Soldi 10 al numero. L'arretrato soldi 20 Associazione anticipata pel I, II e III trimestre 1875: fior. 2 e s. 40 ; fuori idem. Un trimestre in proporzione. Il provento va a beneficio dell' Asilo d'infanzia. m CRONACA CAPO DISTRI ANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 i Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è I' amministratore. L'integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO. — 25 gennaio 1746. Xasce la scrittrice francese I>i («ciilis. — (F. Illustrazione). Sulla educazione popolare. (VII) (Continuazione e fine. V. i N. 1, 2, 3, 4, 5, 7) Il libro della III Classe non corrisponde allo scopo didattico perchè mentre dà ai fanciulli delle cognizioni peregrine, trascura d'insegnar loro le cose utili e perchè comprende degli spropositi. § 61. Parlando dell'uomo apprendiamo che la parte più alta è la testa, la quale sostenuta dal collo s'innasta al busto, che sotto il petto sta il ventre ecc., cose tutte elio ogni fanciullo sa quanto il maestro ; per lo contrario nuli'affatto vi troviamo degli organi di sanguificazione, respirazione e digestione, nulla di quelli de'sensi, il che è tanto più sorprendente dacché in seguito si parla della respirazione per polmoni e per branchie. § 62. Si parla della differenza fra l'uomo e gli altri animali, e dalla circostanza che gli animali più perfetti hanno tale struttura, che molto s' avvicina a quella dell' uomo, se ne deriva la conseguenza, che un fanciullo il quale sa come all' ingrosso è fatto esso stesso, coinè vive, si muove e si nutre, comprenderà pure come presso a poco sien fatti gli animali, com' essi si nutrano patiscano e muo-jano, la qual tesi quanto sia vera lo vede chiunque confronta la maniera di vivere della seppia o dell'ostrica, con quella dell'uomo. Al § 64 si parla del cane e si passa nei seguenti al leone ed alla tigre. Perchè non dire qualche cosa anche della volpe e del lupo e non far notare la differenza fra le unghie retrattili del genere gatti a cui appartengono i leoni e le tigri e quelle del genero cani? Perchè non mostrare la differenza fra i plantigradi e digitigradi? Il § 67 mette fra i carnivori la talpa ed il toporagno che appartengono agi' insettivori, ordine del quale il compilatore non s'occupa e eh' è pure tanto importante nel-1' agraria. Nè si saprebbe indovinare che cosa voglia dirsi quando insegna che i carnivori APPENDICE. INNANZI ALL'ULTIMA CASA racconto di OTTILIA WILDERMUTH. Traduzione dal tedesco ili ANNA P. (VII) — Era detto; senza averne l'intenzione, senza riflettere, aveva rivelato il pensiero nascosto del suo cuore. La stessa signora Hiller fu, benché non ispiacevolmente, assai sorpresa da questa dichiarazione inaspettata. Ella non parla da senno, disse esitando. — La domanda di un condannato lo parrà sono per lo più quadrupedi, come se ve ne fossero anche di tripodi o bipedi, e perchè collochi i marsupiali fra i carnivori quando dice egli stesso che la loro famiglia principale è quella degli erbivori. Dei rosicanti comuni non descrive che la lepre (§ 70) e nomina solamente gli altri, mentre pure i conigli ed i porcelletti d'India hanno una importanza ìiell'economia domestica, ed i ghiri ed i topi meritavano un cenno. Al § 79 troviamo un panegirico dell' asino. Lasciandone il merito e la responsabilità al compilatore del libro, noteremo che anche il mulo meritava di essere menzionato. Al seguente § 80 troviamo il cavallo e l'asino collocati fra 1' elefante e il rinoceronte, ed il cinghiale posto fra l'ipopotamo e le zebre ; rileviamo pure che i pachidermi hanno per lo più il piede a zoccolo. Non volendo anuojare i 1 di volo : Degli uccelli nocivi all' anche parola, così puie ness uccelli insettivori. Dei rettili, o piuttosto batraci, manca il rospo cinereo (terrestre» che i nostri popolani distruggono infilzandolo co'pali, e che in Francia si compera per metterlo negli orti. Troppo dei pesci che non hanno certa importanza pel popolo. Degl'insetti tutto si riduce al baco da seta e alle api,e nulla c'è delle tante farfalle, di tanti coleotteri nocivi all' agricoltura. La zoologia finisce con un grosso sproposito, vi troviamo cioè classificati fra i zoofiti le stelle di maro (asterie), i ricci di mare Cechini), le meduse e le ortiche di mare (attinie). La botanica e la mineralogia ci soddis-farono meglio. Passiamo al libro di lettura per la IV Classe. Il Capo II tratta dell' uomo e nel § 20 descrive il corpo umano. La descrizione consiste nella enumerazione delle parti e degli strana, continuò egli nella foga del suo discorso non badando ai secreti avvertimenti del suo cuore, ma io sento che questa fanciulla mi appartiene, che questo fiore è destinato a dischiudersi alla luce del mio amore. Ella sa, ahe appena libero, finirò i miei studi. In quattro, al più cinque anni, seguitò alquanto più calmo, sarò indipendente, e poi verrò a sciogliere la mia parola. Benché la signora Hiller desiderasse ardentemente in cuor suo di accasare un giorno la sua Paolina in più alta condizione, pure era donna troppo prudente o troppo esperta per non dubitare di una domanda così prematura. — È troppo buono, rispose con qualche imbarazzo. Sono persuasa che la mia Paolina so viene coltivata, starà bene dappertutto ... e di più, per un singoiar accidente, lei si chiama Paolo, ed essa Paolina. Ma pensi bene: la fanciulla non ha neppure quindici anni... e poi i suoi parenti... ancora ancora la ragazza riseliierebbe di per- oi'gaui, e si estende a dodici pagine, che, secondo noi, somministrano una lettura poco interessante e niente dilettevole. Per formarsi una giusta idea della macchina che costituisce il nostro organismo è necessario di vederla in azione: allora si capisce come la è fatta e come va. Il compilatore avrebbe dovuto perciò dare una idea dello scheletro, e poi passare a descrivere le funzioni della vita animale esponendo gli atti per mezzo dei quali la tale funzione si compie e gli organi che vi concorrono. Chiariremo la nostra idea con un esempio. Anziché parlare in titoli separati e staccati della bocca, dei denti, della lingua, della gola, del canale del cibo, dello stomaco e delle budella, avrebbe dovuto il libro esporre il processo della digestione e gli atti dai quali si compone descrivendo come gli organi vi concorrano. Masticazione (labbra, denti, lingua, saliva), deglutizione (velo palatino, retrobocca, valvole che chiudono il canale del respiro, esofago), chimificazione (stomaco, follicoli, succhi gastrici), chilificazione (fegato col fiele, pancreas), assorbimento (meseuterj, condotti del chilo, vena sottoclavia). Questo metodo gli avrebbe offerto occasione di dare ai fanciulli dei precetti igienici e di spiegar loro gli accidenti che nascono frequentemente quando si mangia, p. e. l'uscir del cibo dalle narici per un sussulto di tose, il bruciore al petto che ne deriva ecc., ed è solamente con questo metodo che si desta lo spirito di osservazione e si sviluppa la mente. Ognuno vede, che nella stessa maniera si possono esporre la circolazione del sangue e la respirazione nonché le funzioni che i naturalisti chiamano di relazione. Le nozioni di fisica ci parvero bene riuscite. C è del superfluo, ma sta nel maestro la scelta, solamente che ci vuole un maestro il quale abbia idee chiare, un po' d'ingegno per ajutarsi nel trovare esperimenti che non costino danaro, e amore pel suo ramo. Rara avis, diranno i lettori: raro uc- dere la sua gioventù e di restare zitella... ed oggi il giorno della sua prima comunione, oh non si conviene! Spinto dalla passione Paolo tolse un anello dal suo dito e : questo è l'anello nuziale della povera madre mia, disse; Ella può ben immaginarsi che non profanerò mai con un giuoco indegno una memoria tanto sacra ! Rinunzio al piacere di porlo io stesso in dito a Paolina; nulla deve turbare la sua pace verginale. Lo deposito nelle di lei mani ; lo conservi qual pegno della mia fede finché sarà giunta l'ora opportuna. — Mamma, suonano le campane! chiamò la voce di Paolina, e la signora Hiller s'allontanò in fretta, ponendo l'anello con grande cura nella sua saccoccia. Paolo la seguì e vide a piè della scala la fanciulla in tutta la sua vaga beltà, e vieppiù bella gli parve al vedere come la solennità dell'atto a cui si accingeva soffocasse in lei ogni sentimento di vanità femminile. Il cuore del giovane palpi- ttori andremo gricoltura, ne-n cenno degli cello senza dubbio fino a che la stessa persona dovrà insegnare anche la grammatica, ma uomo facile a trovarsi, ov' abbia luogo la da noi proposta separazione delle materie in due gruppi. Non ci siamo occupati che dei brani risguardanti le scienze naturali, nè abbiamo intenzione d' estenderci più in là. Pure la carità del natio loco non ci permette di sorpassare sotto il silenzio il § 103, nel quale si parla dell' Istria e con poca cognizione di causa. Si nominano fiumi notevoli, fra ì quali il Lemo e il Tarsia, s'asserisce che nelle storie romane è nominata Tirano, s'ommette il Vescovato di Pedena, si colloca la foresta del Montone (bosco di Montona) nelle vicinanze di Capodistria, s'assegna a Pirano una scuola reale inferiore, ed a Rovigno una scuola Reale e Nautica ; di Pola si parla coni' era vent' anni fa assegnandole 3000 abitanti, e delle interne città dell'Istria non si fa neanche parola : a Trieste non si danno che 75 mila abitanti. Eppure il libro è stampato nel 1872. Abbiamo esposte le nostre vedute colla intenzione di giovare ; ma ci saremo riusciti ? Ne dubitiamo assai : la stampa è ai dì nostri tanto ciarliera, che nessuno vi abbada più. G.F - A. Ad alcuni dei nostri operai. Ritengo che un co'picino ancora non sarà superfluo, e prima che la ruggine me lo impedisca voglio ribadire il chiodo. Vi ricorderete forse di quel monte di cifre che comparve nell' Unione del 9 decembre decorso, e vi risovverete anche dello scopo a cui erano dirette: volli, con un po' d'aritmetica, provare la preziosità del tempo, invitando coloro che vivono della giornata, e ne perdono con facilità, a riflettere alle mie cifre e pensare alle conseguenze. Ho detto: tempo è denaro; ed aggiungo, che non è solo quel denaro derivante dall' o-pera possibile nel tempo perduto, ma un altro importo ancora sacrificato all'ozio fonte del vizio e distruggitore del più prezioso dei capitali, quello della moralità. Il tempo è dunque qualcosa di più: è educazione, istruzione, perfezionamento dell'individuo. Il lavoro non è solo fonte di ricchezza per chi lo fa, ma anche per gli altri; ed il più umile operaio, senza saperlo, contribuisce in qualche modo coli' opera sua all' incremento del benessere sociale. L'ozioso perdendo quindi un doppio importo, danneggia sè stesso e la società. Ho udito più volte ripetere da molti : lavorare un po' più un po' meno all' ultimo dell'anno se ne ha tanti in saccoccia lo stesso. No, assolutamente no. E certo che col paziente e minuto risparmio non vi troverete all' ultimo di decembre con un sacco di da- tava, ma un santo timor lo contenne. Iddio ti benedica, fanciulla mia, le disse profondamente commosso e la lasciò andare in pace. Oh quanto desiderava che rapidi volassero gli anni, e, seguendola collo sguardo, con quanta impazienza non pensava al giorno in cui condurrebbe come sua sposa all'altare, lei si leggiadra, si pura, si pia e tutta, tutta sua! — Paolo venne installato in un quartiere della fortezza : era una prigionia molto mite. Benché non vedesse più il giardinetto e la giovine rosa che avevano rallegrata la sua prigione a Gundelfingen, poteva in compenso guardare dall' alto del monte sulle fiorenti contrade, e la sua allegria insieme al suo coraggio si svegliavano. Vi trovò una piacevole compagnia di allegri figli delle muse e di letterati, i quali là si trovavano per ragioni politiche e si consolavano il meglio che da lor si poteva della libertà perduta. Era una vita naro, la qual cosa non è ragionevolmente possibile, nè io vi consiglierei a risparmiare per mania di adorare il fiorino ; ma in quella vece vi troverete cou una muta di biancheria di più, un vestito per figurare decentemente, e se avrete famiglia e figli questi saranno più gaj, vi saranno più affezionati, e cresceranno quindi più buoni, più educati, più disposti all' istruzione, perchè un relativo benessere materiale favorisce e mantiene nell' individuo e nella famiglia la pace, la giovialità, lo scambio di affetto, in una parola il benessere morale. Vi sarà più facile adempiere a vostri impegni, e se non vi potrete vedere un gruzzolo a parte, avrete però il beneficio che nessuno verrà a battere alla vostra porta, e la coscienza vi dirà d'aver adempiuto al vostro dovere. I più viziosi ridono di queste massime, e poi dicono: poveri gli osti se tutti pensassero a questo modo. Rispondo a questi, che in quanto al ridere, ride beue chi ride ultimo, ed in quanto agli osti ripeto, che il benessere d'uno favorisce quello d'un secondo e d' un terzo e così via; ed il mondo è una tale catena che il piccolo risparmio speso con riflessione passerà quadruplicato alle mani d'un oste, e da questo al sarte, al calzolaio, a cent'altri, e poi nuovamente al primo per riprendere il solito corso, coli'aggiunta che, costituitasi una posizione relativamente agiata, si può poscia con maggior facilità e continuità soddisfare ai b'sogni ed ai piaceri della vita. Neil' esercizio dell' economia abbisognano pazienza e perseveranza, quello che non si può fare in un giorno riescirà in due, in tre, in un mese. Un prò, erbio orientale dice — il tempo e la pazienza mutano le foglie di gelso in seta. La pazienza e la tranquillità riflessiva possono nella vita pratica giovare assai, e giacché sono in vena di proverbi vi dirò anche questo: "chi va appian va san e va lontan,,. Non dimenticatevi peraltro di adempiere sempre scrupolosamente il debito vostro, e figgetevi bene nella memoria che il dovere di chi vive direttamente del proprio lavoro è quello d'una costante attività, d'una severa attenzione, d'una scrupolosa puntualità, d'una specchiata onestà, e d' una viva riconoscenza verso colui che offre il mezzo del guadagno ; e state pur certi che nel continuato esercizio di queste qualità non potrà venirvi meno anche l'amore del risparmio fonte d'ogni bene. Io amo assai gli esempi coi numeri e voglio darvene uno. Se i quattrocento e venti operai, inscritti in quei tali registri che v'ho accennato l'ultima volta, volessero porre a parte ciascuno un solo soldo al giorno (non è neauco il valore del più povero dei nostri zigari) alla fine d'un anno si vedrebbero dinanzi la sommetta di fiorini mille cinquecento trentatre, e in due tre anni le migliaia si molto allegra, e que' soggetti che il governo condannava a lieve reclusione come pericolosi alla pubblica quiete, trovarono in Paolo un compagno pieno di brio. Paolo serbò il segreto del suo amore; egli comprendeva che gli altri ben poco potevano apprezzare la sua delicatezza, nè egli avrebbe potuto tollerare una parola frivola od un motto di biasimo su questo argomento. Helmstatt, il suo solo confidente, dovette in conseguenza rinunziare a qualunque osservazione ; ma non potè non credersi in dovere di istruirne lo zio dell'imprudente giovanotto. Paolo carteggiava di tratto in tratto colla signora Killer, ma la mancanza di tatto e di educazione che troppo trasparivano nelle sue lettere, gli rendeva pesante la corrispondenza colla futura suocera. Si consolava intanto col pensiero, che la sua Paolina aveva un animo d'altra tempra e per nobiltà di sentire s'innalzava al di sopra dei vili interessi della vita materiale. Il termine del moltiplicherebbero per bene ; e col denaro nascono le idee: per esempio, non sarebbe possibile e pratica da noi, anche con piccoli capitali, l'istituzione d' una banca mutua popolare ? Insomma dalla perseveranza, dal risparmio, dal forte volere, si son veduti miracoli. Prendete in mano il libro dello Smiles Chi si aiuta Dio l'aiuta e vedrete gli esempi, e non si parla mica di cose succedute cent' anni fà nel mondo della luna, ma di fatti belli e chiari accaduti di fresco nell' Inghilterra. Se in tutto noi altri italiani non possiamo proprio essere inglesi, cerchiamo almeno d'imitarli nell'operosità. Nell'esame di sè e delle faccende, molti, senza analizzare le cause, si dicono sfortunati. La sfortuna è una parola vaga assai, e se vogliamo leggere attentamente nel gran libro della società, vedremo che il più delle volte è l'effetto d'imprevidenza, di disordine, di mancanza d'applicazione, o di cocciutaggine in falsi propositi. V' è un motto russo che dice : "la sfortuna sta vicina di casa alla stupidità,, ; o per le cause intrinseche di molte sfortune sarebbe forse applicarle il nostro: "bisogna metter in bocca quel che se poi e no quel che se vol„ ; e su tutto il resto, a buon intenditor poche parole. Da alcuni mi sento susurrare all' orecchio: fiato perduto, fiato al deserto; ma io ritengo che non convenga prestare troppo facile ascolto nè a questi, nè a coloro che con stravaganti teoriche pretendono trovare i mezzi per sanare la società. Adempia ognuno rigorosamente il proprio dovere e si persuada che senza fantasticherie la società sarà beli' e guarita. Dunque coraggio operaj ed all'opera: lavoriamo, lavoriamo assiduamente che il compenso non ci potrà fallire; non lasciamoci abbattere dalle difficoltà, ma con senno e destrezza superiamole. A chi fortemente vuole, nulla o quasi nulla riesce impossibile. Un grande uomo esclamava sovente: "impossibile è una parola che trovasi soltanto nel dizionario degli imbecilli«. Se da questo tessuto di parole, che forse vi avrà l'aria d'un predichino, potrete ricavare un qualche giovamento, il merito è di chi m'ha prestato le fila, di mio non c' è che l'orditura. Volete ancora un consiglio ? Dedicate i ritagli di tempo a buone letture, e vi assicuro che qualchecosa troverete d'ordire anche voi. G. Cobol. LA FABR1CA DE PAN SENZA FARINA, Da un libricciuolo stampato qui nel 1868, che s' intitolava "Lunario pel popolo di Capodistria,, di poche pagine, di poche copie, caduto oramai nel-1' oblio, riportiamo la seguente graziosissima poesia vernacola; la riportiamo perchè meritevole di una maggiore diffusione, e quale saggio del dialetto capodistriano che largamente ritrae la venustà dal- suo arresto si andava avvicinando, ed oh come desiderava prima di ritornare in patria di volare ancora una volta a Gundelfingen per rivedere la sua dolce fanciulla. Allora potrebbe osare di susurrarle all'orecchio una parola di amore, e di aprirle il suo cuore. Tre giorni prima che fosse reso alla libertà, giunsero dalla Prussia gli zii. La zia 1' abbracciò con bontà materna, e lo zio pure : nelle sue lettere aveva soddisfatto al dovere di paternamente ammonirlo, ed ora dava libero corso al suo affetto. — Hai espiato per bene le tue pazzie, disse, e calmato il tuo sangue, progredirai negli studi. Paolo promise tutto quello che volevano, si rallegrava di rivedere i suoi cari parenti, loro sapeva buon grado del loro affetto ... ma ora come fare a rivedere Paolina? l'avita genitrice. Fu scritta dal nostro < Dr. Giovanni de Manzini. Se i nostri noni, poveri, Podessi, a poco a poco, Un toco ancuò de scheletro, Doman un altro toco, Tanto in gru mar da regerse 0 ben o mal in pie E ziti come spie Cucar del nostro secolo Le tante novità, Fora de lori, estatici, A boca spalancada, Pestandose la zuca Lissa, lustra, pelada, 1 zuraria che el diavolo, 0 almanco un sò parente, Abia insegnà alla zente Cosse che solo a crederle Par za de far pecà. Con argomenti in barbara, In ferio, in baralipto, Col jus sacrorum canonum Ete cwm jure scripto, Con sachi de quemadmodum, D'cryhi, de cur. de quia, Provarse i cercaria, A costo de dir buzere, Che quel che xe no xe; Ma vinti da la logica Dei fati bei e boni, Logica inesorabile Anca pei nostri noni, Imatunii, de spasemo Pieni fin sora i oci. Coi tremiti ai zenoci, 1 tornarave a sconderse Indove che savè. E in fati; no burlemose! Volè viagiar el mondo ? Ve sbizega de corerlo Da cima in fin a fondo ? Per aqua, su per grebeni, Per vissero de monti, Oltra viadoti e ponti, Corendo come un fulmine, Ve menarà el vapor! De qua fin in America Volè irabrogiar la zente ? Sciegliè la corda eletrica Per vostro confidente! Volè un ri trato? Ecolo! Gh' è la fotografia Che in t'un Gesù Maria, Ve ripreduse identici Musi che xe un oror! Per cuser gh' è la machina, La gh'è per segar legni, Per impiantar carote po Trovè un milion de inzegni, Trovè canoni monstres, Trovè fusili a ago E fabriche de spago, Case de fero e cotole, E scrigni co' le man; Ma el Quid che de sto secolo Fa un secolo portento, El Quid che ve precipita Le code in svenimento, El Quid che i nostri posteri Farà (se almanco spera) Proprio felici in teia, Xe el modo novo e semplice De procurarse el pan. El pan! Sto inevitabile Petito della panza, Sto ant'eo, santo e mistico T'po de 1' aboadanza, Sta giornal:era vitima De tuti quani: i denti, A son de struseie e stenti, S'à guadagna ilio tempore El povero mortai, Gobo, sbasi de brividi De freao, o dai calori Eidoto cartapecora, Fra i colpi e i rafredori, Fin désso el miserabile Fruto de Adamo e Eva, Per farse un pan, doveva Mandar la tera in fregole Più dura dell' azal, _ Farse un campeto, sieglierse Fomento de semenza, Buta -lo e co' le ze'eghe Intanto aver pasie iza, Schiarirlo, co la siesola Tagiarlo raso tera, Far le manele e, a sera, Ciaparlo e strasinarselo Al salvo in t' un tiguor, E dopo farse un area Davanti de la casa, A forza de sbovazza Tirarla drita a stasa, Molar i sbalzi, meterli Distesi in tante righe, Vardar che sia le spighe Scoverte, a testa bassa, Grondante de suor, Laorar de batitangolo Con colpo drito e giusto, (Penseve, per i nomboli, Creature mie, che gusto!) T or via la pagia e subito, Perchè no manchi ol vento, Butar bula e fermento, A son de pala e muscoli, In aria e sventolar, Netar el gran, có l'aseno Magro e impiaga davanti, Sigandoglie: sta picolo! Sta largo ! e l'eri avanti Acompagnando energico Cò le peae nel croco, Far strada a poco a poco E, pesta e spenzi e sbrighite, Portarlo a masenar ; Là, se per caso i nuvoli Gà ritension de orina, Spetar la volta un secolo Per vederlo in farina, Pagar con mita, (scilicet Cò un ocio de la testa) E pò, con quel che resta, Racomandarse a l'aseno E andar al sò destili ; Sorbirse su i rimproveri De la mugier che aspeta, Per solito za un aspide, Un orco, una saeta, Che urla, ziga e strepita Da 1' alba a negra note E, a sconto de la dote, Ghe versa puntualissima Ogni ano un fantolin ; Scorlar el fior coi soliti Tamiso e passadora Finché, for che la semola, Sia passà tuto fora, E po, con aqua tepida, Sai e levà, impastarlo, Menarlo, remenarlo, Pugnarlo, far el diavolo Coi piei e cò le man ; E pò tagiar zunieveri, Fraschi, spini e semente, Cazzarli, se no i passa, In forno a son de sprente, Impizzarlo, scovarlo, Tor el pan, infornarlo, Aspetarlo, cavarlo Per dir Te Deum laudamus Al fin m'ho fato un pan ! Adesso !.. Campi ? Buzere ! L' area ? la batadora ? El muliner e l'aseno? Che i vadi in soa malora ! E la mugier ? Che fabriclii Pupoti alegramente! No ne ne importa gnente f L' arte, ambizion del secolo, El pan n' à assicurà ! Quatro parole in arabo, Un poco de panzeta, Qualche sufiada e a debito Tempo la sò preseta E, sora tuto, el scrupolo De no perder 1' efeto Parlando lisso e schieto, Ve fa passar per medego E al pan v' à assicurà, Un camerin, un zovene Che tiri zo sbagazzi, De 1' aria de docebo E quatro scartafazzi, Un fregolin de elastico Invece de coscienza E molta impertinenza, Ve stampa su avocato E el pan vè guadagnà, Fe r omo de proposito Legendo le gazete ? (E non importa un cavolo S'anca no capì un ete) S è fato deputato! Ve fabrica de baie ? Imbastì su un Giornale, Vè ocio al responsabile, E el pan nò mancava ! Sentì un iresistibile Passion per l'armonia? Toleve una trombeta E fe.... Ma andemo via ? Xe tanto e tanto facile L' uso de st' arte nova, Che, có una sola prova, Ciapè sù più de pratica Che no ve imaginè. A dir el vero, un storico, Doto e profondo assai, Voi sostener che i omeni Se sia sempre inzegnai Con un sistema simile ; Sarà ! ma mi no credo Altro che quel che vedo E in barba a tutti i storici Digo e sostegno che Se i nostri noni, poveri, Podessi, a poco a poco, Un toco ancuò de scheletro, Doman un altro toco. Tanto ingrumar da regerse 0 ben o mal in pie E ziti come spie Cucar del nostro secolo Le tante novità, Fora de lori, estatici, A boca spalancada, Pestandose la zuca Lissa, lustra, pelada, 1 zuraria che el diavolo, 0 almanco un sò parente, Abia insegnà alla zente Cosse che solo a crederle Par za de far pecà. L'applicazione Mie leggi scolastiche provinciali. Nel 1871 parve più urgente che mai la necessità di regolare la pubblica istruzione sulle basi della Legge scolastica provinciale 30 marzo 1870. Facoltizzata, dall'articolo 85 della legge stessa, l'Autorità scolastica provinciale imprese la ripartizione dei comuni scolastici nelle tre classi indicate all'articolo 20, avuto speciale riguardo ai prezzi medi dei principali bisogni della vita e ad altre circostanze locali. Sulla base di questa ripartizione ogni Autorità scolastica distrettuale avrebbe dovuto — giusta il disposto dell' articolo 86 — assegnare a ciascuno dei maestri il nuovo emolumento legale annesso al posto posseduto, e precisamente f. 500 nei comuni di I Classo, 400 in quelli di II e 300 in quelli di III. Senonchè, trascurata l'Autorità provinciale una tale prescrizione di legge, e mossa probabilmente dal lodevole intendimento di rimeritare condegnamente i maestri, e di offrire così ai comuni 1' opportunità di esercitare il diritto di nomina loro spettante per effetto dell' articolo 6, decretò la disponibilità e mise in concorso i posti di maestro tutti esistenti in provincia. Pur troppo i pratici risultati ottenuti da cotal misura non furono per verità tioppo soddisfacenti, anzi dirò che i tristi semi quà e colà riprodottisi continuavano a dare frutti peggiori. In alcuni luoghi il maestro elementare mancava è vero, come manca tuttora, di quella coltura moderna tanto necessaria per compiere la sua grande missione umanitaria, ed era perciò ben lontano dal comprendere l'eccellenza del suo ministero, per cui, molti erano i mae.-tri, non tanti però gli educatori. In alcuni altri, vedeasi con generale sorpresa appoggiata l'istruzione a persone non qualificate, quasiché l'arte difficilissima dell' insegnare potesse convenire a ciascuno. Causa prima e massima di tanto male si diceva essere la mancanza assoluta d'uno speciale maestrato negli ordinamenti scolastici, il quale volesse e sapesse ben dirigere e governare la pubblica istruzione, che di lei, ben pochi erano i generosi che si curavano. Ciononpertanto un' aura benefica diffondevasi per ogni dove, la quale, risvegliando lo spirito pubblico, tendeva ad infiammare ogni petto di forte e santo amore a prò dell' infanzia. Nelle città e borgate più colte l'istruzione elementare, mercè le cure indefesse ed i gravosi sacrifizi dei rispettivi comuni, tendeva digià pian piano a sempre più dilatarsi. Un'eletta schiera d'ingegni s'adoperava incessantemente e col consiglio e coli' opera a far penetrare la luce del sapere nell' umile catapecchia del povero come nel superbo palagio del ricco, e cacciare così dalla società quella spaventevole causa di miseria e di dolori, che dicesi ignoranza. A quest'intento erano particolarmente dirette le mosse dell'oculata nostra Giunta provinciale, quando nella sessione dietale del 1872 presentava un progetto di legge allo scopo di migliorare la pubblica istruzione, progetto, che, per le ragioni che tutti sanno e che qui non è il luogo di ricordare, non venne accettato dall'Imperiale Governo. Con viva compiacenza notiamo come negli ultimi due anni, la mercè dei migliori ingegni e dei Comuni più illuminati, l'istruzione fece un passo piuttosto rapido anzic-chenò. Si osservò un vero movimento pedagogico, s'iniziarono e si tennero regolarmente le conferenze scolastiche distrettuali, in cui si posero a seria e minuta disamina metodi e discipline didattiche, e fu concessa libertà ai maestri nell'elaborare i piani d'insegnamento per le rispettive scuole entro i limiti e sulla base dei piani generali governativi. In ogni distretto scolastico vennero istituite le biblioteche scolastiche pei maestri, e quelle pei fanciulli presso moltissime scuole. Con nobile gara i principali Comuni contendevansi il primato sull'educazione popolare, e con premura diffondevano la luce di utili insegnamenti per illuminare le masse, sia allargando le scuole digià esistenti e sia anche coli' aprirne di nuove. Questi ed altri nobili conati, che meritano esser proposti ad esempio, ci sono arra sicura che quindinanzi come i reggitori nostri così anche i maestri ed i popoli, consci tutti dell'altissimo intendimento dell' educazione, faranno del loro meglio acciò jia gioventù nostra sia tolta quanto prima a quelle viete abitudini ed a q ielle secolari opinioni pregiudicate, che formavano mai sempre l'offuscamento della intelligenza e l'indurimeuto del cuore. (Continua) n. Dandruzzi. Illustrazione dell' anniversario. Proprio fino agli ultimi momenti temevamo di nulla poter ricordare oggi in testa del periodico, quando, scartabellando "Le donne celebri» della duchessa D'Abrantès (1784-1838) ci siamo imbattuti in madama Di Genlis, nata ai venticinque gennaio del 1746 : fu davvero un incontro fortunato, che ci allontanò il dispiacere di dover ommettere nel presente numero il solito anniversario. Nacque Stefania Felicita in un castello presso Autun in Francia, nel dipartimento di "Saone et Loire,,, città antichissima, la quale possiede una biblioteca di settantamila volumi, e i di cui abitanti sommano a circa 12,000. La sua famiglia Ducrest di Saint-Aubin era nobile, ma poco agiata. Lo spirito, la grazia, la coltura che 1' adornavano le aprirono ben presto le porte della corte, in cui v' entrò quale dama d' onore ^della duchessa di Chartres, e poscia Luigi XVI (1754-1793, 21 gennaio) la nominò aia dei principi della casa d'Orléans. Nella rivoluzione perdette sul patibolo suo marito il conte Di Genlis, e per lei cominciò un epoca di travaglio essendo riuscita sospetta, per opera forse degli invidiosi, tanto ai repubblicani quanto ai monarchici, benché in sostanza fosse repubblicana, come ad esuberanza lo dimostrò cogli opuscoli e_ colle pubbliche lettere. Viaggiò in Inghilterra ed in Germania ; alla fine venne in grazia a Napoleone, che le stabiliva un assegno vitalizio di 6000 franchi ed un alloggio : e coli' insigne uomo tenne carteggio per lungo tempo. Fu molto benefica, studiosissima e dotata di ingegno fecondo : oltre a varii opuscoli lasciò ottanta volumi, cioè trattati di educazione, romanzi, favole, commedie e critiche artistiche ; ma in omaggio alla verità bisogna dire, ripetendo l'opinione di coloro che hanno letto i lavori della contessa Di Genlis, che tra i grani vi sono diverse buccie. Visse vsttantacinque anni. 1 lettori troveranno nel II voi. della diffusa edizione dello Stella (Milano 1836) una biografia molto particolareggiata, scritta dal sig. Michele Sartorio. Emendamento. Nell'ultimo periodo della precedente Illustrazione invece di : ■per undici lustri, leggete : per oltre sedici lustri. (Francesco Dall' Ongaro e il suo tempo) studiati, specialmente nelle opere e nella corrispondenza politica e letteraria, da Angelo Gubematis. Con questo titolo uscirà a Firenze, entro il primo trimestre dell'anno in corso, un volume in 8° di circa 400 pag., che conterrà anche molte lettere di celebri italiani e stranieri dirette al Dall'Ongaro, e molte altre sue. Il prezzo sarà di lire 6; ma pei soscrittori, i di cui nomi — trattandosi di sovvenire coli'introito la sorella del poeta — verranno pubblicati nel volume, esso sarà di lire 5. La redazione della Provincia riceve le soscrizioni. (V. il suo N. dei 16 dicembre p. p.) Appositamente abbiamo ritardato di parlarne, nel riflesso che due avvisi con intervallo, ridestando la memoria dei nostri concittadini, potranno forse raggiungere il loro scopo più facilmente che se fossero stati contemporanei. — Oderzo (prov. di Treviso) diede nel 1808 i natali a Frane. Dall'Ongaro che morì a Napoli ai 10 gennaio 1873. Con Pacifico Va-lussi fondava a Trieste nel 1835 La Favilla colla meta che tutti conosciamo. Per Gustavo Modena compose il Fornaretto, per la Ristori la tragedia Bianca Capello, per Tommaso Salvini i drammi Fasma ed il Tesoro-, nè a questi si limita la serie dei suoi lavori drammatici. Scrisse non poche poesie patriottiche, articoli critici di belle arti e novelle, tanto sulle gazzette, quanto nei periodici a fascicolo italiani e stranieri. Nel 49 Garibaldi lo mandò commissario a Roma per organizzare la prima legione italiana, e venne eletto deputato alla Costituente. Da ultimo teneva presso l'università di Napoli la cattedra di letteratura drammatica. Fu l'introduttore degli stornelli nella nostra letteratura, poesia popolare che nei tempi di nazionale effervescenza molto contribuì a mantenerla: ne scrisse un'infinità, pubblicandone di tratto in tratto nelle circostanze politiche di maggiore momento. Alcuni ostentando gravità, ma dimostrando invece ben poca sagacia, censurarono il suo frivolo poetare : i lettori ricorderanno, tra gli altri, il Fanfulla del 1872, che in più numeri, venendo mero al suo consueto buon senso politico, lo beffeggiò. Il Fanfulla e compagnia ci fecero l'impressione di persone, le quali giunte, dopo due riprese, al termine di una faticosa erta, tacciano le rupi bersaglio colle vuote ampolle di uno dei licori che le rinvigoriva durante la salita. — Il povero Dall'Ongaro, colpito da fiere inimicizie, soccombette forse alle tante amarezze che queste gli procurarono. Lo storico dei moti italiani, freddo ed imparziale, lo dichiarerà certo degno della gratitudine di tutta Italia. (Conferenza dantesca). Nella sala delle scuole popolari, giovedì sera 14 corr. il prof, siciliano Gualberto de Marzo commentò il primo canto dell' Inferno fino alla terzina 36", con interpretazione storica, avendo fatto precedere una disquisizione filosofica. Volle persuadere, dimostrando una grande erudizione, che in quei versi vi è una continua allegoria politica, mordente il Guelfismo, nella quale balena la brama che la penisola si renda unita e indipendente. Ci dicono che il prefato professore stia pubblicando con questo metodo il commento dell' intero Poema. Azzardandoci noi di manifestare la nostra opinione, diremo — non senza trepidauza — che con tale metodo dichiarativo puossi sostenere l'allegoria politica con qualche successo, come egli fece ingegnosamente, solo fino a un certo punto, e probabilmente fino al termine del canto settimo — Dante compose a Firenze i sette primi canti dell' Inferno, e poscia li rese pubblici appena esiliato ; circostanza che traluce anche dal primo verso del susseguente canto ottavo — imperocché dopo, in diversi luoghi, il concetto dantesco non è più allegorico, ma diviene chiarissimo, come p. e. neir/ref. canto XIX v. 53 e seg. ; v. 108 e seg. ; canto XXIII v. 103 e seg. ; nel Purg. canto XVI v. 128 e seg., nei quali luoghi ne pare che non esista velo da alzare. Ci duole assai che l'interessante conferenza non abbia potuto attirare che una schiera molto esigua di uditori ; possiamo peraltro ben dire, ripetendo la solita frase delle cronache urbane : l'uditorio fu piccolo, ma scelto. (L'indice della »Provincia".) Il promemoria, che abbiamo fatto a tale proposito nel numero precedente, non fu vano : il sig. cancelliere municipale Giovanni D'Andri si prese l'incarico di compilare l'indice delle otto annate. Rendiamo ciò noto dovendosi commendare la sua fatica, ed acciocché qualche altro solerte cittadino non si sobbarchi inutilmente al lungo e spinoso lavoro. (Teatro Sociale). I nostri lettori si aspetteranno la continuazione o l'ampliamento della critica fatta nell'ultimo numero alla compagnia Ajiirti-Benelli ; ma s'ingannano : per oggi, dicendo cortissimo degli attori, cioè che seppero accrescersi la simpatia — avendo recitato finora tutti impegnati ed inappuntabili le più recenti e le migliori produzioni del Dominici, del Ferrari, del Torelli e del Vitaliani — criticheremo, ossia ad esprimerci più correttamente, censureremo invece il pubblico, il quale non comparve numeroso come c'era tutta la ragione di ritenere. Una voce a questo punto domanda la parola: accordata. "Non dimenticate sig. cronista garbato — esclama questo avvocato del pubblico — che le cause del piccolo concorso vanno rintracciate nel grippe epidemico che molestò quasi tutte le famiglie; nel tempo, che parecchie sere matteggiava; e nel fatto che la scelta delle produzioni fu tenuta costantemente ad un livello, mentre essa si doveva basare sull' alternamento necessario per interessare tutta la popolazione». Caro signore ci avete proprio levate le parole di bocca: anche noi avremmo detto, mutatis mutandis (il Berni tradusse: mutate le mutande), le medesime cose; ma... ciò non ostante la frequentazione poteva essere un po' maggiore. Il sestetto di dilettanti diretto dal sig. Pietro Parovel, giovane peritissimo nell' adattare e nel comporre, raccolse sempre applausi in larga copia quando sostituì la banda cittadina ; e in questa primeggiò col suo clarino il sig. studente Giovanni Marcolini. Trapassati nel mese di Dicembre. (Anagrafe del 1869 : abitanti 7539. — Presidio: un battaglione di cacciatori. — Nella carcere 772 uomini. — In questo mese casi di difterite 13; morti 4; guariti 7 ; in cura 2). 2 Giovanna Casson di m. 6 ; Maria Parovel d' anni 81 m. 8. — 3 Santo Babuder d' anni 2 m. 4. — 5 G. B. B. di Bolzano d' anni 28 (carcerato) ; Alberto Lampich d'anni 7 m. 3 ; Giovanna Babuder d' anni 1 m. 5.— 6 Caterina Depangher d' anni 66 ; Antonio Riosa d' anni 77. — 7 Maria Cercego d'anni 19 m. 9;V.M. di Topogliano d'anni 55 (carcerato). — 8 Maria Albertini d'anni 78. — 13 Giovanni Busa-ni d'anni l m. 5. — 14 Domenico Bojati d' anni 70 ; Lucia Cociancich di g. 1. — 15 Elisabetta Basilisco di m. 1 ; Giacomo Crisman d' anni 32 ; L. C. di Cattare d'anni 60 (carcerato). — 17 Antonio Norbedo d' anni 3 m. 6. — 18 Teresa de Cannussio d' anni 70; Maria Colussa d'anni 2 m. 2. — 19 Giovanna Fontanoti d'anni 1 m. 1 ; Maria Fontanoti d'anni 1 m. 10 ; Antonio de Gavardo d'anni 82 m. 5 ; Antonia Marchetti d'anni 49. — 23 Maria Rozzo d'i.nni I ni. 6 ; Maria Natalia Vinkler di m. 1. — 23 Nico-losa Vascon d' anni 45 m. 3. — 26 Caterina Toss di g. 22. — 31 Giuseppe Ghersich d'anni 2 m. 10. Matrimonii celebrati nel mese di Dicembre. 2 Enrico Valentini con Gioseffa Maria Mico-cevich — 27 Nazario Vascon con Maria Perini. Fiere e Mercati nel IJtorale dal 1 al 28 Febbraio p. v. 2 F. a Bogliuno — 3 F. a Dignano ; M. d' animali a Gradisca. — 5 M. d'animali a Cervignano ; idem a Servola. — » F. a Galignana. — 12 M. d' a-nimali a Gorizia ; idem a Sesana. — 13 F. a S. Fosca (presso Gimino); idem a Orsera. — 14 F. a Cant'a-naro. — 16 M. d' animali in Ajello. — 19 M. d'animali a Opicìna. — 23 M. mensile a Romans. — 21 F. a Circhina. — 25 F. a Gradisca. — 26 M. d'animali a Gorizia. — 27 M. mensile a Cormons. — 28 M. d'animali a Basovizza. Corriere dell' Amministrazione. (dal 9 a tutto il 22 corr. gennaio) I seguenti signori associati hanno pagato 1' associazione come segue : Albona. Augusta Calioni (I, II, III trim. 75) — Cormons. Lorenzo Scher (I, II trim. 75) — S. Daniele del Carso. Giuseppe Luigi Fabiani (I trim. 75) — Firenze. Girolamo march. Gravisi (IV trim. 74 e I 75) — Gorizia. Pietro Dr. deFavento(I trim 75) ; Nicolò Pellegrini seg. della C. di C. (IV trim.74 e I 75J — Mon-tona. Giuseppe Corazza, podestà (I, II, III trim. 75) — Fola. Giuseppe Genzo (I trim. 75) — Rovigno. Luigi Dr. Barsan (I, II, III trim. 75) — Trieste. Ing. Francesco Ricci (IVtrim. 74 e tutto 75) ; Giovanni Rozzo uff. di Dogana (I trim. 75)— Vienna. Elio Longo (I trim. 75) ; Luigi Quarantaotto (idem).