INNO XI Capodistria, 1 Giugno 1877 N. 11 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA $ /f Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semèstre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso 1* iiedazioue. NUOVA SERIE di Effemeridi Giustinopolitane (Coni. V. n. 10) Giugno 1 1493 Ducale Barbarigo che officia il pod. e cap. Domenico Malipiero di far sorvegliare ser Bartolomeo de Trissano, miles vicentinus, confiscato per anni tre nella nostra città. - 1, 271\ 2 1680 II pod. e cap. Girolamo Pisani impone ai villici della ^contrada Alb9r (Scofié) il rispetto della tenuta vescovile e T' obbligo di riattare le strade che conducono in Àntignano ed alla Saliera. - 10, 3 1697 Ducale Valier che delega il pod. e cap. Paolo Loredan a decidere secondo l'antica consuetudine del paese una questione feudale, insorta tra il vescovo ed i feudatarii Apollonio da Pirano. - 10. 4 1428 Ducale Foscari che esonera il comune dal peso impostogli dai cavalieri del pod. e cap. di dover cencorrere con 25 a 30 uomini alla guardia notturna in piazza, - 1, - 67b. 5 1797 II nostro popolo si solleva contro il muta- mento di governo, egli non vuole sapere che del suo caro san Marco, - 21, - V,- 163.— 6 1427 Ducale che grazia ser Geremia del fu An- tonio Malgranello di ritornare in patria, e ciò in seguito a domanda di colui che aveva consegnato Marco Sproda nelle mani della giustizia. - 1, - 65fc. 7 1338 II neo - eletto pod. e cap., Giovanni Condul- mier, ottiene di poter passare colla pubblica barca armata alla sua reggenza, - 16, -- 99, 8 1453 II pod. e cap. Giovanni Tiepolo affitta a Tolfo de Mazucchi dal 1 del venturo agosto a tutto luglio 1454 il dazio delle carni verso la corrisponsione di 2700 lire. - 1, - 131b. 9 1435 Ducale che ordina d'iscrivere tra i nobili del patrio consiglio Giacomo del fu Michele Gavinelo e suoi discendenti. - 1, - 76. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 10 1461 Leonardo di Lorenzo de Rói da Asolo e Za- nino di Giacomo de'Astai da Verona, maestri pentolai, figuli, (assicurati che per anni cinque non pagherebbero imposta alcuna e che per an* ni dieci non verrebbe altri ad esercitare il loro mestiere) si stabiliscono nella nostra città. -1, - 173. 11 1477 Dncale Vendramin che obbliga la città e le ville del distretto all'escavo della palude, dividendone il lavoro per giusta metà. 1 - 215- 12 1323 II capitolo della cattedrale affitta per anni a Dietalmo, vulgo Tramelle, due mole di uh molino, situato al fiume Risàno, verso l'annua conrisponsione di tredici staia di farina. - 29. 13 1291 Si permette il ripatrio ad Almerico figlio di Bertaldino ed a don Corrado canonico - Sagrestano, purché questi lasci il fratello quale ostaggio in Venezia e F altro il proprio fi^io. - 13, - I, - 182. 14 1430 II pod. e cap. Paolo Corner inscrive tra i nobili del patrio consiglio Santo di sei\Filippo Gavardo, Pablo del fu Silvestro de Adalpero e Bertuccio del fu Randolfo del Tacco. - 1, - 70. 15 1337 II veneto senato elegge Andrea Micheli, vulgo Fisica, in castellano di Castel Leone, e ciò con la pieggieria di ser Giacobello Corner. - Dieta Provinciale (Continuazione e fine vedi numero 10) Approvato il protocollo, viene presentata la seguente mozione del D.r Belli e soci: »Che sia incaricata la Giunta provinciale di proporre per la futura sessione un progetto di legge per la sistemazione degli impieghi comunali e per la formazione di un fondo di pensioni per gli impiegati comunali, modificando occorrendo il vigente regolamento". Viene accolta. L'onor. D.r Scampicchio per la Commissione scolastica, riferisce sul conto di previsione del fondo scolastico provinciale per l'anno 1878. Il conto venne approvato coli' importo di f. 106,894 nell'esito, e con un introito proprio di f. 79,897 da contribuirsi dal fondo provinciale. Dalla Commissione scolastica sono dipoi proposte le seguenti risoluzioni: " La Giunta provinciale viene incaricata: 1.° di reclamare dall'eccelso i. r. Ministero del culto ed istituzione, che il piano d'insegnamento dell'i, r. scuola magistrale in Capodistria e della femminile in Gorizia sia reso conforme alle disposizioni dell' ordinanza ministeriale 26 maggio 1874, e che in ispecialità la lingua tedesca non sia impiegata nelle dette scuole come lingua d'istruzione ma soltanto insegnata come materia d'obbligo ; 2.° di proseguire le trattative coli'imperiale governo, onde ordinare l'azienda scolastica in conformità-, al diritto di questa provincia ed ai voti espressi nelle sue risoluzioni 18 dicembre 1873, 7 settembre 1874, 3 maggio 1875 e 29 marzo 1876; manifestando la dispiacenza che l'eccelso i. r. Ministero dell'istruzione non abbia dato ancora alcuna evasione ai memoriali che gli furono presentati in argomento; 3.° di instare, affinchè in considerazione delle condizioni particolari climatiche ed economiche dell'Istria, voglia decampare dalla disposizione presa colla sua Ordinanza 26 marzo 1875 ed ordinare, che le ferie nelle scuole medie ed istituti parificati della provincia abbiano a ricorrere, come per lo passato, nei mesi di settembre ed ottobre, o, se ciò non fosse assolutamente conciliabile, almeno dal 15 agosto al 15 ottobre „. Aperta la discussione prende la parola il commissario goveinativo e l'onorevole D.r Amoroso. Portate a votazione singolarmente le tre risoluzioni, esse sono tutte accolte dalla Dieta, essendo modificata la seconda proposta cosichè venne eliminato 1' ultimo inciso della risoluzione proposta dal Comitato conservandosi però la prima parte della risoluzione stessa. Lo stesso relatore a nome della Commissione scolastica, invita finalmente la Dieta ad aggiungere i seguenti voti: 1.° che l'imperiale governo voglia facilitare l'accesso degli istriani alle i. r. scuole magistrali maschile e femminile, istituendo nella provincia corsi preparatori in sufficiente numero, oppure provvedendo all' uopo [in altro modo qualunque; 2.° che voglia assoggettare ad una conveniente riforma l'ordinanza ministeriale sulle conferenze scolastiche nel senso di renderle meno frequenti; 3.° che in relazione ai voti già manifestati nelle sessioni dell'anno 1871 e 1876, e riconoscendo l'urgente necessità che dalla gioveutù studiosa delle provincie di nazionalità e coltura italiana, sia offerta opportunità di compiere gli studii superiori delle scienze legali nella propria lingua, voglia l'imperiale governo provvedere alla sollecita istituzione di una Facoltà politico-legale in una provincia italiana dell'Impero. Aperta la discussione, 1' onor. Spincich vorrebbe che in quest'ultimo voto si dicesse: "in una città italiana „ anzicchè " in una provincia italiana dell'impero „, e l'onor. D.r Campitelli vorrebbe aggiunto un quarto voto, cioè: "che il governo volesse disporre onde gli esami di abilitazione al magistero sieno tenuti durante le ferie autunnali. Ambedue queste proposte cadono, e sono approvati invece i voti proposti dalla Commissione. Il Comitato politico-legale propone che la Dieta voglia accogliere analogo progetto di legge sulla mozione Lazzarini per aggiunta al § 1 e alla legge prov. sulla conservazione della selvaggina. In seguito ad altre proposte per aggiunte e modificazioni alla legge presentata nella discussione dagli onor. D.r Cech, D.r Amoroso, ed Eluschegg, l'onorevole Polesini propone, e la Dieta delibera, che l'oggetto venga rimesso alla Giunta provinciale, cóli'incarico di produrre nella prossima sessione tutte quelle modificazioni alla legge in pertrattazione che si ritenessero più convenienti. Sospesa la seduta alle 1 1ji pom., e ripresa ali» 5, l'on. D.r Campitelli riferisce per incarico del Comitato finanziario sul conto preventivo provinciale per l'anno 1878. Aperta la discussione generale sul medesimo, • quindi la speciale per ogni singola rubrica, alla rubrica IV " spese sanitarie,, viene accolta la seguente risoluzione proposta dall'onorevole D.r de Belli: "resta incaricata la Giunta provinciale: 1. di insistere presso l'Imperiale Governo perchè voglia estendere l'organizzazione sanitaria comunale in base alla legge 19 marzo 1874; 2. istituire in provincia, a sensi della legge 30 aprile 1870, almeno due veterinari governativi; 3. allargare il numero dei medici distrettuali, assegnandone uno per ogni distretto politico; 4. concedere questi, come qualunque altro pubblico impiego in Istria, a persone che conoscano bene le lingue del paese „. Accolte senza discussione le singole rubriche del conto, viene questo approvato nel suo complesso con un'esigenza di f. 256,069 ed un introito di f. 79300, stabilendosi a coprimento dell'ammanco di f. 176,769 l'esazione di un' addizionale del 16 per cento su tutte le imposte dirette, compresevi le addizionali dello Stato, e del 75 per cento sul dazio consumo delle carni, del vino, delle bibite spiritose e della birra. Presa poi notizia dei risultati del prospetto di gestione del fondo scolastico provinciale per l'anno 1876, e cedute alla Giunta provinciale per le relative sue attribuzioni alcune istanze di vari debitori d'esonero per il condono di interessi arretrati, la Dieta trattando in fine sull'esazione dei capitali d'esonero accoglie senza discussione la seguente proposta della Commissione di finanza : , " ad agevolare il pagamento dei debiti di esonero per parte dei rispettivi contribuenti viene raccomandato alla Giunta provinciale di usare quelle facilitazioni richieste dalle condizioni dei debitori non possano riuscire a detrimento del fondo, e fra altro di svincolare singole particelle d'una stessa partita d'esonero quando sia nel miglior modo accertato che gli altri enti della partita garantiscono il rimanente debito e sempre verso pronto pagamento della rispettiva quota di debito ed accessoiì „. All' ultimo punto dell' ordine del giorno sta la relazione della Commissione sulla elezione contestata dell' on. cav. de Vintschgau nel collegio dei comuni foresi di Pisino ed Albona. Il relatore avv. Basilisco dà lettura della proposta, che suona: " non doversi convalidare la proclamata elezione nel giorno 29 ottobre a. d. dell'on. sig. Gio. Battista cav. de Vintschgau a deputato provinciale pei comuni foresi di Pisino ed Albona e restare incaricata l'inclita Giunta di rivolgersi alla eccelsa i. r. Luogotenenza affine disponga l'opportuno per una nuova elezione in quel collegio. Contro la proposta della Commissione parlano gli onor. Terdich, D.r Lion, Zamarin ed il Commissario governativo; ed in appoggio gli on. D.r de Belli, D.r Scampicchio e Francesco Sbisà. Chiusa la discussione, venne accolta la proposta del Comitato e quella dell'onorevole Terdich. Esauriti con ciò gli oggetti da pertrattarsi, l'on. D.r Francesco Yenier chiede la parola per salutare con cortesi espressioni il Presidente, la Giunta ed il Commissario governativo, proponendo un atto di fiducia e di aggradimento ai medesimi, cui i deputati aderiscono levandosi dai seggi. Rispostogli analogamente dal Commissario governativo, il Presidente, dopo applaudito discorso, dichiara in nome di Sua Maestà chiusa la sessione ; e leva la seduta alle ore 9 pomeridiane. COB. RISPONDENZE Pisino li 25 Maggio 1877 Dopo che facendo parte della commissione pel-l'estimo dei fondi vo percorrendo la campagna ed osservo circostanziatamente la prestatavi coltivazione, restai persuaso che siamo molto lontani non solo dal progresso agrario che viene preconizzato nelle botteghe da caffè, avvalorato pure da parzialissime vanterie, ma che siamo lontani ben anco dalla buona via di raggiungerlo; imperciocché molte male usanze sussistono sempre ed anzi si rinnovano tal quali, come se non dovesse essere altrimenti. Il male supremo vi trovo nella coltivazione così detta mista, cioè degli arativi vitati, che può dirsi la coltivazione generale del paese; perchè con questo sistema nè potremo far buoni vini, nè giammai tali da far concorrenza nei paesi dove si pagano molto bene i vini buoni. Osservo di passata che l'arativo è un sistema da per sè già cattivo, in quanto che le varie colture a vicenda si pregiudicano: lavorando le viti si calca il seminato invernale; arando pel formentone, i bovi colle corna schiantano quantità di pampini e calpestano le biade d'attorno ; depascendo la siepe e la terra incolta che contorna il campo si danneggia il coltivato per tutti i lembi, e man mano che si fa un raccolto si conducono su quelle frazioni di terreno gli animali a danno delle derrate ancor pendenti ed in ispecialità dell' uva che dai pastori viene divorata; sicché le ripetute volte che si entra nel campo per badare ad una coltura, vi si apporta danno alle altre, ed in complesso il danno è di rilievo. Ma tornando a quanto sta in relazione colla vi-nicoltura vengo a premettere che per faro vini buoni bisogna avere uva matura, e che per confezionare de' vini più buoni, l'uva matura debba essere portata nelle cantine, come la si porta a vendere in piazza, cioè a grappoli intieri; cose non ovunque nè sì facilmente a farsi. L' uva matura si può avere a Pirano, nel distretto di Buie ed in buona parte di quello di Montona dove la popolazione di campagna è più intelligente; a Ca- podistria dove le vigne vengono custodite col fucile i-narcato, ed anche in Albona dove il contadino stà in soggezione colonica; ma qui e in molta parte della provincia non si vendemmia uva matura, perchè 1' arativo vitato si estende su tutta la campagna, la proprietà è frazionata, addentellata, e quindi soggetta a danni e derubamenti gravissimi; mentre che abbandonato il sistema dell' arativo vitato e specializzando la coltura delle viti, col destinarvi una proporzionata e-stensione di terreno, piantandolo tutto vigna fitta a palo secco, si potrebbe facilmente far sorvegliare que-st' apprezzamento solo, sino a che l'uva sia perfettamente matura. Per trasportare poi i grappoli in cantina non schiacciati, non vi troverei altra opportunità che appunto l'ora accennata di avere tutte le viti assieme ed in prossimità la cantina per farvi il trasporto in ceste senza soverchia spesa. Ad ogni modo la specializzazione della coltura delle viti è reclamata urgentemente; la confezione del vino, che diciamo sempre l'unica nostra risorsa, non verrà fatta altrimenti con chiacchiere. Scrissi queste poche righe dopo aver veduto come in tanta parte della provincia si vanno facendo più o meno malp piantagioni di viti, con non ancor usata alacrità, e. tutte ad arativo vitato ; come se non si avrebbe la più leggiera supposizione di poter fare altrimenti; e volli lusingarmi che forse anche questa breve indicazione possa dar adito di parlare, e di condurre poi a qualche determinazione coloro che hanno maggior intelligenza e mezzi ad offrirci gli esempi in pratica a comune vantaggio. Scrivono da Cherso al Cittadino in d. IO m. d. : Ormai non può sorgere dubbio che quelle terribili fiere marine, che chiamansi pescecani, non abbiano preso stanza lungo le coste del nostro litorale, e siansi moltiplicate siffattamente da richiamare le attenzioni e i provvedimenti delle pubbliche autorità, onde almeno in parte calmare il timore incusso da vario tempo negli abitanti delle coste dell' Istria. — Ecco sul proposito l'esposizione di un fatto nè esagerato, nè frainteso, ma veritiero e pubblico. In sullo scorcio del mese di aprile i pescatori della tonnara Zabuc, proprietà dei sig.ri S. N. Petris, A. Purich, I. Mitis, situato in fondo al Yallon di Cherso, avvisarono l'entrata di un enorme pescecane. Non posero tempo a mezzo quei bravi pescatori a chiudere in pochi istanti l'imboccatura della tonnara e rinchiudere entro il breve spazio quel mostro immane. Se non che accortosi il cete delle proprie angustie, raccolse le forze tutte e diedesi ad impuntar col grifo colpi tremendi contro le maglie della rete, che potè alquanto resistere, ma non sì a lungo che il mostro non vi facesse un foro stragrande ed oltre a quello, colla rapidità del baleno se ne fuggisse al largo e al sicuro. Pochi giorni appresso nella tonnara di Sammartino, che dalla suaccennata distadi poche ore, proprietà del sig. C. Petris, facendo le ruote là dintorno un pescecane di smisurata grandezza si spinse infino l'imboccatura e d'un tratto fu chiuso entro il recinto della rete. Qui però la lotta divenne molto più violenta, che non fosse stata nella tonnara di Zabuc. Avvedutosi l'incauto della mala parata, indarno dava di cozzo contro la circostante rete, che non riusciva a spezzare. Gli audaci pescatori con un coraggio più plausibile in una causa migliore scendono rapidamente in numero di tre, armati di scuri, in un leggero burchiello, e con questo spingonsi entro il chiuso della tonnara sopra il dorso, a così dire, di quel mostro, che or quinci, or quindi scivolando compariva a pel di acqua minaccioso e furente; o atteso un istante il suo ricomparire a galla da presso a loro gli scaricava a tutta forza sul dorso due, tre fendenti e lo feriscono di santa ragione. A quei colpi l'ira del pesce diviene furore; scorre rapido, dimenasi, volteggia, sbatte furiosamente la coda e sprazzi di acqua e di spuma e di sangue solleva a due metri in alto; intanto che il burchiello traballa ad ogni colpo e le alte grida degli intimoriti pescatori danno risalto all' aspra tenzone. Ma il diritto della forza prevalse qui ancora, che il pescecane rotta finalmente la rete e foratala per ogni verso fuggiva ferito il campo della battaglia, lasciando la briga ai poveri pescatori di rattoppare per più giorni la gran rete che portava nella sua lunghezza abbozzate tutte le costellazioni dello zodiaco. Eppure qui non ha fine la storia del pescecane di Cherso. Trascorsa una settimana incirca dall'accaduto nella tonnara di Sammartino, sentesi correr voce che l'altra tonnara di Ustrime, distante da quella un paio di ore (proprietà del signor Cosulich) aveva preso il giorno 6 maggio un pescecane della lunghezza di cinque metri o mezzo, e che l'immane cete fra il capo e la gran pina dorsale recava tre larghe ferite. La voce sparsa «ra divenuta poco stante un fatto accertato. Mentre a Cherso non parlavasi d'altro che di pescecani e mostri marini, eccoti il mattino del 7 maggio giungere un burchiello da Sammartino e lento, lento, approdare a terra carico d'un altro pescecane lungo tre metri e settanta centimetri pigliato colà quella notte stessa. Era un via vai di gente d'ogni ceto che accorreva alla marina a pascere la vista di quello schifoso cetaceo. Gli apprezzamenti di coloro che se ne intendono, gli sproloqui degli ignoranti, le fole del volgo immaginatele voi, o lettori, eh' io altro non aggiungo, e finisco col dirvi che le mascelle e la coda del mostro pigliato furono spedite da qui all' i. r. governo marittimo di Trieste. NOTIZIE Il tìélebrè capitano Riccardo F. Burton, console inglese i Trieste, e distinto scienziato, di ritorno al Cairo dal Ma. rosso scoperse gli avanzi delle sette antiche città, (jv si trovavano le miniere d' oro dei copti, dei remair e dei persiani. In questa spedizione egli rinvenne "ero, argento, zinco, antimonio e zolfo nel por-firo e pi quarzo, e non dubita che queste formazioni si est end no anche al nord sino Akabal e forse sino alla Siria, (N. Tery.) Gii studenti della scuola francese di Archeologia in Atei c> hanno trovato a. Milo il braccio della celebre Venere del Louvre, recante in mano uno specchio. Si sta costituendo una società di capitalisti colla sede in Bologna per lo scavo di petrolio nel distretto d, Miano, provincia di Parma. Il tonnellaggio dei bastimenti entrati nel porto di Venèzia durante l'anno 1876 ,e così pure quello durante l'anno precedente superò di tonn. 27,679 quello dell'anno prcedente, e così pure quello dei bastimenti usciti diede una differenza in aumento di tonn. 12,530. L'importazione offrì del pari un aumento pel valore di lire 5659348. e 1' esportazioue superò quella del 1875 di lire. 3122013; sicché tra importazione ed esportazione si ebbe una eccedenza di lire 8781361. H Secolo ha ritrovato un poema inedito di Alessandro Manzoni intitolato: Del trionfo della libertà, che l'illustre autore scrisse a 15 anni appena e cha si meritò i più alti elogi di distinti letterati. Il manoscritto porta la data del 1800, ma s'ignora se sarà pubblicato. (Naz.) Cose locali Il concerto della filarmonica La sera di venerdì 18 m. d. ebbe luogo nella Sala del Casino un concerto istrumentale dato dalla nostra Società filarmonica sotto la direzione del maestro Pietro Bianchini. Premettiamo che se in detta sera la Sala aperta alla gentile riunione non potè dirsi gremita, fu però occupata da intelligente uditorio; sicché il signor maestro che per la prima volta si presentava a dirigere l'orchestra innanzi ai soci ivi raccolti, dovette senza dubbio provare il più vivo compiacimento. Anche il programma fu scelto con gusto assai squisito: Donizetti, Verdi, Mercadante, Gouuod; e fra i pezzi bellissimi i più attraenti per valentìa di esecuzione furono la sinfonia nell' opera Emma di Antiochia, suonata dalla brava orchestra con quella perfezione di cni ha dato sempre prova, la Meditation sur le I Prelude di Bach, obbligato a violini, viole, violoncelli, clarino, contrabasso, e piano, di cui con fragorosi applausi fu chiesta la replica, e Y Improvvisata di Concerto composta dall' egregio Bianchini per violino, e da lui eseguita con tanto valore da farne pienamente gustare le bellezze. Chiudiamo questo cenno col porgere le nostre congratulazioni al nuovo maestro sotto la cui saggia e laboriosa direzione la filarmonica darà immancabilmente sempre nuovi frutti. M © ft l 2 5 © © (D © © M (ffi) © ft i 3 per la conoscenza de Ile cose Istriane. Al dottor Pietro Madonizza Podestà di Capodistria Egregio Amico, Ritrovandomi ieri, per le solite ricerche di cos* istriane, alla Marciana, il conte Camillo Soranzo, la cui cortesia verso quanti frequentano la insigne biblioteca è ormai proverbiale, mi pose sott'occhio una lettera autografa del marchese Giuseppe Gravisi di Capodistria, scritta il dì 28 Settembre del 1756 e diretta a Monsignor Negri vescovo di Parenzo. — Valendo essa a confermare l'esistenza di un antico Romitorio femminile nella contrada Ariol di cotesti territorio, e della Commenda dell' Ordine di Malta a S. Giovanni al prato di Pola, potrebbe, parmi, occupare non inutilmente una colonna della Provincia. Tutto giova alla storia: giova, penso, anche il ricordare una volta ' di più gli studi e le raccolte fatte vegli archivi della provincia da Monsignor Gasparo Negri vescovo di Parenzo (1732-1778) per'la storia « clesiastica dell'Istria, come giova additare agli Istriani la assidue e intelligenti sollecitudini del nominato sig. marchese per tutto ciò che valesse ad illustrare la nostra provincia. L'autore della lettera che vi presento, è se non m'inganno, quello stesso marchese Giuseppe Gravisi col quale il celebre Apostolo Zeno ebbe lungamente corrispondenza letteraria e del quale in questo Archivio geniale di stato, e particolarmente nell'Archivio dei Prov-reditori alla Camera dei confini, si incontrano molte note, relazioni, informazioni, e pareri sopra cose istriane. Nel secolo scorso 1' amore per le cose patrie era stato devato a culto nella nobile famiglia Gravisi, e vostro cognato Anteo, che segue così bene le tradizioni di famiglia potrà facilmente mettere in chiaro la parentela «sistita tra il march. Giuseppe ed il march. Girolamo tante volte ricordato e citato dal celebre Gianrinaldo Carli nelle sue opere. Dissi che Apostolo Zeno tenne corrispondenza letteraria col più lodato marchese Giuseppe. Difatti nella raccolta delle sue lettere (Venezia, Sansoni, 1785. voi. 6), se ne trovano ventinove dirette allo stesso, tra il 1730 e il 1750, e dal loro tenore risulta come esso Gravisi gli avesse più volte mandato per istudio monete, medaglie, pietri incise, copie di lapidi romane, di cotti, di bronzi scritti trovati in cotesta cità e territorio ; — come gli avesse somministrato notizie patrie storiche e letterarie intorno a vari argomenti, ma specialmente intorno a Girolamo Muzio e al padre di lui, nonché intorno a quanti hanno insegnato umanità e belle lettere in Capodistria dal 1468 al 1540. Fra questi trovansi bellissimi nomi : Raffaello Zoveuzoni Triestino, Francesco Zambeccari Bolognese, Marcantonio Grineo, Palladio Fusco, Ambrogio Febeo di Pira'no, Gio. Giustiniano di Candia autore di molte opere latine e italiane mentovate con lode dall' Aretino, dal Fontanini e dallo stesso Zeno, e, a tacer d'altri, Bernardino Donato Veronese, uno de' più dotti uomini del suo tempo (così lo Zeno) famoso iper opere greche e latine da lui pubblicate. Ma eccovi senz'altro la lettera a principio annunziata. Essa sta nel codice 19, della classe X, intitolato : " Lettere autografe scritte da celebri letterati a diversi illustri uomini,,. E a carte 46, e subito dopo s'incontra una lettera del cavaliere Miretti, scritta da Rovigno allo stesso vescovo Negri, dalla quale risulta che il dotto e cortese Prelato gli aveva prontamente fornito qualche documento importante appunto per verificare i beni della sua commenda. A illustrazione e quasi a complemento di quanto si riferisce alla lamina di piombo e alla Cuniza o Cunegonda in essa commemorata, vi trascrivo pure una delle lattere citate di Apostolo Zeno sullo stesso argomento. Aggradite voi e aggradiscano i lettori della Provincia. Venezia 15 maggio 1.877 Tomaso Luciani A Monsignor Negri Vescovo di Parenzo Illustrissimo e Reverendissimo Signor Signor Padrone Colendissimo. Nel passato Luglio, in cui ho avuto la buona sorte di profittarmi costì della dotta stimatissima sua compagnia, Le ho fatto cenno di possedere una lamina di piombo, disotterrata pochi anni sono in S. Michele d' Ariol, contrada due miglia discosta da Capo d'Istria. Contiene essa la memoria di certa Cuniza, o Cunegonda dell' ordine delle Umiliate, mancata di vita con lode nel 1271, in un Romitorio presso la detta contrada, allora detta di S. Michele di Riolo. Le varie notizie che risultano da essa iscrizione appariranno abbastanza a V. S. Illustrissima e Reverendissima senza eh' io mi avanzi a farne inutil parola. Tengo alcune note, che forse potrebbero valere a dare alla lamina stessa qualche illustrazione, e queste le verranno da me comunicate al primo suo cenno. Si compiaccia intanto di accogliere il dono, che molto volentieri ripongo in così buone mani. Presenterà a V. S. Illustrissima Reverendissima questo divoto mio foglio il signor Cavaliere di Malta Mirelli Napolitano, eletto Commendatore anche dell'antica Commenda di S. Giovanni di Prato nell'Istria. In questo riguardevole Signore si ammirano qualità corrispondenti alla cospicua sua nascita. Egli è mio Patrone e bramo vivamente di dargli qualche testimonianza della rispettosa stima che gli professo. Ha bisogno di lumi per rilevare gli stabili della detta sua Commenda, particolarmente in Pola. Ella che ha saputo ritrarre dagli Archivj della Provincia tante e così belle notizie per illustrare la nostra Storia ecclesiastica, averà certamente lumi di tale antica Commenda. Quanto so e posso La supplico di somministrarglieli e dirigerlo anche in Pola a persone oneste ed illuminate. Non ardirei di avanzarle tale vivissima mia preghiera quando non conoscessi in V. S. Illustrissima e Reverendissima un ottimo conoscitore del vero merito, che rileverà subito in questo Cavaliero, col quale abbastanza si raccomanda da sè medesimo. Termino dunque dandomi l'onore di protestarmi colla maggior stima ed ossequio. Capod'Istria 28 Settembre 1756 Di V. S. Illustrissima Reverendissima Umilissimo Divotissimo Obbligatissimo Servitore Giuseppe Gravisi Dalle — Lettere di Apostolo Zeno ccc. seconda edizione, (Venezia 1785, appresso F. Sansoni voi. 6) e precisamente dal volume sesto pagina 218 e 219. 1190. Al Sig. Marchese Giuseppe Gravisi a Capodistria Venezia 28 Settembre 1743 Bellissima è l'iscrizione della lamina di piombo ultimamente disotterrata in coteste vicinanze campestri. La lezione eh' ella ne ha fatto, cammina benissimo. L'avviserò solo, che nella prima linea, dove sta la rottura, si dee supplire XIIII. INDICI1 ione, il quale anno correva appunto nel 1271 dell'era volgare Cristiana. Nella quarta linea credo che il nomò della Monaca defunta sia Cuniza, non Cunigunda: il suddetto nome in que' tempi era comune a persone nobili e signorili. Quanto all' ultime lettere che chiudono l'iscrizione, siccome non può aver luogo, il che vien saggiamente avvertito da lei, il nome di Gottifredo Patriarca, defunto quasi un secolo prima ; così son di parere, che si abbia a leggere e intendere, CVJms Pater GOTFREDUS ET EJms MATer .... col rimanente, di cui nella copia non apparisce vestigio. Questo nome del padre di Cuniza darà forse ad alcuno motivo di andare investigando, chi ella si fosse: certo di nobile condizione. Quanto all'ordine dagli U-miliati, ora soppresso per la cagione assai nota, in alcuno dei documenti prodotti dal P. Bernardo apparisce, che n'era nella Diocesi di Aquileja qualche monastero; ma è notizia del tutto nuova, che in Sacile altro ne fosse di Monache di quell'Ordine. Ne parlerò col detto P. Bernardo, che facilmente vorrà, eh' io gli comunichi la suddetta copia, e sopra essa andrà facendo al suo solito dotte e ingegnose riflessioni. A ricordo della splendida festività eh' ebbe luogo a Salvori presso Pirano nel 21 maggio decorso, dove venne collocata lapide condegna in memoria della gloriosa battaglia ivi datasi nel maggio 1177, rechiamo quanto disse in proposito l'illustre storiografo Giacomo Filippo Tommasini, vescovo di Cittanova, ne' suoi Commentarli pubblicati dal benemerito Domenico Rossetti nell'Archeografo triestino, an. 1837. La puuta di Salvori è principalissima nella provincia perch' è porto, ma già doveva essere maggiore, perchè si vedono nei calar delle acque gran quadroni di pietre, che dimostrano esservi stato un molo e si vedono anche in quei contorni vestigio di edificj antichi. Comunque sia è famosa per la chiesa, eh' è ivi, nella quale si fa una solenne fiera nelle feste delle Pentecoste con indulgenza plenaria. È dedicata a San Giovanni; ma più famosa per l'istoria che si narra della rotta data dai signori Veneziani ad Ottone figliuolo di Federico Barbarossa imperatore persecutore di papa Alessandro III, e presa di esso, per la quale ne sortì la riconciliazione che fece col sommo pontefice, essendo venuto il padre a Venezia a chiedergli perdono. Tutta gloria della Serenissima Repubblica Veneta. Questa è di presente tutta spiaggia con una chiesa assai grande sopra la porta della quale in una pietra vi sono questi versi che narrano l'istoria della guerra navale successa colà l'an. 1177, da me osservata con ogni diligenza per la controversia, che già alcuni anni era di questo fatto, da poco amorevoli del nome veneto, ed assolutamente questa pietra e versi sono di quel secolo, come anco le fabbriche di essa chiesa, che per memoria di questo fatto fu fabbricata. Ileu popoli celebrate locum quern Tertius olim Pastor Alexander donis coelistibus auxit: Hoc etenim Pelago Venetae viatoria classis Desuper eluxit ceciditque superbia magni Inde imperatoris Federici, et reddita sanctae Ecclesiae pax alma fuit, quo tempore mille Septuaginta dabat centum septem supemus Pariter adveniens ab origine carnis amictae. Questa pietra è piccola, posta nella facciata appresso la porta in alto. L'anno 1459, da papa Pio II, fu confermata l'indulgenza alla chiesa di Salvori a richiesta dei Piranesi ; come scrive il Sansovino nella vita del Dogo Stefano Ziani. Tavola Peutingeriana Nel ripubblicare in questo periodico (N° IO m. d.) la succinta descrizione della Tavola peutingerianar tratta letteralmente per ciò che spetta all'Istria dalla narrazione della Guerra dei romani contro gV Istri, dell' egregio professore Pietro Petruzzi (Vienna) che fu pubblicata dal riputato periodico "Mento e Cuore,, organo per l'incremento dell'istruzione popolare, anno I, vennero da noi intralasciate alcune espressioni, la * cui mancanza però avrà di leggieri rimarcata l'avveduto lettore. Nella I colonna, lin. 3 e 4 tra le parole tavola e peutingeriana andavano collocate le parole teodosiana posteriormente detta, per cui si dovrà leggere così: gli antichi romani diedero il testo di tavola teodosiana posteriormente detta peutingeriana perchè appartenente ecc. Riguardo poi l'apposizione della X posta in fine è nostro debito avvertire che trattandosi di mappa ritenuta , esatta, credevamo inutile, ripetere il testo d'onde fu trascritta. Ora però ci rallegriamo delle omissioni e delle inesattezze perchè ci hanno procurato i seguenti eruditi appunti di un dottissimo nostro comprovinciale: Sotto il titolo " Cose vecchie istriane „ l'ultimo numero di questo Giornale reca un articolo sulla Tavola peutingeriana intorno al quale mi permetterò alcune osservazioni. Sorprende l'asserto che gli antichi romani diedero a quell' itinerario .il nome di tavola peutingeriana, perchè appartenente al Peutinger. Questa carta stradale compilata sotto l'impero era conosciuta sotto il nome di Tavola teodosiana — fu detta appena nei tempi recenti peutingeriana appunto dal Peutinger insigne letterato del 1500 che ne posse- , deva la copia più completa, e la quale ora conservasi nell'i, r. biblioteca di Vienna. Dirò di più ad I dell'articolo, avere già il Kan-dler avvertito come si convince facilmente chi ben osserva la Tavola in quanto si riferisce all'Istria, che 1' amanuense errò nella posizione dei luoghi, sicché dove sta scritto Parentium doveva scriversi Tergeste, e Pa-rentium dove sta scritto Pola, e questa va notata presso 1' ultimo solito segno di due case unite senza indicazione di nome in vicinanza di Portus Phlanaticus. — Sbagliò pure nel segnare i contorni marittimi dell'Istria col dare grandi proporzioni all'insenatura del canale dell' Arsa, e mettendo dopo Albona un piccolo seno in luogo del Quarnero — mentre le cose dovevano stare inversamente. Ma ciò nulla toglie all' esattezza della linea stradale. Fra Tergeste e Parentium così rettificati, subito al di sotto della prima, si trova scritto Quaeri sovrapposto ad un edificio con cui segnansi nella Tavola tanto bagni che pretorii, ossia grandi palazzi. L'autore dell' articolo ci fa credere che questo edificio segni le terme di S. Antonio presso Capodistria, ritenendo cha Quaeri sia corruzione di Aquarium, nome conservato nella località Aquaro. Che a S. Antonio ci siano state terme ossia bagni di acque calde ci riesce affatto nuovo e sorprendente ; in Istria non si hanno indizii di acque termali che alla ^ Grotta di S. Stefano presse Montona e ad Isola. Aqua-rium non crediamo identico con thermae; a Capodistria ■ ed altrove si chiamano aquari (pronunciato aguari) gli scoli d'acqua fra colline e nelle fenditure delle mede- » sime, che non arrivano ad essere torrenti. Un aquaro maggiore può aver dato il nome ad una località. Secondo alcuni, tra cui l'autorevole Kandler, Quaeri segnata presso il golfo di Trieste, potrebbe essere errore di amanuense in luogo di Capris (Capodistria). Il segno d'edificio sottoposto o accenna a qualche palazzo nei d'intorni di Salvore che è indicata col nome di Silvo lì appresso segnato, oppure quei bagni \marini nell' agro di Cittanova accennati nella seguente inscrizione trovata nello scorso secolo al tempo del vescovo di Parenzo Gaspare Negri e da lui ricuperata: COLONIS. INCOLIS PEREGRINIS LAVANDIS.GRATIS D. D. P. P. P. > Il sit« di questi bagni deve ancora venire rintracciato. Di bagni marini v' ha indizii presso altre città dell' Istria, bellissimi avanzi nella Valcadena sui Brioni ■ presso Pola. Ad III. Nella Tavola v'è bensi segnato due volte il nome d'Arsia, ma (almeno nella copia che ho sott'occhio) una volta coli'anteposto fi. cioè fluvius, l'altra con st. che indicherebbe statio, corrispondente alla città d'Arsia rammentataci dall'Anonimo ravennate qual prima città dell'Istria verso la Liburnia, come I indicò anche l'A. alla fine dell'articolo. Questa differenza sfuggì al Kandler il quale credette dover stare una volta Kar sìa l'altra fi. Arsia Ad IY. L' A. trattando della strada istriana segnata sulla Tavola, dice, seguendo il Kandler, che si dirigeva da Trieste verso mezzoggiorno a Ningum, Parentium, Arupinum. Pola; che scendendo la medesima da Trieste per Tribano di Buje giungeva sotto Grisignana al Quieto che l'Anonimo ravvennate chiama Ningone, poi per Castellier andava a Parenzo, continuando indi sotto S. Martino (sopra il culleo di Leme) verso Pola. Al Quieto dunque sotto Grisignana era quel Ningum indicato nell'Itinerario d'Antonino siccome una delle stazioni (mansio o mutatio). L'A. crede questo Niguin fosse luogo di qualche importanza e che distrutto dai barbari, fu riedificato dai bizantini nel sito dell'odierna Cittanova da essi chiamata Nea-polis,) secondo 1' Anonimo. Il Kandler che visitò attentamente il sito di Ningum (presso l'odierna Bastia), s'accertò dalla mancanza di rovine che non era grosso paese, ma semplice cambiatura di cavalli, (mutatio). L'A. sembra aver scambiato Ningum col castello di S. Giorgio oggidì S." Quaranta, di cui durano bellissime rovine, ed è posto nel territorio di Villanova circa cinque miglia al di sopra di Cittanova. Si fu appunto questo Castello che il vescovo Tommasini, il Coppo ed altri credettero l'antica Emonia, in luogo della quale, dopo la sua distruzione sorgesse l'odierna Cittanova Neapolis, o Novetium. Ma gli scrittori recenti si accordano nel ritenere che l'Emonia sia Cittanova, dove trovaronsi abbastanza iscrizioni roma- ne od altre antichità per confermarlo, oltreché il sito per una città vi è ben più propizio che a Castel S. Giorgio o alla Bastia. L'A. seguendo i vecchi nostri corografi, chiama Roviguo Arupinum, che fu città antica della Giapidia. E tempo di far cessare questo errore; Rovigno è Bubinum, così viene chiamato costantemente in antichi diplomi, e vi corrisponde il nome di Buigno ùntogli dall' Anonimo ravennate. Non prenda a mala parte 1' anonimo autore dell'articolo queste mie osservazioni; godo che gli studi archeologici e storici per l'addietro troppo trascurati, abbiamo in lui un cultore; se ve ne fossero parecchi che allo studio sui libri e carte aggiungessero le esplorazioni delle cose antiche sopra luogo, l'Istria, che ne ha ovunque in abbondanza, si manifesterebbe in sempre più bella Ince. C. D. F. Note sopra i Castellieri o Rovine preistoriche della penisola istriana del capitano R. F. BURTON, vicepresidente della Società Antropologica di Londra, e console di S. M. Britannica in Trieste Prima versione acconsentita dall'autore di N. M. G. istriana. Parte II. VISITA AI CASTELLIERI Discussione (Coni. V. N. IO) Il signor Lewis disse che basterebbe sapere al vero archeologo come gli avanzi fatti conoscere con tanta perizia dal capitano Burton sieno antichi e originali ; mentre invece 1' antropologo domanderebbe se avessero tali particolarità da identificarli con quelli di ogni altra parte del mondo. Per quanto egli potesse vedere, non vi erano di simili particolarità; rassomiglianze con alcune trincee britanniche ve ne potevano essere, ma nessuna che fosse sorta dal easo. Il capitano Burton accusò gli abitanti dei Castellieri di poligamia, senza recare, per quanto potè vedere, alcun fatto a sostegno del suo asserto ; ed egli crede che nessun popolo europeo sia mai stato inclinato alla poligamia, essendo 1* astinenza, se non interamente, almeno in parte, una caratteristica di quella razza. Il Presidente disse che 1' opuscolo è interessante pel fatto specialmente che noi non abbiamo alcuna notizia anteriore di questo soggetto. Nè Spon, nel suo Italiànisclie Dalmatische Beise-Beschreibung, nè Bia-soletto, Viaggi nelV Istria, il quale rammemora i viaggi del re di Sassonia, nè l4 opera ammirabile di Cas-sas, Voyage Pittoresque de V Istria ci danno alcun ragguaglio sopra i Castellieri. Il capitano Burton avea fatto alcune inchieste sui nomi locali, ed avea domandato l'opinione del Presidente sopra di essi. La parola foiba potrebb' essere un corrotto dell' illirico vàrtba, che vale „speluncus", o come altri suppone potrebbe derivare dal latina fovea, o dalla sua radice greca «pwXisa; oppure dal gotico alma acqua, prefisso da digamma; o da fluvius come fiume da flumen. L' origine celtica del nome di Pola è improbabile. La derivazione usuale è da Pietas Julia, che vale quanto Frejus e Friuli, da Forum Julii ; ma il capitano Burton crede che un passo di Plinio „Pola" ora Pietas Julia provi essere l'appellazione di Pola più antica. Pula è la forma illirica del nome, e in quella lingua poi è mezzo; polje, polja è campo; e puldina si tradurebbe per „foramen." Di più in antiche iscrizioni italiche, Pola è usata come nome proprio invece di Paula, a guisa del mascolino Polus per Paulus. La maglie di Lucano appellavasi Polla Argentana, e leggesi in Cicerone di un Servio Pola. Havvi un fiume Pola in Russia, e sei località della Spagna nelle quali la parola Pola è parte ; come a mo' d' esempio Pola de Allande. Evvi il lago Paola presso Velletri ; Paolo in Calabria ; Porto de Palo presso Siracusa, ed un Porto Morto S. Paolo al nord di Pola in Istria. Y'ha chi dice che i Colchi nello inseguire gli Argonauti non essendo più in grado di compiere la loro missione, prendessero stanza in Istria e fondassero Pola, il cui nome nel loro linguaggio significa „esilio". Questa o-pinione sembra originasse da un verso di Callimaco, menzionato da Strabone, che chiama il luogo Actupcv firpBwv. Io non trovo alcuna parola pola di tale significato in nessun dialetto del distretto de' Colchi; ma ciò nulla pioverebbe, perchè con vocabolarii così imperfetti che noi possediamo, non possiamo pretendere di ritrovarla. Bochart inclina per la derivazione dall' ebraico pala, separare, anferre, amovere. Tale derivazione ammette che il linguaggio Coleo avesse una parola di eguale origine, e l'ebraico ha di più parecchie parole per »esilio", nessuna delle quali proviene da pala. Circa poi il nome »Istria" dicesi che i Colchi avendo rimontato 1' Istro, cioè il Danubio, passassero da questo fiume nell' Adriatico, e che chiamassero l'Istria dall'Istro,- ma come osserva Spon, se i Colchi fossero proceduti dall' Istro all' Adriatico, essi avrebbero dovuto portare i loro vascelli sulle spalle, stan-techè non havvi comunicazione d' acqua tra questo fiume e l'Adriatico. Qualche cosa su tale riguardo è menzionata da Plinio; solamente quest'ultimo li fa passare nell'Adriatico per la via della Sava. Infatti la supposizione ridicola di Spon, sembra sia fondata sul-f asserzione di Plinio. Che i Colchi possano avere raggiunta 1! Istria dall' imboccatura dell' Istro, dal Mar Nero, e dai Dardanelli è affatto altra cosa. Si può qui notare che la Stiria deriva i suoi nomi dal fiume Ste-yer (la stessa parola etimologica d' Istro) piccolo fiume che dà il nome a Steyer e Steyerdorf, e sbocca nel Danubio precisamente sotto Linz. Altre derivazioni del nome Istria possono provenire dagli Istri o Histri, un antico popolo Illirico col quale i Romani ebbero parecchie guerre. Essendo ancora l'Istria quasi circondata dall' acqua, il nome può essere derivato dal celtico dwr, acqua ; il quale colla prefissa sibilante si ritrova nei nomi dei fiumi europei Stour, Stor, Stur, Styr, Stura, Astura, Oyster ecc. Di più, succede frequentemente che dei grandi distretti prendono il nome da città ; come Yorkshire da York, Derbyskire da Derby, ece ; cosicché il nome d'Istria può derivare dall' Asturon phu-gadon di Callimaco, ac-rupov essendo un diminutivo di aito, città, nome applicato ad Atene „par excellence." Se- condo Paulus (ex Festo) ed altri, furono chiamati così gl' istriani Histriones perchè vennero i primi dall' I-stria; ma Yalerius Maximus e Plutarco opinano differentemente : essi derivano la parola histrio dall' etrusco hister, ludio. (Continua) Bollettino bibliografico Chiacchere alla buona di Nane Castaldo a suoi amiei serieultori del Feltrino. Recenti vicende dell' industria serica. Un po' di storia della medesima. Riabilitazione delle piccole filande. Feltro premiata tipografia soc. Panfilo Castaldi. 1877. A beneficio del fondo per quella Casa di Ricovero. Il valente scrittore che si cela sotto il modesto nome di Nane Castaldo, apprezzato anche da noi quale strenuo agronomo, guadagnò ben meritamente una chiara rinomanza avendo assunto l'apostolato di spargere l'i-struzione agraria conforme ai dettami della scienza o-dierua nou disgiunta dall'empirismo. Alcuni anni or sono fu encomiato da questo stesso periodico (an. IV -1870) un suo lavoro sulla viticoltura ch'ebbe ovunque un meritato successo, ed ora egli ci presenta queste Chiacchere alla buona, che si potrebbero piuttosto chiamare il Vademecum per chi intende coltivare la sericoltura come lo vogliono le moderne esigenze. Il grande pregio poi dello stile di Nane Castaldo è di non.fare mai uso di alcun termine astratto per indicare cose materiali, ed egli ci offre così un modello di scrivere popolare e alla portata di qualsiasi intelligenza. I nostri comprovinciali leggano le belle pagine che annunciamo e siamo certi di non errare dicendo che troverauno in esse conforti par ridestare anche tra noi l'importante ramo d'industria. --mn-f--- È uscita una nuova edizione dei versi di Giacomo Zanella pubblicata dal Lemonnier. In questa ristampa il simpatico poeta ha gettati al fuoco molti fra i suoi versi giovanili, e ne ha aggiunti molti d'inediti. La poesia di lui esce da un cuore che crede sinceramente, ed è come una soave nota in mezzo al frastuono della età presente; ma del resto egli stesso s'accorge che "il mondo non è con lui „ e che nel tumulto della vita moderna, la sua voco si perde. 0 di futuri Elisi — Intimi lampi e desideri immensi — Dal secolo derisi — Che a moribondo nume arde V incenso — Chiudetevi nel canto — Dei solingo poeta. Ricevuto il prezzo d'associazione : Domenico Ravasini — Isola — anno corrente ; lAntonio Bottolo — Dignano — anno corrente ; Vidacovich ayr. Girolamo — Triesta anno corrente.