r vf. c. jZ/ LA CALAMITA DE CUORI DRAMMA GIOCOSO PER MUSIČA Da rapprefentarfi nel Teatro di TRIESTE* Nel proj/imo Carnovale del' Anno D E D I G A T O AL MER1TO Dl S. IlluJlriJJimo Sign. E N R I C del S. R. I. Conte, D i AUERSPERG D’ambe le loro Maella Imperiali, e Regie Attual Intimo Conligliere di Stato , Ciambellano, Ereditario Ciambellano, e Mare- fciallo nel Ducato di Cragno Prefidente, della C. R. fuprema lutendenza Commtrciale in tntto il Litco« raJe^ Auftr/aco , Capitano Provinciale del Ducaco dsl Cragno, e deli’ unite principali Contee di Gori¬ jo zia. e Gradiica, Capitano Civile, e Co* mandante Militare delle Cicta, e Forcezze di Ttiefle, Fiume Segna, e Carlobago. TRlESTE, preffo Franc. Matcia Winkowitz Stampatore. ECCELLENZA ! obligo grande , non men che la riverenza , e 1’ ri- fpetto che tutto quefl:o Puhlico deve ali’ E. V* ci ha fatto arditi d’intra- prendere quefla imprefa , a folo ogge* to di potere in parte dare un contrafe* gno a V. E, dclla grande obligazione che le profefliamo. E non potendo in altro , per rinfuificienza nollra , lo facciamo umiliandole il prefente Dram- ma Giocolo, che avra per titolo la A 2 Ca* Calamita dc Cuori: nomc, che rifiede nell imparegiabile animo deli’ E. V. coliche , in fol mirarlo , dali’ eftrinfe* ca apparenza traluce. E piu ficura fe- de di cio ne fanno quelli, eh’ ebbero l’ondre, e fortana di trattar con V. E. quali confuli rimafero nell’ ammirare le corteli, gentili, e Maeftofe maniere facendo rifplendere il Germe illuftre di antichi meritevoliEroi, che fcolpiti ne fafti del’ Auftria non fono ofeurati dal tempo. Tale e il noltro fine Signore Ag- Aggradirlo e proprio del graziofo ani- mo di V. E. Lo prefentiamo con u. mile , e rilpettofo ofleguio, fecondan« do il dover noftro. Sappiamo, che fimile offerta mal fi conviene a un Cavalier fregiato di fi alto carattere, ed adorno di siEccelsa Virtu, ma tut> ta volta affidarlo voreflimo allaBenig- nita , compatimento, e protezione di V. E. e certi fiamo, che fe per no- ftra disavventura non lo aggradifle , aggradird almeno il nofiro buon ani* A 3 mo, mo, mentreche altro da noi nun si cerca fuorche il dimoftrarle quanta fia la flima e divozione, che immu- tabili proteftiamo ALL’ E. V. Umilif. Ojfetfiiiof. e Oblil gatif. Sevitor\ Michelangelo Potenza Filippo Beccari. ATTORI ARMIDORO Coftante, ALBINA amorofa. SARRACCA bravacioj BELLAROSA detta Calamita de’ Cuori. Giacinto Ve^ofo BELL1NDA Stizzofa, PIGNONE Avaro, La Mufica e del Sig. BaldaiTare Galuppi detfo Buranello. MUTAZIONI Dl SCENE A T T O I* Tempio dedicato ad Amore col fimulacro di Cupido; ed Ara accefa. Gabinetto. A T T O II. S* ) Giardino, Notte. Camera con lumi. Sala illuminata, e m2gnificamente adornata per Fefta di ballo. A T T O III. Gortile. Steccato per la Gioftra con Scalinate ali 1 intor- no per li Spettatori. La Scena fi rapprefenta in Palermo. 9 atto PRIMO. scena L Tempio dedicato ad Amore col fimn- lacro di Cupido, ed Ara accefa. Armidoro , Giacinto , Plgnone , e Saracca. B ell’ Idolo d’Amore, Che mhmpiagafti il core, Dinanzi a Te venghlo Achiederti pieta. La bella, e faporita De cuori calamita Ti chiede la mia fede, * La mia finceritk. Arm Amor tu , che ricovri Su quefte Arene fconofciuta -ancora La bella, che innamora, A meconcedi difua deftra ildono; Che fra gli Amanti il piu coftante io fono Ping. A me fa che li unifca, Nume accorto, e fagace, A 5 Co- ro A T T O Coftei , che a tntti piace. permeffo, Madama, Poter... Bella. 24 7 A T T O Bella. Poter che cofa ? Giac. Come farebbe a dir ..» Bella. Dite , parlate. Giac. Avanzar, inoltrar 1’ardito Piede ? Bella . Vofignoria m’onora. Avanzi ii piede colla gamba ancora, Giac. Eccomi. Betla. Graziofino! Giac. Tutto a vofiri comandi. Bella. A lei m’inchino. Giac. Udite ... oh bel penfierof' Bella. Belli (Tim o. Giac. Afcoltate, lo mi chiamo Giacinto , Voi ltete Bellarofa ■> F. la Rofa, e il Giacinto... oh bel la cofa! Bella. Che fublime penfar! Che bel concetto ! Giac. Ho le Mufe nel petto : HoAppollo nel cervello ; Ho Venere negi’ occhj. Minerva nel valorc, ECupido... Cupido... Bella. In mezzo al core. Giac. Bravilfima! Eccellente. Che fpirito ! Che mente ! BeUa. Signor , ben obbligata. Giac. Madama... portentofa... prelibata. Bella. Eli a ha termini fcelti,cd eleganti Giac. Termini tutti tjuanti Cavati dal la Storia. Bella. Che felice memoria ! Giac. Io mi ricordo . . . Voglio dir mi fovviene ... Si Signora, il tenor delle mie pene. Brila 25 P R I M O, Bella. E’ forfe tormentaro ? Giar. Si, dal Nume bendato. Bella. Cofa gli ha fatto rnai ? Giac. Dmnandatelo, o bella, ai voftri rai. Bella. Ora vi ferviro. Signori occhj Che cofa avete fatro Al Cavalier compito? Giac. Abbiamo il di lui cor punto, e ferito. (Alterando la voce, come Je parlajje■> ro gli occhj di Bellar. Ah ah li avete in teli ? Bella. Impertinenti , Perche far cjueho male? Giac. Perche Amor ... Perche accefi... Si confondoao gP occhi. (comefopra. Bella. Eh gia h ho intefi, Giac. Amor ... Amor tiranno ... JI mio fen . .. diro meglio, Anzi il mio Cor accende. Da voi... da voi... la medicina attende Bellar Chi e il Medico ? Giac. Cupido. Bella. 9ual rimedio da me Cupido afpetta? Giac. Ecco della pozione la ricetta. Recipe di quegl’occhj Due fguardi vezzofetti, De i tumidi labretti Una parola, un si, E recipe del core Un poco di pieta. Un tantinin d’ amore, Un po di Carita , Cosi fe ne andera .< Lo Ural, che mi feri. Con -5 A T T O Con ilCordial de i fguardi; Con la pozion del si. C part. SCENA XIII. Bella roja. C oftui , per dir il vero . E’ un certo umor curiofo , Che fi ren.de piacevole, c guftofo. Lo voglio coltivar... ma quj fen viene Un’ altra ima nemica ; Ed e feco Saracca, Da cui per mia cagžon £u abbandonata So, che meco e fdegnata; So, che per rovinarmi ufora ogni arte: Veo (fepoffo ) afcoltar tutto in difparte SCENA XIV. Bolinda , e Saracca, Bel. |3erfido , iindegno. Sir. IT ( E bada a ftrappazzar.) Bel Cosi lafciarmi ? Ingannanni cosi? Sar. Amor comanda Degl’ Eroi formidabili nel petto. Bella Che tu fia baftonato, e maledetto. Sa - A me quefto ? Bella. A te qucfto. Sar. A me che poflo Stritolarti a drittura? Bella. Di te non ho paura. Provati 2 ? P R I M O, , Provati fe fei buono. Sar. Vanne , vil feminuccia, io ti perdono. Bella. Ma per chi mi lafciafti ? Per una fconofciuta; Per una, che fi ipaccia per Signora_ E fara forfe una Villana ancora Sar. Bellarofa e gentile, E no n puol efler vile. Bella. Ed io foftegno, Ed io me Pho cacciata nelPIdea, ClfElla lia di Natali una plebea. Sar. Ola porta, rifpetto Al nome di colei. Bella. Ho in talca Te, e Lei* Sar. Lingua buggiarda. Bella. Al certo e una baftarda • Scometto dieci Scudi, e li depofito, Sar. Giuro al Cielo , faro cjualche fpropofito. Bella. Indegno' Tr^ditor! Minacce a me? Cofa 1'ofFrir mi tocca? Ho da elfer vilipefa Ho da eller flrappazzata! E da chi mai? da tal Che un tempo fui adorata. Uomini iniqui! Indegni! Traditori! E avete tanta faccia Hi dir male di noi, mefchinc, ancora? E tacciar noi potete D’ inlide, mcnzognere, ed incodanti,? Stolte , fi flolte fiamo Lafciandoci ingannar da tali amanti. j t So che voi per ufo avete Di chiamarci lufinghiere Incollanti, menzognere Se nz 38 A T T O. Senz’ amore , e fedelta. Ma garbati Signorini Siete voi gli ingannatori GPincoftanti , i traditori, Ne c’e in voi fincerith. La Donna e fedele, Se dice v’ adoro Noi Iramo un teforo , Che pari non ha. part. SCENA XV. Saracca indi Giacinto, e Pignone. C orpo di Bacco ! ad un par mio Pretcnderia coftei. ..Oh corponone Pig. Che diavol di fracaffo ! Giac. Che ltrepito! che chialTo ! Pig. Non fi puon numerar cjuattro teftoni Giac. 16 non poffo hnir la mie canzoni Sar. Quel Diavol di Belinda JVIi fece andar in furia. Dice, che Bellaroia e dna pkbea. Pig. EunaDama, Giac\ E una Dea. Pig. Economa. Giac. Vezzofa. Pig. Sa di conti. Giac. E graziofa. Pig. Per iuvidia favella. Bella, H di lei merto E chiaro , ed e palefe. Sar. ... Manca fol, che fi fappia i fuo pa r fe. Giac. 29 P RIMO. Giac. Io giocherci, chefoffe ... Pign. Di d o ve ? Giac. Non lo so. Sar. Piuttofto. . * Giac. Signor no. Ella e nata, direi. . . Sar . Eccola; il vero si faprh da lei. SCENA XV. Bellarofa, e detti. Bella. (Tntefi fjnanto bafla. ) ( dafe. Giac. I Qui per voi fi contrafla. Pign. Si difputa di voi Patria, e natali. Giac. Non vi ho trovata fcritta negPAnnali. Bella. Si vuo) faper quai fia Dunque la Patria mia? Non la nafcondo. LamiaPatria,Signori,e in queftoMondo. Chi non vuol ignorarla Bifogna indovinarla , E a quel, che la indovina, ora prometto, Far di qualche finezza un regaletto. Pign. Conviene penfarvi; Conviene lludiarvi, L’Econoina vera Di dove fara ? Sar. Penliamoci un poco; Troviamole il loco. La Femina brava Qual Patria averi ? Giac. Penfieri a raccolta; Studiam queila volta Di Donna vezzola Qual lia la Citta ? Bella. La PRIMC). 31 1 La verita. Bella . Non Padroni, Lei mi Rufi, Che P«airuTi E 1 mia Citta. Pign .) Vezzo 1 a Ragufea , Giac .) a 3 Voi fiete la mia Dea; Sar ) A voi chiedo picta. Bel. Chi vuo! la grazia mia Non abbia geloiia. Non tema infedelta. Viviamo in compagnia, a 4 E ftiamo in allegria, Che non e mai molefta L’onefta focieta. Fine deli' Atto primo 3 * ATTO SECONDG. SCENA I. Giardino. ■ Armidoro , e d un Servo. Arm. TYo /ntefo , ho intefo, ho letto a chiare O Di Bellarofa il nobile desio , (note E di darle piacer Pimpegno e mio. Ditele, che ftaffera Armidoro fedel fi dara il vanto Di ricrearla con il fuono, e il canto. ( parte il Servo) Bellarofa vezzofa E’ Donna capricciofa. In cjuefta carta. Vi fi rivela efpreffo Un certo non so che maggior del feffo Colui, che piii mi ama (legge il viglietto. Colui, che pih mi hrama. JJna prova mi dia d' ejjer amante C on un divertimento Jlravagante. Gia nPvenuto in mente Un penlier eccellente. Parlerk, ipieghera la pena mia E di canto , e di fuon dolce armonia. SCENA II. Albina , e detto Alb. A L fin v’ho ritrovato Arm. il Che bramate ? Alb. Benche nol meritate 3 Ben« S E C O N D O 33 Benche fiate per me ftato incoftantej Afficurarvi, chevi fono amante. Arm. Non rnerto il voftro affetto , Ne mi giova fperarlo Or, che ad altra belta giurai la fede 5 Alb. Bellarofa non v’ama 3 e a me vi cede, Arm. Chi lo dice ? Alb. Io fon cjuella, Che lo dico, e il foftegno , Arm. Maiagevol fara forie Bimpegno, Alb. A me, che non vi dura ? A me , che vi rinuncia Bellarofa medefma or or lo difle, Arm, " A me il contrario in queilofoglio fcriffe. Alb. Come! Che dice il foglio? Arm. Che fe piacerle io voglio, Che fe le fono amante , Le dia un divertimento ftravagante. Alb. ( Ah Colei m’inganno! ) Arm, L’ora s’avvanza. Nella vicina fera D’armoniofe voci, Di Mufici concenti Il Ciel rifuonera. Alb. Crudo Armidoro, Lo dite in faccia mia ? Arm, CelTate Albina, Di fperar Bamor mio, Volgete in mente I pafiati diiprezzi, Che facefte di me tenero amante, Tanto meco crudel, quant’io coftante- Se nel voftro crudo petto liitrovato ho un core ingrato C Deh 34 A T T O. Deh tacete, fe fpietato Ritrovate ora il mio cor. partc . SCENA III. Albina , poi Giaointo con Chittarino. Alb. T)ofs’io loffrir di piu? La mia rivale F Di me gioco ii prende, L’amante per amor fcherni mi rende, Giac. O come e dolce amare un belj vifetto, Amor furbetto ufaccende il cor, O come e grato quel pizzicor 5 Che gufto, che diletto. Pizzica, lluzzica in feno amor. O come & grato quel pizzicor. Ementre fo ingannar quel Vecchio at- tento Accender fento La fiamma al cor, O come e grato quel dolce ardor. Alb. Voi p Ur (]ete invaghito Della bella ftraniera ? In lei fola il mio cor giubila, e fpera. Alb. ]yj a j n i e i f 0 i a fperando Vi anderete ingannando. Giac. oh Dei! Perche? Alb. Nel f uo cor non v ’e fe, non v’ecoftanfita Voi gettate Pamor, e la fperanza. Giac. Non lo čredo, non e , non fara mai, Son di fe teilimonio i fuoi bei rai, Alb. pida^.evi, ma in tanto Armidoro di lei moftra un in vito, £ S E C O N D O. $$ E fi vantail piu car6, e il piu gradito* Giac. Armidoro mendace! Ecco i’invito e mio, il piu caro ali a Bella fono io. Alb Ebbe un foglio fimil anco Armidoro, E ftaffera delfina, Per fuperar tutti i Rivali Amanti, Offrirle un’Armonia di fuoni, e čarni* Giac. Cantin fuonino pur, balliao ancora Bellarofa nfadora, E il mio Spirito grande, e i miei talenti, Pe r piacere al mio ben, faran portenti. Alb, Pollibile , che tutti Siate ciechi cofi , che non vedete , Che il tempo dietro lei, pazzi, perdete? Ella tutti vi adefca, Non vi cura nelfun. Di tutti ride. E reputa per gloria Po ter fui lcaltri fimular gli amori Sfidar Cupido , e trionfar de cuori. Ma di lei non fi prenda D’oltraggiar argomento il feflb noftro Che piu infedeleil volfro , e piu fcortefe Suol Taffetto pagar con onte , e offefe. SCENA IV. Giacinto, jpoi Saracca, indi Bellarofa. Giac , I~'\unque Armidoro,.. dunque .,. xJ E con fuoni, e con canti.,. Stalfera . . Si Signore. Egli fi fark onore. E tu Giacinto. Tu ti darai per vinto? Signor n6. C 2, Guals 36 A T T O Qualche cofa di bello anch’io faro. i Sar. Chi ha 'Coraggio fi vedra. Chi ha valor ii pr o vera, Cento fcudi, ed un Cavallo; Quefto e ii premio , che ii dk. Giac. "Di qual pretrdo , che ii da. Sar. Se d’onor vi curate, Per domani v’invito ad una Gioilra. Dove del voiiro cor farete moftra. Giac. Comc? dove? Per chi? Sar. Per Bellarofa, Che vuol d’ainore un Segno, Per provare chi fia di lei piu degno* Giac. Allo ileilo cimento Anch’io fon provocato. Sar‘ Verrete allo ileccato ? Giac • Vi verro fenza fallo. Ma cjuefta fera anch’ io v’nvitto al bali Sar. Quefta fera Armidoro Fa certa ierenata. Giac. E cjuefta terminata Verrete in Cafa mia. A vedermi ballar con Ieggiadria. Sar. Amico , in confidenza ; Fate quel, che vi pare, IVla temo vi facciate corbellare. Giac. Come! a me quefto torto? Mi avete mai veduto? Non fapete ... Ma giunge appunto quella 5 Ch’ m’ha ferito il cor. Oh ferita dolciffima, ed amabile ! E che ferita e queita? Se voi ferito fiete a medicarvi antfate, ch’io non voglio Q.ui S E C O N D O. 37 Qui vedervi morir su gli occhi miei, Giac. Oh giufliDei! Voi fiete o čara 11 feritor, la medicina, e il Medico, Da cjue begi’occhi, o bella, Ufci lo Ural, che m’ha impiagato il core. E voi potete con un sguardo folo Raddolcire la cruda piaga mia. Se voi pietofa fiete M’inonda il cor di giubilo. Se cruda mi farete Io moriro di fpafimo. Ed ora fol da voi dolce mia vita Quefto mio cor attende o morte, o vita. Voi fiete le mie vifcere Pe r voi mi fento ftruggere , E morirb di fpafimo, Se in voi trovo rigor. Brava, mi fate onor. Un certo non so che Čara cosi, cosi Direi, che fento qui Un mal, ne socos’e. Ah ve lo dica il cor, Dolce mia vita, oh Deil 5 La bianca man bacciarvi Ah čara permettetemi, Ch’io polta ardito prenderla in pegno deli’ amor* partc. SCENA V. Bellarofa, e Saracca. O h che umor ftravagante! lo non so come, che foffrif poifiate C 3 Un Bella. Sar. 38 A T T 0» Un amante ridicolo a tal fegno. Da me fe voi fperate Tali caricature. al certo v’ngannate. Bella. E Ghi da voi le chiede 1 Io non v6 in traccia D’amanti come voi, forfe , credete. E fe non lo 1'apete Vi diro un non so che, main confidenza Guardate, fe fincera io so parlare; Iodivoij Signor mio, non so che fare. parte , SCENA VI. Saracca fola . O h cofpettone ! e andata nelle furie, Ma non vi so che fare Cotefto e il mio penfare* Certi amanti sguaiati , Codardi, efteminati Non li polTo veder. Io con le donne Fo 1’ amore da vom, non da ragazzo Spendo son di buon cor 3 ma le ibrapazzo Con la femina faccio cosi La regalo , fe dice di si; Ma fe meco vuol far Toftinata L’atterrifco con una bravata. Chi d’amore pretende nel gioco Molto vincere, e perdere poco Giochi a tempo denari, e bafloni I fciocconi non fanno cosi. parte. n: SCE- S E C O N D O 39 S CENA VII. Belinda . e Giacinto. "Bella, T\unque alla bella incognita, Armidor* U Fece una ferenata ? Giac. Si, tna non vuo avvilirmi. Sapro trovare anch’io Per aivertir la bella Un qualche ftraordmario Spaffo piu conveniente. Ho gia fiffato in tefta.... Bella. Eh gia nfimmagino, Che a voi non mancheri Modo di fuperare Armidoro, ed ognun che a voi volefle Farsi compettitore. E aon so come %% Abbian nemmen 1’ ar dir di farvi, fronte. Per dir il ver, voi fiete Di tutti il piu gentil, il piu graziofa, Voi fiete manierofo, Voi fiete il piu ben fatto. A vete un non so che... Balta , non so che dire; Dico folo, che voi farete quello Scelto da Bellarofa Effendo voi d’ognun piu vago, e bello. Voi fol la bella, Voi dovra amar A voi gli affetti Avra a ferbarJ Che bel conforto Di fua coftanza J G Sarete fempre La 40 A T T O La fua fperanza. Voi la fua fola Felicitk. Se menzognera Poi foffe mai Acl altro oggetto Volgete i rai Rellate in tanto In liberta, parte. scena viri. Giacinto foto. C onvien dir veramente, Che un giovine io mi fia molto ben 1'atto. Giurerei, cheBelinda E di me innamarat«, Ah fe fe lo dico Non v’e alcuna, che poila Blirarmi, e non ianguire. M a pur non e fortuna ; Queila e.disgrazia mia. Se tutte s’innamorano Di me , fe braman tutte 11 mio cor, la mia man , 1’ affetto mio : Corrifponder non poflo a tutte quante 5 E allor per gelofia m’odiano tutte. Ah fe con tutto cio Non trovo il mio ripofo ; Che mi giova effer bello, dler vezzofo ? Perche Madre natura Ti fei di tue bellezze impoverita S E C O N D O* 41 Per far un uom, che non ha 'eguale in terra Se poi tutte le donne mi fan guerra? Qui non val gioventu, non val faviezza, Non vale la bellezza..* E che bellezza.♦ . adagioah fi capifco lo čredo, ed e cosi. Che m’invidino, e m’ odin le zittelle Perche tutte di me fono men belle. Se qnefta e la cagion , le compat ; fco. Poverette, ftupifco Come non cadan tutte nel mirarmi Anzi vno figur ar mi, Che una Donna flia li... le vado innante Col patTo alla francefe, Le dico con paffione, Čara morir mi fento Smanio.,♦ ahs’cl!a non viene e un gran portentb Čara, qu.ei voftri rai appena ch'io mirai Standovi cosi apprefTo M’hanno deftato amor. Oime , che fvengo adeffo Tenetemi , Reggetemh Come mi sbatte il cor 1 Quei čari occhietti amabili, Quclle pupille tenere Belliffima mia Venere Deli rivolgete a me. Afle che fe relifte A quelli detti un core Un gran portento egl’e; C 5 Cre- ’ 4® A T T O. Credete , o Donne čare E ver quel che dichMo: Tutte le donne svengono, E cadono al mio pie, l partc. SCENA IX. Camsra con Lumi Belinda , e Pignonc. Bel. Cignor Pignone caro , Ouefta volta conviene O lafciar 1’avarizia, ovver 1’amore; O cedere la Bella, o farfi onore. Pmg- Perche cosi parlate ? Bel. Forfe ancora ignorate , Che alla famofa Bellarofa ha fatto Armidoro gentil la Serenata , E che Giacinto al ballo E ha invitata» P' in §- E’ Saracca ? Bel. Saracca A quefta nuova Dea delPeta noftra Ha preparata una famofa Gioftra. Ping. Piacciano.pure; anch’io Ebbi Pinvito mio, E fenza ftrepito, e rumore, Colla Donna gentil mi faro onore. Bel. Come ? Ping. Non vuo dir nulla. Bel. In fatti e una Fanciulla Quefta Ragazza d’oro, Che merita un teforo, Ha mille qualit£ perfette in Lei. S E C O N D O. 43 Ma fra Paltre n’ha una, ch’e lin portento Che Pamore sa far con piu di cento. Ping. Ella finge cogPaltri, E meco f'i davvero* Bel. Prefto veder io fpero, Che quefta Ninfa con i vezzi fuoi Corbellera cogl’altri ancora voi, Pign. Ma voi che cofa avete. Che nemica le fiete ? Bel. Ella m’ ha tolto Saracca , ch’era mio; Evoglio alcerto vendicarmi anch’io: Pign. Non temete , Figliuola , Bellarofa fenz’altro fara mia , E dal Capo v’andra la gelolia. Bel. Vi lulingate in vano; Dite quel, che volete, io vi rifpondo; Vuol Saracca, vuol Voi , vuol tutto il Mondo, SCENA X. Bellarofa, e detti. C hi&, che dhnnamorati ha tanta fete Voi quella appunto fiete, Che vezzofetta , e bella , Ufurpando li andate a Quefta, e aQuella Voi ne perdefle alcuno ? Si Signora* E chi e quefti? Saracca. Di hii no me n’importa una patacca. Ecco chi nel Cor mio Bella. Bel. Bella. Bel. Bella. Bel. JBella. i S' ha 44 A T T O S’ha prefo 11 primo loco; Ecco qru l'a,mor mio* ( accennando Pign. Pign. ( Son tutto foco ) Bel. Ora dite cosl, ma poi direte* A Saracca lo fteflfo. Pign. Oh che linguaccia ! Bella. Che volet’io ne faccia ? Son pronta il voftro caro In atto di Notaro a rinunciarvi. Ma s’egli’ non vi vuol, non so che farvi ; Bel. Non mi vorra pno darfj, Perche dei voftri vezzi irinamorato Adorarvi vorra , benchč fprezzato* Bella. Dunque , fe non fapete Vincerlo con amore, e cortefia, La colpa fara voftra, e non e mia, Pign. X>ice ben, dice ben; Chi vuol incatenare un cuore amante, Amorofa effer dee, non arrogante. Bel. Cofa fapete voi, Signor Pignone caro ? Non favelli d’amor chi e nato A var® E lei , Signora mia , Che far pretende la Dottora a noi, Fara meglio badare afatti fuoi. ( Mi pizzica , mi lluzzica Un cer to non so cfTie .. ♦) Non parlo con voi, C ora Pign. ora Bellarofa. jDifcorro fra me. ( Ml fremono le vifccre, Non poffo ftar in fren.) Ma voi che volete, Che a vete con me? (comefopra. E’ me. 45 SEČO N D O, E’ megli o, ch’io vada; Chho taccia, perche. .. Non dico... n on parlo.,. M’intendo da me. C part. SCENA XI. Bdlarofa } e Pignone. Pigtt. Tn veri tli colei I Mi facea venil’ caldo Se continuava ancor, non ftavo faldo. Bella. Jo rido di coftoro, e lor non bado. Non vo dietro a neliuno. Aminti non procuro, Ma fe vengono poi. Pign. Che ? Bella. Non li curo. Pign. Brava, brava; fon io II folo fortunato. Bella. Avete intefo , Che Armidoro col Ctnto, e con il Suon* Telle mi fece dl letizia un dono,- Pign. Ragazzate fon querte. Bella. E che Giacinto Quelta fera allaFefta m’hžinvitata? Pign. E’ queft’ancora un’altra Ragazzata. Bella. E Saracca alla Gioftra ? Pign. Frafcherie, Debolezze, epazzie. Bella, Ma voi, che liete Savio, prudente, e degno, Qual mi date d’amor verace fegno? Pign. 46 A T T O. Pig. Vidard, mio teforo, DelPamor , della fede II teftimcn migliore, Bella. Forfe 1 o fcrigno? Pig. Oibo la deftra 5 e il core. Bella. Ida la deftra, ed il cor me Pofferifce Facilmente ogni Amante. Pig. Ma niun, come fon io: fara coftante, | Bella. Caro Signor Pignone, A parole non čredo; Soglio fede preftar fol quando vedo. Pig. Ma... che mai far dovrei ? Bella. Quafi, quafi direi... Pig. Dite, parlate. Bella. Ma poi non vi fdegnate. Pig. No, miaCara, Non potrete fdegnarmi. Bella. Voi avete a moftrarmi.,. Pig. Che cofa ? Bella. Ve lo dico. Ping. Cofa vuol dir quel ghigno. Bella. Voi m’avete a moftrar il voflo fcrigno. Ping. Che fcrigno ? Vingannate. Io denari non ho, Bella Senza denari Maritarvi volete ? Non vi prendo, fe fcrigno non ave.te Ping. Alpettate ... non so ... Bella. IPavete, o non Pavets? Ping. Vi diro. Zitto , che non li fenta : Ho un piccolo teforo ; Ho tante doppie d’oro , £ argento in quantita. Zitto S E e O N D o* 47 Zitto per caritk. Ho delle gioje affai, Ma non lo dite mai. Ruando farete mia La voftra economia Lo fcrigno accrefcera. Zitto , che non fi fappia; Zitto per carita. SCENA XII. Bellarofa , pol Armidoro. Bella. AH si, che ftarei frefca V-J Con quefto Avaro ai fianchi! Mi verrebbero prefto i Crini bianch/, 'Arm. Con roffor mi prefento Bella, a chieder perdono .,. Bella. Armidoro gentil. grata vi fon©. Arm. Poffo fperar merce ? Bella. Si, si,fperate, Che chi vi ve fperando, Intendet mi voi» Arm. Muore penando ? Bella. No; chi fpera, ed ha merto Di confeguir la fua mercede e certo. Arm. Quand’e cosi, che poffo Senza merto fperar? j Učila. Caro Armidoro , Tanto non vi avvilite. Siete un bel flagazotto, e nff gradite. Prefto con un’ occhiata Conoico le Perfone j Con 48 A T T O Con certe ho fimpatia, Con certe antipatia; Con chi a genio mi va fon amorofa, E con altri fon io ruftica, e odiofa. Ah per voi mi lento in pctto Un ardpre, un certo affetto Pcr pieta non mi guardate Con quegl’occhi aifaifinate — Quefto milero mio cor. E pazzo, fe lo črede, E ftolto , fe non vede, Che f6 per divertirmi D’un lloiido amator. parte. SCENA XIII. Armidoro , indi Albina . M otivo ho di fperar , ma non ancora JVrallicura del cor, e della mano. Ah temo aldn di lufingarmi invano, Ma alfe che a quefta volta Giunge Albina di nuovo a importnnarmi So io quel che faro; da quefta parte Ilivolgero i miei paffh Venga, ftrepiti pur, Dica qu.el che sa dire, Che le querele fue non voglio udire. Alb. Armidoro, lentite. Mi vedete venir , e voi partite ? Arni Non vi avevo veduto Percio partir volea. Alb, Ati tanto mentitcr non ti čreda, Bar* S E C O N D O. 49 Barbaro, ingraro, di ;non ti fovviene, Che un tempo, mi cercafti, In traccia di me andafti, ed or mi fuggi? Deli ti lovvenga o caro Le prime tenerezze, il primo amore. Abbi pietade alfin di queilo tore, Al tuo penlier richiama Quei primi fenfi amati, Che dali’amor portati Tu mi dettavi al cor. part. scena xtv. Armidoro folo. P arti' alla fin. To piu di lei non curo. Sento lol nel miopetto Pe r rincognita bella un dolce affetto, SCENA XV. Sala adornata per Fefl-a di Balin. Giacintn , Pignone, Saracen , Bellarofh, Belinda , Uonimi , e Donite a Jeder e per il balin , Aprendofi la Scena -vedenji due r che lallano , -metni a L er min are'il Inro minuetto. Il Ballarino rimstte la Ballerina a Juo loco, e prende Belkroja , che accsttu, e Baha dalla jedta. D Or 50 A T T O. Or or mi fo fentire, ) Bella. Se non fo ben la prego compatire, ( Si fuona il Minuetto , e lo ballano , e terrninato ch*egli e il Ballerino rimette Bellaroja al fuo pojto, Bel. Perdonino Signori Se non rendo per ora il Minnetto ; Ho aflai ballato, e ripofarmi afpetto. Giac. Prima di ripofarmi Spero, che a me la grazia. Farete di ballar. ( S’al\a dal fuo poji o, e v a da lellar , Bella. Negar nol p o (To Al Padrone di Cafa, Bel. Oh Cofpettaccio! Che impertinenza e quefta? Dunque folo per Lei li fa la Fefta! Giac. Ballerete anche voi. Bel. Sono due ore , Che per flar a feder ho fatto il callo. E fempre vedo Ja graziofa in ballo, Bella. Piano , piano coi titoli, Pign . Ehi abbiate giudizio, Sar. Or oranafce qualche precipizio. Bel. Cost non li dispone Una polita danza. Non avete creanza, Giac. Perdonate ... Bella. Se volete ballare, e voi ballate, Giac. Signora . . . Bel. Che credete Celfere fola voi ? Ne fappiam quanto bafta ancora nol, Pign. Me ne rallegro. Giac. S E C O N D 0» Giac. Oh vi a , Accomodiam la cofa* Sar. Siete troppo ffecofa, Pign. Siete troppo caldetta. Bel. Hounveleno, hč una rabbia maledetta. Giac.. Lafciate , che facciamo 11 noftro Minuetto. E dopo vi prometto ... Bel. Signor no, Qnando non ballo adelfo me ne vo, Bella. Andero io; reftate. Giac. No, Madama, fermate. Maladetto!... direi... bafta... non voglio Chefucceda... che accada...un qualche Bel. Di voi mi meraviglio, (imbroglio Che fate un fimil torto a una par mia, Per una tal , che non fi sa chi fia. Belia. Sarebbe minor male , Che non folfe di Voi noto il Natale. Giac . Oime ... qui in cafa mia... Bella Chipenfate, ch’io lia? Pign. La cofa mal shmpegna. Bella. Una che ltarmi a fronte non e degna. Bella. Sarete cjualche Dama. Bella. Se lei faperlo brama. Son Nobile, lo dico, elo foftegno , Ed i titoli miei moftrar mhmpegno. Bella. Signora Marchefe , Signora Conteffa, Che gran Principelfa! ) Che gran Nobilta! D tj Bel. 52 A T T O. Bella. Cia c.') Pign.) Sar. ) Bella t Bella. Bella. ) Bella. J Pign.) Giac,) Sar. ) Bella, J Bella. J Bella. Bella . <2 <2 Giac* Bella. ) Bella . J Pign. Bella.J Bel. ) 3 Sar. Giac. Sar . Bel. Pign. ] Signora Frafcetta, Ch’io dico dica permetto; Chc moftra coi fatti La propria vilta, Tacete , ed ufate 3 ^ La voftra bonta. A me tal ftrapazzo? Per me tal fchiamazzo ? 'i Cofpetto? la bile 3 % Frenare non so, a 2 , Soffrite, tacete* C a tuttedue. a % Oh quefto poi no. Saprb vendicarmi, Sapro fodisfarmi. So quel, che far6. Signore. in Cafamia Tacete in cortelia. a 2 Tacere non fi puo. Temete la Giuftizia Se fate un Criminale* 2 Non vuo penfare a cio. Ghetatevi, giudizio; O faccio un precipizio , Battetevi, ammazzatevi, j 8 ^ Io non Timpediro, Indegna! Via brava. Bella. Bella* Sar. Bella . ) Bel. f Giac. a S S F. C O N D O 53 Frafchetta ! Vi go do. 2 Son tutta furor. Voi fiete nell’ ira Belliffime ancor. Di fdegno, 1’impegno Accieca, ed accende ; Oime come rende Terribile il Cor, D 2 atto terzo. scena i. Bel. Alb. Bel , Alb. Cortile. Albina , e Belinda. V ’aflicuro, che ho detto Quanto dir il potea. L’ho flrappa- z a ta, L’ho fatta vergognar; mi fon sfogata. E dice d'efier Dama? Dir potrebbe D’elTer anco Regina, Ma čredo , che non fia memmen Pedi- na. E dicono di noi. Che ci attacchiamo al peggio. Lo fan gl’uomini ancor per tjuel, che vcggio. parte ; SCENA II. Belinda poi Armidoro, Bel. To piu volte ho provato 1 II piacer di cambiar la fiamma in petto Ali’ occalion di riprovarlo afpetto. Arm. Belinda a vete voi. Bellarofa veduta? Bel. Oh si Signor , e li,. Arm. T E R Z O. 53 Arm. Dove ? BeL Nol dico Per modeftia, e rifpetto. Arm . Dite fe in quefto loco iia venuta BeL Signor sl ma e di gia ben proveduta, Io so, che da Giacinto Riccvuto ha un viglietto . ♦. Arm. Oh me mefchino! Bel. Siete pur femplicino Per una moglie fcaltar Sarelfe buono , e bello, S’altro non vi mancafle, che il cervello part? SCENA III. Armidoro folo. L o conofco lo so. Valor non ho che vaglia Le donne ad eguagliar di quefta taglia parte. SC ENA IV. Bellarofa , poi Giacinto. C onvien dir veramente, che Giacinto II piči fedele fia de miei amanti. Da quello fuo viglietto Vi fi rileva efprellb il cor amante Eccolo appunto. Vuo ftar foilenuta, Voglio iinger per lui 11 mio cor fevero Per provare, fe amante egli e davvero. Giac. 56 A T T O. Giac. Bellarofa gentil ... Bella . Con chi parlate! Giac. Oh Dio ! Parlo con voi, Bella. E avete ardire Di comparirmi innanzi, E di parlar con me ? Giac. M a in che v’ofFeli ? Dite, parlate pur, ch’io fon prontiffimo Se mai v’offefi incauto, A piedi voftri umil perdono chiedervi. Bella. D’amarmi pro d'ate, E poi foffrir potete , Che in Cafa vollra propria, Da vil femmina ardita lo ven ga ftrapazzata ? E di me conto fate ? Se fciocca rni credete, v’ingannate. Giac. Mia čara, compatite, fe non feci Tutto quel, cldio dovea per veildicarvi Di (jnella impertinente. lo feci folo , Perche allor non naiceflero In cafa mia dei fcandali graviffimi. Percio perdon vi chiedo : Animabella il vollro cor calmate. Bella. Non vi poffo foffrir , per me non fate. i Giac. Mia čara , fedel vi fono lo vi chiedo il mio perdono Vi domando il voftro amor, Bella. Giufto Ciel! E fara vero, Che voi fiate poi fincero, Che lia il fido voftro cor. Giac. Gioiamia, perdon vi chiedo. Bella. ( Non refiilo. ) Ah si vi čredo * a r 2 Ah TE RZO i? a <2* Ah due cori difuniti Deh riunifci o Dio d’amor , Bella. Mi vuoi deludere Un altra volta Non deggio credere A un mentitor. Giac. Čara credetemi Lo giuro ai numi, Che un di nfaccefero Per voi d’amor. Bella . Sara poi vero ? Giac. Ve lo prometto , Bella. E’ m’amerete ? Giac . Ve Tafficuro. a Dal piacere , e dal contento (lo mi fento il cor brillar. Bella Ah furbetto. Giaa. Ah carina. Bella . Malignetto. Giac. Mia Spofina , Qua la man. Bella. No, non fi da. Giac. Aime, aime mi fento Un certo non so che. Bella Poverino, eccola qu'a. a 3 Qual di gueft’ anima Si a il dolce giubilo La gioia tenera Spiegar non puo. Per noi dali’ onde. Alba piu limpida , D s Giorno A T T O. Giorno piu lucido Mainon fpunto. - partono . SCENA ULTIMA. TUTTI. A lla Gioftra, alla Gioftra. Andiamo, andiamo* Chi refifter potra, Al valor del mio braccio? Alla mia forza , alfarte Refifter non potria lo fteffo Marte, Ah fe folle venuto A combater con me venfanni fono ... Ma pur non mi confondo E non temo, ne voi, ne tutto il Mondo. Arm. E me , voi non contate? Sar. Venga ,venga Giacinto , e allor vedremo Se a quefto braccio mio Niun refifter potra. Giac. Ecco, ecco Giacinto; eccolo qua. Bella. Signor Saracca mio Soipender voi potete, Poiche gia con Giacinto io fon fpofata, Sar , Come a me quefto torto? Brni' Cosi mi abbandonate ? Ping. Mi lafciate ccsl ? Bella- Di quattro antanti Eftere non pofs’io. Adempio il dover mio* A belmda lafciando il fuo Saracca, A d 'Sar. l&gn. .O ZRET OTTA Ad Albina Armidoro, E ali’ avaro Pignone il fuo teforo, r Alb. Or conofco , e confeflo •> Che Bellarofa ha nobili penfieri. Bel. EUa e nata di Dame , e Cavalieri* Giac . Ecco la Spofa mia. Arm. Deh Albina* Sar. Deh Belinda. Bel. Son pronta a perdonarvi, adArmid. Alb. Son pronta, fe volete anco a fpofarvi, a Sar. Alb.) Bel.) Arm.) car.) Bella.) a 2.) Giac.) Ping. Tutti. Furche. Bella. Bella. Tutti, Torna amor nel noftro petto a 4 A deftar cjuel primo affetto« Che per poco fi ammorzo, E nei noftri cori amanti Sian perpetui quegl’ardori, Che Cupido in noi defto. Non mi venga piu il prurito Di voler eller Marito Mai piii donne cerchero. Una Spofa fi compita, Che dei cuori e Calamitk Tutti alfin refe contenti a E fe fleffa confolo* Godero giorni felici, Se mi fiete tutti amici. Viva amor , e la fua face , Che la pace a noi reco. Fine del' Dr amina. II Veftiario fara di ricca, e vaga invenzione del celebre Signor Isach Calimani , e del Signor Bonaiuto Calimani.