ANNO XIII Capodistria, 16 Aprile 1879 N. 8 PROVI ti Oi DELL* ISTRIA ■f^t H ! Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redaeione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. EFFEMERIDI ISTRIANE Aprile 16. 16. 16. 1291. — Si respinge in senato la fatta proposta di erigere un castello entro le mura di Capodistria. - 46, I, 175. 1291. — Il senato vuole che, ove la guarnigione del castello di Moccò venisse sopraffatta dalle armi nemiche, venti uomini abbiano a ritirarsi sulle due torri e sul campanile, e non cedere il posto per nessun conto senza un ordine senatorio. - 46, I, 175. 1310. — Il doge Gradenigo ammonisce il podestà di Capodistria, Alvise Quirini, a non permettere l'entrata delle granaglie e delle farine, provenienti da Ravenna e da Cervia, luoghi nemici della Repubblica. - 46. I, 70. 17. 976. — Ingelbeim. Ottone II conferma la vendita di Capodistria, fatta da Vitale Candiano alla chiesa d'Aquileia, esimendone l'acquisto da qualsiasi gravezza. - 26, III, 296, 48, I, 135 e III, 273, - e 51, 40. (1) 17. 1339. —/ II senato dà ordine ai padroni dell'arsenale in Venezia di comprare quanto abbisogna per il riparo del forte Castel Leone e del castello Belforte, e di mandare con ogni sollecitudine il legname e le altre cose necessarie al loro destino. - 7, 18-8, 28.a 1450. — Ducale Foscari che accorda ai podestà di Capodistria di ritirare per proprio uso e vini ed aceti da altri territori istriani, previo l'avviso da darsi al podestà del luogo doode intenderanno ritirarli. - 25, 119.a 1514. — Venezia. Don Paolo Borghese, vicario del patriarca d'Aquileia, delega Marc'Antonio Foscarini vescovo emoniense per degradare il sacerdote don Bortolo da Mortegliano il quale aveva consegnato Marano ai tedeschi. - 59, VII, 1099. 1818. — La lanterna di Salvore, luogo situato tra Pirano e Umago, ultimata che fu, viene accesa per la prima volta. 1284. — Il veneto consiglio dei XL delibera d' ______ incontrare un imprestito di cinque soldi per (1) Il dottor Kandler nel Cod. Dip. Ist. pone la vendita sotto li 20 Aprile. 1 17 17 cento per le faccende dell'Istria, e d'impiegare di questo imprestito lire 2000 per alcuni lavori del Lido. -46, I, 152. 18, 1309. — Il senato accorda in via di grazia, durevole per soli due mesi, al conte di Gorizia di estrarre dalla Trevisana 6000 staia di grano e di condurlo al suo destino per la via di mare toccando il porto di Latisana o quello di Duino. - 46, I, 66. 18. 1331. — Udine. Il parlamento generale dispone dei provvedimenti da prendere per infrenare l'audacia degl' Istriani soggetti al conte di Gorizia e a Pietro, signore di Pietra Pelosa, contro gl'Istriani dipendenti dal patriarca - 28, lì, 500, - 40, 95, - e 48. I, 171. (2) 18, 1450. — Ducale Foscari che ordina al podestà e capitano di Capodistria, Lorenzo Minotto, di vietare sotto gravi pene a' sudditi veneti di caricare sulle proprie barche in porti stranieri i pellegrini diretti per Roma, o di noleggiarle per questo fine ad estranei. - 25, 119.b 18. 1458. — Terminazione della Corte di Capodistria che dichiara decaduti per un anno dal loro esercizio gli avvocati e procuratori che oseranno esigere dallo parti oltre quello che è stabilito nelle tariffe. - 25, 158.a ;8. 1508. — La città di Trieste chiede soccorsi per fortificare il civico castello; ella si dichiara pronta ad ogni sagrifizio nella guerra imminente. - 23 IV, 328. 18. 1742. — Papa Benedetto XIV scinde il patriarcato aquileiese erigendo in suo luogo due arcivescovati, uno in Udine l'altro in Gorizia; assoggetta alla giurisdizione del primo i vescovi dell'Istria Veneta, a quella del secondo i vescovi di Trieste e di Pedena. - 30, VIII. 591, § 2. - Bartolomeo Legat, vescovo di Trieste muove processionalmente dalla chiesa paror-chiale di S. Antonio di Padova verso la cattedrale di S. Giusto, della quale prende possesso nonché di tutta la diocesi triestina. 1, II, 110, - 30, Vili, 743, - e 44, 255. 19. 1344. — Il senato delibera che tanto la città (2) Gian Rinaldo co. Carli "Antichità Italiche,, Par. V, p • 102 segna questo Parlamento all' anno 1330. 3V « 18. 1847. 58 quanto le ville soggette al podestà di Capodistria paghino annualmente a tempo indeterminato un dodesìno su ogni orna di vino per sopperire allo spese che il comune di Venezia incontra neil'escavo delle paludi checircui-scono Capodistria ed il Castel Leone. - 7, 22-12, 17.b 19 1344. — Il senato propone la parte di levare dal castello di Valle i venti militi di guarnigione, vista la fedeltà di quella popolazione (erano 200 anime) al Leono di Sali Marco; la parte fu respinta. - 7, 22-12, 17.a 19. 1357. — Il senato permette al comune d'Umagc. di ritirare anche quest'anno dalle Marche 150 orne di vino ; al capitano poi del Paisinatico di Grisignana ordina di coprire le spese del comune d'Umago con le rendite locali ed ove queste non bastassero con gl'incassi del vino. - 7, 27-17, llG.b 19. 1471. — I procuratori della cattedrale di Capodistria, Giovanni de Belgramoni e Sardio de' Brati, sborsano a Simone del fu Giovanni Nucio ventitre zecchini por uua bottega venduta alla stessa chiesa e ch'era situata ove in addietro esisteva l'atrio della cattedrale incendiato noi 1380 dai Genovesi. - 60. 19. 1508. — Ser Giovanni Pase si reca a Muggia per informare quel podestà dello stato di Trieste sua patria. .Ritornato a Trieste fu dopo alcun tempo preso come fellone e decapitato in Lubiana, r 23, IV, 330. 20. 579. — Papa Pelagio II inalza la chiesa di Graìo a metropoli dei vescovi della Venezia e dell' Istria. - 4. 20. 1636. —Elezione di Pietro Studena a maestro dir«t- tore della fabbrica del castello in Trieste. -29. 20. 1720. — Il veneto senato acconsentendo ai voti del giustinopolitano Antonio Sabini lo solleva della carica di consultore in jure (in Venezia), col patto che debba rimanersi al posto un anno dopo la nomina del successore a fine d'istru- i irlo. - 50, III, 177. 20. 1768. — Ducale Mocenigo che affida al podestà di Muggia, Francesco Corner, la necessaria tutela degli stabilimenti pii della Terra. -13, 87.b - e 32, 29. 21. 1428. — Il consiglio minore de' XL in Trieste delibera che il capitano di Castel Nuovo sui Carsi non possa essere che un Triestine, cui la civica cassa dovrà sborsare lire 300 di piccoli quale stipendio oltre il diritto dell* multe. - 4. 21. 1625. — Pompeo conte Coronini di Gorizia, canonico decano in Lubiana,, viene eletto a ve- ' scovo di Pedena. - 30, VIII 772. (3) j 21. 1713. — Frà Paolo Naldini da Padova, vescovo d Capodistria, muore e viene sepolto nella catte' drale. - 30. Vili, 739, - e 15. 22. 1344. — Il senato ordina al nuovo podestà di Capo' distria, Pietro de Canal d'investigare attenta' mente assieme ai tre savi, Francesco Foscarin Negro, Pietro del fu Ermolao Zorzi e Antoni* Sorauzo, sul licenziamento dei militi in Ca- (3) Il Ienner ne' suoi Annali Triestini dal primo anno d Cristo al 1846, che conservansi fiel civico Archivio di Trieste, t dice da Lubiana Barone Elberg. 31 jiMwfeoquD n x PY. L podistrià, inetti af Servizio, e di darne sollecita informazione. - 7,, 22-12, 18.a 22. 1411. — Portogruaro. Il patriarca Antonio Panciera rilascia procura al canonico di Concordia, dou Giacomo Gramineo padovano, per ritirare in Venezia T annuo censo delle 450 marche per alcune giurisdizioni in Istria, cedute alla Repubblica. - 6. 22. 1411. — Il vescovo di Capodistria, Giovanni Lore-dan, passa agli eterni riposi. - 39, 91. 22f 1|61. -t Andrea Condulmier, patriarca di Venezia e commendatario del vescovato emonieuse, investe ser Pietro Morosini del feudo di San Giovanni della Corneda, situato tra gli agri di Buie, Cittanova e Umago. - 26, IV, 262 22. 1483. — Giacomo Valaresso, vescovo di Capodistria, accorda a Giacomo "de Naviglio di sostituire alla casa lasciata dal defunto suo padre ser Pietro (per abitaz ioni di povere donne) due sue casette pòste nélTa contraila di San Tomaso in Capodistria. - .15.. 22. 1492. — Ducale Barbarigò che sollecita il podestà e capitano di Capodistria, Domenico Malipiero, a ultimare la cisterna ed i forti del castello di Moccò. - 25, 268b, - e 4. 22. 1604. — Il vescovo di Capodistria, frà Girolamo Con- tarmi, amando di rimanere tra'suoi giustino-politani, rinuncia all'arcivescovato di Creta per il quale era stato eletto. - 30, VIII, 737. 23. 1291. — 11 senato ordina al capitano delle armi in Istria di ridurre la cavalleria a soli 400 soldati, togliendone gli inutili. Ordina che, finito il tempo dei presenti consiglieri manditi a Capodistria, non se ne eleggano altri. -46, I, 177. 23. 1332. —■• il senato delibera che si scriva a Marino Soranzo, capitano di San Lorenzo del Paisinatico, perchè s'interessi a far ricredere < sudditi istriani del patriarca da certe innovazioni introdotte da essi con grave danno dei sudditi veneti, ed in caso contrario obbligarvi con le armi. - 7. 15-5, lO.a - e 46, I, 115. 23. 1342. — Il patriarca Bertrando avvisa gì'Istriani a voler riconoscere qual loro marchese governatore ser Giovanni de Stegberg, ed obbedirlo. - 4. 23. 1350. — La Terra di Muggia giura fedeltà ed obbedienza a Bertrando, patriarca di Aquileia. - 32, 15, - e 6. 23. 1352. — Il senato permette a Bernardo Silvestri di Capodistria, confinato a Venezia per la rivolta del 48, di stabilirsi nell'agro giustinopolitano senza mai entrare in città, coli' obbligo per altro di presentarsi settimanalmente al' podestà d'Isola, Come lo faceva in Venezia presentandosi agli avvogadori. - 7,;26-16,91.b 23. 1399. — Francesco signore di Padova intercede presso Corrado de' Boiani a vantaggio di certo de Alessio di Capodistria, affine del suo fu cancelliere Nicolò de Alessio e che trovavasi nella forza del patriarca. - 4. 23. 1661. — Ducale Contarmi che vieta al fonticaro di Capodistria di vendere nel civico fontico la propria farina, e di condurre su la stessa barca il proprio ed il grano del fontico. -49, 262. 24. 1221. — Corrado de Boiani della Pertica, vescovo di Trieste, investe il capitolo della cattedrale della giurisdizione su tutte le cappellanie in città e nei territorio. - 12,1, 162, - e 45, 58. 24. 1344. — Il senato ordina alla pubblica galera di prendere in Caorle il neo-eletto capitano di San Lorenzo del Paisinatico, Simonetto Dandolo, per trasportarlo in Istria, e di ricondurne a Caorle il predecessore, Bernardo Giustiniani. - 7, 22-12. 19J) 24. 1418. — Venezia. Concordio sottoscritto tra la Repubblica e la Terra di Muggia, in forza del quale è libero il commercio ai sudditi delle due parti anche nella guerra che Venezia combatteva col patriarca. - 32, 22, - e 4. 24. 1549. — Praga. Ferdinando I notifica al comune di Trieste 1! elezione dello Spagnuolo, Antonio de Castilegio Pereguez dottore in sacra teologia a vescovo della diocesi triestina. - 29. 24. 1685. — Morte "di Pietro Antonio Delfino, vescovo di Capodistria, il quale viene sepolto nella chiesa delle monache di S. Chiara. - 30, VIII, 739, - e 39, 108. 24. 1797. — Napoleone entrain Trieste accompagnato dai generali Bershier, Clark, Lanes e Murat; v'impone 2600000 franchi di contribuzione, dei quali 200000 in moneta e metà di questi da doversi sborsare entro 24 ore ; li 26 parti per Gorizia. - 29. 25. 1339. — I vescovi dell' Istria intervengono in Aquileia all'apertura del concilio provinciale, convocato dal patriarca Bertrando. - 12, lì, 87, - 18. IV, 438, - e 30, Vili, 438. 25. 1423. — Il maggior consiglio di Trieste scrittura per altri due anni ser Dino di Andrea da Pistoia in chirurgo della città. - 22, 38.a 25. 1429. — Il consiglio di Capodistria, presieduto dal podestà e capitano Marco Memo, delibera che i vicedomini registrino e rendano di pubblica ragione i legati lasciati a scopi pii. - 25, 6S.b 25 1568. — Il/consiglio di Capodistria delibera che si istituisca un officio dei danni dati il quale giudichi a tutela e risarcimento dei possidenti danneggiati nelle loro possessioni. - 49, 167. 26. 1295. — Il senato prende la deliberazione che i podestà, partiti ad occupare la loro carica, non possano essere eletti ad alcun altro officio, ove non siano ritornati prima nella città di Rivoalto. - 46, I, 190. 26. 1454. — Ducale Foscari che cede a Gavardo, fratello di Santo de' Gavardo, 65 pertiche di palude al fiume Risano, onde vi fabbrichi saline coll'obbligo però di contribuire allo stato 1' annua decima del sale. - 25, 137.b 26. 1518. — Il consiglio di Trieste riceve notizia che l'autorizza di prelevare a mutuo 2000 fiorini rainesi dali'esattorato di Fiume per la fabbrica del proprio castello. - 33. 27. 1291. — Il senato veneto ordina che si postino dinanzi la città di Trieste due galee e altri quattro navigli. - 46, I, 177. 27. 1343. — Venezia manda il notaio Amadeo ai conti di Gorizia per impegnarli a sollecitare Anzil e i suoi soci a rimettere, in seguito a scru- poloso esame, i danni che recarono a que' di Montona, a scanso d'evitare pessime conseguenze. - 7, 20-10, 48.b 27. 1440. — Il consiglio di Cittanova delibera che le peschiere comunali siano incantate annualmente in favore dello stesso comune. - 52, 98. 27. 1471. — Il senato elegge Marco Coppo da Venezia per anni due a castellano in Moccò, e gli assegna un mensile di lire 100 di piccoli. - 4. 27. 1505. — Francesco Gradenigo, sindaco dell'Istria, proscioglie i pescatori di Cittanova dalla vecchia consuetudine di presentarsi col pesce al podestà del luogo prima di esporlo in vendita del pubblico. - 52, 108. 27 1508. — L'armata veneta, scendendo da Prosecco per Trieste, vede cadere non pochi de' suoi, fulminati dalle artiglierie di Moncolano, castello presso la villa di Contovello. - 23, IV, 323. 28. 1356. — Il veneto senato rilascia un salvocondotto durevole fino li 24 giugno a Valrico di Rei-fenbergo ed alle 15 persone del suo seguito per recarsi a Venezia a chiedere perdono delle sopraffazioni e ruberie, commesse a danno degl'Istriani veneti. - 7, 27-17, 74.a 28. 1426. — Il consiglio maggiore di Trieste ritiene fin d'ora per ben fatto ciò che delibereranno i giudici ed il consiglio in Pregadi riguardo all'accettazione di Castel Nuovo sui Carsi, esibitogli in pegno dal conte di Gorizia verso l'imprestito di 2000 zecchini. - 29, - e 4. 2S 1508. — Il consiglio di Trieste, presieduto dal capitano della città, Giorgio Moyses, vuole che il castello sia custodito giorno e notte da 25 a 30 cittadini ; e che Lubiana, volendo inviare in soccorso della città i 400 soldati, li fornisca anche dei viveri necessari. - 23, IV, 329. 29. 1623. — Frà Riualdo Scarlichio, vescovo di Trieste, consacra la chiesa di S. Rocco in città, la quale era unita all'altra chiesa di S. Pietro. - 6. 29. 1§06. — Napoleone inalza la provincia d'Istria in > Ducato Gran Feudo. - 1, I, 83. 30. 1423. — Il consiglio di Trieste vieta a chicchessia sotto la penale di lire 25 di tagliar legna, senz' un suo permesso, nel bosco vicino alla villa di Sant'Odorico (ora Bolina) e di asportare calce dalla fornace vicina al detto bosco. - 22, 38.b D. 1467. — Ducale Moro che ordina al podestà e capitano di Capodistria, Leonardo Calbo, di mettere in tutto punto il castello di Moccò. - 4. .0. 1617. — La truppa veneta, forte di 300 fanti e 200 cavalli, si porta presso il castello di Chersano in Istria. - 12, III, 198. ;0. 1828. — Disposizione sovrana che accorda al comune di Muggia l'antica fiera, concessagli con ducale 20 dicembre 1512, promettendogli di celebrarla li 7, 8 e 9 ottobre d'ogni anno. - 13, I03.a Bachicoltura La flaccidezza del baco da seta Dal signor Francesco Molon di Vicenza ci rennero favorite le seguenti considerazioni e quesiti sulla flaccidezza del baco, e noi di buon grado le pubblichiamo nel nostro periodico, perchè siamo certi che verranno lette con interesse dai bachicultori istriani, i quali pure non tralasciano ogni tentativo per far prosperare nuovamente un' industria sì bella e proficua: Nel V Congresso internazionale bacologico tenuto a Milano nel Settembre 1877 fu deciso che il VI dovesse aver luogo nel 1878 a Parigi in occasione della Esposizione Universale, nominando italiani e francesi quali rappresentanti il Comitato d' organizzazione sotto la Presidenza degli illustri Scienziati Sig.i Dumas e Pasteur. Successivamente nel 20 e 21 Gennaio 1878 si è riunito a Parigi il suddetto Comitato al fine di formulare il Programma dei quesiti a proporre al Congresso, ed in vista alla fatale importanza che nella Sericicoltura ebbe in questi ultimi tempi la malattia della flaccidezza, si occcupò di preferenza delle quistioni che a questa si riferiscono, proponendo lo studio diagnostico di tale ' morbo che diserta le nostre bacherìe col più esiziale danno all'interesse nazionale. "È in questi sensi che la chiarissima Presidenza ha creduto opportuno di premettere al Programma una dettagliata esposizione degli studi fatti dall'illustre Pasteur e dei risultati ai quali pervenne in ordine alle cause e sintomi di questa malattia. Secondo l'opinione di questo celebre scienziato sembrerebbe che essa provenisse dallo sviluppo anormtle d'organismi microscopici che, agendo quali fermenti sulla foglia, si arrestano nel canale intestinale del baco. A tale conclusione veniva tratto dallo stesso fatto sperimentale, per cui triturata la foglia di gelso e posta in un tubo a modo che fermenti vi si presentavano appunto quegli stessi organismi microscopici che si osservano nel tubo intestinale di un baco affetto da flaccidezza. Di più d'oltre a tale causa l'illnstre bacologo attribuiva la progressiva estensione e diffusione del morbo ai due grandi principi della ereditarietà e del contagio i quali agivano insieme quali cause ed effetti. Ora siccome i fatti accennati venivano contestati in parte da altri pur chiari bacologi italiani, così nel proporre i quesiti da sottoporre alla discussione del Congresso si richiese ben giustamente che le relatire soluzioni venissero comprovate da esperimenti comparitivi, e mentre fra i proposti quesiti due soli riflettevano l'embriologia, si aveano ben quattro importanti quistioni suddivise in nove ricerche di esperimenti eie si riferivano alla flaccidezza. Finalmente formulando i quesiti del Programma a discutersi non voleasi però impedire che si potesie sortire dai limiti fissati, lasciando libertà all'iniziatila individuale di svolgere non solo qualsiasi argomento che anche fosse estraneo al Programma, ma di propone i relativi quesiti. Il VI Congresso internazionale si aprì col giorio 4 settembre p. p. in una delle sale del Palazzo il Trocadero, ed in questo primo giorno si trattò aula correlazione fra lo sviluppo della flaccidezza e quelo degli organismi nel tubo intestinale del baco. Nel successivo giorno 6, dietro osservazioni compariti ve di fatti esperimenti, vennero accennate e discusse b circostanze di fatto per le quali sviluppasi ia malattia della flaccidezza. Nel giorno 7 fu discusso sopra i caratteri prevalenti nella selezione delle farfalle riproduttrici secondo osservazioni fatte in lotti separati. Nel giorno 9, trattando i quesiti di embriologia, si ricercarono i modi per lo schiudimento precoce ed i relativi limiti di temperatura per lo schiudimento regolare. Nel giorno 10 vennero proposti alcuni quesiti d' iniziativa individuale e finalmente nel giorno 11 Settembre riepilogandone i risultati fu chiuso il Congresso. La soluzione data alle proposte questioni sarà dettagliatamente esposta colla pubblicazione degli Atti relativi, ma in attesa di tale pubblicazione mi permetterei intanto di dare comunicazione solo di quella povera parta da me presa in tale occcasione colla proposta di alcuni quesiti che per essere d'iniziativa individuale vennero assoggettati all'esame della Commissione già designata e composta dei chiarissimi Sigg. Gemevi, Girard, Levi, Co. de Miranda e Von Seidlitz ; e siccome le fatte considerazioni e proposte, quali si leggono nei giornali bacologici riportate in base ai sunti stenografici, non mi sembrarono corrispondere perfettamente a quelle da me esposte, così credo non inutile esporre con qualche dettaglio la comunicazione fatta e consegnata all' Ufficio di Presidenza nel giorno 10 p.p. Settembre. In relazione alla somma importanza della flaccidezza il Comitato organizzatore propose lo studio sperimentale delle circostanze tutte che possono influir» al suo sviluppo e che si riferiscono alla comparsa di quegli organismi che risultano deleteri alla vita del baco, per cui si proposero esperimenti compara ti vi secondo le varie condizioni di temperatura e di umidità per ricercare quali possano essere i mezzi preventivi e curativi atti a scongiurarne le fatali conseguenze tanto sulla foglia quanto 3ullo istesso insetto nelle sue metamorfosi di larva, crisalide e farfalla. Ma quantunque le osservazioni e gli studi non siano mancati da parte di tanti celebri e distinti bachicultori e professori relativamente alla condizione patologica del morbo, pure parmi che non siasi peranco devenuti a pratici risultati con pratiche norme, quali fu possibile ottenere a merito dell'illustre Pasteur per combattere la pebrina. Se non che lungi da me la pretesa di avere rinvenuto il mezzo di togliere le cause e gli effetti di tale malattia, oltre le diligenti cure di un allevamento modello, solo sembrami poter osservare che siasi tenuto un metodo di osservazione che difficilmente potrebbe condurci allo scopo, dappoiché gli studi fatti finora si riferiscano a rapporti di fatto nel successivo svolgimento del processo morboso, anzicchè alle cause fisiologiche relative tanto all'insetto, che alla foglia di gelso. Si tenne conto degli effetti a posteriori, e dello circostanze patologiche ed anco eventuali di luogo e di tempo, piuttostochè a quelle leggi biologiche immutabili dalia natura che reggono l'esistenza della specie. Che se la ricerca di tali leggi uon rivela Yeureka del modo curativo, pure sembrami non utile tentare lo studio della quistione sotto aspetto differente a quello usato finora, indirizzandolo invece sulla via naturale delle condizioni di esistenza e delle necessità biologiche delle due specie per trarne illazioni vantaggiose, se ve ne siano, ma Sempre di pratica applicazione. Quando una specie, razza o varietà uon sostiene per cause varie con vantaggio la lotta per la propria esistenza si rompe l'equilibrio fra l'azione deleteria e» sterna e le sue condizioni biologiche, ed ia tale caso sorgono i microfiti ed organismi microscopici cospirando contro l'esistenza della specie, nella quale per conseguenza va ognor più diminuendo la forza dì relazione ohe i suddetti organismi prevalgono. Precipua causa di forza biologica per una specie è senza dubbio l'alimentazione che la specie si assimila per cibo e per respirazione, e perciò le condizioni di alimentazione devono costituire le principali cause di debolezza pel nostro baco da seta, il quale non avendo sufficiente forza di reazione non può vincere la influenza deleteria delle dominanti malattie. (Continua) "notizie Dal 1 corrente è stabilita qui una nuova tariffa telegrafica; si pagherà cioè per qualunque telegramma la tassa di 24 soldi, più 2 soldi per ciascuna parola di cui esso è composto._ La Società di navigazione a vapore del Lloyd austro-ungarico avvisa che da martedì 1 aprile in poi, e sino a nuova disposizione, le partenze dei piroscafi della società da Trieste per Venezia, e viceversa, avranno luogo all' 1 pomeridiane. _ Siamo lieti di annunciare la ricomparsa dell'ottimo poriodico L'Isonzo collo stesso programma, ma con altro direttore nella persona dei signor Ernesto de Bassa. Collo spirare dell'anno in corso va a fluire il contratto fra la compagnia della ferrovia meridionale e il governo austriaco per la linea Divazza-Pola e dal 1 gennajo in poi l'impresa di quella linea verrà assunta dal governo stesso. Leggiamo nell' Indipendente la seguente notizia, che ci pervenne soltanto col mezzo di questo giornale, essendoci prima affatto ignota la riunione del congresso generale di cui ivi si fa cenno, e dove si dice che i sottoscrittori non domiciliati a Pola erano largamente rappresentati mediante terzi: Ci scrivono dall'Istria che nel giorno 30 marzo p. p. i sottoscrittori istriani per la nuova società di navigazione a vapore istriana convennero a Pola ad un congresso generale nel quale i sottoscrittori non domiciliati a Pola erano largamente rappresentati mediante terze persone. Si discusse ed approvò una parte dello Statuto redatto dal comitato provvisorio, egregiamente diretto dal D.r Barsan, ma arrivati al punto che si riferiva alla costituzione della Direzione sociale, il lavoro arrenò in seguito a mozione del Dottor Glezor, che propose l'istituzione d'un Consiglio d'Amministrazione. Accettate le vedute del Dottor Glezer i convenuti nominarono un apposito comitato composto dai seguenti signori: Avvocato Antonio Barsan Domenico Bartoli Avvocato Ercole Boccalari Vincenzo Dreossi Dottor Felice Glezer Andrea Rismondo Nicolò Rizzi In questi sta adunque il compimento dell'opera e coll'intera provincia speriamo che questa tanto desiderata patria istituzione, diverrà finalmente una realtà a vantaggio e comodo degl' istriani e di quanti coli* Istria hanno relazioni ed affari. Cose locali Ecco le Commissioni municipali permanenti, nominate nella seduta comunale del 27 marzo. — Commissione sanitaria: Pietro Gallo; Marco Cadamuro Morgante; Giovanni Meotti; Giuseppe Giovannini; Antonio marchese Gravisi; Prof. Giovanni canonico de Pavento— Commissione del Cimitero : Ing. Francesco de Rin ; Nicolò marchese Gravisi; Antonio Marsich fu Nazario — Giunta del Civico Monte-. Andrea Marsich fu Domenico ; Gio-vanni-Martissa Carbonajo — Deputazione ginnasiale: D.r Augusto Gallo ; D.r Giovanni de Manzini; D.r Antonio Zetto — Membri dell' Amministrazione delle Confraterne localizzate: Giovanni Cernivani; Pietro Gallo — Membri del Consiglio Scolastico Locale ; D.r Pietro de Madonizza; Dr. Antonio Zetto. Appunti bibliografici Francesco Ile Sanctis Nuovi Saggi Critici. Seconda edizione aumentata di dodici saggi. — Napoli. Antonio Morano editore, 1879. L'illustre critico De Sanctis ha pubblicato testé una seconda edizione dei Saggi critici che tutti conoscono; ed a questi ha aggiunto alcuni scritti giovanili che possono avere benissimo un valore storico per la genesi del suo mondo critico, ed altri, come quello sullo Zola, di una | grande importanza nelle attuali questioni letterarie. Dire j della potente sintesi, degli elevati concetti, delle larghe ; vedute, dopo quanto fu detto e scritto, potrebbe parere critica benigna e d'incoraggiamonto, come si usa coi nuovi venuti. Nei Saggi del De Sanotis si respira largo largo; il lettore fuori delle strettoje delle minute e meticoloso analisi si trova trasportato in più spirabile aere; uuovi orizzonti gli si spiegano dinanzi allo sguardo, e vede sotto a sè il mondo letterario come sulle carta geografiche a volo d'uccello. Che importa se i particolari si vedono alquanto in confuso ? Lo spettatore ha però l'intuizione dell'assieme, e può dire sicuramente che paese è, e quale la sua figura, Nessuno meglio del critico napoletano ha posato 10 sguardo indagatore in Dante, nel Petrarca, nel Foscolo, nel Parini e rilevate nuove bellezze. Però da queir altez;a il lettore, e chi Io guida possono essere colti da vertigine, ricevere impressioni rapide ma confuse ; e per uscir» di metafora le proposizioni generali, i giudizii recia, se abbagliano al primo aspetto, qualche volta non eggono a quella benedetta analisi che non sempre si lacia imporre dallo stile sentenzioso e sicuro, e vuol vedei tutto, a rischio di sentirsi dire che si va cercando 11 peo nell'uovo. Joichè adunque si tratta di un maestro, non sarà certo a questi lumi di luna offesa al principio d'au-toriti rilevare qua e là qualche difetto, non con la petuinza di scolare riottoso, ma con la libertà di di-scepdo a cui il professore ha appreso di pensare con la propia testa. E per adattarmi ai limiti d.d giornale, per acere d'altri mi basterà di rettificare qualche giudizio sul Manzoni e sullo Zola in questa nuova edizione dei foggi Già fino dalla prima pubblicazione, sulla Nuova Antcogia, del Mondo epico lirico di Alesandro Manzoni sollearono non poco rumore tra i critici e i professori la seguati ardite proposizioni: -- „Ciò che fa impressione nel poeta (il Manzoni) nou è la santità e il misterioso del dogna. Nou riceve il soprannaturale con raccoglimento, con smplicità di credente. 11 miracolo non l'esalta, non Finspìra, l'annùnzia'e passa. — L'inspfratzione non esca dal suo cuore, non dalla sua fede, esce dalla sua immaginazione. Non è un credo; è un motivo artistico.(*) Altra volta mi sono ingegnato dimostrare 1' erroneità di questi giudizi. (Nell'Universo illustrato Milano). Alle ragioni già addotte gioverà aggiungerne un'altra cavata da questi nuovi saggi del De Sanctis stesso. Nello studio sullo Zola, dopo aver detto che in Lucia si sente l'azione del padre Cristoforo e che la sua bontà è raffinata da sentimenti religiosi, soggiunge " avere il Manzoni innanzi a sè un ideale religioso ; e che perciò fa di Lucia un modello; e che noi troviamo non più lei ma i fini e l'idea del suo creatore. Adunque il De Sanctis ammette che il Manzoni abbia in mente un ideale religioso, e che lo ami tanto fino a sacrificare per quello la realtà. Ma chi aveva un ideale in prosa, lo avrà poi rinnegato in poesia?,, E si ha proprio a venire a questa bella conclusione — nel romanzo il Manzoni ha sacrificato l'arte al suo ideale, le sue poesie invefce,' i suoi inni sacri non sono un credo, ma un movimento artistico? Non capisco questa duplice edizione del Manzoni; ne' suoi scritti, nella vita lo trovo tutto di un pezzo. Ma le parole del critico che abbiamo citato per tirarne un argomento contro 1' autore stesso, vogliono essere qui confutate particolarmente, perchè sotto forma di uu nuovo ed elevato esame, contengono a mio vedere una gravo ed ingiusta accusa al Manzoni. Ecco qui le testuali parole dell'autore: — «L'artista (il Manzoni) che ha innanzi fini ideali religiosi, o malgrado il suo realismo porta nelle 0S3a anche lui l'eredità rettorica del passato, come in certi punti fa di padre_ Cristoforo una caricatura di costruzione ideale, fa di Lucia un modello; e mentre brucia incenso alla santa, dimentica la donna a cui dà una delicatezza di sentimenti e una coscienza di sè che p®ò essere effetto miracoloso della grazia divina, non certo conseguenza spiegabile dello sviluppo naturale. In questi ingenua e buona creatura, fatta una statua ideale in questo basso mondo, troviamo non più lei, ma i fini e l'idea del suo creatore. Questo è l'ideale di convenzione, o la costruzione ideale." (Tag. 382) Che il Manzoni abbia fatto di Lucia un modello che non si trova in questo basso mondo, e per fini religiosi sacrificato il reale, è proposizione speciosa, e di ua certo effetto oggi; ma non regge all'analisi. Prima di tutto mi sia lecito osservare che il De Sanctis ammette che la delicatezza di sentimento in Lucia può essere un effetto miracoloso della grazia divina. Dunque la delicatezza di Lucia, la sua coscienza non è un ideale, ma un fatto reale. È soprannaturale, soprassensibile la causa che lo produce, ciò e rero; ma gli effetti si manifestano nel mondo reale, ed entrano quindi nel dominio dell'arte. Il può darsi, il può essere, il dubbio non distrugge un fatto. Sta a vedere che le Madonne di Guido Reni, perchè hanno una certa maniera di guardare in su, saranno mono vere, meno reali (*) Gioverà ricordare la confutazione di quel passo, love il De Sanctis dice che nell'inno -- il Natale, -- il poeta non ainte la semplicità dell'idea di un redentore divino e si aforza di raderla ragionevole e ne cava il magnifico paragone del masso. Madi che maguiScenza, di che sforzi si va mai parlando? La similitudine è sémplice, popolare, cristiana, e tolta da un inno della ihiesa. — Alto ex olimpi vertice Ceu monte desectus lapis Terras in imas decidens. , . . Qual masso che dal vertice . . . di quelle che guardano sempre la punta delle ciabatte! L'ideale di Guido Reni non esce dal reale, perchè mi rappresenta idee, affetti che si trovano in tutti quelli che guardano dalle tegole in su; cosi come nessuno nega che anche le altre, che mirano dalle tegole in giù, sono ideaU e rappresentano altre idee, altri affetti. Quale di questi due ideali sia migliore, e veramente artistico è questione di gusti; ma per amor del cielo non siamo esclusivi. Il De Sanctis con la sua solita acutezza trova l'ideale anche nel mondo brutto dello Zola ; cioè in quella maniera, in quel limite che gli è imposto da un intelletto più alto ed educato : dunque è debito di giustizia ammettere che il Manzoni, cercando l'ideale nel mondo bello e buono non è uscito dal vero, dal reale, e non lo ha sacrificato per motivi religiosi. Per negare il verismo del Manzoni bisognerebbe prima negare l'esistenza di milioni e milioni di anime buone e semplici che sperano ed amano come Lucia; e questi intimi sentimenti manifestano con gli atti e con le parole. Ma io mi perdo a imbottir nebbia, perchè, senza tanti discorsi, un attento esame dei Promessi Sposi ci dimostra che Lucia non è niente affatto un ideale ài convenzione, non è una costruzione ideale. No, Lucia, non porta con sè l'eredità del passato, non è un essere dell'altro mondo, non è una santa; ma una buona e brava fanciulla, come ce ne sono tante, grazie a Dio, tuttora fra noi, se non nel campo dell'arte, causa la nuova estetica e un pochino anche la nuova critica, certo nella società campagnuola, ed anche nelle umili soffitte dei grandi palazzi. Vediamo un po' adunque questa santa iu azione. Proprio a farlo apposta, subito nelle prime pagine del libro nel capitolo 2 si legge di Lucia tutta attillata che esce dalle mani della mamma. "Le amiche fanno forza perchè si lasci vedere ; e lei si va schermendo con quella modestia un po'guerrìera delle contadine, facendosi scudo alia faccia col gomito, chinandola sul busto, ed aggrottando i neri sopraccigli, mentre però la bocca s'apre al sorriso.„ Passi la modestia un po'guerriera; ci sono anzi dei santi e delle sante, che nel caso de quo avrebbero adoperato anche lo staffile. Ma pare a voi che quei neri sopraccigli e peggio che peggio quella bocca che s'apre all'incerto risolino, che scorre tra pelle e pelle pel solletico della lode, siano proprio l'ideale della santità ? Ahi ! che quella bricconcella di ragazza mi mostra qui il suo lato debole come tutte le figlie d'Eva; e più d'una severa Donna Prassede troverebbe che dire di quegli occhioni e di quel risolino. Ma tiriamo innanzi. Quando Renzo monta in collera per istrappare a Lucia il consenso al matrimonio clandestino, il Manzoni, con la solita trovata dell'anonimo, fa questa osservazione. — „Quì l'autore confessa di non sapere un'altra cosa; se Lucia fosse in tutto e per tutto malcontenta di essere stata spinta ad acconsentire. Noi lasciamo come lui la cosa in dubbio.. In dubbio? Sono cose da porsi in dubbio queste? Contenta una santa di fare un matrimonio contro le leggi della santa madre chiesa? La costruzione ideale sfuma; sfumano i fini e l'idea del creatore. E vi ha di più. Il voto di castità fatto alla madonna pesa proprio sul cuore di Lucia; e le prime parole che le escono di bocca in casa del sarto sono: povera me, che cosa ho fatto! È vero che a rimetterle alquanto il cuore in pace concorre tutta una vita di innocenza, di rassegnazione e di fiducia. Qui c'è uno zampino del padre Cristoforo, dirà ta- luno, di quella caricatura di costruzione ideale, e di fede fanatica nella provvidenza. Ma ecco che iu sul più bello della preghiera vi?ne a Lucia un pensiero, „che cioè quella provvidenza medesima per compir l'opera saprebbe trovar la maniera che anche Renzo si rassegnasse e non pensaste più.....Ma qui uua eloquente reticenza. Lucia non può più pensare allo sposo ; ma si ribella all'idea che questi abbia a dimenticarla. Ecco l'uiULiuuin; ecco l'eterno femminile di Goethe; e vale Deh mille volte l'ideale di Muette nello Zola, che combatte accanto al suo damo sulle barricate nel giorno del famoso colpo di stato. Ancora un'osservazione. Volete capire Lucia, veder lei, non i fini dell'autore? Si scruti il suo carattere, e sotto a quella dolcezza, a quelle sfumature, a quella amabile serenità si troverà una dose di buon senso paesano, misto a una certa pertinacia, quasi direi cocciutaggine montanara. "Testardo di un montanaro!» ha detto l'oste a Renzo nel suo monologo. Anche Lucia ritrae dall'aria fina e dalle rupi del suo Resegone quello spirilo dialettico, quella pertinacia nella propria opinione che distingue i popolani dell'alta. E tale appare in tutto il romanzo. Alle ragioni dello sposo, alla morale larga dalla mamma, che le vuol persuadere il matrimonio clandestino, ella oppone quel suo famoso dilemma: o la cosa è cattiva, e non bisogna farla, o non è, e perchè non dirlo al padre Cristoforo? E per convincere i suoi futuri critici, che ella pensa proprio con la sua testa, eccola alla fine del romanzo erigersi con la stessa fermezza contro lo stesso suo padre spirituale. — Ma non è peccato, esclama ella, tornare indietro, pentirsi di una promessa fatta alla Madonna ? — Certo Lueia ha l'animo violentemente agitato dall' assalto di una tale inaspettata speranza ; ma ecco appunto in questa speranza un'altra volta il reale, l'umano, l'intimo, 1' eterno femminile come meglio lo si voglia chiamare; ecco la donna, non la statua, non la santa. Ma io dò forse in ciampanelle e l'aerem verberat di Orazio mi tintinna all'orecchio; perchè il De Sanctis alla chiusa del raffronto tra il Manzoni e lo Zola così scrive: — "L'uno artista vuole che noi ammiriamo Lucia; l'altro (Zola) che noi comprendiamo Muette. L'uno sotto forme reali è un idealista ; l'altro il (Manzoni) sotto forme ideali è un realista. L'ideale vi è spiegato e messo a posto, (pag. 383). Ma .gli è appunto di questo raffronto che or intendo di parlare, e quindi del giudizio del De Sanctis sullo Zola. L'illustre critico, si capisce, muove da buone ragioni: fra tanti che questionano d'ideale e di reale egli viene a pronunziare la sua parola autorevole, e pare ci dica : Oh ! finiamola con queste eterne questioni d'ideale e di reale ; alla fine anche lo Zola è ideale, e viceversa anche il Manzoni è reale. Se non che il De Sanctis vuol riconciliare l'inconciliabile ; e in questo studio poi lo fa con tanti sottointesi, con tante proposizioni vaghe ed opposte da far credere che nel raffronto la bilancia penda in favore dello Zola. Pare che anche il signor De Sanctis abbia innanzi a sè (usurpo una sua frase) non il ghigno di Alfieri- e di Foscolo, ma la bajata di qnalche moderno Lucifero. Carte in tavola, e parliamoci chiaro. Ecco secondo il De Sanctis lideale dell'umanità: — "Ci sono certe idee fondamentali che costituiscono l'umanità, come religione, famiglia, patria, libertà, giustizia, fratellanza u-mana e simili. Queste idee appriscono prima come sentimenti, immagini, e si chiamano l'ideale, cioè calda a-spirazione a un di là, a una idea pura, non ancora realizzata ma a cui la realtà vuole avvicinarsi.» (Pagina 384). Che questo sia l'ideale del Manzoni non occorre spendere parole a dimostrarlo. Ma è anche poi dello Zola? Bisogna indovinare l'opinione del critico, e scavarla qua e là tra molte sentenze. — Da cattivi figli, cattivi genitori. Ecco il fatum l'idea fissa dello Zola. — "Il vostro Pascal, scrive il De Sanctis, voi lo chiamato un'eccentricità della natura. Ma la natura, è così piena di queste eccentricità che talora la eccezione diventa regola.» — Va benissimo, aggiungo io; conobbi una povera ragazza a cui morirono padre e madre, fratelli e sorelle tutti pazzi: a furia di novene, di preghiere e <ìi voti ella sperò d'impetrare da Dio ia grazia di fare il suo testamento con la solita formula - sana di mente e di corpo, e lo fece ; e con questa fede nel cuore sbarcò il lunario fino ai settanta e morì senza camicia di forza tranquillamente nel suo letto. Nel brano suaccennato c'è adunque una sottointesa condanna delle dottrine dello Zola. Ma ecco più sotto l'autore soggiunge. "Il realismo suppone uno stato superiore di coltura ed è la gloria della società moderna. Pare si abbia ad intendere un realismo che renda possibile l'ideale del-l'uimnità, cioè religione, patria, famiglia come sopra. Ma «eco di subito l'autore soggiunge. "L'ideale risorge a base scientifica e naturale. „ Di grazia di qual base sciertitica s'intende parlare ? Se questa base è il Darwinismo e la trasmissione ereditaria dello Zola, allora siam) in piena contraddizione ; perchè la base scientifica dell) Zola nega l'ideale dell'umanità. Pure il signor Da Sanctis non teme dì asserire che il realismo dello Zola è una continuazione, un ulteriore sviluppo del passato, perciò un passo innanzi, un progresso (pagina 380). Il Manzoni è a base psicologica; lo Zola a fisiologica. „ Nossignori, non è un progresso, ma un regresso, perchè nega la base fondamentale dell'umanità: perchè non tiene conto Sei fatti della vita psicologica, che valgono la fisiologa e la scienza del professor Tommasi. Io non dico, inondiamoci, che questo non possa essere creduto un progresso da un Darwinista; noto solo la con* zione. Sì sì, diciamolo purf fcaMaa^^aw, alla croce di Dio, senza tante aliate d'ingegno, senza tanti voli nelle nuvole regresso, vero regresso. Si questa base contradditoria l'argomentazione è un sejuito di proposizioni azzardate, oscure. Volete vedere? dice il De Santis. "Nello Zola c'e un sottointeso mgativo, come nelle dolorose negazioni del Leopardi; e questo sottointeso è il suo ideale, il suo umano; o ce lo à sentire con certe antitesi, con certi avvenimenti, similitidini, confronti, che sono come un chiarore improiviso del senso umano in mezzo a quelle tenebre della nostra animalità (pag. 387). Stupenda alzata d'ingegno e degna della mente aeuta del critico napoletano Ma questo, se bene si osserva, non è merito dello loia; ma è qualche rara volta un grido della natura, nn breve risveglio della coscienza ; e forse più Fumato del lettore, del critico che grida: non è così, non è così! Ma tutto ciò è fuori doli'arte. Lo Zola fa anzi ogni sforzo per soffocare quel grido.» Lo Zola è marmorea. E ci è del dantesco. in quel marmoreo (pag. 395). Ora, il marmoreo non ci è nello stile, chè anzi il francese è scrittore potentissimo ; lo ammettono tutti: il marmoreo è nelle intenzioni, nel soffocare ogni idealità, perfino quell'ideale negativo che deve farsi sentire ed è l'unico bene che si può cavare da questa sorta dì libri. Lo Zola dipinge per esempio stupendamente le due lavandaje che si pigliano a sculacciate, il pavimento d'unai bottega coperto di sarnacchi. Non una parola che riveli il sentimento offeso della dignità umana. Lo Zola è marmoreo. E ci è del Ciacco in quel marmoreo. — "L'originalità dello Zola è nelle sfumature (carine quelle sfumature!) nel rappresentare quello stato di mezza coscienza che è comune ai più, sottratto quasi alla volontà, e che, se non assolve, e non legittima il male ti offre circostanze attenuanti. L' ira di Giove e di Venere attenuava il male agli antichi; qui è il sangue ereditario e il temperamento. Là era un affare di Dei e di Dee; qui è un affare di reni. Sono i due estremi del movimento artistico,, — Ma fra questi due estremi che si toccano c'è la coscienza, c'è la dignità umana offesa, la libertà negata. — "Ma lo Zola straccia i panni alla meretrice.» — Dunque abbiamo una società di meretrici? L'olio di ricino guarisce gli ammalati, dunque si ha a far scorrere a ruscelli, e andremo a comperarlo invece di vino all'osteria? Concedo che in certi luoghi il libro dello Zola possa produrre un effetto stupendo; ma fuori di là, no, viva Dio! La signora galante lo restituisce infastidita al giovanotto che glielo ha prestato, e con una cert'aria contegnosa come a dire: noi non siamo di quelle; sappiamo fare a modo le cose noi. — Lo Zola strappa il velo dell'ipocrisia e denuda la corruzione» — E non si vuol capire che l'ipocrisia è l'ultimo omaggio alla virtù perduta. Strappate il velo, togliete la caricatura della cosa ; e si perderà con la caricatura anche la cosa. Non c' è più pudore, abbiamo una società corrotta; dunque fuori tutti senza camicia, e senza la foglia di fico: questo è il progresso dell'arte nuova. — "Questa è arte virile. È la virilità di Zola.» —• Ma e i giovani, che non hanno ancora la nausea, e con inquieta brama aspirano a godere di certi beni? E il popolo ? Ma sì, avanti leggete, leggete, buons, gente. Una volta a farvi compatire, bastava tirare in ballo fato Là era un affare di Dei e di Dee. una coltellata di più u ai mono non importa; i giurati assolvono, ora è affare di reni. Hi que' poYori giovanotti che non trovano il tempo di studiare il latta» ed il greco, e qualche zotico professore vuol far cadere all'esame? Caro professore è un affare di reni anche questo. Invece di studiare Omero e Virgilio, che causa quel benedetto fato sono agli estremi del movimento artistico, il giovinetto ha tirato all'altro estremo, all'estremo dello Zola, che è, per parlar chiaro, il bordello. E se qualche avanzo del 48, qualche vecchio barbottone trova tutto questo insopportabile e grida che si rovina il paese, — coraggio, gli grida il De Sanctis, questo tuffarsi nella ' materia, mostra che la redenzione è vicina. —, Fiacchiamoci adunque il collo; già il medico non può tardare di molto. E per dire tutto questo si è tirato in campo il Manzoni? L'illustre De Sanctis per dire cose nuove ed argute quasi quasi ci dà diritto di credere che anche egli è passato, con armi e bagaglio, nel campo avversario, e che rispetta i fatti compiuti. Ahi la teorica dei fatti compiuti è la rovina dell'arte! Un'ultima osservazione. Verismo, si grida, verismo! Ma certe brutture sono accidentali in natura; la prima piova, una buona scopa porterà via quelle sozzurre sotto a quell'albero, bellissimo, accanto a quell'ajuola. E voi le volete perpetuare coll'arte; e ciò è contrario a natura. Qua una buona scopa; e •via. tale arte ed artisti. Questa vuol essere a chiare parole la conclusione. Lasci il primo critico italiano le attenuanti, e formuli chiaro e preciso per amore dell'arte italiana il giudizio di condanna della nuova scuola francese. P. T. Bollettino bibliografico Grammatica della Lingua Italiana dell'abate Giovanni Moise ecc. 2.a edizione corretta e accresciuta. Firenze, 1878. (F. D. G.) Mentre nelle scuole la Grammatica si va immiserendo, l'ab. Moise le consacra un grosso volume di minuto e compatto carattere di p. 1155, nel quale si raccolsero, oltre le giunte, i tre volumi della I.a edizione del 1867. L'autore stesso ci fa sapere che ha volute offrire col suo volume ai giovani "una Grammatica. filosofica della Lingua Italiana, cioè a dire una Grammatica che non solo desse loro le regole pratiche e materiali del ben scrivere e del ben parlare, ma sì una Grammatica che investigasse tutte le irregolarità della nostra lingua, e che fin delle sue capestrerie e de' suoi capricci tentasse di scoprire l'origine (p. VII).„ Insieme all'arte l'Autore ha dato la scienza grammaticale nel senso più morale che linguistico; e tutto vi è confortato da esempi di classici scrittori, e dal giudizio di valenti grammatici e filologi, colla distinzione di regole e di osservazioni, oltre le note che sono ricchissime di erudizione grammaticale, letteraria e storica. Molte considerazioni e risoluzioni di questioni grammaticali sono ingegnose e sottili, benché qualche volta l'Autore sia di maniche un po' larghe, e non più rigido come nella prima edizione, della quale in questa seconda non ha continuata la ortografia che aveva accettata dal Gherardini e da qualche altro lombardo. L'opera è divisa in tre Libri, cioè, I. dell' Ortoepia e dell 'Ortografia, II. dell' Etimologia, III. della Sintassi, regolare e figurata : e la parte de' verbi è di molta importanza tanto nel libro dell'etimologia, quanto nell'altro della sintassi. Noi non possiamo in un brevissimo annunzio dire di tutti i pregi dell'opera che fa molto onore all'autore e agli studi grammaticali in Italia; e ci compiacciamo che dall'Istria e da Cherso sia uscito un lavoro tanto importante quanto questo del eh. professor Moise, della cui amicizia da più anni ci onoriamo. E allo stesso abbate Moise dobbiamo da alcuni anni il graziosissimo Lunario o Strenna Istriana di Nono Cajo Baccelli, giunto al 7.o anno. La strenna del nuovo anno contiene, oltre delle poesie, due Dialoghi l'uno sulle voci dell'arte del filare e l'altro sopra l'autorità di certe voci di scrittori del secolo XVII, e di modi dell'uso vivente e di scrittori contemporanei in risposta ad alcuni appunti fatti dal Fànfani alla Grammatica del nostro Autore. E però questa Strenna di Cajo Baccelli si fa compagna agli Studi filologici o strenna di filologia, che esce ogni anno in Modena per cura del cavaliere B. Veratti. (Dall'Unione> RETTIFICA Nel resoconto 1878 della nostra Società Operaja che abbiamo riportato nel N. 7 pag. 54 di questo periodico leggasi al 2U capoverso, lin. 18 e seg.i così: L'esito durante il 78 fu di fior. 2668.20: vi rimasero in cassa alla chiusa dell'anno stesso fior. 624.47.