Dei Consoli. (Polemica) A voi signor M. K. diro due parole sui Consoli, sopra un' istituzione del tutto sconosciuta aila civilta antica, che e dovuta soltanto al medio evo, e che nell'o-dierna civilta figura come antiche incerte abitudini, con-servate perche sono abitudini, cui non si da pensiero. I Consoli ebbero origine in Turchia, nel furore delle stragi e della barbarie turca, imitando cio che si era fatto nelle spedizioni delle Crociate, quando una stessa citta-. era divisa in tre, quattro, sei quartieri ogfiuno di diversa nazione, ognuno di diversa sovranita. Le Magistrature municipali di Europa, si trasportarono in questi quartieri, ed ognuno ebbe i Consoli (che cosi appella-vansi i supremi Magistrati) i quali avevano giurisdizione reale e personale sui quartiere e sui cittadini propri. Nelle sanguinose spedizioni degli Ottomani, i Consoli furono necessita, per salvare i Franchi dalla barbarie ot-tomana, ed i Sultani ebbero abbastanza buon senso di permettere che gli Europei stassero ognuno sotto 1' autorita di un Console (non perd in tutti gli affari) della loro nazione, e che perfino prendessero in protezione i cri-stiani di Turchia; i Barbari del medio evo non andarono tanto lontano, ad ogni frazione di popolo lasciarono bensi i propri giudici e le proprie leggi, ma i giudici e le leggi erano sempre le leggi dello Stato, non di altro potentato. Pero i Sultani, se tollerarono cio per motivo deli' eccessiva ferocia del proprio popolo, non esigeltero altrettanto pei loro sudditi nei paesi civilizzati, fidarono nella onesta e giustizia delle altre nazioni, e non ten-nero consoli, ne pretesero che i Turchi fossero esenti dali'Autorita legittima del luogo; i Turchi non si civi-lizzarono in cio, che a tempi nostri; quel Console turco che in Trieste si ebbe fino dalla creazione del porto-franco, era nominato dali' Imperatore austriaco, il Sultano non ne seppe acca per lungo tempo. I Consolati con giurisdizione personale, politica e giudiziaria sui sudditi esteri non sembra convenire a civilta; essa suppone che le autorita del luogo non abbiano la volonta di fare giustizia ai forestieri, suppone che il Console, qualunque egli sia, abbia conoscenza di tutta la legislazione civile e politica della potenza in di cui nome agisce; non e ne 1'uno ne 1'altro sempre; dunque non e questa la sincera loro missione nei paesi civilizzati. Si vuole che i Consoli sieno chiamati a tutelare il commercio di una determinata nazione; ma cio sup-porrebbe che ne abbiano i mezzi, e che il governo del luogo ove risiedono voglia fare Popposto; ma quanto ali' assistenza che danno ai singoli navigli o negozianti, questa puo essere data egualmente da qualunque racco-mandatario, con meglio che il raccomandatario, come sue-cede, puo venire scelto a piacimento, evitando facili col-lisioni di interesse. Non sono queste le mansioni indispensabili ne le precipue dei Consoli, ve ne sono altre le quali non ri-guardano prossimamente le ragioni o gl' interessi dei singoli individui, ragioni ed interessi che possono guardarsi dagli individui stessi, che possono tutelarsi dalle autorita austritfche, dagli stabilimenti e dalle persone private, e che lo vengono appunto per la civilta progredita. Non verro a dirvi quale differenza vi sia tra mer-canti e negozianti, su di che 1' opinione dei trattatisti non fu d'accordo; le nostre leggi che fondarono 1'emporio ne fecero distinzione, ma confessiamolo franca-mente,. le leggi successive non avendo usato lingua co-stante, e per di piu nella vita pratica molte cose essen-dosi fraintese e confuse, per la prevalenza di un solo movente, alle leggi non si ricorrera, ma piuttosto ad altra caratteristica, la quale poi, si voglia o non si voglia, rinviene sempre aila verita. Si fa cioe distinzione nella vita e nelle leggi, fra negozio al minuto e negozio ali' ingrosso. Ouello cioe, il negozio al minuto, non fu nemmeno presso noi considerato commercio, ma lasciato aila cura ed aila legislazione delle autorita amministrative or-dinarie, non meglio che 1' esercizio delle arti; perche considerata cosa che non interessa la nazione intera, ma piuttosto le singole citta, i singoli comuni, le singole persone. Prendete signor M. K. informazione e vedrete come silfatte persone, non dipendono ne dal Tribunale mercantile, ne dalla Borsa, che non vi prendono parte minimamente (se non fosse per pagare un'imposta) e cio intendiamo per quel lungo tempo corso prima che si facessero delle riforme, Ie quali non oggi prenderemo ad esame, ed anche mai volontieri in altra occasione, perche siamo ben lontani dal tempo di aseoltare paziente-menje le altrui opinioni, le quali si scostino non gia da quello che e, ma da quello che si vorrebbe che sia, non gia pel pubblico interesse o per 1'individuale, ma per quello che si considera tale in forza di abitudine. II negozio aH' ingrosso fu quello che si considero come eminentemente di interesse delle nazioni, degli stati, dei governi, ed e percio che nell' uso del vecchio sistema si diedero ai negozianti condizioni personali pressoche nobiliari, col privilegio come dicevano di foro personale, si diedero privilegi come a nobili coll' esen- zione di carichi militari; si concedette di formare propria casta, con proprio collegio chiuso, con propria rappresentanza, con proprio reggimento, con propri pro-venti, con propria autorita e mezzi torzosi; vera giu-randa di quelle che si usavano nel medio tempo e nel-P antico, quando la societa scioglievasi in tante corpora-zioni. Guardate le leggi tutte che composero questo corpo rappresentante del commercio, e ditemi se vi furono ammessi mai altri che negozianti all'ingrosso, e di questi nemmeno tutti, ma quelli soltanto che erano ammessi ai privilegi quasi nobiliari, mediante solenne ascri-zione in appositi registri; non ammessi armatori, non industrie, non arti, non commercio di danaro (che vera-mente non e commercio) ma quelli del corpo chiuso a-vevano il reggimento dei propri interessi, e degli altrui, e come e frequente deli' uomo e dei corpi chiusi talvolta voller ampliare il dominio, anziche dare al proprio ed al naturale tutta quella estensione che era debito od almeno possibilita e convenienza. Cio diciamo in generale di tutti i corpi modellati sul tipo del medio evo. E quanto al corpo che si disse Borsa di Trieste, essa ebbe in vero P altissima missione di provvedere al Commercio (d' ingrosso diremo per seguire le nomencla-ture nostre) della Monarchia, unico collegio in tutto P impero che ne avesse missione e modi e che non ebbe in fianco a sč nessun' altro di simile, dacche la Borsa di Vienna, era un locale, non una persona morale. La storia narrera come quest' istituto abbia compiuta la sua missione; diciamo compiuta, perche oggidi vi ha mini-stero di commercio, camere di commercio in ciascheduna provincia, e la stessa Borsa di Trieste ha subito novella riforma, e pel numero dei partecipanti, i quali indeter-minati nel 1755, furono poi ristretti a 40, oggidi a 48. E per 1'indole sua, il reggimento virtuale e materiale del commercio sta nel ministero. Dissi che alla Borsa venivano aggregate persone quasi nobili; io non tocchero se vi potessero essere ammessi gli esteri senza espressa adesione di legge, men-tre per gli israeliti sebbene austriaci, sebbene il commercio non sia atto di religione, vi volle espressa legge che li ammettesse alle cariche; mentre da decisioni che ho vedute, e piu che tutto dalla condizione di fieranti, loro accordata con leggi anco stampate, e dalla condizione di corpo chiuso, con esercizio di pubblici poteri, risulterebbe il contrario; non tocchero queste cose, perche un' avvenire ci sta dinnanzi che sara regolato sopra basi fisse. Anzi io sono di opinione che vi possano stare, perche la tutela sotto cui sara naturalmente collocata, sara ben poca cosa in confronto del vantaggio che potra venire al commercio dalle cognizioni di persone che trasporteranno in Trieste il commercio esercitato altrove. Ouesta partecipazione degli esteri va a diminuire un ramo di attivita dei Consoli dei quali siamo per parlare, non gia a toglierla. Imperciocche sebbene gli esteri abbiano naturalmente a cura di promuovere il commercio della loro patria naturale, alla quale non intendono di rinunciare in parte alcuna, come ebbe a dichiararlo P autorita, non sappiamo se ministeriale, se governativa, se magistratuale, se municipale, nel decreto magistratuale dei 28 sett. 1848 N. 7731 pure sarebbe possibile che ir. Trieste trattino gli interessi deli' impero austiaco, anche ion detrimento di quelli della loro patria; e la presenza ? P ingerenza dei Consoli per mantenere illesi i trattati di commercio internazionali per assicurarne il godimento ai propri, per avviare e promuovere quei commerci che sarebtero d i vantaggio, se non totalmente di tutte e due, almeno di qualche vantaggio, per una delle due parti, il che e sempre qualcosa se non e tutto. Io penso anzi che i Consoli stareb-bero bene nella Borsa medesima se altri riguardi non vi fossero d'impedimento, ma di cio non sapremmo che conget-turare. Imperciocche ci pare, che fra i consoli vi sieno due categorie, P una di quelli che oltre ad essere Consoli di mercanti hanno carattere diplomatico, altri sono semplici Consoli di mercanti; quali sieno della prima categoria quali della seconda noi sapremmo dire, che cio e riservato ali' Autorita governante di sapere, dacchd i Consoli non vengono in contatto col comune; ne P essere mandati dalla potenza che rappresentano, ne il rango militare o civile che hanno, e in cio eriterio suf-ficiente per chi guarda stando sulla strada, perche cio dipende onninamente da chi manda e da chi riceve. Nella Turchia p. e. i Consoli hanno anche carattere diplomatico, ma come in quelle regioni si cangia il governo can-giano anche le condizioni diplomatiche. I primi consoli che P Imperatore austriaco poneva in Trieste per i Tur-chi, non avevano certamente carattere diplomatico, perche era 1' Imperatore austriaco che li poneva consoli, e dava loro autorita, e come la dava poteva loro anche toglierla. Io ho tutto il rispetto dovuto alle autorita costi-tuite estere e nostrane, ed anche al corpo consolare (se forma corpo, il che mi e ignoto) e čredo che la. Societa dei Triestini lo avvesse egualinente. Imperciocche conviene che sappiate che essa non chiese gia che venis-sero eselusi dalle elezioni municipali, ma vedendo che per gli austriaci si facevano eccezioni con grande rigore, e con grande maneggio; considerando che essi avevano o potevano avere esercizio di giurisdizione, tutela di interessi che potevano essere non austriaci, carattere diplomatico, il quale avrebbe potuto anche essere ostile; chiese in via di interpellazione se potevano venire eletti, lo chiese per propria istruzione in difetto di leggi seritte, 10 chiese per propria norma, e lo chiese non gia alla stampa, ne ai privati per farne argomento di schiamazzo ma ali' I. R. Governo, a quell' autorita provinciale presso alla quale sono accreditati i Consoli, a quella autorita la quale unica poteva sciogliere le dubbiezze della Societa. L' i. r. Governo declino la domanda, per motivi che io non voglio cercare, e rimise la dedsione alla Commissione provvisoria municipale. La Commissione non aveva poteri per risolvere siffatto quesito, li diede 11 Governo; se con questi poteri ebbe anche conoscenza tale della cosa da poter giudicare non io diro, suppongo che avesse anche conoscenza piena del diritto pubblico in siffatto scabrosissimo ramo; la Commissione se ne cavo con una decisione che parificava i Consoli agli jaustriaci, con che a dir vero non sciolse il dubbio; per#ie vera-mente disse: se i Consoli sono impiegati, non polete eleg-gerli, se i Consoli non sono impiegati allora eleggeteli; con che ne la Societa ne il Pubblico seppe se lo fossero o no. La quale decisione pecca contro quel principio costituzionale che nessun giudice puo ricusare decisione a titolo di silenzio o di oscurita della legge; ogni giudice puo essere attaccato per negata giustizia. La Presidenza di Governo nel risolvere il caso in II istanza, certamente sopra istanza dei Consoli, risolse piu preci-samente; il Ministero fara il rimanente; certo che se i Consoli ebbero a ricorrere contro la presunta loro inani-missibilita al Consiglio; sara stata fatta domanda dagli esteri di venirvi ammessi, dagli esteri e da quelli di altri stati della Confederazione, dacche non 6 credibile che sieno stati proposti od ammessi senza che lo abbiano chiesto e che facendo i ritrosi abbiano fatto lavorare altri per loro conto. Ma silfatte questioni sono terminate; per gli esteri, il ministro Doblhof decise che la legge sovrana doveva valere; per i germanici, esso li ammise sopra sua ga-ranzia personale; il garante non e piu al ministero e la garanzia che il Parlamento austriaco li avrebbe ammessi non sembra piu valida. Presento che voi signor M. K. farete rimprovero alla Societa dei Triestini, di ingratitudine avendo fatta domanda se potevano essere nominati, mentre i Consoli esteri salvarono la citta dal bombardamento che le avreb-ber dato Albini, Bua, ed il JVapoletano che non so qual nome avesse. Su questo vi diro che il merito di questi Signori non e sConosciuto, e noi sappiamo che salvando 10 robbe dei loro "hazionali, hanno risparmiato le nostre; e nel caso la citla fosse stata bombardata le loro robbe sarebbero state in salvo; ma tutti non pensano ad un modo, e se pensano con qualche ragionevolezza, non conviene fare rimprovero. Io conosco p. e. di quelli, i quali non tengono tanto a vile il nome austriaco e 1' o-nore del paviglione, da non preferire qualche colpo di cannone, ali' umiliazione di essere protetti p. e. dal Prin-cipato di Hohenzollern-Sigmaringen ecc. ecc. o dalla Signoria principesca di Vadutz. Conosco di quelli i quali erano di ferma opinione che la flotta non avrebbe aperto 11 fuoco, e che facendolo, la citta aveva mezzo colpo di cannone di avvanlaggio; ed erano di ferma opinione che le batterie di terra avrebbero fatto fuoco anche desse. Altri pensavano che i Consoli fecero tutto per le loro nazioni, prova ne sia che non associarono alle loro ri-mostranze, nemmeno uno che rappresentasse i cittadini; quei cittadini contro i quali Albini aveva dichiaralo, ed anche il re Carlo Alberto, di non muovere guerra, e vi ha chi pensa che se una deputazione di cittadini avesse chiesto il lievo del blocco, Albini avrebbe dimenticato quelle cose che 1' indussero ad essere ostile verso cittadini, e che se corsero, non potevano esse/e ascritte a questi; vi ha chi pensa che quel dirsi ad Albini da un Console ftacendo tutti gli altri) che 1'Austria aveva convertito Trieste da citta mercantile in piazza di guerra, era dargli un pretesto, di cui non si valse, perche Albini sapeva che cio non era vero, come lo sanno tutti che domandarono su che terra vivono. V' e qualcuno che pensa che avendo i Consoli fatto tutto da se, senza concorrenza della citta che essi non rappresentano, agi-rono senza mandato, e non per la citta, quindi essere cosa che non la riguarda, e che forse avrebbe avuto al- treltanto e forse meglio pel decoro del nome austriaco; che se lo hanno fatto per serbare questa citta ali' Impero austriaco v' era Gyulai che bastava, e nel quale il popoio pose ogni confidenza, ogni amore. A lui fu grato il popoio, indizio questo che il popoio ebbe piu gradita la difesa militare, ed il patrocinio dell'Austria. Ma io v' assicuro che la Societa non ebbe questi pensieri, lascič che la storia dasse il merito a chi lo ha ed agi con quella delicatezza verso il corpo Consolare che e di una persona morale; il domandare era lecito anche nei tempi addietro. Io čredo invece che la Societa partisse da altri moventi, dal principio, cioe, che la Rappresentanza abbia da avere in giusto equilibrio gli elementi che compongono il comune, affinche 1' uno non predomini 1'altro. Si dice che i commercianti dieno da vivere a tutto Trieste; io non lo so, perche la statistica fra noi fu merce proibita; ma io ne dubito, ed eccovi un solo de' miei dubbi, che se fosse d' ignoranza e seusa-bile. Ci vogliono 80000 fiorini al giorno per mantenere mesehinamente questi 80000 abitanli, questi sarebbero quasi 30,000,000 ali'anno. Io non so quante čase di commercio ali'ingrosso sieno in Trieste, che sieno anche 300 non mi persuadero mai che ognuna guadagni cen-tomila porini all'.anno per i soli bisogni della bocca e della pelle, senza calcolare i bisogni della vita urbana, e del lusso, ed i guadagni. Che il commercio dia vita alla citta non vi ha dubbio, e col movimento di questo si muove anche la citta, ma gli interessi non sono iden-tificati, e se alla citta e necessario 1'Emporio, aH'Emporio e altresi necessaria la citta. Le persone di servitu di un medico, sebbenc vivano a di lui spese, non sono medici ne del corpo sanitario; ne il mercante ammalato diviene medico per 1' assistenza che gli viene prestata, ne il medico diviene negoziante per 1' onorario che ri-ceve da questo, ne cessa di essere medico anche se nessun negoziante si servisse di lui. Gli scritturali, i facchini che servono i negozianti, non sono negozianti, non sono negozianti quelli che si danno a speculazioni isolate qual-siensi, quelli che si danno agli interessi interni della citta. Egli e ben naturale che un re soldato voglia soldati anche i cuochi, e che il maestro di musica, non veda che armonia in tutto il mondo, e čreda che questa sola regoli il inondo, ma nel temperamento nell' equilibrio di tutti gli elementi sta la salute dei corpi lisici come dei corpi morali. L' anagrafi di Triesle che figura nel N. 52-53 da soltanto 3300 persone, uomini e donne, vecchi e fanciulli del corpo dei negozianti, dei possidenti artigiani industrianti ed esercenti le arti liberali, gli altri 77000 appartengono ad altre classi che hanno propri bisogni e propri interessi. L' Emporio non e identico colla citta, 1' Emporio rappresenta la sorgente precipua da cui trae alimento, rappresenta la cifra numerica maggiore, ma vi sono altri interessi di grandissimo momento, materiali, intellettuali, morali, politici, economici i quali non sono deli' Emporio ne possono essere; come' 1' esperienza ha mostrato. In sulla fine del secolo passato in sui principio del presente, si penso realmente che il commercio in Triesle fosse tutto, non vi fosse altro, e cessata ogni rappresentanza del comune, 1' unica rappresentanza fu la Borsa mercantile, gli interessi mercantili vennero promossi, io pero non m' arrogo di giudicare delle questioni fra Borsa e Lloyd, fra Borsa ed Armatori, fra Borsa e tutti quelli che sebbene del commercio non vi ebbero rappresentanza e voto; voglio supporre che gli interessi mercantili del-1' Impero e di Trieste venissero altamente promossi. Ma questi interessi non influirono su altre condi-zioni, imperciocche la campagna, le provincie circostanti trovansi ancora in quello stato che erano molti decenni addietro, e non fanno corona addatta alla citta che dissero fiorente, 1' agricoltura 6 deietta come fosse lontana da ogni consorzio; la possidenza rustica, non risenti punto della presenza di un ernporio; non lo risentirono le citta, le provincie piu prossime, se non per cid che proveiiiva dali' assembramento di popolo numeroso sebbene sieno corsi piu decenni. Le arti le manifatture non avvantaggiarono, anzi dechinarono, non sappiamo se per sistema di dogane, discorde fra quelli che rappresentano 1'Ernporio, e quelli che reggono la pubblica cosa. La Marina, che finora non era rappresentata fra il commercio, non sappiamo se abbia preso quella posizione che puo e deve prendere a vantaggio delle provincie; non sappiamo se 1'ernporio sia stato quel modo di avvicinamento di popoli, cui e chiamato. avvenimenti recenti sembrano accennare il contrario, forse appunto perche uscito dalla via che gli spetta. L' educazione pubblica era scaduta a punto tale che la farna, e cio che e peggio, la nostra coscienza, 1' accusava di infima, tolte le scuole di migliore insegna-mento, la stessa religione ridotta tale che al popolo non era piu che segno freddissimo, la morale ridotta a calcolo di utilita; la lingua n^n piu mezzo al pensiero. E se le cose migliorarono cio avvenne per doppia causa, perchč quando piegano aH'imo, s'alzano per vergogna di se, e perche altrove attinsero i nostri cio che nella nostra citta erasi tolto. II che mostra come 1' Emporio non poteva supplire al difetto di una Rappresentanza municipale, appunto per 1' indole sua diversa, per le sue incombenze che ne sono diverse del tutto; prova come una Rappresentanza cittadina e che s' occupi dei bisogni cittadini sia indispensa-bile. Quelle stesse persone che nell' Emporio non potevano provvedere al benessere del comune, perchč d'altro avevan debito d' occuparsi, quelle stesse persone si rao-strarono intelligenti ed operose nel Comune. E quelli che pugnano la bella santa causa della Municipalita, hanno lotta gloriosa e sicura d' effetto, perche la ragione trionfa sulle cattive abitudini. L' Emporio nel provvedere a se medesimo non pote per sconoscenza delle cose del comune, vegliare alli interessi finanziari di questo, che da nessuno venivano rappresentati; 1'emporio provvide per se forse non sa-pendo quale carico poneva al comune. Imperciocche sebbene le patenti del portofranco guarensissero gli effetti di commercio immuni da dazi erariali, non da imposizioni che erano a dotazione dei dispendi del comune, invalse di voler essere affrancati anche da questi, non solo per le cose di commercio, ma per qualunque; ed il pubblico governo fu pronto ad a- bolire quei dazi che sebbene miti erano sorgente del civico patrimonio, lasciando quell' unica che e sui vino. E nel 1814 o 1815, ottenuto che la tassa sui negozianti venisse ridotta ad avversuale, di questa venne aggravata la cassa civica, la quale pagd finora meglio che due milioni per i negozianti, e li paga tuttora; e quel mezzo per cento che rendeva oltre i 150,000 fiorini ali' anno, e che facilmente potea darne il doppio ,fu tolto al comune perche malviso a qualcuno (se vera e la fima) e tolto con cio al comune di eseguire opere divisate e di comune utilita, tra quali 1' acquedotto. E quando il cosi detto Accise parve di impedimento al commercio, non 1' Emporio, sibbene il Comune dove reluirlo: e tutto a carico del patrimonio lasciato dai nostri maggiori, e del dazio consumo, nel quale la base non e gia il reddito netto che gode il contribuente e che ammette equita di ripartizione, ma il bisogno individuale deli' uomo fisico, di certa categoria, per cui il facchino paga le tante volte piu che 1'agiato. E cio chefu peggio si e che tale sistema si mostro gravoso alle provincie vicine, alle provincie che godendo i benefizi della citta, e pochissimo deli' Emporio, dovettero concorrere ali' al-legerimento di questo da pesi che si dicono insopporta-bili, e che se cio fosse, mai si combinerebbe col detto che 1' Emporio mantenga la citta. Ouesta non sappiamo se necessita, o genio di te-saurizzare si mostro anche nelle esazioni a favore del-F Emporio, imperciocche affidata a lui la percezione di certi dazi che divennero di consumo per le cangiate condizioni, li esigette e li esige con severita da gabel-liere, prova che il commercio non e incapace di soppor-tare carico; ed il provento non venne sempre impiegato come e destinazione ad opere di pubblica utilita mercan-tile, ma tesaurizzato, scontando cambiali. Pero sia lode al vero, in compenso di cio che il comune ebbe ad addossarsi, 1' emporio fa elemosine appa-riscenti e recentemente fe' opere pubbliche; ed i privati compensano i due milioni pagati per essi loro, concor-rendo nelle soscrizioni per opere pie e di decoro. Le quali contraddizioni apparenti non lasciano 1' a-nimo tranquiIlo che il sistema seguito dali' emporio, mentre era casta chiusa (forse imitata dali'antico patriziato venuto in uggia) possa convenire al reggimento della citta. ed a quel benessere che voglia o non voglia deve raggiungere. D'altronde sel'Emporio fosse identificato colla citta, due corpi rappresentanti sarebbero di troppo, e se 1'Emporio avesse da entrare tutto intero nel comune, Comune ed Emporio sarebbero la stessa cosa; ne cio poi sembra convenire perche 1' Emporio e limitato non fra le barriere di Trieste ma piu addentro ancora, ed al di fuori ai paesi di altri emisferi, il comune ha debito di pensare anche per la provincia entro cui si trova. Fu pensiero di ammettere gli esteri al Consiglio, di amrnet-tere anche i Germanici, e vi sarebbe stato timore ra-gionevole che il Comune sortisse troppo poco austriaco, per nulla triestino, ne provinciale, e che gli interessi mercantili Europei vi predominassero in confronto degli interessi nostrani. (Continuerd)