i CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I L" integrità di «» giornate consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 28 Novembre 1873. Muore a Roma l'astronoma Caterina Scarpelli«!. — (V. Illustrazione.) Bibliografia Graffiatine e Carezze versi di Paolo Tedeschi. — (Lodi Tip. di Costantino Dall'Avo 1877). Con questo titolo strano il chiaro A. raccolse le sue fronde sparte in un volume, che nulla lascia desiderare dal lato tipografico. Invece della stereotipa prefazione un' accordatura con istile brioso e disinvolto ci espone gl'intendimenti dello scrittore riguardo alle graffiatine, che alle volte potrebbero urtare qualche suscettibilità. Predisposti con questo preludio gli animi de' lettori nella prima epistola La Crociata, l'A, si rivolge iu versi sciolti ad egregio amico di fresco "crocesignato,, scoprendogli senza ambagi gli altarini sopra i „merti industri", le mene, gl'intrighi oude oggigiorno viene profanato il valore delle onorificenze. Ci piacquero in questa poesia 1' episodio dell' esame tenuto da uu barbassoro e la descrizione efficace di una pugna "quando era onore la semplice ghirlanda.„ Fra le righe di questi versi come in altri della prima parte, dal "duro stile», dalle tinto cariche vedi trasparire un sincero risentimento, forse un pochino d'invidia mal celata e patente disillusione. ........ forse soverchio L'atra bile mi gonfia ........un profondo Disinganno la stanca anima affanna; esclama il poeta al quale va perdonato questo sfogo innocente giustificato appieno dall'onestà degli inteudimenti e da intenso amore alla patria : è fatale destino degli umani l'esser corrosi dalla ..... sorda e acuta Lima del disinganno! Secondo componimento figura La Sega: questo ordigno, messo, in moto dall' acqua, infonde all'A. in seguito alle argomentazioni di un amico matematico "una balda virtù della materia,,, quando un fanciullo, sbarrando il passo all'acqua, snebbia la di lui mente dubbiosa e lo rinfranca; La diva forza è morta ed un fanciullo Con un sol'atto del voler 1* uccise! — Senza Dio che facciam ?...... Dello Insegnare è il titolo di una lettera al Prof. Baravalle col quale si lagna a-maramente che "scriver non sa la nuova I-talia„ e ne adduce i motivi. Non terremo dietro alle argomentazioni giuste quanto elegantemente espresse dall'A. il quale coglie propizia l'occasione per iscagliarsi contro "la scuola mutata in anatomico-Teatro ad isquartai temi e radici „ e con metafora peregrina contro i »pedanti potatori dell'ingegno,,. Qua lo zolfo ed il soffietto, e dagli allori La crittogama immonda via si spazzi O mala peste. — . . . . Conchiude sperando a diritto.....Tra 8U alunni La miglior parte ritrovare un giorno Dell' ingegno e del cor e alquanto rivivere Nelle lagrime care..... Dedica il sermone che segue a Mario Bapisardi cercando con affettuosa riverenza e calda perorazione di rintuzzare la di lui "ardua fede che non crede nulla,,. Appassionati, toccanti ne sono i versi eminentemente morale e patriottico il fine. Pur troppo, a detta dell'A. "Oggi Italia delira ed ebbra applaude-Chi suo male seconda,, nè guarda agli affetti sinistri della nuova scuola tutta sensualità e materialismo: Il Tedeschi con occhio perspicace gli scruta e gli addita, dipingendoci maestrevolmente con uno slancio lirico sublime i tardi e crudeli pentimenti dell' autore del Decamerone. Come sono strazianti i rimorsi del vecchio Certaldese, come veri questi versi ......Un motto sol che il male Consigli rapirà mille alme al bene E mille, infin che al tripode dell'arte Splenda del bello la divina fiamma! — Troppo ci dilungaremmo, tenendo dietro a' passi del nostro A. e quindi ci basti accennare ai componimenti di metro e sapore giustiano : Le fortune di Ser Pinella, i seguenti Paralipomeni, V Ombra del Giusti a Firenze nel giugno del 1869; d'ammirabile spontaneità di verso il Giuoco a bastoni il sonetto al Mellone di S. Giusto ed Ai nuovi ispirati innajuoli dove scaraventa pun-gentissimi strali contro la poesia moderna ben dicendo che Alla squarquoia età fan da cantaridi Così le Muse. — La parte seconda del libro Carezze, contiene : Gli Effluvii, I Suoni, La Campana del Coprifuoco di Monza, A sposa trilustre ed II Canale della Muzza. Le prime due poesie sono le migliori del volume, siccome quelle che realmente ispirate ci appalesano nell' A. il poeta nel vero senso della parola. — .... Dall'eretto stelo E dagli aperti calici dei fiori Col lene venticel s'alza un profumo Che dolcemente innebria. e molli e care Fantasie nella stanca, alma accarezza. Con questo ingegnoso quanto poetico refe il Tedeschi ricama il gentile componimento, sposando all'olezzo soave di alcuni fiori i più dolci e patetici sentimenti che tocchino cuore umano. La fragranza della rosa gli rammenta l'amore, il profumo del gelsomino l'amico dei primi anni perduto, la modestia della mammola .......i tempi Quando parche di motti, d'insolenti Vanti, ma ricche di famose gesta Eran l'itale genti. —..... Come i fiorellini della menta: della melissa, delramerino, e del basilico gli dettano un idilio tutto leggiadria e freschezza, così all' aroma dei vaghi ornamenti del prato non i-sdegna ispirarsi la mesta Musa del nostro poeta. Nella loro melanconica e campestre bellezza spicchiamo questi fiori dal poetico mazzolino e gli offriamo, quale saggio alle nostre lettrici: Ai profumi del prato, allor che il ferro I mille fior recide, ancor mi lega Questo vincolo arcano di natura, E i grati della villa ozi ricorda. Un prato io fingo e campi e tortuose Semitelle fiorite. Ecco un'ombrosa Siepe m'accoglie, immaginar mi giova Occulto a ogni mortai il mio recesso; Oltre a quello altri campi ed altri prati, Calli deserti, sconfinato piano E l'infinito. Un acquicella intanto Bruna bruna movendo, la fiorita Eiva tacita rode, e la diffusa Verde chioma de' salici accarezza. La farfaletta volita scherzosa, Con le tremule incerte ali s'inchina Sul cilestrino fior della memoria, Poi ratta fugge, altre erbe ed altri fiori Leggermente libando. Oh! vola vola, 0 bianca peregrina del giardino Fra le pallide ortensie e le porpuree Bose ; ma deh ! non iscordare i brevi Baci libati su quell' umil fiore. Povero fior della memoria a bassa Vita cresciuto tra palustri erbette II primo affetto non iscorda mai, E con desio pudico alla volubile Amica per 1' aperto aere' mira, Indi nell'onda, che incessante il molle Piede gli scuote, il mesto capo inchina E celere per l'acqua si dilegua : Pure, sante memorie, ingenui sogni Della mia tarda giovinezza ; allora Un incanto, una festa era il creato, E a tutte negli accesi estri dell'alma Le belle cose disposava un nome. Dopo qnel di non ritornò giammai Tanta dolcezza a lusingarmi il core. — (Continua)__L- Una proposta Dall'Istria, novembre 1877 (G. P. D. F). Propongo . . . . non un monumento, nemmeno un busto, ma una semplice inscrizione. Il velo dell'obblio si solleva; si rivendica la fama dell'istriano Besenghi. L'illustre Giacomo Zanella ha letto quest'anno, nel "R. Istituto Veneto di scienze lettere ed arti,,, una memoria intitolata Della vita e degli scritti di Giuseppe Pasquale Besengln degli Ughi, memoria ricca di epi-sodii finora generalmente sconosciuti, e scritta con quell'acume proprio all'insigne letterato. I brani di poesie del Besenghi, letti dallo Zanella (come fu scritto nell' appendice della Gazzetta di Venezia n. 170 dell'anno corr.) " destarono l'ammirazione degli uditori, a molti " dei quali era ignoto persino il nome del " Besenghi, destino frequente de' migliori scrit-" tori in Italia,, . . .La memoria dello Zanella, stampata negli Atti dell' Istituto summenzionato, venne anche pubblicata nell' Unione, cronaca capodistriana, e nella Provincia dell' Istria. Ora l'illustre Zanella s'adopera per la pubblicazione degli scritti del Besenghi presso l'editore Barbèra di Firenze. L'Istria deve perciò gratitudine infinita a chi restituisce in fama uno de' suoi più distinti poeti, e, sotto legida del suo nome immortale, lo addita all'Italia come uno de' migliori del nostro secolo. Al riconoscimento di questa gloria istriana provvediamo, per quanto è possibile, anche noi Istriani. Assisteremo spettatori freddi e indifferenti al culto dei nostri uomini illustri? Dal castello di Trieste, ove soventi volte solo e meditabondo s'aggirava il poeta istriano, egli guardava con animo |commosso al mare, e poi lontan lontano il suo sguardo errava sulle spiaggie istriane, e si fermava lungamente su un gruppo di case nascoste nell'obra dei colli ; egli guardava con animo commosso alla "seminascosa Isola sua„, alla città dove nacque, dove passò felici gli anni della fanciullezza. In quella città, sulla casa ov'egli nacque, vorrei collocata un'iscrizione semplicissima, all'incirca così concepita: In questa casa nacque addì 4 aprile 1797 il poeta Pasquale Besenghi degli Ughi Propongo . . . non un monumento, nemmeno un busto, ma una semplice iscrizione. Propongo infine che cosa?: una piccola manifestazione d'amor patrio. Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane (Dalla Provincia — V. il N. 9 genn. 1877 e seg.ti dell'Unione) Novembre 16 1656 II vescovo Bonifacio impone a don Giorgio Gregorich, cappellano-curato in Co- : stabona (Castrum Bonae), di cessare l'abuso j di celebrare la messa in lingua illirica. - IO. 17 1686 II vescovo Naldini investe il comune di Pirano delle decime del Carso e della decima di tutte le case in loco. - IO. |18 1421 Francesco del fu Odorico Spellati consegna alla mensa vescovile l'annua libra di pepe qual vassallaggio del feudo Monte Moro nella contrada d' Oltra - IO. 19 1484 Ducale Mocenigo che officia il pod. e cap. Marino Bonzi a permettere al nostro fontico il ritiro del frumento dalle Marche, dagli Abruzzi e dall' Apuglia. - 1, - 243.b *19 1622. Nascita di Girolamo Vergerio. 20 1423 Alessandro Zorzi pod. e cap. arrola Antonio di Giovanni de Ingaldeo tra i nobili del patrio consiglio. - 1, - 56. 21 1493 Ducale Barbarigo che accorda al nostro comune una fiera dai 14 ai 24 giugno, purché si tenga fuori della città e non si ammettano drappi forastieri nè di lana nè di seta. - 2. 22 1589 Ducale Cicogna che ordina di sostituire al ponte di legno un ponte ad archi di pietra, lungo 93 passi, e così congiungere la città al Castel Leone, al qual fine assegna 500 ducati. - 12, - 191. 1533. Giacomo Gavardo rimesso nella giurisdizione di Castelnuovo sul Carso, riservato sempre il supremo dominio al re Ferdinando 23 1475 Sisto IV trasloca l'arcivescovo di Antivari, Simeone Vosich di Montona, al nostro vescovato, onorandolo del titolo di arcivescovo di Patrasso. - 14, - I, - 288. 24 1653 Baldassare Bonifacio-Corniani da Rovigo eletto a nostro vescovo. - 22, -Vili, - 738. *iìl 1615. Quei del nostro Comune, associati ai Veneti guidati da Fabio Gallo da Osimo, distruggono in Zaule le saline di Benvenuto Petazzio; ma dopo due ore di combattimento ritiransi a Muggia colla perdita del Capitano. 25 1414 II patrio maggior consiglio, presieduto dal pod. e cap. Pietro Zaccaria, investe il consiglio minore dei Quaranta d' ogni suo potere, e promette di farne buono ogni deliberato, -1, -41.b *2o 1289. Pietro Gradenigo (vulgo Pierazzo) già nostro Podestà, fa come Doge il suo ingresso a Venezia. j *25 1540 Pietro P. Vergerio, Vescovo di 1 Capodistria, si presenta come inviato dalla Francia alla Dieta di Vormazia. . 26 1571 11 vescovo Bareti investe Valengo* del fu Marquardo Apollonio da Pirano della decima in Castagnoli, detto anche Albuzano) o Villa Franca presso Corte d'Isola. - 18. 27 1469 II capitolo del duomo dà a Giovanni de Novallo un fondo incolto situato in Tri-bauo, coli'obbligo che lo pianti a viti e gli consegni l'annuo curuscongium cioè la dodicesima parte del vino. - 29 28 1476 Ducale Vendramin che notifica al pod. e cap. Luigi Barozzi la cassazione di Nicolò de' Verzi della castellanìa di San Servolo, e la nomina di Tiso Lugnani -1, - 213 *38 1566. I delegati del Senato confermano ' sono le seguenti. tavano, lo poteano torre a Zafala. Dopo questo l'I S.r Monte introdusse che era impossibile che nell'isola di Islanda i demoni si acconciassero a servire gli huomin* coinè per servitori si come alcuni scrivono. Toccò a me prima a rispondere per via Platonica che egli era possibile, potendo il demone prendere corpo et quello a suo modo formare et movere, se bene fosse il corpo stato aereo potendo 1' aria sollevare pesi grandissimi di terra come ne' terremoti et di acqua come liei turbini, si disse prò et contra molte cose: poi il padre theologicamente provò ciò essere possibile. Ho voluto dar di ciò nuova a V. S. almeno così per capi, poiché è impossibile a ridire tutto ciò che da tutti e tre si allegò. Lo spatio dell' universo, overo lo intervallo over Scà(TTY)pW( TOU TONTO?, e tuttoqello che è del centro del mondo fino alla ultima Superficie del supreme cielo stellato o altro che sia sopra esso. Questo spatio per sua natura è immobile et vacuo, ma è poi riempiuto da XII o 14 corpi sferici che sono le parti principali del mondo corporeo; et un' antica sentenza pronunciata in favore del Vescovo di Cittanova contro la famiglia Verzi iu materia di confini. 29 1724 II pod. e cap. Giustiniano Cocco (secondo reggimento) ordina ai capo-torchi di far avere alla mensa vescovile il due per cento sull'olio, cerne di diritto. - 10. Nel mezzo di esso et intorno al centro è posta la terra. Sopra la terra è l'acqua et sopra l'acqua 1' aero Sopra 1' aere la sfera del fuoco. Sopra il fuoco il cielo della luna. Sopra la luna secondo gli antichi tutti il sole, ma secondo gli astrologi, che dicono h aver meglio speculato questo sito co'loro astrolabii sopra la luna pongono il cielo di Mercurio, et sopra Mercurio Ve- *29 1564. Gian Battista marchese Gravisi nere, et, sopra Venere il sole, sopra questo Marte, investito delle decime della villa Malocepich ' S0Pra Marte, Giove. Sopra Giove Saturno, et sopra « , _. _ ^ rt li ncir a il /lini a ot a!1 o^a presso Pietra Pelosa. 30 1474 II patrio consiglio, con a capo il pod. e cap. Pietro D.r Molin, elegge Giacomo Scribaui a sopracomito della civica galera. - 1, - 205. Scritti inediti di FRANCESCO PATRIZI — (1529-97) Di Francesco Patrizi tessemmo breve cenno biografico nel n. 22 dell'anno III, per l'occasione in cui la sua patria ospitava nel settembre decorso il X Congresso Agrario Istriano ; ed ora possiamo dare alla luce alcuni scritti inediti del filosofo istriano — estratti dalla R. Biblioteca Estense di Modena per commissione del prof. Stefano Petris di Cherso, docente in questo Ginnasio; autografi, e gli unici finora quivi trovati, come risulta dall'informazione del r. bibliotecario sig. Luigi Lodi — cioè 4 lettere dirette a Tarquinia Molza (la celebre letterata modenese); una a Cornelio Beutivo-glio (cardinale nato a Ferrara e ministro di Spagna a Roma ; il traduttore in versi sciolti della Tebaide di Stazio, vissuto nel II sec. dell'era nostra, figlio di Stazio maestro di Domiziano imp.) ; cinque al duca di Ferrara Alfonso II; e due foglietti intitolati de' Corpi e del Cielo ; i quali tutti verremo a mano a mano qui pubblicando. w (Foris) All'Ecc.ma S.ra mia prona la S.a Tarquinia Molza Porrina ._, Modona (Intus) Ecc.ma S.a prona oss. ma Le mando con questa un discorsetto seguente agli altri che credo pure gli haverà registrati fin bora, del simposio le manderò venerdì un buono squarcio. Partì ieri il padre Panigarola col quale si sono avuti diversi ragionamenti alla presenza di questi Ser.mi Principi. Venerdì sera ragionamo egli et io sopra la sua memoria locale la quale io dicevo o impossibile o molto difficile allegando che li ^ luoghi che un autore di essa dice haver imparato a mente, era impossibile ad impararli, et molto più ad ordinarli, e più a mettervi le imagi ni, e più a rappresentar le cose a quelle iinagini, e più a ripeterle più volte. Confesso che tanto numero era o impossìbile o moìto difficile, ma che il medesimo si potea fare con pochi luoghi, et così era molto facile, et serviva a tre cose specialmente, primo a raccordarsi quelle cose che non havevano ordine naturale, 2.0 a quelle che servitosi una volta, si voleva poi scordare, 3.o a ripetere dal mezzo e dal fine le stesse cose da principio. Sabato fu vacante. Dominica poi il sig. Mon-tecatino et egli disputarono con argomenti ad uso delle schole, in che non hebbi io parte. Et prima havea fatto uno sermone soprala navigatione dell'armata di Salomone, la quale secondo la scrittura andava a pigliare oro al Perù partendosi dal mar rosso per levante in India alle Moluche et poi al Perù. La sera di San Martino volle S. Altezza ch'io entrassi per terzo. Opposi a detta navigatione molte cose: primo essendo il navigar a tempi antichi poco conosciuto non navigavano a colfi lanciati, ma costeggiando la terra, et così 11011 poteano andar alle Moluche nè al Perù. 2.o che vi sarebbe andato degli anni più di 6 e non tre al ritorno; 3.o che dal Perù non poteano portare nè simie nè denti di elefanti perchè non ve n' è. 4.o che l'oro che por- questo il cielo stellato. I più moderni astrologi dicono sopra lo stellato esservi un altro cielo, che chiamano christallino, et sopra questo pongono i theologi lo empireo. Et così i cieli sarebbero non otto come tennero gli antichi, ma X, et gli elementi 4 di commune consenso Ciascuno di questi corpi 14 occupa una parte dello spacio o intervallo predetto dello universo, chi minore et chi maggiore, così. | | La terra posta nel mezzo di esso et sotto a tutti gli altri che le sono superiori, occupa meno spatio di tutti. La acqua lo occupa maggiore. Più di questa l'aere, et maggiore di questo il fuoco. Più del fuoco la luna, più di questa Mercurio Più di lui Venere et più di lei il sole, et più del sole Marte, et più di Marte Giove, et più di questo Saturno, più di Saturno lo stellato, più di questo il christallino et più di tutti lo Empireo. V. S. si contenti per hora di questo, che poi andremo spiegandoli ad uno ad uno, et servirà a', secondo capo, cioè al corpo, sopra la materia prima. Nè si spaventi che altri le habbia contradetto alli passati, poiché a questi non haveranno occasione di contradire. Et le bacio le mani col S.r Paolo, Non mi è parato di fare che il padre Panigarola facesse l'Ufficio che per un'altra mia accennai a V. S. per un rispetto che mi so venne. Spero che potrebbe succeder tosto per le ragioni che poi le dirò. Di Ferrara alli 13 novembre 1577 D. V. S. (Continua) Sviscerat.mo Ser.tore Delle antichità di Capodistria Ragionamento di Gian Rinaldo Carli ( V. il N. 10 dell'anno III e seg.ti) L'Istria allora non obbediva già all'impera-dore di Costantinopoli, ma a Teodorico re d'Italia, come si raccoglie dalla sua propria letera datta in risposta ad Antonio vescovo di Po a, cui era stata u-surpata una casa. Teodorico dunque gli scrive così (1) Instructam legibus ad Comitatum nostrum destinate Personam, ubi qualitas negotii agnosci DEBEAT. et finiri. Il perchè Cassiodoro. prefetto al Pretorio, comanda a' Provinciali dell'Istria, (2) che soddisfar debbiano prò tributaria functione vino e olio, di cui in quell'anno era abbondanza. La quale esazione commette poscia ad un tale Lorenzo (3) ; scrivendo in aggiunta a' Tribuni Marittimi, che colle loro navi dall' Istria in Ravenna la trasportassero (4). I Gotti adunque, e non i Greci, dominavano la nostra provincia in que'tempi; onde la nuova città non mai avrebbe preso allora il nome dell'imperadore, da cui non dipendeva, ma da Teodorico che la dominava. Inoltre qual motivo era mai di ristaurarla? Godea l'Istria allora perpetua quiete e salute, sotto il felice regno de' Gotti, che dominando, non furono giammai infesti, come falsamente dal volgo si crede ma solamente allora che furono provocati. Egida a-dunque non aveva bisogno d' essere rinnovata, perchè non era ancora distrutta. Io lo pruovo con un testimonio di vista ch'e lo stesso Cassiodoro, ove deliziosamente descrivendo la provincia dice ch'ella era (5) Bavennae Campania, Urbis Begiae cella penuria, voluptuosa nimis, et deliciosa digressio: Perchè Praeto-ria longe lateque lucentia in margaritarum speciein putes esse disposita, ut hine appareat qualia fue-rint majorum judicia, quam tantxs fabricis constai ornatam. Quindi soggiugne: Additur etiam itti lit- (1) Casiodor. Variar, lib. 4. n. 44. — (2) Ivi lib. 12 n. 22. — (3) Cassiodior. Variar, lib. 12. n. 203 (4; Lib. 12. n. 24. - (5) Lib. 12 n. 22. — tori orào pulcherrimus INSVLARVM, qui amabili utilitate dispositus et a periculis vindicat naves, et ditat magna ubertate cultores. Nè questo basta, scrivendo inoltre ch'ella reficit piane Comitenses Excu-bias ; Italiae ORNAT Imperium, Primates DELICIIS tnediocrum rictualium pascit expensis. Se duuqne era ailora l'Istria fertile, e bella tanto da meritarsi, gli elogi dello stesso Prefetto, ed essere da lui chiamata il sostentamento di Ravenna, l'ornamento dell' impero d'Italia e la delizia de' Primati, possiamo noi persuaderci, che afflitti gl'Istriani dall'incursioni de' Barbari, fossero allora obbligati rifugiarsi nella minata Isola Capraria per rifabbricarsi la novella citta? Non e*>si tranquilla però godette pace la provincia nostra ne' tempi vicini a Giustino II. Imperciocché irritati i Gotti da Giustiniano, incominciarono ad armarsi e difendersi, portando alle provincie d'Italia tutte quelle calamità, che sono indispensabili conseguenze d'una guerra lunga e calamitosa. Quindi ancora, chiedendo eglino soccorso a' vicini Franchi-, e discesi questi sotto la condotta di Leutari e Be-tulino o Bucelino, armata mano devastarono ogni luogo ed incendiarono, operando tutto prò libidine come scrive Agazia (1) In queste devastazioni non si nomina VIstria perchè già ella s'intende sotto il nome della Venezia. insegnandoci Paolo Diacono (2), che alla Venezia si unisce anche l'Istria, e che utraque prò una\ provincia habentur. Le distingue però l'una dall'altra, Pelagio I Papa in Mia lettera a Narsete (3), ove gli dice che si doveva arricordare di quanto Dio avea fatto per mezzo suo tempore ilio quo Istriam et Ve-netias, Tyranno Potila possidente, Francis etiam cuncta vàstantibus. Devastarono in fatti e minarono i Gotti ed i Franchi l'Istria e l'Italia per modo cbe di qua solamente la Sicilia e di là la Dalmazia restarono illese. Demostraverunt (scrive Procopio (4), gli ambasciadori di Giustiniano a Totila) maximam partem Italiae a Francis tenere : reliquam fere totani belo desolatavi esse. Sicilia ac Balmatia, quae solae restarent integrae Romanis, Ghotos cedere. Ora delle luttuose miserie della provincia ne sarà stata a parte anche Egida senza dubbio. Ch' ella particolarmente fosse da Bucelino incendiata, condottiero allora de' Franchi lo scrivono in vero il Sdbellico (5), e prima di lui Leandro Alberti (6), e prima dell' Alberti, lo stesso Biondo (7). Se dunque ella è cosi, vede ogn'uno che minata dovea ristorarsi al primo respiro, che si può contare particolarmente ne'primi annidi Giustino II. Ponendo ora dall'uno e dall'altro canto tali riflessi, sono costretto a dichiararmi, che sotto questo e non sotto il primo avea bisogno Egida d'essere rifabbricata. XXXVI Giustinopoli vuol dir città di Giustino. Con nome tale si chiamò Egida dopo che fu ristaurata e tale sua risteurazione accadette sotto l'impero di Giustino II; dunque ella da questo imperadore ebbe il nome. Tale argomento basterebbe, se fossimo in altro^ secolo, ma nel piesente in cui conviene coli' uso di documenti dimostrare, non che provare ogni cosa, ei serve a poco. Ma di quai documenti servir ci possiamo mai, se furono o abbruciate o altrove trasportate le carte antiche della provincia? Mancando però i materiali, come innalzeremo la fabbrica? Faremo così:_ove ci mancheranno le pruove, addurremo le con-ghietture ; ma a condizione ch'elleno tali sieno da farci comparire qualche raggio di luce in tante tenebre che ci circondano. Ed in vero il nome di Giustinopoli giugne fino al secolo X, e per primo veggiamolo in documento che comincia: In nomine Domini Jesu Christi. Imperante Domino Nostro Domino Ottone Serenissimo Imperatore anno IV. die XII. mensis octobris, lndictione V. Actum in Civitate IVSTINOPOLI- Si rinnuova in questo l'antica amicizia tra il Doge di Venezia Pietro Orseolo dall'una e il conte Sigeardo col popolo di Giustinopoli dall'altra; restando accordato cbe i popoli dell'una e dell'altra città possano liberamente senza alcun aggravio trafficare vicendevolmente ne' loro paesi ; obbligandosi il conte di dare ogn'anno al Doge predetto, conforme al solito, cento, anfore di vino. È egli riportato dal Dandolo (8), e si ritrovava nel famoso codice del Trevisano ove terminava : Ego Rate Presbyter et Notarius civitatis IV-STINOPOLIS M. M. propterea scripsi, atque firmavi. (Continua) (1) De Bello Gothico lib. 1. cap. 2. — (2) Rebus Langobar lib. 2. cap. 14. — (2) Holst 3. Lib. n. 3. _ (4) De bello Gothico lib. 4. cap. 24. — (5) Ilistria. lib. 4. Tom. Ili p. 379. — (6; P. 447. Histria. — (7) Dee. I. lib." 7 p. 93. — (8) Clironic. lib. 8. cap. 15. _ RIVISTA GEOGRAFICA*) Un po'di programma. — Le nostre conoscenze. — Ubique terrarum. — Carte geografiche. — La geografia in Europa. — La guerra d'Oriente e le esplorazioni dei Russi e degli Inglesi in Asia. — Giappone e Corea. — Lavori e viaggi cominciati o preparati. — Le grandi isole. — Nuova Guinea e Australia. — Progressi e speranze della geografia in America. — I segreti dell'Africa — Spedizioni italiane e straniere. — Balenieri, venturieri e scienziati al polo artico. *) Saranno pubblicazioni mensili del nostro egregio amico D.r Attillo cav. Brunìalti, che (inseguito all'autorizzazione generale ottenuta dai gentilissimi signori fratelli Treves) riporteremo dall' Illustrazione Italiana; e che riusciranno interessanti ai nostri lettori e per lo stile leggiadro e più ancora per 1' esattezza delle notizie, assicurata dal fatto che l'autore le attingerà sempre alle più pure fonti e spesso alle prime, mercè delle numerose conoscenze e relazioni da lui incontrate quale compilatore del Bollettino della Società Geografica Italiana, quale direttore del Giornale delle Colonie, e quale vicebibliotecario della Camera dei Deputati. L'odierna „Rivista" appartiene al N. dell' 11 novembre della sopra nominata Illustrazione Italiana. Avete a sapere, lettrici e lettori miei, che noi dovremo rifare tutti mesi assieme il giro del mondo, per vedere quali tratti di esso si vanno disvelando davanti ad assalti numerosi di geografi e missionari, di mercatanti e venturieri. Passeremo, senza timore di così diverse temperature, dai ghiacci del polo ai torridi soli dell'Africa ignota, confortandoci nelle campanne degli abbrutiti Eschimesi, 0 tra le nevi dei Kilitnangiaro ; vedremo al lavoro i pazienti Cinesi, là dove i viaggi di Marco Polo, non riscontrati ancora, sembrano favole; mentre i selvaggi della Papuasia ci mostreranno come erano fate le palafitte sui laghi lombardi, nell'età della pietra; conosceremo con Prejevalski i cammelli selvatici e con Stanley gli scimmioni, che, a darla forse vinta ai darviniani, menano, pare, vita comune coli' uomo : andremo ai congressi, pe- | netreremo negli Istituti militari di topografia, c'impancheremo ai pie' delle cattedre universitarie, e terremo sempre la geografia, non per quel che vale etimologicamente, arida e nuda descrizione della terra, ma in conto di scienza ampia, elevata, civile. Bisogna dire proprio eh'è un bisogno nuovo questo di conoscore il mondo. Agli antichi poca terra bastava: guardatela in Omero o in Erodoto, e vi pare di toccarne i confini. Uu monaco, verso il mille, giurava di essere arrivato in un punto, dove gli era toccato abbassarsi per non rompere la testa nel firmamento. E noi ci domandiamo con ansia se sono abitate le stelle, e favoleggiamo 1 viaggi alla luna! Si pensi se potremo tollerare a lungo di ignorare cosa c'è al polo, dove il Nilo lia le sue sorgenti, se nel cuore d'Australia vi sono praterie o deserti, cosa si dee pensare dei cannibali della Nuova Guinea, se potremo sopportare, insomma, tutti questi spazii bianchi, che ci offendono la vista sulle carte geografiche! Verrò dunque narrando ai lettori, mese per mese, i nostri progressi, Troveremo qualche volta imprese grandi, quasi miracolose, come quella di Stauley; qualche altra, indagini pazienti, come si proseguono dall' Inghilterra nell'India, e avremo sempre libri, notizie e seduzione di novità interessanti alla coltura, allo sviluppo economico, alla curiosità. Intanto in questa prima corsa ubique terrarum, di necessita frettolosa e sommaria, cerchiamo di fare un po' di conoscenza cogli esploratori, specialmente con quelli che portano lungi il nome e la gloria d'Italia. Forse, prima di uscire da questa Italia, gioverebbe segnalare a che punto siamo coi rilievi topografici, cui potremo chiedere tosto o tardi una buona carta di casa nostra. Hanno un bel vantare i loro sgorbii gli editori : fuori dalla Sicilia e delle provincie meridionali rilevate già, abbiamo carte che non giovano più, tanto sono piene d'errori. Mancano strade; troviamo boschi in luogo di montagne brulle, vigneti dov' erano brughiere, fiumi corretti nel corso ed altri mutamenti, che vanno dall'apertura di un viottolo al prosciugamento del lago Fucino. Ma di casa nostra avremo sempre tempo a parlare, quando segnaleremo i progressi che la geografia fa o s'impromette in altre regioni che si bagnano nel Mediterraneo, la Turchia per esempio, cono- sciuta esattamente, — anche dopo i lavori pazienti di una plejade di viaggiatori — soltanto in parte sebbene siamo inondati delle sue carte, onde bastano i dispacci della guerra a farci vedere gli errori e le lacune. Vedremo la geografia intenta in Francia a sciogliere le contestazioni degli eruditi a proposito della Gallia romana; iu Russia, cogli ajuti di archeologi e antropologi, risalire il corso dei tempi per chiedere al suolo, alla storia, alle memorie, i segreti delle origini etniche; in Sassonia porgere alla statistica quel prezioso sussidio cui dobbiamo, per esempio, le carte figurative dei movimenti ferroviari. Ma per ora tiriamo via, in fretta e furia, come chi vede la prima volta una Mostra, e lotta con sè medesimo per fermare gli occhi sulle cose più notevoli. In Asia la guerra d'Oriente è stata fatale alle esplorazioni geografiche. C' è tra Inglesi e Russi tale un antagonismo, che, nelle presenti condizioni delle cose e degli animi, gli esploratóri avrebbero avuto tropp'aria, come sono talvolta, di avamposti militari. E poi mancano i denari. Il rilievo delia Siberia, al quale la Russia attendeva diligentemente con sei o sette esplorazioni ad un tempo, è opera costosissima, e l'Inghilterra vergognandosi dei suoi affamati dell'India, cui mancano fin le strade per ricevere i provvidi ajuti, non ha tempo di pensare a quelle che più le giovano perchè il tè e la seta della Cina scendano a Bombai, e l'oppio, vietato nei porti, penetri di soppiatto a vieppiù inebitire gì' imperi agognati. Appena una o due spedizioni cercano di guadagnare i paesi d'onde scendono all'India i fiumi sacri, per compiere studii etnografici o linguistici Rimane a conoscere, del resto, poco più di una parte del Pamir, sebbene di buona parte dell'Asia centrale si abbiano solo notizie sommarie e non scevre d'errori. Men noto è il Tibet, dove adesso lavora il più infaticabile tra gli esploratori russi, il colonnello Prejevalschi, che, dopo averci dato due bellissimi volumi sulla Mongolia *), si appresta a descrivere, senza le ingenuità del padre Desiderii e le esagerazioni di Huc e Gabet. la patria del gran lama e delle favoleggiate formiche che scavano l'oro. Nel Giappone seguiremo i lavori e le esplorazioni che si fanno per avere una buona carta dell'impero, e ne possiamo aspettare importanti rivelazioni, onde ci danno un'idea i bei lavori del Savio e d'altri nostri semai, ai quali i lucri non hanno fatto dimenticare la scienza. Col mezzo dei Giapponesi o altrimenti conosceremo un po' per volta la Corea, un paese pieno di misteri, dove non penetrò mai raggio di civiltà, sì che gli stessi bastimenti ne fuggono le coste inospitali. In altre parti dell'Asia, sulle rive del Tigri e dell'Eufrate, troveremo una spedizione inglese, che continua i rilievi del Cernik e ristudierà le preziose reliquie delle grandi Monarchie al lume delle nuove conclusioni e delle men vaghe induzioni della filologia e della critica storica. Nel Caucaso continua le sue ricerche il Radde e descrive le acque minerali, che minacciano di concorrenza quelle dei Pirenei, i fuochi eterni di Bakù, le saline di Kulp, e gli abitanti, una interessantissima razza bella di corpo come tarda di spirito, che ci innamora nelle Mille e una notti e ci spaventa nelle stragi della Bulgaria. In Palestina la geografia deve preziose conquiste alla fede, che s' è prefissa di leggere la Bibbia attingendo alla minuta conoscenza dei luogli che ne furono il teatro nuovi alimenti dove chetare dubbi tormentosi. Nei reami indipendenti dell'Indocina viaggia l'Har-mand, per compiere e correggere gli studii del Garnier; mentre il sig. Dupuis, a spese del commercio parigino, ristudia il corso del fiume Rosso, colla fidueia, che fra Russia e Inghilterra possa la Francia godere il beneficio della jvia più diretta per !a Cina. (Continua) *) Il Giro del Mondo ne darà un interessante estratto l'anno venturo- (Mauro Macchi — Almanacco istorico del 1875) Caterina Scarpellini morta a 65 anni, per colpo apopletico, il 28 novem. 1873 in Roma. Era nipote del celebre astronomo Scarpellini ; del quale fu collaboratrice per lunghi anni ; e poi fin dal 1847 gli successe nella Direzione dell'Osservatorio astronomico del Campidoglio. Scrisse dell'influenza dell'ozono sopra alcune malattie; e compilò per una serie di lustri, sino alla morte, una lodata raccolta di osservazioni astronomiche e meteorologiche. In Italia, dove nacque e professò matematiche con sì ammirata autorità una Gaetana Agnesi, non è a stupire che abbiasi a celebrare la memoria anche di una donna tanto versata nell' astronomia. Anco fra noi, fortunatamente, si può ripetere Che la donna è venuta in eccellenza In tutte l'arti, dove ha posto cura. Neil' elezione suppletoria, qui effettuata il giorno 15 corr., riuscì eletto a deputato provinciale il prof. Giacomo Babuder, cittadino ca-podistriano e direttore del Ginnasio. Al Prospetto delle strade dichiarate comunali, inserito nel numero prec., mancarono per errore d'impaginatura le due ultime che sono: IX. La strada che dalla possessione conti Totto in Brade passa sotto il cortivo fu Piani, prosegue presso le tenute del cav. Baseggio, del conte Marc'Antouio Borisi, di Pierobon di Trieste, e varca il ponte Del Bello sul Kisauo per dirigersi a De Cani. X. La strada detta di cragna che dalla chiesa di Lazzeretto va costeggiando la collina presso i cortivi dei conti Borisi, e piega poscia fino al primo molino a monte della famiglia Belli sul Risano. Decesso. — (Dall' Isonzo di Gorizia n 91). Apprendiamo con vivo dispiacere la morte del goriziano Francesco Scodnik, commendatore e maggiore generale dell'armata italiana, avvenuta il giorno 7 corr. in Milano. Nacque nel 1804 nella vicina borgata di Canale, e si distinse nella riscossa italiana del 1848. Volgendo le cose funeste alla Lombardia, entrò in Piemonte, dove, messo a precoce ritiro, dopo alcuni anni di traversie e molestie, fu nominato professore di lingua tedesca alla R. Accademia militare, e poscia dei reali principi Umberto ed Amedeo. Risorta la fortuna d'Italia nel 1859, venne richiamato in attività; tenne prima il comando del Collegio militare in Asti e poscia fu presidente dei Tribunali militari in Alessandria e Napoli. Finalmente, lasciando per sempre il servizio, venne a stabilirsi a Milano, da lui eletta a sua seconda patria, e dove l'animo suo virilmente schietto, la affabilità del carattere e le molte doti e virtù che l'adornavauo, gli cattivarono la stima e l'affezione di quanti 1' avvicinarono, e che ora ne piangono l'amara perdita. N. 7601-815 DECISIONE In nome di Sua Maestà l'Imperatore! L'i. r. Tribunale Provinciale in Trieste quale Giudizio di stampa, deliberando sulla proposta dell'i, r. Procura di Stato d. d. 3 novembre 1877 n. 1329-2152 decide : Costituire gli articoli "Lettera di Aurelio Saffi al Comitato in pio dell'Italia Irredenta in Napoli". 2. „1 nostri intendimenti". 3. «Della difesa marittima d'Italia". 4. Bollettino del Comitato". 5. »Lettera da Trento". 6. „Let-tera da Trieste". 7. Da indubbia fonte". 8. ..Dialetti parlati in Italia" inseriti nella puntata seconda anno II del periodico "L'Italia degli Italiani, d. d. 7 ottobre 1877 stampato a Napoli nello Stabilimento tipografico Trinità maggiore I, sotto la Direzione responsabile di Matteo Imbriani, indi gli articoli 9. „11 Comitato Triestino al Generale Giuseppe Avezzana, presidente ecc.". 10. „Lettera da Trento". 11. «Lettera da Trieste". 12. «Bollettino del Comitato" inseriti nello stesso periodico li. 3 d. d. 14 ottobre 1877, finalmente gli articoli 13. «Delle condizioni geografiche, etnografiche e strategiche del Trentino". 14. «Bollettino del Comitato". 15. «Trieste e l'Austria". 16. „La missione di Crispi". inseriti nella puntata n. 4 d. d. 21 ottobre 1877 dello stesso periodico, gli elementi del Crimine di alto tradimento previsto al §. 58 litt. c. C. p., vietarsi perciò l'ulteriore loro diffusione, confermarsi il praticato sequestro ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi e da apprendersi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 5 novembre 1877 (Dall'Osservatore Triestino 16 novembre). Miscellanea di notizie. — A Rovigo il 30 settembre decorso fu inaugurato, nella sala degli accademici «Concordi", il busto del celebre esploratore dell'Africa Giovanni Miani. Sotto il busto leggesi la seguente epigrafe del prof. Oliva: a — giovanni miani — nato a rovigo l'anno 1810 — delle sorgenti niliache — e dell' africa centrale — esploratore d'alto animo audace — onore del nome italiano — caduto al monbuttù — vittima di patimenti inauditi — l'anno 1872 — questa memoria — quasi dono nazionale fu posta — contribuendo volontari nella spesa — cittadini e municipio — comunità e privati — d'ogni ordine e d'ogni parte — auspice — la società geografica italiana. — Adelina Patti, l'eroina canora del giorno, nacque a Madrid il 9 aprile 1843 dalla romana Barili e da Salvatore Patti di Catania, valenti cantanti. Adelina Patti esordì per la prima volta la sera del 26 novembre 1859 nella Lucia a Nuova York. — È d'imminente pubblicazione un libro dell'Avv. Giuseppe Barbanti-Brodano di Bologna, che prese parte alla guerra serboturca, intitolato La Serbia (impressioni e ricordi di viaggio; cenni storici; il movimento slavo; letteratura serba). — Dalle 8 ant. alle 5 pom. del 7 corr. nel golfo di Napoli si fecero le prove del Duilio, corazzata a torri, tutta di ferro e acciaio, il più grande bastimento di guerra che ora esista al mondo, la cui lunghezza misura m. 103.50, la massima larghezza m. 19.70, l'immersione media m. 7.90, colla velocità di 14 miglia all'ora ; armata di cannoni Armstrong, lauciatrice di torpedini; e le prove riuscirono egregiamente. — A Nuova York i sigarai e le sigaraie I si misero in sciopero, perchè non venne loro ' accordato un aumento di salario : la massa scioperante ascende a quindicimila. — Il giorno 20 agosto decorso furono bruciati vivi a Jacobo nel Messico, per ordine dell'Autorità, una donna (Diega Luga) e suo figlio (Porras) ritenuti stregoni. — Nell'Arsenale di Venezia il 7 corr, vararono una cisterna di legno ad elice-della tenuta di cinquecento tonnellate, denominata Chioggia e destinata a provvedere di acqua dolce i bastimenti di una squadra. •— La Gazzetta Ufficiale del Regno avvisa: "La Giunta governativa per il concorso drammatico in Firenze ha giudicato che nessuno dei lavori presentati al concorso del 1876 merita premio. — Trovasi a Roma da qualche giorno un professore di matematica di uu liceo del Regno, allo scopo di ottenere dal governo un sussidio onde esperimentare un sistema-da lui immaginato, col quale si potrebbe volare in qualunque direzione, anche contro vento. Il volare, runica compiacenza meccanica che manca all'uomo (l'unica, poiché egli eseguisce i movimenti di tutti gli altri animali : corre, salta, nuota e s'arrampica) è sua antichissima aspirazione, la cui storia si perde nella mitologia. Grande è la curiosità destata a Roma; e chi non deve desiderare che adeguato ne sia l'esito? Questa notizia ci fa risovvenire il seguente epigramma di autore ignoto, almeno per noi. Gran tempo a noi bastò la terra sola: Tentar si volle il mar: oggi si vola; Oh! quanto stolti siamo, Di morir v'era un loco, or tre ne abbiamo. — A Berlino dal 5 corr. funziona un telefono: il direttore generale delle poste conversa a viva voce col direttore generale dei telegrafi, distanti uno dall'altro due chilometri, come se fossero nella medesima stanza. — A Fiume fu pubblicata testé la traduzione in metri italiani del poema di S. E. il Bano della Croazia Giovanni Mažuranič La morte di Ismayl Cengia — Aga, fatta dal professore P. E. Dr. Bolla. (Libreria Saverio Rospiui, Corso n. 506 ; fior. 1.20) SOMMARIO DI AVVISI MUNICIPALI (15 novembre — N. 2574). Tutti i giovani nati negli anni 1858-57-56, dimoranti in questo Comune, sieno o no pertinenti dovranno insinuarsi all'Ufficio Municipale, a voce od in iscritto, entio il decembre p. v. per la classificazione dei coscritti. Gli assenti e gli ammalati potranno essere insinuati a mezzo dei genitori o del tutore o di un procuratore. Chi credesse di poter farsi dispensare temporariamente dall' obbligo del servizio per circostanze di famiglia, dovrà allo stesso Ufficio ed entro lo stesso termine produrre i relativi certificati legalizzati. A scanso di una penale di fiorini cento oppure di corrispondente arresto (§ 24 della legge). — (9 novembre — N. 2456). Viene limitato lo sbarco del concime in città al solo lato occidentale della Cavana dei Cappuccini, senza che ne venga ingombrata là pubblica via; ed il concime dovrà tosto asportarsi. Punite le contravvenzioni con multa da uno a dieci fiorini. — Errata-corrige. — Circostanze speciali, che speriamo non si debbano ripetere, resero frettolose, l'altra volta, la composizione tipografica, quindi le correzioni e l'impaginatura; e naturali conseguenze della fretta furono parecchi errori di stampa. Ci limitiamo ad indicare i meno evidenti. Il corsivo indica la correzione. I Pag. II Col. dopo la prosa: il genial letto fecondo — il genial letto fecondo — Più innanzi : La patria vostra — La patria nostra = II strofa: Non al fasto ridicola — Non al fasto ridicolo. II Pag. a 1?3 della I col: che fu nell'anno 1854 — che fu nell' anno 1845 = II col. ultimo verso : Che ritrae la figura — Ci ritrae la figura — III Col. L strofa: E frange del Quarnaro l'onda gagliarda —■ E frange dal Quarnar V onda gagliarda, IV Pag. II Col. al N. 4: fino a Vergaluccio — fino a Vanganello. PUBBLICO BL\GKAZIAJIEHTO La sottoscritta, anche a nome della famiglia Cambiagio, esterna le più sentite grazie a quei gentili che onorarono la memoria del suo amatissimo consorte Giaunandrea accompagnandone la salma all' ultima dimora. Capodistria 17 Novembre 1877 ' Luigia Apollonio Trapassati nel mese di Ottobre 1 Giovanni Curet fu Giovanni d'anni 68. — 2 A. C. (carcerato) d'anni 41 da Zara vecchia (Dalmazia). — 3 Maria Gianni Veda Giuseppe d'anni70. — O L. M. (carcerato) d'anni 19 da Policicuk (Dalmazia) — IO Nazario Parovel d'anni 82. — 11 M. M. (carcerato) d'anui 30 da Paudunci (Dalmazia) Filomena Giasche fu Antonio d' anni 14; Barbara Blasich Ved.a Giovanni d'anni 70. — 13. Giovanni Micon fu Valentino d'anni 70 — 15 Giuseppe Minca fu Francesco d'anni 30. — 16 Domenico Apollonio d' anni 57. — 17 Giorgio Gl'io di Antonio d'anni 38; N. T. (Carcerato) d'anni 52 da Zvisiuac (Dalmazia) — 25 Maria Sestan moglie di Giacomo d'anni 58 ; Maria Casson Ved.a Vincenzo d'anni 72. - 26 Francesco Kern (gregario del 10. Batt. de' cacciatori) d' anni 20 da Leopoldsdorf (Austria inferiore) ; A. P. (carcerato) d'anni 59 da Monte; G. G. (carcerato) d' anni 30 da Ersenik (Dalmazia ). — 28 È. G. M. (carcerato ) d'anni 20 da Trieste. — 29 Giovanna Marcovich d'anni 24. Più sedici fanciulli al di sotto di sette anni. Matrimonii celebrati nel mese di Ottobre 4 D.r Giuseppe Doblanovich - Maria Vicich — 13 Mattia Dionis - Teodora Caufin. — 15 Domenico Dobrigna - Domenica Signoretto. — 17 Pietro Cer-nivani - Antonia Krasovc. Corriere dell'Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) Antignana. Felice Depiera (II e III anno).