché mercè d' essi non vien mai meno il nutrimento „ al bestiame e singolarmente da corna, donde si otten-„ gono, oltre i lavori campestri, ed il fornimento delle „ carni, del latte, del burro, dei formaggi e degli allie-„ vi, quel che è più la massa dei letami necessari alla „ coltura de' cereali e di qualunque altro prodotto „ de' campi, e senza di cui i sudori del colono andreb-„ bero sparsi con poco o niun profitto. Con essi del „ pari lasciando di essere girovaga la pastorizia di la-„ nuti, pur troppo giunta fra noi a condizioni diverse „ da quelle di un tempo, si annoda alla agricoltura; poi-„ chè essendo certo il nutrimento, inutile si rende il „ vagar delle mandre in busca di alimento, talvolta non „ buono e quasi sempre incerto e spesoso. Con essi „ parimente, mentre si ha un altro elemento da allogare „ nelle agrarie rotazioni, si accresce il numero degli , animali da macello, e quindi va a diminuire il prezzo „ delle carni, che or ne fa difficile 1' acquisto ad una „ gran parte della popolazione, cioè all' agricoltura, a „ quella che mentre ne fornisce le città si vede nella , trista condizione di poterne usare rare volte e scar-„ samente. Oltre a che tali prati lasciano il terreno ab-„ bastanza bene disposto per essere seguiti dalla coltura „ dei cereali o di altre piante preferite dalle nostre „ terre. Gloria quindi allo italiano 'Parelio, ed al francese „ Olivier de Serres, che diffusero il primo in Italia e l'ai— „ tro in Francia il metodo della coltura di prati artifi-„ ciali, che hanno formato e formano la prosperità del-„ l'agricoltura in quelle contrade, in Olanda, in Sviz- „ zera, e dovunque sono in uso..... Quindi è ragione „ di calcolo, di utilità, di progresso, il diffondere così „ fatto mezzo di vantaggio per 1' agricoltura e pastori-„ zia della nostra provincia per invogliare coloro che „ ancor non vi si fossero persuasi „. N. 42. Pastorizia. Ingrassamento del bestiame. Il Sig. Bidlery nell'Inghilterra seguendo... .i consigli di Catone. 8 comprese che per far prosperare il bestiame vi „ abbisognano prati pingui, foraggi sostanziosi, e fu ap-„ punto nel non discostarsi mai da questo principio, che „ l'agricoltore inglese riuscì ad avere gli allievi più „ belli che dar si possano.... Speriamo che si com-„ prenderà che senza bestiame non v' ha buona agri-„ coltura, e che senza prati non si possono avere be-„ stiami „. E ritornando all' esame del Sig. Bidlery, vien qui detto, che il suo metodo, il quale sarebbe troppo lungo di riportare 8 non ha nulla di difficile, nulla che si opponga ad „ essere posto in pratica fra noi, e che per conseguenza B i risultati da lui ottenuti noi possiamo ottenerli, e por-„ tarli ancora più lungi „. Coraggio, dunque! Si tenti questo metodo! N. 44. Economia -pubblica. Memoria ecc. Dal qui detto cade in acconcio di osservare che la vagopastura degli animali nell' Istria, tanto dannosa all' agricoltura in generale, lo sia in particolare anche alle legna, perchè goduta e mantenuta nei fondi boschivi anche dai rispettivi proprietari, ritarda ed impedisce e distrugge col morso di quelli la riproduzione delle piante. N. 50. Economia Agraria. Sulla utilità delle permute dei piccoli terreni per unire i possessi. Tale si è questo articolo del sig. Jacopo de Bertoldi in cui parla del territorio Bellunese, che colle modificazioni, omissioni, ed aggiunte convenienti e relative all' Istria, può ad essa adattarsi. Ho scelto perciò quello che meglio si addice alle condizioni di Dignano, ma tra queste non fanno al caso che le seguenti, interpolate da alcune parole mie. 8 Sono pochi anni dacché in grembo alla pace la „ popolazione crebbe a dismisura, per alimentarla con-„ viene che aumentino anco i prodotti meglio lavorando „ i terreni già fruttiferi, e riducendo a coltura i beni „ comunali che, grazie la Sovrana munificentissima sa-„ pienza (nell' Istria non ancora estesa perchè neppure „ forse invocata"), non andrà guari che si confonde-„ ranno colle private proprietà, e dalla miseria passe-„ ranno all'agiatezza, dalla morte alla vita.... 8 Anche questa provvidissima disposizione servì a „ meraviglia ad unire le proprietà ai colti incorporando „ ritagli di terreni da tutti guastati, non coltivati da nes-„ suno; ne seguirà che alcune strade rimarranno so ver-„ cliie e vendibili (od in altro modo divenute proprie-„ tà private), anche queste con utilità dei comuni e „ dell' agricoltura, e con diminuzione di danni ai limi-„ trofi possessori. Venduti (od in altro modo divenuti „ proprietà private) i beni comunali suscettibili di mi-„ gliorainenti nelle mani di un privato, vendute le stra-„ de superflue (od i ritagli presso di quelle) all' at-„ tuale condizione dei luoghi, i comuni non tarderanno, „ io spero, a riattare quelle che sono indispensabili per „ i diversi villaggi (o transiti) e che giacciono tut-„ torà in uno stato rovinoso con grave danno degli „ abitanti e degli animali. Quando le strade siano buo-„ ne, saranno senza dubbio più frequenti le cure dei „ possidenti nelle terre, più sorvegliati i lavoratori, mag-„ giore il valore dei fondi e più ancora sentita la uti-„ lità delle permute per dare il compimento ai miglio-„ ramenti praticabili „ (nella provincia d'Istria). Nè meglio può chiudersi questo articolo. Ibidem. Agricoltura. Bei letami. Diviso questo articolo in una specie di proposte e risposte, basta indicarlo per la lettura ed applicazione, salve le opportune modificazioni perchè scritto in Francia. Pure non posso resistere all' impulso di trascrivere alcuni di quei detti che, in generale o particolare si affanno anche alle cose nostre. " Seminar senza letame egli è un immiserire. Se „ tu ti ridi della terra, ella si riderà di te. Perché essa „ renda, bisogna imprestargliene; la terra non dà nulla „ per nulla „. 8 II bestiame magro dà poco letame, e cattivo ; quello n eh' è in buon stato ne dà molto e buono „. 8 Un capo di grosso bestiame concima un campo „ o 1000 tese quadrate, 10 pecore ne concimano al-„ frettante „. 8 ... se la terra è forte, umida o fredda, tu non „ ne consumerai che due terzi o la metà colla stessa „ quantità di bestiame „. 8 II bestiame che va una parte dell' anno al pa-„ scolo rende poco letame ed una qualità mediocre „. 8 Un anno di concimazione non migliora un ter-„ reno; bisogna ch'esso sia concimato per lungo tempo,. 8 Non vi sono anni cattivi per colui che concima „ bene; nè ve ne sono di buoni per colui che concima » male „. 8 Gli aflìttaiuoli hanno troppo terreno pel letame „ che hanno „. 8 ... Quando si aumenta il terreno bisogna aumen-„ tare il letame „. " ... io concimo un po' le buone, pochissimo le „ mediocri, e giammai le cattive, e così le faccende „ vanno come possono „. " Di' dunque che vanno molto male „. " Ascoltate tutti gli uomini del villaggio, e vi diran-„ no che non abbiamo buone terre. — Lo credo bene, „ voi seminate sempre, e non concimate mai „. u Questo è il modo di vedere la fine del mondo „ e la fine del grano „. " Ve 1' ho detto : non vi sono buone terre senza „ concime „. ' " Lavora bene e concima bene, ecco il segreto „. " Egli è duopo che tu cangi un po' le tue abitu-„ dini, e che tu faccia altra cosa da ciò che fai „. " Io non dirò già prendi la luna coi denti, ina fa „ ciò che puoi fare „. " Amico mio, gli antichi hanno fatto delle cose „ buone. Non biasimiamo gli antichi. Ma conoscevano „ essi la medica, il trifoglio, il sano fieno, il reigras, la „ patata, e molte altre cose? No... essi non potevano „ quindi seminarne „. " Avrei molte cose a dirvi della calce e della mar-„ na, delle veccie e del grano nero che si sovesciano „ in pieno fiore „. " Per esempio, tu metti il tuo concime sopra un' al-„ tezza (od in mucchio a figura di cono od altro ed al-„ to, dico io), ed il grasso scorre nella lama, nella cor-„ te, nelle vie, esso si sperde, e quest' è il migliore. „ Ciò non va bene. Scava vicino al tuo letamaio una „ linea più larga che profonda, in modo che il sugo vi „ scorra. Tu riporrai 15 a 20 carrette di terra a 7 od „ 8 pollici di spessezza „. " Quando tu comincierai il tuo letamaio, alla fine „ di ottobre, mettivi ancora di sotto altre 30 carrette di „ terra, nulla vi sarà di perduto „. " Mischia tutto insieme quando sarà il tempo op-„ portuno, e trasportalo nei campi. Se tu facevi prima „ 50 carrette di letame, eccotene 100 „. " So bene che questa terra non vai il letame; ma „ le 50 carrette concimerebbero solo 4 campi e mezzo „. " Dove prenderò questa terra... Pertutto, ma sul-„ lo sgavino de' campi dove si netta 1' aratro da 4000 „ anni, e dove vi ha un piede di buona terra di più „. Nel frattempo e mentre stava attendendo la comunicazione dei primi fascicoli dell' anno VI, presi per mano il Nuovo Giornale d' Italia spettante alla Scienza naturale e principalmente alt Agricoltura, alle Arti ed al Commercio, e nel Tomo Quarto stampalo in Venezia 1793 presso Gio. Antonio Peritili trovai a pag. 388 e seg. una Memoria del Nobile Sig. Vet t or Giera ecc. dalla quale feci la seguente copia che fa al nostro proposito, e che trovasi a pag. 391 col. 2.da epag. 392. " Per rimediare al male che soffriamo, male che „ sempre più ci minaccia se lo lasciam dilatare di van-„ faggio le di già troppo stese radici, conviene rimet-» tere nell' antico stato quei luoghi di monte e di colle „ che altra volta erano a bosco, e aspettar pazientemen-„ te 1' accrescimento risanatore delle piaghe inferite. E „ vero eh' è sempre difficile persuadere agli uomini di „ perdere un qualunque siasi presente interesse per „ averne uno, benché di gran lunga maggiore e dure- „ vole, ma dopo molti anni. Quest' è forse il massimo „ ostacolo da sormontarsi non solo in questo ma in tanti „ altri oggetti riconosciuti pure di una evidente utilità „ anche nella pratica agricoltura. Non si potrebbe a „ mio credere togliere questo ostacolo, eh' è tanto più forte quanto eh' è dipendente dai pregiudizi sempre „ ostinati degli uomini, senza comandare espressamente „ questo indispensabile ripristinamento de' boschi a tutti „ que' proprietari, che posseggono terreni riconosciuti „ inetti ad altra miglior coltura come quella di monti, e „ di tutti i rovesci di colli. Che se un tale atto autore- „ vole paresse a taluno invadere il sacro diritto di pro- „ prietà (che per altro da niun buono e ragionevole cit— „ tadino, può mai riguardarsi come severa ed ingiusta „ una ordinazione, eh' ha per iscopo il bene parziale de- „ gì' individui, e quello generale di tutto lo Stato) si » addolcisca con dividere i comunali di tal natura tanto „ quelli che al presente sono ancora a bosco, quanto „ quelli che più non lo sono in tante parti quante si „ crederanno opportune all' uopo, e si distribuiscono fra „ que' proprietari che saranno stati compresi nel co- „ mando, in guisa che tocchi loro una o più di queste „ parti proporzionatamente alla quantità del terreno che „ avrano dovuto imboscare per ubbidirlo. E perchè i 3 comuni non restino niente defraudati nella rendita dei „ loro fondi, che ciascuno di questi nuovi proprietari „ relativamente alla quantità di terreno che gli sarà stata „ accordata gli passi una corrisponsione desunta dall' at- „ tuale valore della sua porzione di comunale, che sarà „ assai lieve atteso il poco che rendono. Fatte e destinate „ queste parti si dieno poi e si tolgano, s' accrescano e „ si diminuiscano a norma delle cure più o meno dili- „ genti, e delle particolari industrie eh' essi impieghe- „ ranno per meglio corrispondere all' oggetto di una tale „ distribuzione, privando intieramente gì' infingardi tii un „ tale premio. Un tale comparto di comunali sieno bo- „ schivi o prativi, ancorché non dovesse servire di gra- „ tificazione come nel caso presente, mi sembra che sa- „ rebbe di massima utilità per ottenere il doppio inte- „ ressantissimo oggetto delle legna e dei foraggi, quan- „ do si affittassero coli' obbligo espresso dalla parte de- „ gli affittaiuoli di una determinata coltura di bosco o „ di prato come meglio crederassi convenire alla diver- „ sa natura de' luoghi da affittarsi. Non v' ha terra più „ mal tenuta e difesa e quindi meno proficua, di quella „ che resta abbandonata alla vaga ed incerta proprietà „ di un comune. Ognuno cerca di profittarne per quanto può „ e niuuo impiega un sol pensiero, e molto meno un'o- „ pera per rendervi un utile servigio, e per procurarvi „ un menomo miglioramento. Ed ecco la ragione della „ universal sterilità de' comunali. In tal modo i comuni „ avrebbero degli affitti sicuri da impiegare con miglior „ successo e ci toglierebbero dinanzi il tristo e lagri- „ mevole spettacolo di tanti terreni infruttiferi che sono „ il vero obbrobrio dell' agricoltura, nonché del pessimo „ sistema economico con cui si dirigono. La soprac- „ cennata distribuzione non solo varrà a rimettere i bo- „ schi distrutti, ma a conseguire inoltre la troppa ne- „ cessaria loro coltura, gratificando quelli egualmente che „ daranno ne' luoghi destinati il luminoso ed utile esem- „ pio di un deciso e riconosciuto miglioramento „. (Sarà continuatoJ CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO. Anno 538. Il Senatore Prefetto del Pretorio, ordina a Lorenzo di trasportare dall' Istria a Ravenna alcuni generi per uso della Corte. (Dall'Epistolario di Cassiodoro XXII, 23.) LAURENTIO VIRO EXPERTISSIMO SENATOR PRAEF. PRAET. Deliberatio judicis probatos viros debet publicis actionibus adhibere: ut facile possit impleri, quod sub steriliate temporis videtur inquiri. In abundantia rerum quaelibet se potest expedire persona : electis opus est militibus, cum fuerit necessitatis impulsus. Atque ideo experientiam tuam, frequentibus nobisque tali devotione gratissi-mam, ad Istriani provinciam jubemus excurrere, ut in tot solidos vini olei vel tritici species de tributario solido debeas procurare, in aliis vero tot solidis, quos a nostro arcario percepisti, tam a negociatoribus, quam a possessoribus emere maturabis, sicut te a numerariis instruxit porrecta notitia. Quapropter erige nunc animos ad parendum, qui tantis excubiis sorte placuisti. Admoneat te prioris conservationis exemplum: quia nimis grave est emeritum delinquere quem tyroncm nulla-tenus constat errasse. Qualis autem supradictarum specierum ubertas se optata laxaverat, veraci nobis, ut de te credi-mus relatione significa: ut nos habito modo constituere debeamus, quod nec provinciales laedat, nec publicas gravare possit expensas. codice diplomatico istriano. Anno 538. Il Senatore Prefetto del Pretorio (Ministro dell' interno) del Re dei Goti Vitige, chiede ai possidenti istriani V imposizione in generi ed altrettanti verso danaro per uso del palazzo reale. (Dall'Epistolario di Cassiodoro XXII, 22.) PROVINCIALIBUS ISTRIAE SENATOR PRAEF. PRAET. Expensae publicae, diversorum temporum varietate titubantes, hac ratione se poteruut continere, si proventum locorum sequatur salu-britas jussionum. Ulic enim facìlis est procuratio, ubi fuerit fructus uberior. Nam si indicatur quod sterilitas jejuna denegavit, tunc et provincia Iaeditur et effectus optabilis non habetur. Commeantium igitur attestatione didicimus, Istriani provinciam maturis ac egregiis fructibus sub laude nominatam, divino munere gravidam, vini, olei, vel tritici praesenti anno foecunditate gratulari, et ideo memoratae species in tot solidos date prò tributaria functione, quae vobis de presenti prima indiclione reputentur ; reliqua vero propter solemnes expensas relinquimus devotae provinciae. Sed quoniam nobis in majore summa sunt quaerenda quae dixiinus, tot solidos etiam de arca nostra transimisiinus ut res necessariae sine veslro dispendio uberrime debeant congregari. Frequenter enim dum extraneis urgemini vendere, soletis damna sentire, eo presertim tempore, cum vobis peregrinus emptor ereptus, et rarum est nurum capere, quando mercatores cognoscitis non adesse. Quanto vero melius est parere dominis, quanti praestare longinquis, et debita fructibus solvere, quam ementiuin fastidia sustinere? Prodimus etiam amore justitiae, quod nobis suggerere poteralis: quia in pretio ledere non debemus, unde naulorum praebitione, non gravamus. Est enim proxima nobis regio supra sinum maris Jonii constituta, olivis referta, segetibus ornata, vite copiosa: ubi quasi tribus uberibus, egregia ubertate largitis, omnis fructus optabili foecunditate profluxit. Quae non immerito dicitur Ravennae Campania, urbis regiae cella penuria; voluptuosa nimis et delitiosa digressio, fruitur in Septentrione progressa, coeli admiranda temperie. Habet et quasdam, non absurde dixerim, Baias suas: ubi undosum mare terrenas concavitates ingrediens, in faciem decorarci stagni aequalitate deponitur. Haec loca et garismatia plura nutriunt, et piscium ubertate glo-riantus. Avernus ibi non unus est. Numerosae conspiciuntur piscinae neptuniae : quibus, etiam cessante industria, passim ostrea nascuntur injussa. Sic nec studium in nutriendis, nec dubietas in capiendis probatur esse deliciis. Praetoria longe lateque lucentia in margaritarum speciem putes esse dispositas: ut hinc appareat qualia fuerint illius provinciae Majorum judicia, quam tantis fabricis constat ornatam. Additur etiam illi litori ordo pulcherrimus insularum, qui amabili utilitate dispositus, et a periculis vindicat naves, et ditat magna ubertate cultores. Reficit piane comitatenses excubias, Italiae ornat imperium, priinates delitiis, mediocres victualium pascit expensis, et quod illic nascitur, pene totum in urbe regia possidetur. Praestet nuno copias suas sponte, magis devota provincia, amplius pareat dum quaeritur, quando gratissime faciebat, dum minime quaereretur. Sed ne aliqua jussionibus nostris dubietas nasceretur, Laurentium virum experientissimum, et magnis nobis in Repu-blica laboribus comprobatum, cum presenti aucloritate direximus ut secundum brevcs subter annexos incunctanter expediat, quod sibi prò expensis publicis injunctum esse cognoscit. Nunc procurate quae jussa sunt. Vos enim facitis devotum militem, cum libentes suscipitis jussionem. Pretia vero vobis moderata sequenti jussione declaramus, cum nobis gerulus praesentium nativitatis modum missa relatione suggesserit. Taxari enim aliquid non potest juste, nisi copia rei evidenter potuerit indagare. Inaequalis quippe est arbiter, qui sententiam mittit in casum, et mali sic probatur conscius, qui est indeliberata diclurus. TRANSLATIO CORPORIS BEATAE EUFEMIAE Temporibus Decij Caesaris imperatoris quibus innumera Christianorum multitudo circum qua-que in universo orbe ad còelestem patriam per diversa tormenta curebat, fuit quaedain sanctissima mu-lier Eufemia nomine, natione romana. quae ex ipsius passionis historia declaratur, cum annorum quin-decim. passa multa corporis supplicia et sic defuncto ejus corpore. anima est coelestis sedibus collocata. Hoc igitur integerrimum Deo amabile corpus .a quadain religiosissima. in archa saxea quam du-dum fabricare ceperat. honorifìce condidit. Sed incertuin est utrum cogente pestifera persecutione ac-colarum desidia . per multoruin teinporum spatia. archa praedicta. cum venerando corpore . nec templi lurnine. extitit praeinunita . nec dubiti honoris obsequio perinulgata . sed quodam immani saxo super-posita . et ex diviso m >do exterioris . saxi ardua superficies corporeis adspectibus apparebat. Illud inventi lapidis ornainenturn . quod interius coruscabat. interioribus hoininum luininibus patescebat. Quod profecto . fieri nemo sapientum aliter arbitrari potest . nisi quia illiu» ci vit ibis incoiai, sive prò per-fecti Drfi iijnorantia . sive proborum actionum penuria . circa recta divinaque lucis studia torpentes Hoc tanto Inuline decorari nullatenus merebantur. Erat quippe illis aegrotantibus fons proximus so-spitatis. Sed mediuinae poculum quaerere nesciebant. in ipsa pranclari gurgitis unda. Avolutis tandem .ut dixunus, annorum curriculis . quibus religionis illius caecitatis. ad expetendum coelestis me-dicaminis solatium non meruit excitari. Disposuit omnipotens Deus lucernam. quae diutius sub modio tenebroso tenebatur. more inexplicabilis potentiae suae humanis aspectibus reserare.ut sibi qui in sanctis suis semper est gloriosus, in terris a mortalium linguis honoris laudes excrescerent. cui in coelis ab immortalinm vocibus incessabiliter favoratur. Tempore . igitur Othonis imperatoris qui vo-catur . qui primus Svevorum regum italicis regni gubernacula dicitur suscepisse . cum archa juxta ma-gnum pontein in arduo sc ipulo inmineret. et a pranfacta sanctissima vidua Eulalia nomine oculte cum vigilijs custodiretur adveniento desiderato die jam properantibus noctibus ti nebris • aequoris fluctus praeter solitos estravi temporis quod tunc erat mores • subito capit intumescere • atque inundantibus voluminum proct-llis • nullo impellente noto versari • paulatimque ad ripae inferiora • quasi per quos-dam • gradus connexa praetendi • ita ut si piena mentis intelligentia illi inerti populo afluisset • pro-culdubio cognosceret ponti obedientiam ad suscipiendum sacri corporis Honus laeto humero suscepisse. Tumente itaque maris fluctu scopulosus ille vertex super quem archa consederat aliqua repentino fragore concrepuit. Evulsaque illius parte • superposito honeri concessi! • ut ex illisione silicis sonus a vicinis aliquibus audiretur. Qui cum /, ■ • 'V> (. ; .'.' - ' ; Sli« ' " ' - f V ■ • i CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO Anno 804. Parlamento istriano sulle querimonie della Provincia. (Dal Codice Trevisani posseduto dal Verci.) In Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Cum per jussionem Piissimi, atque Excellentissimi D. Caroli Magni Iinperatoris, et Pippini Regis filii ejus, in Istria nos servi eorum directi fuissemus, idest Izzo praesbyter, atque Cadolao, et Ajo Comites prò eausis Sanctartim Dei Ecclesiarum, Dominorum nostrorum, seu et de violentia populi, pauperum, orphanorum, et viduarum, primis omnium venientibus nobis in Territorio Caprense, loco qui dicitur Riziano, ibique adunatis Vener. Viro Fortunato Patriarcha, atque Theo-doro, Leone, Stauratio, Stephano, Laurentio Episcopis, et reliquis Primatibus, vel Populo Provinciae Istriensium, tunc eligimus de singulis civitatibus, seu Castellis homines capitaneos numero centum septuaginta et duos; fecìmus eos jurare ad S. quatuor Dei Evangelia, et pignora Sanctorum, ut omnia quicquid scirent, de quo nos eos interrogaverimus, dicent veritatem: in primis de rebus Sanctarum Dei Ecclesiarum: deinde de justitia Dominorum nostrorum, seu et de violentia, vel consuetudine populi terrae ipsius, Orphanorum, et Viduarum, quod absque ullius hominis timore nobis dicerent veritatem. Et ipsi detulerunt nobis breves per singulas Civitates, vel Castella, quod tempore Con-stantini, seu Basilii Magistri Militum fecerunt, continentes quod a parte Ecclesiarum non haberent adjutorium, nec suas consuetudines. Fortunatus Patriarcha dedit responsum dicens : Ego nescio si super me aliquid dicere vultis: veruntamen vos scitis omnes consuetudines quas a vestris partibus S. Ecclesia mea ab antiquo tempore usque nunc dedit. Vos mihi eas perdonastis: propter quod ego ubi-cumque potui, in vestrum fui adjutorio, et nunc esse volo, et vos scitis, quod multas dationes, vel missos in servitium D. Imperatoris propter vos direxi: nunc autem qualiter vobis placet, ita fiat. Omnis Populus unanimiter dixerunt, quod antea tunc et nunc et plura tempora per nostros largitur ita fit, quia multa.....bona parte habuimus, et habere crediinus, excepto quod Missi Dominorum nostrorum venerint, antiqua consuetudine vestra familia faciat. Tunc Fortunatus Patriarcha dixit: Rogo vos, filii, nobis dicite veritatem, qualem consuetudinem S. Ecclesia mea Metropolitana in terri-torium Istriense inter vos habuit. Primus omnium Primas Polensis dixit : quando Patriarcha in nostrani Civitatem veniebat, et si opportunum erat propter Missos Dominorum nostrorum, aut aliquo placito cum Magistro Militum Graecorum habere, exibat Episcopus Civitatis nostrae cum Sacerdotibus, et Clero vestiti planetas cum cruce, cereo, stolas, et incenso psallendo, sicuti sommo Pontifici, et Ju-dices una cum populo veniebant cum signa, et cum magno eum recipiebant honore. Ingrediente autem ipso Pontifice, in Domum S. Ecclesiae nostrae, accipiebat statim ipse Episcopus claves de sua I1>f Domo, et ponebat eas ad pedes Patriarchae: ipse autem Patriarcha dabat eas suo Majori, et ipse in-dicebat, et disponebat usque in die tertia: quarta autem die ambulabat in suum Praetorio. Deinde in-terrogavimus Judices de aliis Civitates, sive Castella, si veritas fuisset ita: omnes dixerunt; sic est veritas, et sic adimplere cupimus. Nos vere amplius super Patriarcha dicere non possumus. Peculia autem vestra dominica ubicumque nostra pabulant, ibique et vestra pascant absque onini datione, vo-lumus ut in antea ita permaneat. Nam vero super Episcopos multa habemus quod dicere. I Capitulo. Ad Missos Imperii, sive in quacumque datione, aut collecta medietatem dabat Ecclesia, et medietatem populus. II Capitulo. Quando Missi Imperii veniebant, in Episcopio habebant collocationem, et dum interim reverti deberent ad suam dominationem, ibique habebant mansionem. Ili Capitulo. Quaecum-que chartulae emphiteoseos, aut libellario jure, vel non dolosas commutationes nunquam ab antiquum tempus corruptae fuerunt, ita, et nune siant. IIIl Capitulo. De Herbatico, vel glandatico nunquam aliquis vim tulit inter roncora nisi secundum consuetudinem parentum nostrorum. V Capitulo. De Vineas nuinquam tertio ordine tulerunt, sicut nune faciunt nisi tantum quarto. VI Capitulo. Familia Ecclesiae numquam scandala commitere adversus liberum hominem, aut caedere cuin fustibus, et in..... eos ausi fecerunt: nunc autem cum fustibus nos caedunt, et cum gladiis sequuntur nos: nos vero propter timorem Domini Nostri non sumus ausi resistere, ne pejora accrescat. VII Capitulo. Quis terras Ecclesiae fenerabat usque ad tertiam reprehensionem, numquam eos foras ejiciebat. Vili Capitulo. Maria vero publica, ubi omnis populus communiter piscabant, modo ausi non sumus piscari, quia cum fustibus nos caedunt, et retia nostra concidunt. IX Capitulo. Unde nos interrogastis de justitiis Doininorum nostrum, quas Graeci ad suas tenuerunt manus usque ab ilio die, quo ad manus Dominorum nostrorum pervenimus, ut scimus, dicimus veritatem. De civitate Polensi solidi Mancosi sexaginata, et sex; de Ruvingio solidi Mancosi 40; de Pareritio Mancosos 66; Numeros Tergestinus mancosos sexaginta; de Albona mancosos 30; de Pinguento mancosos 20; de Pedena mancosos 20; da Montona mancosos 30. Cancellarius Civitalis novae mancosos 12, qui faciunt in simul mancosos 344. Isti solidi tempore Graecorum in Palatio eos portabat. Postquam Joannes devenit in Ducatu, ad suum opus istos solidos habuit, et non dixit justitia Palatii fuisset. Item habet Casale Orcionis cum olivetis multis. Item portionem de Casale Petriolo, cum vineis, terris, olivetis, et casa sua. Item possessionem Stephani Magistri militum: item casam Zerotinam cum omni possessione sua, et possessionem Mauritii Ypati, seu Basilii Magistri militum, instar et de Theodoro Ypato. Item possessionem, quam tenet in Pajacello cum terris, vineis, et olivetis, et plura alia loca. In nova Civitate habet Fisco publico, ubi commanet, intus, et foras Civitati amplius duos centum colonos, per bonum tempus reddunt oleo amplius quam centum modia, vino magis quam amphoras duocentum, alnonas seu castaneas suflicienter ; piscationes vero habet, unde illi veniunt per annum amplius quam 50 solidi mancosi absque sua mensa ad sacietatem. Omnia istu Dux ad suam tenet manum, exceptis illis 344 solidis sicut supra scriptum est, quod in Palatio debent ambulare. De forcia unde nos interrogatis ; quas Joannes Dux nobis fecit, quod scimus, dicimus veritatem. I Cap. Tulit nostras silvas, unde nostri Parenles herbatico, et glandatico tollebant; item tulit nobis Castella inferiora, unde Parentes nostri, ut supra diximus, similiter tollebant. Modo contra-dicit nobis Joannes. Insuper sclavos super terras nostras posuit: ipsi arant nostras terras, et nostras runcoras, segant nostras pradas, pascunt nostra pascua, et de ipsas nostras terras reddunt pensionem Joanni. Insuper non remanent nobis Boves, neque Caballi; si aliquid dicimus, interimere nos dicunt. Abstulit nostros Casinos quos nostri Parentes secundum antiquam consuetudinem ordinabant. II Cap. Ab antiquo tempore durn fuimus .sub potestate Graecorum Imperii, habuerunt Parentes nostri consue- tudinem habendi actus Tribunati domesticos, seu Vicarios, nec non Locoservator, et per ipsos honores ambulabant ad communionem, et sedebant in Consessu unusquisque prò suo honore: et qui volebat meliorem honorem habere de Tribuno ambulabat ad Imperium, quod ordinabat illum Ypato. Tunc ille, qui Imperialis erat Ypatus, in omni loco secundum illum Magistrum militum procedebat. Modo autem Dux noster Joannes constituit nobis Centarchos, divisit populum inter filios, et filias vel generum suum, et cum ipsos pauperes aedificant sibi Palatia. Tribunatos nobis abstulit, liberos homines non nos habere permittit, sed tantum cum nostros abstulit.... Advenas homines ponimus, casa, vel ortora nostra nec in ipsos potestatem habemus. Graecorum tempore omnis Tribunus habebat scusatos quinque, et amplius, et ipsos nobis abstutit. Foderum nunquam dedimus, in Curte nunquam laboravimus, vineas numquam laboravimus, calcarias numquam fecimus; casas numquam edificavimus, in egorias numquam fecimus, canes nunquam pavimus, collectas numquam fecimus, sicut nunc facimus: prò unoquoque bove unum modium damus, collectas de ovibus numquam fecimus, quomodo nunc facimus, unoquoque anno damus pecora, et agnos : ambulamus navigio in Venetias, Ravennani, Dalmatiam, et per flumina, quod numquam fecimus. Non solum Joanni, hoc facimus, sed etiam ad Filios, et Filias, seu Generum suum. Quando ille venerit in servitium Domini Imperatoris ambulare aut suos dirigere homines, tollet nostros Caballos, et nostros filios cum forcia secum ducit, et facit eos sibi trahere sarcinas..... procul fere 30, et amplius millia tollit omnia eis quisquis habet, solum ipsa persona ad pede remeare facit in propria. Nostros autem Caballos aut in Francia eos dimittit, aut per suos homines illos donat. Dicit in populo. Colligamus xenia ad D. Imperatorem sicut tempore Grecorum faciebamus, et veniat Missus de Populo una mecum, et ofTerat ipsos Xenio ad D. Imperatorem : nos vero cum magno gaudio collegimus : quandoque venit ad ambulare, dicit: non vobis oportet venire: ego ero prò vobis intercessor ad D. Imperatorem; ille autein cum nostris doniš vadit ad D. Imperatorem, placitat sibi, vel filiis suis honorem, set nos sumus in grandi oppressione, et dolore. Tempore Graecorum colligebamus semel in anno, si necesse erat, propter Missos Imperiales. De centum capita ovium, quae habebat, unum, modo autem quam ultimum tres habet, unum exinde tollit, et nescimus intueri per annum sui auctores exinde prendunl ista omnia: ad sunm opus habet Dux noster Joannes, quod numquam habuit Magister Militum Graecorum, sed semper ille Tribunus dispensabat ad Missos Imperiales, et ad Legatories euntes, et redeuntes, et ipsas collectas facimus, et omni anno volendo nolendo quotidie collectas facimus. Per tres vero an-nos illas decimas, quas ad S. Ecclesia dare debuimos ad paganos sclavos eas dedimus, quando, eos super Ecclesiarum, et Populorum terras nos transmisit in sua peccata, et nostra perditione. Omnes istas angarias, et superpostas quae praedictae sunt, violenter facimus, quod Parentes nostri numquam fecerunt, unde omnes devenimus in paupertatem, et.....nostros Parentes, et convicini nostri Venetias et Dalmatias, etiam Graeci sub cujus antea fuimus potestate. Si nobis succurrit D. Carolus Imperator, possumus evadere: sin autem melius est nobis inori, quam vivere. Tunc Joannes dux dixit. Istas silvas, et pascua, quae vos dicitis, ego credidi, quod ex parte D. Imperatoris in publico esse deberent: nunc autem si vos jurati hoc dicitis, ego vobis non contradicam. De collectis ovium in antea non faciam, nisi ut antea vestra fuit consuetudo: similiter et de Xenio D. Imperatoris, de opere, vel navigatione, seu pluribus angariis, si vobis durum videtur, non amplius fiat : libertos vestros reddam vobis secundum legem Parentum vestroruin, liberos homines vos habere permittam, ut vestram habeant commendationem, sicut in oinnem potestatem Domini Nostri faciunt. Advenas homines, qui in veslro resede-rint, in vestra sint potestate. De sclavis autem unde dicitis accedainus super ipsas terras, ubi resedunt, et videamus, ubi sine vestra damnietate valeant residere, resideant: ubi vero aliquam dainnietatem faciunt sive de agris, sive de silvis, vel roncora, aut ubicumque, nos eos ejiciamus foras. Si vobis placet, ut eos mittainus in talia deserta loca, ubi sine vestro damno valeant commanere, faciant utilitatem in publico sicut et caetaros populos. Tunc praevidimus nos Missi D. Iinperatoris, ut Joannes Dux dedisset vadia, ut per omnia praelata superposta glandatico, herbatico operas, et collectiones de Sclavis, et de angarias, vel navigationes emendandum: et ipsas vadias recuperet Damianus, Honoratus, et Gregorius: sed et ipse populus ipsas concessit Calcinias in tali vero tenore, ut amplius talia non perpetrasset. Et si amplius istas oppressiones ille, aut sui haeredes, vel auctores fecerint, Nostra Statuta componant. De aliis vero causis stetit inter Fortunatum Patriarcham, seu suprascriptos Episcopos, sive Joannem Ducem, vel reliquos Primates, et populum, ut quidquid jurati concordarent, et dicerent secundum suum sacramen-tum, et ipsos breves, omnia adimpleret, et quod adimplere noluerint, de illorum parte componat coactus in Sacro Palatio auro mancosos lib. novem. Haec Dijudicatus et Convenienza facta est in praesentia missi D. Iinperatoris Izone presbitero, Calodao, et Ajoni et propriis manibus sucscripserunt in nostra praesentia. f Fortunatus misericordia Dei Patriarcha in hac repromissionis chartula a me facta mm. ss. f Joannes Dux in hac repromissionis chartula mm. ss. f Stauratius Episcopus in hac rep. char. min. ss. f Tiieodorus Episcopus. f Stephanus Episcopus. f Leo Episcopus. f Laurentius Episcopus. f Petrus peccator Diaconus S. Aquilejensis Metropolitanae Ecclesiae hanc repromissionem ex jussione D. mei Fortunati Sanctissimi Patriarchae, seu Joannis gloriosi Ducis, vel suprascript, Episcoporum, et Primatum Populi Istriae Provinciae scripsi, et posi roborationem testium chartulam roboravi. CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO. Anno 1382. ultimo di Settembre. Ind. V. Leopoldo il lodevole Duca di Austria accetta il dominio offertogli dal Comune di Trieste. (da Apografo dell'Archivio Municipale.) In Nomine Dni. Amen. NosLeupoldus Dei gratia Dux Austriae, Styriae, Karinthiae, & Carnioliae, Dnus Marchiae & Portus Naonis, Comes de Habspurg, Tyrolis, Ferretis, & in Kyburg, Marchio Burgoviae, & Trevisii, ac Lantgrafius Alsatiae. Recognoscimus & fatemur prò Nobis & Nostris Haeredibus, & Successoribus prae-sentibus & futuris. Quod cum Nobiles, & Sapientes, Fidelesque nostri dilectissimi, Comune, Con-silium de Cives Civitatis l'ergestinae, praetendentes magna et importabilia ipsius Civitatis grava-mina, & pressuras, quae & quas ex multiplici mutatione dominii passa fuit hactenus, quibusque notorie subjacebat. Quodque pacta, de conventiones per quae, & quas vivente Reverendissimo in X.to Patre Dno. Marquardo bonae memoriae tunc Patriarcha Aquilejensi se ad manus suas, & praefatae suae Ecclesiae dederant, apud Civitatem ipsam, & districtum Tergestinum violata, & refracta fuerunt manifeste. Illud quoque considerationis studio revolventes, quod quibusdam terris, districtibus de dominiis nostris cum eorum Territorio confinantibus, ipsos exinde contra suos iniinicos potentius adjuvare prae cunctis aliis Principibus, de Dominis valeamus. Hoc etiam maxime, & precipue perpendentes, quod nonnulli progenitores nostri bonae memoriae olim in ipsa Civitate Tergesti bona jura tenuerent, & ha-buerunt, quae circa Nos haereditaria quodam modo successione non immerito renovantur, Honestos, & Sapientes Viros Adelmum de Petachiis, Antonium de Dominico, & Nicolaum de Picha suos, & Civitatis ac Districtus de Tergesto Procuratores, Sindicos, Nuntios, & Ambaxiatores ad hoc constitutos legitime, de in solidumad Nostrani miserunt Praesentiam cum plenitudine potestatis, vocando, recipiendo, dtreco-gnoscendo Nos in eorum, de dictae Civitatis, Castrorum ipsius & districtus, terricollarumque, & distric-tualium ipsorum naturalem, & veruni Dominum, atque in praecipuum, & validum auxiliante, Dno. defen-sorem prout haec in Instrumento publico Comunis, & Civitatis nostrae Tergesti, ipsius Sigillo sigillato, Nobisque per supradictos Procuratores, & Sindicos tradito & dimisso, plenius continentur. Nos Dux praefatus virtutis ipsorum placidam obedientiam, recognoscentes per beneficia gratiosa, infrascriptos modos, articulos & observantias cum eis, & omnibus ipsius Civitatis, de districtus incolis acceptamus assumpsimus, de admisimus prout inferius specietenus continentur. Et primo quod Nos Dux praefatus haeredesque & Successores nostri Civitatem, & Districtum Tergesti, ac Fortalitia praedicta omnesque Cives, & Incolas eorundem, singulaque bona & possessiones ipsorum ubicumque consistant contra quam cumque Personam tenebimus, & dobebimus gubernare, manutenere, & defendere prout de aliis nostris fidelibus, & subditis facimus, & habemus consuetudinem faciendi. Quodque praedictam Civitatem Tergesti, ejusque jura, & pertinentias nulli Personae, vel Universitati, vendemus, obligabimus, dabimus, seu in Emphyteosim, vel in feudum, & quomodolibet eonferemus, sed quod praedictam Civitatem Tergesti-nam, Castraque, Districtum, nullatenus alienemus extra nostrarum manuum potestatem, cum in perpe-tuum apud Principatum, & Titulum Ducatus Austriae debeant inviolabiliter permanere. Item Nos Dux praefatus, Haeredesque, & Successores Nostri potestatem habemus, & habebimus dictae Civitati Capitaneum prò nostro beneplacito tradere, conferre, & proferre, licet quod dictae Civitatis Capitanei alias potuerint singulis annis ex consuetudine immutari, hoc tamen est amplius Nobis, haeredibus, & successoribus Nostris reservatum, quod in dieta Civitate Capitaneum doneč voluerimus teneamus nisi talis forte esset, qui ob rationabilem causam foret merito immutandus. Capitaneus etiam ibidem per Nos consti-tutus apud se habere tenebitur duos Vicarios idoneos Sacrorum Canonum, & Legum peritos, in So-cios, & aliam prò domo sua familiam juxta Statuta, & Consuetudines Tergestinas. Qui quidem Capitaneus a Comuni, & Consilio Tergesti singulis annis habere tenebitur quatuor millia librarum parvulorum prò suis laboribus & suorum. Debebitque idem Capitaneus sepedictam Civitatem, & districtum, Cives quoque, & quoslibet habitatores Tergesti fideliter regere, & manutenere, ac gubernare secundum formam Statutorum, & Consuetudines dictae Civitatis, quae Statuta & Reformationes debeant esse firma prout hucusque traduclum est ad Posteros, doli, & fraudis omni materia procul mota. Item prò qua-cunque sententia fuerit a praefato nostro Capitaneo appellatum ad haec tenebitur Comune, & Consilium Tergesti bis in anno, idest in fine quorumlibet sex mensium, Sindicos, & Offitiales idoneos deputare qui juxta Statuta, & consuetudines dictae Civitatis cognoscant, & diffiniant, utrum querela propter quam appellatum extilit, justa fuerit, vel injusta. Item quidquid de condemnationibus pecuniariis fre-velis, excessibus, & emendis quomodocumque occurrentibus obvenerit in Tergesto, hujus tota medietas ad Nos tamquam naturalem ipsorum Dominum pertinebit. Et sic expresse quod easdem condemnatio-nes, vina infrascripta, datia, mudae, & theolonia, & alia quaelibet, quae ad dictum dominium Tergesti perlinent, exigantur & recipiantur per eos, quos Nostra, vel liaeredum, & Successorum Nostrorum Do-minatio ad eas vel ea colligenda duxerit deputandos. Sed altera medietas earundem condemnationum debet remanere praefatis Nostris Civibus & Comuni de Tergesto, ut inde possint Capitaneum ibidem de sua provisione quatuor millium librarum parvulorum satisfacere, & Nos ipsorum Dominum, haeredesque & Successores Nostros de vino infrascripto, quod prò censu annuatim nobis debitur, ac etiam medicos, & Offitiales Civitatis praedictae de suis salariis expedire, muros, portas, pontes, & stratas reparare, & alia faccre, quae necessitas dictae Civitatis postulai, & requirit. Item Nos Dux saepedictus, haeredesque, & Successores Nostri potestatem obtinemus imponendi apud Civitatem praedictam Datia, Mudas, Gabel-las & Theolonia, eaque, & eas intra Portas, vel extra prò nostro libitu recipiendi, tamen cum condic-tionibus infrascriptis videlicet: quaecumque mercimonia extra Civitatem Tergesti extrahuntur super mare de eisdem datia, mutae, gabellae, & theolonia erunt nostro Dominio exolvenda, excepto solo Vino Ri-volii, de quo nihil poenitus persolvetur. Simili quoque modo quaecumque mercimonia in Tergestum veniunt super mari, de his datia, mude, & theolonia prout fuerint imposita persolventur. Exceptis eis, quae in Civitate Tergesti traducuntur per mare, & quae ad esum & usum civium, & incolarum ibidem pertinent, ut Frumentum, Sai, Vinum, Uvae, & alia Esculenta. Haec a datiis, mudis, & theoloniis esse debent poenitus libera praeter fraudem. Quae-cunque etiam ammalia per Civitatem Tergestinam, & districtum ad alias partes veniunt super terram, de his Nobis, & nostro Dominio datia, mudae, & theolonia prout fuerint imposita debebunt. Ammalia vero, & Jumenta, & alia quaelibet ad usum hominum per terram in Civitate Tergestina, & ipsius di-strietu venientia, dum tamen ad loca alia non ducantur, debent esse a datiis, mudis, & theoloniis libera simpliciter, & de plano. Item dieta Civitas, Comune, & Cives Tergesti tenebuntur, & tenentur statuere Consilium, Offitiales, & Officiarios secundum Statuta & Consuetudines Civitatis Tergesti. Item ipsa Civitas Tergesti, Cives, Haeredes, & Successores eorum tenentur, & debent annis singulis ad diem Sancti Justi Martyris, quae cadit in diem secundam Mensis Novembris Nobis praefato Duci, Haeredibus & Successoribus nostris in dieta Civitate Tergesti prò censu annuo dare, & solvere centum Urnas Vini Rivolii e meliori quod haberi poterit ipso anno : Item quamdiu illa duo Castra, seu Fortalitia Mocho, & Mocholan sub expensis, & sumptibus Tergesti contingerit custodiri, Capitaneus ibidem Tergesti debet a Custodibus per dictos Cives singulis mensibus deputandos, corporalia recipere juramenta, quod ipsi cum eisdem Castris nostrae Magnificentiae Haeredibusque, & Successoribus Nostris fideles, & obedi-entes existant, donec eadem Castra ad manus nostras resumere voluerimus, & alios ad earum custo-diam deputare. Item & ultimo quod dieta Civitas, & habitatores Tergesti in redditibus, & introitibus suis non debent impediri in aliquo, vel ultra contenta superius agravari, nisi id fiat ad preces nostras vel nostrorum, & de beneplacito Civium & Districtualium praemissorum. Nos igitur Leupoldus Dux praefatus omnia, & singula supradicta prò Nobis ipsis, Nostris haeredibus, & successoribus appro-bavimus, & de certa scientia approbamus. Rogantes honestum Notarium, & Nobiles infrascriptos qua-tenus in testimonium veritatis praesentium praemissorum subscribere se velint praesentibus Litteris cum Notario eorumdem. Datum, & actum super Castro nostro in Graecz in Stuba Ducali, anno a Nativi-tate Domini Millesimo trecentesimo, octuagesimo secundo, Indictione quinta, die ultimo mensis Septein-bris hora vesperarum, vel quasi; praesentibus me Notario publico infrascripto, & Reverendissimo in X.to Patre, & Dno. Dno Friderico Episcopo Brixinensi, & nostrae Ducalis Curiae Cancellano, Egregiisque & Strenuis Gotfrido Mulner, & Henrico Gessler militibus Ducalis nostrae Curiae, & Camerae Magistris, & Johanne de Rischach et Flach etiam milite, & nostro Consiliario, providisque, & discretis Chunrado Impiber, & Andrea in dicto Vico in Marchia prope Sitich plebanis Sekoviensis, & Aquilegens. dyoece-sum. Et alia copiosa multitudine testium rogatorum & vocatorum specialiter ad premissa. Et Ego Paulus q.m Ulmani de Castelrut, Clericus Brixinensis dyoeces., pubb. Impli aucte Notarius, quare Burkardus de Stain Constant, dyoec. eadem auctoritate pub.0 Not.° infrascriptus aliis arduis ne-gotiis impeditus, me cum diligentia, & magna rogavit instantia ut eum juvarem per scripturain prae-sentis publici Instrumenti de manu propria ipsum conscripsi, & in hanc publicam formam redegi si-gnumque meum solitum apposui, rogatus ab ambabus Partibus prò testimonio veritatis. Ego Burkardus de Stain apud Renum, Constan. Dioc., pub. aucte Not. juratus, omnibus, & singulis superius enarratis, dum sic agerenlur & fierent, presens interfui eaque ad preces utriusque partis in hanc publicam formam redegi, meaque subscriptione, & signo solito consignavi, Sed arduis perpeditus negotiis praesens Instrumentum per alium scribi feci, cujus scripturam approbo tamquam meam, reco-gnoscens sigillum praefati Illustrissimi Principis appensum fore presenti Instrumento in certitudinem & clariorum evidentiam omnium praemissorum. ANNUNZIO. L' Istria, giornale, continuerà nell' anno 1850 collo stesso titolo e nello stesso formato che usò finora, e proseguirà nel suo proposito di formarsi a depositorio di notizie delle condizioni passate e presenti dell'Istria. Ed è perciò che essa accoglierà articoli in ogni parte dello scibile che direttamente riguardino la città di Trieste e la penisola istriana, esclusa ogni cosa che è di spettanza dei giornali politici, o che appartiene allo scibile in generale senza avere applicazione alcuna a questa regione. Non saremo però sì rigidi osservatori dei confini di Trieste e della penisola da non accogliere anche notizie proprie dell'indole del Giornale che riguardino altre regioni che oggidì formano la provincia politica del Litorale, nè sceglieremo le materie unicamente fra quelle che sono di storia o corografia antica; anzi calcoliamo che le notizie effemeridiche delle chiese nostre e qualche argomento grave saranno per comprendersi più regolarmente. Volentieri vorremmo ornato il Giornale con piani e disegni degli edifizi principali della provincia che abbiamo pronti; ma ciò non avverrebbe se la finanza del giornale, il quale non è di speculazione, non ne fornisse i mezzi. L'abbonamento all'Istria, per questo giornale soltanto, è di f. 5, da inviarsi anticipatamente per un semestre anche col mezzo della posta; gli associali non avrebbero spese di spedizione del giornale. Qualunque corrispondenza col Giornale dovrà seguire sotto l'indirizzo Redazione del Giornale 1' Istria e non altrimenti. Annunciamo che, riservataci la direzione e la risponsabilità del Giornale, abbiamo associato persona che presterà in nostro sussidio 1' opera sua. Dr. Kandler. CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO. 1.365 *2ó Aprile Neu-Marckt presso Mòttling. Alberto Conte di Gorizia ed Istria, conferma ai nobili e possidenti istriani i loro antichi diritti e consuetudini, per rispetto alla pubblica amministrazione, e feudalità. (Tratto dai Landts-Handtvesst del ducato del Carnio, edizione di Lubiana, Giuseppe Taddeo Mayr 1687). Jr ^Ubredjt aff 3« unti 3« CtjroU, f fal^en- ' g rat) e in ^avuteti, ^cgt ter (Sjottèbaufev $uSfgre, ^t ®riettt »nt $usSriven x. Serenimi offeitbar, mit btefem Srteff, »nb tl)«e» ffjunbt, baé nnr betracbtet »itb »or Slugett gctja6t 1)abeit, bic getreme« bteitfie, bte »«ferit »orbent, »itb a«tf) »né, »«fere @rbar, bitter, »«b $b«ècbt in 2)ffterretdf>, bte min »erfdjatben finbt, »»b bte noè lebeit, offt »itb bteff) babeitb erjatgt, bte pi)e, »itb »bc, mtt tremeit, mit cfyrett, mtt fmnbfbeit, »itb mit gaitéer »ubcrrtjemgffjett, a« ber benféafft ju ©òrg »eftfglidi jtitb gemefeit »nb fyerffjommeit, »itb barumben befonberltc^en, baé alter fac&ctt gebedjtnuè, mit ben tàgeit l)ùtgcl)et tutb fleùffet, bte mit 23rieffett nit roierbt geewtgt »itb befìàttigt: $abc» nnr ju etjier gebcc^tiiué, it>n bte 3ìed>t, fo bet »«ferit »orfotberit feltge«, »itb a«d; bei »né »«»erfprocbc«* tid) i£)er6raclit babe«, of)«e atte Srruitg, a» btfern gegenwarbtgeit Šricff fjatffeit »erfct;rei6en, bamt't ©9, »nb tf>re grbeit, ti ad) »«fernt abgefyeit, bet; ben SHcd;ten et»tgltd> beletbeit, »itb »oit »nfcr« @rbcit »itb naéfljommen, berfelbeit Medjteit ittcbt »»erbe« beraubt. TjS'è Srfftcìt, babe« ©t> bte tHec^t fyerbracbt, wer ju tfyiten irfit 5» fprecfjeit Ijat, ober ju flageit Ijat, Sa« bie i!anbleiit r^eé fe^ »mb @rb, »ntb Sttgeit, »mb ©uft, »1116 Sefje«, ober »mb »»eléerfa» faéett baé tfì, ober ob ^ al(c il)r atiter ju bem anbern td;t ,511 fyrecbeit bat, ber foli 511 Wcét [«dicit, in ber ©raffàafft s« 2)iTtciretdi, jJJ} sS"Lt u! «or »«fer, ober »or »nferm čattptmau«, ba folte« ©9 in Dìcd;tcn fteljeit, »nb »erantmortten, »itb gefreit»nbjunem= incbt anberftwo. me» fàulbig. ©ì; pueff»olltg werben, fo fotte« tt)tr beffertt, «adi gtiabcit, »«b «tét >»aubl »oit xfjncit itent» ^oin ^cen »011 ^mcji, wtr, «od; »«fer £a»ptniann. Mnenjunemmen. PSlrjue t)abeit @t; bte 5Kccfit, mer j« tf)reit leiit^en td)t 511 fpredje« ober 5« flageit fyat, baé ©» fetb ©^©i;auiTerl)alf 9?edf)t 5« ifjrctt fetide» tl)«en folfen, »mb atte faeben, auggeitontmen bett Xobt, Deup, SKorb, ©trafj^ - 3cscn ra«b, 9?otb$og«ng, .taupbrud), babe« ©9 nt d) t 5« Vidite«, watt baé »«é augebort j« Ridite», ober atre faSeiTaS rid) wemb mir baž Sanbtgcridjjt entpfeldieit. ten Ijaben.' tìKSHfofjrt »ltfer ?aitbrtcf(tcr etite« féàbftc^cit SQ?enfd)eH auff tf)reit ©itetter«, ober ob itjv Sciiti) »mb SKaé rotebiefdjdf. ^fd)ablté fadi erffagt »erbe«, bc« foli »itfer ?a«brtditer forber«, a« ben bte«er, auff baó ©uett, s.at »mbfaitge«, ober fofl ti)« bem 3?idbter »l)rla«be«, obit alleé »er^ed^e«, bantt't foli ber bie«er »nb geantreort auff bent ©itett, n>aè a«ff ber ijuebe« tji, »«entgolten »«b »nfc|)abl)afft blctbe», n>erben follen. Xobtfcfjlag tn ae= flfll@fc&t<$t etn Stobtfc^Iag jmifdteit ^amnt, ift »nfev Sanbricbtcr gegenmafyrtig, »nb ffjommeu beg er* SVdTrf ftreunbt fur tljttc mit Mig, »nb 6cfc^rct)cit ben, ber ben Xobtfdilag tyat getfjan, fo foli er tl)tt aufffjaben, »nb 9ìecbt ju tljrn tfyueit: ©ere aber, baé (Sr ju Dttcfctung fentme, »nb 3U abfegmtg, fo fofleit bem Srbarn biener, beò man fetbfog morben i|t, puff s3)?ard) gcfalleit, nacb ?anbéred>t »nb gemobnbeit, gel)n ben freuitben fljontb «6, ber ben £obtfd)tag ffyitct, fo neéft er mag. «njud)t ber ^ |3f£uent if)r 23amrn id)t »itjudtt auff »nferit SKàrcften »nb #ird)tàgeit, begreifft ©i> »nfer Diid>ter ba* ©runbKièr! »nb ' fl>e Sl> ftommen auf tbr «erre» ©uett, fo mag_ cr ©y mobl befferu, fljommen ©9 aber bin ^nbnd)terjuri(f)-- niIf d)reé $erren ©ruitbt, »«ber bem fiuto gefeffeit, fo l)at berfefbe biener 9?ed)t fetber jit beffern, tcn l>at. alé S» »erfdmlbet babeu. @mpfal)iinii l'eben. ber Sebeufcbafft, babeit ©9 bie SHeét fyerbracbt, baé mtr ititeli ?ei)l)ett, ©otjn uitb Xóditern, »nb ™ber (Sftifl in bent ©efddecftt, fotf bie ?efyeit empfaljett »nb trageit, »nb foUen »»ir il)re ?el)en leyt)eit iit ber ©raffdmfft 3ffterreid). Db fidi baè fùegt, baé mtr im Sanb m'dbt marett, mie faug ftdb baé »er* juge, bemttad) fyabeit ffd> t'bre ?el)ett itiét »ermant, auf bie Beit, baé mir iité l'attb fbommen, fo folte» mir il)ne leyfyen, »nb ©t; »on »né empfafyett t'bre l'ebeit. Srbfaad. •aggrfdjeibet ibr aiiter oljne Grrbeit, fo fott beffen @r6t()ai(, eé fé» ?ei)en ober aigeti, anerbeit bem necbft "^gefubbteu freiiubt, itt bem ®efdj(ed)t, »nb fotfeit mtr ©9 ber @rbfd>afft niét entmòbren, »nentgollten, ob ©9 bie miteiitauber ()abeit getljeiftt. Sei'iBeiming iimb bafccit aud; t'brer .vjaitgframcn 5Worgengab, »nb #aim&ftemr, motf 511 mct;fett auff ?ebeit »ttb auff SKwgengab. ^ctge», tntb and) il)reit £òebtent gebeit of)tt »nfer fjanbt, ob mir im i'anb ni di t feitt, man »né ®ott in baé Saub fitegt, fo fotfeit ©9 »ité bie me^fung antrageit, »itb mir follen »nferit SBiflett barjue gebett. Saé bei'.&ev! »nb 2anbéfiir|ì nad) berSanbleùtb,»nb {*]♦© xffc aud) jmifd^cit »itfer, »nb »nfern bieitcnt, SRittern »nb $f)ned)teu ©ubtuttg abgettommcn, bae> fei n e n ' ''' c m h c n ' ^ 111 u' ,,ad> il)reit Vciitljcn, »ub ©9 nadj ben »nferit, obit dicét ntdit folteit greiffett. Dbne [Redit nid)t fotfeit greifen- ©aé bie Scnibleiib "l|J||2(itit baé ^anb »nb £enfd;afft ^ffterreid), »oit ^riegémegeit angebet: fo foKen ©t; »né bieuft; u'iiTer 4nb!fl|!ìlff fcilt/ f° mbgen, motteit mtr ©9 aitfì ber ^errfcbafft 311 bicnfl ttuBett, fo fottett mtr su e mei fen mdjt t bit eit baruntb tl)ueit »nb gebeit, até anbern (Srbant bienertt. i'ct)ii(big. DerSatibleutf) mij ^.^net eiit Sbter ober Srbarer aitff »itfcrit Wàrcfbteit ober .Kirdttàgeit eiit »itbefdteibeubeit, ober aiu ni è m a n b" j 1? ftraf- ^ber(ltt)o, beit l)abeit mtr fefbè ju befferit, ober »ttfer ^auptmantt: »itb itidit ber Saitbric^ter, ttaefe fen,banber£anbé= gnabeit, Sé mare bau bie »ubefdiaibcitl)ett fo groj5, baé dr baé ?eben »ermitrrcft bàtte, ©o mag ibit fuvft, ober (ein ber Mièter aitf()cbeit. ®àuptmann. PSIriibcr 511 ciitent Smtgeu gebec^tmté, ber »orgefd;ribiteit Siediteli, SSnb ju »rfljintb, gebeit mir tbneit bifeit SSrieff, mit »itfcrit att()angeubett SitfTgf. ©ebeit junt ^ìemeit Rarefi) in ber 9DìòtItcfb, am tag itad) ©aitct 3orgeittag, uad) »itferè ^>crreit ©eburbe. T^resje^eitbunbcrt Jabr, in bem guttff »itb fed^igiffeu Sabre. CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO. 2 Giugno Vienna. Imperatore Carlo VI. promuove la navigazione ed il Commercio nelV Austria interiore. (Da stampa munita di firme originali.) Cari ite v gttyU, do« ©otte ©natoti (&xmì)lUx ftomi- <§^9fcf)er $at)fet, gu aUen 9M)ter bef? 3ffetcf>iS iti ©ermamcn, su ^tfpam'en, $ungarrt, 33ol>etm&, Salmatten, Groatten unì) ©ctettomett jc. ilomg, Grr^erfjog ju Defterretd), #erf$og ju 33urgunì>, Srabanb, S0ìet)(anb, @tet)er, $antbten, ^ram, unb 2Burttemberg, ©raff ju £abépurg, gtanbern, S^ret, ©òri}, Gradisca jc. ic. — (Sitròtctett 9Ì. aften uub jeben Unferen ©etreueit 3nroof>nent, unb Untertfyanen, t»aé SOBitrben, ©tattbé, Slmbtè, fyodjen unb ntberen 33efep, ober SGSefené tote fepnb, it>efdS>e affentf)ar6en in Unferen 3tt. De. prftentfyumber unb čanben afó nemiUd) tn @tes;er, àrnbten unb @ratit, mie aud) ©òrti, Gradisca, Triest, ©t. SBeit am spflaumb, unb atten iibrigen Unferen 3«. De. @rb*?anben, 99ìeer*$ùflen uttb Porten roofjnen, unb fìfy aftbor* ten fegfyafft beftnben, ober fid) funffttg bafelbften unterricfiten unb ntberfe^eu werbeit, Unfer jìat)fer^oiitgs uub ?anbè*pr|Htd)e ©ttab, unb alteé ©uteé, unb tfyun Eternit funbt attermànnigfi^. — Sentitaci) 3Btr ju ©nricfjt* Sefòrber* uitb Sertnefjrung beé Commercii tu alten Unferen @rb * .ftomgretcfM unb ?anbeit, »ontem6[tc$ aber in itnferen gefambteu 3n. De. <5rb*?auben unb 9J?eer=Porten $u berenfelbeu 2lufnamb unb 2Bad)étf)umb bet 23eobacbt* unb £cr|Mung beren fyierjun crforberltdjen essentiaI-9Wtttlcn, unter anberen £aubtfacbftc£) bte Stabilirung ber ©e* Tcfjertcu audj freijen Navigation unb ©c^iffafjrtf) bttrdj baé Adriaticum, fo ofyitc (grtfyetfung gemtffer pepfyeit itnb mtberen requisiteti m'ebt wof)t gefd^etjen fan, fo nòtfjtg at<5 SSortrag* unb erfprtc£ftcf) eradttet, unb bavero auf ten Uné gefcftefyenen umbfìànbftc^en SSortrag gttàbtgfì resolvirt fyabeu, baf5 Unferen $òmgl%£uitgar* uub Sroattfc^cn 5Keer*@ram§eren, rote au<$ alt* uub jeben auf Unferen £aubé*pr|Htd)en 3«. De. 5D?ecr s-fìifien unb Porten beftnb* lichen, ober fùnfftigen bafelbft niberfe^enben* unb Unferer ?anbé*prfHtcften »ottmafjtgfeit jTd) ergebenben 3n* roofynern, Untertfyanen unb ©etreueu, roerdfie ju ©tm'e^t* unb be|ì*moglt#er ©tanbèringung be$ Commercii auf obbebeute (Scfnffartf) fid> »erfegen, artmren, unb baé Commercium fret) treiben roolten, fotdjeé affeé »on Uité t)icmit gcnàbtgfì ertaubt, mie aud; berowegeit ju berenfef6cit DWebertaf?* unb Dornicilinmg befoubcr Terrain tu aft^ uub neu^Porto Rè, ober tn bem fo gcnaunteu Vinodol afé ettt frue^t6arer mtt SKeer, unb junt Xl)eit aitcf) mit fùjfett ju Tingirung beren ©etben* unb 3BoI(eu^3cug uotf)tgeit ©affer umbgebener: boit enter Setven mtt f)odicm ©eburg gefdpfoffener, aucp mtt mefyreru aften ©d;fo|fet unb anbercn gemaurten ju guten 2Bol)nimgcu unb Fabriquen btenfamben ^àufern, miejumatjteu mit »erfdnebenen jum 2Bafl"e^©ebau tauc|ittd)cn 9«ùl)feu berfel)eiter Drtf) assignirt: unb benenfelben btfe Unfere Resolufion unb ©enefjmljaftung burc^) gegenmarttgeé offeueè Patent funbt gemad;t, au($ jebermann »on unfertmegen, »erfl^ert mtrb, rnaé gefiaften ffitr o66efagt: Unferen Snfaffen, auc| anberen ©etreuen, mef^e ju @ùtfitl)rung ber ©c^tffart^ unb baé Commercii mtt tbren ©djtffen »on Unferen 3tt. De. ^eer^ Porten au^fanfen merben, nic^t alfetn Unfere .ta^fer* unb Sanbé^prfìftc^e gtaggen jujufaffen, unb beromegett benenfelben auf tf)r ge&utjrcnbeé 5(nmetben baé benot^tgte Patent burd) Unfern 3n. De. ©cl)etm6e ^of^antjtei; ju crttjcifcn, mie ntcfct mtnber btefefbe (attenfal)fó bergfet'cfjeit ©cfnlf ober Effetti »on etiter anberu Potenz rniber SBer^ l)offen angefjaftcn, ober fonffen turbirt, uub beeintrd'cbttget roerbeu fofteu) fraffttgt(ì ju fd^en, uub mttbin bergfetcfjctt Torto uttb ©$abeit auf alle 2Betg ju vindicireit, ttitb fo geiìaltett, alé »atttt fofc^cr Unfer Provinz fefbflcit »iber* fafjrete, aufjuttefynteit, »te au<$ ju fofcfiem Grnbe aitf alte 9D?tttcl uttb 2Geeg ju S3crfc|)affitng alfobalbtger Satisfaction bebast ju fep, fonbent aud) jene, roelc^e baè Commercium per Mare Adriaticum anfangen, unb ftcl> ju folcfjett mit ©dEuffen, aitc^ »on frembben Drtfjett auf Unfcrett Defterrcid^ifdjen SDìcer-'Porten etnftnben »erben, rntt befon* berem $ai;fer* mtb £attbé*pr(ìltd)cn ©nabeit itnb greifyeiten gnabtgfl anjufefyen, uitb ju begnabeit, »te tngfetc^en betten Trafficanten nttttelé ©efcung gc»tffcr Drbnuttg unb Constitutionen bte fòrberltcfje Justiz ofyne Umtri6, mitl)tn summarissime, & parata Executione, gleidjnue cé in aitberen Drtfyen, unb wofyletitgertcliteteit jjanbelé» ©tàbteu ge»of)nltcl), aucf) foitjìen £anblmtgè*5Ke$t ifl, administtiren : uttb anburd) baé fretje Commercium prosequi-rett: »iejumaljlen attedi ju fold;eit Snbe ein gcwiffcé allf^on »ott Uité gnàbtgfi. approbirteé SBecpkDtecfjt gleiéfallé na$ 23efdjajfeul)ctt ttt Uitferett gefambten De. @rb*?aubctt allcrited)fteité cmrtc|)ten: unb publieiren ju (affen, allerinaffen 2Btr bie 30eeg ttnb ©traffett burri) alle Uitfere SiuSDe. @rb*£anbett big an unfere ?U?eer * Porte« mit brattea SSagcit ju fafyren, mito ju etite» redjtfdjaffeneit Commercio »attblbar ju mac^eit: »ie ntét mtitber totefef&e »on alien Dìaubent, SO?òrbcrrt, ttitb aitbcrett Iteberltcf)* uttb lafierfyafftett ?eutl)en (Td;er ju fyalteit: allergnàbtgft an* bcfoljlett, unb btfe Unfere gnàbtgfie Resolution fo»ol)l llnferett $ontgl. @pànifcf)ctt* alé llnferen ^off^rteg^Dlatb nitb £off * dammer jtt S5coba4)tmtg aller umb|ìànbltcf)ert 9iotl)burjft bereitè erinbert fjabeit; Uttb »te ©ir nun auc^ tm ©eref begrifett fe^nb, bie ttt llnferen atttoen »erfyanbcite manufacturen ju »ermefyrett, ttnb ju »erbefferen, »te juntatjleit aud; neue auf* unb anjurtc|tcit, uttb ju folc^en Sitbe benen fyierjun bel)ilff(icl)cn au$* unb tnlànbifrfjen 5Jìat|ierit auf tt>r Slitmelbett gebc^lidje Privilegia unb gret)fjetten ju ertfyetlen, unb fùr bte aitfontmenbe frembbe ?EWatfìcr gewtffe ffiofytt * Drtfyer anjumctfen; 3llé »irbet eitt foldjeé alien Gringangé bemelben Unferen getreuen 3«== »ol)nerit uitb Untertfjanen, aucl) aitberen obbcmelten ^art^ei;ett, »aé SBiirbeit, ©tattbé, Stmbté ober SBeefené bte fet)nb, Eternit ju bem @itbe notificirt, auf bafj etit jeber btfeè Uné, unb bent gemetttett ffieefen fo fyetlfamb: alé »ol)ler fpricgltclictt Re,soluti trt allerlet; (Td; ju betrageit »tffett, uttb Unfereé fràffttgeu ©djufseé ju erfreuen Ija&en ntbge. Earan befducljt Unfer gitàbt'gfier 2Btll mtb SOJetnung. — ©ebeit in Unfer Residenza@tabt 2Btennr ben Slnbcrten SOìonatljè^Xag Junii, itn ©tbeitjef)en^ttnbert unto ©tbenjel)enben, Unferer ^KetdEte, beg SRomtfc^en in @e4)jten, bereit ^tfpanifdjen tm Sterjel^enbett, beren £ungan'fct)* unb Ž8b^et'm6tf4)en a6er tm @t6enben Sa^re. Crttl m. p. S«&tt>. v, ' J. J/w/t sft Tjbajuj /se/a f// 7/r/csts . INDICE degli argomenti discorsi nei primo e nei secondo anno dell' Istria. Indice degli autori che diedero articoli al Giornale. A. L. M. Cazamia Carrer V. de Combi Carlo, de Combi Francesco. Covaz Antonio. Cuinano D.r Costantino. F. Facchinetti D. Antonio, de Franceschi Carlo. Fanani P. Teodosio. Gallo Nazario. Gallo Dr. Vincenzo Prof. Gregorutti D.r Carlo, de Jenner Luigi, de Lichtenfeld. Luciani Tomaso, de Lugnani Giuseppe, de Morlot Adolfo. Morpurpo G. L. N. D. B. N. P. P. F. Paulini Andrea. Pezza - Rossa Prof. Polesini Marchese Francesco. Pusterla Gedeone. Schweitzer. Sforzi Giuseppe. Vascotto Padre Chiaro. Vasgabrina Nino. Dalla Zonca Giov. Andrea. Zuliani G. Andrea. Zuliani Giovanni. X. NB. Gli articoli senza segnatura e senza indicazione di comunicali sono del Redattore. Tavole date. Carta geografica dell'Istria. I, 35. Pianta di Ravenna. I, 231. Spaccato dell'Arco di Ricardo. I, 285. Pianta dell'antico duomo di Pirano. II, 36. Pianta del battistero di Pirano. II, 43. Alzato dello stesso. II, 43. Tavola con cinque monete. II, 49. Pianta del battistero di Rovigno. II, 52. Pianta del battistero di Pola. II, 72. Spaccato dello stesso. ii, 91. Facciata. II, 92. Pianta della chiesa di S. Agata in Cit- tanova. II, 96. Pianta di S. Maria Maggiore in Trieste. II, 111. Pianta di S. Maria Formosa di Po- la. II, 130. Pianta di S. Francesco di Pola. II, 150. (7i numero romano segna V annata, l' arabo la pagina.) CHIESA. Geografia ecclesiastica. Diocesi di Trieste. I, 293; II, 197. „ „ Capodistria. I, 294. » „ Parenzo. I, 302. „ „ Pola. I, 302. » „ Veglia. I, 307. Rito. Bogazioni di Dignano. I, 166. Rogazioni di Rovigno. I, 123. Inni per le rogazioni. I, 220, 138. Inni sacri. II, 147. Instituzioni ecclesiastiche. Monasteri di Capodistria, epoca di loro fondazione. 1, 115. Condizioni religiose di Capodistria alla fine del secolo passato. I, 187. Discipline del clero istriano nel secolo passato. I, 200. Serie dei rettori della chiesa di S. Maria Maggiore di Trieste. II, 116. Abbati di S. M. Formosa di Pola. II, 128. Santi. Di S. Girolamo. I, 335; II, 1. Di S. Mauro di' Parenzo. Il, 221. Di S. Pelagio di Cittanova. II, 228. Di S. Fiore di Cittanova. II, 228. Di S. Germano di Pola. II. 237. Di S. Servolo di Trieste. II, 134. PROVINCIA. Benefizi e benefiziati nella diocesi di Parenzo nel 1770. II, 77. Dell' Ordine Francescano. II, 149. Dell'Ordine Benedettino. II, 149. Dell'Ordine dei Gesuiti. II, 111, 113. Dell'Ordine degli Scolopi. I, 107. Monumenti ed edifizi sacri. Monumento al vescovo A. Peteani in Parenzo. I, 43. Chiesa dei Francescani in Muggia. I, 69. Duomo di Pirano. I, 202. Chiese di Capodistria. I, 269. Chiesa di Grisignana. II. 27. La B.V. del Soccorso in Trieste. II, 38,49. Battistero di Pirano. II, 38. Battistero di Rovigno. II, 52. Battistero di Pola. II, 71, 91. S. Maria Magg. in Trieste. II, 111, 113. Chiese d'Isola. II, 116. S. Maria Formosa di l'ola. n, 128. S. Francesco di Pola. II, 149. Marmi della Basilica di Parenzo. II, 291. Basilica di Parenzo. II, 183. Mausolei di Pola. I, 71, 91, 221. Storia ecclesiastica. Fondazione dei vescovati istriani. II, 34. Storia dello scisma istriano. 11,12,19 Storia dei vescovati istriani dal 700 al 1180. II, 65, 73. Serie dei vescovi di Trieste. II, 197. Serie degli arcidiac. di Trieste. II, 106. Serie dei vescovi di Capodistria. II, 197. Serie degli arcipreti di Pirano. I, 202. Serie dei vescovi di Cittanova. II, 198. Serie dei vescovi di Pedena. II, 198. Condizioni dei vescovi di Pedena nel 1746. I, 39. Di un vescovo parentino finora ignoto. II, 219. Geografia antica. Dei dintorni del Monte Magg, I, 103. Della spiaggia da Salvore verso S. Lorenzo. I, 117. Dell'isola di Cherso. I, 155. Di Sipar. I, 294. Colonia di Parenzo. I, 348. jDell'antico Ningo. II, 90. Del Timavo. II, 163. Di Emonia istriana. II, 235. Di Castra. II, 316. Di Albona. II, 275. Della Carnia. II, 39. Della Dalmazia. II, I. Geografia moderna. Generale. I, 2, 9, 13, 17, 37, 41, 45, 48, 56, 62, 73, 84, 120, 138, 152, 165, 171, 173, 179, 207; II, 16, 135. Parziale — su Rovigno. I, 109. sull'Istria delta Austriaca. I, 147. detta Veneta. I, 150. Triestina. I, 159. Austro-Veneta. I, 159. Italica. I, 163. del territorio di Trieste. I, 180. Distretto di Albona. I, 211. Bellai. I, 249. Buje. I, 198. Capodistria. 1, 190. Castelnovo. I, 258. Cherso. I, 256. Dignano. I, 211. Lossino. I, 255. Montona. I, 239. Parenzo. I, 204. Pinguente. I, 249. Pirano. I, 197. Pisino. I, 226. Pola. I, 206. Rovigno. I, 206. Veglia. I, 256. Volosca. I, 225. Geografia vecchia. Di Albona. I, 273, 216 e seguenti Di Muggia, Pirano, Umago, Cittanova, Parenzo e S. Lorenzo. II, 82. Della Contea di Orsera. II, 122. Di S. Michele di Leme e di Rovigno. II, 158. Dei Distretti feudali e Raspo. II, 166, 170. Carte geografiche vecchie e moderne. I, 47. Costa dell' Istria in veduta. I, 45. Cose naturali. Meteorologia. I, 59, 67, 71, 84, 150, 161, 186, 210, 238, 286. II, 21, 64, 112, 186, 194, 210, 314. Geologia. I, 13, 209; II, 247. Geologia e Botanica. II, 255. Un pozzo in Trieste. II, 249. Orografia-Altezze dei monti, I, 4, 13. Terme di Monfalcone. II, Spiaggia da Salvore a Cittanova. 1,118. Idrografia. Vecchio Portolano del mare. I, 306. Fiumi d'Istria. I, 14. Via marittima allespiaggie d'Istria. 1,17. Qualificazione dei terreni. D' ogni distretto del circolo. 1,167,171. Del comune di Trieste. I, 183. Delle frazioni dei distretti Albona I, 212 Bellai 55 251. Buje 55 198. Capodistria 55 191. Castelnovo 55 259. Cherso 55 256 Dignano 55 212. Lossino T> 255. Montona 55 240. Parenzo 95 204. Pinguente 55 251. Pirano 55 197. Pisino 55 226 Pola J) 207. Rovigno 55 206. Veglia 55 256. Volosca 55 225. Popolazione. Movimento della popolazione di Pola, foglio di Capodistria. di Trieste, di Barbana. Popolazione del circolo e distretto. I, 155. Popolazione del 1806. I, 164. nelle frazioni del di Trieste. I, 184. Nelle parocchie della diocesi di Trieste, di Capodistria. di Parenzo. di Pola. di Veglia. Nel Litorale pel 1843. II, 16. Neil' Istria pel 1846. II, 70. Numero del popolo secondo ze. I, 47. modello I. 16. I, 32. I, 69, di ogni comune I, 293. I, 294. I, 362. I, 302. I, 307. le raz- Lingue. Divisione del circolo secondo lingue. I, 47. In generale sui dialetti istriani. I, 231. Italiano in generale. I, 69. Romanico della Valdarsa. I, 7. Dialetto di Trieste, I, 49, 61. di Rovigno. I, 49, 61,127,110. di Dignano. I. 49, 81; II, 127. di Cittanova. I, 69. di Muggia. I, 115. di Pisino. 1, 70. serblico dell' Istria inf. I, 70. di S. Vincenti. II, 87. slavo di Cittanova. I, 100. tedesco. I, 100. Igiene pubblica. Generale della Prov., foglio modello. Di Parenzo. II, 208. AMMINISTRAZIONE. Sistema organico. Legge sociale della Provincia nel secolo XIV. I, 50. nel secolo presente. I, 51. Sistema organico dei comuni istriani. I, 62. Legge sociale di Trieste. I, 64. Legge e massime amministrative dei comuni istriani. I, 73, 84. Sistema delle baronie del sec.XV. I, 88. Nobiltà istriana. II, 55, 279, 312. Cittadinanza istriana, il, 303. Contadinanza istriana. II, 315. Amministrazione pubblica e dei comuni. Capitanato circolare. I, 139. Magistrato di Trieste. I. Commissarie distrettuali. I, 121. Consiglio municip di Trieste. I, 327. Consigli comunali istriani. I, 62. Massime per 1' amministrazione delle cose di comune. I, 85. Economia di comuni. Conto reso del comune di Trieste nel 1745. I. 148. Stato economico di Albona e Fianona nel 1802. I, 275. Stato economico del comune di Trieste nel 1845. I, 303. Redditi dei podestà veneti nell' I-stria. I, 344, 355. Legislazione civile. Sulle notifiche in Istria. I, 75,260, 271. Prochiama Nugent, del 1813. I, 173. Attivazione delle leggi civili in sostituzione alle francesi. I, 78. Sul sistema ipotecario aust. I, 263, 279. Storia del diritto civile in Trieste ed Istria. II, 256. Criminale. Sentenza del 1716 contro stregoni. I, 185, 194. Esecutore delle giustizie in Capodistria a' tempi veneti. I, 32. Per tic azione e Censimento. Di ogni distretto formante il circolo. I, 178. Del comune di Trieste nelle sue frazioni. I, 182. Delle frazioni del distretto di Albona. I, 358. Bellai. „ 326. Buje. „ 309. Capodistria. „ 309. Castelnovo. „ 358. Cherso. „ 357. * Dignano. „ 357. Lossin. „ 286. Montona. „ 349. Parenzo. „ 357. Pinguente. „ 334. Pirano. „ 309. Pisino. „ 309. Pola. „ 349. Rovigno. „ 286. Veglia. „ 357. Vulosca. B 318. Num.dei censiti per ogni distretto.1,179. Numi, dei censiti nel comune di Trieste. I, 182. Condizioni amministrative durante il governo Veneto. Ripartizione territoriale. I, 151. Reggimento di Albona. I, 233. Reggimento di Montona. I, 240. Reggimento di Parenzo. II, 17, 156, 162, 166. Reggimento di Rovigno. II, 29. Contea di Orsera. Il, 122. Dei podestà veneti. I, 113. Redditi dei podestà veneti. I, 343, 355; II, 6, 44. Sulle condizioni dell'Istria nella se^-conda metà del sec. decorso. II, 179. Condizioni di Cittanova. I, 40. Passaggio di Dalmati in Istria. 11, 40. Reputazione veneta. I, 180. Era veneta. I, 358. Instituzioni pubbliche di pietà, di educazione, di sicurezza ecc. Orto farmaceutico botanico di Trieste. I, 341. Museo Zoologico. I, 28. Collegio dei nobili di Capodist. 1,107. Ginnasio di Trieste. I, 93. Monte di pietà in Trieste. I, 203,351. Biblioteca civica di Trieste. I, 311. Ospitale di Trieste. I, 319, 332. Ospitale di Montona. I, 326. Monte Civico Commerciale di Trieste. I, 343. Teatro grande di Trieste. I, 345. Scuole di canto in Trieste. II, 147. Pie fondazioni nell'Istria ex-Veneta al cadere del secolo passato. II, 282-Academie e ginnasi antichi di Capodistria. II, 120. I Pompieri di Trieste. I, 329. Architettura di città antiche e moderne. Di Pola. I, 21. Di Parenzo. I, 26. Castelleone di Capodistria. I, 120. Di Ravenna. I, 214, 219. Palazzo pubblico di Trieste. I, 289. Nomi tjelle contrade interne ed esterne di Capodistria. I, 316. Pianta di Capodistria. I, 9. Pianta di Pirano. I, 25. Pianta di Trieste. II, 139, 142. Mura di Pula. II, 322. Mura di Capodistria. II, 325. LETTERE. Storia civile. Dei marchesi d'Istria. I, 29. Serie dei marchesi d'Istria. I, 31. Dei patriarchi marchesi. 1,128,243. Serie dei patriarchi marchesi. I, 133. Cronaca per la dominazione dei patriarchi in Istria. 11, 191. Serie dei Sovrani di Casa d'Austria che regnarono in Trieste e nella Con-j tea d'Istria. Il, 185. Rogioni di Rovigno. 1, 123. De|li slavi istriani. II, 81, 85, 93, 97, 102. Di Capodistria nel secolo XVI. II, 107. Brani di viaggio, dal ted. II, 306, 318. Viaggio nel 1611. II, 199. Acquedotti. ^ Supposto nell'Arco di Riccardo. 1,273, 281, 332. Acquedotto di Montecavo in Trieste. I, 283. Acquedotto antico diTemignano.il, 151. Acquedotti triestini. I, 300, 317. Acquedotto moderno Teresiano Trieste. I, 322. Acquedotto antico di Pola. I, 352. Acquedolto antico di Aquileja. II, 57. La fontana d'Isola. II, 261. di Bogliuno. I, 101. di Pisino. II, 286, (2) Cisterna di Fasana. II, 60. Economia rurale. Sullo Spinsanguinello. I, 82. Sull'agricoltura in generale. I, 143. Sull'agricoltura. II, 328. Prodotti agricoli, loro quantità nel circolo d'Istria. I, 172. Boschi. I, 185. Sulla tarma della fusaggine. I, 268. Sulla pomologìa istriana. I, 295. Assicuraz. degli animali bovini. I, 347. Società proposta pel commercio dei vini. I, 43. Sugli olivi. II, 152. Sui beni comunali. II, 159, 167. Dei pini. II, 177. Dei cipressi. II, 218. Dei mirti. II, 223. Dei soveri. II, 223. Sull'economia in generale. II, 295. Commercio. Strada da Montona al Carnio. I, 113. Fiera di S. Orsola in Capodist. I, 281. Avviamento del commercio in Trieste. I, 281, 287. Prima patente del porto - franco inedita del 2 giugno 1717. I, 283 Movimento dei Piroscafi alle spiaggie dell'Istria. I, 340. Cenni sulla navigazione e sui capi tani istriani. I, 349; II, 28. Fari e lanterne nell'Adriatico. I, 351. Strade istriane. II, 49. Materiali per la storia della navigazione nell' Adriatico. II, 215, 223, 233. Colonie austriache alle Indie. I, 310; II, 237. Serie dei podestà di Trieste.II, 63,80. dei capitani di Trieste. II, 53. dei presidenti di Trieste. II, 44. dei governatori di Trieste. Il, 44. dei capitani di Pisino. 1,223. dei podestà di Raspo. 1, 82. dei podestà di Albona. I, 233. Epoche nelle quali il Litorale venne in dominio della Casa d'Austria. II, 278. jI Epoche memorabili. 1, 83 Della dominazione dei vescovi di Trieste. 1,255. Congiura dei Ranlì. II, 195 Condizioni di Capodistria nel secolo XV. Il, 325. Il doge Enrico Dandolo. II, 204. , Degli Uscocchi. Il, 211 e seguenti. X Materiali per la storia della navigazione nell'Adriatico. Il, 215 e seg Storia di Albona del Giorgini. 11,246 e seguenti. Incursioni dei Turchi. II, 203. Delle colonie austr. nell'Indie. II, 237 Napoleone in Trieste. I, 317. Della educazione pubblica di Trieste. I, 93. Degli Israeliti. I, 58; II, 271. Della guerra nel 1813. I, 247. Biografie e Memorie. Di Alberlo conte d'Istria. II, 287. Enrico principe di Bar. II, 244. Bauzer P. Martino. I, 35. Brasca Erasmo. II, 297. Console Stefano. I, 6. Crusich Pietro. I, 193. Glavinich P. Francesco. I, 94. de Godemberg Fran. Sav. I, 237. Manarutta Giov. Maria o F. Ireneo della Croce. I, 15. Nogarola conte Giorgio. II, 214,237 Nogarola conte Leonardo. II, 187 Pelizzari P. Paolo. II, 155. Pesaro D. Antonio. I, 133. Ranfo Marco. II, 195. Raunicher Matteo vescovo.jj II, 45. Costumi e narrazioni di viaggiatori Di Pola. I, 31. Da Trieste a Rovigno. I, 33. Da Duino a Parenzo. Carnevale di Albona. I, 54. Sui paesi di campagna. I, 66. Visita pastorale di Pinguente. I, 70. Sulle condizioni di Rovigno. I, 109. Letteratura. monti di Golaz del cav. Luigi de Heufler. I, 20. Sludi commerciali e nautici in Trieste. I, 52. Catechismo dell'abbate Godina. I, 53. Opere di Stefano Console. I, 99. Manoscritti della Marciana che riguardano l'Istria. I, 99. Opere di A. Pesaro. I, 137. Memorie sulle saline. I, 138. Compendio filosofico della Religione Cristiana. I, 217. Atti istriani. 278. Storia di Trieste del P. Ireneo. I, 291. Traduzione delle georgiche di Virgilio. II, 250. Strenna istriana. II, 259. Strenna letteraria compilata da istriani. II, 279. Opere del P. Frane. Glavinich. I, 98. Memoriale di gratitudine. I, 42. Geografia del Raffelsberger. I, 207. Malattie degli occhi del D.r Cappelletti. II, 33. Giornali. L'Osservatore Triestino. I, 89, 192. Giornale Triestino del 1781. 11,206. Giornale dei Parochi. II, 277. Belle arti. Quadro del Zona. I, 176. Su due cassettine d' avorio antiche. II, 181. Antichità. Scavi di Pola e Salona. I, 20. Scavi di Pola. I, 21. Antichità di Parenzo. I, 26. Punta Cissana. I, 27. Tintoria di Porpora. II, 136. Cassette d'avorio. II, 127, 131. Frammento di statua rinvenuto in Trieste. II, 269. Numismatica. Di alcune monete credule istriane.11,51. Su d'una moneta rinvenuta presso S. Vincenti. II, 203. Su d'una moneta rinvenuta a Canfa-naro. I, 160. Medaglia pel D.r de Rossetti. II, 319. Inscrizioni romane. I, 1, 12, 19, 27, 40, 102, 104, 105, 106, 117, 156, 157, 168,169,170, 254, 308, 329, 348, 353; II. 35, 40, 41, 42, 56, 61, 92. 124, 228, 231, 236, 244, 254, 266, 277, 282, 291, 301, 302, 305, 314, 317. * Inscrizioni del medio tempo e del moderilo. I, 100. 104, 196, 200,301,312,322, 326, 328, 332; II, 27, 38, 49, 62, 117, 119, 120, 150,201,207,208, 213, 214, 230, 239, 243, 284, 285, 286. Inscrizioni recentissime. I, 43. 249, 329; II, 49, 110, 125, 126, 136. Inscrizioni cristiane antiche. II, 30, 38, 72, 220, 283, 323. MEMORABILE quae in antiquis inscriptionìbus occurrunt. Dii et Deae.c Adsalluta. II, 228. Bona Dea Castrensis. II, 317. Eia. I. Histria, I, 1; II, 226. Ianus Pater. II, 305. Ica, II, 305. Iupiler Optimus Maximus. I, 168, 170. Liberus Pater. II, 301. Minerva. I, 204. Nimphae. II, 301. Savus. II, 228. Silvanus. I, 105; II, 305. Silvanus Castrensis. II, 317. Venus Iria. I, 12. Imperatores. Caesar(Octavianus).I, 353; 11,291. Tiberius Claudius Nero Germanicus Germanici fd. II, 35, 40. Nerva Trajanus. II, 277. M. Iulius Severus Philippus. II, 282, Ulpia Severina Conj. Aureliani. I, 27, M. Aurelius Valerius Maximianus Ilcr- culius. I, 27. Valerius Licinianus Licinius. I, 27. Tribus. Claudia. I, 156; 11,40,236, 301,302. Lemonia. I, 348. Pupinia. I, 106. Papia. II, 236. Romilia. I, 117. Velina. I, 329. Artes. E Aglina. I, 119. Faber pectinoruin. I, 104. Panius Lotor. I, 104. Vestiarius. I, 102. Geograpliìca. Municipium Albonensium. II, 301. Respublica Albonensium. II, 282. Colonia Ilemonensium. II, 236. Colonia lulia Parentimn. I, 348. i Col. Parentinorum. II, 236. 'Respub. Parentinorum. I, 27. Municipium Parentinum. I, 348. Respub. Polensium. I, 27. Municipium Polense. I, 348. Gentes. Aelia Volsetis f. Quarta. II, 301. Fortunata. I, 105. Afflania Isias. II, 261. L. Anneius L. F. Proculus. I, 19. Annius Philargirus. I, 28. Antonia Cleinentiana. I, 19. Antonius Felix. I, 19. Antonius L. F. Proculus. I, 106. M. A. Varguntinus. L. F. I, 28. C. Aquilinus Caesar. I, 105. Aquillius S. F. II, 302. Artimius. II, 344. Artarii. I, 104. D. Astricius Marcellus. II, 228. Aurelia Sueia. II, 231. Avita Sujoca Vèsclevesis. F.II, 302. „ Aquillia. II, 302. C. Baebius C. F. Atticus. II, 40. T. Barbius. II, 236. Barbii. I, 308. Carminia L. F. Prisca. I, 1. T. Caesernius Macedonis L. Eucaerus. I, 40. P. Caledius C. F. I, 105. Caledii. I, 105. Caemonia Marcella. I, 105. Caleliia T. F. Secunda. I, 157. Clausia Secunda. I, 105. P. Cluentius. II, 92. C. Caecinius Faustinus. II, 228. L. Cantius L. F. Septiminus. I, 348, C. Clepius T. F. Senecio. II, 231. T. Clepius Tommus. II, 231. S.CaeioniusVollimesisF.Loscus. 11,302. Epidii. I, 117. L. Farilius. II, 314. Feronia Libani L. II, 317. Flavius Felicissimus. II, 305. Ursicinus. II, 231. S. Pulcinius. S. F. Verus. I, 329. S. Gavillius S. F. Germus. Il, 301. P. „ S. F. Priscus. II, 301. P. „ Maximus. II, 301. S. „ T. F. II, 301 T. „ C. F. Lambicus. II, 301 Gavillia S. F. Maxima. II, 301. L. Gallius Silvester. II, 244. P. Gnoia. I, 105. C. Hostilius L. F. Celer. I, 156. M. „ Crestus. I, 104. C.Iulia T. F. Procula. I, 158. S. Iulius Agatopus. I, 156. lunius Aprio. I, 105. Lucrelius T. F. I. 168. Lartia Vera. II, 168. Laecanius Ialysus. I, 165. P. Modius Celer. 1, 254. M odia Cibele. I, 254. Mussia L. F. Secunda. I. 105. P.Mussii. I, 105. Muicedatia Tais. I, 104. Megaplina Maximilla. I, 105. Q. Nigidius Turi F. I, 156. Nigidia Avita. I, 156. P. Plesontei. II, 302. P. Publicius Ursius. II, 317. C. Praecelius C. F. Augurinus. II, 236. L. Procilius. I, 160. Mn. Plotius Mn. F. II, 231. Q. Ragonius L. F. I, 117. Ragonii. I, 117. Q. Seligius Q. F. Albinus. I, 27. M. Titius Maximus. I, 170. M. „ M. F. Titianus. II, 236. Tedia Q. F. Marcella. II, 244. L. Thorius. II, 302. L. Turrania. II, 302. C. Valerius Optatus. I, 12. C, „ Priscus. I, 102. M. „ Venustus. I, 104. Valeria P. F. Tertia. I, 106. Velsouna Sujoca VesclevesisF.il,302. L. Veneria Cn. F. Prima. I, 157. M.Vesclevesis Petronius Triti F. 11,266. L.Vibius L. F. Canalius. I, 106. M. Vipsanus M. L. Faustus. II, 305. L. Volcinia Pir... Secunda. II, 56. Volginia Volsonis F. Tertia. 11,254. Volginius Genialis. II, 254. Volumnius I'udens. II, 301. Voluntilia M. F. Prisca. II, 231. M. Voltilia Saturnina. II, 317. Cognomina. Albinus. Loscus. Atticus. Marcella. Agathopus. Marcellus. Aprio. Maxima. Avita. Maximilla. Augurinus. Maximus. Caesar. Ocellio. Canalius. Optatus. Celer. Prima. Cibele. Prisca. Crestus. Priscus. Crispus. Procula. Do/is. Proculus. Eucaerus. Pudens. Faustinus. Philargirus. Faustus. Secunda Felicio. Senecio. Felicissimus. Septiminus. Felix. Silvester. Fdiicula. Saturnina. Genialis. Tais. Germus. Tertia. Helix. Tommus. Hilarius. Ursicinus. Isias. Usius. Ialysus. Venustus. Lambicus. Verus. Christiani. Eufrasius Episcopus. II, 33. Johannes Papa. Il, 23. Maurus Episcopus. II, 220. jRulinus Custos. II, 38.