Anno VI Capodistria, Agosto-Settembre 1908. N. 8-9 PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSTLE Vaglia, manoscritti e cose attinenti tanto alfamministrazione quanto alla redazione del giornale vanno indirizzati al Signor GIULIANO TESSARI — Capodistria. Su quale isola deli1 filiirio sia stato rinchiuso C. Antonio, logotenente di Cesare, dalla squadra pompeiana I' anno 49 a. Cr. *) Scoppiata la guerra civile tra Cesare e Pompeo 1' anno 49 a. Cr., Cesare, dopo aver preso Roma, sconlitto i Pompeiani di Spagna e conclotto a termine altre imprese (occupazionc della Sardegna, della Sicilia ecc.), si preparo a guerreggiare Pompeo, il quale appena aveva saputo che Cesare era, oltre il Rubicone, entrato eol suo esercito in Italia, da Roma s'era rifugiato a Brindisi con la maggior parte dei senatori, e cli la era passato a Di/rrhachunn (I)urazzo) nell'Illirio, abbando-nanclo a Cesare tutta la parte occidentale deli' i m pero romano e riunenda sotto il suo potere la orientale. Cosi continuo anche in questa seconda guerra civile (come nella prima tra Mario *) L' argomento e stato trattato nel periodico «La Dalmazia», 30 ottobre 1845, X. 27, da X. Ostoieh, il quale viene pure alla mia conclu-sioue. Visto pero che alle osservazioni deli' Ostoieh, altre aneora se ne possouo aggiungere in seguito alle scoperte di piu recenti documenti e visto aneora come «La Dalmazia» sia un periodico oggimai troppo raro a trovarsi, mi proposi di trattare novamente 1' argomento, affin che esso sia a disposizione piu accessibile di coloro che della nostra storia inten (lono oeeuparsi. Per le citazioni di storici antichi mi sono servito delle recenti edi-zioni di testo della Teubneriana di Lipsia. Avrei voluto consultare anche 1' opuseolo di G. Zippel «Die romisehe Herrschaft in Illyrien bis auf Au-gustus», ma per (juanto 1' abbia cercato non uii fu possibile ritrovarlo in alcun luogo. Molte volte invece di mandare il lettore a un passo citato, riporto 1'intero passo deli'autore, se questo a da servirmi per 1'analisi di poi. e Si 11 a) quella lotta lunga e dilaniatrice tra 1' oiiento c 1' occi-dente romano, la quale ebbc fine appena con la sconfltta di Antonio da parte di Augusto (Agrippa) ad Azio (31 a. Cr.). Mentre Cesare era ancora nella Spagna, M. Antonio stava a capo di Roma quale propretore. La flotta del Tirreno era capitanata da Q. Ortensio, figlio del celebre oratore, quella deli' Aclriatico da P. Dolabella 1). Nell' Illirio, sopra un' isola, stava il logotencnte di Cesare, C. Antonio, con due legioni, e tra quest' isola e la terra ferma era venuto Dolabella con quaranta navi. M. Antonio e L. Scribonio Libone 2), ammiragli di Pompeo, il primo comandante la squadra greca, il secotulo 1' illirica 3), si erano spiuti contro Dolabella e 1' avevano anche seonfitto, tagliando in tal guisa le comunicazioni di C. Antonio con il continente '). Vennero allora in aiuto di quest' ultimo alcune truppe dali'Italia, sotto il comando di Basilio e dello storico Sallustio e dal Tirreno la squadra stessa di Ortensio. Queste milizie pero non riuscirono a nulla e Antonio fu abbandonato alla sua sorte 5). Poco dopo egli dovette eapitolare dinanzi ai Pompeiani. Tranne poche divisioni, che si salvarono sopra zattere sulla terra ferma, o, anzi che cadere in mano al nemieo, combaftendo eroieamente trovarono la morte, 15 coorti dovettero consegnare le armi e, trasportate in Macedonia, furono aggregate alle truppe di Pompeo. Cosi fini questa guerra neH'Adriatico con la seconda scon-fitta delle milizie cesariane in quell' anno7). Conseguenza ne fu che diversi piccoli stati greci, fra i quali Issa (Lissa) pas- ') Appiano To>(iwi ("Ejx-f->X;a) B, 41. *) Cosi da i notni Giulio Cesare (Bellum eivile III, 5), Dionc Cassio (l\1.;i.a.v.;i btoo-a XLI, 40), Orosio (VI, 18); Floro invece (II, 13) riuuendo i due nomi ne da quello d' una sola persona : Octavius Liho, il che natu- ralmente e errato e fu giustamente corretto dal Froinsheim nella sna edi-zione di Floro. Gia 1' edizione elzeviriana del 1671 porta questa correzione. 3) Cesare op. cit. III, 5. *) Lucano «Pharsalia» IV, 406 e segg. ») Orosio VI, 13: Ba-iiliits et SaUmtiun dicidentes legiones, quibux praeemnt, similiter et Antoniu.i, Hortemius quoquc cib infimo vari cuvi classe concurrens, omnen pariler adversm Octavium et Libonem profeeti et met i sunt. *) Dione Cassio, op. cit. TjXI, 40. 7) La prima era stata quella di Curione, in Africa, PAGINE ISTRI ANE 17! sarono a Pompeo. Salona (Spalato) e Lisso (Alexios) rimasero tedeii a Cesare e respinsero parecchi assalti de' Pompeiani. Questi i fatti ehe leggonsi nelle Istorie, le quali pero non sono tutte eoncordi nel preeisare 1' isola deli' Adriatico, nella quale era stato rinchinso C. Antonio. Sara nostro compito di indagare, per quanto ci sia possibile, qnale sia stata vera-mente quest' isola, basandoci sulle testimonianze degli antichi storiograti, che trattarono gli avvenimenti di quest'epoca e su certi critert, che da queste verremo man mano sviluppando. Teodoro Mommsen M narrando questa guerra fa senz'altro il nome di Curicta (Veglia nel Ouarnero) per 1' isola su cui avrebbe dovuto capitolarc C. Antonio; Benedetto Niese *) indica invece 1' isola di Korhijra Melaina (Curzola, nella Dalmazia). Altri storici si decidono per 1' una o per 1' altra per modo che non s; riusci a preeisare con certezza quale essa sia veramente. Donde questa diversitči d' opinioni ? Nei Commentarii cle bello civili di Giulio Cesare non si fa parola di questa guerra; soio in un passo (L. III, 10, 5) si trova un aeeen.no alla dedizione di Antonio nelle parole: ....Antonii mililum ded i t ione ad Corcijram. Coreijra e Corfu, dove pero e eseluso che siano avvenute tali cose, per motivi che piu tardi vedremo. Aleuni pensarono quindi di sostituire a Coreijra Curicta, ammettendo un errore deli'amanuense, che copio ii manoscritto 3). Altri, pur ammettendo la distrazione del mede-simo, sostennero che questi aveva dimenticato 1' epiteto di Coreijra, cioe Melaina o Nigra e trasportarono la guerra al-1' isola di Curzola. Difatto se esaminiamo un po' i detti Commentari di Cesare, potremo ripetere quanto disse Curt Wachsmuth nella sua »Einleitung in das Studium der alten Geschichte» (Leipzig 1895, pg. 663), che cioe questi differiscono molto dagli altri, De bello gatlico, e per instabilita di narrazione e per le omis-sioni spesse ne restano tanto interiori, da non sembrare che, in quella forma fossero stati destinati alla publicazione. Cesare li scrisse, come si sa, 1' anno 45, c in gran fretta, perche a lui premeva di poter con questi dimostrare al popolo che la causa della guerra eivile erano stali il senato e Pompeo e non lui. ') RSvnische Geschichte III, pag. 340. 21 Gnindriss der riini. Geseli. Muiiehcn 1897 pg. 15(1. :l! Vedi llennea Vol, II, pag, 145: «Zu Caesar» di T. Mommsen. Considerate tali cose non e impossibile che, per la fretta con cui furono scritti, copiati e divulgati i Connnentari, si com-mettessero degli errori, uno fra i quali potrebbe cssere appunto il nostro: Corcjjra per Curicta; come del resto non e impos-sibile che Cesarc stesso, il quale non prese parte a questa guerra, perche era allora in Ispagna, sia stato male, o poco informato del luogo ove essa avvenne e sia quindi incorso nel-1'errore, di cui ora si parla, indicando un luogo anzi che un altro. Tanto, visto lo scopo deli' opera, era per lui indifferente. Se consultiamo gli storici anticlii, che di questo tempo s' occuparono, troviamo pur in loro quest,a diversita cl' indica-zioni: alcuni portano Corcyra, altri Curicta. E si spiega. In primo luogo di copie dei Commentari di Cesare ne saranno state fatte molte e forse non tutte con questo stesso errore (se esso non deriva direttamente dali' autore), per modo che gli storici posteriori, a seconda della. copia che adoperavano per fonte riportavano anche il nome deli' isola. Poi di queste guerre civili non solo Cesare scrisse la storia in quel tempo, ma noi sappiamo che anche Asinio Pollione, che visse dal 7(5 a. Cr. al 5 cl. Cr. scrisse una storia di Roma dali' anno 60 a. Cr. lino circa alla battaglia di Filippi (42 a. Cr.)'). Ci e noto anche in qual conto questo scrittore tenesse le oi>ere di Cesare, che egli cliceva composte poco diligentemente e con poca verita •). Pollione, che poca fede prestava a Cesare, attinse senza clubbio anche d' altre parti per la sua storia e narrando la guerra illirica nomino forse la vera isola, su cui ebbero luogo gli avvenimenti teste descritti. Degli storici posteriori alcuni dunque possonsi esser ser-viti di Cesare quale fonte per la seconda guerra civile, altri di Asinio Pollione, donde si comprende di leggeri la poca con-cordanza di certe loro narrazioni. Altri ancora, per la discor-danza delle due fonti che consultavano, si espressero vagamente senza stare ne per 1' una ne per 1' al tra, come appunto sarebbe 1) Suida da ali' opera di Pollione il seguente titolo : llspt w> iji-fj-TY(C 'Piuar^ K iX;ij.ou, iv 1x0' Ejir "-*v K 7. t -':. y -£ x v. i llof.Trr^oc. 2) Svetonio — Cesare 56 : Poltio Asinius pctrum diligenter parumqiie integra veritate compositos putat, cum Caenar pleragne et quae per atios ercint gesta, temere crediderit, et quae per se, vel considto vel etiam memoria lapsus perperam ediderit; existiviatqiie rescripturum et correcturum fuisse, Altro che storico inolto autorevole, come lo chiaiua 1' Ostoich ! PAGlNE ISTRIANE 173 nel nostro caso, dove alcuni storic.i, senza precisare il teatro della guerra, vagamente ne indicarono 1' Ulirio. Dalla Periocha CX di Tito Livio, che tratta questo fatto d' armi sembrerebbe che anche codesto autore siasi espresso cosi vagamente se Floro, uno degli e.rcerptores di Tito Livio non nominasse Corcyrat). Da cio si dovrebbe presumere che Livio o siasi appog-giato per questa guerra a Cesare ed abbia trascritto Corajra anzi che Curicta, o abbia citato ambidue le opinioni, quella di Cesare cioe e quella di Pollione. Riguardo alla lezione di Floro osserviamo pero che gi;i il Rabenio e il Salmasio, nelle loro edizioni di Floro anno cangiato il Corci/reo littore in, Curictico littore, per cui le odierne edizioni di Floro portano quest' ultima lezione 3). Degli altri storici che seguono, nessuno fa cenno del luogo speciale ove si eombatte, limitandosi a dire che ci6 fu nell' Illirio o in quei dipressi *). Dione Cassio che per il nostro caso dovrebbe esser iiuportantissimo, perche essendo stato a lungo praefeclm in Dalmazia, dovrebbe conoscere bene quei luoghi e darci quindi una esatta relazione d i questa guerra, si espresse pure vagamente come gli altri, dicendo che le truppe d' Antonio erano state rinchiuse in una piccola isola (!'; r? v/j-j-8i6v i'.) della Dalmazia. 1) C. Antonins legatus Caesaris male contra Pompeianos in Illirico rebus gestis, captus est. 2) II, 13, 31 : Oum fauces Adriatici mori s inssi oecnpare Dolabella e t Antonins, ille Illgrico, hic Corcyraeo littore castra posuissent, iam mare late tenente Pompeio, repente legatus eius Octavins Liho ingentibns copiis classicorum utrumgue circumvenit, deditionem fames extorsit Antonio. 3) Nella traduzione di Floro, che fece il prof. Celestino Massueco, leggesi pure Veglia, anzi clie Corfu o Curzola. 4) Sretonio — Cesare 36: .... C. Antonins in Illgrico in adversa-riorum devenit potestatem, P. Dolabella classem in eodem Illgrico, CN. Domitius Calvinus in Ponto exercitum amiserunt. — Appiano op. cit. B, 47 : Kal tujv aOTUiv ■»jfj.EpOuv Avtu>vco's ts tceoI tt(v 'DAopiža tjttžto i)icci "0*ta'>u;ou Uo^nijim OTpairjoOvTi? .... — Dione Cassio op. cit. XLI, 40: 'Ev (j) 8e tocjt' sv te ty cPui|r(j xat Iv r/j 'l(5vjpia ŠY;Tvet0 Mdpv. ; (jlsv '0*tau:o; xal Ao6" tou flojiictjiou vai>tixu> jrpuijjiEVOi. y.al (ietoi tooto Patov 'Avttoviov snr/fxrjva: cl, žftE^aavTa sc: te vr(ocžiov tc v.aTE-vAsiaav v.avTau^Ja izoog te tu>v litt^iupiiuv š-fY.ato.Xti'f bi'/Ta v. al X'.(jlu) jcstaflEVTa iraaa')8l tt).y(v b/.i-fuuv eiX':V E? te -fic ttjv v-nstpov ŠffOTjiav TIVčg aiTCUV S'.a{p')f'j'/Tsc, v.*\ ETspoc ev aysS;at; 5 ar.lšovrsi y.al a)aav.'J|).Evo! afdq auTob; ETCEypriaavT'). Da questi storici dunque nulla di positivo. Tornereuio a loro per vedere se dalle narrazioni che ci fecero si pu6 venir a qualche conclusione. Passiarao ora a Lucano, che scrisse pure la guerra civile cli Cesare, ma in poesia. Nella sua «Pharsalia» Lucano ricorda anche cjuesta guerra, e ci da con eertezza anche il nome degli abitanti deli' isola in discussione. Nel libro IV, Versi 397-405 leggiamo: Non eadem belli totum fortuna per orbem Constitit: in partes alicjuid sed Caesaris atisa ost, Qua maris Adriatici longas ferit unda Solonas, 400 Et tepiduin in inolles Zephyros exeurrit Jader. Hie bellaci contisus gente Curetum, Quos alit Adriatico telhis circumflua ponto, Clauditur extrcma residens, Antonius ora, Cautus ab incursu belli si sola reeedat Expugnat quae tuta, fames1). Antonio contida nella gente bellicosa dei Cureti, abitanti di Curicta (Veglia). Perche Lucano non scrisse piu regolar-mente Curictarmn (Plinio chiama Curictae gli incligeni del-1'isola cli Veglia) anzi che Curetum ! Qui rispondo giustamente 1' Ostoieh che, trattandosi cli poesia, Curictarum sarebbe sta ta una forma troppo dura, cptindi per evitarne 1' asprezza il poeta la cangio in Curetum. Sarebbe ora interessante sapere cjtiale fonte abbia con-sultato Lucano per questi fatti. Si sa che per la sua Farsaglia in generale si servl molto cli Livio; del quale, come piu sopra l) Traduzione di Francesco Cassi (Pesaro 1826, pag. 168 e seg. V. 823-887): Non pero in ogni loco la fortuna Mostrava un viso. Ma crucciosa a danno Delle cesaree parti si volgea Uove 1' adriaco mar si frange ai liti Della lunga Solona e incontro ai ntolli Zeffiri si devolve la riviera Del Giadero tepente. Antonio Caio Quivi reggea 1' armi di Giulio : e tutto Confidato nel cor de' bellicosi Cureti, dentro la munita e forte Loro isoletta erasi messo ad oste : Ove sicuro d' ogni avverso assalto Tenuto si saria, se gli era dato • D' allontanar la certa espugnatrice, Di tutti propugnacoli, la farne. PAGINE LSTRiANK fu detto, non sappiamo se abbia citato il nome deli'isola in parola. Cio servirebbe ad avvalorare la n ostra opinione, enun-eiata gia prima, clie Livio cioe avessc citato ambidue le fonti da iui consultate in proposito, ossia Oesare, clie porta Corcijra e Asinio Pollione, clie, come supponemmo avrebbe dovuto portare Citriela, alla quale si sarebbe tenuto Lueano. Oppure dobbiamo ammettere, il clie forse sarebbe piu giusto, che Lueano stesso abbia avuto, oltre ali' opera di Livio, qualche al tra fonte a sua disposizione, forse la storia stessa di Pollione, o quella delle guerre civili del retore Seneca, che sappiamo aver conosciuto i' opera di Pollione, perche di questi nelle Epistulae (100, 7) e nelle Conlroversiae (4. praef. 3) ci lascio due giudizi'). Sia neH'un modo o nell'altro la cosa, noi riteniamo che Lueano abbia ragione, quando serive che C. Antonio fu rin-chiuso nell' isola di Veglia, perche, come ora vedremo, e dalla sua narrazione e da quella degli altri storici nessun' altra isola eorrisponde meglio di questa al teatro dei fatti che si vengono qua e la narrando. Pharsalia IV. 427 e sg.: Tunc freta servantur, dum se declivibus undis Aestus agat, refluoque mari nudentur arenae. ibidem 450 e sgg.: .....medio suspendit vincula pouto Et laxas fluitare sinit religatqme catenas Rupis ab Illyricae seopulis, nec prima, nec illa Quae sequitur, tardata ratis, sed tertia moles Haesit et ad eautes adducto fune secuta est. In ambidue i posti si parla del tiusso e rifiusso del mare; nel primo il poeta deserive la fabbricazione di zattere da parte di alcuni cesariani rinehiusi sull' isola per potersi salvare con quelle sul continente. Le zattere, fatte, vengono dalla marea stessa accolte tra 1' onde. La marea quindi e molto sensibile presso quest'isola. Nel secondo caso il poeta non parla della marea, ma questa e sottointesa. II nemico accortosi dei pre- E opinione di G, Rossbach (De Sen. phil. librorum rečen sione et emendaiione — Bresslauer phil. Abh. 2. V. 3. H 1888, pag. 170) che Ln-cano siasi realmente servito delle guerre civili di Seneca il veechio come fonte principale per la sua Farsaglia. 176 PAGINE i STRI A Ni'! parativi di fuga tende tranelli preparando sott' acqua catene e corde, per modo che i navigli avversari ne restino impi gliati. Due navigli perč passano oltre liberamente, un terzo, di maggior mole, vi si impiglia, Gli assedianti non avevano tenuto conto della marea, la quale crescendo avrebbe allonta-nato gl' inganni subacquei dalla superfiee del mare, tanto che due navi possono passar oltre. Questo secondo caso b narrato anehe da Floro, il quale cosi conferma la nostra supposizione; anzi di piu dice che anehe le due prime navi restarono impigliate tra le luni, ma che poi furono sbrigate dalla marea, prima che il nemico fosse arrivato a raggiungerle ')• Concludiamo che qui dovevasi trattare della sola Curicta, la quale, posta ali' estremit^i dell'Adriatieo, per il soverehio ingrossare deli' acqua ehe non k sfogo nel Seno Flanatico e Liburnico, doveva piu d" ogni altra sentire il flusso e il riflusso deli' onde. Cid che non sarebbe possibile, almeno in modo si forte, alle due Corcire, perchč poste entrambe in mare aperto. E un tanto 1' avrebbe saputo anehe Lucano, il quale nella stessa sua opera m ostra cli conoscere, e bene, 1'isola cli Corcyra (Corfu) quando a versi 622 del libro II serive: Hinc late. patet omtie fretum, sen vela fernntur In portus Corcyra tuos, sen laeva petatur Illvris, jonias vergens Epidamnus in undas. II fatto stesso che alcune d i vision i di soldati si siano salvate o abbiano tentato di salvarsi con delle zattere sulla terra ferma fa supporre che 1'isola era molto vicina al conti-nente; a Veglia soltanto eio sarebbe stato possibile. E che eio sia avvenuto non solo Lucano Io disse, ma anehe Livio, Dione Cassio, Floro l'&nno amniesso nei passi da noi riportati nelle note. La deserizione che fa Lucano del luogo ove fu catturata la nave dei eesariani non pno esser altra che quella che si farebbe aneor oggi del canale della Farasina 2). *) U, B, 32: Missae .... rates, quctlin inopia navium feceruvt: nova Pompeianomm arte Cilicium aetis sub mari funibus, captae guani per indaginem. Duas tamen aesfus explicavit: una quae Opiterginos fe-rebat, in vadiš haesit, memorandumqne posteris eseitum dedit. *) Vedi , Milnim, Vallardi p. 280-81. elegante diseorso alla balena di Iona e, quando si črede voglia predicar sopra i fatti della vita di Gesu, «v'insegna invece a seri vere un'epistola» ; per citare due sentenze di Sallustio o di Plutarco fa un intero corso di storia romana. Nell'argomento 6 snervato, difflcilmente prende a cuore il soggetto da lui trat-tato. — 11 prete di s. Lorenzo pare abbia »imparato a parlare sul principio di questo secolo e che tutti gli anni abbia sudato su le prose d'Agostino Mascardi*), per riuscire ad avere con 24 sillabe per ogni membro un periodo rotondo». Ora fa una «dolce apostrofe a Cristo con 4 divotissimi oime»; ora reci ta mezzo Deuteronomio o mezzo libro dei Giudici. Ha un ingeguo mediocre. Piccante e la chiusa deli' anonimo, nella quale scrive che fra gli uditori c' era una bellissima donna, «le di cui pupille lo persuadevano del paradiso»; immagina poi come la descri-verebbei-o i sunnominati predicatori: il prete di s. Lorenzo di-rebbe «che rassomiglia all'Aurora, quanclo semina il mare di perle o il terreno di flori*; il somaseo che «la natura ha sparso sul di lei volto tutte le grazie, di cui disponeva; il barnabita «che il mirarla in cniesa sarebbe un metter la devozione in pericolo d'apostasia, e lasciare in sugli altari rimmagini sacre in penuria di sguardi*. Dal giudizio dell'anonimo vediamo che due sono le correnti che attraversano 1' eloquenza sacra del sec. XVIII: da una parte una tenue e, in qualche easo, anche esagerata vena d'umanesimo, dalPaltra parte un dilagante se-centismo. E non 6 da maravigliarsene, giacche si sa che l'eloquenza sacra del sec. XVIII non fu altro che una continuazione di quella del sec-ento, che anch'essa come quella del secolo pre-cedente non fu altro che uno sfoggio pomposo di frasi, di de-scrizioni, d'immagini strane, a scapito del concetto; che gran parte ebbe in essa anche 1'elemento profano, sicche neilo spa-zio di un' ora 1'uditorio si vedeva sfilar innanzi brani di storia, cicalate interminabili messe in bocca ad antichi romani, enu-merazioni di cose spettanti a varie a rti come all'architettura, alla guerra e cosi via. Mario Udiua. Cfr. Bellnni: «11 Seicento», 340-41. Dal „TT?io paese"' (Jori ti, cori mi, aucuo xe un mondo Dove se vendi le saete a chilo; Icaro adesso no i lo ciama tondo, Perche de la madassa el strenzi el filo. Sti veci 'varia dito co' la flema: — Xe bel, co' bel; ma tuti i nervi trema A ste bulade che 110 cala el pressio De la carne, del pan e dei sardoni. Le vedo quele ociade de clespressio Li vedo 1& depenti i nostri noni, Che i ne dise, sofiandose po' el naso: — No va, putei! qua, per scomessa un baso! Ma lassemo queli' epoclie de caltna, Quando i noni coi dei nel samparel **), 1 pensava piu al dindio che a la palma De catar novita, s/armiando el tiel Per digerir piu bon: alora i nervi No i comandava mai, ma i gera servi. Ma varda ancuo, e . . . eiote un orno in mira E la un confronto con un de quel' et&; Duto el zorno el moderno te sospira, Da nervoso el te parla o da insempia, I noni invege sensa rane e fote Farne a pranso i gaveva e s6no a note. *) L' autore s' attiene ncll'ortografia strettamente alla pronuncia dei vecchi eapodistriani. Regaliamo ai lettori questo brano di un poemetto dialettale, ehe probabilmente vedra la luee in occasione di una prossima festa cittadina, strappato alla cortesia deli' autore ehe fu sempre restio alla pubblieazione delle sue graziose poesie. (N. D.) **) Qualita di tabaeco da nase usato aneora oggi. Duto a vapor e a Jetrico in zornada; Duto in furia se fa fin i malani; El fermarse un tantin xe una secada, Una rovina pei moderni nani, Se eredi d' esser svelti e infati semo . . . Dove 'rivai ? . . . co' la salute in stremo. Fili per aria intressa le contrade, Feri fumanti te sopressa el mar; Sparavieri *) de tela fa svolade Le rondole volendo simiotar! .... Dei omeni la boria xe apagada; Ma quela sassia poco, via, in zornada. Come se gambia i tempi, Gesu mio! Pili no se parla no se ta a quel modo; No se dise piu barba, ma mio zio; Co' un žita molisin che te va in brodo: Anciio se vol parlar a la toscana E se sbara, putei, qualche pansana! Sto lisso venessiau come '1 veludo Missiarlo con stramboti da sucon ? El xe un peca! . . . lassemolo pur nudo Come Dio lo ga da e, per bon ton. No stemo a simiotar le cargadure, Che in boca nost a le deventa dure. A la traversa dirghe ei mio tjrenibiale, La ebtola ciamar la mia sottana, No so trati vo piu, ma servisiale, E la comare po' ciamar .... mammana! Che lusso, che piacer! .... 'desso italiani Semo de fato, se sa, no venessiani! Fin ch' un studii te nuda in aqua fonda, Lassemolo nudar, lu no '1 se nega; Ma, §erta zente sensa testa, tonda, Ch'invege de 'mendar la lengua .... i sbrega; Che i te parla a 'sto modo: (oh, che bel gusto!) — II coraetto di Dante, per .... il busto; *) Speeie di rapaci appartenente alla classe dei falelii. Che un posso inesorabile i ga in corte, E, lote sora fote destirando, La lengua bona i t; invelena a morte 111 esorabili nente sdotora n do, Butandola magari in fiorentin Co' un eerto far de meea c de 'sassin, Aloia rac vien vogia de mandarli In so santa malora sti buloti, Che, perche i čredi che la lengua parli E no el (jervel, i sprotena strarnboti .... Roba del resto, cio, montada in scagno Che merita lavarla co 'sto bagno. No i lo capissi forse 'sto dialetoV .... Se dopo do tre altri el xe 1 piu bel! Črede che '1 sicilian o el menegheto Sia forse megio? .... ma va la, fradel! .... Ti stara strolegando incocali E in fondo ti dira: — no go capi. Perche mo' contrastar? .... gusto xe gusto, Dise 'I gatin coi naso soto coda; — Mi go da '1 mio parer, se po '1 xe ingiusto, No me vien, no me va: . . . . la sani. moda .... - Pasensia, Bara 'Drea, ti a perso el fia; . . . . Ma, dopo tuto, almanco m' 6 sfoga! Bara 'Drea Cieeroii. © A Xa fiera e i! palio a Cherso. Nell'agosto del 1543 il Consiglio della comunita di Cherso, convocato nella sala pretoria, delibera di mandare ambascia-tori a Štefan o Tiepolo, capitano general da mar temporanea-mente di Galea ad Ossero, per impetrare nt dignctur conce- dere hitim terme Vhersi, fieri nundinas in die sen festo s. Mariae niuis de mense aag.lt' singulo anno: quae mit liberae el franclie ah omnibus angarijs et datijs l). Inoltre per interce-dere, che il rappresentante deli' illustrissimo ed eccellentissimo Dom i ni o desse facolfii al Comune di spendere ducati dieci in una pallio: Curn hac expressa deelaratione qnod nemo qai non tiabet suos sclupones proprios se a arcnbmos Ihrarre naleat nec possit2). Due documenti, che si leggono a pagg. 266-67 dello >S(a-tuto, ei fanno sapere come il Tiepolo abbia esaadito senz' altro le domande dei fedelissimi isolani, che non ledevano puiito gli interessi della Repubhliea. I. Nos Stephanus Theupolo pro Illustrissimo, et EseelleuUssiino Dno. Do. Venetiarum etc. Capitanens Generalis Maris. Desiderando la Spettabilo Comnmnita di Cherso si come ne ha per suoi Ambasciatori fatto supplicar di potor far in ditta terra di Cherso ogni anno una fiera franea, et libera d' ogni daeio, ouer gabella. ita che ogni sorte, de roba si nostrana, eomo forastiera si possino vender, et estrazer, senza pajfamento alcuno di dacio, ouer gabella, in tempo di essa fiera, la qual cominziar debbia il gioruo della nostra Donna della Neue il Mese di Agosto, aceio possino hauer questa poca eominoditii, et hauendo risposto el Magnifico Conte di detta Citta osser degni di tal gratia, attentocho la Illustrissinia Signoria non e interessada saluo de 1111 poco del dacio del Trentesimo, che saria una miseria, perche ii resto do altri dacij 6 della Communita, no ha apparso voler gratificar detta Com-munita, et cosi con la auttorita del Capitaneato nostro General da Mar, li concedemo licenza cli poter far la ditta fiera quattro giorni auanti ditta Madonnn della Neue, et quattro dappoi, totalmente, che in tutto slano otto giorni solamente, con li modi et couditioni, come e ditto di sopra a beneplaeito della UlustriRsima Signoria, et cosi commettemo al preselite Magnifico Conte di Cherso, et Ossero, et Sueeessori suoi, et altri a chi spetta, che debbino osseruar inuiolabilmente quanto di sopra si contiene. Di Galea nel Porto da Ossero alli 14 agosto 154.'!. Stophamts Theupulo Capitanens Generalis Maris. II. Nos Stephanus Theupulo pro Illustrissimo Due. Do. Vonetiarnm etc. Capitanens Generalis Maris. Ne hanno humilmente supplicato li oratori della Spettabilo Communita di Cherso, che vogliamo osser conteuti coneoderli, che nel giorno 4) Cfr. TAbro II de' Consigli, n.° 14 dol nostro archivio, a carte 134 t.° ms. 2) Vedi 1. c. PAGIXK iSTfilANT, della nostra Donna flella Neue, ehe vien nel Mese di Agosto, ehe šara la fiera, se debli a trazer de seioppo, et areobuso un palio de due.. 10. delli danari della Illustrissima Signoria da tutti li Isolaui di detta Terra, aceio se possino esercitar, et in qualche bisogno si possa la ditta Illustrissima Signoria seruirse de loro ; Onde. hauendo fatto noi risponder sopra cio al Magnifico Con te di Clierso, il qual con suo giuramento risponde esser degni della soprascritta, gratia con questa condition, che tutti quelli, che non haueranno il suo schioppo, ouer areobuso non possano trazer, et trazendo, che faccino botta quella sia nulla. Habbiamo voluto esaudirli, et cosi con 1' auttorita del Capitaneato 11 ostro General da Mar Commettemo a voi Magnifico Conte di Cherso, che dobbiate far trazer nel ditto giorno della nostra Donna de schioppo ouer areobuso a tutti li ditti Isolani, un palio de ducati diese, da esser pagato la mitta delli danari della Illustrissima Sig-noria, et I'altra mitta per quella Spettabile Communita, con li modi, et conditioni, che in la risposta soprascritta di vostra Magnificentia contien, aceio la ditta Illustrissima Signoria in qualche occorrenza si possa di qnelli preualer. Di Galca nel Porto di Ossero alli 14. Agosto 1543. Stephanus Theupnlo Capitaneus Generalis Maris. Ottenuta la concessione, la fiera incomineiava 1' anno seguente. A sorvegliare il movimento del gran mereato an-nuale e a dirigere i festeggiamenti, fu chiamato dal seno dei nobili un conte slabile con pieni poteri'). II connestabile, che durava in carica un anno, aveva al suo seguito un drappello, di solito non superiore a dieci armati; e, olt.re alle regalie dei fieraioli, godeva uno stipendio di ducati quattro. Ma Antonio de Petris, primo contestabile, si porto cosi bene nella sua carica, che il Consiglio, con parte presa il 29 giugno 1545, stabiliva de darii duc.ti sle oliva li dtic.fi (1) c/id p. liti. bahati p. r ordinario: et ijuesto az-zi<> il danno j). In,i patido, non sia tanto sopra le sue spttl/e e p. inanimar altri che rent/on elletli in I al off.o de far il debito suo s). Re anehe i libri-consigli ei clicano espressamente, che il primo contestabile della fiera siasi comportato nobilmente, ci-uilissiiuarnente, et honoratamente, pare tuttavia che non con troppa energia, se il Conte-capitano il 2 agosto 1545 faeeva proporre al Consiglio questi due capitoli: «1. che non sia persona de qual stado, grado, et eon-«dictione esser si uoglia, qual non ardisea per modo aleuno, *) Cum plenaria libertate, eavepU« casibus rrimin. — Vedi a carte 147, ms. eit. Cfr. iuoltre : Petris, Spoglio dri Libri Consigii, Capodistria, 1891, p. IATII. '-) V. 1- c., carte 151 t." «portar arme offensibile, ne difensibile, ne p. la fiera ne p. la «terra di Cherso, ne de di, ne de nocte, saluo clie il contesta-«bile alla fiera, con li sni homini al n.o el qnal gli e sta per-«messo nella sua carica: il qual contestabile illico debba venir «dar in nota ali' off.o li soi homini, azzo si sappia chi sono.... «2. che non sia persona alcuna, sii qual esser si voglia, «qual ardisca nella preselite fiera, ne vender ne comprar cosa »alcuna, con misura jniusta, et non bollata, per il chomando ^della sua m.a, e! qual chomando habbia le sne regalie, p. «ogni bottega, si come s' osserva....» Tali provvedimenti furono presi per »obviar malti scan-dali, errori, li quali, o, p. inalitia, o. p. jgnorantia in questa presente fiera potrebbono occorrere, et di quelli non fossero fatti Ji debiti processi». (II L. C. c. 154). Come in altri luoghi del dominio veneto, la fiera divenne in breve una delle principali solennita cittadine'): in quest'oc-casione si riparavano ed abbellivano gli edifizi pubblici, si acconciavano le arini e le bandiere'). I lesteggiamenti, che si svolgevano negli otto giorni che clurava il mercato, erano, oltre ai ritrovi di societa, recitazioni e danze 3), la regafa e la giostra. La giostra, in cui si correva 1111 palio4) di ducati dieci, aveva lo seopo precipuo di addestrare gli isolani al maiieggio delle armir'). E la Serenissima, cui premeva eircon-darsi di arinati, favoriva molto volentieri cjuesfe istituzioni militaresche; dispensava gratnitamente gli archibugi, e istigava ') Alcauo iuteressauti notizie sulic fiere si possono leggere in (J. Capriu, L'Istria Nobilissima, p. II. Trieste, F. II. Sehimpff', 1907, pag. 9. *) V. Carne,rlcngalo degli anni 1567-86, n." iil deli'arcliivio niunici-cipale
  • . eontadi a Frane.o Off'. de ard.e p. hauer legato le cantinelle so p.a la loggia picc.a e/ie si adoprano p. t'omamen to per la fiera soldi doi. Ad) :i X.mbre 1586 a in.ro P.ro favro per hauer justado le arme d' usta p. la fiera .... .! maržo) per cedere il pošto al principe Windischgratz. E i reggitori che ben intuirono il pericolo, si accinsero a dare una costituzione che sodisfacesse i popoli. Ma, mentre i tedeschi aspiravauo a condizioni costituzionali moderate dal piu rigido accentramento dei poteri politici ed amministrativi e un' unione in tirna con la Germania, gli Un-glieresi volevano un ministero autonomo e soltanto 1' unione personale con 1' Austria, e gli slavi vagheggiavano una confe-derazione federalista. Ed ecco, in mezzo a quesfo trambusto il Lombardo-Veneto insorge sventolando la bandiera di Savoia; 1' LTngheria, sotto la dittatura di Luigi Cossuth impugna le armi per 1' indipendenza, a Vienna scoppia la rivoluzione ed il fennento agita i popoli delle al tre provincie. L'Istria, povera e negletta, retta da un'autorita circolare ehe aveva la sua sede in questa Pisino, rizzava la testa al rumore insoiito e aspirava 1'alito di speranza che le. sfiorava il viso. Ma la diehiarazione dello stato d'assedio, le i'epressioni violente o 1' improntitudine smorzarono il sorriso. II fuoeo fu coperto di cenere. E fu durante quelle agitazioni ehe il Fachinetti inizio 1' opera sua di deputato r'), E come tale, fu operoso, energico ed illurainato Penso ali'Istria, tento tutte le vie per farla eo-noscere ed amare; s'oppose (9 sett.) ali'amtnissione di lei alla Croazia e alla Confederazione germanica, protesto eontro il conte Stadion, che con la nomina del Bano Iellacich a go-vernatore della Dalmazia decise la sorte di lei ;), e che suscito prirao nelP Istria quella lotta che aneor dura acerba. E dopo aver alzato la voce cli protesta generosa e franca contro i di-visamenti ost.ili alla eoltura italiana della sua temi, come vide di non poter piu oltre sperare che la sua opera fosse per riu-scirle utile, clepose il mandato s). Si narra che, se volle salva la pelle, dovette farsi tra-sportare luori di Vienna in una cassa da morto, tanto era riuscita ostica la sua parola"). Ma e una fola; restano pero 1' esempio e la memoria sua. Prof. Valeriiuio Moiili, NOTE 'i «() deli'Adriaco mar Tiro novella«, cosi ineomincia uu sončilo del Do Castro, puhblicato nella Far/tla del 25 febbr. 1832, e riprodotto con altri ciiupie sonetti nel Preltrdio. 2) Gaetano Negri. Segni dei tempi, p. 214. 3) Allocuzione tennta nel Concistoro segreto del 29 aprile '48. 41 Ecco 1' atto : N.11 115 Al Signor Michele de Fachinetti di Giorgio a Visinada, Essendo Lei Signore stato eletto a Deputato pel II" Distretto elet-torale deli' Istria presso la Dieta costituente deli'impero d' Austria, con-vocata a Vienna per li 26 corr. mi riesce di sommo piacere di renderLa di cio eonsapevole. Le notiflco in pari tempo cli' Ella al di Lei arrivo a Vienna, avra da insinnarsi nella cosi detta Stallburg, presso la Commis-sione incaricata del ricevimento dei deputati. Montona, li 20 giugno 1818 Itieger i. r. com. gov. 5) Gedeone Pusterla (Andrea Toinasicb i nel N. ;il della Gaszetta di Trieste, in data 27 olt. '48, cosi dava il saluto al deputato che partiva per Vienna : Gloria d' Istria. Michele Fachinetti, onore e gloria d' Istria tutta, partiva ierdi alle 9 di notte da Trieste alla volta deli' invitta Metropoli per difendere e rap-presentare in tempi piu che difficili - tremendi, 1' incolumita non solo deli'Istria, ma deli'in tera Austria.... L' amato Fachinetti pri a del suo distacco da noi, disse le. seguenti memorande parole; di-ceinbre 1848. • II 2 gennaio '49 i deputati A. Madonizza, F. Vidullch e C. De Franceschi di Monc-alvo — il Fachinetti non era allora presen te — lnan-darono alla Gazzeita di Trkate (del 22 gennaio) un manifesto, in eni esponevano 1' andamento della questione e cbiedevano consiglio ed ap-poggio agli elettori, per ingaggiare la lotta per la difesa dei diritti del popolo che rappresentavano. ( Vedi anche in SujtpUmmlo ntvaordinurio al N. 8824 del giornale L' Ivdipendeute 1'importailte articolo di Camillo De . Franceschi «Due doeumenti del 1849 sulla questione nazionale dell'Istria»). Intanto gli elettori di Volosca, sollecitati dal loro deputato Vlach a sottoserive.re i'unione deli' Istria con la Croazia, protestarono sia contro di lui che contro il Ministro deli'interno (10 e 14 dic. '481; ed il Fachinetti, nel Contituzioncde d. d. lil genn. '49 pubblie.6 il presente articolo, che riuscl quasi una parafrasi della protesta dei Deputati alla Dieta co-stituente; fatto qucsto che non isfuggi ali'attenzione doli' 0*M ar - formi un eriterio fondamentale per distinguere le voci ital. assunte dal gotico. Prinia fa d'uopo dimostrare che 1'acca noi nessi hw-, lir-, hI-, lin- era gia aftievolita al tempo del dominio iongobar-dico in Italia (sec. (i°-8°). Cio difficilmente riuscira al Bruckner, poiche i eodici non suffragano ininimamente la sua opinione. Appena nella seconda meta dol secolo ottavo 1'acca nei nessi su riferiti ando afflevolendosi, poiehe appena allora gli amanuensi eominciano a m ostra re una tal anale incertozza nella trascrizione, omettendo 1' acca o appiccicandolo a parole, a cui non spettava. Nel secolo 6° e 7° 1' acca nei nessi iniziali con liquida poteva essere nel longobardieo e in altro lingne o dialetti germanici al-trettanto spiccata quauto nel gotico, un secolo prinia. I popoli d' Italia e d' altro regioni romaniche, ingegnandosi d' imitare la pronuncia dei Germani, introdussero, per svarabakii, fra la spirante gutturale e la liquida la vocale a p. e. in hr-, che passaodo per ....li'r.... har....(h)z)r.... fini col sonare in bocca roman za ar. *) U diziouario tod.-it. Rigutini-Bulle non eonosce questo significato. L usti \v i 11 i sey", wie - r - a Lercliei, bal's singt, wie der Spielhon iin Falz, der im (Veingl rumspringt M. Se ci faceiamo ad esaminarc le forme sopra riportate, troviamo clie ghirivghell, da to dal Pirona per certe parti del Friuli, si avvieina, nel signiflcato, piu di tutte ali' idea origi-naria deli' etimo; in Friuli cioe, speeialmente a calendimaggio, s' usava e, in parte, s' usa aneora far «mirindc> sul prato, di-sponendosi in forma di cerchio (Ring). La voce friulana ripro duce a pennello il ted. G(e)ring(e)l, romanizzato quasi in un *gheringhell(o). La frasc metterse in gringola avra signiflcato in origine «mettersi in cerchio, formare il cerchio per la carola*, poi «prepararsi alla danza, ornarsi, vestirsi a festa, mettersi in gala». Ne derivd quindi, senza difflcolta, il signiflcato astratto di «allegria, giubilo, ruzzo> ecc. ecc. Lo scambio di genere šara avvenuto per associazione d' idee (riga, flla, ecc.). Con la gringola potrebbero stare in relazione i seguenti versetti di un giuoco infantile, che ali'Isonzo suonano: Ghirin — ghirin — gAja, Martin su la paja, Pa j a paju<; ; Sso i me puli(ju ss?? Non ci čredo!). Invece non sani altro che il lat. na asa = nassa, cestella a rete da pescare, ecc. ecc. E veniamo a barba. Nei documenti s' incontrano le forme barba, barbanus e, assai di rado, barbas. Ora Bruckner prende quest' ultima forma per 1' originaria e la decompone in bar e bas «also derjenige, der im gleichen Verwandtschaftsverhaltnisse steht wie die Base, aber ein Mann (bar) ist,» (dunque colui che e nello stesso grado di parentela come la zia — di parte raa-terna — ma e un uomo). Anzitutto bisognerebbe dimostrare, perche proprio barbas sia la forma fondamentale. e non barbaru ns o barba. lo čredo che per forma prima potrebbe porsi barbanus, che, data la sua posizione proclitica, in combinazioni come barba u Schio, barba 11 Nardo, Marca ecc. ece. poteva special-mente ridursi a barba Neno, barba 'Sarda, ecc. ecc. Cosi, forse, si potrebbe spiegare come .s epitetico quello in barbas, sorto dai nessi come barba 'Stefano ecc. O c'e di mezzo qualche altra bizzarria? — Si capisce; se Bruckner non s' atteneva puramente a barbas, non poteva, notomizzando, trarci fuori con stenti una zia in pantaloni. Ne considero punto la diffusione barba, nC di Base e baas (cfr. Kluge, Etvm. Wb.) e neppure i signifieati di quest' ultimi. Difficilmente quest' ipotetico barbas avrebbe denotato un uomo! E, ali' incontro, piii che veroshnile che, in Italia, i Longobardi s' appropriassero la voce romanza. Barba va tuttodi sostenendo una lotta per 1' esistenza contro sio (Oslo;), che usurpo quasi tutta la romanita. Anche nei pochi dialetti che fino ad oggi si attennero piu stretti al loro «barba» e ripudiarono la voce greca, comincia ad insi-nuarsi 1' elegante sio, che forse riuscira a cacciar completa-mente di seggio il buon barba d'antico stampo. ven. scuro s. m. imposta, pcrsiana (cfr. Boerio 638). trent., bresc., milan.; friul. scur (con sfumature di pro-nuncia) - id. (cfr. Schneller, Rom. Volksrnaa. 180; Pirona, Vocab. frl. 374). Schneller clubita che si tratti del lat. obsc.urus e, con riserbo, propone quale etimo 1' atda. scur = luogo coperto, difeso clalle intemperie, ricovero, difesa ecc. (cfr. Scliade, iJtdt. Wb. 814). Che la voce latina, nonostante 1'identita dei suoui, non sia da porsi a base di «scuro», sembrera piu che verosimile a chi consideri, che per denotare 1'effetto d'una causa s'usa sempre un dci'ivato, mai la voce semplice. Cosi a mo' d' esem-pio la cosa che fa ombra, non si chiama ombra, bensi ombrello, lombrena, sombrero ecc. Q,uindi nel caso nostro s'attenderebbe uno «8curale» o «scurario» o simili. Invece ci sta innanzi scuro nudo e crudo. Percio i dubbi dello Schneller non avranno ra-gione d' esistere. Certa mi sembra invece la derivazione da aerir, che ri-sponde nel ted. mod. per Schauer = tettoia, tavolato, riparo, ricovero, ecc. '). Se prendiamo a, disamina le parole indoeuropee uscite dal ceppo comune skn- = coprire (cfr. le voci citate dal Ivluge, sotto Schauer) e i significati di scdr e consideriamo che il di-minutivo scureta (ctr. Boerio) signitica nase sol f i le, par bene che in origine, Patda. (longob.) scur equivalesse a asse (e forse anche: assicella, scandola). Delle assi P uomo si servl e si scrve specialmente per ditendersi dalle ingiurie del tempo, fabbricandosi «ripari» e «ricoveri» : «tavolati» e «fettoie» ; con assi (scuri) ei difese e ') Cfr. Sc.hneller-Froininami, Bavr. \\'b. II, 450; Griimui, Dt, \Vb. VIII, 2328, PAG LX K ISTRIA NE difende i fori degli alloggi dalle intemporie. Queste assi, da prima rozze ed informi, andarono man mano assumendo forme migliori e piu adatte e finirono per divenire le persiane moderne. Scuro presenterebbe dunque eirea lo stesso sviluppo ideo-logieo di balcon, risalente al germ. (longob.) balko (ted. mod. Balken = »trave*). Data 1' estensione della parola, si trattera d' un prestito longobardieo. A proposito di luni (v. num. pree.) il prof. Meyer-Liibke ebbe la gentilezza di rendermi attento sull' estensione della forma lunis. Di fatti, la s' incontra su tutto il eampo romanzo: rum. luni; — frl. lunis, fassano lune.s, engad. lunes; — frane. ant. luns di; prov. (di) luna; eatal. dilluns; spagn. lunes. Dunque la mia asserzione ehe lunis 6 di antiehissima data per le terre friulane v a ampliata; per tutta la romanita, gia nel latino volgare, fa d' uopo ammettere i' esistenza di lunis (dies), forma doeumentata, eome vedemmo, da un'iseri-zione deli' anno 400. agonto 1908. Ugo Pel lis. L' ARCHIViO ANTICO DEL MUNICIPIO DI CAPODISTRIA (Cont.; vedi i numeri precedenti) N. 1451. Libro JI. delle Amministrazioni della Scuola di S. Antonio Abbate in Capodistria. 1763-1779. Libro di formato grande, lega to in euoio, di carte 156. Carte seritte: 1-145 r., 150, 152 v., 15.'!-15(). Sulle prime due carte non numerate si trovano : Aggravi della Scuola annui notati dal Gastaldo Bel-tramini nel 1763; 1'esatto inventario degli Mobili che restano consegnati dal suddetto al suo successor Michiel Totto; 1'annuale rendita di livelli et affitti conteggiata dal controscritto Gastaldo a debito degli infrascritti. In fine del libro si trova attaccata una carta che coutiene la nota di riscossioni di debitori di pro' livel-lari in resto, fatti dali' esattore negli anni 1758, 1759, 1760, N. 1452. Liaro N. delle Amministrazioni della Scuola suddetta. 1779-1806. Libro couie sopra di c. s. 114. In principio del libro e eneita una carta dalla quale si rilevauo g4i istrumenti di ragione di S. Antonio Abbate consegnati al R. Demanio. N. 1453. Libro senza cartoni contenente i Consigli del Capitolo delli uoclici della Scuola di S. Antonio Abbate in Capodistria. 1633-1725. Libro di c. s. 324. I faseieoli sono legati in ordine inverso ; nian-cauo diverse carte che dovrebbero . contenere i consigli dal 12 gennaio 1634 al 6 gennaio 1641. N. 1454. Libro in cui sono poste ed accomodate al raeglio che s' a (sle) potuto le carti volanti, che contengono molti fatti della Scuola di S. Antonio Abbate dali'anno 1726 susseguentemente fino ali' anno 1743, per ricavarne quel lume, che si potra, in caso che abbisognassero. 26 agosto 1743. Libro legato in cartone di carte 392, delle quali sonoseritte: 1-8, 16-21, 26-28, 31-33, 37-40, 43-50, 52-54, 60-67, 78-87, 96-103, 107, 110-118, maneano le carte 118, 157, poi continuano seri t to 157-164, 165, 173-181, 189-197, 201, 206-211, 218-228, 238-245, 254-261, 270-278, 284, 287-302, 313-318, 322-324, 326-334, 342-350, 352, 356 360, 364-368, 372-374, 376, 378-389. N. 1455. Atti diversi concernenti interessi della Scuola di S. Antonio Abbate quale governatrice del Pio Ospitale S. Nazario cli Capodistria. N.i 12. 1) Istr. del 1652. 2) Registro livello 1661-1771, c. s. 3. 3) Livello, c. s. 5, not. 1599-1770. 4) Istr. del 1694. 5) Istr. del 1728. 6) Di-chiarazione del 1729. 7) Detta del 1733. 8) Processetto di c. s. 3, not. 1735-1780. 9) Detto di c. s. 6, not. 1737-1770. 10) Istr. del 1737. 11) Processetto di c. s. 5, not. e doc. 1722-1736. 12) Processo di c. s. 32, not. e doc. 1689-1780. N. 1456. Come sopra. N.i 8. 1) Due istr. del 1741. 2) Processo di c. s. 15, not. e doc. 1725-1784. 3) Detto di c. s. 6, not. e doc. 1764-1766. 4) Detto di c. s. 53, not. e doc. 1745-1780. 5) Detto di c. s. 23. not. c doc. 1754-1772. 6) Detto di c. s. 8, not. e doc. 1755-1792. 7) Detto di c. s. 9, not. e doc. 1756-1785. 8) Detto di c. s. 7, not. c doc. 1757-1799. N. 1457. Come sopra. N.i 15. n Processetto di c. s. 3, not. e doc, 1760-1768. 2) Supplica del 1760. 3) Tornata del Consiglio del Capitolo della Scuola li 5 ot-tobre 1760. 4) Detta del 24 gennaio 1761. 5) Due carte spettanti ad un processo del 1764. 6) Dichiarazione d' incanto del 1764. 7) Tornata del Consiglio 10 aprile 1765. 8) Processetto cli c. s. 3, not, 1766. 9) Tornata del 6 inaggio 1768. 10) Processetto di c. s. PAGINE 1STRIAN E 3, not. 1777-1807. 11) Proo. di c. s. 17, not. o, dot-. 1695-178«. 12) Detto di c. k. 17, not. e doc. 1718-1800. 13) Registro livello 1729-1776. 14) Istr. del 1759. 15) Proc. di e. s. 16, not. e doc. 1760-1780. N. 1458. Come sopra. N.i 10. 1) Processo di c. s. 14, not. e doc. 1740-1789. 2) Detto di c. s. 20, not. e doc. 1740-1782. 3) Detto di c. s. 27, not. e doc. 1761-1784. 4) Ordini di pagamento del 1788. 5) Proc. di c. s. 3 del 1789. 6) Detto di c. s. 7 del 1790. 7) Lettera riguardante gli in-teressi deli' Ospitale del 1790. 8) Proc. di c. s. 4 del 1792. 9) Proc. di c. s. 18, not. e doc. 1792-1796. 10) Costituto del 1793. N. 1459. Come sopra. N.i 7. 1) Processo di c. s. 19, not. e doc. 1794-1796. 2) Proc. di c. s. 3 del 1795. 3) Proc. di c. s. 14, not. c doc. 1755-1797. 4) Detto di c. s. 12, not. e doc. 1790-1799. 5) Citazioni 17. 6) Listerella. di spese e crediti del Pio Ospitale. 7) Proc. di c. s. 21, not. c doc. 1769-1802. N. 1460. Scuola di S. Clemente di Plavia. 1654-1690. Libro legato in pergamena di c. s. 201. Davanti fra ii eartone e la prima carta vi sono cncite 36 carte 1746-1766. Annesso al libro v' 6 un faseicolo di c. s. 4 contenente lo stato della Scuola rile-vato nel 1818. N. 1461. Scuola di S. Spirito di Plaula. 1727.1806. Libro legato in pergamena di c. s. 43. Dopo la carta numerata 43 furono strappate tutte le carte fino alle 138 e 139, che si tro-vano sciolte. Cncite fra il eartone e la prima carta ve ne sono 74 di varia specio riflettenti gl' interessi della Scuola. N. 1462. Detto. 1768-1805. Libro legato in eartone di c. s. 43. Annessi al libro vi sono degli atti (c. s. 9) di epoea rečen te. N. 1463. Scuola di S. Stefano, S. Moro, S. Michiel e S. S. Sa-eramento di Carcauze. 1746-1806. Libro legato in pergamena di c. s. 80, seritte 1-63. Preecdono due quietanze del 1800, in fine vi sono due atti, uno del 1795 ed uno del 1806. Annesso al libro c'e un eartoucino con fascicoli 5. a) Scuola di S. Stefano, c. s. 3. 1750. b) Scuola di S. Moro, c. s. 4. 1750. c) Scuola di S. Michiel, c. s. 2. 1750. d) Scuola del S. S. Sacramento, c. s. 2. 1750. e) Frutti di capitali e censi atti vi delle abbinate Scuole suddette, c. s. 5. 1806. N. 1464. Cartoncino contenente fascicoli 4. 1) Scuola della B. V. de la Rioda di Risano. Registro livelli. C. s. 5. 2) Stato attivo e passivo delle Iiendite e Pesi della Scuola di S. M. della Misericordia di Venezia per i beni situati nel Di-partimento deli' Istria, rilevato nel 1806. C. s. 3. 3) Protocollo delle Possidenze del S. S. Sacramento della Chiesa Parrocchiale di S. Michiel Arcangelo di Sterna, formato 1'anno 1815. C. s. 4. 4) Copia del faseicolo n. 3, N. 1465. Testaraentario ed istrumentale registro della Ven.da Confraternita dei SS.ti Sebastiano ed Rocho riportato dali' Urbario nell' anno 1770. Trieste. Libro legato in cuoio, di c. s. 44, con not. e doc. 1658-1784. JS". 1466. Scuole di S. Valentin e S. Croce di Lazzaretto. 1777 1806. Liaro logato in cartone di c. 90, scritte 42. Annesse al libro vi sono 80 carte scritte, che trattano degli interessi delle suddette Scuole e di rjuclle della B. V. del Lazzaretto e di S. Andrea. 1750-1809. N. 1467. Scnola della B. V. di Lazzaretto. 1748-1806. Vacchetta di carte 148, scritte 107. N. 1468. Rotelo contenente il conto cli dare et havere delle Scuole della Provincia deli' Istria, obligate ali' annue contribuzioni verso il Publ.co Seminario cli Capodistria in virtu de soprani Deereti sino 1'anno 1735 inclusive. N. 1469. Prospetto dei argenti ed effetti preziosi delle soppresse Corporazioni del Dipartimento deli'Istria, Ruoli dei mo-naci e monache. Stato sommario di approssimazione delle annue rendite, pesi e spese derivanti dalle sostanze dei Monasteri e Conventi possidenti, Scuole, Confrater-nite, Consorzi laicali ed annesse Commissarie, avvocate nel 1797 e uel 1805 e 1806. Filza di carte, pezzi 18, carte scritte 61. Manoscritti della famiglia Carli *). A. Carte del Co. G. /?. Carli. N. 1470. Corrispondenza scientitica e letteraria del Conte Gian Rinaldo Carli di Capodistria cogli uomini ])iti illustri Italiani ed esteri trascritta nitidamente in due volurai in foglio scelta e corretta dallo stesso Presidente 1737-1793. vol. 2. II primo vol. comincia eolla pagina 1 sino alla 1160 incl. ; il se-con.do vol. comincia a pag. 1161 e linisce colla pag. 1862, vi e aggiunta un'appendice di pagg. 161. Fra la pag. 692 e la pag. 698. sono inte.rposte 7 carte non numerate contenenti una lettera del Conte al Cav. Flaminio del Borgo a Pisa, la quale si trova scritta e cancellata con una striscia nelle pagine 686-692 e 698. *) Questi manoscritti pervenuti in eredita alla nobile famiglia Fe-eondo Ronzoni, imparentata coi Carli, furono generosamente donati da qnesta al Municipio di Capodistria. L'ultimn pagina dol vohune porta percio il nuinero 1160 invece di queiio ehe dovrebhe avere 1154. Annesse al primo vol. pero seiolte vi sono le seguenti carte: 1) Dediča a stampa del »Poeta fauatico.s fatta. da Carlo Goldoni al Conte G. R. Carli. 2) Copia di lettera del Carli all'Abb. prof. G. B. Ven turi di Biaggio, la quale lettera si conserva in Reggio d' Eniiiia, trascritta dal Dott. C. CarafPa, vice bibliotecario della Comunale di Reggio, di data 1786. 3) Copia di due lettere del Carli al Conte Pompeo Baldas-saroni del 1766. Sono eonservate nella r. Bibl. Estense in Modena. 4) Dieci lettere di Gian Rinaldo Carli ad Ottavio Bocehi, eonservate, in copia, nel Museo Bocehi di Adria. 1739-1744*). N. 1471. Esempla notariorum Iohannis de Lupi, liotarij Gre-gorij et Rajmundi Pat. Aquil. ex archivio veteri Utinensi. Fasc. di pagg. 45. Documenti dal 1255 al 1270. Preeede un fascicolo di carte 6 intitolato «Informazione sopra il patriarcato di Aquileia». N. 1472. Cose nell' Istria successe sotto il Patriarcato di Gre-gorio Montelongo, tratte dalla di lui vita di Marco Antonio Nicoletti dagli MSS. del sig.r Abbate Giuseppe Bini. Fasc. di e, s. 48 con notizie e documenti (alcuni originali) dal 760 al 1738. N. 1473. Altre notizie come sopra. Fascicolo di e, s. 10. Notizie 1273-1298. N. 1474. Istriaca Provincia eiusque urbes regionesqite in par-ticulari auetoribus magnopere illustratae. Fasc. di c. s. 14. La maggior parte delle notizie sono prese dal-I' Fghelli Italia Sacra. N. 147f). Altre notizie tolte da Marin Sanudo, Vite dei dogi, dalla Tonica di Andrea Dandolo e da altre opere. Fascicoli 2 di carte eomplessive 25. Notizie dal 200 al 1317. Uniti vi sono due proclami a stampa di Raimondo Conte di Thum del 1797, piu una lettera di Girolamo Gravisi sul modo di salare il pešce. N. 1476. Copia d i notizie tratte dal libro IV clei Commentari di Monsignor Tomasini Vescovo di Cittanova, allora non aneora stampati. N. 1477. Descrizione dei luoglii piu rinomati deli'Istria, loro ___\_ *) L' elenco di parte di questi manoscritti fu pubblicato da T. Luciani nella <. II busto poggia sopra un piedestallo di marino belga. II nionuniento ha un' altezza complessiva di due metri e mezzo. I>opo i brovi cenni sull'opera d* »rte viene il diseorso inaugurale, di cui fu incaricato giustamente il Dott. E. Pasini, uno dei poehi conoscitori profondi deli' opera vairiettiana. II di-seorso, magnilico e inspirato, e una torte sintesi, che ci preselita l'azione e. la mente del Vannetti : come il rappresentante, forse unico, della literatura deli'Italia miova nel Trentino come critico che propugnava la venerazione dei capolavori indigeni, avversava il fanatismo per 1' a rte. forestiera e voleva che 1' arte si rinnovasse beusi, ma che 1' oechio suo fosse sempre rivolto alle bellezze antiche, come colui che intui la virtu della stirpe e fu rigeneratore delle coscienze assonnate, sicche uierito d'es-sere chiainato il »tienio del Iuogo» accanto a Dante «Genin della stirpe --. II Pasini da ultimo rivendica al Vannetti il diritto deli' alloro del buon combattitore, anche se 1' azione sua fu segreta, ignorata dai piu, ma pur senipre instancabile e d' alto valore per il rkveglio della coscienza nazionale. Due brevi diseorsi, del presidente del comitato promotore, Pietro Cofler, e del podesta di Rovereto, on. bar. Valeriano Malfatti, chiudono 1' opuseolo. {_*, Le Vcrgivi, di Umberlo Fracchia, Časa Editi-iee Centrale* di Roma, 1908. E una raceolta di nove novelle. che anche se si rassomigliano un po' troppo nella drainmaticita, dei soggetti e nella struttura, pur son tutte belle, piene di grazia e attraenti. Nella lettura continuata del libro Ibrse a tutti 11011 piaeera quel modo di finire di ogni novella con una eatastrofe quasi senipre dello stesso stampo, per cui il lettore potrebbe sentirci un po' di monotonia. Ma restano sempre ammirabili e vi piacciono per una nota blandamente patetic.a, che quasi tutte le i 11 forma e molto bene le cavatterizza, per 1' elevatezza del sentimeuto come anche per la perspicuita delle deserizioni psicologiche e 1' eleganza dello stile limpido c terso. A. II. NOTIZBE E PUBBLICAZSONI. * II giorno 24 maggio si tenne a Riva di Trento 1' XI Congresso della Lega Nazionale, che riusci benissiino sotto ogni aspetto- * II giorno 25 maggio fu inaugurato a Rovereto il lmsto di Cle-Vientino Vannetti, II Jiseorso commemorativo fu detto con la consueta valentin dal prof. Ferdiuando Pasini. Per cura del coinitato questo sina-gliante discorso fu public.ato in.edizione di lusso coi tipi del Priora. * Nel N. I, A. IV (1908) delle Memorie sloriche Foroginlietti si legge un' estesa recensione del lavoro di G. Nieinann e II. Svoboda intitolato Der Dom von Aquileja, sein Ban und seine Geschichte Vienna, Gerlachs e Wiedling, 1906). & II chiarissimo comprovinciale prof. Steno Tedesclii ci iuvia un suo opuscolo intitolato: «Un' equivalente Aprioristiea della metafisica« (estratto dalla «Rivista iilosofica« di Pavia, Mag. Giu. Lu. 1908). * Nel N. di Giugno della «Rivista Geog. It.al.» il prof. 1'. Revelli publica un suo Contributo ulici terminaloijia geografica niciliuna, clie co-stituisce una breve appendice ai Termini geografici dialettali raccolti in Staliti del prof. Mariuelli, comparsi nel 1899 nello stesso periodico. -S Nella «Geographischo Zeitschrift» (Lipsia, N. 3, 2908) il prof. O. .lauker publica aleune. sue osservazioni sulla colonizzazione stori ca delle Alpi e del Carso. Anche il «Bollettino della Societa geografica italiana» di Roma, nel suo N. di Maggio si occupa estesamente della continuita sotterranea del Rocca eol Timavo * Nel N. 127 del «Trentino« (3 giugno, Trento) si legge nu a rti eol o di A. Rossano su La poesia di Riccardo Pitteri. Nel fascicolo di aprile-giugno degli »Atti deli' Accadeniia degli Ag'iati» il prof. dott. G. Bustico publica un articolo su Vittorio Alfieri e A n ton i o Maroccheri. Nello stesso fascicolo si legge una favorevole recensione stil lavoro del nostro chiarissimo collaboratore prof. dott. Pasini, Ctemevtino Vannetti — Profil o critico-biograftco, Rovereto, Grandi, 1907. * La nota scrittrice triestina Elda GianeHi fa una recensione ab-baslanza lunga intitolata: »Un libro areigno (Fanfulla della Do-menica, Anno XXX, N. 31) sul libro »Pensieri di un vecchio intorno alla scuola* del tedesco P. J. Mobitis, tradotto in italiano da Guido Torres. L' autore in questo libro critica acerbamente il metodo pedagogieo usato nci ginnasi nell'insegnamento delle singole materie d' istruzione; e contro 1'insegna-mento filologico classico come viene impartito oggi nei ginnasi. La Gia-nelli, in nppoggio a quanto diseute e afferma il Mobius, cita časi consi-mili di cattivo metodo pedagogieo nelle nostro regioni. « Nello stesso numero del Fanfulla della Domenka il signor (Jinlio Bertoni, sotto il titolo di «Vecchi e nuovi orizzonti linguisticl«, pubblica un articolo, a cui faranno seguito altri articoli, sulla storia di «Iinbuto» in It. Riguardo alla prima nota linguistica. noteremo che nell' Istria si usa la forma «pirioto» con I'i nella prima sillaba anziche 1' e come nel veneto, che a Capodistria aceanto a «piria» esiste una forma piu antica «pidria». Quanto alla nota V,\ aggiungeremo che nell'Istria, o preeisamente ad Albona, s'usa la fraso «ingordo come un ludro», modo dunque simile a quello registrato dni Bertoni per Parma «ingord cuie na 16dra». * L'egregio prof. ti. Vatovaz pubblico nel Programma delti. r. Ginnasio di Capodistria (anno scol. 1907-08) la prima parte di uno studio intitoiato; , No riparleromo a lavoro eompiuto, ^ Domenica 6 settembre, a Lonzann si inaugurera solennemente uu busto, donato dai cervignanesi, al poeta friulano Zorutti, con un di-seorso del macstro tiins. Franzot. Sulla strada tra Verteneglio e Villauova, nella localita di S. Martino furono scoperti alcuni frammenti di pietra lavorata, testimont d' una antichissima fabbrica italo bizautina. I frammenti presentano i disegni tipici dello stile bizantino, a nastri intrecciati e volute, simili ai frammenti deli' antiea chiesa di Cittanova, conservati in quel lapidario e publicati in parte dal Caprin nell'»Istria NobiIissima». Uno dei frammenti e lavorato a giorno. % D' accordo con la Soeieta dantesca fiorentina o con i Comitati di Trieste e F i ume, la Giunta municipale di Ravenna a lissato i giorni 13 e 14 settembre per le grandi solennita dantesche nelle quali e eompresa 1' offerta della lampada di Firenze e 1' ampolla di Trieste alla tomba del-l'Aiighieri. L' ampolla, opera deli' egregio artista Giovanni Maver, sopra uno zoecolo rieinto da una ghirlanda, dono della citta di Fiume, sara presentata nel pomeriggio di Domenica 13, al teatro Alighieri, dove tra gli altri parleranno anehe i rappresentanti dei Comitati di Trieste e. Fiume, iS- L' opora del Prof. Gnirs La basilica e il religuiario di avorio di Samagher (S. Ermagoraj presno Pola fu tradotta in italiano non gia da Camillo De Frauceschi, come nell' ultimo numero di questo periodico erroneamente fu stampato, ma dal prof. Alberto Piiscbi. Una Soeieta Aipina Islriana, con sede a Pisino sta ora fonnandosi nella nostra regione. Lo seorso luglio si son giA radunati a Pisino e a Capodistria diversi aderenti alla stessa ed e ora sperabile che anehe da noi si potranno incominciare quelle gite ed esplorazioni nel nostro paese, che gi.i da lungo si fanno nelle altre province. % Fiualmente lo storico campanile di Pirano a avuto il suo ristauro. II lavoro difficile, incominciato nello seorso aprile, fu condotto a termine in meno di quattro rnesi. L' angelo, che da quasi due secoli dalla cuspide del campanile aveva sfidato le ire delle tempeste, aveva bisogno di totale rifacimento, e fu quindi levato di la su e riparato dal sig. Antonio Hali is, previo disegno del giovane intagiiatore sig. Giovanni Znrotti. A Pola, merce le cure d' un sole.rte comitato di giovani, si rea-lizzera quest' anno fiualmente quanto finora non era stato che un sogno, P apertura eioe d' un ginnasio italiano. L' idea nobile del comitato fu ac-colta generosamente dalla Giunta coinunale di Pola e validamente appog-giata dalla Giunta provinciale deli' Istria. A quanto pare il ginnasio si aprira il giorno 15 settembre con due prime ciassi parallele e probabil-mente anehe con la seconda. Ad ingrossare il fondo-cassa per questa bella istituzione si dara anehe quest' anno, come 1' anno seorso, il 6 settembre una grande testa a Pola, alla quale, sianio certi, tutti gl' italiani delle nostre province vorrdnno largamente partecipare. Vatla ai giovani promotori il nostro piu caldo saluto e alla nova istituzione 1' augurio piu fervido di prosperita e di gloria. Oiui.un, Tkssarj ciiiture ledatLui e respunsal'ile. Siai). Tip. Carlo 1'riora. Capodistria.