ANNO X Capodistria, 1 Maggio 1876 LA OVINCIA u4 DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-trimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso 1* Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Eedazione. — Ua numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. LE FEBBRI INTERMITTENTI In seguito a deliberazione della dieta prov. 12 Nov. 1872, presa onde rispondere al voto della Società agraria istriana promosso dal Comizio agrario di Capodistria, la Giunta provinciale ha invitati tutti i medici dell'Istria a comunicare i loro studj sulle origini delle febbri periodiche e di suggerire il modo di toglierne e diminuirne gli effetti. Nella relazione della Giunta prov. alla Dieta troviamo concretati i pareri emessi dai signori medici nella seguente esposizione: Le cause alle quali vengono attribuite le febbri intermittenti sono molte e varie, ed in ispecialità vi si annoverano le estese paludi del Quieto, e al lago di Cepich, i molti seni paludosi esistenti lungo le spiagge della provincia, e delle isole del Quarnero, gli spessi stagni maremmosi che servono anche di abbeveratoi, le molte acque stagnanti e pantanose, i boschi per la loro umidità, la mancanza di boschi, la scarsezza di buone acque potabili, l'azione del freddo e dell'umido intenso, tanto più se succede repentinamente al caldo e secco, le piogge abbondanti dopo un'inverno rigido, la siccità e il caldo troppo eccessivo d'estate, i venti di ponente e maestrale, gli squilibri di temperatura specialmente nell'autunno, e l'aria campestre a motivo della rara popolazione della campagna. Vi si aggiunge inoltre, che particolarmente gli abitanti della campagna vivono per la maggior parte in case misere, ristrette e mal riparate dal freddo, dal caldo, dall'umido; talvolta insieme agli animali e in mezzo al succidume in casa e fuori, trovandosi di frequente, in vicinanza alle abitazioni, pozzanghere, cloache e letamai ; ch'essi abitanti difettano non di rado di buoni viveri, e bevono acque guaste e puzzolenti, faticano soverchiamente, sono insufficientemente vestiti e troppo esposti alle intemperie delle stagioni; che in qualche luogo devono camminare un' ora e più, prima di arrivare al luogo del lavoro, e di potere indi ritornare alle loro abitazioni, che conducono talfiata una vita disordinata; che non hanno pronti in caso di bisogno, i soccorsi medici; e che i-gnorano, infine, le più semplici norme igieniche, la qual ultima circostanza, unita alle cause sopraindicate, contribuisce potentemente a rendere più frequenti e più intense le febbri intermittenti. Sulla seconda parte del proposto quesito, ossia sul modo di togliere le origini delle febbri, o almeno di diminuirne gli effetti, fu risposto, che nell'Istria, per la sua topografica condizione, e per gli agenti nocivi, inerenti al suolo, le intermittenti non cesseranno giammai, e che quindi, si possa tutt'al più studiare il modo di prevenirle e mitigarle. A questo scopo si suggerisce di prosciugare le paludi, e dare corso e scolo agli stagni e alle acque che impaludano e infestano 1* aria ; — di canalizzare le campagne ove ristagnano le acque piovane; — di rimboscare particolarmente con alberi d' alto fusto, colli e monti per arrestare nel loro corso i miasmi, o mitigarne l'intensità; di seminare in alcune vallate e nei luoghi umidi, piante, e coltivare alberi, che sembrano possedere un'azione specifica antimiasmatica, quali il girasole, il pinus silvestris, 1' Abies excelsa, l'Abies pertonata, e più specialmente l'Eucalyptus globulus, conosciuto in qualche luogo sotto il nome di albero della febbre; — di migliorare le acque potabili, e trovarne ove mancano, inquantochè nulla torni più infesto all'umana salute che un'acqua corrotta con sostanze organiche in atto d'infracidamento, e non si debba quindi risparmiare cura per la certa purgazione delle acque potabili; — di indurre i campagnuoli a non a-bitare in città ma piuttosto in campagna, onde aumentare in tal modo il numero dei focolari, essendo il fuoco uno di migliori mezzi per operare la decomposizione dei miasmi ; — di porre nella campagna un maggior numero di medici comunali, i quali, oltreché essere pronti ad ogni chiamata per malattia, possano anche istruire gli abitanti dal lato igienico, e sorvegliare alla polizia sanitaria ; di obbligare i Comuni ad occuparsi maggiormente della pubblica igiene ; — ed infine di far conoscere alla popolazione l'influenza fatale che esercita il continuo rimanere fra la sporcizia, e persuaderla dei vantaggi di osservare la pulizia interna ed esterna, e di vivere regolarmente, e di consigliarla quindi ad abitare buone case, e conservarle nette da qualunque sorta d'immondizie, a tenere lontani i letami, a nutrirsi di cibi sostanziosi ed a bere acque sane, a sospendere i lavori campestri nelle ore più calde, a coprire bene il corpo per custodirlo dalle impressioni atmosferiche, ed esporsi il meno possibile all' aria umida e fredda della notte. Questa è la succinta esposizione delle relazioni date dai medici circa le origini delle febbri periodiche in Istria, e sul modo di diminuirne gli effetti. Se da questa relazione fosse permesso alla Giunta provinciale di trarre una conchiusione, essa dovrebbe pur troppo riconoscere che anche 1* Istria, come molti altri paesi, dovrà rassegnarsi alla fatale calamità delle febbri. Volendosi anche dimenticare per un istante le cause dipendenti dalla natura fisica e inamovibili, egli è certo che vi esistono altre cause di febbre troppo potenti ed estese, perchè si possa lusingarsi di vederle tolte anche in minima parte. Alcune cause, sorte esclusivamente dall'opera dell'uomo, ben potranno forse scomparire ; ma ad ogni modo non è a sperarsi che ciò avvenga in breve volgere di tempo ; la miseria, la mancanza di mezzi, l'inerzia e l'ignoranza opporranno sempre forti ostacoli al sollecito miglioramento delle condizioni sanitarie in generale di questa provincia. COERISPOKDEUZE Pirano 26 Aprile Se dall'aspetto che offre la campagna in primavera è lecito fare uu pronostico sull'esito dell'annata, dobbiamo convenire che quest'anno siamo iu grado finora di| trarne lieti auspicii, avvegnaché non abbia-biamo avuto nè uuo sviluppo troppo precoce nei frutteti, cosa che per qualche anno si ebbe a lamentare con immenso danno nelle raccolte, nè certe stravaganze atmosferiche che compromettessero le nostre speranze. Frutti, uve ed olive sembrano, per quanto si può arguire dalle condizioni attuali della campagna, voler retribuire largamente le fatiche dell'agricoltore; e le olive in ispecialità promettono di volgere quest'anno al bene, e pare vogliano darci abbondante risarcimento alla scarsità veramente eccezionale del raccolto nella scorsa annata. Gli olivi, che contro la generale aspettativa si riebbero completamente dalla dura prova a cui furono messi dalle nevi e dal gelo nel passato inverno, presentano una fioritura delle più lusinghiere; talché, tacendo pure generosa concessione ai malanni a cui possono andar soggetti fino all'epoca del raccolto, si ha ciò non di meno fondata speranza di ottenere copioso prodotto. E giacché siamo in argomento di parlare dell'olio, di questo importantissimo fra gl'importanti prodotti delle nostre terre, non crediamo affatto fuor di luogo il toccare qui di un fatto, che non esitiamo a qualificare per un peccato imperdonabile, e che vorremmo vedere una bella volta sparito dai nostri paesi. E innegabile che il preservare le olive iu modo che non abbiano a fermentare, e sopra tutto il tenere separate le olive còlte dalla pianta, da quelle raccolte dal terreno, dove ebbero talvolta a percorrere l'ultimo stadio della maturazione, influisca moltissimo sulla qualità dell'olio che se ne ottiene; ed è parimenti altrettanto certo, che chi usa tale precauzione lo faccia evidentemente allo scopo di Iritrarne vantaggio; vale_ a dire onde sia fatta debita distinzione fra olio e olio ; cioè tra quello che si ottiene dal frutto condotto a perfetta maturazione sulla pianta, e l'altro che si ricava dal frutto raccolto dal terreno. Il male però sta appunto qui, che in pratica non si vuole riconoscere, almeno qui da noi, una graduazione fra le varie {qualità d'olio, che vengono poste in commercio, all'epoca della spremitura delle olive. Chi è incaricato di fare acquisto d'olio, si presenta alla porta d'uno o d'altro dei torchi, chiede se ci sia olio da vendere, e avutane la risposta affermativa, eccoti subito le trattative sul prezzo: nè 1'una parte si fa carico di farne assaggiare la qualità, nè l'altra si prende la briga di accertarsi che l'olio dedotto iu contratto sia scevro di difetti; il nucleo di ogni trattativa sta in ciò, che il prezzo richiesto non sia d'un centesimo superiore a quel cosidetto prezzo di piazza. In una parola si procede come se l'olio, al pari di ogni altro articolo commerciale, non possa essere classificato secondo le diverse qualità. Noi dobbiamo senz'altro lodare e la pulitezza veramente scrupolosa che nel maneggio delle olive osservano i nostri torchi, e la non meno diligente cura che ogni possidente ripone nel tenere netti i recipienti relativi; ma ciò non toglie che per varie cagioni una partita d'olio possa riuscire di qualità più fina d'un altra, e per conseguenza sia da attribuirsi alla medesima un prezzo superiore. Da ciò avviene che accanto alle più distinte qualità d'olio vedesi talvolta in circolazione commerciale certi olii, che dovrebbero attirare perfino l'attenzione delle autorità sanitarie. Difatti se si riconosce in queste il diritto d'interdire la vendita di pesce o carni non fresche, oppure di frutta acerbe o fradicie, non si può comprendere come per la stessa ragione non debbasi attribuir loro il diritto, che trattandosi appunto di tutelare la pubblica igiene si trasforma in istretto obbligo, di vietare lo smercio di certi olii tutt'altro che scevri di difetti. E questo lo raccomandiamo caldamente a cui spetta provvedere alla polizia locale, dappoiché l'igiene è argomento di vitale importanza, al quale devono essere subordinati tatti gli altri interessi pubblici e privati. P. F. L'asilo infantile di Capodistria Non sarà discaro ai nostri concittadini di rileggere quanto scrisse nel 18 marzo 1847 il chiarissimo commendatore abate Jacopo Bernardi *) su questa utilissima patria istituzione, la quale incoraggiata, darebbe i più splendidi risultati. Diciamo incoraggiata, ma non intendiamo con ciò disconoscere quanto fu fatto da prestantissimi nostri concittadini anche dopo l'epoca iu cui scriveva l'illustre Bernardi ; anzi vogliamo recare in calce del presente scritto alcune parole pronunciate nel 1 maggio 1873 alla solenne riapertura di quel pio istituto dal distinto podestà di allora, Cristoforo dottor nob. Belli, perchè valgano a dimostrarne il successivo andamento se non interamente prosperevole, almeno tale da presagirgli uu lieto avvenire, quando però sarà esso animato dalla carità cittadina, che, ci sia permesso il dirlo, non venne giammai meno alla sua fama di generosa. Ecco lo scritto del Bernardi: *) Lettere sull' Istria di Jacopo Bernardi, vicario capitolare della diocesi di Pinerolo. Capodistria dalla tipografia di G. Tondelli 1866. ...."In Capodistria v'hanno parecchi tra cittadini animatissimi dei sentimento d'una sapiente beneficenza. Male e male assai che talvolta circostanze non patrie, ma forestiere, non corrano favorevoli. Al cui proposito io direi loro, non vi stancate: l'opera della beneficenza è opera grande, onorevole, santa: la semente che voi spargete rimarrà forse per alcun tempo mortificata ma non dubitate che a suo tempo metterà i suoi frutti, e voi altri ne avrete il merito principale. Non vi arrestino dunque le contraddizioni e gli ostacoli : operate e sperate. Perchè ciò dissi, non si creda che sempre o più spesso falliscano gli ottimi divisainenti. Visitai un asilo di carità per la infanzia, uno di quegli stabilimenti che oggidì, e non a torto, raccolgono a sè d'attorno le prove degli ingegni migliori, e le generose elargizioni della pubblica e privata beneficenza. Le raccolgano pure: è un felice ordinamento di quest' impresa, che fu l'impresa del Calassanzio, del Miani, del De Paoli, e del Neri: nè importa per noi che passasse al protestantismo, poiché è duopo lasciar che passino, e passassero pure molte elette nostre istituzioni : produranno i migliori effetti nella riforma dei costumi delle infime classi sociali. Coloro che volessero provarli d' un tratto, vorrebbero troppo. Aspettino dunque e aspettino che la instituzioue tocco abbia quel grado di perfezionamento e quella diffusione clw le conviene. Il sito in che è posto 1' asilo ove in Capodistria si adunano questi bimbi, è opportunissimo : a-meno, di libera e buonissima aria, con ampio cortile dinanzi destiuato alle ricreazioni, al saltellare, al giuo-care, o ad altri simili esercizj, che certo gli asili non vogliono convertire in altrettante statue da panche i fanciulletti, nè formare di loro altrettanti saputelli in fasce, mettendo sempre 1' arte in luogo della natura, la quale vuol essere corretta dov'è malvagia, ma non villanamente discacciata, a patto di farne pagare l'inopportuno discacciamento a carissimo prezzo. Lieto della pietosa opera de'cittadini ed accompagnatomi ad uno de'principali promotori di essa il conte Giuseppe del Tacco, mi avviai alla stanza prima dove stavano raccolte le fanciulle. Ne diedero alcun saggio di quanto aveauo imparato e rimasi soddisfattissimo così del contagno e della istruzione, come de' lavori delle tenere loro mani. Tranne le piccine che ancora erano affatto inette, ma pur guardavano alle altre, desiose che giunga il tempo d'imitarle, lavorano tutte, e chiamate deponeano* il lavoro affine di rispondere all'invito della maestra. Sul tavolo poi vi erano parecchie opere delle loro mani, di cui non potevano non compiacersi, ed io mi compiaceva con più giusto e vero godimento per esse, poiché pensavo all'inerzia, alla dejezione in cui avrebbero vegetato, se l'asilo nou avesse loro aperto le sue porte. Che l'istruzione iu certi argomenti, massime con donne destinate ad uua vita modestissima, che 1' educazione del cuore sia meditata, profonda, generosa ; che l'amore della fatica e la persuasione dei grandi vantaggi che ne derivano s'insinui fino da'teneri anni, ed avremo raggiunto una meta nobilissima. Passai dalle giovanetto alla stanza dei maschi disposta a quest' uopo nel piano superiore. Ivi l'ordine, la compostezza, le medesime sollecitudini al miglior loro profitto. Ciò che avvertii, ed era stato argomento di compiacenza nella stanza delle fanciulle fu la mancanza di lavoro. Nè mi ritenni dal manifestare questo mio sentimento al cortese che in' era scorta e maestro. Non disconobbe egli pure la convenien- za e, direi, la necessità del provvedimento; ma ne soccorsero ad entrambi gl'impedimenti che non son pochi. Tuttavia è duopo vincerli, e dove al figlio poveretto con le preghiere, il leggere, lo scrivere non s'insegni il lavoro, cioè il mezzo di guadagnarsi il pane, non crediamo di aver conseguilo ogni maniera di profitto nell' educazione del povero ; chè ci manca il più prezioso, quello della fatica, al cui prezzo Iddio, se a tutti massimamente ai poveretti vende la virtù, la pace, la felicità. Gli accolti dell' uno e dell' altro sesso nello stabilimento vengono la mattina, e si trattengono tutta la giornata, tranne i più grandicelli che frequentano le scuole elementari. Hanno uua sopraveste comune, comune il cibo. Le fanciulle sono 42, 43 i fanciulli. La stanza del desinare è inonda; del cibo si cerca il più salubre ed opportuno all'età; d'ordinario una buona minestra; e la porzione, fui testimonio io medesimo, è tale da satisfare pienamente al bisogno. Entrano nel refettorio a due a due, un dì, prima le fanciulle, poscia i fanciulli, .viceversa il seguente; e v'ha ordine, compostezza, tranquillità. Il sedere con quei che sono più teneri segnatamente porterebbe confusione e ritardo, quindi è che tutti mangiano in piedi. È cosa confortevole e gioconda la vista di que' bambini che, se profitteranno della carità che viene in loro soccorso, dovran crescere un giorno ad esempio e conforto d'una migliorata generazione popolare. Chi pensa ciò che sarebbero nel loro pieno abbandono, e ciò che raccolti ed ammaestrati di questa guisa saranno, giova almeno fermamente sperarlo, non può nou rallegrarsi di quest'opera insigne di carità religiosa e civile.,,.... ad N. 879 d. 1873 Parole dette dal podestà Cristoforo D.r de Belli alla solenne riapertura dell'Asilo, che seguì il giorno 1 Maggio 1873: Onorevoli Signori PERCHÈ 1 FIGLI DEL POPOLO CRESCANO A RELIGIOSE E CIVILI VIRTÙ QUESTO ASILO DI CARITÀ LA BENEFICENZA DE' GIUSTINOPOLITANI FONDAVA L' ANNO 1839 IN MAGGIO. Questa storica iscrizione, che esiste nell' atrio di questo edilìzio, vi prova onorevoli signori, che oggi si compiono 34 anni dalla fondazione di questo pio Istituto, tra primi d'Italia, aperto all'educazione ed istruzione de' bambiui del povero. Permettetemi quindi eh' io vi sbozzi un cenno retrospettivo a retribuire il merito de' fondatori ed a giustificare le varie vicende corse. I benemeriti D.r Antonio Madonizza e Giuseppe Conte del Tacco, animati dallo spirito umanitario che a quell' epoca diffondeva 1' Apporti di celebrata memoria, forti del pecuniario soccorso del Conte Francesco Grisoni, gettarono nell' anno 1839 le basi di questo Asilo. Ottenuti dal Conte Grisoni f. 5000 m. di Conv.e quale Capitale fondazionale e raccolte dai cittadini spontanee e larghe offerte, costituirono per e-lezione tra concorrenti la prima Direzione, a cui sortirono i Signori D.r Madonizza, Giuseppe conte del Tacco, Nicolò de Manzini e Pietro de Veuier. Giovarono inoltre questo Asilo iu varie epoche tra più ge- - nerosi la Sig.ra Maria Bartolomei con f. 300, il Sig. Giuseppe conte del Tacco con f. 400, la contessa Marianna Pola-Grisoni col cospicuo dono dell' attuale fabbricato, e la Signora Maria Volpi egualmente col dono di una casa e torchio. L'Istituto condotto con sapiente affetto continuò ininterroto fino all' anno 1866, in cui, in parte per vicende della guerra ed in parte per la epidemia colerosa, dovette essere chiuso. Riaperto nell' anno 1868. quantunque fosse rallentato di molto lo slancio della pubblica carità, durò per 1' assidua assistenza di direttori a tutto il settembre 1870, nella quale epoca, essendo passato a miglior vita 1' ultimo superstite direttore 1' avvooato D.r Ma-donizza, dovette essere chiuso per deficenza di mezzi. Se cessava l'attività dell' Asilo non moriva però nell' animo de' cittadini l'idea di mantenerne l'Istituzione, che la Rappresentanza municipale sopra proposta della propria Deputazione, prendeva nel 1871 sotto la sua tutela il pio stabilimento, deliberando di riconoscerlo quale istituto comunale; nominava a questo scopo apposita Commissione nelle persone degli onorevoli Rappresentanti signori Pellegrini Giuseppe, D.r Giovanni de Manzini, Avvocato Augusto Gallo e D.r Zaccaria Lion, coli' incarico di liquidare il suo patrimonio e proporre i mezzi a riaprire 1' Asilo fornito di rendite capaci a mantenerlo e riorganizzarlo su nuove basi, conforme allo spirito progredito de' tempi ed alle leggi vigenti. Per opera di questa benemerita Commissione fu già liquidata ogni pendenza amministrativa, fu proposta ed accettata dalla Rappresentanza un' annua dotazione comunale di f. 300, e raccolti parziali suffragi cittadini, tra quali è mio debito ricordare quello del Consorzio sali nell' importo per l'anno in corso di f. 100, che spero sarà mantenuto di massima. Accertata così una rendita naturale fissa di f. 1035, senza tener calcolo delle oblazioni private tuttora in corso di soscrizione, divenne possibile il riaprire oggi 1' Asilo e porgere agio al bisognoso cittadino di affidarvi i propri bambini. Il numero degli ammessi per il momento è limitato, perchè limitate le rendite; giova sperare però che s'ingrossi mano a mano che il concederanno le forze economiche. Anche la sua interna costituzione subirà col tempo una sensibile riforma dacché è presa la massima di applicare gradatamente que'sistemi, compatibili col-l'indole del nostro popolo, che 1' alemanno Fròbl seppe far accettare con tanto profitto per simili istituti, dai moderni educatori. Io credetti opportuno di esporvi così la storia di questa Istituzione onde sia apprezzata al giusto suo valore la benefica idea che le diede vita e perchè le attuali forme modeste trovino argomento di giustificazione. Vo certo però che tornerà a fiorire questo Istituto, perchè non può nè deve fallire la fede nel concorso dei privati, essendo troppo compresa dall'intelligenza de' miei concittadini l'idea del grandissimo o-nore e vantaggio di concorrere all' educazione ed istruzione della classe bisognosa. Io vi ringrazio, o Signori, d'aver corrisposto al mio invito e vi supplico nell' interesse e nel decoro della città di cooperare al prosperamento di questa utilissima istituzione. Note. Molti furono coloro che presero a proteggere l'accrescimento e a dirigere i miglioramenti dell'asilo nostro. — Nicolò Tommaseo ne fece pubblici colla stampa i risultati tanto edificanti .dal lato della pietà, quanto confortevoli da quello della sanità e del morale sviluppo de' bambini. — Parecchie famiglie di Capodistria obbligaronsi con offerte mensili; pietose signore regalarono tuniche fatte dalle gentili loro mani per cuoprire gl'infanti tapini; e si effettuò anche una lotteria, col mezzo della quale, ponendo in vendita oggetti di vario genere, liberalmente offerti da persone di ogni grado, si tentò di coadiuvare alla perpetuità della santissima istituzione. In seguito a dispaccio ministeriale di data recente venne abolito nell' Asilo nostro ogni insegnamento intellettuale e ordinata invece 1' educazione fisica avuto specialmente riguardo agli esercizii ginnastici. Oggidì quaranta sono i fanciulli dei due sessi accolti nell'Asilo. L'amministrazione economica è sempre affidata al Comitato liquidatore, e prosegue in pieno ordine, in modo che si ha un modesto avanzo attivo di f.ni 480, iu parte impiegato nell' acquisto di Cartelle della Rendita Austriaca in argento. -—- NOTIZIE E DOCUMENTI per la conoscenza delle cose istriane Di ottanta Podestà-Capitani di Capodistria e delle loro Relazioni dall'anno 1525, all'anno 1795 (Continuazione V. pag. 1827) 52 Contarini Gio. Gabriel. (1677, 10 Marzo) Le annate 1675 e 76, furono scarsissime di olive, specialmente nel territorio di Capodistria. — Si è già dato principio alla fabbrica del Collegio che servirà per l'educatione e studio della gioventù, e quindi tornerà a decoro della Città e a gloria del Serenissimo Dominio. — (V. ancora Seminario o Collegio di Capodistria — Provincia ann : 1875, pag. 1749-50, — 1756-57, — 1762-63, — aun: 1876 - pag. 1771 —1777-78, — 1785-86, — 1802. ) 53 Morosini Angelo. (1678, 6 Agosto) La provincia del- l' Istria, dice, è una delle gioie che ingemmano la pubblica Reale Corona. Sotto l'occhio della Dominante, ricca de' porti capaci per ogni armata, copiosa de' boschi per servitio degli Arsenali, feconda de' sali, ogli, vini, et in qualche luoco anco de' grani; fertile di peschiere e di cacciagioni, e per 1' amenità dei siti e per ogni altro rispetto, non • inferiore a qualsivoglia più beato terreno d'Italia..... Nota però che è mancante d'industria, di scarsa popolazione (60000 anime circa,) di mal' aria ecc. — Le farine sono state a buon prezzo, mai eccedente le lire 19.10 lo staro Venetian. — "Ho conosciuto, dice, che in Capodistria, capo e metropoli della Provincia, vi è cervello, giuditio e spi- rito, e perciò ho spiegato ogni mio potere et ap- i plicatione alla fabbrica d' uno Studio o Collegio, come opera sommamente cara a VY. EE. e fruttuosa a' sudditi, dopo una spesa di 5000, e più ducati tratti dalle vene di quella sola Città, senza alcun sospiro pubblico o privato. Lo lasciai con quattro scuole dentro......troppo lontano dalla sua perfettione, che resta riservata alla virtù e zelo dell'eccellentissimo Priuli mio successore.,, 54 N. N. (16 . . . posteriore al 1633) La città era già abitata da 800J, e più persone, ma la peste, (del 1630?) ne levò due terzi. Adesso si va ripopolando tanto che nell'ultima descrizione si sono trovate 4000 e più persone. — Il Monte ha di Capitale 84,647, lire, e coi suoi avanzi, tra gli j altri benefìcii, vengono mantenuti iu studio a Padova quattro giovani cavati a sorte dal Consiglio della Città. — Nella provincia, un anno col-l'altro, si fabbricano sedici, e fin disdotto mille orne di oglio. — 55 Cocco Giustiniano II. (1725,20 Dicembre) Nell'e- state del 1724, la provincia è stata desolata da siccità straordinaria. 56 Renier Zuanne. (1727, 1 Aprile) "La Provincia è mediocremente abitata......peraltro Pirano e Rovigno contano molta gente, nè lascia Parenzo d'avanzarsi giornalmente nel numero : — Capodistria è città veramente colta. — 57 Donado Nicolò (1728, 9 Agosto). Il Pio Ospitale di Capodistria è dotato di ducati 1500, e più d' anuua reudita. 58 Renier Daniel (1729,19 Dicembre)........ 59 Capello Andrea (1732 8 Ottobre). Abbencbè le an- nate corressero scarse di grano, nel corso della sua reggenza le farine non hanno ecceduto il prezzo di 14 lire lo staro. 60 Bembo Zorzi (1738, 9 Aprile). Epidemia bovina pri- ma in alcune ville del territorio di Capodistria, poi nei territorii di Montona, Visinada, Cittanova e Parenzo: da per tutto felicemente superata. — La provincia non ha ancora pagate per intiero le sovvenzioni di biade avute dal Governo negli anni 1677 e 1687. 61 Magno Pier Angelo (1740, 10 Aprile). Si prepara una annata calamitosa per iscarsezza di grani, ma si potè fare una abbondante provigione di farine al basso prezzo di lire 15,allo staro. Il controscritto Podestà-Capitano aveva prima servito in ardui cimenti di guerra e di pesto, sopra l'armata in Levante, e nella carica di Provveditore straordinario a Cattaro. 62 Condulmer Paolo (1741, 26 Luglio). Gli abitanti della provincia, dietro esatta numerazione, sono 71,395. — La provincia scarseggia talmente di grani, che nel corso di un decennio può calcolarsi che vadi fuori un milione (di lire?) per la Puglia e le Romagne onde provedersene. — Le Scuole laiche della provincia ascendono all' enorme numero di 670, parecchie delle quali poverissime e da sopprimersi concentrandole in altre. — I Banditi, dal 1720 in poi essendo al n. di 348, la maggior parte dei quali vive furtivamente nella stessa provincia, o a due passi di distanza sopra territorio austriaco. — I Prospetti particolareggiati della Popolazione e delle Scuole laiche allegati dal Con- dulmer alla sua Relazione, furono pubblicati nel-"a Provincia — anno 1872. pag: 1056 a 58; e pag: 1065 a 67; 1079-81; 1088-90; 1100 e 1101. — 63 Dolfìn Cristoforo (1742, 22 Dicembre)....... 64 Dona Pietro (1744,17 Maggio). Grande carestia di grano in provincia, e interruzione di commercio per timori di peste scoppiata prima nell'Ungheria e Transilvania e poi a Messina. 65 Badoer Zuan Gabriel (1748,1 Agosto). Gli anima- li bovini furono colpiti da morbo epidemico in provincia. — La provincia manca d' ogni industria. — Trieste, favorita dai suoi Principi, fa grandi progressi, e Capodistria e tutte le Terre Venete ne soffrono di conseguenza danni sempre maggiori. — 66 Michiel Nicolò Maria (1749, 28 Novemb.) Gli abi- tanti della provincia possono essere in numero di 70,000 e più : per quanto si sa non ce ne fu mai un maggior numero: (parla, s'intende, della sola parte veneta, e quindi lascia fuori Pisino e il suo contado, Trieste ecc.) — L'aumento (prosegue) incominciò dal 1589, ej^-ca della prima introduzione dei nuovi abitanti. — Pola ha soli 800 abitanti, Parenzo, quindici anni fa, ne aveva 500 ora ne couta 3000. 67 Dandolo Enrico (1752, 28 Settembre). Anni di fame nella città e nella provincia. 68 Cicogna Pasqual (1756, 7 Novembre). La galletta prodotta dalla città di Capodistria e suo Territorio ascese nel 1755, a libbre 32, 869; — nel 1756, a libbre 43, 328. Gli anni precedenti fu sempre in minor quantità. 69 Gritti Vicenzo (1762, 10 Giugno). La città conta abitanti 5000, circa. —• La provincia ha n. 612 Scuole laiche o Confraternite. — Dalla revisione di un decennio risulta che la provincia produce, un anno coli' altro barille 13, 195 di olio. — Capodistria, Pirano e Muggia tengono in lavoro, tutte assieme, cavedini n. 6775 e mezzo, i quali potrebbero dare annualmente 25,000, mozza di sale, ma d'ordine superiore la produzione è limitata a mozza 15,000. — La produzione, della seta va aumentando d'anno in anno. Attualmente il prodotto della provincia si può calcolare a 60,000 libbre di bozzoli. 70 Dolce Orazio (1763, 31 Maggio)........... 71 Balbi Vicenzo (1764, 10 Febbraio). L'anno 1763, è stato al sommo grado calamitoso, e nel 1764, il Governo diede alla città e alla provincia generose sovvenzioni di biade. 72 Michiel Giuseppe (1766, 6 Giugno). La provincia conta 84,000 abitanti. — Nel 1765 sono mancati quasi tutti i raccolti. 73 Donado Nicolò (1771,20 Ottobre). La raccolta dei sali è stata scarsa. — Le saline di Capodistria sono in disordine, non sono proviste cioè come a Pirano, nè di conservatorj d'acqua salsa a pronta sostituzione di quella che viene guastata dalle pioggie, nè di casette inservienti a ricoverare il sale formato. — In vigore di recentissime Convenzioni è tramontata l'annuale contribuzione di lire 53, e due libbre di pepe che la Comunità Austriaca di Pisino esigeva dalla Veneta Comunità di San Lorenzo. 74 Cassetti Zuanne IV (1773, 23 Marzo). Lamenta contingenze calamitose e moleste della più squallida e nuda miseria. 75 Balbi Daniel (1773, 12 Agosto). Tratta esclusiva- mente di un furto seguito la notte del 14 maggio nella cassa del Monte di Pietà. 76 Balbi Daniel (1774, 8 Agosto)........... 77 Moro Zuanne (1781, 8 Maggio)........... 78 Morosini Lodovico (1784, 30 Agosto). Dice che il suo ingresso alla Carica fu conturbato da una carestia desolante e senza esempi. I danni della fame, preceduti dal deperimento di una grande quantità di olivi, furono seguiti dal pericolo della peste insinuatasi nella vicina Dalmazia. — L'annuo medio prodotto dell'olio in tutta la provincia, preso per base un decennio, si può stabilire in 20,000, barille, purché non arrivino infortunii straordinari, che pur troppo non sono infrequenti. 79 Dandolo Mattio (1788, 6 Agosto) Anno di siccità ostinata. 80 Badoer Marin (1795, 20 Maggio). Il 1794, fu anno di scarsi raccolti: il grano salì in Istria a prezzi esorbitanti. Il prodotto dell'olio particolarmente è stato scarsissimo, colpa il fatale deperimento della massima parte degli olivi. — ( Continua ) Spigolature Tutto serve alla storia Da pergamena originale del 1364 eistente a Capodistria in mano del sig. risulta : che nell'anno 1364 erano Officiali (Giudici) d«l Comune di Capodistria Giacomo de Casto, Giovanni de Berto, Anzolo del quondam ser Pertolameo (?) Ambrosio Maton e Antonio Belgramoni. — Gli Officiali del Comune erano veri Assessori o Giudici senza 1' assistenza e consentimento della maggior parte dei quali il Podestà non poteva agire nè giudicare. Secondo gli Statuti d' origine assai antica, rimpastati poi in principio del secolo XV e stampati nel 1668, i Giudici dovevano esser quattro (V.ai lib. Ili cap. 2). Nella detta pergamena del 1364, cinque sono le persone indicate come Officiali, col Consiglio e consenso dei quali il Podestà e Capitano deliberava : par-ticipato Consilio et de voluntate eorum, nemine discrepante). È giuoco forza dunque concludere che gli Statuti più antichi ne ordinassero un maggior numero. È importante notarlo, perchè più tardi, nel 1394, essi furono intieramente tolti, e il Podestà, non cittadino di Capodistria, ma Nobile Veneto rimase solo Giudice nel civile e nel criminale. — È osservabile che tale vitalissima restrizione sia stata non imposta dal Governo, ma accordata a richiesta dei cittadini. (La gran maestra della vita che è la storia!) Ciò risulta categoricamente dal testo della parte presa in Pregadi il dì 21 Giugno del 1394, riassunta nella Ducale di Antonio Venier del susseguente giorno 22, e aggiunta quindi nelle Commissioni che davansi ai Podestà Capitani lorchè si mandavano al reggimento. Dalla stessa pergamena risulta : che Nicolò Verci, o de'Verci, fu Nicolò fu Giovanni, unico superstite nel 1364 della casa Verci, minorenne, tutelato prima dall' ava Aldegarda, e poi dalla madre Lena figlia del fu Giovanni de Polla possedeva a titolo feudale: — le decime delle ville di Paugnano, Anti-gnano e Malacipica ; — la metà delle decime delle ville di Luparo e di Costabona; — cinque mansi (masi) nella villa (territorio) di Gradigne ; — tre masi nel territorio di Capodistria e precisamente nelle contrade Gasella, Gusterne e Proveti coi diritti di curuscongio giusta le consuetudini del paese. Il curuscongio (curuscongium) era una dasione o fitto che i coltivatori di certe vigne pagavano al propriétario, dasione o fitto che consisteva in una quota parte del vino prodotto dalla vigna, e precisamente in uu congio di ogni quattro orne. Che quattro orne corrispondessero ad un carro, e sia quindi derivata la voce curus congium, currus-congium ? Intorno a questa voce e a questa contribuzione leggasi il cap. 34 del Lib. II degli Statuti di Capodistria. Si vedrà che mancando il coltivatore di potare le viti al più tardi fino ai 3 di aprile, o di zapparle due auni, il padrone aveva diritto dt riprendersi il fondo con tutte le piante, e che il coltivatore aveva l'obbligo di avvertire il padrone un giorno prima di vendemmiare. Dalla stessa pergamena finalmente risulta : che un de Berto Francesco era notaio e coadiutore nella Cancelleria del Comune, che de Almerigogna Almerico era notaio e Cancelliere del Comune, che de Adalpero Ambrosio, notaio d'autorità imperiale, era parimenti cancelliere del Comune, che Lugnano Ambrosio era Vicedomino del Conuia«. Prospero Petronio pone un Domenico Lugnano Vicedomino del comune nel 1314 e un Ambrosio Mattono Vicedomino nel 1318. Nello Statuto, a pag. 113 è nominato un Ser Alberico de Casto. Che i de Castro sieno stati in origine de Casto? Seminario o Colisela ài Capodistria (Cont, V. pag. 1828) Pinguente Scola di S. Pietro Scola di S. Vido Scola di S. Donato Scola di S. Luca Scola di S. Eiario Scola di S. Giusto Scola di S. Zorzi Scola della Carità Scola di S. Zuanne Scola di S. Martin Scola della Madonna delle Candelle Scola di S. Odorico Scola di S. Spirito Scola di S. Sebastian Scola della SS. Trinità Scola della Madonna di Strana 517 480 6-4 180 160 3-2 330 241 6-4 400 420 6-4 220 209 6-4 116 82 3-2 142 130 3-2 145 130 3-2 383 302 6-4 300 248 6-4 265 210 3-2 214 180 3-2 200 190 3-2 260 200 6-3 244 210 6-4 350 300 6-2 Rozz Scola di S. Bartolommeo 792 709 9-6 Scola di S. Zuanne 181 101 3-2 Scela di S. Mauro 411 346 6-4 Scola di S. Lucia 152 132 3-2 Scola di S. Marina 210 191 3-2 Scola di S. Antonio 619 430 9-6 Scola di S. Tommaso 693 277 9-6 Scola di S. Andrea 781 587 9-6 Scola di S. Zorzi 346 286 6-4 Scola di S. Bastian 322 218 6-4 Scola di S. Pietro 390 318 6-4 Scola di S. Elena 107 98 3-2 Scola della Madonna 443 364 6-4 Colmo Scola di S. Gerolamo 277 222 3-2 Scola della Madonna 401 325 6-4 Scola del 8S. Sacramento 350 267 5-4 Scola di S. Rocco 264 207 6-4 Scola di S Antonio. 180 147 3-2 Sovignaco Scola di S. Zorzi 286 229 6-4 Scola di S. Stefano 450 306 6-4 Scola del SS. Sacramento 447 321 6-4 Scola della Madonna del Rosario 305 250 6-4 Scola di S. Rocco 250 207 6-4 Draguch (Carte 13) Scola dei SS. Fab. e Sebast. 281 206 6-4 Scola di S. Antonio 250 163 6-4 Scola di S. Elisabetta 150 130 3-2 Scola di S. Rocco 150 140 3-2 Scola deila Madonna 500 400 6-4 Scola di S. Croce 240 180 3-2 Scuola delle SS. Lucia e Cat.a 200 180 3-2 Verdi Scola della Madonna 760 461 9-6 Scola di S. Autonio 350 285 6-4 Scola del SS. Sacramento 277 240 6-4 Scola di S. Ceriaco 384 287 6-4 Laniscliie Scola di S. Cancian 450 350 6-4 Scola del Corpus D.ni 115 101 3-2 Podgaehie Scola di S. Nicolò 200 130 3-2 Praporchie Scola di S. Croce 440 300 6-4 Scola di S. Antonio di Pa- dova 280 200 6-4 Racievaz Scola di S. Elena 250 200 6-4 Scola della Madonna 160 130 3-2 Slum Scola di S. Mattio 80 60 1-11 Scola di S. Appollonia 250 160 3-2 Scola di S. Stefano 120 102 1-11 Cleiiosiacli Scola di S. Catterina 300 200 6-4 Bergodaz Scola di S. Luca Brest Scola della SS. Trinità Terstenico Scola di S. Lucia Sotto Ruspo Scola di S. Nicolò Danne Scola di S. Gregorio 320 120 670 320 310 1000 130 150 6-4 6-4 6-4 12-3 370 180 6-4 (Continua) NOTIZIE Le regie Accademie di Palermo e d' Urbino, quest' ultima in seguito a proposta del prof, commendatore P. Gherardi, nominarono a loro socio corrispondente il sig. Oscarre nobile de Hassek, professore presso l'i. r. Scuola superiore di Pirano, e ciò iu ricognizione della sua attività nel campo della letteratura e della filologia italiana. È aperto concorso presso il Consiglio scolastico provinciale ai posti di sottomaestri per Buie, Montona e Parenzo; di sottomaestra per Buie, Parenzo, Orsera. Torre e Momiano; di maestro di III classe per Fontane, Visignano, Piemonte, Grisignana, Castagna, Momiano e Villanova. — Il termine fissato alla presentazione delle suppliche è fino a tutto il 20 del mese corrente. Il giorno 15 m. c. si darà principio in Pola presso il Giudizio distrettuale, ai rilievi ordinati dal § 21 sino al 26 inclusa della legge 11 marzo 1875, B. L. I., sulla istituzione del libro fondiario nel Comune censuario di quella città. — Gli aventi interesse legale vengono invitati a comparirvi nel giorno suindicato e ne' successivi per accampare quanto sia atto a porre in luce e a tutelare i loro diritti. La spettabile Camera di^Commercio ed Industria dell' Istria ha pubblicato 1' elenco dei sensali patentati nella provincia, che qui riportiamo: Bresinger Filippo Schiavuzzi Francesco Tamaro Lorenzo Petronio Pietro Borri Odorico Sbisà Antonio Bonafin Pietro Negri Domenico Dalla Zonca Benedetto Daveggia Domenico Cossovel Giovanni Dusman Giacomo merci Capodistria merci ( Pirano merci ( Pirano merci e noleggio ! Pirano merci merci merci merci merci merci merci merci $ Parenzo \ Parenzo Cittanova Pola Dignano Rovigno Rovigno Albona Scopinich Gius: Matteo merci, noleggio Lussinpiccolo cambio anticipazioni e vendite di bastimenti. Cose locali L' amministratore parrocchiale di questa città, Mons. Francesco Petronio, fu nominato, con sov. ris. 2 aprile corr., a proposito del capitolo cancattedrale. 11 signor Antonio Orbanich, maestro di pratica all'Istituto Magistrale, fu nominato ispettore scolastico distrettuale per le scuole popolari italiane, in luogo del signor Andrea Barich che passa nel distretto scolastico di Pisino-Pola. In occasione di un lieto avvenimento compiutosi nei decorsi giorni nella loro egregia famiglia, i signori avv. Antonio, avv. Girolamo e ing. Domenico Vidacovich, rimisero a questo Municipio la somma cospicua di fiorini cinquanta a favore dell' Asilo infantile. Pubblicazioni frattatello sull'arte del barbiere, di Giovanni Pieri et. — Capodistria, stab. tipografico Appolonio e Caprin 1875. Con nitidissimi tipi è uscito questo libriccino, che si distingue più specialmente perchè scritto con quello studio ed accuratezza, che sono requisiti necessarii di ogni lavoro (sia pure di modesti intendimenti), il quale voglia essere letto ed apprezzato. Esso contiene oltre un briosissimo preambolo ed una serqua di teorie sul-1' arte del barbiere, esposte con succosa brevità e rara chiarezza, — alcuni cenni storici sull'arte stessa, stilla barba e sulla capigliatura, — una descrizioncella sulle malattie de' peli, — un manipolo di proverbii e modi di dire riferentisi all'argomento, — uno schizzo biografico sugli uomini che ne illustrarono la professione, — una canzone del Parini in morte del suo barbiere, la quale è un gioiello inimitabile di satira onesta, ed un tipo perfettissimo di stile sobrio ed elegante; — da ultimo un vocabolarietto di voci tecniche necessario specialmente nell' arte del barbiere, dove fa duopo confessare, rieorresi, non sappiamo se per scimmiot-teria od altro, agli stranieri. Le teorie, gli esempii, le illustrazioni, renderanno a nostro giudizio il Trattatello un libro prezioso non solo agli apprendisti barbieri, ma ben anche a tutti coloro che amano conoscere alcune nozioni d'importanza che non è tanto agevole di trovare altrove. Si aggiunga poi eh' esso è scritto con purgatezza 'di lingua e proprietà di stile (forse un po' troppe se badiamo al modesto argomento) per cui siamo certi che a questo lavoro sui generis non potrà mancare il favore dei nostri concittadini, il quale gli auguriamo di cuore. ' G. Caprin — Sfumature. Milano tipografìa editrice lombarda, 1876. Parecchi giornali parlarono di questo libro favorevolmente, e non già con quella specie di favore, che, senza onorare chi l'ottiene, disonora chi lo concede. Lo spaccio che se ne fece in tempo che i racconti oltramontani sembrano attirare quasi soli i compratori, è indubitabile indizio che nell'opinione emessa dai giornalisti sopra questo lavoro del Caprin concorse la generalità dei leggenti. Ciò posto, la fortuna delle Sfumature deesi attribuire alla specie di letteratura cui elle appartengono e all'effettivo loro merito. Minerva -periodico letterario, politico scientifico artistico, edito a cura dell' associazione tipografica triestina, a beneficio del pio fondo per vedove ed orfani d'operai tipografi. Si pubblica nelle feste solenni. Trieste - Stabilimento tipografico Appolonio & Caprin. 1876. Il I numero contiene : Un Indirizzo-programma ; il Sortilegio - racconto pei giuocatori del Lotto ; Legnano; La Nuova Alleanza (poesia); Le anime gemelle (poes.) ; Una gran gala al teatro S. Carlo ; Un Capriccio sui motivi di Mozart. — Tra i vari collaboratori leggemmo i nomi di Onorato Occioni, e Pacifico Valussi. Leggesi nel Cittadino del 21 Aprile: Abbiamo rilevato con piacere che la storia di Trieste, scritta dall'abate Iacopo Cavalli, e premiata dal Consiglio della città fin dal 1870, verrà quanto prima data alle stampe. Navigazione a vapore istriana giornaliera fra TRIESTE E POLA toccando i porti dell' Istria, cioè : Pirano, Imago, Cittanova, Parenzo, Rovigno ed eventualmente Salvore, Orsera, e F.isuria col piroscafo celere AIDA e coi piroscafi CASTOR E MEI. V.VIRA ORARIO Partenza da Trieste e da Pola ogni giorno alle ore ; a. PARTENZA DA TRIESTE PARTENZA DA POLA CELERE ORDINARIO CELERE ORDINARIO Lunedi Domenica Domenica Lunedì Giovedì Martedì Martedì Mercoledì Sabato Mercoledì Venerdì Giovedì Venerdì Sabato I viglietti si vendono a bordo dei suddetti piroscafi. — Ogni giorno sarà un piroscafo sotto carico per ricevere merci durante tutta la giornata. — Riguardo ai noli per le merci, da convenirsi a bordo coi rispettivi capitani. Per maggiori schiarimenti rivolgersi allo scrittoio, Piazza Grande N. 2 (casa Pittori) primo piano sopra i mezzanini. Arrivi e partenze alla Riva della Sanità. CAPODISTRIA — Stab. Tip. Appolonio » Caprin. ♦ " ' 'vf- f i C tUl Nicolò de Madonizza Edit. e Redatt. responsabile. f *** - AÌ-