L' ASSOCIAZIONE per ud anno anticipati f. 4. III. ANNO. Sabato 26 Febbraro 1848. M lO-ll. II di 24 corrente alle ore I giungeva alla sua resi-denza S. E. il Si g. Altgravio Koberto Conte rte Sol m Governatore del Litorale, ossequiato aH' altura di Opchiena dali'I. R. Magistrato e dal Consiglio Municipale. Esequie al Conte Paolo Brigido. Mercoledi 23 febbraro il Battaglione della Milizia civica -territoriale di Trieste assisteva a messa funebre pregando pace eterna e luce perpetua aH' anima del suo Comandapte in capo Conte Paolo de Brigido, decesso in Vienna nel di 23 gennaro 1848. La chiesa scelta fu 1' antica basilica episcopale nella quale riposano le ce-neri degli antenati deli' illustre defunto. Celebrava la messa funebre il cappellano del battaglione Monsignor Canonico Malalan, vi assistevano, il sig. Cavaliere de Folsch Cons. aulico gerente il Presidio di questo governo pro-vinciale, il Governo, le Autorita, il Magistrato civico, il Consiglio Municipale, e da parte deli' I. R. Militare il sig. comandante nel Litorale T. Mar. Conte de Giulay, 1' Officialita di ogni rango e di ogni arma della guarni-gione. II catafalco era bellamente disposto in apparato militare, e vedemmo appese le bandiere dei due batta-glioni triestini, P uno dei quali era stato guidato dallo stesso defunto a pugna non ingloriosa nelle guerre na-poleoniche; facevano guardia al catafalco i bassi officiali, e di ogni compagnia quindici gregari senz'arma stavano per entro la chiesa. AH' atto pietoso assistevano gli impiegati ed i 'Ca-povilla delle Signorie istriane venutivi di proposito. La quale dimostrazione del battaglione ridonda a suo onore, perche prova deli' aifezione che portava al suo capo, deli' estimazione alle sue virtu. Diremo brevemente del defunto, essere disceso da illustre famiglia triestina alzata da Maria Teresa al rango di Conti delPim-pero, da Baroni che erano prima; essere stato figlio del Conte Pompeo Brigido, Governatore di Trieste dal 1781 al 1803, di onorata e cara ricordanza. Datosi alla car-riera delle arrai, nella quale altri di sua famiglia si resero chiari, ebbe il grado di Maggiore nell' i. r. Arma-ta; nel 1809 comando il battaglione del 1809, fu Ciam-bellano, Cavaliere deli'Imperiale Ordine di Leopoldo, e Cavaliere di S. Giovanni di Malta, membro degli Stati del Carnio Indigeno del Regno di Ungheria. In patria sostenne volonteroso vari carichi civici, fu Consigliere Municipale, e dal 1838 Comandante superiore della Milizia civica. Lo Spedale de' poveri a Gorizia. In questo secolo di progresso, di incivilimento e di filantropia ogni culta citta. mossa dal nobil sentimento di compassione, rivolse benigno lo sguardo a quella porzio-ne deli' umana famiglia, che langue e sofFre; e conside-rando al luine della ragione e della rivelazione, che tutti, sia nobile o plebeo, dotto od ignorante, dovizioso od indigente, siam figliuoli di sventurato padre, ragionevol-! mente e piamente penso di consolare 1' afflitto, di rico-, verare P infermo, di satollare il famelico, di vestipe 1' ignudo, di porgere un bacolo di sostegno ali' eta ca-dente, di educare P infante derelitto, onde con questi caritatevoli e salutari provvedimenti impedire i mali, che necessariamente sul corpo sociale si rovescierebbero. A questo santo scopo la carita, ch' e dilfusa ne' cuori de' fedeli per Io spirito del Signore, fe' sorgere superbi Nosocomi, Procotrofi, Gerontocomi, Brefontrofi, Orfano-trofi, in una parola pubblici asili di misericordia desti-nati a raccogliere i tapini, che non hanno ne tetto, ne campi, ne censi, ne possibilita di procacciarsi il vitto, il vestito, 1' educazione. A gara si videro largheggiare i municipi e i doviziosi cittadini. Nel movimento generale Gorizia non rirnase immota; che anche questa inclita citta va superba di vari pii Istituti, fra' quali occupa un pošto eminente il grandioso Spedale de' poveri. Narra il Morelli, che gia sotto il governo dei Conti in Gorizia fu rizzato e dotato uno Spedale, per un certo determinato numero di donne, che dali' in-fortunio, o dali' impotenza, ovvero dali' eta venivano ridotte alle angustie della miseria, ed alla dura condizione di sostentare la vita a spese della pubblica carita. Un corpo di patrizi e di cittadini, che chiamavasi Consulta, avea 1'ispezione e la direzione di questo Spedale, ed il diritto di eleggere un sindaco e un camer-lingo, i quali amministravano le rendite del pio Istituto, e rendevano annualmente conto alla Consulta della loro amministrazione. L' accuratezza e buon ordine de' com-puti, che esistevano ancora al tempo del Morelli, facevano onore e alla Consulta ed agli amministratori. Ab-biamo dalla bocca di persone tuttora respiranti aura vi-tale in questa terra di esiglio, che nel secolo passato le donne piu bisognose erano ricoverate e provvedute delle cose necessarie alla vita presente nella časa sita in contrada del teatro, or di ragione della vedova Savio, e che la cappella sacra aH' irnmacolato concepimento della Vergine Madre serviva loro per assistere aH' incruento Sacrifizio. Perche la poveraglia, degna ed indegna di sussidi, ingom- brava le vie e raolestava i borghesi, nel 1570 il governo goriziano con molta saviezza da un canto institui una societa di patrizi e di cittadini, i quali alternalivamente andavano ogni settimana per le čase a raccogliere in una cassettina le limosine, per distribuirle ai poveri che rico-noscevansi veramente degni di soccorsi, dali' altro poi per tor via 1' inganno che cercava di nascondere il vizio sotto la larva deli' indigenza, con perspicacia vietd di accattare in citta sotto grave pena, e stipendio una guar-dia, la quale percorrendo le strade sopravvegghiasse all'os-servanza deli' interdetto. La prima istituzione, santa, lo-devole, meritoria, sussiste ancor oggidi: il secondo prov-vediraento fu risuscitato in tempi a noi vicini, ma non ebbe lunga vita. L' anno 1830 deli'era volgare il sig. Giacomo Vogel, cittadino goriziano, uomo opulente pio e liberale a se-gno che misurava i passi co' beneficl, diede in dono ai poveri della sua cara patria una časa sita vicino alla citta in sulla pubblica via che da Gorizia mette a Lubiana, a condizione che dovessero pagare a lui e dopo di lui a' suoi eredi 1' annuo censo di tre carantani. In questa časa furono collocati i pili indigenti di ambedue i sessi, e la citta riconoscente, a perpetua memoria ed a sprone de' suoi abitatori, nell' edifizio donato pose una pietra marmorina, su di cui a lettere cubitali dorate fu scolpita la seguente inscrizione: IACOBO • VOGEL PROBO • CIVI • GORITIENSI OB • HO SPITI VM ■ HOCCE ALENDIS • PAVPERIBVS • VTRIVSQVE • SEXVS ANNO • 1830 • DONATVM VRB S ■ GORITLE IN • PERENNE • LIBEBALITATIS • MONVMENTVM. Per 16 anni questa časa, divenuta Spedale de' poveri, fu commessa alle cure immediate della citta, che provvedea e vitto e vestito, e biancheria, e stoviglie, e tuttocio ch' era necessario per sostentare la misera faini-glia. Nel 1846 S. A. B.ma Francesco Saverio Luschin, principe arcivescovo di Gorizia, e metropolita deirilliria, prelato per bonta e munificenza distinto, sollecilo di mi-gliorare la condizione de' poverelli, di cui e tenero pa-dre> d' accordo coll' eccelso Governo, coll' inclito Magistrata, cogli ottimati e coi cittadini, chiamd alla direzio-ne del pio Istituto le Suore di carita, dette dai Francesi Soeurs grises, ossia le figliuole di s. Vincenzo de' Paoli, di quel Vincenzo che semino tanti benefici a pro degli umani, che riempi il mondo del suo nome, che in una vita poco minor di un secolo non visse una sola ora per se, e che mori vittima del pubblico bene. Di fatti nel mese di ottobre del detto anno 1846 d' Innspruck si recarono a Gorizia tre Suore in compagnia della loro superiora ma-dre Giovanna Nepomucena Piccinin, con giubilo di tutti i buoni furono introdotte nello Spedale, e presero nelle loro mani le redini del governo. Ma 1' edifizio era troppo angusto per contenere i poveri e le Suore; quindi nacque necessita di pensare ali' ingrandimento della pia časa. Giova sapere, che il Conte della Mama, figlio primogenito di Carlo X re di Francia principe esemplare e benefico, il quale soggiornd in Gorizia per lo spazio di sette anni e mezzo, fu mai sempre largo di limosine alle chiese ed ai tapini della citta, cui era affezionato come a sua patria di adozione, e fe' tragitto dal tempo aH' interminabil eternita nel mese di giugno dei 1844, con disposizione testamentaria. La-scio per un pio Istituto a Gorizia la somma di 30000 franchi. Questa somma, coll' intervento delle competenti autorita, fu impiegata per ampliare lo Spedale; e non essendo sufficiente per costruire, e provvedere tutte le cose all'uopo necessarie, S. A. Reverendissima il principe arcivescovo, 1' inclito Magistrato della citta, gli ecclesia-stici, i notabili ed i doviziosi con generose obblazioni concorsero a sopperime al difetto. Cosi con un lascito di un principe francese, e colle contribuzioni de' liberali cittadini 1' anno 1847 fu alzata, prolungata ed allargata la vecchia časa, non che eretta a levante un' altra ala della medesima altezza, lunghezza e larghezza (se 1' occhio non c' inganna) di modo che oggidi forma un angolo retto. Ora lo Spedale consta di due piani ed una soffitta. A pianterra havvi la stanza pel portinaio, la cucina, due ripostigli contigui che si succedono, il refettorio per le Suore, un camerone da lavoro, un luogo da bagno, e la legnaia. Nel primo piano, designato pegli uomini, al meriggio avvi una bella e spaziosa stanza pel cap-pellano, tre cameroni pei poveri d' ineguale dimen-sione, il piu grande de' quali somma 20 letti, e a levante nella noveli' ala deli' edifizio 1' appartamento per le Suore composto di quattro celle. Nel secondo piano a mezzodi, destinato per le donne, vi sono tre stanzoni uguali a quelli degli uomini nel primo piano, ed a levante sopra 1' appartamento delle Suore quattro spaziose camere pegi' infermi. Degna di speciale considerazione, nel secondo piano e la cappella avente sei fenestre, e tre fenestroni che guardano al camerone, donde i poveri assistono ali' incruento Sacrifizio ed al culto divino po-meridiano. Nella cappella fu collocata un' ara gentile di legno, e sull' ara un quadro ad olio del Tominz rappre-sentante il crocefisso Signore, e due statue pure di legno, delle quali quella alla parte deli' epistola e di s. Giovanna Francesca Fremiot da Chantal, e quella dal lato del vangelo di s. Vincenzo de' Paoli fondatore deli' Ordine benefico. La cappella molto lucida, come tutte le altre stanze, per la sua elegante semplicita e simmetria figura bene e piace. Un Sacerdote, per ora temporaneo, ogni di dice la messa, e nelle domeniche e feste di pre-cetto, oltre alla messa dopo mezzodi esponc ali' adorazione dei fedeli il Ss. Sacramento deli' altare, 1' Ostia santa di pro-piziazione e di pace, e piegato sulle ginocchia dinanzi a Lui, che mortifica e vivifica, percuote e risana, recita le litanie della Madonna. La soffitta, spaziosa quanto l'e-difizio, chiara e molto esposta aH' aria, serve a serbare varie cose ali' Istituto spettanti, e per asciugare la biancheria. Gli anditi son pure lunghi come lo Spedale ed ampi, a segno che i convalescenti sempre, e i sani quando non e possibile di uscire a cagione del maltempo pos-sono a beli'agio esercitarsi. Le scale di pietra bianca piccata corrispondono alla maesta deli' edifizio, che onora la citta di Gorizia piu che tutti i monumenti deli' orgo-glio. A tramontana avvi un cortile con un pozzo nel mezzo, che raccoglie e contiene 1' elemento tanto neces-sario ai bisogni della vita presente. AH' oriente un pezzo di terreno e destinato ad uso di orto, che quando sara dissodato conferira a viemaggiormente abbellire il superbo fabbricato, e rechera qualche utile alla pia časa. Per sollecitudini di vari zelanti cittadini 1' edifizio fu rizzato con tanta celerita, che il 25 novembre 1847 S. A. Reverendissima Francesco Saverio Luschin, principe arcivescovo di Gorizia e metropolita deli' Illiria, in presenza del Capitano Circolare, della Magistratura civi-ca e di varie persone distinte si compiacque di bene-dire la Cappella e lo Spedale; in quale occasione aringo in lingua tedesca le Suore, ed in favella italiana i poveri con parole piene di evangelica unzione, promettendo alle prime da parte di Dio la corona della gloria non pe-ritura in premio della loro ardente carita e delle loro fatiche, e raccomandando ai secondi sommessione, obbedienza e rispetto verso le pie Madri, non che gratitudi-ne verso i loro benefattori. Abbiamo udito che, quando il tutto sara a deside-rato termine condotto, la citta, a suggello d' indelebile riconoscenza, e per testificare si ai coetanei che ai po-steri la munificenza de' precipui benefattori, e intenzio-nata di ergere un monumento al piamente defunto Conte della Mama, ed un altro al principe arcivescovo. Noi non possiamo temperarci dal lodarne questo disegno; chč il dire ai viventi ed alle future generazioni le virtu e le buone opere non solo e laudabile, ma torna eziandio a giovamento. Troppo lungo diverrebbe il filo del nostro dire, se vorremmo ad uno ad uno tutti annoverare i benemeriti, che contribuirono ali' ingrandimento della pia časa, e tuttora cooperano alle Suore, affinche le cose progre-discano in ordine e con buon successo: essi avranno le benedizioni de' miseri, e dal giustissimo Retributore una ricompensa infinitamente maggiore delle nostre meschine laudi. Presentemente, merce le larghe limosine del clero, dei magistrati, dei nobili, e dei borghesi doviziosi, sus-sistono nello Spedale oltre a 70 poveri fra donne e uo-mini, sani e malati; e quelli di ambedue i sessi, che go-dono del desiato dono di salute, e sono ancor capaci, per non marcire nell' ozio, padre de' vizi, impiegano il tempo in qualche utile lavoro. Ouattro Suore, che edificano colla stretta osser-vanza della loro regola, ed ispirano venerazione colla modestia del religioso contegno, reggono saviamente una famiglia di piu che 70 individui di diverso sesso, di diverse eta, di diverse condizioni, di diversa indole, di diverso temperamento, di diversa educazione. Desse han cura dei sani, stanno pazienti di e notte al letto de' dolori, per prestar assistenza agl' infermi, puntellano i deboli, sorreggono i vegliardi, conducono 1' economia, in-tendono alle bisogne del pio Istituto, non ricusano le piu abiette occupazioni, i piu vili servigi, sopravvegghiano a tutti e a tutto: nondimeno vi regnano una pulitezza, un ordine, una tranquillita, una contentezza, che traggono in ammirazione. Oh! e ben stupenda la possa dellaRe-ligione e della virtu! Poniamo ora a confronto gli eroi del secolo, le cui azioni non sono dalla fede nobilitate, e quest'eroine del Vangelo. A che aspirano gli eroi del secolo? Qual e 1'obbietto de'loro pensieri, la fine dei loro travagli? Gli uni mettono a repentaglio la vita, prodigalizzano tesori, versano sangue, fanno stragi, seminano desolazioni, per conquistare provincie, soggiogare popoli, cignere il capo coll' aureola della gloria peritura, e saziare P ingorda ambizione: gli altri passano le notti insonni allo splen-dor di notturna lucerna, sudano di giorno racchiusi nei gabinetti, si lambiccano il cervello, consumano 1'esisten-za, percorrono un mare che non ha sponde, per far bril— lare in sulla scena del mondo i loro talenti, le loro co-gnizioni, la loro eloquenza, ed afferrare un globo di fu-mo, che si dilegua. II costoro bene supremo e di vi-vere una vita immaginaria nella memoria degli uomini, di fare un po' di strepito nel mondo anche dopo la lor ombra sara per sempre dalla terra sparita. Tale e il frutto dei loro sudori, delle loro fatiche, delle loro veglie, delle loro pene; tale e il nobile senlire di quelle anime che dal secolo si chiamano grandi. Ma chi non vede la va-nita di tutte queste cose? Che serve al conquistatore di stender il temuto scettro su vasto impero, se dopo la morte di tutto cio che possede non gli resta che un pu-! gno di polvere da confondere colla sua? Che diviene la possa, di cui ne fa sentire il peso ad intere nazioni, al-lorche 1' ultimo de' suoi sudditi calpesta le di lui ceneri ? A che si riduce 1' alloro, onde cigner la superba fronte, quando scende nel inuto avello? Che resta al filosofo di tutto quel fuoco di genio, di tutti que' Iumi, onde tanto s' inorgoglia, quando tutto va a spegnersi nel ghiaccio, e nell' ombre della morte? Che giova una vana riputa-zione, il cui strepito non si sente nel sepolcro ? Che im-porta un'immortalita ideale a colui che non e piu? Fa d' uopo sclamare col sapiente: Vanitas vanitatum. et omnia vanitas, perche tutto sparisce come un' ombra. — Ouelle vergini per lo contrario, misurando cogli sguardi la terra, 1' han trovata troppo piccola, per empiere il vano del loro cuore. Elleno non avrebbero accettato per loro retaggio P impero del mondo. Elleno han conosciuto, che questa bassa dimora non e la patria dei figliuoli di Dio, ma si bene un luogo di esilio e di peregrinazione, ove corte vivon le gioie e lunghe le pene; che questo mondo visibile non e che lo schizzo e 1' abbozzo di un altro mondo piu grande e piu perfetto, dove la divina magnificenza si spiega tutta intiera, e dove si vede Iddio non nello specchio e nell' enimma, ma di faccia a faccia. Elleno sanno che al di la di questa valle di lagrime, di questo soggiorno di miserie, di questo teatro di disor-dini e di scelleranze, e il regno del premio, della san-tita, della pace, ove il padre delle misericordie asterge ogni rugiadosa stilla dagli occhi degli eletti, dove piu non havvi ne lutto, ne clamore, ne dolore, ne vicissitu-dine, e dove i beati in seno ad un riposo inalterabile gustano delizie che non si possono ne comprendere, ne narrare. Da questa bassa dimora, dal mezzo degli ob-bietti che le attorniano elleno sollevano il lor pensieri e i loro cuori a quel soggiorno d' immutabile e permanente felicita; quella patria d' ineffabili bellezze desiderano come il cervo sitibondo la sorgente dell'acqua. Elleno si rappresentano come premio delle loro virtu quel Sole di giustizia, che non conosce tramonto, e bea co' raggi deli' indeficiente sua luce, quell' eternita che sdegna con- fini, quella citta piena di meraviglie, cui T agnello im-macolato illumina, torrenti di celestiali volutta inaffiano. Elleno non aspirano ali' immortalita chimerica nella me-moria degli uomini, ma ali' immortalita reale e perfetta di tutto 1' essere, non aila corona corruttibile, ma ali'in-corruttibile. Elleno credono fermamente che non solo il loro spirito vivra sempre; ma eziandio il loro corpo di fango udra un di la voce del Figliuolo deli' uomo, che la cenere muta ed insensibile al soffio di Lui, che dal nulla la trasse, si rianimera, e rinnovellandosi come l'a-quila, si rivestira d' una forza, d' una grazia, e d' una ve-nusta immortale, e verra messa a parte della gloria e della felicita deli' anima, cui sara riunita. Ecco i motivi, per cui quelle vergini voltarono le spalle al mondo, ai suoi piaceri, alle sue fallaci lusinghe, offrirono a Dio il can-dido giglio della lor purita, un' ostia vivente, il piu gran-de de' sacrifici, quello cioe di se stesse, dedicarono tutti i loro giorni al servigio deli' umanita languente e soffe-rente e divennero volontariamente vere vittime di cri-stiana carita, a segno che possorio dire coll' apostolo: "Non viviamo piu noi, ma vive in noi Gesu Cristo; siamo attaccate aila Croce del Redentore, e la nostra vita e na-scosta con Gesu Cristo in Dio „. II solo paradiso e il guiderdone che sperano dal loro temporale ed impareg-giabile olocausto. Che vi pare, chi ha viste piu este-se, piu elevate, piu sublimi, piu nobili, piu pure, quelli che strisciano come vili rettili nella melma delle cose fugaci, e che si limitano soltanto aila materia, ovvero quelli che spiegano il loro velo alle regioni superiori, e sollevano i lor pensieri dai beni transitori ai non peri-turi, dal tempo ali' eternita, dalla terra al cielo? Chi e piu grande 1' eroe del secolo, o 1' eroe del Vangelo ? A voi, benevoli lettori, la sentenza. Ma chi infonde tanto eroismo anche al debole sesso? Chi somministra tanta forza di sacrificare tutta la vita a vantaggio de' miseri? La vera Religione del divino Redentore, madre del pro-gresso e della civilta. Chinate, o profani, la superba fronte dinanzi quest'augusta Figlia del cielo; voi che cavillate per disonorarla no, non siete capaci di tali sacrifici! — P. C. Statista. Durante l'anno amministrativo 1847 v' ebbero nel Circolo deli' Istria 8344 nascite, 240 meno che nell' an-no decorso. Delle quali 4164 furono di maschi legittimi, 3947 di femmine legittime, 122 di inaschi, 108 di fem-mine illegittime. Di rincontro vi ebbero 6279 morti, per 293 di piu che nell' anno precedente. Di questi morti 5894 avven-nero per cause ordinarie, 234 per malattie endemiche, 79 per epidemie, 7 per vajuolo, 3 per suicidio, 1 per rabbia canina, 16 per omicidio, 45 per disgrazie. Mori-rono 3202 uomini, 3077 dpnne. Uno solo passo 1' eta centenaria, 265 furono fra gli 80 ed i 100 anni, 1090 fra i 60 e li 80; 856 fra i 40 ed i 60; 698 fra i 20 ed i 40; 628 fra i 4 ed i 20; 884 da 1 a 4 anni; 1857 al di sotto di un anno. Nel Circolo deli'Istria 6319 furono i nati fraiquali ' di legittimi 3132 uomini, 3034 femmine, di illegittimi 70 uomini, 83 femmine; in totale 251 di njeno che nell'anno decorso. II totale dei morti fu di 5183, dei quali per časi ordinari 5081; di malattie endemiche 24, di epidemie 9, di vajuolo 6, per suicidio 4, per disgrazie 59, per uc-cisione nessuno. Centenarii furono 2, fra gli 80 ed i 100 furono 218; 1042 fra i 60 e li 80; 643 fra i 40 ed i 60; 524 fra i 20 ed i 40; 465 fra i 4 ed i 20; 884 fra 1 ed i 4; 1405 al di sotto di un anno. Vi furono piu nati che morti per 1136. In Trieste i nati furono 3534, meno che nell' anno decorso per 172, dei quali di legittimi 1383 uomini, 1293 femmine; di illegittimi 437 uomini, 421 donne. I morti furono 2972, dei quali2902 per časi ordinari, uno di endemia, 30 di vajuolo, 2 per suicidio, uno da rabbia canina, 4 per uccisione, 32 per disgrazie. Uno solo passo i cento anni, 85 furono tra li 80 ed i 100; 360 fra i 60 e li 80; 369 fra i 20 ed i 40; 293 fra i 4 ed i 20; 650 fra uno e quattro anni; 853 al di sotto di un anno. II numero dei nati supera quello dei morti per 562. La popolazione del Circolo d' Istria ammonta a 230,000 in cifra rotonda, quella del Circolo di Gorizia a 193,000, quella del Comune di Trieste ad 80,000, tutto 11 Litorale a 404,000. Avvennero matrimoni nel Circolo deli'Istria 1767, fra i quali 1414 di persone nubili, 77 di persone vedo-ve, 276 misti; 418 furono gli sposi al di sotto di 24 anni, 671 dai 24 ai 20, 490 dai 40 ai 50, 37 dai 50 ai 60, 12 oltre i 60 anni; 358 furono le spose al di sotto di 20 anni, 630 tra li 20 ed i 24, 506 tra li 24 ed i 30, 206 fra i 30 ed i 40, 56 tra i 40 ed i 50, 11 oltre i 50. Furono 305 matrimoni meno che nell'anno decorso. Nel Circolo di Gorizia i matrimoni in quest' anno furono 741, due meno che nell'anno decorso; 1174 fra nubili, 51 fra vedovi, 211 misti; sposi al di sotto di 24 anni furono 424, fra i 24 ed i 30 494, fra i 30 e 40 389, fra i 40 ed i 50 97, fra i 50 e 60 20, 12 di oltre 60 anni. Sposi ali' incontro al di sotto di 20 anni furono 256; 483 tra i 20 ed i 24, 444 fra i 24 ed i 30, 197 fra i 30 ed i 40, 52 fra i 40 ed i 50, 4 oltre i 60. E per dire anche di Trieste, furono i matrimoni 741, 630 fra nubili, 15 fra vedovi, 96 misti, 120 sposi furono al di sotto di 20 anni, 268 fra i 24 ed i 30; 245 fra i 30 ed i 40, 76 fra i 40 e 50, 20 fra i 50 e 60; 12 oltre i 60; di spose ali'incontro 84 furono al di sotto di 20 anni, 192 dai 20 ai 24, 219 dai 24 ai 30,179 fra i 30 ed i 40, 58 dai 40 ai 50; 9 oltre i 50 anni. II numero dei matrimoni nell' anno 1847 fu per 34 minore di quello deli' anno decorso. La Madonna di Carapo y presso Visinada. II molto Reverendo Signore Don Antonio Facchi-netti Paroco di Visinada ci comunica gentilmente alcune notizie sulla Chiesa della Beata Vergine di Campo rac-colte da Fra Paolo Chiachich del Convento illirico di s. Gregorio di Capodistria nel 1764. Volentieri daremmo alle stampe il testo medesimo del Padre Chiachich o Giachich, se non vi-fossero miste alle notizie sincere dei tempi piu vicini, induzioni tali dei tempi piu antichi che svelano troppo come P au-tore privo fosse di critica e di ogni cognizione della storia. Ei dice per esempio che 1' edifizio della chiesa rimonta ai primi secoli del cristianesimo, perche fabbri-cata di pietra squadrata, e perche nello stile architetto-nico di quei tempi; la dice rifabbricata dai Greci allorquan-do nell' 826 si fissarono nell'Istria; narra come i Greci fossero scacciati nel 1011 dagli Illirici, chiamati Ungari che rimasero padroni della provincia, come la posseggo-no ancora al presente conservando la loro lingua ma-terna (precise parole deli' autore). Questa sua ultima asserzione non esprime che il pensamento che gli Slavi avevano sulla nazionalita del popolo istriano; ma le in-dicazioni storiche non sapremmo da dove mai le avesse tolte il dabben frate; e noi abbiamo motivo a credere che non fossero di sua creazione. Imperciocche ci e avve-nuto di vedere in carta ampiamente illustrata una leg-genda di poche lettere che somigliavano a caratteri gla-golitici frequenti a rinvenirsi sopra lapidi istriane del 1400, leggenda che si voleva dicesse — Liberlatis Christiance Millesimo undecimo die decima Mensis Jutii; ed invece fu da noi verificata essere brandello di inscrizione funebre gia posta a soldato romano della Legione XII, or posta per muratura in angolo risalente della parte postica della chiesa; in sito si basso che tocca quasi terra, e per di piu a rovescio, tanto doveva servire a tramandare la me-moria della costruzione della chiesa. La coincidenza deli'anno 1011 che si volle leggere su questo brandello, eoH' epoca indicata dal Chiachich, e a noi indizio che questo padre attingesse a quella illustrazione che abbiamo letto. Ouelle scarse cose che sappiamo noi le uniremo alle cose dette dal buon padre distinguendole per ca-rattere. La chiesa della Beata Vergine di Cumpo sorge sulla grarule strada militare romana che da Trieste metteva a Parenzo, e precisamente nel si/o ove gia stava la colonna militare segnata col N. XXVII; su que-sla strada e nelle prossimitd fu fret/uente il rinveni-mento di antichi sepolcri anche in tempi a noi vicini, e fu singolare la leggenda di un soldato dei tempi della repubblica romana prezioso monumento, donata al Se-minario patriarcale di Venezia, ove la vedemmo non ancora posta a sito stabile. Nel medio tempo appar-t.enne vazione Gra. De- Pol- [Li- t De- O ~ > vazione Gra Dc- Pol Li- ; ne- del Cielo cimi l lici | nee | cimi T3 cimi j lici nee čim 7 a m. 1 e 9 27 10 8 Levante Fosco 7 a. ra. t 1 0 27 9 0 G. Levante Sereno • 1 2 p m. T 8 0 27 10 9 Maestro ■ detto 17 2 p. m. f 3 8 27 9 1 Tramontana detto 10 p m. 1+ 6 0 27 n 0 Levante | detto 10 p. m. t 1 8 27 9 1 Levante detto i 7 a in. t ^ 5 1 27 li 0 Levante Poche gocee 1 7 a. m. f 1 0 27 9 1 Levante Fosco O M 2 p m. + 72 | 27 il 0 Tramontana Nuvolo 18 2 p. m. t 3 7 27 9 0 Calma detto 10 p m. t 6 0 1 27 n 0 Levante detto j 10 p. m. t 3 0 127 9 0 Levante Poca neve 7 a m. it 0 1 27 9 1 5 Greco Semisereno 7 a. in. f 3 0 27 8 8 Calina Fosco 3 2 p m. f ti 8 27 9 detto detto 19 2 p. m. f 4 ti 27 8 8 detta Poche gocce 10 p m. !t5 4 j 27 9 1 & detto detto 10 p. m. f 5 0 27 7 8 detta dette 1 7 a. m. 14 4 27 8 1 3 G. Levante Soreno 7 a. m. f 4 0 | 27 7 0 Tramontana Pioggia e neve 4 2 p m. t« Z 27 8 3 Tramontana detto 20 2 p. m. t 2 0 27 7 0 Levante Neve 10 p in. T 1 8 i »7 8 0 Levante Semisereno 10 p. m. t 3 0 27 7 0 Calma Nuvoloso 7 a ni. ,+ 3 9 j 27 7 9 Levante Nuvolo 7 a. m. t 3 0 27 7 4 Calma Nuvoloso 5 2 p m. t 5 0 27 7 9 IVlaestro detto 21 2 p. ra. t 3 0 37 7 6 Tramontana Neve 10 p m. It i 0 | 27 7 7 Levante detto 10 p. m. f 4 2 27 | 8 0 Calma Nuvoloso 7 a. m. t 3 3 27 7 ti Levante Pioggia | 7 a. m. it 3 0 27 9 1 Levante Sole e Nuvolo 6 2 p. m. f 5 0 27 7 (i i detto detta 22 2 p. m. t 6 0 27 9 1 detto Semisereno 10 p. m. t i 0 27 7 ti detto detto | 10 p. m. It & 0 27 9 1 detto Fosco 7 a. m. f 5 0 27 7 8 Levante Poche gocce 7 a. m. t 5 0 27 7 9 Tramontana Fosco 7 2 p. m. t « 7 27 7 8 detto Nuvolo 23 1 2 p. m. t 6 4 27 7 7 detta detto 10.p. m. t 5 8 27 7 8 detto detto 10 p. m t 6 0 27 8 0 Levante detto 7 a. m. t 5 5 27 8 0 Levante Nuvoloso 7 a. m. t 5 5 27 8 6 Scirocco Fosco 8 2 p. m. 1 7 4 27 8 0 Maestro Semisereno 24 2 p. m. t ' 1 27 .9 0 Maestro Sole e Nuvolo 10 p. m. t 4 4 27 7 .9 Levante detto 10 p m. t 6 8 27 .9 6 Levante Sereno 7 a. m. i 3 2 27 7 6 G. Levante Semisereno 7 a. m. t 3 0 27 10 8 Calma Sereno 9 2 p. m. t 7 0 27 8 0 M. Tramont. detto 25 2 p. m. t « 0 27 10 8 M. Tramont. detto 10 p. m. t « 2 27 8 ti i Levante Nuvoloso !0 p m. t 2 ti 27 10 8 G. Levante j detto 7 a. m. t 3 0 27 9 0 ! Levante Nuvoloso 7 a. m. f " 8 27 11 2 Greco | Sereno 10 2 p. m. t 6 6 27 9 0 I IVIaestro Sereno 2G 2 p. m. t 1 5 27 11 2 detto detto 10 p. m. t 3 2 27 9 0 I Levante detto 10 p. m. | - 0 0 j 27 11 2 detto | detto 7 a. m. 1 8 2 27 11 0 I Levante J Semisereno 7 a. m. 1 - 2 2 27 11 fi Greco 1 Semisereno 11 2 p. m. T « 0 27 11 0 Maestro j Sereno 27 2 p. m. j - 0 2 27 11 fi detto Fosco 10 p. m. t & 0 27 11 « Levante | detto 10 p.m. | - 1 0 28 0 0 detto | detto 7 a. 01. i 4 9 27 11 2 Levante | Nuvoloso 7 a. m. j - 3 0 28 2 0 Greeo Sereno 12 a p. m. t 7 1 27 11 2 G. Levante j Sole e Nuvolo 28 2 p. m. i t 2 0 2 S 3 0 Calma 1 Semisereno 10 p. m. i 3 8 27 10 8 Levante | Sereno 10 p. m. ] t 1 5 28 1 o G. Levante | detto 1~3 7 a. m. i 3 0 27 7 9 Levante Nuvoloso 7 a. m. t « ti I 28 2 7 Greco Sereno 2 p. m. t & 1 27 7 4 Greco Semisereno 29 2 p. m. t 4 2 28 2 5 Maestro detto 10 p. m. t 3 8 27 7 8 G. Levante Sereno 10 p. m. t 4 0 j 28 2 1 Levante detto 7 a. m. 1 2 8 27 7 8 Tramontana Semisereno 7 a. m. t 4 0 2S 2 fi Levante | Sereno 14 2 p. m. t 3 « 27 7 5 detta Nuvoloso 30 2 p. m. f 4 0 28 2 4 Garbin t detto 10 p. m. i 3 0 27 7 8 detta detto 10 p m. t 2 0 28 2 2 Levante | detto 15 7 a. m. t 3 0 27 7 8 t Tramontana Sole e Nuvolo 7 a. m. I t 2 fi 28 1 « n Levante Fosco a p. m. t « 0 27 7 8 detta Fosco 31 2 p. m. t s ti 28 0 « L. Scirocco Nuvolo 10 p. m. i 4 8 27 8 0 Levante detto 10 p. m. j t 5 8 27 9 , 2 f detto Pioggia 7 a. m. t o 5 27 8 8 Greco Sereno 16 2 p. 01. f 4 0 27 9 8 M. Tramont. detto GlO. ANDREA Zl'lian'1. 10 p. m, t 1 5 27 7 8 Calma, Fosco