ANNO VI—N. 48. Sabbato 29 Novembre 1851 ' < ",! » I ' Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestrein proporzione._ L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. . DEL, VESCOVO DI CITTANOVA EUSEBIO CAIMO UDINESE. I Caimi erano casato antico e nobile da Milano, siccome è attestato da Gaspare Biguto e dal Corio, da pubblici e privati monumenti. Un Girolamo trasferì il domicilio a Udine del quale ceppo fu Giacopo Caimo, padre di Eusebio, nato nel 1365 e di Pompeo. Avviati ambedue dal padre nelle buone lettere, fecero mirabili progressi. Ambedue studiarono in Padova lettere latine e greche, rettorica e filosofia, dedicatosi poi Eusebio alla giurisprudenza, studiando la quale ebbe familiarità e convivenza col celebre Giacopo Menochio; Pompeo dedi-cossi alla medicina. Avuta la laurea, ritornò in patria e si diè all' esercizio dell' avvocatura con tale fama da meritarsi spesso gli onori pubblici, decurionali e provinciali. Nel 1605 fu dal Senato Veneto incaricato della difficile azienda dei confini. Datosi poi alle cose di chiesa, fu eletto Canonico di Aquileja; nel 1616 fu mandato con altri due oratore a Venezia per felicitare l'assunzione al Dogado di Giovanni Bembo, al quale tenne splendidissima orazione che gli meritò lode e stima di quei Senatori. Resosi allora vacante per la morte di Francesco Munin il Vescovato di Cittanova, Paolo V Papa ad intercessione del medico Pompeo allora in Roma promosse Eusebio a Vescovo Emoniense. Nelle vacanze avvenute del Patriarcato d'Aquileja sostenne in Udine e nella diocesi gli incarichi più difficili. Tale era la fama della sua dottrina legale che la RV lo consultò spesso. Non amava la residenza di Cittanova a causa dell' aere grave, tenne vigorosa la sanità mediante esercizi corporei, talché giunse vigoroso ai 75 anni. Dilettavasi eccessivamente dell' uccellagione. Morì in casa di Orazio Busin in Verteneglio nel dì 19 ottobre 1640, ove dimorava evitando 1' aere di Cittanova.— Delle sue opere esistevano presso il nipote Giacopo Caimo professore di diritto civile in Padova : "Responsorum,, Vol. II; "De Retracta„, Lib. Ili; "Juris Miscellanea „. Non fu sepolto in Cittanova; mentre era in vita preparò a sé la tomba nella chiesa della B. V. delle Grazie di Udine, presso a quella del suo fratello Pompeo; sembra che la leggenda stessa fosse da lui dettata. Fu trasportato da Cittanova ad Udine con grandissima pompa. Sulla tomba leggesi: D • 0 • M EVSEBIO • CAIMO • I C • VTINENSI EPISCOPO • AEMONIENSI PRO • SVA • IN DEMI • DIVAMQVE P IE T A T E AEQVIEM • AETERNAM • DICAS OBIIT • ANNO • MDCXL • AETATIS • SVAE LXXV n padovano Giacomo Filippo Tommasini, suo successore nell' episcopato di Cittanova, pubblicò il ritratto del Caimo nelle vite degli uomini illustri. Padova 1644 p. 257 e quei cenni che qui registriamo. DIOCESI AOUILEJESE. (Continuazione, V. N. 16, 17, 20, 28, 29, 30, 3t, 3C). Spetta alla storia della nostra Diocesi un altro Concilio Provinciale tenuto da Giovanni in Aquileja l'anno 1015 dove pubblicò il ricco dono a Maranto Proposito, e a' suoi Canonici di Santo Stefano in Cividale. Nel decreto si leggono le minacce più terribili contro i violatori. Era egli allora nel corso dell' anno XXXII del suo pastorale governo; e ne visse altri sei. Della Congregazione di Santo Stefano avremo l'occasione di parlarne di nuovo. Mi resta a dire che il Santo Re gli donò l'anno 1117, l'Abbazia di P ir o 1) (nell'Istria) ; ed é una delle sei che oltre XVI Vescovadi Innocenzo II conferma al Patriarca Pellegrino, come si dirà a suo luogo. 3. Siam giunti al Patriarcato di Poppone. Egli in un solenne Placito, che tenne in Verona Corrado col figlio Arrigo, riportò sentenza favorevole 2) contro Adalberto e Adalberone Duca di Carintia e Marchese; il qual vedea di mal occhio spogliarsi a poco a poco nel Friuli annesso alla Marca Veronese di quelle ragioni, che appartenevano ai Governatori. E fu questo appunto, e il 1) Ughelli in addendis Tom. X. Ven. Edit. 2) Monum. Eccl. Aquil. cap. LIV. num. III. secolo precedente, in cui le ricchezze dierono 1) libero campo a' Prelati di acquistare un vero e proprio dominio. Il gran numero d'uomini liberi e servi proporzionato all' ampiezza delle terre esenti da' tributi, costrinse i Vescovi e gli Abbati al servigio militare, e a seguir colle sue truppe i Sovrani a guisa de' Conti e dei gran Vassalli, che spiegavano la propria bandiera. Il nostro Poppone, e non già 1' Arcivescovo di Treveri dello stesso nome accompagnò l'anno 1022 Arrigo II. in Italia, e poi Corrado 2), indi fecer lo stesso co' Prencipi del suo tempo Woldarico I, Gotifredo, Pellegrino I, e Pertoldo. Di un Placito, che tenne in Verona l'Imperatore Arrigo, e del giudizio a favore del Monistero di San Leone 3) fa menzione il Muratori, ed io pure la fo perchè vi era presente il nostro Patriarca. La storia di questo insigne Prelato per ciò, che più dappresso riguardala Chiesa Aquilejese, e l'Isola di Grado, è assai intralciata. Io mi sono liberamente dichiarato di lasciar ad altri la fatica di vagliare i monumenti, che si vantano dall'una e dall'altra Chiesa. Ma non posso a-stenermi dal condannare la maldicenza di uno Scrittore 4), che fa morto Poppone "per gastigo di Diodi morte vergognosissima senza confessione, e senza viatico,,. I nostri appoggiati alle insigni sue azioni, molte delle quali durano anche in oggi, ci han tramandata la memoria di lui al sommo onorevole ; ed io perciò son per dilungarmi sulle sue gesta, colla speranza di porle più in chiaro, e di separare ciò, che è vero, dal falso e dubbioso. Giovanni Candido 5) così ne parla : " Corrado gli donò il » Ducato del Friuli, e la Marca d'Istria con amplissimi ,fondi, e con privilegio di coniar moneta d'oro, e di „ argento. Perlocchè volendo farsi conoscer degno del „ Principato rialzò la Città eh' era stesa al suolo, e la „ cinse di muraB. Fin qui lo Storico. L'amor della verità, e non mai quel maligno piacere, che s'insinua facilmente allo scoprir qualche abbaglio preso da chi ha scritto prima di noi, mi obbliga a prender di nuovo in esame i commentarj del Candido. Alquanto più tardo, come si vedrà, è il dono fatto alla Chiesa del Ducato del Friuli, e della Marca dell'Istria. E in conseguenza cade anche I' erezione del Parlamento, come se fosse nato in quel tempo; e cade la scelta, che alcuni asseriscono fatta in quel tempo de' Nobili Kinisterj nella Corte Patriarcale 6). Abbiamo, per dir qualche cosa del batter moneta, un diploma di Corrado, in cui si concede a Poppone 1' autorità di batter denari tf argento-, ma non si parla di monete d'oro. Onesta pergamena, di cui ha fatto grande nso il Padre de Rubeis 7), da me veduta di fresco non 1) Denina, Rivoluzioni d'Italia lib. EX, cap. XI. 2) Annali d'Italia Tom. VI. pag. 68 & III. Bullar. Cassin. , Tom. I. num. VI. Vitae Patriarch. Rer. Ital. Tom. XVI. pag. 12. 13. 3) Antichità Estensi Parte L cap. XIV. pag. 131. 4) Apnd Ughelli Ital. Sacr. Tom. V. pag. 1110. Edit. Ven. 5) Comment. Aquil. lib. V. pag. XIX. 6) Tentamen Comit. & Rer. Gorit. pag. 177. Viennae Aust. 1759. 7) Monum. E. A. & in duobus opusculis de Nummis Patr. Aquil. Venet. è originale; ed è da stupirsi, che non si conservi alcun denaro cerio prima di Wolchero, dopo il quale abbiam la serie non interrotta fino al principio del secolo XV. Per altro appena può dubitarsi della concessione fatta da Corrado a Poppone, che reggeva una sì nobile Chiesa, quando è certo, che altre inferiori per esempio quella di Padova, ne fu onorata da Arrigo III. 1). Ma perchè andar in traccia di esempj, dirà taluno, se ciò in termini espressi il Candido e il Palladio Giuniore l'affermano coli'iscrizione seguente? "Post cineres, quod habet muro s Aquileja, quod ingens „ Sit templum. turris celsa quod asira petit; „ Quod dos ampia datur Corrado a Caesare & aere „ Sub Patriarchali cudere posse nota. „ Debentur cuncta haec illi, qui clauditur arca hac. „ Poppo: Sacerdotes huic date thura, fuit„. Qual, si dirà, testimonianza più chiara? Io però non la scorgo tale; e spero che gli uomini di buon discernimento siano per giudicare esser questo un lavoro di penna felice, che verseggiava poco prima del Candido; nè so persuadermi, che i nostri maggiori nel Secolo XI avessero così amiche le Muse. Lo Storico suddetto per soverchia dilicatezza (vizio comune a' bell'ingegni di quella età) sdegnava lo stile de'secoli mezzani, e perciò non ardì trascrivere le antiche lapide, eh' erano sulla tomba di Gottopoldo, e di Wolrico II temendo che i leggitori non restassero offesi "da quei versi limacciosi e tutt'altro fuorché latini, 2). L'Epigrafe legittima di Poppone allor che scrivea 1* antico Autor delle " Vite dei Patriarchi,,, da tutti leggevasi in mezzo alla Chiesa, ed era la seguente 3) : "Poppo Sacerdotum dux & decus Ecclesiarum „ Gloria Romani spes simul Imperii „ Constrictus vinclis humanae mortalitatis „ Ecce sub hac mole iìt cinis ex homine. In altri otto versi di simil tempra si lodano la dottrina, lo zelo e l'altre virtù pastorali e si fa cenno dei ricchi doni fatti alla Chiesa. Sicché è fuor di dubbio che il Candido usò una moneta meglio coniata, ma falsa; come se il pregio di questi monumenti fosse riposto nella purità dello stile. Il Bellone 4) meno scrupoloso riferisce i primi due versi. "Poppo Sacerdotum, &c. e con ciò ne addita quale a suo giudizio la genuina iscrizione. Tace altresì il Notajo Udinese delle mura innalzate da Poppone per chiudere la sua nuova Città, ma noi di queste parleremo, appoggiati a buone congetture. II gran patriarca nel diploma riferito dall'Ughelli, e che presso il nostro Capitolo Metropolitano si conserva in originale 1) Muratori Diss. Ital. Tom. II. pag. 711. Annali d'Italia / all' anno 1049. t ,< • ■ 2) Lib. V. pag. XX. 3) Rer. ItaL Script. Tom. XVI. pag. 14. Append. ad Mo- num. Eccl. Aquil. num. ID. pag. 10. 4) Vitae Patriarch. inter Rer; Ital. Script Tom. XVI. pag. 37. 38. con sigillo rotondo affisso alla pergamena in cera bianca, la descrive smantellata, e distrutta da' Pagani. Lo pubblicò questo diploma,;}',apno 1031 a di 17 di Luglio Indinone XIV. presiedendo; alla Romana Chiesa Giovanni XIX. e regnando Corrado 1' anno V. del suo Imperio. Vi si aggiunge la nota seguente: " Pontificatus autem ejus D.ni Popponis anno XII.„ e non già XV. come si ha nell'Italia Sagra per isbaglio facile ad avvenire fra i numeri Romani. La consacrazione della Basilica fu celebrata con gran concorso di Prelati e di pignori, i cui nomi e titoli si leggono nel Diploma. Resero la funzione più solenne due Cardinali della Romana Chiesa. In un litigio, che però ebbe ,e?ito felice, fu posta in dubbio la sincerità della Carta, perchè vi si leggono sottoscritti: "Ego Johannes Romanae Ecclesiae Cardinalis Episcopus. Ego Dodo pariter Sanctae Romanae E