RAZPRAVE IN ČLANKI Essays and Articles Guido Tigler, Firenze LA MADONNA DI VELESOVO FRA STORIA E LEGGENDA Il monastero domenicano femminile di Velesovo e la statua lignea della Madonna col Bambino in trono che vi è venerata (figg. 1, 2) sono ampiamente discussi nel 1689 da Johann Weichard Valvasor nella sua celebre trattazione topografica e storica dell'Onore del Duca-to di Carniola,1 che riporta due versioni leggermente discordanti sul prodigio che avrebbe originato la fondazione del santuario: la citazio-ne di un passo in latino degli Annali del Norico del gesuita Matthias Bautscher (o Bauzer),2 morto nel 1668, di cui Valvasor fornisce anche Il presente studio costituisce la continuazione di quello pubblicato nel volume precedente di questa rivista (Guido Tigler, Riesaminando la Madonna di Velesovo, Zbornik za umetnostno zgodovino, n. s. XLIII, 2007, pp. 13-46). Per una illustrazione a colori cf. Jože Anderlič - Marjan Zadnikar, Kunst in Slowenien, Wien - München 1985, p. 40. Per Madonne lignee tipologicamente imparentate e per la recezione dei prototipi renano-mosani in altre regioni si veda ora Tobias Kunz, Skulptur um 1200. Das Kölner Atelier der Viklau-Madonna auf Gotland und der ästhetische Wandel in der 2. Hälfte des 12. Jahrhunderts, Petersberg 2007. 1 Johann Weikhard Valvasor, Die Ehre des Hertzogthums Crain: das ist wahre, grundliche, und recht eigendliche Belegen und Beschaffenheit dieses [...] römisch - Keyserlichen herrlichen Erblandes [...] durch selbsteigene gants genaue Erkündigung, Untersuchung, Erfahrung und historisch-topographische Beschreibung. In reines Teutsch gebracht [...] durch Erasmum Francisci, Laybach (con distribuzione a Nürnberg) s.d. ma 1689, XI, pp. 364-367. 2 "Circa Annum 1297 factum initium Virginii Michelstetten in Carniola. Ejus Coenobii documenta habent ad Annum Christi 1300; quendam Pre-sbyterum, ad arcem Michelstetten venationi intentum, vocem quandam ex contiguo saltu audivisse, quam subsecutus pervenit ad pinum [tedesco: "Fichte"], ex qua sonus audiebatur. In excisa pinu reperta est cubitalis statua B. Virginis puerulum Jesum (tenentis) quae adhuc exstat auro illita spectabilis in Altari. Ex eo locus ille dictus, vallis B. Virginis [tedesco: Unser Lieben Frauen Thal]. Excitata ibi aedes B.V. Sacra. Tenui dein initio Virginium coepit [tedesco: "aus einem schlechten Anfange erwachsen"], inchoatum a pluribus Virginibus quae Obtulerunt bona sua, et ex iis unitim vivere decreverunt: quibus subinde aliae adjunctae dotes suas attulerunt: ut jam sit praecipuum in Carniola. Anna Ortenburgica nupta 15 RAZPRAVE IN ČLANKI RAZPRAVE IN ČLANKI 2. Madonna di Velesovo, retro una versione in tedesco, e quella di un anonimo, presa da un vecchio registro o tabella ("alte Verzeichnuss", cioè in tedesco moderno "altes Verzeichnis"), che invece parafrasa.3 Secondo la prima fonte l'intaglio, già allora dorato, sarebbe stato trovato nel 1297 entro il tronco di un Johanni Comiti Frangepani, viduata marito reliquum vitae in hoc Coeno-bio posuit". 3 "... wie dass nemlich dieses Frauen=Kloster/im Jahr 1257/den Anfang genommen; indem ein gar andächtiger Pfarrer/bey S. Margareten zu Michelstetten/Morgends und Abends/in dem nächst daran stossenden Wäldlein/sich zu erlustigen/auch zugleich darinnen seine betende Horas abzustatten pflegen. Einstens aber hört er/mitten unter seinem eifrigem Gebet/einen Schall/welcher diese Worte gantz deutlich ausdrückte: Hic debet exstrui monasterium Dominicanarum. Das ist: Allhie soll ein Dominicaner Frauen=Kloster erbauet werden! Der Pfarrer erstaunte hierü-ber/liess seine Augen hier und dahin schiessen; kunnte aber niemanden erblicken. Endlich entschleust er sich/der Stimme zu folgen. Da er dann/ zum drittenmal obgemeldte Wort angehört/und zu einem hohen Baum gelangt/auf welchem er das Bildniss Unsrer lieben Frauen/samt dem 17 RAZPRAVE IN ČLANKI abete rosso ("pinus", "Fichte"), dal quale un prete recatosi a caccia avrebbe sentito una voce; stando alla seconda fonte, il prete, che sarebbe andato nel bosco per rilassarsi e pregare - l'etica post-tridentina vie-tava l'uso delle armi e la caccia agli ecclesiastici -, avrebbe udito l'e-splicito comando di costruire un monastero femminile domenicano dal simulacro, posto questa volta sopra un alto albero, e tutto cio sarebbe avvenuto già nel 1257. Un altro "documento" consultato da Valvasor arretra la fondazione del monastero di Michelstetten (o Michlstetten), il nome tedesco di Velesovo (o Velesalo, come riporta il toponimo slo-veno Valvasor), addirittura al 1221, l'anno di morte di san Domenico. Venendo alla statua stessa, Valvasor dà una propria interpretazione della leggenda, cioè che l'opera sia stata almeno in parte prodigiosa-mente formata dalla Natura stessa su ordine divino; attesta che già ai suoi tempi la fronte della testa di Maria era solcata da certe "cicatrici" ("Narben") che tuttora si vedono e che interpreta come marezzature del legno ("Masen"); e riporta con credulità la superstizione popolare che la statua, di sovente recata in processione, avrebbe il potere di pla-care i temporali.4 Quest'ultimo dettaglio permette di spiegare l'esigen- Jesus=Kindlein/erblicket: und war der Baum/an dem Ort/wo jetzt der grosse Altar in der Kirche stehet/befindlich. Diese Begebniss berichtete er bey seiner Ruckkehr/dem Patriarchen zu Aglar/dem Cardinal Albrechten nebst einig Andren. Da es dann das tausen=züngichte Gerücht allenthalben kundbar gemacht/und zur Erbauung und Unterhalt des Klo-sters/guthertzige Gemüther angelocket [...]". 4 "Nun wollen wir auch einen Blick auf dieses Wunder=Bild werffen/als welches diesem Kloster den Grund geleget. Es wird selbiges in dem hohen Altar/verwahrt/und ein gemahltes Bild fürgezogen. Das Haupt der allerrei-nesten Gottes=Gebährerin/nebst dem Jesus=Kindlein/hat keine menschliche Hand ausgearbeitet; sondern die Natur/auf dem Baum also ausgebildet. Der Überrest aber ist/durch Kunst/aus dem Baum geschnitzet/und mit ver-güldeten Kleidern angethan. An der Stirn/dieser von der Natur=abge-bildeten Gottes=Mutter/ist eine kleine Narbe oder Mase von dem Gewächs zu sehen/welche man öfters mit Farben zubedecken bemühet gewesen/aber vergeblich/indem den folgenden Tag die Farbe sich verlohren/und die Narbe von Neuem sich geäussert. Und das Jesus=Häuptlein/so aus dem Stock gewachsen/sihet/als obs aus der Brust gewachsen wäre. Dieses Wun-der=quellende Bild ist mit Folge der Zeit/von verschiedenen Päpsten/mit grossen Ablässen und Freyheiten/begabet worden; welche die Andacht zu demselben vergrössert. Wie dann auch verschiedene Wunderwercke/es desto wunderwürdiger gemacht. Daher es/heut zu Tage/im höchsten Werth/und an grossen Fest=Tägen/wie auch an den ersten Sonntägen jedes Monats/mit einem Umgang begleitet und umgetragen wird. Wann der 18 RAZPRAVE IN ČLANKI za di ridare spesso alla statua una nuova policromia, visto che proba-bilmente l'opera sarà stata portata frequentemente allo scoperto in occasione di piogge torrenziali che si sperava di placare. L'antica idea della "Natura artifex", combinata col topos cri-stiano medievale dell'immagine acheropita, è presente esplicitamente nelle leggende sulla Madonna del Clap (sasso) a Salino in Carnia5 e sulla Madonna "di Rimini" venerata nella chiesa di San Marziale a Venezia;6 gemeinen Sage Glauben beyzulegen/soll/so offt ein ungestümmes Don-ner=Wetter an dem Himmel zu sehen/und die Wolcken damit in Figur des Creutzes bezeichnet werden/sie sich/auf dem Befehl des Höchsten stracks zertrennen/und anderwärtig hinziehen/so dass/über das 36 Jahr/daherum der Schauer und Hagel dem Lande keinen Schaden zugefügt". 5 Qui nel 1810 un pastore avrebbe trovato in un ruscello una pietra, che restava ferma nonostante la corrente, in cui era "raffigurata naturalmente, senza segno di scalpello o di pennello" un'immagine della Madonna col Bambino, poi venerata nel santuario costruito sul luogo della scoper-ta, cf. IMille santuari mariani d'Italia illustrati, Roma 1960, p. 195. 6 L'intaglio ligneo sarebbe stato rinvenuto abbozzato nel tronco da un pastore nei dintorni di Rimini ai tempi di papa Niccolo IV (1288-92). Il pastore avrebbe portato a termine l'opera iniziata dalla Natura; ma il volto di Maria, distrutto dai diavoli, viene poi rifatto dagli angeli, cf. Flaminius Cornelius, Apparitionum et celebriorum imaginum Deiparae Virginis Mariae in civitate et dominio Venetiarum enarrationes historicae, Venetiis 1760, pp. 23-27; Fulvio Cervini - Guido Tigler, Dalle Alpi al Levante. La diffusione mediterranea di sculture lignee piemontesi-aostane alla fine del XIII secolo, Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLI, 1997, pp. 1-32, a pp. 8 ss. In seguito il luogo del rinvenimento è stato iden-tificato col Santuario francescano di Santa Maria delle Grazie a Covignano sopra Rimini, costruito fra 1391 e 1431, cfr. Giambattista Montorsi - Pier Giorgio Pasini, Il santuario riminese di Santa Maria delle Grazie. Storia e restauri, Rimini 2001. Forse il nome con cui è venerata la "Madonna di Rimini" a Venezia si riferisce alla Madonna dell'Acqua in San Francesco a Rimini (il Vesperbild del 1432 circa del Maestro di Rimini), il cui culto è attestato dal 1563, oppure l'origine riminese dell'opera, che sarebbe giunta a Venezia su di una nave priva di equipaggio, è frutto di equivoco a causa dell'affinità delle parole "Arimino" (Rimini) ed "Arminia" (Armenia). Infat-ti i Veneziani del tardo Duecento conoscevano certamente il culto della veneratissima icona, attribuita a san Giovanni evangelista, di Hogeak' Vank in Armenia, più volte riprodotta, fra l'altro nel 1281 e 1285, cf. Michele Bacci, Il pennello dell'Evangelista. Storia delle immagini sacre attribuite a san Luca, Pisa 1998, pp. 187-193. La diffusione mediterranea del culto -non dell'iconografia - della tavola armena spiega forse anche l'intitolazione alla "Madonna protettrice d'Armenia" della chiesetta di Santa Maria delle Grazie al Molo di Genova, dove si trova un'altra scultura lignea piemontese imparentata con la Madonna di San Marziale, per la quale dunque non è 19 RAZPRAVE IN ČLANKI ma questa spiegazione pseudoscientifica del rinvenimento di una scul-tura lignea in un albero - che in tal caso sarebbe stato della stessa essen-za dell'intaglio - è potenzialmente contenuta in tutte le numerosissime leggende di fondazione di santuari mariani di questo tipo, che esami-neremo in seguito. E' pero lecito sospettare che si tratti di una spiega-zione di origine erudita, sorta dal tentativo di razionalizzare un raccon-to fantastico già esistente; tanto è vero che nelle successive formulazioni della leggenda di Velesovo questo particolare, che puo far venire in mente la curiosità per i presunti prodigi della Natura di un Athanasius Kircher o già di un Alberto Magno,7 è stato tralasciato. La didascalia della già menzionata xilografia del 1742 di A. Kaltschmidt, stampata a Laybach (Lubiana), in cui il simulacro appare collocato davanti al tronco di una quercia, dà invece la data 1215 circa - l'anno del quarto concilio lateranense, quando l'ordine domenicano risulta già esistente - per il rinvenimento dell' "antichissima" ("uralt") immagine in un albero (fig. 3).8 La seconda citata stampa devozionale, chiaramente derivata dalla prima per la composizione e vari dettagli, dell'incisore Zauber da disegno siglato E. W., mostra la veduta dell'at-tuale complesso monastico, ed è percio databile al 1776 o poco dopo, e ci presenta già non solo le corone metalliche ma anche collane postic-ce sul petto di Maria (fig. 4). Qui "antichissimo" è diventato il mona-stero e, probabilmente per un refuso, la data della scoperta è il 1213.9 plausibile l'ipotesi di uno spostamento reale dalla Cilicia (Piccola Armenia), come in accordo con la relativa leggenda sostiene Fulvio Cervini, in: Cervi-ni - Tigler 1997, cit. n. 6, pp. 11 ss. 7 Albertus, De Mineralibus et rebus metallicis, lib. II, tract. III cap. 1, in Alberti Magni opera omnia (ed. Paulus Simon), Münster in W. 1978, XXXVII, 1, p. 238, il cui passo sulle lastre marmoree dell'incrostazione di San Marco a Venezia è ora di nuovo preso in considerazione da Wladimiro Dorigo, Spolia marmorei d'oltremare a Venezia (secoli XI-XIV), Saggi e memorie di storia dell'arte, XXVIII, 2004, pp. 1-14 a p. 5. Sulle icone acheropite cf. fra l'altro da ultimo: L'immagine di Cristo. Dall'acheropita alla mano d'artista. Dal tardo medioevo all'età barocca (edd. Christoph Luitpold Frommel e Gerhard Wolf), Città del Vaticano 2006 (Studi e testi, 432). 8 "Uralt in einem Baum um das Jahr 1215. gefunden: gnadenreiches Mariä Bild, bey denen Frauen Dominicane. zu Michlstetten in Crain verehrt". Cf. Emilijan Cevc, Romanski Marijin kip v Velesovem, Zbornik za umetnostno zgodovino, n. s. I, 1951, p. 114. 9 Didascalia: "Die Wunderthätige Statuen U. L. F. [= "unserer lieben Frau"] so im Jahre 1213 in einem Baume gefunden worden nunmehro in dem 20 RAZPRAVE IN ČLANKI 4. E. W. (disegnatore), Zauber (incisore), La Madonna, l'albero e il nuovo monaste-ro di Velesovo, stampa, fine XVIII secolo Urûtt vn du nullum um 6 of .Tiiiiv .iaiS rf (ml? 3. A. Kaltschmidt (incisore) La Madonna, l'albero e la chiesa di Velesovo, xilografia, Lubiana 1742 La xilografia di Kaltschmidt è riprodotta in un testo in slo-veno di Zmago Zorman, intitolato Velesovska Marija, che dai caratteri tipografici del titolo parrebbe dei primi del Novecento, contenuto in una pagina in folio, che ho visto appesa incorniciata in un corridoio della canonica di Velesovo. Qui è narrata, con maggior dovizia di par-ticolari e qualche variante, la stessa leggenda, questa volta messa in bocca ad una vecchietta del posto. La riassumo qui di seguito, in base alla traduzione di Matej Klemenčič: Uralten Jungfräulichen Stifte Frauenthal bey Michelstetten Ord. S. Domini-ci verehret wird". Cf. France Stelè, Stari kipi na Kranjskem: 1. Kip milostne Matere Božje v Velesovem, Ljubitelj krščanske umetnosti, I, 1914, p. 50. 21 RAZPRAVE IN ČLANKI "Un giorno, i servi del castello, mentre stavano per abbat-tere una quercia al di sotto del castello, fra le colline di Hrib e Obla, trovarono nell'albero una statua della Madonna, cui involontariamente procurarono un taglio sulla fronte con la scure. Resisi conto del danno che avevano fatto, scapparono via, lasciando la quercia, il loro carro e la scure. Il cagnolino del parroco di Santa Margherita condusse poi il suo padrone a vedere la quercia. Il parroco vide cio che avevano lascia-to i servi del castello e il taglio sulla fronte di Maria, da cui fuoriusciva del sangue. Egli si mise a pulire questo sangue, a pregare e poi ad ammirare la bella statua. In seguito prese la statua e la porto nella chie-sa parrocchiale di Santa Margherita, ponendola sull'altare di sant'An-na. Qui, dalla tela dell'Educazione della Vergine la figura della madre di Maria si inchino, e cosï fecero santa Margherita, che stava sull'altar maggiore, e pure Dio Padre, gli angioletti e tutti i santi e le vergini del-l'altare. E poi anche sant'Antonio tentato nel deserto da un altro altare ed i santi Gertrude, Barbara e Floriano e solo Dio sa quanti altri santi ancora fecero lo stesso. E anche il fratello di Margherita, san Giorgio [...]. Poi il parroco ando a dormire. L'indomani mattina non c'era più la statua, che poi fu di nuovo trovata dal parroco sull'albero. Egli la porto nuovamente giù in canonica, mettendola in una cassa chiusa a chiave due volte. Poi chiuse con due mandate pure il portone ed ando a dormire. L'indomani la statua non c'era più e lui la ritrovo sull'albero. Di nuovo la rinchiuse nella cassa, lasciando due uomini di guardia. Ed ancora una volta la statua al mattino seguente era scomparsa. Allo-ra il parroco chiese alla Madonna del Rosario cosa dovesse fare; e la Madonna gli rispose che avrebbero dovuto costruire una chiesa proprio lï dove la statua era stata trovata. Allora il parroco e gli uomini del vil-laggio abbatterono tutto gli alberi ed iniziarono a costruire una cappella, poi sostituita da una chiesa di legno. Poi sono arrivate le mona-che bianche ed in seguito i Turchi hanno incendiato la chiesa ed il monastero,10 senza pero riuscire ad impossessarsi della statua della Madonna. Successivamente il popolo ha costruito con le sue offerte una chiesa più grande in muratura, la maggiore della regione. Poi hanno posto una corona d'oro sul capo della Vergine e l'hanno vestita di seta, collocandola sull'altar maggiore sotto al quadro dell'Annunciazione di- 10 La prima delle numerose incursioni turche che flagellarono questa zona avvenne nel 1473. 22 RAZPRAVE IN ČLANKI pinto da un uomo di Krems.11 La Madonna concede la sua protezione alla gente del posto, tanto che, mentre nelle parrocchie tutto intorno c'erano alluvioni, siccità e grandine, in questo luogo no. E cosi termina il racconto della vecchietta". Il riferimento alle tele e statue della chiesa parrocchiale, i cui santi anacronisticamente - non essendo precedenti all'età barocca -si sarebbero animati come in un tableau vivant a rendere omaggio alla statua della Madonna col Bambino, nonché quello alla tela dell'Annun-ciazione di Kremser Schmidt del 1773, consentono di datare quest'ulti-ma e più elaborata versione della leggenda al periodo della ricostruzione del santuario o comunque al tardo Settecento o Ottocento, quando il culto della Madonna di Velesovo dovette godere di una nuova fioritura, testimoniata anche dalla cerimonia dell'incoronazione, con corone di metallo dorato, probabilmente, invece che d'oro, come afferma il testo. Questa volta le cicatrici del legno sulla fronte di Maria vengono spiegate aiziologicamente con le ferite inferte involontariamente dalle asce degli scopritori, che avrebbero provocato anche un miracoloso sanguinamen-to del simulacro12 Come nella leggenda di fondazione del vicino santua-rio di Monte Lussari (Višarje/Luschariberg) e di numerosi altri casi ana-loghi, la Madonna avrebbe mostrato la sua volontà che le si erigesse un santuario proprio sul luogo del ritrovamento, tornando più volte di notte sull'albero in cui era stata scoperta. In contrasto con la presumibi-le verità storica, forse da tempo dimenticata o rimossa, che il monastero domenicano e la statua erano stati voluti dai nobili castellani tedeschi, invisi probabilmente al popolo, la leggenda più tarda assegna ogni meri-to al parroco e ai contadini sloveni, lasciando ai servi del signore del castello solo l'ingrato ruolo di aver messo in luce l'intaglio, peraltro dan-neggiandolo e facendolo soffrire. *** Innumerevoli sono le leggende di fondazione di santuari mariani, ubicati in gran parte dell'Europa occidentale cattolica, in cui 11 Le tele di Kremser Schmidt sono del 1773 circa, cf. Rupert Feucht-muller, Der Kremser Schmidt, Innsbruck-Wien 1989; Rotraut Krall, s. v. Schmidt, Martin Johann, The Dictionnary of Art (ed. Jane Turner), London 1996, XXVIII, pp. 123-124. 12 Per le immagini mariane che sanguinano cf. Stephan Beissel, Die Verehrung U.L. Frau in Deutschland während des Mittelalters, Freiburg im B. 1896, p. 112. 23 RAZPRAVE IN ČLANKI ricorrono questi o simili luoghi comuni.13 Incontriamo almeno una cinquantina di Madonne lignee che sarebbero state trovate entro i tron-chi o fra le chiome degli alberi, le cui specie corrispondono di volta in volta alla flora tipica delle rispettive regioni, passando in rassegna i casi schedati, con particolare meticolosità per la Francia, ma anche per altri paesi, da Charles Rohault-de-Fleury,14 che si è avvalso del censimento del Gumppenberg, e per il contesto mitteleuropeo germanofono da 13 Cf. Wilhelm Gumppenberg, Atlas Marianus, Monachii 1657; Atlas marianus novus, Augustae Vindelicorum 1730, III (vedi all'indice per sogget-ti sotto la voce statua); Cornelius 1760, cit. n. 6; Charles Rohault-de-Fleury, La Sainte Vièrge. Etudes archéologiques et iconographiques, Paris 1878; Antonio Pitto, La Liguria mariana, Genova 1884; J. A. F. Kronenburg, Maria's heerlijkheid in Nederland, Amsterdam 1904-1931; Stephan Beissel, Geschichte der Verehrung Marias in Deutschland während des Mittelalters. Ein Beitrag zur Religionswissenschaft und Kunstgeschichte, Freiburg im B. 1909, pp. 148, 152-153, 415-419; Idem, Wallfahrten zu Unserer Lieben Frau in Legende und Geschichte, Freiburg im B. 1913; I Mille santuari 1960, cit. n. 5. 14 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Moufflières in diocesi di Amiens, con statua che sarebbe stata rinvenuta nel 1110 circa (p. 158); Notre-Dame-de-Nanteuil a Montrichard in diocesi di Blois, trovata su di una quercia (pp. 184-185); Notre-Dame-de-Verdelais in diocesi di Bordeaux, ritrovata nel 1605 nel tronco di un vecchio albero (pp. 191-192); Notre-Dame-du-Bouchet in diocesi di Bourges, trovata da un cacciatore nel tronco di una quercia (p. 195); Chêne de la Bonne Vièrge, o de la Loupe, nei dintorni di Chartres: vecchia quercia nel cui tronco si trova una statuetta della Vergine (p. 211); Notre-Dame-de-la-Faigne in diocesi di Le Mans, trovata su di un faggio in età paleocristiana (p. 234); Notre-Dame-de-l'Orme (olmo) in diocesi di Montauban (p. 249); Notre-Dame-du-Chêne (Maria Aich) in diocesi di Strasburgo, trovata prima del 1147 in una quercia, e l'omonimo santuario nel cantone alsaziano di Woerth, distrutto nel 1793 (p. 305); Cattedrale di Vannes, da una quercia o un piccolo oratorio (p. 316). Spagna: Cordoba, Immagine del Fonte Santo, trovata entro un fico presso una sorgente (pp. 335-336); Nuestra Senora del Pueyo a Parabastro, trovata nel 1110 su di un mandorlo (p. 344). Belgio: Notre-Dame-sur-la-Branche ad Anversa, trovata su di un ramo nel VII secolo, nel 900 circa oppure nel 1124 (p. 365); Notre-Dame-du-chant-d'oiseaux a Bruxelles, trovata appesa ad un faggio nel 1044 (p. 368); Notre-Dame-de-la-Fontaine a Chièvres, trovata nel 1130 tra le foglie di un sambuco (p. 371); Notre-Dame-de-Lierre (Lier) presso Anversa, appesa ad una quercia, VIII secolo (p. 377); Notre-Dame-d'Ittre a Saint-Remy presso Nivelles, "immagine" trovata prima della prima crociata attaccata ad un tiglio (pp. 380-381). Lussemburgo: Vianden, trovata nel 994 fra due rami di un albero (p. 395). Austria: Maria Taferl, trovata in una quercia (p. 468). 24 RAZPRAVE IN ČLANKI Stephan Beissel15 - di cui non ho pero reperito l'apposito volume del 1913 - nonché per l'Italia dai coscienziosi sacerdoti, in gran parte ahimè totalmente digiuni di storia dell'arte, autori del volume del 1960 sui "mille santuari mariani d'Italia".16 È implicito che sarebbe fatica 15 Beissel 1909, cit. n. 13, pp. 151, 415 ss., ricorda "Marienbilder" rinvenuti su tigli (Oosterwijk nei Paesi Bassi, Kevelaer e Mühlheim in Renania, Maria unter der Linde in Bassa Austria), su querce (Eycka presso Maastricht nei Paesi Bassi - il ritrovamento risalirebbe ad età ottoniana - Mariaeich presso Monaco, Kleinkrothenbuchburg sul Meno, dopo il 1648, Drolzmünster, del 1743, Lohnsburg, del 1750 circa, Hoheneich e Klein Dreieichen tutte in Alta e Bassa Austria), su faggi (Mariabuchen presso Lohr in Bassa Franco-nia, Marialaach o Mariäloh, detta pure Buchenwald, presso Steyer in Alta Austria), su peri (Grünbaumkapelle o Maria Hoffnung am Birnbaum presso Mauthausen in Alta Austria), su abeti (Hollenthon o Hohenthann e Mariathann presso Lindau), e su alberi non specificati (Marienbaum presso Xanten nel Basso Reno, Maria am Baum a Kaiser-Ebersdorf presso Vienna) o in boschi (Marienwald presso Heimbach, Baumgartenberg, nel 1141, e Buschbell in Renania, Marienforst presso Godesberg, Marienrode presso Hildesheim, Auerswalde nel Brandeburgo, Niederwaldkirchen, nel 1108, e Waldhausen in Alta Austria, Marienbosch presso Zwolle nei Paesi Bassi). 16 I Mille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna dell'isola di Barbana presso Grado in diocesi di Gorizia. A causa di una tempesta le acque della laguna avrebbero sommerso l'isola; quando le acque si abbassarono una statua lignea della Madonna, che proveniva da una chiesa distrutta, fu trovata fra i rami di un albero, dove nel VI secolo il patriarca Elia fece poi costruire il santuario (p. 164, cf. anche Guido Tigleh, in: Le sculture raccontano [catalo-go della mostra, Pordenone 2004, ed. Gilberto Ganzer], Pordenone 2004, p. 36). Nostra Signora del Pedancino a Cismon del Grappa in diocesi di Padova, trovata su di un albero all'epoca dell'iconoclastia (p. 175); Madonna del Frassino a Peschiera del Garda in diocesi di Verona, 1510 (pp. 206- 207); Nostra Signora di Coronata a Cornigliano in diocesi di Genova, sottratta all'iconoclastia da marinai devoti, che la avrebbero recata dall'Oriente nell'-VIII secolo, sarebbe stata ritrovata su di un castagno (p. 237); Madonna del Frassine in Val di Cornia in diocesi di Piombino, trovata da un bifolco (pp. 363-364); Madonna dell'Ambro a Montefortino in diocesi di Fermo, scoper-ta entro la cavità del tronco di un faggio da una pastorella sordomuta nel 1000 (pp. 412-413); Beata Vergine del Faggio sul Monte Carpegna in diocesi di Montefeltro e Pennabilli: leggenda non pervenuta (p. 424); Santa Maria del Monte a Castiglione Messer Marino in diocesi di Trivento, trovata da una pastorella sordomuta sui rami di un abete (p. 562); Santa Maria del Bosco a Panni in diocesi di Bovino, trovata dopo il 1000 (p. 576); Maria Santissima Incoronata a Foggia, trovata nel 1001 fra i rami di una quercia (p. 579), da cui dipende nel nome e nell'iconografia la scultura barocca venerata nella vicina Apricena (p. 582); Santa Maria dell'Olivella a Sant'Elia Fiumerapido in diocesi di Montecassino, rinvenuta ai primi del XVI secolo (p. 610); Santa Maria di Avigliano a Campagna, nell'omonima diocesi, trovata nel 1240 da un cacciatore su di un sambuco (p. 670). 25 RAZPRAVE IN ČLANKI sprecata voler accordare le date fornite dalle leggende con le datazioni, generalmente assai successive, che si possono stabilire per questi inta-gli dal punto di vista stilistico. Che poi tali censimenti siano lacunosi lo dimostra già il fatto che non vi sono prese in considerazione le due analoghe leggende della Madonna "di Rimini" a Venezia (vedi nota 6) e, per l'appunto, di quella di Velesovo. Strettamente imparentate, e quindi pure da prendere qui in considerazione, sono le leggende sche-date da Rohault-de-Fleury17 e dagli autori del volume del 196018 su sta- 17 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-de-la-Drè-che in diocesi di Albi, scoperta da alcuni pastori, con ai piedi un religioso, sepolta per un certo tempo ai piedi di un fico, salva tutti gli alberi intorno da una gelata e viene cosi riscoperta, vi avrebbe pregato davanti san Domenico al tempo della crociata contro gli Albigesi (p. 155); Notre-Dame-des-Plans presso Mondragon in diocesi di Avignone, scoperta da un contadino su indicazione dei suoi buoi, sotto terra presso un cespuglio (p. 175); Notre-Dame-de-Villavard in diocesi di Blois, trovata in una macchia di noccioli (p. 186); Notre-Dame-de-la-Reconciliation a Lille, scoperta da pastori su indicazione delle pecore (pp. 202-203); Notre-Dame-de-l'Annonciation presso Lille, trovata da pastori (p. 203); Notre-Dame-de-Ron-zières in diocesi di Clermont, trovata fra i rovi (p. 215); Notre-Dame-du-Genêtet (ginestreto) in diocesi di Laval, 1097 (p. 233); Valfleury in diocesi di Lione, trovata un giorno di natale dell'VIII secolo sotto delle ginestre (p. 239); Notre-Dame-de-Laghette (del laghetto) presso Nizza, ritrovata alla metà del Seicento fra gli spini (p. 257); Notre-Dame-de-Coll in diocesi di Perpignan, nascosta in un cespuglio (p. 277); Notre-Dame-de-l'Espinas-se in diocesi di Rodez, trovata fra gli spini (p. 290); Notre-Dame-des-Epi-nes-Fleuries in diocesi di Saint-Claude, trovata dalla vedova di un crociato entro un cespuglio fiorito sulle più alte vette del Giura (p. 295); Notre-Dame-du-Roncier (rovo) in diocesi di Vannes, 808 (p. 316). Spagna: Nue-stra Senora del Rocio (rovo) in diocesi di Cadice, trovata da un pastore ai primi del XV secolo (p. 334); Nuestra Senora de Spineto a Garray, trovata ai tempi di Alfonso VI (1106-1109, p. 336); Nuestra Senora de Atocha a Madrid: la statua abbandona la sua chiesa durante l'invasione araba e va a posarsi su un cespuglio, dove poi viene costruita una chiesa, che i mori scambiano per una cittadella e scappano (pp. 339-341); Nuestra Senora de Aranzazu, trovata fra le spine da un pastore (p. 531); Toralva, nascosta in un oratorio fra i rovi, dove fu ritrovata nel 1358 (p. 353). Portogallo: Evora (p. 357). Belgio: Alost, durante alluvione arriva galleggiando su tral-ci di vite con grappoli e fa cessare il disastro (p. 363). Moravia: Brno (Brünn), trovata nel 1150 da un contadino fra i rovi (p. 467). 18 IMille santuari 1960, cit. n. 5: Nostra Signora del Pilastrello in diocesi di Adria e Rovigo: dall'anno 1500 una Madonna lignea si trovava sul muro esterno di una casa, ma travolta nel 1509 da un temporale, finisce su di una siepe, dove diventa oggetto di venerazione, per poi essere collo-cata su un pilastro, attorno al quale sorge il santuario (p. 151); Lussari 26 RAZPRAVE IN ČLANKI tue lignee della Madonna col Bambino trovate entro o presso cespugli, ma anche quelle in cui la scoperta avviene più genericamente in un bosco, in montagna o in una zona campestre o paludosa,19 situazione (Luschariberg, Višarje) in Val Canale in diocesi di Udine, trovata nel 1360 sul monte, dove poi il patriarca di Aquileia avrebbe fondato il san-tuario, da un pastore su un cespuglio, davanti al quale le pecore erano in adorazione (pp. 189-190); Madonna di Screncis a Bertiolo in diocesi di Udine, bassorilievo ligneo policromo scoperto su indicazione di un bue in adorazione da un pastore fra gli sterpi (p. 196); Madonna della Scoperta a Lonato in diocesi di Verona, scomparsa nel 1201 e ritrovata nel 1741 in un ginepro (p. 211); Madonna dei Sette Dolori a Pescara Colli in diocesi di Pescara e Penne, trovata alla fine del XVI secolo da alcuni pastori (pp. 555-556); Madonna del Lauro a Meta di Sorrento, rinvenuta assieme ad una chioccia d'oro con dodici pulcini da una vecchia che conduceva al pascolo la sua vacca all'ombra di un cespuglio d'alloro (p. 631); Madonna di Costantinopoli a Felitto in diocesi di Vallo di Luca-nia, rinvenuta nel 1790 fra cespugli e rovine da un contadino infermo poi risanato (p. 687) 19 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-de-Bon-Encontre in diocesi di Agen, scoperta da un mandriano su indicazione del suo toro (p. 148); Notre- Dame-de-Buglose in diocesi di Aire, scoperta nel 1620 da un mandriano in una palude su indicazione del suo bue (pp. 149-150); Notre-Dame-de-Nantilly in diocesi di Angers, trovata in campo di lenticchie (p. 163); Notre-Dame-des-Lumières in diocesi di Avignone, scoperta in un campo grazie a una luminosità soprannaturale (p. 175); Notre-Dame-de-Sarrance in diocesi di Bayonne, scoperta da un pastore su indicazione del suo bue (p. 178); Notre-Dame-du-Cros in diocesi di Carcassonne, venerata ai piedi di una scarpata, già luogo sacro dei Druidi, fu nascosta all'epoca dell'Iconoclastia (VIII secolo) e di nuovo per sottrarla agli Albigesi, e poi ritrovata nel XV secolo (p. 205); Notre-Dame-d'Orcival in diocesi di Clermont, trovata su una montagnetta (p. 215); Notre-Dame-de-Pignerons in diocesi di Fréjus e Tolone, scoperta da un pastore fra i pini nel 508, sul luogo di una città romana (pp. 229-230); Notre-Dame-de-l'Isard in diocesi di Pamiers, trovata da un mandriano in un luogo già sacro ai pagani (p. 261); Notre-Dame-des-Victoires a Thuir in diocesi di Perpignan, trovata da un pastore alla ricerca della pecorella smarrita in un bosco, sul luogo di una leggendaria vittoria di Carlo Magno sugli Arabi (p. 276); Notre-Dame-du-Marais in diocesi di Rennes, riscoperta in una palude dove era stata gettata nel XII secolo (pp. 287-288); Notre-Dame-des-Miracles in diocesi di Saint-Flour, trovata nel 507 da Theodechilde, figlia di Clodoveo, nel bosco miracolosamente luminoso durante la notte (p. 296). Spagna: Montserrat presso Barcellona, trovata sulle montagne (p. 326); Nostra Signora dell'Allodola presso Saragozza, scoperta in un prato da una donna guidata da un'allodola (p. 349). Portogallo: Pedernei-ra, nascosta in un dirupo al tempo dei mori, è riscoperta nel 1182 da un cacciatore in pericolo di vita, che stava inseguendo un cervo (p. 328). 27 RAZPRAVE IN ČLANKI di cui non mancano gli esempi anche in Italia.20 In questi casi la spie-gazione fornita o sottintesa è spesso che il simulacro sarebbe stato nascosto, sottraendolo ad infedeli o iconoclasti, in un lungo selvaggio o appartato. Tanto Rohault-de-Fleury21 quanto gli autori della mono- 20 I Mille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna della Bozzola a Garlasco in dio-cesi di Vigevano, scoperta da pastorella sordomuta in un bosco, la quale vi prega davanti, riacquista la voce ed ha un'apparizione della Madonna (p. 71); Beata Vergine della Graffignana a San Vito di Casalbuttano in diocesi di Cremona, statua abbandonata fra le rovine di una chiesa distrutta da soldati nel 1656, riscoperta nel 1688 da un dodicenne muto, che riacquista la parola, al che si costruisce una nuova chiesa, consacrata nel 1704 (p. 118); Madonna della Croce a Poggio di Roio in diocesi dell'Aquila, trovata da pastore in cerca del gregge smarrito nel bosco (p. 551); Madonna di Prata in diocesi di Alife, trovata da un pastorello su di un masso recante impronte di ginocchia, mentre due rami di quercia si piegavano in adora-zione (p. 565); Nostra Signora di Saucu a Bortigali in diocesi di Alghero, trovata da tre pastori (p. 785); Nostra Signora di Bonaccatu a Bonarcardo in diocesi di Oristano, trovata da un cacciatore (p. 799). 21 Röhaült-de-Fleühy 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-de-la-Deli-vrance in diocesi di Bayeux, trovata grazie all'indicazione di un montone al posto della vecchia chiesa distrutta dai Normanni (p. 176); nell'ambiente ipogeo sotto la cattedrale di Chartres sarebbe stata venerata una statua della Vergine paritura d'età druidica (p. 207); Notre-Dame-de-Lure in diocesi di Digne, ritrovata sotto terra nel 1637 a seguito della visione di un pastore, nel luogo in cui si era trovata una chiesa distrutta dai Saraceni e poi dagli Ugonotti (pp. 225-226); Notre-Dame-de-Bernay, scoperta da pastori su indi-cazione delle pecore sotto una collina alla fine del X secolo (p. 228); Notre-Dame-de-Quézac in diocesi di Mende, scoperta da uno zappatore nel campo (p. 244); Notre-Dame-de-Cléry in diocesi di Orleans, trovata nel XV secolo da lavoratori agricoli (p. 259); Notre-Dame-de-Recouvrance in diocesi di Séez, nascosta sotto terra al tempo dei Normanni e poi ritrovata (p. 298). Spagna: Nuestra Senora de la Regla presso Cadice, trovata sotto un albero in un pozzo, dove era stata nascosta per sottrarla agli Arabi (pp. 332-334); Villa Viciosa presso Cordoba, scoperta in un campo entro una cassa (p. 336); Nuestra Senora de Guadalupa in Estremadura, inviata da Gregorio Magno, poi nascosta in una grotta per sottrarla agli Arabi, viene ritrovata da un pastore (pp. 336-337); Nagera, trovata dal re Garcia IV di Navarra (1023-1040) a caccia col falcone in una grotta piena di luce (p. 342); Ronci-svalle, nascosta in una grotta dai Cristiani minacciati dai Mori, riscoperta grazie ad un concerto angelico da Carlo Magno (p. 344); Nuestra Senora de Rupe a Segovia, sotterrata in un dirupo a causa dei Mori, fu poi riscoperta da un contadino (p. 349). Portogallo: Nostra Signora de Specu a Coimbra, nascosta in una caverna nel X secolo, quando i Mori incendiarono la città, fu ritrovata nel 1435 da una contadinella muta, che poi riacquisto la parola (p. 357). Boemia: Bunzlau, statuetta appartenuta a san Venceslao, riscoperta in un campo nel 1160 da un contadino, grazie ai suoi buoi (p. 462). 28 RAZPRAVE IN ČLANKI grafia sui santuari italiani22 riportano inoltre numerose leggende di questo tipo in cui le statue sono riscoperte sotto terra, spesso nei luo-ghi dove si erano trovate chiese cadute poi in rovina. Un'altra variante è costituita dal ritrovamento della statua mariana in una sorgente.23 Lo stesso tipo di leggenda ricorre anche per raffigurazioni della Madonna col Bambino in tecniche plastiche diverse, che pure risultano essere rinvenute su alberi24 o in lande selvagge o campestri, fra sterpi o sotto 22 IMille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna del Soccorso sopra l'Isola Co-macina in diocesi di Como, scoperta da pastorella sordomuta in una grot-ta, dove era finita dopo la distruzione della città suH'isola al tempo delle guerre fra Milano e Como (p. 102); Madonna della Libera a Cercemaggiore in diocesi di Benevento, trovata entro anfora da contadino che arava, vi inizia poi a zampillare una sorgente miracolosa (p. 573); Madonna Santissi-ma del Taburno a Bucciano in diocesi di Sant'Agata dei Goti, trovata in una grotta nel 1401 da pastorella sordomuta (p. 589); Maria Santissima della Libera a Moiano in diocesi di Sant'Agata dei Goti, rinvenuta in un campo dove era stata nascosta al tempo degli Iconoclasti (p. 590); Maria Santissima di Montevergine a Palmariggi, nascosta per salvarla dagli Icono-clasti in una grotta, dove è poi scoperta da un pastorello (p. 655); Madonna della Grotta a Carpignano Salentino in diocesi di Otranto, trovata in una grotta da un vecchio storpio (p. 657). 23 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-des-Affligés in diocesi di Arras, scoperta nel VII secolo da dei contadini in una sorgente (p. 167); Notre-Dame-de-Villethiou in diocesi di Blois, trovata in una fonte (p. 186); Notre-Dame-de-Lorette in diocesi di Bordeaux, Maria appare a dei Mandriani presso una sorgente circondata da rovi e poi vi lascia una statua (p. 192); Notre-Dame-de-Vaudouan in diocesi di Bourges, scoperta nel 1013 da alcune fanciulle in una sorgente (p. 193); Notre-Dame-de-la-Carce in diocesi di Mende, trovata prima dell'802 da dei pastori presso una sorgente (p. 244); Notre-Dame-de-Planes in diocesi di Perpignan, trovata in una sorgente (p. 277). Spagna: Xixena, trovata da un pastore condotto dal suo toro sull'isola di un lago (p. 355). I Mille santuari 1960, cit. n. 5: Nostra Signora delle Tre Fontane presso Montoggio in diocesi di Genova, statua trovata a seguito di apparizione della Madonna a una pastorella sordomuta (p. 237). 24 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Belgio: Notre-Dame-de-Foy a Dinant, statuetta in terracotta scoperta nel 1618 da un boscaiolo in un tronco di quercia rimarginato, assieme alle barre di ferro destinate a proteggerla (p. 373). Boemia: Maria Schein presso Töplitz, Vesperbild (in Steinguss ?), nascosto nel 1415 per sottrarlo agli Ussiti nel tronco di un albero, dove più tardi è ritrovato (p. 436). Germania: Pfarrkirche, Vesperbild acquistato a Ratisbona e poi appeso ad un albero (p. 479). Beissel 1909, cit. n. 13, p. 418: Waghäusel, statuetta in terracotta invetriata rinvenuta da un pastore nel 1435 in una quercia. IMille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna della Fontana a Sannazzaro Sesia in diocesi di Vercelli, effige marmorea abbandona- 29 RAZPRAVE IN ČLANKI terra, come le Madonne lignee. 25 Il nome d'origine slava dell'abbazia di Seckau in Stiria veniva ad esempio spiegato con le parole "hic seca", che nel 1142 il fondatore Adalram avrebbe udito dall'interno di un albero, mentre era a caccia di un cervo - analogamente a come il nome ta da un girovago su di una pianta (p. 70); Beata Vergine dell'Olmo a Budrio in diocesi di Bologna, Madonna in stucco policromo posta su di un olmo nel 1586 dal falegname Lodovico Dall'Orto per propria devozione (p. 300); Madonna di Sulo a Filetto in diocesi di Forli, in ceramica faentina, acquista-ta dal conte Paolo Gambi nel 1616 a Lugo e collocata in un albero secco, tosto rinverdito (p. 315); Madonna del Molino a Lugo in diocesi di Imola, bassorilievo in gesso andato in pezzi nel 1496, poi riscoperto da alcuni pastorelli e ricomposto, appeso ad un albero dove emana luce (p. 320); Beata Vergine Assunta a Ponte Santo di Imola, immagine impressa nel gesso, rinvenuta nel 1580 nel torrente Correcchio, sulla cui riva era prima appesa ad un albero (p. 322); Maria Santissima della Querce nei pressi di Montepulciano, modesto bassorilievo in "plastica" preso nel 1590 dalla stal-la della famiglia Avignonesi e posto su di una quercia (p. 368); Madonna dei Bagni a Casalina in diocesi di Perugia, in maiolica di Deruta, si trovava nello slargo dei rami di una quercia (p. 464); Madonna della Quercia presso Viterbo, immagine dipinta sopra una tegola, posta nel 1417 da maestro Magno Juzzante sull'incrocio dei rami di una quercia nel suo campo, dipinta da un maestro Cesare Monetto (p. 535). 25 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-du-Suc in diocesi di Montpellier, in alabastro, scoperta da un pastore nella vegeta-zione che copriva la roccia (p. 249); statua del Seminario di Nîmes, in pie-tra, trovata nell'887 in un cespuglio nella vallata abbandonata di Pierre Combe, dove fu poi eretto un santuario distrutto nel 1793 (pp. 257-258); Notre-Dame-d'Orient presso Saint-Sernin in diocesi di Rodez, tegola scoperta sotto terra grazie all'indicazione di un bove (p. 289). IMille santua-ri 1960, cit. n. 5: Addolorata di Pietralba a Nova Ponente in diocesi di Trento, Vesperbild (in Steinguss?) trovato sotto terra nel 1553 a seguito di apparizione di Maria (p. 176); Madonna della Corona a Spiazzi di Monte Baldo in diocesi di Verona, Vesperbild italiano, sparito da Rodi all'epoca della conquista turca e qui ricomparso (p. 205); Madonna di Loreto a Trentinara in diocesi di Vallo di Lucania, statua in pietra trovata da pastori in cerca di pecorella smarrita (p. 687); Maria Santissima del Pettoruto a San Sosti in diocesi di San Marco Argentano, statua scolpita in pietra da un uomo ricercato dalla polizia nel 1500, che si era nascosto in un diru-po, poi scoperta da un pastorello sordomuto soffusa di luce (p. 726); Madonna del Balzo a Bisacquino in diocesi di Monreale, in gesso, trovata nel 1664 in una grotta (p. 760); Maria Santissima della Grazie a Modica in diocesi di Noto, tavola d'ardesia scoperta fra gli spini nel 1627 grazie a fiammate miracolose (p. 762); Maria Santissima della Favara a Contessa Entellina in diocesi di Piana degli Albanesi, lastra di pietra dipinta rinve-nuta sotto terra (p. 770); Maria Santissima della Cava a Pietraperzia in diocesi di Trapani, lastra di pietra dipinta scoperta nel 1223 (p. 772). 30 RAZPRAVE IN ČLANKI di Stična, in tedesco Sittich cioè pappagallo, veniva ricondotto a un pappagallo che avrebbe detto al fondatore "sit hic" -; tagliato l'albero con una scure, Adalram vi avrebbe rinvenuto un rilievo della Madonna con bambino in alabastro, oggi ritenuto opera veneziana del Duecento e tuttora oggetto di venerazione. Soprattutto in Italia, dove più forte era l'influsso culturale bizantino, simili leggende risultano poi adatta-te anche a icone. Anche in questi casi incontriamo molti rinvenimenti su alberi,26 ma anche nelle altre ambientazioni naturali che già cono- 26 Röhaült-de-Fleühy 1878, cit. n. 13, II. Spagna: Nuestra Senora di Val-vanera, attribuita a san Luca, sarebbe stata rinvenuta nel cavo di una quercia nel 370, 572 o 1054/76 (p. 354). Portogallo: Varatojo, nascosta per secoli nella cavità di una quercia (p. 359). IMille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna del Bosco ad Imbersago in diocesi di Milano, quadro della Madonna appare e scompare su tre castagni fra 1615 e 1617 a tre pasto-relli, provocando il miracolo della maturazione delle castagne a maggio (p. 142); Nostra Signora dell'Ulivo a Bacezza in diocesi di Chiavari, appare nel 936 ai contadini su ramo d'ulivo (p. 226); Nostra Signora del Garbo a Rivarolo in diocesi di Genova, trovata da un fanciullo nella cavità ("garbo") di un tronco di castagno (p. 239); Beata Vergine della Sassola a Campogalliano in diocesi di Modena, ritrovata nel greto del fiume Secchia e poi appesa ad una quercia, da dove nel 1745 parla ad una fanciulla (p. 266); Santa Maria delle Grazie a Forno in diocesi di Ber-tinoro, provoca verso il 1450 la conversione del pirata Pietro da Durazzo, che vede la tavola sul tronco di una quercia (p. 292); Madonna della Provvidenza a Piumazzo in diocesi di Bologna: un'incisione del 1817 mostra il dipinto barocco ottagonale qui venerato appeso ad un albero (p. 300); Madonna della Pioppa a Ospitale di Bondeno in diocesi di Fer-rara, tavoletta rivestita con abitino ricamato, trovata appesa ad un piop-po, prime notizie all'inizio del XVII secolo (pp. 310-311); Madonna del Poggetto a Sant'Egidio in diocesi di Ferrara, appesa ad una quercia, poi sostituita da affresco e dal 1554 da tela (p. 311); Beata Vergine del Pira-tello a Imola, che parlo ad un pellegrino che nel 1483 la vide appesa ad un pero (p. 318); Madonna del Pino a Cervia in diocesi di Ravenna, prime notizie alla metà del XV secolo (p. 326); Madonna degli Alberici a Montemarciano in diocesi di Senigallia, trovata nel 1461 in un tronco di quercia (p. 437); Maria Santissima della Sughera a Tolfa in diocesi di Tar-quinia e Civitavecchia, tela trovata su di un sughero da due cacciatori (p. 525); Maria Santissima di Carpignano in diocesi di Avellino, trovata nel 1150 da un pastorello in cerca dei suoi armenti smarriti, che incontro prostrati davanti alla tavola fra i rami di un albero (pp. 568-569); Maria Santissima della Civita a Itri in diocesi di Gaeta, trovata nel 796 su di un elce (p. 603); Madonna del Bosco a Spinazzola in diocesi di Melfi, Rapol-la e Venosa, tavola trovata da un taglialegna nel tronco di una quercia attorno al 1500 (p. 693). 31 RAZPRAVE IN ČLANKI sciamo.27 Infine, si incontrano innumerevoli leggende di fondazione di santuari mariani in cui è Maria stessa ad apparire su di un albero,28 o 27 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Lituania: Zirovitcz presso Slonim, icona russa scoperta dai pastori grazie ai raggi di luce che uscivano da un cespuglio (pp. 545-546), IMille santuari 1960, cit. n. 5: Madonna della Febbre a Valbruna in diocesi di Milano, icona scoperta nel 1799 in un ruscello (p. 147); Madonna di san Luca all'Impruneta, in diocesi di Firenze, rinvenuta fra le zolle dai buoi durante l'aratura (p. 354); Madonna di Montenero in diocesi di Livorno, tavola proveniente da Eubea in Grecia, viene trasportata misteriosamente sul torrente Ardenza nel 1345 e qui scoperta da un pastore zoppo, che la reca sul monte dove è risanato (p. 357); Santa Maria in Val d'Abisso a Piobbico in diocesi di Cagli e Pergola, trova-ta sul Monte Nerone (pp. 399-400); Maria Santissima della Strada a San Lorenzo Maggiore in diocesi di Telese, tavola trovata nel 1100 da una donna che aveva fatto scavare nel suo terreno (p. 591); Maria Santissima del Carpinello a Visciano in diocesi di Nola, icona greca sottratta agli Ico-noclasti, trovata in un cespuglio dai contadini assieme a una campanella e a due ampolline (il cui olio porrà fine a una pestilenza), grazie all'indica-zione di una luce misteriosa (p. 627); Madonna di Roca a Melendugno in diocesi di Lecce, icona rinvenuta da un pastore in una grotta (p. 646); Madonna del Sovereto a Terlizzi in diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terliz-zi, icona scoperta sotto terra, grazie a una pecora affondata nel terreno, da cui usciva uno spiraglio di luce (p. 648); Beata Vergine della Coltura (cio dell'agricoltura) a Parabita in diocesi di Nardo, rinvenuta arando il campo da un contadino alla metà del XVI secolo (p. 653); Beata Vergine della Campana a Casarano in diocesi di Nardo, trovata arando da contadino, grazie ai buoi che vi si genuflettono davanti (p. 653); Santa Maria della Luce a Ugento, tavola bizantina, scoperta sotto terra nei resti di una chiesetta da un cane (p. 665); Madonna delle Galline a Pagani in diocesi di Nocera dei Pagani, tavola scoperta sotto terra dalle galline, razzolando (p. 677). 28 Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II. Francia: Notre-Dame-du-Pommier a Beaucaire in diocesi di Nîmes, apparizione su di un melo a un pastore, cui viene lasciata per prova una pantofola (p. 257). Spagna (Canarie): Nuestra Senora del Pino nell'isola di Gran Canaria (p. 335). IMille santuari 1960, cit. n. 5: Beata Vergine del Trompone a Montecrivello in diocesi di Vercelli, apparizione su grosso castagno scapezzato ("trompone") nel 1562 (p. 67); Madonna dello Zocco a Velezzo Lomellina in diocesi di Vigevano, apparizio-ne in un ceppo ("ciocco") trasportato dal fiume a una fanciulla muta che prende a parlare (p. 73); Beata Vergine della Misericordia a Castelleone in diocesi di Cremona, apparizione sul tronco di un albero ad una vedova nel 1511 (p. 114); Santa Maria alla Noce ad Inverigo in diocesi di Milano, apparizione a due bambini che si erano smarriti nel bosco, cercando legna o qualcosa da mangiare, all'inizio del XVI secolo (p. 148); Madonna dell'Olmo a Thiene in diocesi di Padova, tre apparizioni a tre pastorelle nel primo trentennio del XVI secolo (pp. 169-170); Madonna della Rocca a Cornuda in diocesi di Treviso, apparizione presso un antico rovere, prime notizie della chiesa nel 1245 (p. 184); Madonna del Soccorso a Marciaga in diocesi 32 RAZPRAVE IN ČLANKI su di un cespuglio,29 né mancano casi 'misti' in cui prima la Vergine in persona appare sull'albero e poi vi viene trovato, quasi come una prova, un dipinto30 o un intaglio ligneo di ugual soggetto.31 di Verona, apparizione a pastorello sordomuto su ulivo nel 1400 (p. 210); Nostra Signora del Molinello a Vezzano ligure in diocesi di La Spezia, con annuncio di liberazione dalla peste (pp. 245-246); Santa Maria dell'Ulivo a Brugnato in diocesi di La Spezia (p. 246); Madonna della Quercia a Bettola in diocesi di Piacenza, apparizione a pastorella alla fine del XV secolo (p. 279); Madonna della Neve a Gaggio di Podenzana in diocesi di Massa e Carrara, apparizione su castagno, ancora conservato all'altar maggiore, a un contadino intento a far legna, nel XV secolo (p. 335); Madonna dei Miracoli a Casalbordino in diocesi di Chieti e Vasto, apparizione a vecchio contadino nel 1576 (pp. 543-544); Maria Santissima del Carmine a Tornareccio in diocesi di Chieti e Vasto, apparizione su tronco d'albero a due ragazzi inten-ti a pascolare i porci, nel XVI secolo (p. 548); Madonna dello Splendore a Giulianova in diocesi di Teramo, apparizioni al vecchio Bertolino su olmo nel 1557 (p. 559); Maria Santissima Palmentana a Sant'Agata dei Goti, apparizione a bambina sordomuta su palma (p. 589); Santa Maria dell'Ol-mo a Cava dei Tirreni in diocesi di Cava e Sarno, apparizione su olmo, prime notizie XV secolo (p. 675); Madonna dell'Incoronata a Castelluccio Cosentino in diocesi di Diano e Teggiano, apparizione su lauro (p. 676); Santa Maria di Picciano a Matera, apparizione tra i rami di una quercia a vecchio mandriano abruzzese, che trovo le sue vacche genuflesse ai piedi dell'albero (p. 691); Maria Santissima della Pietà a Belvedere Spinello in diocesi di Cariati, apparizione a contadino su tronco di gelso poi murato in chiesa, dal quale un tempo "germogliavano dei rami che i pellegrini coglie-vano con devozione" (p. 699). Va aggiunta la Madonna di Fatima, in Porto-gallo, apparsa nel 1916 a delle pastorelle su di un elce. 29 Ad esempio (I Mille santuari 1960, cit. n. 5): Nostra Signora degli Angeli ad Arcola in diocesi di La Spezia, apparizione a cinque sorelle nel 1556 su di un cespuglio nel loro campo (pp. 243-244); Madonna del Divin Pastore a Polsi in diocesi di Gerace e Locri, apparizione al conte Roggero, a caccia sull'Aspromonte, che ode i cani latrare e vede un toro genuflesso davanti a un cespuglio (p. 708). 30 I Mille santuari 1960, cit. n. 5: Nostra Signora di Montallegro sopra Rapallo in diocesi di Chiavari: nel 1558 apparizione di Maria a un contadino, che vede poi fra i giunchi un'icona con la Dormitio Virginis recata dagli angeli dalla Grecia, nel luogo dove poi sorgerà una fonte miracolosa. Nel 1574 una nave di Ragusei approda a Rapallo ed i marinai riconoscono la tavola come quella che avevano venerato fino a 17 anni prima in Grecia, e la imbarcano, ma gli angeli riportano l'immagine nel suo santuario. Lo stesso viene narrato a proposito della Madonna "di Spagna" venerata nel XVII secolo a Creta, cf. Guido Tigler, in: Cervini - Tigler 1997, cit. n. 6, p. 3. Nostra Signora di Roverano a Carrodano in diocesi della Spezia.: Maria appare nel XIV secolo a una pastorella, cui lascia un quadro con la sua effi-ge, che lei si porta a casa, ma il dipinto torna miracolosamente per due 33 RAZPRAVE IN ČLANKI In alcuni casi le leggende vogliono che un'immagine plasti-ca o pittorica di Maria sia stata nascosta in un luogo selvaggio o sotterrata per porla in salvo dai nemici della fede,32 e cio diventa partico-larmente prodigioso quando un'immagine acheropita o attribuita a san Luca sarebbe stata sottratta agli Iconoclasti e trasportata, da devoti marinai o addirittura dagli angeli, dall'Oriente bizantino.33 In altri casi volte su di un ulivo, mostrando di volere che là sia edificato il santuario (p. 241); Madonna dell'olmo a Montecchio in diocesi di Reggio Emilia: Maria appare nel 1484 su di un olmo a un cavaliere in pericolo di vita, che più tardi riconoscente vi appende una tavoletta votiva (p. 287); Santa Maria di Campigliano a San Vito Romano in diocesi di Palestrina: Maria appare a un pastorello sordomuto nell'anno 1500 su di un albero, al quale più tardi viene appesa un'immagine della Vergine (p. 496); Santa Maria di Celiman-na a Supersano in diocesi di Ugento: Maria appare a pastorella su cespuglio, dietro al quale il parroco scopre poi un santuario rupestre basiliano con affresco mariano (p. 667); Madonna della Quercia a Conflenti in diocesi di Nicastro: Maria appare a pastorello, contadina e casalinga, e dopo la costru-zione del santuario gli angeli vi recano un'icona acheropita (p. 715). E da aggiungere, come mi segnala Andrea Andanti, la Madonna di Combarbio sopra Anghiari (Arezzo). 31 Notre-Dame-de-Lorette in diocesi di Bordeaux (cf. n. 23); Notre-Dame-de-Lure in diocesi di Digne (cf. n. 21); Addolorata di Pietralba in diocesi di Trento (cf. n. 25); Nostra Signora delle Tre Fontane in diocesi di Genova (cf. n. 23); Madonna dell'Ambro a Montefortino in diocesi di Fermo (cf. n. 16); Santa Maria dell'Olivella a Sant'Elia Fiumerapido in diocesi di Montecassino (cf. n. 16). 32 Dai pagani (Notre-Dame-de-Pignerons), dagli Iconoclasti (Notre-Dame-du-Cros, Valfleury, Maria Santissima della Libera a Moiano, Maria Santissi-ma del Carpinello a Visciano, Maria Santissima di Montevergine, Santa Maria della Luce a Ugento, ma cf. anche n. 33), dagli Arabi (Notre-Dame-de-Lure, Notre-Dame-des-Victoires, Guadalupe, Atocha, Roncisvalle, Segovia, Coimbra, Pederneira e in generale nella maggioranza dei casi nella penisola iberica), dai Normanni prima della loro conversione (Notre-Dame-de-la-Delivrance, Notre-Dame-de-Bernay, Notre-Dame-de-Recouvrance, Notre-Dame-sur-la-Branche ad Anversa), da conflitti fra comuni (Madonna del Soccorso sopra l'Isola Comacina), dai Catari (Notre-Dame-de-la-Drèche, Notre-Dame-du- Cros), dai persecutori di san Venceslao (Bunzlau), dagli Ussiti (Maria Schein), dai Protestanti (Kleinkrothenbuchburg, Zoiningen-busch) e dai Giacobini (Madonna della Febbre). I santuari mariani ricorda-ti in questa nota e nelle seguenti, fino alla nota 66, sono stati già citati nelle note precedenti, dalla nota 14, e sono trattati in Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, per quanto riguarda gli altri paesi europei, e I Mille san-tuari 1960, cit. n. 5, per l'Italia. 33 Valvanera (attribuita a san Luca), Guadalupe (statua inviata da papa Gregorio Magno); Nostra Signora del Pedancino a Cismon del Grappa 34 RAZPRAVE IN ČLANKI invece, specie quando si tratta di modeste opere devozionali in tecni-che praticate localmente, le leggende insistono sul modo del tutto naturale in cui le Madonnine sarebbero arrivate sugli alberi. Cosi a Mariazell in Stiria nel 1157 il monaco Magnus, proveniente da Sankt Lambrecht, avrebbe posto sul ceppo di un albero la Madonna in trono col Bambino lignea che ancora vi si venera - in realtà della seconda metà del XIII secolo e vagamente confrontabile con quella di Velesovo -, costruendovi attorno la propria cella. In altri casi le Madonne sarebbe finite fra i rami degli alberi essendovi poste da devoti che in tal modo avrebbero voluto invitare i passanti a recitare una preghiera.34 La logica del racconto poi vuole che l'immagine sia stata dimenticata o coperta dalla vegetazione, per essere molto più tardi riscoperta da un puro di cuore o, in alternativa, da un peccatore tosto convertito. I protagonisti dei ritrovamenti sono solo raramente persone socialmente (statua lignea ritenuta orientale e sfuggita miracolosamente all'iconocla-stia); Madonna della Corona a Spiazzi di Monte Baldo (Vesperbild creduto assurdamente proveniente da Rodi, da dove sarebbe stato miracolosamen-te trasportato al tempo della conquista turca, nel 1525); Nostra Signora di Montallegro sopra Rapallo (icona trasportata dalla Grecia nel 1558 dagli angeli); Nostra Signora di Coronata a Cornigliano (statua recata dall'O-riente neH'VIII secolo da marinai devoti per sottrarla all'iconoclastia); Impruneta (tavola attribuita a san Luca); Madonna di Montenero (tavola trasportata misteriosamente nei 1345 da Negroponte/Eubea); Madonna "di Costantinopoli" a Felitto; Maria Santissima della Civita a Itri, attribui-ta a san Luca, sarebbe venuta da Costantinopoli al tempo di Leone Isauri-co per sottrarsi agli Iconoclasti. 34 Cf. n. 24. L'usanza di porre statuette lignee della Madonna col Bambino entro nicchie ricavate nei tronchi d'albero o di appenderle ai rami era viva ancora nel XVII-XXVIII secolo in Francia e Belgio, cf. Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II, p. 169: "En outre, presque tous les grands bois de l'Artois étaient consacrées à la Vièrge, on y plaçait des statues dans des troncs d'arbre ...". Fra i casi in cui le immagini mariane risultano essere state collocate sugli alberi in modo del tutto 'umano' si possono ricordare: Notre-Dame-du-chant-d'oiseaux a Bruxelles, Chièvres, Dinant, Nivelles, Pfarrkirche (Vesperbild), Madonna della Fontana a Sannazzaro Sesia, Madonna dell'Olmo a Montecchio, Beata Vergine della Graffignana, Nostra Signora del Pilastrello a Lendinara, Madonna del Poggetto a Sant'Egidio. Fra i casi tedeschi motivati dalle guerre per la religione: "Ein aus Holz geschnitztes Bild der Schmerzhaften Mutter wurde aus der Kirche des eingegangenen Ortes Dreckhausen im Dreissigjährigen Krieg in einen Eichenbaum gebracht, später von einem Hirten gefunden und dann in Klein Krothen-buchburg am Main zum Mittelpunkt für Prozessionen aus der Umgegend" (Beissel 1909, cit. n. 13, p. 419). 35 RAZPRAVE IN ČLANKI altolocate,35 nel qual caso si tratta prevalentemente di signori a caccia,36 ancor più di rado viandanti o predoni,37 mentre prevalgono - come a Ve-lesovo - i contadini o servi della gleba,38 boscaioli39 e soprattutto i pastori e mandriani,40 i quali generalmente trovano il sacro simulacro alla ricerca della pecorella smarrita, scoprendo una o più pecore in adora-zione davanti all'immagine mariana. Un classico è anche il toro, oppure bue o vacca, che si genuflette davanti alla Madonna, permettendo cosï il ritrovamento dell'opera, su un albero o cespuglio o sottoterra, arando.41 35 Il vescovo (Madonna della Fontana a Sannazzaro, in clima controrifor-mistico, nel 1591), la figlia del re merovingio (Notre-Dame-des-Miracles), il signore del paese (Notre-Dame-de-la-Faigne) e la vedova del signore (Notre-Dame-des- Epines-Fleuries). 36 Notre-Dame-du-Bouchet, Nagera (re Garcia IV di Navarra), Evora, Maria Santissima della Sughera a Tolfa, Maria Santissima Incoronata a Foggia, Santa Maria di Avigliano a Campagna, Nostra Signora di Bonaccatu. 37 Un pellegrino (Beata Vergine del Piratello a Imola, 1483), un pirata naufrago (Santa Maria delle Grazie a Forno, 1450). 38 Notre-Dame-des-Affligés, Notre-Dame-de-Plans, Notre-Dame-de-Quézac, Notre-Dame-de-Cléry, Notre-Dame-du-Roncier, Nuestra Senora de Rupe a Segovia, Brno, Bunzlau, Madonna del Frassino a Peschiera, Nostra Signora dell'Ulivo a Bacezza, Nostra Signora di Montallegro a Rapallo, Impruneta, Madonna della Libera a Cercemaggiore, Maria Santissima del Carpinello a Visciano, Beata Vergine della Coltura a Parabita, Beata Vergine della Campana a Casarano, Madonna di Costantinopoli a Felitto. 39 Notre-Dame- de- Foy a Dinant, Madonna del Bosco a Spinazzola e Vele-sovo. 40 Moufflières, Notre-Dame-de-la-Drèche, Notre-Dame-de-la-Delivranche, Notre-Dame-de-Sarranche, Notre-Dame-de-Lorette, Notre-Dame-de-la-Recon-ciliation, Notre-Dame-de-l'Annonciation a Lille, Notre-Dame-de-Lure, Notre-Dame-de-Bernay, Notre-Dame-de-Pignerons, Notre-Dame-de-la-Carce, Notre-Dame-du-Suc, Notre-Dame-de-l'Isard, Notre-Dame-des-Victoires, Nuestra Se-nora del Rocio, Parabastro, Nuestra Senora de Spineto a Garray, Nuestra Senora de Guadalupa, Nuestra Senora de Aranzazu, Xixena, Vianden, Ziro-witcz, Madonna del Bosco a Imbersago, Nostra Signora di Roverano a Car-rodano, Madonna di Lussari, Madonna del Clap, Madonna di Screncis, Madonna del Molino a Lugo, Madonna di Montenero, Madonna della Croce a Poggio di Roio, Santa Maria dei Bosco a Panni, Madonna dei Sette Dolori a Pescara Colli, Madonna di Prata, Madonna di Roca a Melendugno, Mat donna di Sovereto a Terlizzi, Maria Santissima di Montevergine a Palmarig-gi, Madonna del Lauro a Meta di Sorrento, Madonna di Loreto a Trentina-ra, Nostra Signora di Sauca a Bortigali, Waghäusel, Kleinkrothenbuchburg (Beissel 1909, cit. n. 13, p. 419), Venezia "Rimini" (Cervini - Tigler 1997, cit. n. 6). 41 Notre-Dame-de-Bon-Encontre, Notre-Dame-de-Buglose, Notre-Dame-de-Plans, Notre-Dame-de-Sarrance, Notre-Dame-d'Orient, Xixena, Bunzlau, 36 RAZPRAVE IN ČLANKI Ovviamente dietro a queste storie c'è il racconto evangelico della Natività di Gesù, ed i suoi arricchimenti apocrifi, con la teofania riservata inizialmente al pio bove e all'asinello nonché ai pastori e ai loro armenti. Ricorre pure la pastorella sordomuta che alla vista dell'immagi- ne della Madonna, o della Madonna stessa, riacquista la parola per poter annunciare la scoperta giù in paese.42 In tal modo si insiste sulla predile- zione di Maria e Gesù per bambini43 e malati,44 incluso ogni genere di animali, dai cani45 alle galline.46 I ritrovamenti si accompagnano spesso ad avvenimenti prodigiosi: la guarigione o il salvataggio della vita dello scopritore;47 il verdeggiare o rifiorire dell'albero o cespuglio secco oppu- re il fruttificare fuori stagione;48 il far cessare una calamità.49 Nei pressi dell'albero zampilla improvvisamente una sorgente taumaturgica;50 al Madonna di Screncis, Impruneta, Santa Maria del Frassine in Val di Cor-nia, Maria Santissima di Carpignano, Maria Santissima della Civita ad Itri, Beata Vergine della Campana a Casarano. 42 Nostra Signora de Specu a Coimbra, Madonna della Bozzola a Garla-sco, Madonna del Soccorso sopra l'Isola Comacina, Nostra Signora del Pedancino a Cismon del Grappa, Beata Vergine della Graffignana, Nostra Signora delle Tre Fontane, Madonna dell'Ambro a Montefortino, Santa Maria del Monte a Castiglione Messer Marino, Santa Maria dell'Olivella a Sant'Elia Fiumerapido, Madonna Santissima del Taburno, Maria Santissi-ma del Pettoruto (pastorello). Numerose sono poi le apparizioni della Vergine stessa a pastorelli sordomuti. 43 Ad esempio a Notre-Dame-de-Vaudouan e Nostra Signora del Garbo a Rivarolo. 44 Madonna di Montenero: pastore zoppo risanato; Madonna della Grotta a Carpignano Salentino: vecchio storpio; Madonna di Costantinopoli a Felitto: contadino infermo. 45 Santa Maria di Avigliano a Campagna, Santa Maria della Luce a Ugen-to, Madonna del Divin Pastore a Polsi. 46 Madonna della Galline a Pagani. 47 Cacciatore che rischia di precipitare in un dirupo: Evora; da serpente: Madonna del Frassino a Peschiera; cavaliere in pericolo di vita: Madonna dell'Olmo a Montecchio. 48 Notre-Dame-de-la-Drèche (salva gli alberi da una gelata); Lierre, Madonna del Bosco a Imbersago (castagne fuori stagione); Madonna del Sulo a Filet-to, Madonna dei Miracoli a Casalbordino (fioritura del campo); Madonna Santissima della Pietà a Belvedere Spinello. 49 Alluvione (Alost), peste (Maria Santissima del Carpinello a Visciano). Ma cio accade più spesso nei casi in cui Maria appare di persona. 50 Notre-Dame-de-Nanteuil (l'opera viene recata presso una sorgente già sacra), Valvanera, Chièvres, Madonna della Fontana a Sannazzaro, Madonna dello Splendore a Giulianova, Santa Maria dell'Olivella a Sant'Elia Fiu-merapido, Madonna della Libera a Cercemaggiore. Cf. anche n. 17. 37 RAZPRAVE IN ČLANKI momento della scoperta si ode un concerto angelico51 e la statua emana luce; 52 l'opera o il suo scopritore resistono a oltraggi umani e diabolici ed i colpevoli vengono puniti in modo soprannaturale.53 Come nel caso di Velesovo, la statua mostra di voler essere venerata proprio sul luogo del ritrovamento e non nella chiesa parrocchiale del paese, tornando nottetempo una volta,54 due,55 tre56 o più volte57 sul suo albero o comunque nel luogo del primo rinvenimento, e questo anche quando è rinchiusa a chiave in una cassa o altrove. In qualche caso palesa la sua contrarietà ad un trasferimento anche diventando pesante.58 Madonne che vogliono essere aggiudicate ad una comunità 51 Parabastro, Roncisvalle, Madonna del Bosco a Imbersago. 52 Notre-Dame-des-Miracles, Notre-Dame-de-L'Orme, Notre-Dame-des-Lu-mières, Vianden, Nagera, Zirowitcz, Madonna del Bosco a Imbersago, Madonna del Frassino a Peschiera, Nostra Signora dell'Ulivo a Bacezza, Madonna dello Splendore a Giulianova, Madonna del Lauro a Meta di Sorrento, Maria Santissima del Carpinello a Visciano, Madonna di Sovere-to a Terlizzi, Maria Santissima del Pettoruto, Maria Santissima delle Grazie a Modica (fiammate). 53 A Coimbra la madre della scopritrice getta la statua nel fuoco, che non la consuma, mentre a lei si paralizza il braccio; a Vianden i ragazzi che scoprono la statua la gettano nel fuoco, che non la brucia; nel caso della Madonna di "Rimini" a Venezia i diavoli sfigurano il volto della statua, intagliato dal pastore, ma poi gli angeli lo riparano; lo scopritore della Madonna dello Splendore di Giulianova è dapprima beffeggiato e percos-so, ma poi il braccio del colpevole si paralizza. 54 Notre-Dame-de-la-Drèche, Notre-Dame-des-Epines-Fleuries, Notre-Dame-de-Nanteuil, Notre-Dame-de-L'Orme, Nuestra Senora del Rocio, Zirowitcz, Madonna della Croce a Poggio di Roio, Maria Santissima della Sughera a Tolfa, Santa Maria del Monte a Castiglione Messer Marino, Madonna del Lauro a Meta di Sorrento. 55 Notre-Dame-de-Plans, Notre-Dame-de-Lorette, Notre-Dame-de-Vaudouan, Villa Viciosa, Nostra Signora dell'Allodola a Saragozza, Madonna del Frassi-no a Peschiera, Nostra Signora del Roverano a Carrodano, Madonna della Febbre a Valbruna, Madonna di Screncis, Nostra Signora delle Tre Fontane, Santa Maria di Avigliano a Campagna e in senso inverso Pratomorone (cf. n. 62). 56 Brno, Bunzlau, Madonna di Lussari, Velesovo, Madonna dei Sette Dolori a Pescara Colli. 57 Notre-Dame-des-Affligés, Notre-Dame-de-la-Delivranche, Notre-Dame-de-Villethiou, Notre-Dame- de- Bon- Encontre, Notre- Dame-de-Faigne, Nue-stra Senora de Spineto a Garray, Maria Santissima della Civita a Itri, di cui volevano impadronirsi i cittadini di Gaeta. 58 Notre-Dame-de-Buglose, Montserrat, Nuestra Senora del Rocio, Vene-zia "Rimini". 38 RAZPRAVE IN ČLANKI o chiesa anziché ad un'altra rivale si lasciano porre su carri trainati da buoi, i quali palesano in quale direzione il simulacro vuole andare.59 Madonne che non vogliono essere sostituite con opere più moderne o di qualità artisticamente superiore, come il modesto rilievo di Maria Santissima della Querce presso Montepulciano, si fanno cosi aderenti al muro da non poterne essere staccate; mentre nel caso della Madonna "riminese" finita a Venezia è la classica nave priva di equipaggio a mostrare la volontà del trasferimento alla sede definitiva.60 Quando invece una nave guidata da uomini pretende di riportare una Madonna lignea al suo luogo d'origine, la statua torna miracolosamente alla sua sede d'adozione, trasportata dagli angeli.61 Abbiamo pure casi in cui l'immagine mariana abbandona prodigiosamente la chiesa par-rocchiale in cui viene venerata, per trasferirsi su di una montagna fra gli alberi;62 e casi del genere in cui è l'intera chiesa a spostarsi, palesan- 59 Madonna del Frassine in Val di Cornia, Madonna di Sovereto a Terlizzi; un carro di muli decide invece le sorti dell'immagine venerata a Maria Santissima della Cava a Pietraperzia, che rifiuta di essere portata a Trapa-ni. L'espediente dei carro di buoi si trova anche nella leggenda dei Volto Santo di Lucca. 60 Come a Notre-Dame di Boulogne sur Mer, dove nel 663 una nave priva di equipaggio avrebbe portato la statua della Madonna (cf. Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II, p. 167). 61 A Montallegro sopra Rapallo (nave di Ragusei) e alla Madonna di Spa-gna a Candia/Iraklion nell'Isola di Creta, statua poi nel 1669 trasferita a Venezia (cf. Guido Tigler, in: Cervini - Tigler 1997, cit. n. 6, p. 3). 62 Notre-Dame-d'Avioth in diocesi di Verdun: statua che lascia il paese di Saint-Brice e la chiesa per trasferirsi sulla collina, al che gli abitanti del villaggio la seguono e vi si insediano (Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II, p. 317); Madonna di Scapenzo a Pratomorone in diocesi di Asti: statua che lascia la sua cappella nel centro del paese per recarsi su di un vec-chio gelso sul monte dove poi le viene eretto il santuario, e vi torna due volte (I Mille santuari 1960, cit. n. 5, p. 21). Per sfuggire agli Arabi lascio la sua chiesa la Madonna di Atocha a Madrid, cosi come per mettersi al riparo dagli Ugonotti nel 1566 avrebbe fatto, ma solo temporaneamente, quella di Notre-Dame-de-Ville-en-Bray in diocesi di Beauvais, che poi torno sul suo altare (Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, pp. 179-180). A Nostra Signora di Loreto a Forno nelle Alpi Graie in diocesi di Torino il santuario fu eretto sul luogo ove nel 1630 l'umile lavoratore Pietro Gari-no vide appesi ai rami di un albero due quadretti della Madonna di Lore-to e di san Carlo Borromeo che lui stesso aveva appena finito di restaurare ed aveva lasciato a casa sua (I Mille santuari 1960, cit. n. 5, p. 62). 39 RAZPRAVE IN ČLANKI do il disdegno divino per un certo paese infestato dal peccato.63 Esisto-no tuttora alberi secolari nei quali è intagliata una nicchia contenente un simulacro mariano,64 cosï come una cappella in muratura viene ricavata entro la cavità di un enorme tronco di quercia,65 mentre di frequente i tronchi - o le pietre - su cui si è trovata la statua della Vergine diventano essi stessi oggetto di culto e vengono in qualche modo inglo-bati nel santuario.66 Le date fornite dalle leggende sui ritrovamenti della Mat donne su alberi sono spesso di pura fantasia, specie là dove si favo-leggia di un'origine pre- o paleocristiana o comunque precedente all-iconoclastia. Sembrano affidabili invece le notizie sulla collocazione o il ritrovamento di queste opere nei secoli XV-XVII, che è anche il periodo in cui tali leggende conobbero la massima fortuna ed espan-sione geografica. Sia pure con la dovuta cautela, è dunque ipotizza-bile che la classica trama della leggenda della Madonna sull'albero, originatasi probabilmente in regioni di tradizione celtica nel corso del medioevo,67 sia stata poi recepita passivamente, adattandola da caso a caso, nelle altre parti dell'Europa cattolica solo in età moderna, e par-ticolarmente in clima controriformistico. Una spia in tal senso è la totale assenza del ricordo di leggende analoghe per la Gran Bretagna 63 Notre-Dame-d'Estables in diocesi di Rodez: la chiesa si trasferisce mira-colosamente sulla collina in corrispondenza di un sambuco, dove era apparsa la Vergine e dove l'edificio già si era trovato molto tempo prima. Notare l'analogia con la leggenda della Santa Casa a Loreto. 64 Chêne de la Bonne Vièrge, o de la Loupe, nei dintorni di Chartres. 65 Allouville presso Citeaux in diocesi di Rouen (cf. Röhaült-de-Fleüry 1878, cit. n. 13, II, p. 292). 66 Ad esempio a Notre-Dame-d'Estables, Madonna della Neve a Gaggio di Podenzana, Madonna della Quercia presso Viterbo e Maria Santissima della Pietà a Belvedere Spinello. Per pietre, ad esempio: Madonna del Sasso presso Bibbiena in diocesi di Arezzo. 67 Cf. Röhaült-de-Fleüry 1878, cit. n. 13, II, p. 253, a proposito della Lore-na: "Saint Mansuet, premier apôtre et premier évêque du pays, bâtit à Toul la première cathédrale en honneur de Marie. Des statues de la Vièrge remplacerent de toutes parts les idoles que le paganisme avait dressés tantôt sur un massif de pierre tantôt dans les creux d'un chêne séculaire". Il gesuita Beissel (Beissel 1909, cit. n. 13), polemizza con Delahaye, che aveva voluto ricondurre in modo troppo generalizzato i culti mariani a preesistenze druidiche, insistendo a ragione sul forte intervallo temporale fra l'epoca della cristianizzazione di Gallia e Germania e le prime attesta-zioni di tali leggende. 40 RAZPRAVE IN ČLANKI e la penisola scandinava, dove al momento del passaggio al protestan-tesimo evidentemente non erano ancora nati santuari mariani di tal genere. All'iniziale abbinamento dell'essenza dell'albero con un intaglio di soggetto mariano dello stesso materiale si sostituisce poi, specie nelle regioni mediterranee, la contaminazione con altri generi di leggende mariane: apparizioni della Vergine stessa o miracoli operati da immagini mariane di diversi materiali e tecniche. Questo tipo di racconto era destinato al popolo, e in particolare ai campagnoli, pur non essendo affatto - come si è visto - di origine popolare né radica-to in una tradizione autoctona. E' naturale, percio, che vi risultino sot-taciute o addirittura intenzionalmente stravolte le reali condizioni che videro la genesi dell'opera d'arte, frutto invece della committenza di membri del ceto dominante. *** Le circostanze storiche della fondazione del monastero di Frauenthal o Marienthal68 a Michelstetten sono chiarite da alcune per-gamene dell'Arhiv Republike Slovenije a Lubiana. Prima dell'undici dicembre 1238 Gerloch di Stein (Kamnik), insieme con i suoi fratelli Weriand e Walther e a Rizza, moglie del suo fratello Beron, insieme col loro figlio Weriand, con Margareta la figlia del defunto fratello Heinrich e con approvazione di tutti i parenti più anziani e più giovani, hanno donato la chiesa di Santa Margherita "de Michelstetin" ed altri loro beni, dei quali segue un dettagliato elenco, alla Vergine Maria, e in onore della Vergine fondano il monastero nella valle vicino alla chie-sa. Gerloch rinuncia all'avvocatura e al giuspatronato (come poi avreb-bero fatto anche i "filii Gebhardi de Liligenberc" e i "filii Engelschal-ci de Rabinsperch"), cosï che le monache abbiano la possibilità di scegliere liberamente il loro avvocato (come del resto imponeva lo sta- 68 I nomi sono riportati da Valvasor 1698, cit. n. 1, p. 365, che ne dà la seguente, un po' bizzarra, spiegazione: "Ehemals ward dieses Dominica-ner=Kloster Frauen=Thal/oder Marien=Thal/genennet; weil man solches nicht erblickt/ ehbevor man nächst dabey angelanget/und legte man damals den Namen Michel=stetten/der nächst liegenden Pfarre bey. Für jetzo aber/ist auch dieser Nam Michelstetten/auf das Kloster gewaltzet worden". Ma il nome Frauenthal è attestato ancora dall'incisione tardo-settecentesca (fig. 4). 41 RAZPRAVE IN ČLANKI tus di una fondazione mendicante - aggiungo io - che notoriamente non tollerava alcuna forma di patronato). Con i fondi ricavati da que-ste donazioni ci si ripromette fra l'altro di tenere accese le candele davanti all'altare di san Michele.69 Tutto cio è confermato, con apposi-zione dei loro sigilli, anche dall'abate Albrecht di Oberburg (Gornji Grad) e dal vicedomino "de Graeze", cioè di Windischgraz (Slovenj Gradec). Il documento di fondazione, redatto dall'abate di Gornji Grad, è stilato alla presenza di Berchtold arcidiacono di Villach (Villaco) e di altri infrascritti:70 "Acta sunt hec anno gracie MCCXXXVIII, presenti-bus domino abbate dicto qui auctor fuit et cooperator prebens subsi-dium C marcarum, et Bertholdo archidiacono Villacensi, domino Bertholdo de Gurkevelde, Chonrado Gallone, Bertholdo sacerdote, Heinrico de Michelstein, Heinrico de Cherstein militibus, decano Sau-nie Chonrado, Friderico plebano de Steyn et aliis famulis liberisque quam plurimis". Solo con un secondo atto, datato Michelstetten 11 dicembre 1238, l'iniziativa è approvata dal patriarca Bertoldo di Andechs-Mera-nien (1218-1251), in quanto ordinarius loci, non in quanto fondatore né come proprietario dell'area in cui stava sorgendo il monastero, che dichiara di agire anche "nomine dilecte neptis nostre Agnetis ducisse Austrie et fratris eiusdem Ottonis...". Alla pergamena furono apposti i sigilli del patriarca, di Agnese, di Ulrico di Spanheim duca di Carinzia e del Capitolo dei canonici di Aquileia.71 Il patriarca, dopo un pream- 69 L'esistenza di questo altare è un indizio a favore del fatto che Michele arcangelo fosse considerato santo patrono di Michelstetten: il toponimo deriva quindi dal santo e non da un fondatore di nome Michael, o almeno questo si pensava nel Duecento. 70 Cf. Franz Schumi, Urkundenbuch und Regestenbuch des Herzogthums Krain, Laibach 1884, II, 1, p. 74, doc. 102; Franc Kos, Gradivo za zgodovino Slovencev v srednjem veku, V, Ljubljana l928, pp. 334-335, regesto 698. 71 Cf. Schumi 1884, cit. n. 70, II, 1, pp. 75-76, doc. 103; Kos 1928, cit. n. 70, V, pp. 336-338, reg. 699; Günther Bernhard, Documenta patriarcha-lia res gestas slovenicas illustrata. Listine oglejskih patriarhov za slovensko ozemlje in listine samostanov v Stični in Gornjem Gradu (1120-1251). Patriarchenurkunden von Aquileia für Slowenien und die Urkunden der Klöster Sittich und Oberburg (1120-1251), Wien/Dunaj - Ljubljana 2006, pp. 210-215, doc. P25. Nel settembre 1239 il patriarca incorporava nel monastero la cappella di San Tommaso a Zirklach (Cerklje), cf. ibid., pp. 216-217, doc. P26. Cf. anche Cevc 1951, cit. n. 8, p. 87: n. 5, con ulte-riore bibliografia sul monastero. 42 RAZPRAVE IN ČLANKI bolo in cui dichiara che bisogna sempre favorire le buone opere dei fedeli e perpetrarne il ricordo per iscritto, scrive: "Noverint igitur universi presentes et futuri fideles hanc paginam inspecturi, quod constituti coram nobis dilecti nobis in Cristo Weriandus plebanus de Meingozpvrch [Meingottesburg/Mannsburg, cioè Mengeš], Gerlochus et Waltherus fratres de Steine et Rihza vidua filiusque eius Weriandus, et venerabilis in Christo filius noster Albertus abbas Obirnbvrgensis supplicarunt humiliter et devote..." di concedere loro l'approvazione della fondazione del monastero di Michelstetten, che poi Bertoldo benignamente concesse. Ma le monache domenicane, venute da Santa Maria Mad-dalena a Ziegelhofen presso Vienna, all'inizio dovettero fronteggiare gravi difficoltà economiche, che mettevano in forse la stessa conclu-sione dei lavori edilizi. Percio nel 1239, con atto stilato a Kamnik ("apud Steine"), il patriarca Bertoldo annuncia a tutti che la nuova fondazione nella valle di Santa Maria presso Michelstetten ("in valle sanc-te Marie apud Michelsteten") ha iniziato a funzionare ma che con i mezzi di cui dispone non puo far finire di costruire tutti gli edifici di cui necessita, né ci sono risorse sufficienti per il sostentamento delle monache. Percio tutti i fedeli sono invitati a portare "elemosinas et gra-tuita subsidia" e tutti coloro che faranno queste o altre buone azioni per il monastero riceveranno quaranta giorni d'indulgenza per i pec-cati gravi e un quarto per quelli minori.72 Quello di Velesovo è il primo monastero femminile dome-nicano nel territorio dell'odierna Slovenia, ed è inevitabile interrogar-si sul perché di tale fondazione in un luogo cosï appartato, apparente-mente poco adatto alla sede di un ordine mendicante, specie se si hanno in mente i tanti conventi maschili dell'ordine che in quei decen-ni sorgevano nelle popolose periferie delle città italiane. Ma va tenuto presente che nel ramo femminile dell'ordine dei predicatori, la cui cura animarum all'epoca poteva essere svolta anche dal clero secolare, i monasteri spesso erano di stretta clausura e fin dall'inizio sorsero di 72 Cf. Schumi 1884, cit. n. 70, II, 1, p. 80, doc. 105; Kos 1928, cit. n. 70, V, p. 354, reg. 723; Bernhard 2006, cit. n. 71, pp. 217-218, doc. P 27. Nel gennaio del 1240 il patriarca incarica tutti i parroci di Carniola a comminare pene ecclesiastiche a coloro che angustiano o derubano il monastero e non desistono dopo triplice ammonizione, cf. ibid., p. 219, doc. P 28. 43 RAZPRAVE IN ČLANKI preferenza in zone relativamente distanti dalle grandi città.73 Già la prima istituzione monastica femminile fondata da san Domenico, quella di Prouille presso Fanjeaux, fra Tolosa e Carcassonne, che risale al 1206 ed è quindi precedente all'istituzione dell'ordine maschile dei Predicatori, presentava tali caratteristiche, che sembravano in quel caso inoltre adatte allo scopo di rieducare nobildonne catare. Avendo adotta-to la regola agostiniana, in base al precetto del quarto concilio lateranense che vietava l'istituzione di nuove regole, i monasteri femminili domenicani offrivano già nel pieno Duecento il vantaggio di possedere uno status giuridico incontestabile, a differenza di quelli francescani 'damianiti', spesso sospettati di simpatie 'spirituali', i quali male si adat-tavano a seguire la regola benedettina che, con qualche adattamento, fino dal 1218 aveva loro imposto il cardinale Ugolino di Segni (il futuro Gregorio IX). Solo nel 1253 santa Chiara d'Assisi sarebbe riuscita a far accettare, come proprio testamento spirituale, una sua regola per l'ordi-ne da lei fondato, che dieci anni dopo avrebbe preso il suo nome: le Cla-risse.74 Le gravi incertezze sullo stile di vita da seguire, cui erano espo-ste le prime proselite transalpine del poverello d'Assisi, sono del resto ben note dai documentati casi delle sante Agnese di Praga ed Elisabetta di Turingia (o d'Ungheria), di cui la seconda fu poi 'annessa' dalle Ter-ziarie francescane, pur non avendo mai fatto parte di tale ordine.75 73 Cf. Luigi Cibramo, Descrizione storica degli ordini religiosi, Torino 1845, I, pp. 251-252; Hieronymus Wilms, Geschichte der deutschen Dominikanerinnen 1206-1916, Dülmen 1920; Max Heimbucher, Die Orden und Kongregationen der katholischen Kirche, Paderborn 1933, I, pp. 524-528; Otmar Decker, Die Stellung des Predigerordens zu den Dominikanerinnen 1207-1267 (Quellen und Forschungen zur Geschichte des Dominikanerordens in Deutschland, 31), Vechta 1935; William A. Hinnebusch, The History of the Dominican Order, I, Staten Island 1966; Luigi A. Redigonda, s. v. Domenicane (monache), Dizionario degli Istituti di Perfezione, III, Roma 1976, coll. 780-793. Ben diverso è il caso delle cosiddette Terziarie domenicane, per le quali già l'uso dei termini 'suore' e 'conventi' palesa uno stile di vita meno contemplativo e più vicino a quello degli altri ordini mendicanti. 74 Cf. Gerard Pieter Freeman, Klarissenfasten im 13. Jahrhundert, Archi-vum franciscanum historicum, LXXXVII, 1994, pp. 217-285. 75 Cf. Kaspar Helm, Die Stellung der Frau im Ordenswesen. Semireligio-sentum und Häresie zur Zeit der heiligen Elisabeth, Sankt Elisabeth. Fürstin Dienerin Heilige (catalogo della mostra, Marburg 1981-1982), Sigmaringen 1981, pp. 7-28. 44 RAZPRAVE IN ČLANKI Non stupisce percio che di contro ai solo otto conventi "damianiti" che alla metà del Duecento esistevano nel Regno di Germania, di cui il più antico era quello di Bressanone (Brixen), già nel 1277 in quest'area esi-stessero 40 monasteri di domenicane (su un totale di 58), saliti nel 1303 a un centinaio (su un totale di 141), ubicati quasi tutti in campa-gna, fra cui: Unterlinden presso Colmar (fondato nel 1232), Adelhausen presso Friburgo in Brisgovia (1234 o '36), Töss presso Winterthur (1233), Ötenbach presso Zurigo, Kirchberg presso Sulz (circa 1237), Engelthal presso Eichstätt (1240), Weiler presso Esslingen (1240), Katharinenthal presso Diessenhofen (1242), e tanti altri.76 La vastità del fenomeno si spiega anche per ragioni sociali, poiché questi mona-steri servivano da ricetto alle figlie non destinate a sposarsi della pic-cola nobiltà, che proprio in quei decenni si stava emancipando dalla condizione servile dei ministeriali a nuovo ceto signorile;77 nei secoli seguenti alcuni di questi monasteri sarebbero poi divenuti grandi centri di contemplazione mistica. La devozione mariana è una delle note caratterizzanti della spiritualità domenicana, tanto maschile quanto femminile, cosï come la pratica del Rosario, riformata da san Domenico stesso e dovunque diffusa dal suo ordine:78 non a caso, nella leggenda riportata da Zor-man che ho esposto, il parroco di Velesovo dialoga con la Madonna del Rosario. Anche le immagini mariane, ed in particolare le sculture lignee della Madonna col Bambino, rivestivano un ruolo importante nella spiritualità e nella liturgia domenicana maschile e femminile: ogni sera, dopo la compieta, l'intera comunità si recava in processione verso un'opera di tal genere, cantando il Salve Regina.79 Invece Elisa-betta di Turingia (1207-31), riprendendo l'ascetismo ed il pauperismo di san Francesco e prima ancora di san Bernardo di Chiaravalle, rifiuto il dono di una "imago pulchra" della Madonna col Bambino, con la mot ivazione: "non habeo opus tali imagine, quia eam in corde meo 76 Cf. Hieronymus Wilms, Das älteste Verzeichnis der deutschen Dominikanerinnenklöster vom Jahr 1303, Leipzig 1928; Heimbücher 1933, cit. n. 73, p. 525 77 Cf. Knut Schulz, s. v. Ministerialität, Ministerialien, Lexikon des Mittelalters, VI, München - Zürich 1993, coll. 636-639. 78 Cf. Beissel 1909, cit. n. 13, pp. 214 ss. 79 Cf. Beissel 1896, cit. n. 12, p. 77. 45 RAZPRAVE IN ČLANKI porto".80 Secondo la tradizione, sant'Elisabetta avrebbe regalato vari intagli lig-nei di questo soggetto a sua figlia Sofia, andata in sposa nel 1242 a Enrico III duca di Brabante, opere che quest'ultima avrebbe poi donato a diverse chiese delle Fiandre;81 allo stesso modo come Eli-sabetta stessa nel 1229 si era disfatta di uno dei suoi codici miniati, il salterio oggi al Museo Archeologico Nazionale di Cividale, donandolo allo zio, il patriarca Bertoldo, che a sua volta lo passo al Capitolo del Duomo di Cividale. La questione di chi avesse commissionato o donato la statua di cui qui ci occupiamo è irrisolvibile con certezza a causa della mancanza di una diretta documentazione a riguardo. Solo con cautela possiamo ipotizzare che l'opera sia giunta a Velesovo a seguito dell'ap-pello alla generosità - inteso pero in primo luogo a sollecitare offerte in denaro - lanciato dal patriarca nel 1239. Cevc ha pensato che la statuetta lignea, che datava per ragioni stilistiche a prima del 1238 e riteneva di provenienza nord-italiana, possa essere stata portata alle mona-che proprio dal patriarca Bertoldo, che l'avrebbe potuta acquistare o commissionare in Friuli a partire dal 1218, anno in cui era entrato in carica, trasferendosi dall'arcidiocesi di Kalocsa in Ungheria ad Aqui-leia. In effetti un collegamento con questo straordinario personaggio,82 80 Libellus de dictis quattuor ancillarum S. Elisabeth confectus (ed. Albert Huyskens), 19l1, p. 75; cf. Renate Kroos, Zu frühen Schrift- und Bildzeugnissen über die heilige Elisabeth als Quellen zur Kunst- und Kulturgeschichte, Sankt Elisabeth 1981, cit. n. 75, pp. 180-239, a p. 181. Più esplicitamente a sculture dorate si riferisce il rimprovero mosso da Elisa-betta a certe povere suore, che avevano creduto di meritare le sue lodi per avere speso grandi somme in opere d'arte per la loro chiesa (ibidem, p. 182). Cf. anche Krone, Brot und Rosen: 800 Jahre Elisabeth von Thüringen (catalogo della mostra, Eisenach 2007, ed. Jürgen Römer), München 2006. 81 Si tratta delle Madonne di Alsenberg, Hal, Vilvorde in Belgio, Losduj-nen e dei Carmelitani di Harlem in Olanda, e di Ösede presso Osnabrück in Germania, cf. Rohault-de-Fleury 1878, cit. n. 13, II, p. 364; Beissel 1896, cit. n. 12, pp. 79, 113. 82 Cf. Pio Paschini, Bertoldo di Merania, patriarca di Aquileia, Memorie storiche forogiuliesi, XV, 1919, pp. 1-53, XVI, 1920, pp. 1-94; Heinrich Schmidinger, Patriarch und Landesherr. Die weltliche Herrschaft des Patriarchen von Aquileia bis zum Ende der Staufer, Graz 1954; Gianfran-co Spiazzi, s. v. Bertoldo di Andechs, Dizionario Biografico degli Italiani, IX, Roma 1967, pp. 577-580. 46 RAZPRAVE IN ČLANKI di cui conosciamo nei dettagli i numerosi soggiorni nelle località più distanti della sua vastissima provincia ecclesiastica,83 sarebbe altamen-te suggestivo. Tuttavia questa pista mi pare da scartare, considerato che oggi siamo a conoscenza di dettagli più precisi sulla situazione patrimoniale a Velesovo e Kamnik, beni che nel 1238 non appartene-vano più esclusivamente agli Andechs-Meranien84 e che non avevano comunque mai fatto parte degli allodi di Bertoldo. Inoltre, come si è visto, né Bertoldo né altri della sua casata sono menzionati nell'atto di fondazione del monastero, nel quale comunque i loro interessi erano rappresentati dall'abate Alberto di Gornj Grad (un Eigenkloster bene-dettino, ubicato un po' a Est di Kamnik, appartenente proprio al pa-triarca) e dal vicedomino di Slovenj Gradec, una località pure apparte-nente a Bertoldo, nonché dall'arcidiacono di Villaco, città della Ca rin -zia che faceva parte del feudo della Val Canale di Ferro, esteso fino a Pontebba (Pontafel),del vescovo di Bamberga: fra 1203 e 1237 era stato infatti vescovo della città della Franconia Ecberto di Andechs, fratello di Bertoldo. L'abate di Gornj Grad agiva inoltre nella duplice veste di redattore dell'atto e di donatore di cento marchi. 83 Cf. Reinhard Härtel, Itinerar und Urkundenwesen am Beispiel der Patriarchen von Aquileja (12. und 13. Jahrhundert), Römische historische Mitteilungen, XXXI, 1989, pp. 93-121, alle pp. 105 ss.: Bertoldo è attestato, sulla base dei documenti, 34 volte ad Aquileia, 29 a Cividale, 7 a Sacile e Soffumbergo, 6 a Slovenj Gradec e Kamnik e circa altrettante a Stična (Sittich) - un'importante abbazia cistercense -, 5 a Udine, 4 a Meduna e Tolmi-no (Tolmin), 2 a San Vito al Tagliamento, Annone, Portogruaro, Caporiac-co, Manzano, Attimis, Vipacco (Vipava). 84 Sulla famiglia cf. Edmund Ofele, Geschichte der Grafen von Andechs, Innsbruck 1877; Karl Bösl, Europäischer Adel im 12.-13. Jahrhundert. Die internationalen Verflechtungen des bayerischen Hochadelsgschlecht der Andechs-Meranier, Zeitschrift für bayerische Landesgeschichte, XXX, 1967, pp. 50-52; Johannes Kist, Die Nachfahren des Grafen Berthold I. von Andechs, Jahrbuch für fränkische Landesforschung, XXVII, 1967, pp. 41-240; Alois Schütz, Das Geschlecht der Andechs-Meranier im europäischen Hochmittelalter, Herzöge und Heilige: das Geschlecht der Andechs-Meranier im europäischen Hochmittelalter, Regensburg 1993, pp. 21-185; Ludwig Höl-zfürtner, Die Grafschaft der Andechser: Comitatus und Grafschaft in Bayern 1000-1180, München 1994 (Historischer Atlas von Bayern: Altbayern, II, 4); Alois Schütz, Die Andechs-Meranier in Franken und ihre Rolle in der europäischen Politik des Hochmittelalters, Die Andechs-Meranier in Franken: Europäisches Fürstentum im Hochmittelalter, Mainz 1998, pp. 3-54. 47 RAZPRAVE IN ČLANKI La contea di Stein era appartenuta agli Andechs dal 1143, ma nel 1230 Agnese, la figlia di Ottone di Andechs (morto poi nel 1231), reco in dote questo ed altri beni al marito Federico II di Babenberg, duca d'Austria e di Stiria, il quale ne usufruï fino al 1243, quan-do i due si sono separati (lui morirà nel '46). Nel 1248 muore l'ultimo degli Andechs, un altro Ottone, e in quell'anno Agnese sposa in seconde nozze il figlio del duca di Carinzia, Ulrich di Spanheim, che era già signore di Lubiana, lasciandogli in dote i suoi beni in Carniola. Quin-di attorno al 1238 Velesovo, che faceva parte della contea di Kamnik, apparteneva come bene allodiale ad Agnese e a Federico II di Baben-berg,85 e dal 1243 al 1248 alla sola Agnese, come dimostrano le monete che venivano coniate nella zecca di Kamnik.86 Quanto ai beni allo-diali in Carniola del patriarca Bertoldo, che egli poi nel 1251 lascio al patriarcato di Aquileia, si trattava di Slovenj Gradec, Vipava (Wip-pach/Vipacco) e Postojna (Adelsberg/Postumia).87 Bertoldo, avviato alla carriera ecclesiastica ed escluso dall'eredità paterna, si scontro nel 1229 col fratello Ottone, alleandosi coll'imperatore Federico II, mentre Ottone cercava aiuto in Leopoldo VI di Stiria e nel figlio di lui Federico. Ne conseguï la guerra del 1236-37, coll'assedio di Vienna, in cui il patriarca ed i Babenberg si affrontarono direttamente. Anche se Ber-toldo si riappacifico col fratello nel 1230 e con Federico II di Babenberg nel '37, c'è da chiedersi se possa aver avuto molto a cuore una fondazione monastica di un luogo che apparteneva a Federico di Babenberg e alla figlia del fratello con cui si era scontrato; una fonda-zione che - insieme ad Agnese e Ulrico di Spanheim - aveva approva-to, ma di cui inizialmente aveva lasciato che se ne addossassero le spese 85 Per la signoria di Federico II di Babenberg in Carniola, e in particolare per Velesovo, cf. Karl LECHnER, Die Babenberger: Markgrafen und Herzöge von Österreich 976-1246, Wien-Köln-Graz 1985, pp. 281 ss. 86 Cf. Dušan Kos, Die geschichtliche Beziehung Sloweniens zu Bayern im 13. Jahrhundert: Die Andechs-Meranier, Bayern und Slowenien in der Früh-und Spätgotik. Beziehungen - Anregungen - Parallelen. Erstes slowenischbayerisches kunstgeschichtliches Kolloquium (atti del convegno, Ljubljana 2001, edd. Janez Höfler, Jörg Träger), Regensburg 2003, pp. 19-39, a p. 37. 87 Kos 2003, cit. n. 86, p. 35. I possedimenti di Bertoldo in Alta Carniola erano ammistrati da due vicedomini, che avevano sede a Slovenj Gradec e a Kamnik, ma quest'ultimo fu poi trasferito a Vernek (Wernegg), quelli della Bassa Carniola da un gastaldo. 48 RAZPRAVE IN ČLANKI i reali fondatori, cioè i ministeriali di Stein. Oppure la fondazione del monastero va intesa anche come un gesto di pacificazione? In ogni modo la chiamata delle monache da Vienna sembra piuttosto ascrivi-bile sul conto del Babenberg. Ben diversa e più chiara è la parte avuta da Bertoldo nelle due fondazioni ecclesiastiche in Carniola avvenute su suoi beni allodiali: nel 1235 o poco dopo il patriarca fondo, in ricordo della sua santa nipote, una chiesa a Slovenj Gradec, la prima in assolu-to intitolata a sant'Elisabetta di Turingia canonizzata in quell'anno88 (la seconda sarà nel 1236-38 la chiesa delle francescane di Bressanone); nel 1237 Bertoldo chiedeva alla Santa Sede che fosse trasferita a Gornji Grad la semiabbandonata sede vescovile di Pedena in Istria, ma l'ini-ziativa, pur appoggiata dal Capitolo dei Canonici di Aquileia, fu poi bloccata da Gregorio IX, maldisposto verso il patriarca, simpatizzante - fino al voltafaccia del 1245 - coll'imperatore, che era stato di nuovo scomunicato nel '39.89 Il linguaggio stilistico della Madonna di Velesovo ci conduce, come confusamente intuito da Rasmo, in ambito sudtirolese. Con quest'area la famiglia Andechs-Meranien aveva profondi legami, ma non certo con la città di Merano, che apparteneva ai conti del Tirolo, come ha indotto a credere a molti una falsa etimologia del titolo, con-ferito dal Barbarossa, di duchi di Merania, toponimo che invece signi-fica "litorale" ("das Land am Meer"), quindi Istria e Quarnero. Invece è da ricordare che: un Ottone di Andechs era stato fra 1165 e '70 vesco-vo di Bressanone; che gli Andechs agirono talvolta come balivi ("Vögte") dei vescovi di Bressanone, cosi come i conti di Gorizia face-vano per i patriarchi di Aquileia ed i duchi di Carinzia per i vescovi di Frisinga (Freising); che gli Andechs all'inizio del XIII secolo possede-vano, come feudi del vescovo di Bressanone, varie località fra cui i castelli di Michelsburg (documentato dal 1205) e Altrasen (nel 1210 già 88 Cf. Jože Mlinaric , Župnija sv. Pankracija pri Slovenjem Gradcu do pridružitve ljubljanski škofiji leta 1533, Slovenj Gradec in Mislinjska dolina, I, Slovenj Gradec 1995, p. 112. 89 Cf. Günther Bernhard, Der Oberburger Bistumsplan vom Jahre 1237, Romische historische Mitteilungen, XXXIX, 1997, pp. 163-179. Oltre all'abbazia di Gornji Grad in Slovenia, sono fondazioni degli Andechs quella omonima e quella di Diessen presso l'Ammersee in Germania e quella di Viktring in Austria. 49 RAZPRAVE IN ČLANKI passato ai conti del Tirolo) nella contea di Pusteria;90 e che una picco-la parte della contea di Stein prima di essere usurpata dagli Andechs aveva fatto parte dei possedimenti temporali del vescovato di Bressa-none.91 Rapporti diretti con Bressanone e la Val Pusteria (Pustertal) erano infatti intrattenuti dall'Alta Carniola poiché il vescovato di Bressanone possedeva il feudo di Veldes (Bled), cosi come quello di Frisin-ga, cui apparteneva San Candido (Innichen) in Alta Val Pusteria, possedeva anche il feudo di Bischofslack (Škofja Loka).92 Doveva percio esserci un incessante andirivieni di funzionari, nell'ambito del quale è agevolmente immaginabile anche un trasferimento di una piccola statua lignea o il viaggio del suo artefice. I ministeriali bavaresi e tirolesi che nel XII e XIII secolo si insediavano nelle terre dell'odierna Slovenia dettero luogo a una vera e propria ondata d'immigrazione, proseguita nel secolo successivo, che fa parte del vasto fenomeno della 'colonizzazione' tedesca delle terre slave, magiare e baltiche, fenomeno di cui è più conosciuta e macro-scopica la variante orientale, sostenuta fra l'altro dall'Ordine Teutoni-co, ma di cui è esistita anche una appendice meridionale, verso le regioni alpine abitate da ladini, friulani e sloveni. Ne fanno parte anche gli insediamenti di boscaioli e contadini altotedeschi, presso i quali si sono conservati fino al XX secolo dialetti alemanni e baiuvari-ci medievali, dei Walser sulle pendici del Monte Rosa, dei Mocheni e "Cimbri" della Vallarsa in Trentino, della Lessinia e dell'Altopiano di Asiago in Veneto, di Sauris e Timau in Carnia, di Gottschee (Kočevje) in Bassa Carniola. Il ceto dei ministeriali, che in questi secoli acquisi-va sempre maggiore autonomia e consapevolezza del proprio ruolo e potere, è da tempo al centro degli interessi della storiografia slovena.93 90 Cf. Josef Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, Bozen-Innsbruck-Wien 19857, 1, pp. 507-508, 605. Nel 1253 questi feudi passarono ai conti di Gorizia e nel 1500 agli Asburgo. 91 Si tratta di una striscia di terra a Nord di Kranj (Krainburg), fra il fiume Tržiška Bistrica (Neumärktler Feistritz) ed il villaggio di Zablje (Sablach), cf. Kos 2003, cit. n. 86, p. 23. 92 Cf. Josef Mass, Das Bistum Freising im Mittelalter, Geschichte des Erzbistums München und Freising, I, München 1986; Gertrud Thoma, Bischöflicher Fernbesitz und räumliche Mobilität, Zeitschrift für bayerische Landesgeschichte, LXII, 1999, pp. 18 ss. 93 Cf. Peter Štih, Goriški grofje ter njihovi ministeriali in militi v Istri in na Kranjskem, Ljubljana 1994. 50 RAZPRAVE IN ČLANKI Uno studio di Dušan Kos espone dettagliatamente cio che conosciamo dai documenti sui ministeriali degli Andechs in Alta Carniola e in particolare a Kamnik:94 dopo Karl di Stein, attestato nel 1143, si tratta di Schabab (metà XII secolo) e dei suoi figli Albèro, Engelbero, Gebhard, Uvirento e Olscheuk, una famiglia bavarese che, con i suoi rami late-rali avrebbe dominato su Stein e Michelstetten fino alla metà del seco- 10 XIV (1361). Dopo l'assassinio di Albèro nel 1154, il nipote Gerloh (attestato fra 1156 e '77), che risedeva a Michelstetten, divenne capo-famiglia e fondo la cappella di Santa Margherita a Michelstetten, libe-rata dalla soggezione alla Pieve di Santa Maria a Cerklje nel 1163 dal patriarca Ulrico, dotata di diritti parrocchiali, sepoltura e battesimo.95 11 nome Gerloch ricorre almeno sei volte in questa stirpe, permetten-do di includervi senza dubbio il fondatore del nostro monastero. Ma anche il fratello del fondatore, Weriand "de Michelsteten", è rintrac-ciabile nella documentazione, per l'anno 1207,96 cosï come uno dei testimoni citati in calce all'atto del 1238, Chonrad Galle, appartenen-te ad una ben nota famiglia di ministeriali proveniente da Tutzing o Oberzeismering presso Starnberg in Alta Baviera e residente nel castello di Gallenberg (Gamberk) in Carniola.97 La famiglia di ministeriali degli Andechs destinata pero a maggior successo è quella dei Windischgräz, elevati poi al rango di principi, trasferitisi a Graz e signori infine del castello rupestre di Predjama presso Postumia. A Kamnik e Velesovo rimangono ancora i resti dei castelli, nei quali si svolgeva l'amministrazione dei beni degli Andechs e dove abitavano i ministeriali: Oberstein e Kleine Veste (Mali Grad) a Kamnik, Michelstein - poi ribattezzato Frauenstein, quando entro a far parte dei beni 94 Kos 2003, cit. n. 86, pp. 24-27, con bibliografia precedente. 95 Cf. Janez HöfLER, Gradivo za historično topografijo predjožefinskih župnij na Slovenskem. Pražupnija Mengeš, Acta ecclesiastica Sloveniae, XIV, 1992, pp. 84-85; Bernhard 2006, cit. n. 71, pp. 180-182, doc. P 7. 96 Cf. Schumi 1884, cit. n. 70, II, 1, pp. 9-10, doc. 13. L'elenco dei testi getta luce sui legami di parentela e sui possedimenti della famiglia di Gerloch: "dominus Wolricus plebanus de Stain, dominus Wilvingus et dominus Humbertus sacerdotes, comes Albertus, dominus Heinricus de Hagenhowe, dominus Gerlochus de Stain et filii eius, dominus Weriandus de Michelsteten, dominus Gerlochus de Hertenberg, dominus Ortulfus de Gurgvelde, dominus Ortulfus de Rifenstain, dominus Eberhardus de Porta, dominus Heinricus de Gurenz, magister Pontigel phisicus et alii plures tam nobiles quam ignobiles". Cf. Kos 2003, cit. n. 86, p. 30: n. 51. 97 Cf. Kos 2003, cit. n. 86, pp. 34-35. 51 RAZPRAVE IN ČLANKI 5. Il monastero di Velesovo ed il soprastante castello, in Valvasor, Die Ehre des Herzogtums Crain, Lubiana 1689, XI, p. 366, tav. 238 del monastero - a Velesovo, raffigurato in una bella veduta pubblicata da Valvasor (fig. 5). Un "miles", cioè un nobiluomo libero, "Heinrico de Michelstein" compariva anche fra i testimoni nell'atto del 1238. Già fra 1208 e '17, quando Enrico ed Ecberto di Andechs erano stati colpiti dal bando dell'impero ("Reichsbann"), per aver preso parte assieme ai Wittelsbach alla congiura che porto all'assassi- nio del pretendente al trono Filippo di Svevia, i ministeriali ne avevano approfittato per ritagliarsi più ampi spazi di autonomia. Forse come diretta conseguenza dei privilegi alla feudalità minore e ai ministeriali di tutto il regno di Germania accordati dallo Statutum in favorem prin- cipum, che l'imperatore Federico II era stato costretto a firmare nel 1232, l'anno dopo l'omonimo Federico II di Babenberg concedette ai suoi ministeriali di contrarre liberamente nozze con le famiglie dei ministeriali del vescovo di Frisinga.98 Si allentava cosï gradualmente 98 Cf. Kos 2003, cit. n. 86, p. 37. Il documento è in: Josef von Zahn, Codex diplomaticus Austriaco-Frisingensis (Fontes Rerum Austriacarum II, 31), Wien 1870, doc. 132 (con datazione erronea al 1232), 134, 169. 52 RAZPRAVE IN ČLANKI uno dei vincoli più umilianti alla libertà dei ministeriali di Kamnik, che continuavano a poter contrarre matrimoni solo dietro autorizzazio-ne dei padroni e nella cerchia delle famiglie sottoposte allo stesso padrone. E' facile accorgersi dell'intimo legame di tale situazione col proposito di istituire un monastero femminile. Negli anni Trenta del Duecento Gerloch e compagni devono aver approfittato dell'instabilità della signoria sulla contea e delle lotte fra le varie parti in causa (Ottone e Bertoldo di Andechs, Federico di Babenberg e la moglie Agnese di Andechs poi ripudiata) per prendersi ancor maggiori libertà. Possiamo leggere infatti la fondazione del monastero di Velesovo come indizio di un successo personale di Gerloch, ormai sostanzialmente emancipatosi dai vincoli della sua originaria condizione servile e orgoglioso di poter disporre a proprio piacimento del destino delle proprie terre e delle proprie figlie e discendenti. UDK 73.033.4.04(497.4) izvirni znanstveni članek - original scientific paper VELESOVSKA MARIJA MED ZGODOVINO IN LEGENDO Zgodba, v kateri se leseni Marijin kipec, ki ga častijo v Velesovem, čudežno prikaže na drevesu in ki nam jo z manjšimi variacijami sporočajo pisci iz 17. in 18. stoletja, deli tematiko z vsaj petdesetimi podobnimi legendami v zvezi z ustanovitvami Marijinih božjepotnih središč po vsej katoliški Evropi. Tukaj obravnavanim pripovedim moramo dodati še sorodna poročila o najdbah Marijinih podob v grmih, močvirjih in ob vodnih izvirih, prav tako pa tudi pričevanja o pojavu same Marije na drevesih, ter prepoznati na eni strani prvine, ki so prisotne v večini legend, na drugi strani pa lokalne posebnosti. V največji meri gre za pozne derivate (iz časa po protireformaciji) maloštevilnih srednjeveških legend, v katerih je kritika - sicer ne brez diskusij - prepoznala daljnji keltski izvor: tudi velesovski mit je verjetno nastal, morda na osnovi podobnih pričevanj o čaščenih Marijinih podobah v Avstriji in severni Italiji, neposredno preden je bil zapisan (potrebna bi bila primerjalna študija o času nastanka posameznih legend, ki bi omogočila sestavo nekakšnega »rodovnika«). Če se v velesovski pripovedi, kot je bila kodificirana v poznem 18. stoletju, pripisuje pomembna vloga pri ustanovitvi Velesovega kmetom in duhovniku, nam zgodovina, kot jo lahko razberemo iz dokumentov, pove, da so v resnici ministeriali iz Kamnika in okolice promovirali ustanovitev samostana 53 RAZPRAVE IN ČLANKI dominikank leta 1238 in morda tudi darovali kipec, ki ga lahko po slogovnih značilnostih datiramo prav v čas ustanovitve, njegov nastanek pa lociramo v Pusteriško dolino (cf. ZUZ, XLIII, 2007, pp. 13-46). Ta družbeni sloj, ki je izkoristil situacijo v cesartvu, ki jo zaznamujejo predvsem spori med fevdalci, se naglo povzdignil in se preoblikoval v malo plemstvo, je bil na Slovenskem pretežno nemškega izvora in je ohranjal stike z rodnimi deželami. Poleg tega tudi prisotnost posesti freisinških in brixenskih škofov na Gorenjskem, katerim je pripadal tudi Innichen (San Candido) v Pusteriški dolini, potrjuje možnost, da bi leseni kipec prišel od tam. Po drugi strani se zdi manj verjetna Cevčeva teza, da bi bil donator Marije oglejski patriarh Bertold Andechs-Meranski, ki je leta 1239 potrdil ustanovitev samostana, vendar ni bil njegov ustanovitelj: njegova rodbina, takrat zaradi notranjih nesoglasij že v zatonu, ni bila več izključni oblastnik v Velesovem in okolici. Slikovno gradivo: 1. Marija na presoltu z detetom, Velesovo, Marijina cerkev 2. Marija na presoltu z detetom, Velesovo, Marijina cerkev, pogled s hrbtne strani 3. A. Kaltenschmidt (avtor grafike), Marija na drevesu pred cerkvijo v Velesovem, lesorez, Ljubljana 1742 4. E. W. (risba), Zauber (grafika), Marija na drevesu, v ozadju novi velesovaski samostan, grafika, konec 18. stoletja 5. Samostan Velesovo in grad nad njim, v: Valvasor, Die Ehre des Herzogtums Crain, Laybach 1689, XI, p. 366, tab. 238. Viri ilustracij: Matej Klemenčič (1, 2), po stari fotografiji (3, 4, 5) 54