ANflO XIII Capodistria, 16 Febbrajo 1879 N. 4 LÀ DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso U Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. EFFEMERIDI ISTRIANE Febbraio 16. 1549. — Pietro Paolo Vergerio (il giovine), vescovo di Capodistria sua patria, dispone de' suoi beni in Pordenone prima di passare nella Svizzera. - 20, II, 266. (1) 16. 1687. — Partono da Trieste verso Lubiana alcune carra di polvere ; soffermatosi il convoglio nella villa di Divacciano sui Carsi ne nasce tremendo scoppio con completa distruzione del luogo. - 12, IH, 329. 17. 1293. — Il veneto senato delibera che si eleggano quaetro persone al posto di podestà in Capodistria e che la persona avente la maggioranza dei voti dei consiglieri presenti sia l'eletto podestà. - 46, I, 288. 17. 1296. — Aquileia. Brissa de' Toppo, vescovo di Trieste, rinuncia al patriarca Raimondo della Torre la decima del borgo, castello e territorio di Muggia e quant' altro gli era pervenuto con la morte di Ulrico, signore di Momiano, e tutto quello inoltre che Giovanni e Bian-chino di Momiano s'erano appropriato, e riceve in concambio quanto apparteneva alla chiesa di San Caticiano, situata alla sponda sinistra dell' Isonzo, di più un indennizzo di 600 lire italiane. - 14, XXVI, 273, - 26, III, - 12, ^ I, 261, - e 9. 28. 17. 1686. — Il podestà e capitano di Capodistria conferma la deliberazione presa dal consiglio di Cittanova di accrescere con quattordici nuovi cittadini il numexo de' consiglieri. -1, I, 40. 18. 1294. — Venezia proibisce d'introdurre in Istria frumenti della Romagna, delle marche d'Ancona e di Treviso senza un permesso della Quarantìa; possa però il doge ed i suoi consiglieri accordarne l'introduzione di sei staia per ogni singola persona. - 46,1, 188. 18. 1328. — Federico della Torre muove querela contro il comune di Muggia per lire mille, dovutegli sin da quando era ivi podestà, per danni, spese ed interessi del detto soldo, per ingurie (1) Nella prima serie delle effemeridi di Capodistria fu erroneameate stampato li 15 febbraio. ed altri danni ricevuti. - 18, IV, 283, - 28, II, 158, - 9, 63, - e 32, 13. 18. 1348. — Avignone. Papa Clemente VI ordina al comune di Trieste di restituire al proprio vescovo Lodovico della Torre il castello di Moceò, nonché la città di Trieste. - 16, I, 221. 18. 1355. (M. V.) — Il Senato accorda a Guorick (Volrico) di Raifembergo di recarsi per un mese a Venezia a fine d'impetrare grazia e perdono per i molti danni che aveva dati all' Istria veneta, ed essere prosciolto dalla taglia che gravitava sul suo capo. - 7, 27-17, 58.b 18. 1355. (M. V.) — Il senato veneto delibera di officiare il capitano di San Lorenzo del Paisinatico, perchè scriva a Mainardo conte di Gorizia, non essere Venezia disposta a fargli l'imprestito dei 3000 ducati, quantunque Alberto conte d'Istria e Volrico di Reifembergo si fossero decisi di darle in pegno, questi Pietra-Pelosa ed il primo un suo castello, Mainardo poi promettesse di voler por freno alle tante ruberie checommettevansiin Istria. -7,27-17,58> 18. 1618. — Ferdinando II accorda al collegio dei R.R. Padri Gesuiti in Gorizia il godimento della prepositura di Pisino in Istria. - 36, li, 268, 19. 1291. — Venezia accorda soldi dieci di grossi agli officiali della camera del frumento per i nuovi pesi loro imposti circa le faccende dell'Istruì. - 46, I, 168. 19. 1330. —Gossio de Apollonio, procuratore del comune di Cittanova, confessa d'aver ricevuto dall' ufficio della camera del frumento in Venezia lire 2000 di piccoli e queste per l'acquisto di bovi per coltivare la terra, e si obbliga all'interesse annuo del cinque per cento ed alla rifusione del capitale con altrettanto frumento che sopravanzerebbe agli annui bisogni del paese in ragione di dodici grossi lo staio. -46, I, 108. 19. 1331. — Udine. Il patriarca Pagano delega Gian- fredino de Opreno, perchè si rechi a Venezia a riscuotere l'annuo canone por alcune giurisdizioni in Istria. - 28, II, 477, - e 9, 70. 20. 1337. — Benedetto XII ordina a fra Paco da Vedano, 26 HT8I ©(«'tìlfefì r»r .isftt&iL BQ&} UVA 077A vescovo di Trieste, ed agli altri inquisitori suoi colleghi di presentarsi in Avignone co' processi e con te sentenze da essi emanate contro i Ghibellini. - 9, 86. 20. 1341. — Udine. Il patriarca rilascia procura per riscuotere in Venezia le annue 450 marche qual' indennità di alcune giurisdizioni in Istria. - 18, IV, 457, - e 9, 97. 20. 1346 (M. V.) — Il veneto senato delibera, che il comune di Valle possa per anni c.inque scontare all' erario pubblico la regalia annua delle 400 lire con altrettanto frumento, calcolato a soldi dodici di grossi lo staio, col patto però di condurlo a proprie spese sino alla valle di San Paolo. - 7 24-14, 3.a 20. 1346 (M. V.) — Il senato delega i podestà di Valle e di Rovigno per ultimare certe questioni, insorte tra questi due comuni, e li autorizza a rendere nulle le sentenze lette per questo fine ; per il caso di discrepanza poi fra i due podestà ordina al capitano di San Lorenzo del Paisinatico di intervenirvi. - 7, 24-14, 3.a 20. 1361. — Deposizione di diversi testimoni a carico di Giovanni de Sternberg e di Guglielmo de Saisinberg, (sic) baroni di Arensberg(Postóma) (Arae Prstumiae) e vassalli del patriarca aqui-leiese, i quali avevano arrestato gli ambasciatori di Trieste, Ettore Cauciani, Pietro Zuiletto e Pietro di Francesco, e danneggiate diverse ville soggette alla giurisdizione triestina. - 4. 21. 1344. (M. V.) — Il veneto senato, acquietate ch'ebbe le cose in Istria, delibera di scrivere al podestà di Capodistria, che licenzi i cinquanta cavalieri e la truppa a piedi. - 7, 22-12. 75.b 21, 1344. (M. V.) — Il senato ordina che si intimi al capitano di San Lorenzo del Paisinatico di licenziare i fanti del castello di Valle, in considerazione della fedeltà degli abitanti di detto castello al governo di San Marco. -7, 22-12, 75.b 21. 1411. — Portogruaro. Antonio patriarca d'Aquileia scriveal veneto senato, che voglia intromettersi afiiuchè il re d'Ungheria restituisca al patriarcato le Terre di Muggia, Portole e Buie, occupate durante il mese di tregua da Federico conte d'Ortenburg, vicario imperiale. - 32, 20, - e 4. 21. 1411. —L' armata veneta occupa la tt-rra di Muggia, - 27, IV, 64. 21. 1478. — Graz. Federico III avvisa Nicolò Rauber, capitano di Trieste e di Pisino, di proteggere da ogni insulto Pascasio di Gallignana, eletto in vescovo di Pedena e presentato a papa Sisto IV per la conferma. - 6. 21. 1478. — Federico III ordina a don Antonio, am- ministratore della prepositiua in Pisino, a non isborsare alcuna rendita della stessa prepositura a don Giacomo di Fiume, ove non sapesse che questi si sia aggiustato con ser Bernardino Raunacher. (2) - 6. 22. 840. — Pavia. L'imperatore Lotario conchiude una pace di cinque anni con Venezia e con l'Istria ; tra' patti rilevasi quello che vietava ili vendere quali schiavi gente cristiana. - 6. (2) Secondo il Kandler era discendente dei Ravignani venuti da Firenze. 22. 1214. — Augusta. Federico li conferma al patriar cato aquileiese la donazione dei* marchesato d'Istria e della regalia dei vescovati Istriani: trovavasi presente all'atto della conferma Corrado Boiani della Pertica da Cividale, vescovo eletto di Trieste. - 30, VIII, 689, -14, XXI,' 185, - 48, IV, 200, - 42, 665. 22. 1262. (3) — Corrado vescovo di Capodistria esonera il civico ospedale, detto di San Nazario, dalla contribuzione di decima; vuole però che offra annualmente in perpetuo una libra di pepe alla mensa vescovile e mezza libra al capitolo. - 4. 22. 1359 (M. V.) — Nicolò de Zermano, Giovanni de' Margarito, Giovanni di mastro Maria, Andrea de' Vilomo da Capodistria e molti altri che erano stati allontanati dalla città durante la guerra col re d' Ungheria domandano di poter rimpatriare. - 7, 29-19, 48.b 23. 1292. — Il senato- propone il conceatrameni» Jei due offici in Venezia sull'armamento e sulle paghe per gli affari d'Istria, ove il doge ed i suoi consiglieri lo giudicassero necessario. - 46, I, 187. 23. 1338. — (M. V.) — Il veneto senato dà ordine al podestà di Pirano di saldare certo imprestito, fatto da Marsilio dèi Carrara al comune di Pirano, a Ubertino dei Carrara entro due mesi, e ciò per essersi dichiarato mallevadore del comune. - 7, 18-8, 5.b 23. 1343 (M. V.) — Moretto, figlio del fu doge Bartolomeo Gradenigo, e Andrea de Molin sono eletti a provveditori per intendersi co'podestà di Capodistria, di Montona, di San Lorenzo e di Valle, riconoscere i bisogni locali e riferire la cosa in senato. - 7, 21-11, 93.a 23. 1423. — Alesandro Zorzi, podestà e capitano di Capodistria, raccomanda agli ambasciatori, scelti per recarsi a Venezia a chiedere la conferma del civico statuto riveduto, di caricare e condurre al loro ritorno il legname per la conduttura dell'aqua per la fontana in Capodistria. - 25, 39.b 24. 1291. — Il senato ordina alla cavalleria, capitanata da Marino Alberti e destinata per l'Istria, che vada a Pirano, passi quindi su tre tarretis (4) a Parenzo, e non restandole tempo si porti a Capodistria. - 46, I, 168. 24. 1344. (M. V.) — Il senato accorda a Marco Mo-rosini di montare in Caorle assieme alla famiglia la galea pubblica per recarsi a Pola per dove era stato eletto conte. - 7,22 - 12,78.a 24. 1422. (M. V.) — Ducale Mocenigo che facoltizza il podestà e capitano di Capodistria, Alessandro Zorzi, di pagare i messi e gli esploratori col danaro del Comune di Venezia. - 25, 40.b 24. 1444. (M. V.) — Ducale Foscari, che officia il podestà e capitano di Capodistria, Paolo Va-laresso, a portare al suo ritorno a Venezia gli avanzi delle rendite e gì'imprestiti promessi da alcuni giustinopolitani. così pure 1' (3) Il documento dice settimo exeimte februario, cioè li 22 e non li 21 febbraio come erratamente è notato nel Codice Dipi. Istriano, molto meno poi li 7 febbraio come detto il vescovo Naldini nella sua Corografia ecc. a pag. 251. (4) Du Cange Glossarium mediae et infime latinitatis ha; Taretcì o Tarita, specie di navi da trasporto. imprestiti di ducati 500 al quale furouo tassati gli ebrei domiciliati iu Istria, ed assicurati con le entrate de' dazi: al quale impre-r stito contribuirono Orso e Giacomo fenera-tori, il primo in Capodistria l'altro ili Parenzo, ciascuno zecchini 180, Bonaventura e Giuseppe ferratore' in Muggia, quegli SO il secondo 50 zecchini. - 25, 95.b 24. 1598. — Il consiglio di Capodistria riduce a dodici il numero de' uotaj in loco, li vuole eletti da qualche conte del romano impero e confermati dal collegio delle biave. - 49, 263. ' 25. 1372. — Le armi venete penetrano nel castello di Moncolano, situato presso la villa di San Girolamo (ora Coìitovello), e ne prendono possesso. - 29. 25. 1463. —Il podestà di Muggia autorizzato a vendere i beni posseduti dai Triestini in essa Terra e nel suo distretto per coprire i crediti di alcuni Oapodistriani verso certuni di Trieste. - 25, 187 ,a- e 6. 25. 1636. — Santorio Santori da Capodistria, dottore, in medicina, dopo aver sofferto un intiero anno crudele morbo, muore in Venezia nella contrada di Sant'Alvise nelle case del Dàrdani. - 50, II, 436. (5) 26. 1281. — Il veneto senato vuole che i podestà d'Istria ritornati che saranno a Venezia, rendano ragione entro due mesi ai delegati dal doge dello stato degli incassi e delle spese, fatte durante la loro gestione, e che il cameraro dèi rispettivo podestà presenti i conti suggellati col suggello del suo comune. - 46, I, 144 e seguenti. 26. 1291. — Si ordina che gli alabardieri (a lanceis lonyis), destinati per l'Istria, ammontino a 320, calcolati in esso numero quelli che sono alla custodia di Bulle (Buie ?). - 46,1, 169. 26. 1432. — Fra Francesco Servandi o de' Biondi, fiorentino, vescovo di Capodistria, investe Andrea del fu Andrea Barbaro di Venezia del feudo decime di Castignoli, dstt' anche Albu-zan'o e Villa Franca presso la chiesa" di Sant' Onofrio e la villa Corte d'Isola. - 6. 26. 1472. (M. V.) — Ducale Tronche avvisa il pode- stà di Capodistria, Giovanni Donato, a condonare alia villa di Sasi ed alle XIII ville del suo distretto la imposta detta pretii per anni cinque per essere stati detti luoghi ridotti a mal partito nell' ultima incursione dei Turchi. - 25, 202.b 27. 1310. — Il senato accorda al nobil uomo Marco Delfino, castellano di Belforte presso il fiume Timavo. di recarsi a Venezia, avendo lasciato in sua vece Giovanni Frezza a custodia del castello. - 46, 1, 68. 27. 1346. (M. V.) — Il senato solleva il podestà e capitano di Capodistria, Giovanni Morosini, dall',obbligo di erigere i 25 passi di mura, cinta dèlia "città, come appare dalla commissione, ordinandogli di s'occorrere invece il Comune che difettava di granaglie. - 7, 24-14, 5.a (5) Lo Stancovich "nelle sue Biografie ecc. ecc. To II pag. 245 lo dice morto li 22 febbraio. 27. 1486. — Francoforte. — Viene comandato al comune di Trieste di non attaccare i Veneti, sibbene di attendere il risultato delle conferenze risguardanti le strade commerciali. - 4. 27. 1565. — Giovanni Bolani, podestà di Muggia, avanza lettere ai giudici e rettori di Trieste in merito al diritto di pesca che i suoi dipendenti vantavano sulle acque. - 33. 28. 1292. — Il senato vuole che siano tolte dalla rendita del podestà di Capodistria le antiche regalie, che goda però l'esenzione d' un denaro su ogni libra di carne come in addietro, che sia risarcito delle spese di viaggio andata e ritorno, e che in risarcimento della solita paga percepisca un aumento annuo di 40 soldi di grossi. - 46, I, 187 e seg. 28. 1397. (M. V.) — Il magistrato alle ragioni vecchie trascrive il feudo dello ville Oscurus e Meri-schie a nome di Giovanni di Francia, domiciliato a Capodistria, avendolo questi deliberato all'incanto il giorno primo dello scorso dicembre in seguito alla morte di Riccardo Blciono che non lasciò prole. - 4. Scritti inediti del Dottor Kandler (Proprietà dell'.Archivio provinciale) Appunti sulla lettera premessa dal signor C. D. F., accolti in lettera a lui diretta. (Vedi Provincia N.° 3, a. c.) Il De Franceschi apparta del tutto la geografia ecclesiastica, la quale se antica come è dell' Istria tutta, è la guida più sicura, non in Istria soltanto, ma in tutta Italia per riconoscere le provincie e le colonie romane. La quale geografia risale per le Provincie di Trajano e degli Antoniui al secolo IV, per le Colonie al V, per li Municipi! al VI. I grandi cangiamenti territoriali politici sono del Medio Evo, ma attraverso tutto il Medio Évo, la chiesa tenne ferma l'antichissima geografia; alterata in Istria appena a' tempi Giogeffiani. Non credo si possa sortire da' questa geografia, che, è testimonianza delle giurisdizioni romane^ Non trovo in tutta' Europa antico popolo o città il cui nome avesse la radice F, E. C.; colla radice SEC o SEG trovo Secerrae, Secics, Secor, Seeurisca, Segesama, Segcssera, Segesta, Segida, Segóboedium, Segolriga, Segodunurn, Segóbrigi, Segontio, Segosa, Segovia, Segusiani, Segusio, Scguvii. Questi Secusscs sono antichissimi popoli di stirpe celtica che tanto si diffusero per tutta Europa, ed occuparono l'Italia superiore e centrale, nella quale trasmigrarono popoli antichissimi attraverso !' Istria, ove lasciarono avanzi. Ricuso i Fecusses, sto ai Secusses colla radice SEC — al più accorderei radice in SEG. Nella geografia tratta da epigrafi non si incontra la voce FEC bensì SEC — Seculo, Sécusium, Segisano, Segontea, Seguvii, Segusiavi, Segusini, Segusinum, Segusto, Segustcro. E così l'anonimo di Ravenna — neppure un Fec. Aggiungo di più — la stessa Segeste sopra Aquileja, come la Ocra sul Frigido ricordano li Celti, affini ai Carni Norici. Ed aggiungo l'isola Segestico a ponente di Siscia. Non so dare troppo peso alla scrittura Fecusses in luogo di Secusses, dopo tanta cura presa da Tedeschi e da Italiani, sopra tutti dall' Arduino per dare corretta lezione del testo di Plinio — dacché i novelli vanno a caccia di siffatte mende. Il nome di Secusses non si conserva nella bocca del popolo o nelle carte del Medio Evo, nè nelle epigrafi — ma neppure quello di Fecusses. Ocra non è solo la cima della Vena, ma tutto il corpo della Vena, tutta la parte che sta a piedi della Giulia, ed a determinare ciò servono le misurazioni delle altezze dei monti. La Giulia fino al Montalbiauo, ed il braccio del Caldaro eccedono in media i 4000 piedi, la parte summontaua arriva a pena alli 2000 piedi, la Vena appena ai 3000, Pinguente è veramente sull' Ocra, quella vallata che le sta a piedi ne ha appena da 60 ad 80, Pinguente neppure 300 di altezza. Questi agri come io li ho rilevati non lasciano dei vuoti, ma riempiono tutto il territorio istriano. I Carsuli fanno popolo da sè, assorbiti dalla Colonia di Trieste, per cui uon potevano neppur comparire fra i popoli che stavano da se, sibbene in soggezione a colonia, come si vede dei Catali e dei Carni attribuiti a Trieste. Le desinenze in os in us mi pajono stiracchiate troppo; specialmente dacché c'entra lo slavo, non posso persuadermi a seguirle. L'antica geografia e topografia dell'Istria e della Karsia che vi sta unita, è studio cominciato da vent' anni, seppure sono tanti, cominciato da un solo, senza sussidio degli Slavi che pur hanno voce in capitolo per le terre da essi tenute, e sono solo nel Montano non frammisti ad altri popoli ; lo slavo ed il tedesco vi possono coadjuvaie, siccome mostro nell'epistola al Siila che tra breve vena stampata. Facile est inventis addere; le mie epistole non sono sentenze di giurati, ed io non mi offenderei punto, se le trattano come ipotetiche, perchè anche colle ipotesi si viene a scoperta di verità, la quale può manifestarsi anche col ripudiare onninamente la ipotesi. k I lavori pnlÉici nel Repo d'Italia II giornale inglese, l'Engineering*, pubblica alcuni dati statistici sul movimento avvenuto nei lavori pubblici dell' Italia dal 1859 ad oggi, togliendolo dalla serie di rapporti che il ministero italiano ha presentato all' Esposizione Mondiale di Parigi. Il giornale suddetto così si esprime: Nello stupendo lavoro che il Ministero dei lavori pubblici d'Italia ha presentato allarEsposizione di Parigi si ha una serie di rapporti, illustrati a profusione, da cui rilevasi chiaramente il grandissimo progresso che l'Italia ha fatto fiuo da quando salì al grado di grande potenza. Questi volumi fanno ampia fede dell' abilità degli stampatori e disegnatori italiani, e non solo porgono un' idea chiara della condizione dei lavori pubblici iu Italia, ma danno anche la cifra accompagnata da estesi particolari, delle spese commesse in tal materia, in questi ultimi dieciotto anni, le quali ammontano a circa 2500 milioni. I rapporti, dodici di numero, riassumono la condizione attuale delle strade, dei ponti, delie comunicazioni locali, delle ferrovie, dei Tramioays, canali, arginature di fiumi, miglioramento dei terreni e drenaggi, porti e fari, lavori municipali e sanitari, amministrazione telegrafica e postale. Riassumiamo brevemente il resto : Nel 1862 esistevano nel Regno d'Italia 108,713 chilometri di strade, nella proporzione di 3914 metri per ogni mille abitanti, o di 0,366 metri ogni chilometro quadrato di superficie. li 31 dicembre 1877 la lunghezza delle vie era di 11L,183 chilometri, o nella proporzione di 4003 metri per ogni 1001 abitanti e 0.375 metri per chilometro quadrato. Il progresso sembra piccolo, ma sta in aumento degli enormi lavori e delle considerevoli spese praticate per miglioramenti attesi da anni ed anni ed anche da secoli. — Il 31 dicembre 1860 esistevano ! 1289 chilometri di ferrovie aperte al traffico ; il loro i conto complessivo di 626 milioni, circa 300 per chilometro. II 31 dicembre 1877 la cifra suddetta era aumentata di 6024 chilometri ; il costo totale di 1700 milioni, mentre il costo medio chilometrico era sceso a 282,900 lire. Nel 1867 le ferrovie italiane resero circa 80 milioni, nel 1877 i lavori si elevarono a 153 milioni. Non contento del presente, il ministero italiano \ si occupò anche del passato e produsse un facsimile della famosa tavola peutingeriana (Vedi "Provincia,, an. XI, N. 11) o tavola teodosiana, la cui copia più completa conservasi nell'I. R. Biblioteca di Vienna, e precisamente quella di Peutinger. Dopo un rapido esame delle notizie storiche intorno alle inondazioni del Tevere, del Po, e dell'Adige, della navigazione interna, dei lavori di irrigazione e di quelli di bonificazione, l'Epineering accenna che i progressi riscontrati nell'amministrazione postale sono pegno sicuro della grande attività italiana. Il 1 gennajo 1869 esistevano nel Regno 1632 uffici postali, nel 1877 erano ormai 3122; nel 1864 facevano il servizio postale 54 battelli a vapore della capacità complessiva di 18222 tonnellate e con un sussidio per parte dei governo di quasi 8 milioni, ed un percorso di oltre 325 mila leghe marine ; nel 1877 i battelli a vapore erano 88, il tonnellaggio 61384 tonnellate, il percorso 694.000 leghe, o il sussidio del governo di sole lire 8400 mila. I prodotti lordi delle poste nel 1863 furono di 12 \ milioni, e la spesa di 19; nel 1877 i prodotti salirono invece a oltre 25 milioni e la spesa diminuì fino a 22 milioni. Le comunicazioni telegrafiche crebbero in una proporzione anche maggiore. Nel 1861 l'Italia aveva 248 stazioni telegrafiche nel 1877 erano 1992. Nel 1861 esistevano 15900 chilometri di fili telegrafici, nel 1877 chilometri 80600. Nel 1865, furono trasmessi 1,400000 telegrammi nel 1876 - 5488000. I prodotti lordi del 1861 furono di 1729347 lire con una spesa di lire 4567027 ; nel 1877 i prodotti si elevarono a 7478222 lire e la spesa fu di sole lire 6715523. La spesa totale dei lavori pubblici in questi ultimi 17 anni si elevò a lire 2.439999938, le quali davano frutti abbondanti per ricompensare l'e-nergia e i sacrifìci che si è imposti la Nazione, o. D. Il signor docente d'Agraria presso le locali Scuole di Magistero e di Pratica, ci comunicò una relazione sull'esito di un esperimento da lai tentato, che noi qui pubblichiamo, aderendo volentieri al suo desiderio. SYMPHYTUM ASPERRIMI^ È il nome di una pianta caacasea, la quale m'ebbi da Londra nella primavera del 1877. At- tecchisce in ogni stagione, ma più specialmente in primavera. Il primo sperimento mi riuscì abbastanza bene ; procurai di moltiplicarne le piantagioni, suddividendo ogni radice in molte piccole porzioni della grossezza di una canna da lapis, lunghe da cinque a dieci centimetri, e le mi diedero abbondante prodotto di foglie, cibo sanissimo per l'animalia. Feci l'anno scorso il primo taglio ai 15 d' Aprile, epoca nella quale non si ha per il bestiame verdura di sorte, e m'ebbi da dieci sole piante 231 chilogrammi di foglie. Tagliai la seconda volta ai 22 di Maggio, la terza il 24 di Giugno, la quarta il 29 di Luglio, e finalmente la quinta volta ai 10 di settembre, i quali cinque tagli mi diedero assieme 48 chilogrammi di foglie. Se dette radici si piantassero 50 centimetri distanti l'una dall'altra, in un ettare si potrebbero piantare 40000 piante, le quali darebbero un prodotto di 192000 chilogrammi ; un jugero ne darebbe 110000. Nessuna pianta è tanto riconoscente alle fatiche dell'uomo : chi la credesse una esagerazione lega la Wiener Landw. Zeitung, N.° 49, anno 1878, e vedrà che cinque tagli per ettare produssero 180000 chilogrammi. Meno felice fu la prova di un agronomo nel N. 1, il quale ricavò soltanto 72000 chilogrammi; confessando però di aver incontrati ostacoli nella coltivazione. Da questi dati risulta, che la raccolta prò ettare è dai 72000 ai 192000 chilogrammi. Un altro agronomo ha osservato che le vacche mangiano molto volontieri di questa pianta; io non m'ebbi occasione di farne l'esperimento; sono però d'opinione che anche i majali n'andrebbero ghiotti. Il symphytum cresce anche all'ombra; dove non riescono le viti ; forse potrebbe crescere anche nel fitto dei boschi. La sua coltura è facile perchè piantato dura colle radici sul luogo più di venti anni ; non si gela d'inverno, vegeta sotto gli alberi, ove altre piante non vi possono stare. — Le radici della grossezza, come ho detto, di una canna da lapis e della lunghezza di 10 centim., vanno messe sotterra alla profondità di 5 cent., e attecchiranno senz'altro se avranno umido il terreno. La terra dev'esser lavorata solo il giorno che si piantano le radici, e ad una profondità di 1-2 piedi. Non fa mestieri d'incomodarsi per la estirpazione della zizzania ; le piante in discorso se ne liberano da sè. Raccomando la pianta suddescritta agli agronomi dell'Istria; se ne vogliono fare sperimento io tengo delle radici a loro disposizione, e in piccola quantità le dò per 20 soldi, g.k. NOTIZIE Nella tornata del 10 corr., tenutasi in Trieste dalla Società Adriatica di Scienze Naturali, il Dottor Marche-setti parlò sulla Flora d'Isola presso Capodistria. Il Filippi annunziò nella Perseveranza la pubblicazione dell'opera di Antoine Vidal dal titolo Les in-strumens à arcliet, in cui discorre diffusamente dell' Istriano Tartini, posto dal Vidal primo tra i più celebri violinisti italiani del secolo scorso. L'americano Draper nella sua recentissima Storia dello sviluppo intellettuale dell'Europa pone ìIShh-torio istriano quale inventore del termometro, ben inteso di quello per rilevare il calore delle malattie. Da circolare che l'i. r. governo marittimo diressa a tutti gli ii. rr. uffici e funzionari portuali sanitari dipendenti : Risulta da notizie ufficiali essersi manifestato il tifo bovino in parecchi distretti della provincia di Assiont nell'Alto Egitto. Perciò questo governo marittimo, con riferimento al disposto dalla legge 29 giugno 1868 (annuario marittimo del 1873, pagina 12Ó e seguenti, parte II), di concerto col regio governo marittimo in Fiume, trova di ordinare, che gli animali domestici di qualsiasi specie, ad eccezione dei cavalli e majali, come pure i loro cascami provenienti dall'Egitto per via di mare nei porti della nostra Monarchia, vengano assoggettati al prescritto trattamento contumaciale, e si proceda a senso di detta legge riguardo agli oggetti indicati ad c e d, §. 2 della medesima. Ciò con riferimento anche al disposto della governativa circolare 16 corr. N. 313. Leggesi nell' Unione di Milano : I lavori della ferrovia pontebbana saranno spinti con alacrità, desiderando il governo, in seguito ad istanza della Camera di commercio di Venezia e di Udine, che siano pronti contemporaneamente ai lavori che l'Austria fa eseguire sul tronco Tarvi-Pontafel. Cose locali Per la giubilazione di Mons. canonico Giovanni de Favento-Apollonio. già professore di questo Ginnasio, due bravi scolari — Antonio GazzoMti e Giovanni Manzutto — pubblicarono coi tipi del locale Stabilimento B. Appolonio, versi spiranti affetto e riconoscenza all' ottimo e indimenticabile precettore, che con dolci ammonimenti li seppe guidare pel diffidi calle della virtù ed ora li lascia soli e privati di sua guida e conforto. Nella stessa ricorrenza anche la Rappresentanza di questo Comune votò un indirizzo di stima e simpatia all'uomo egregio che prese sempre parte vivissima alla prosperità di queir importante Istituto. Come già abbiamo annunciato, Lunedi sera 10 del corrente, la compagnia drammatica, diretta dalla egregia signora Leontina Papà - Giovagnoli, incominciò il corso delle sue rappresentazioni. Furono ormai eseguite ; Il fratello d'armi del Giacosa, I dispetti amorosi del Moliere, — Dora del Sardou, —. I Danicheff di Nieski e; Dumas, — Esopo di Castel-vecchio — Speroni d'oro di ÌVIarenco, produzioni tutte (meno Dora) nuovissime per il nostro teatro e nemmeno vecchie per pubblici che assai più frequente di noi godono il piacere di scelte compagnie. La prima attrice Papà -Giovagnoli incontrò subito il favore dell'uditorio per la vara sua potenza drammatica e per la dignità e passione che saporrein ogni suo gesto, in ogni sua parola; una carissima e vecchia conoscenza è il brillante signor Achille Lei-gheb, il quale dal tempo che non ebbimo il piacere di udirlo haprogredito assai nellostudio dell'arte difficilissima; così pure il primo attore signor Colonnello, la signorina Cesana amorosa, (ora partita improvvisamente per domestica sciagura) il caratterista signor Giorgio Koder-mann, il signor Libero Pilotto, fecero tutti eccellente impressione perlanon comune loro intelligenza drammatica. L'affiatamento poi dell' intera compagnia, la messa in iscena, e la cura posta nei dettagli sono altrettanti pregi che ci fanno ritenere varranno ad attirare molta affluenza di spettatori, tanto più che il carnevale giunge presto agli sgoccioli, e rimangono da applaudire ancora delle celebrate produzioni, tra cui la Giuditta del Gia-cometti, lavoro di grande effetto, e nel quale l'egregia signora Papà-Giovagnoli, ci si dice insuperabile. Appunti bibliografici Antonio Stoppani.— Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la Geologia e la Geografia fìsica d'Italia. Milano, Agnelli 1878. Che l'abate Antonio Stoppani sia uno scienziato Celebre, uno dei primi, se non il primo geologo d'Italia, profondo e semplice insieme, che non fa misteri della sua scienza, che non aspira al monopolio, spesso ciarlatanesco, delle peregrine e nascoste scoperte, è cosà lieta lippis et tonsoribus. Ma quello che forse a tutti non è noto, si è l'essere egli anche uno scrittore di vaglia, e capace quindi di comporre un libro non solo utile ma dilettevole, e di render popolare la scienza ad ogni ordine di persone. E di ciò ne fa fede, tra gli altri, questo libro ove con uno stile semplice e ameno si descrivono le bellezze naturali del bel paese che " l'Apennin, parte, e il mar circonda e l'Alpe., E' un libro utilissimo che rivelai' Italia quale è, non solo ai forestieri, ma agli stessi Italiani. E parlando dei primi è noto come gli Inglesi ed i Tedeschi specialmente. percorrono la nostra patria per visitare le o^erò d'arte, ammirare inostri palazzi, le nostre cattedrali ; ma non molto ci tengono alle bellezze naturali, e se eccettui i laghi lombardi, la riviera di Genova, il golfo di Napoli, non altre indicazioni arrecano lo guide; e l'ammirazione dei viaggiatori è tutta rivolta alle Alpi, ai ghiacciai, agli angoli tranquilli della Svizzera. Lo Stoppani invece addita ai forestieri i ghiacciai italiani, la, cime amene delle Prealpi, lo montagne e le vallate della Carina, con appropriato vocabolo chiamata la Svizzeraitaliana; della Carniachefi-finalmenfco ode il fischio della, vaporiera, e unita ad li-dine alla. linea Milano-Yenezia-Trieste, non deve rimanere più ignota, e sarà ben presto visitata dagli arditi touristes. E che ne sappiamo noi delle bellezze naturali della " nostra patria? I nostri giovani fanno il viaggio di nozze in fretta o furia percorrono l'Italia, col treno celere; ammirano il duomo di Milano, il campanile di Giotto, il cupolone, Toledo ; poi tornano al dolce nido dal voler portati, e forse non si moveranno anche più, avendone i mezzi, per tutta la vitti. Le grotta delle Alpi, le salse, i vulcanelli di fango, i pozzi di petrolio, i vulcani, le cave di marmi: tante e tante meraviglie di natura rimangono ignote; l'Italia deve essere la terra degli aranci e degli olivi, perchè così hanno cantato i poeti; altro non si va a cercare e non si vuole vedere. Lo Stoppani ci descrive l'Italia quale l'ha fatta natura, c' invita a mirare tutte le sue bellezze ; e supplisce così col suo libro al difetto d'una guida, d'un libro veramente popolare, che abbia per oggetto la cognizione fisica del paese. Ma si noti bene, non è una. guida ad uso di qualche più o meno serenissimo delfino viaggiante, non è un libro sistematico, perchè le bellezze naturali nou si trovano lungo la linea' di una strada ferrata, schierate come le torri dei villaggi e delle città ; ma si hanno a cercare nei luoghi "spesso più remoti e lontani, si hanno, per dir così a conquistare; lo Stoppani ce le addita; tocca a noi fare il resto. — La descrizione che ce ne dà l'autore ci seduce ci sforza, perchè ha tutti i caratteri della verità, e conserva tutto il colore locale, per la semplice ragione che l'autore non dipinge di maniera, ma sul luogo, dal vero; perchè ad ogni pagina può dire col poeta; ego vidi, io ci sono stato, io ho veduto; sono scene, sono avvenimenti quorum pars magna fui: tanto è vero che se per qualche accidente come gli. accadde sull'Etna, egli non potè giungere alla meta, interrompe in sul più bello la descrizione; e asciutto asciutto ei dice: "Potrei recitarvi la lezione appresa sui libri come si fa da tanti; ma i libri leggeteveli voi. Mi piace descrivervi sempre quello che ho visto 10 stesso.„ E qui per associazione d'idee mi ritorna alla mente 11 compianto nostro D.r Kandlerche a me-giovane, innamorato della mia provincia (lo si noti bene, non mi sono mai sentito cinque minuti triestino, senza trovarmi contemporaneamente istriano; se le pigli chi vnole certe autonomie da capitale), a me giovane, dico, ingolfato in certi libri e studi, con quel suo fare tra benevolo e canzonatorio, gonfiando le goto, ripeteva: Caro mio, bisogna andar, bisogna veder ; mi son stà, mi gò visto km. Ma se ammiro le descrizioni scientifiche, e do carta bianca allo Stoppani non perciò sono disposto a tollerare .nuovi Aruien Beisender, i commessi viaggiatori della letteratura commerciale alla Yriarte che girano il mondo per compor libri, e cercano l'ispirazione correndo le poste. Nelle descrizioni si vuole l'intimo, si vuole il dramma, si vuole l'uomo con le sue eterne passioni. "Tutti gli incanti della natura non valgono un affetto : tutta la scienza uon vale un atto, generoso, dice egregiamente l'autore nella prefazione. Perciò ammiro lo Stoppani che non viaggia per viaggiare, ohe non viaggia mai solo; ma accompagnato sempre da quel suo gentile e casto amore della scienza. Leggansi per esempio le bellissime pagine ove con penna maestra ci descrive lo stupendo fenomeno della fosforescenza del mare ; 1' arte e la scienza qui vanno d'un passo; e non minore è la magia dello stile che l'esattezza e la proprietà del linguaggio scientifico. Anche le descrizioni che sono un fuor d'opera e con le quali l'autore ha voluto dare varietà e diletto al libro, tornan spesso utile al giovane lettore; e in qualóhe modo fanno capo alla scienza. Così quella bfllissima descrizione della notte, a pagina 489 e seguenti, che è insieme senza alcuna pretesa un trattatalo sugli animali notturni. Spesso ho detto, non sempre. L'autore vedrà se non tomi opportuno ommettere alcune descrizioni troppo lunghe, e che non hanno alcun rapporto col soggetto, come per esèmpio il ritorno dalla campagna, nel primo capitolo, e le pagine sul santuario di Loreto e le sciocche superstizioni dei contadini. Non si ha ad esigere dallo Stoppani lo scetticismo del Leopardi che nella famosa canzone — Alla sorella Paolina — chiamò la Santa Icasa „antico error, celeste dono che abbella agli occhi .tuoi quest'ermo lido"; pure la descrizione di que' luoghi e di quelle abitudini, se potevano trovar luogo benissimo in uu libro di viaggi, non pare stiano al loro posto in un volume sulle bellezze naturali d'Italia. In queste pagine e in qualche altra, in qualche osservazione, in qualche motto arguto, latino (ci perdoni 1' appunto l'illustre scrittore) un pochino si sente il collegio; e lo stile rasenta le pagine dell'antologia modello. Ma si badi bene ; non con ciò s'intende di condannare nell' autore le nobili e franche professioni di fede ; nè quel candore di modestia e profumo di virtù, che rendono così amabili e cari quei pochi che per felice disposizione di natura e tenacia di propositi hanno sempre mirato all'ideale altissimo della inconscia e geuerosa giovinezza senza mai cadere per via tra le tristi realtà della vita. Un altro appunto alla forma scelta dall' autore. Che il dialogo sia conveniente a tale genere di libri, non si potrà certo negare, dopo gli esempi di grandi scrittori da Platone al Rosmini ed al Manzoni. Però piacerebbe di trovarsi in compagnia più eletta; que' fanciulli a dir vero disturbano alquanto la pertrattazione del tema; ogni tanto l'autore deve interrompersi e ripetere: „Miei cari non siete abbastanza maturi per intender ciò, questo non è per voi"; senza dire di quelle frequenti interruzioni, di quelle sortite puerili, naturali alla mobile fantasia dei fanciulli. Senza toglier nulla al valore didattico del libro, sarà facile al chiarissimo autore di circondarsi di giovanetti in età più avanzata ; così il suo libro potrebbe accogliersi quale testo scolastico nelle scuole medie, e specialmente nelle tecniche e magistrali. I professori di lettere poi, anche nella forma attuale, possono additarlo quale libro utilissimo di lettura, accoglierlo nella biblioteca del ginnasio, e leggere di frequente i migliori brani nella scuola, a temperare con la lettura di un ottimo scrittore moderno la noja dell'insegnamento troppo arcaico; chè il condannare i ragazzi a sentire per tutto 1' anno i miracoli di frate Mazeo, e le aride cronache del trecento con la scusa di apprendere la purezza della lingua, finisce, col far perdere ai fanciulli 1' amore alla lingua stessa, che trovano tanto contraria al linguaggio vivo, alle idee, ai costumi, al movimento del pensiero moderno, e quindi di nessuna pratica utilità. Un'ultima preghiera all'egregio Stoppani. Egli prende le mosse dalle Alpi Caraiche; e perchè non cominciare dalle Giulie, e dalle Pre-Alpi della Vena e del Caldiero, che si appuntano al Monte Maggiore presso del Quarnaro. rChe Italia chiude e i suoi termini bagna?" Non vorrà egli in una terza edizione della sua opera completare così la geografia fisica e geologica d'Italia? Se, come egli deplora nella prefazione, l'Italia è sotto l'aspetto geologico poco nota; forse non vi ha regione così sconosciuta come la nostra, benché abbia tanti titoli all' ammirazione e allo studio degli scienziati. Subito alle porte della provincia il virgiliano Timavo, che dopo sotterraneo e misterioso cammino, per varie bocche esce, e, fiume navigabile alla sorgente, dopo il brevo corso di circa un chilometro, fa capo in maro in faccia ad Aquileja ed a Grado ; la grotta famosa di Adelberga cantata dal Gazzoletti; gli affondamenti ora imbutiformi ora a guisa di pozzi allargantisi in fondo, misteriosa foibe (foveae) che assorbono le nostre acque ;" e formano così i veri Acheropti, e le stigie paludi (tra queste fosse celebre la foiba di Pisino); i depositi bituminosi e carboniferi; le roccie di Cittanova alla foce del Quieto; i bagni termali di Monfalcone e di Santo Stefano; le miniere di vitriolo di Sovignaco ; la terra ocracea, rossa per ossidi di ferro : ecco fenomeni geologici che rendono la nostra regione degna delle investigazioni della scienza (scrive il Combi nella Porta Orientale) e specialmento degli studi italiani, stretta come è intimamente alle condizioni geogiiostiche delle altre provincia d'Italia. E quante bellezze natnrali meritevoli di essere descritte! La subita apparizione del tremolar della marina, del golfo, dell'Istria allo svolto di Aurisina, dopo le deserte montagne del Carso; Trieste soggetta che dalle verdi colline del Farneto scende al bacio dell'acque, con Miramar da un lato che alza le bianche torri tra un boschetto di olivi, e le cineree rupi flagellate dal mare; le fruttifere valli di Capodistria, d'Isola, di Pirano chiuse tra i colli di cangianti olivi e di bruno refosco ; la scena incantevole della vallo di Sicciole, quando più ferve l'opera, e di notte, alle prime minacce della procella si veggono mille lumi incrociarsi, avvicinarsi, allontanarsi, tremoli, dondolanti come le lucciole sognate dal villano di Dante, e le ombre dei salinari intenti ( a raccogliere nei Cavedini le capuccie del sale; la vista dello storico bosco, e del placido Quieto serpeggiante nel mezzo, dalle mura della gentile ed ospitale Montona ; i verdi isolotti di Parenzo e di Rovigno, e poi via via quella lunga fila di bianche scogliere che come gabbiani forieri della tempesta, e gruppi di anitre starnazzanti sulle acque accompagnano il viaggiatore infino al porto di Pola, a capo Promontore, e alia foce dell'Arsa sotto i monti dell'ultima Albona; l'ardue cime del Monte Maggiore, là sui confini del mondo latino, dove l'arco del cielo scende a mattina di là sulle rive. d'.Illiria, di qua sul golfo, sul mare, sul lontano loutano monte d'Ancona, e pare stringa in un amplesso due popoli, due civiltà; e i colori di Levante, i dolci colori d'orientale zaffiro si confondono alle porpore dell'occidente; oh! le sono tutte queste scene degne del pennello d' Ariosto, e che il moderno scrittore italiano non vorrà cedere del tutto ad altre tavolozze use ai colori persi e grigi d'altri cieli, d'altre scuole. Ben venga adunque e presto l'illustre geologo anche tra noi: la tradizionale ospitalità degli Istriani farà il suo dovere. P. T. Pubblicazioni Margherita ; il più diffuso giornale di mode, ricco di varii bellissimi disegnile col simpatico nome già entrato nelle grazie delle signore. È compilato a Milano dai fratelli Treves. Esce ogni settimana. — Abbonamento annuo Lire italiane 32, Semestre 17, Trimestre 9. Notiamo fra gli egregi collaboratori, il bravo nostro comprovinciale professor Paolo Tedeschi, che quanto prima vi pubblicherà di suo : -- Povera Tilde ! — Macchiette dell'emigrazione veneta....... 11 Grillo «lei Focolare, periodico letterario, che si pubblica il 1 ed il 16 d'ogni mese a Lendinara (Veneto), Abbonamento al 1° semestre dell' anno corr. lire 3 pel Eegno, 4.10 per l'Estero. PROSPETTO TABELLARE DELLA MORTALITÀ NEL COMUNE DI CAPODISTRIA DURANTE L'ANNO 1878 11 prospetto tabellare qui annesso risguarda le cause di morte dei colpiti durante l'anno 1878, il numero dei medesimi disposti a seconda della loro età ed elencati a seconda del mese in cui decessero. Dalla I tabella rilevasi essere 328 il numero dei morti in complesso, dai quali sottratti 52 spettanti alla locale casa di pena, rimangono 276 pel Comune di Capodistria. Calcolata la sua popolazione a 7000 anime abbiamo quest'anno una mortalità del 39 per mille circa. Nel 1877, la mortalità ascendeva a 46 per mille. Durante l'anno s'ebbero alcuni casi di vajuolo, non però nel grado d'epidemia, oltrecciò dominarono sporadicamente la scarlattina, il tifo, la dissenteria, il croup e la difterite, susseguiti da alcuni casi di morte. Fra le cause di questa predominarono la debolezza innata di vitalità, le malattie infiammatorie degli organi respiratori, la tisi polmonale, il catarro intestinale, la debolezza senile. Dalla II tabella rilevasi che l'età che offerse maggior contingente di morti fu quella dalla nascita ad un anno, cui segue quella da 1 a 5 formando assieme la cifra di 147, equivalente a più della metà del numero totale dei morti spettanti al solo Comune. Dalla terza tabella si desume che nel mese di Decembre s'ebbe il maggior numero dei morti. I. TABELLA. dinotante le cause di morte nei colpiti durante l'anno 1878. TI. TABÈLLA che dinota i Morti durante l'anno 1878 specificati a seconda della loro età. Nati morti........... 5 debolezza innata di vitalità .... 75 a> vajuolo........... 2 ce scarlattina.......... 1 tifo............ 5 ce e dissenteria.......... 1 j omicidio per arma da fuoco .... 1 J ® -a Somma 328 Nati morti 5 dalla nascita ad un anno..... 92 da 1 a 5 anni........ 55 da 5 a 10 6 da 10 a 15 5 da 15 a 20 6 da 20 a 25 IO da 25 a 30 19 da 30 a 35 »........ 13 da 35 a 40 12 da 40 a 45 10 da 45 a 50 7 da 50 a 55 10 da 55 a 60 11 da 60 a 65 12 da 65 a 70 18 da 70 a 75 12 da 75 a 80 13 da 80 a 85 3 da 85 a 90 4 da 90 a 95 3 da 95 a 100 1 età ignota 1 Somma 228 III. TABELLA dinotante i morti a seconda dei mesi dell'anno. Gennaio Febbraio Marzo . Aprile . Maggio . Giugno . Luglio . Agosto . Settembre Ottobre . Novembre Dicembre 32 25 32 17 34 22 32 22 23 30 22 37 Somma 328 Varietà Leggesi nel Corriere della Sera che il Ministero di agricoltura e commercio ricevette comunicazioni dalle Indie e dal Brasile, le quali informano sulla apparizione di due distruttori terribili del caffè, cioè un fungo e un insetto di piccolezza microscopica. I danni alle piante nel caffè sarebbero già rilevantissimi. Ricevuto li prezzo d'abbonamento dai signori:* (A saldo anno XII 1878). Carlo Cleva — Barbana. — (A saldo anno XII 1379) — Natale Stifanich Talich - Mompa-derno; — Don Antonio Basilisco parroco — Mompaderno; — Tomaso Sottocorona — Dìgnano; — Andrea D.r Petris — Pa-renzo; — Antonio Vattolo — Dignano; — Biblioteca Civica — Trieste; — Domenico Ravasini — Isola; — Giovanni Mahorsich — Trieste; — (A conto anno XIII 1879;. — F. D.r Fonda — Pisino — I quartale.