ANNO IX Capodistria, 16 Luglio 1875 N. 14 | LA PROVINCI DELL' ISTRIA, organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il lu ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Atti ufficiali della Società agraria istriana. IL RISANO Attenti a seguire tutte le fasi della importantissima questione del Risano, alla quale il nostro giornale ha preso tauta parte, in difesa di tutti gli interessi minacciati per la conduttura di quelle acque a Trieste, ricliiamiamo l'attenzione dei nostri lettori sul dispaccio luogotenenziale comunicato nella seduta 2 luglio p. p. al consiglio della città di Trieste; e che togliamo dal verbale di quella seduta, inserito nell' Osservatore Trie-. situo ìì corrente: " È comunicato un dispaccio luogotenenziale sulla domanda del comune per la investitura dell' acqua delle sorgenti del Risano, con cui viene eccitato il Magistrato, a prendere in seria disamina le eccezioni che non fu possibile d'approvare nelle pertrattazioni commissionali, nonché il parere dei periti, i quali si sono dichiarati per l'attuazione di un canale impermeabile, onde condurre attraverso la valle almeno 6000 m. c. d' acqua, che il comune assicura per uso di quegli abitanti, avvertendo che dalle disposizioni dei §§ 18, 19, 36, 78, della legge provinciale sulle acque eluce chiaramente che rinvestitura agognata dal comune di Trieste non sarebbe in nessun caso ammissibile qualora per essa ne avesse a soffrire l'interesse pubblico dell'approvigionamento degli abitanti della valle del Risano. „ Come si rileva dallo stesso verbale di quella seduta, l'impressione prodotta dalla lettura di questo dispaccio sull' onor. consigliere Hermet, V. P., è stata sconfortante; ma per quali ragioni noi non sappiamo bene comprendere, se pensiamo che le accennate dichiarazioni del Governo, non fanuo che ripetere le promesse tante volte ripetute dallo stesso Inclito Magistrato di Trieste, di non voler privare, cioè, gli abitanti della vallata /lelj Risano del necessario uso di acqua, la quale secondo le misure fatte rilevare dall'Inclito Magistrato, è in tanta abbondanza, da soddisfare a tutti. Quel dispaccio è informato d'altra parte, unicamente allo spirito della legge sulle acque : è, secondo gkisti-zia, che il paese cine dà l\ acqua ha diritto di conservare per si tutta la quantità occorrente, e non pub essere spogliato dell'acqua per riceverla indi appena Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. di seconda mano e previa giustificazione del proprio bisogno. Per qual ragione meravigliarsi e rimanere sconfortati? La legge sulle acque non era forse in vigore quando l'Inclito Magistrato ideava la conduttura ? Non era forse intenzione dell'Inclito Magistrato di lasciare tanta acqua che corrisponda a tutti i bisogni della popolazione della vallata del Risano nella misura in cui oggi vengono soddisfatti? Bisogna che 1' Inclito Magistrato della città di Trieste, giustificata la mancanza d'acqua sufficiente ai bisogni della città, dimostrato che non sia possibile il provvedersene nel proprio territorio, (che ne è abbondantemente fornito) allora appena si rivolga a chiederne nel territorio del nostro distretto, da dove ne otterrebbe quel tanto rimasto dopo soddisfatti a tutti i bisogni della popolazione, che ha sempre goduto dell' acqua. L' onor. Hermet non può disconoscere la legge, e si ridusse a dire che sarebbe un applicarla alquanto troppo largamente, quando si domandasse il risarcimento di tutti i diritti d' acqua che sarebbero espropriati, e di fornire uua speciale conduttura per la valle del Risano. Non sapremmo distinguere diritti da risarcirsi e diritti da non riconoscere, a norma di una più larga, o meno larga interpretazione della legge. I vantaggi che gli abitanti della valle del Risano e delle contrade prossime, godono per quelle acque, sono molti e suddivisi, nè perchè uno sia di minor conto-di un altro, dovrebbe essere sconosciuto, quando tutti sommati formano la ricchezza del paese. Che i 5000 m. c. misurati dall' inclito Magistrato in caso di verificabile bisogno. — (sic) - - per la vallata ed i 1000 m. c. aggiunti nell'editto pubblicato il 15 novembre 1873, sieno Sufficienti o no per i consumi della popolazione del Risano e dei paesi vicini, non è momento da discutere ; osserviamo soltanto che ora si approfitta da questa popolazione, di tutta 1' acqua in tempi di straordinaria siccità e che appena basta. E una questione d'indole tecnica, quella per cui si dovrebbe ricercare il modo di condurre per la vallata del Risano la quantità d'acqua trovata necessaria per tutti gli usi della popolazione, mantenuta la condizione assoluta, cioè la fornitura indipendente affatto dalla presa d'acqua della città di Trieste. Bene inteso che neppure a questi patti >noi non acconsentiremmo alla cessione dell'acqua, la quale se oggi può essere calcolata bastare per sei, domani i bisogni di nuove industrie potrebbero presentarsi por dieci, e noi non averne con che supplire. Accenniamo soltanto ai patti, ai quali, secondo giustizia, dovrebbe essere ceduta l'acqua quando fosse accordata l'investitura. L'onor. 'Hermet, continuando in quella seduta, accusava la Rappresentanza provinciale dell' Istria, quelle di singoli comuni ed i privati interessati, di esagerare il valore delle acque del fiume Risano, nelle quali avrebbero creduto trovare la California. È facile indovinare lo scopo di queste insinuazioni; ed a noi non riesce nuovo questo sistema assai abile di deprezzare le acque del Risano, posto in pratica, con poca riuscita a dir vero, per le povere ville del nostro territorio, dove si voleva persuadere perfino, che la distrazione delle acque del Risano, dovesse portare giovamento alle industrie ed alla agricoltura?! col regolare la dispensa dell'acqua!!! ecc. ecc. Ma neppure dopo le parole dell' onor. H>rmet, nè la Rappresentanza provinciale, uè quella dei comuni, nè i singoli interessati muteranno parere nel valutare le acque del Risano, perchè il loro valore è desunto dai bisogni reali quotidiani : è formato dalla somma dei moltissimi interessi dei quali fruiscono tutti i giorni un gran numero di abitatiti di questo distretto e dei distretti limitrofi, interessi che costituiscono quella ricchezza del paese, che la Rappresentanza provinciale ed i comuni si sono elevati a proteggere contro le pretese del Magistrato della città di Trieste, e che abbiamo fiducia ci sarà conservata, secondo giustizia. —____* La pestùne eceneiÉa e l'agricoltura (Dall' Italia agricola) (Cont. e fine Vedi pagina 167'2) Perchè si possa fare il bene, e lasciar passare ciò che giova, bisognerà sempre impedire il male e ane-stare gli abusi e i disordini. Le torme dottrinarie non hanno mai fatto andare avanti il mondo, esso gira in buon órdine per le eterne leggi della gravitazione universale. Credete pure che in fine dei conti tutti gli economisti sono d'atfcórdo con noi, e quindi non possono tardare d'esserlo fra loro. Per guidare la società non ci vogliono formole, ma genio e vigore. Non c' è più pericolo con tanta luce di scienza e di civiltà che si ritorni indietro, nè che si rivolgano le passate tirannidi, la schiavitù, il protezionismo ; questi fantasmi del passato spariscono dall' orizzonte. Adesso che tutto passa, che tutto si fa, si corre il pericolo contrario cioè che la violenza del movimento trascini a qualche precipizio. Tanto è vero che gli spiriti più ardenti non si contentano più della libertà e vanno a cercare nuovi vantaggi nel socialismo, nelle associazioni internazionali e nel comunismo. E intanto che alcuni a-mici della libertà hanno paura dell'ingerenza moderatrici dei governi liberali, non si avvedono dell' ingerenza sfrenata delle passioni umane che minacciano non solo la libertà, ma la civiltà. Noi agricoltori, nella calma perfetta dei nostri campi, non abbiamo più paura delle tirannidi del governo, ma piuttosto del suo abbandono, e se per il passato abbiamo domandato in coro — lasciateci fare, lasciateci passare, adesso domandiamo che per ia porta della libertà non passino anche gli abusi, le ingiustizie, le u-topie, le ambizioni sfrenate, le avidità insane e la violenza. Sempre nemici del protezionismo, non domandiamo privilegi, ma sorveglianza, giustizia e assistenza, secondo che i nuovi bisogni l' esigono. Vedendo quanto torni nociva al progresso l'ignoranza della classe rurale, domandiamo l'istruzione per tutti. Provando i funesti effetti del diboscamento delle pendici montane, domandiamo delle buone leggi forestali che arrestino la devastazione dei boschi che altera il clima e produce in-nondazioui e disastri. Vedendo i cambi arsi dalla siccità, mentre i fiumi corrono al mare inutilmente, domandiamo delle leggi che rendano più facili le concessioni d'acqua per l'irrigazione. Pensando alla miseria della nostra carta, e all'oro degli stranieri, domandiamo delle scuole enotecniche che insegnino a fare il vino da mandarsi fuori del paese, con grande benefizio delle nostre finanze. Noi abbiamo sofferto più di tutti le vessazioni del passato, ed abbiamo assòluto bisognò di libertà per produrre ciò che la scienza ne insegna,""ciò che il bisogno domanda, ciò che l'interesse consiglia, senza a-vere nè imbarazzi, nè consigli da nessuno. Vogliamo fare da noi, e circolare senza vincoli. Ma siccome nessuno si oppone a tali benefizi conseguiti per sempre, non abbiamo paura di spettri, vogliamo dei rappresentanti autorevoli della nostra libertà, un governo forte p?r far rispettare i nostri diritti, la nostra famiglia e la terra che lavoriamo. R diamo di chi teme i soprusi del governo e non vede l'arroganza dei faziosi che a-spirano a intorbidare le acque per ottenere uua buona pesca, a spese degli ingenui. Noi non temiamo più il protezionismo, ma bensì l'assenza dell'autorità che lasci libero il campo ai demagoghi, ai malfattóri, agTT ignoranti. Nell'aperta campagna, vediamo meglio l'orizzonte, possiamo facilmente prevedere da che parte minacci 1' uragano, e ci sembra che le nuvole tenebrose non sieno più in alto, ma al basso. Gli economisti colla formola di Adamo Smith, hanno raggiunta la libertà economica, e questo li onora altamente. Ora non si tratta più di far camminare la libertà che è uscita di tutela, ma d'indirizzare i suoi passi nei vasti campi dell'industria e del commercio, di dirigerla perchè non falli la strada, di accompagnarla con buona scorta perchè non sia vittima nè dei disordini, nè di usurpazioni, perchè possa godere lungamente con piena sicurezza dei diritti acquistati, e trarne vantaggio, forza e dignità. Adamo Smith ha fondato sopra solide basi il grande edifizio della pubblica economia.....e poi è morto. Il suo nome passerà ai posteri più lontani per il suo merito insigne. L'edilìzio s'innalza con sempre nuovi materiali, ricavati dal progresso successivo degli studi, dalla continua osservazione, dalle modificate condizioni materiali e sociali e dalle lezioni dell'esperienza. Adamo Smith vide benissimo i pericoli del suo tempo, noi dobbiamo vedere quelli del nostro e provvederci di conseguenza; l'edilìzio giugnerà al culmine arricchito dai meriti di tutti gli architetti che vi a-vranno posto la mano. Quanto più le fondamenta sono solide tanto più la fabbrica sarà sicura, ma non bisogna credere che per essere magnifiche le fondamenta sia finita la fabbrica, nè si potrebbe esigere che ogni piano fosse la perpetua riproduzione della base. Un tempio può avere il basamento di roccia, gli alzati di mar- mo, la cupola di metallo, e riuscire un capo d' opera di armonia. L'economia politica deve avere per fondamento la libertà, per pareti il lavoro, per cupola la giustizia.. In tal modo l'edifizio, quantunque vario a seconda dei bisogni, sarà non solo armonioso, ma solido, monumentale e degno della civiltà. A. Caccianiga CORRISPONDENZE Pisino, li 29 giugno L'i. r. maestro signor Vascotti, nel pubblicare teste una grammatichetta pella seconda e terza classe delle scuole popolari, dice nella prefazione, che con grato animo accetterà tutte le giunte e correzioni che i signori maestri saranno per suggerirgli. Non sono maestro, ma sempre desideroso che l'istruzione proceda nel miglior modo possibile, m'attento di fare qualche osservazione anch' io. De' vari metodi d'istruire a parlar correttamente, sembra il più profìcuo appunto quello basato sugli e-sempi. per cui dai fatti ai principii, dall'analisi si passa alia sintesi; e quindi coli'intesa della ragione de' fatti e coli' esercizio di concretare le idee si rivela il magistero del linguaggio. Mi piace il metodo proposto dal signor Yascotti nella sua grammatichetta; se non che, un raccontino per quanto sia sufficiente a far conoscere le parti del discorso, non basta già per trarvi copia di frasi a far conoscere p. e. l'uso de' vari pronomi ed il tanto difficile maneggio de' verbi; a che, oltre il raccontino in testa al capitolo, farebbe d'uopo di molte frasi o proposizioni intercalate a posto, per desumere immediatamente l'uso del vocabolo nella maniera richiesta. 11 signor Vascotti nella prefazione promette di pubblicare altre due parti di grammatica per le classi superiori; ed invero a nessuno possono riescir meglio tali lavori che ad un maestro che si trova al caso di persuadersi dove e come gli scolari incontrino le maggiori difficoltà, e che si trova in occasione di udire «o-gni sorta di frasi per annotarsele ad esempi. Io però sarei del parere che invece di una grammatichetta ridotta agli ossicini, pei fanciulli di seconda e terza classe e poi un' altra più rimpolpata o più rivestita per quelli di quarta, se ne avesse una sola zeppa d'esempi, che dovrebbesi pertrattare nella seconda e tei za classe sino ai verbi, e questi nella quarta; e dopo tale istruzione preparatoria, continuare nella quinta e sesta classe popolare e nelle scuole medie, con qualche altra grammatica prescritta. Così l'insegnamento della madre lingua impartito a." fanciulli graduatamente, riescili loro chiaro e preciso che potranno farsene tesoro per l'avvenire; avvegnacchè si veda corno col metodo vecchio tanti studiosi già maggiorenni, non sanno nello scrivere far distinzione neanche tra il nominativo e l'accusativo, e come si trovano impacciati coi pronomi, scambiando egli, esso, suoi, loro, ecc., come capita; e che non hanno senso alcuno per far scelta delle particelle di, a, da in, per, ecc., tanto appropriate peli'armonia della frase quanto necessarie per riprodurre l'idea eolla più squisita aggiustatezza. Tengo anch'io buona raccolta di frasi in proposito, che raccattai da grammatiche e da altre letture : ma pur troppo sono proprietà del mio taccuino anziché del mio capaccio. E nella grammatica ne sarebbe desiderabile un espandimento generoso. Entrato in materia voglio pur accennare di quella sconcia sgrammaticatura che si ode qui in Istria ed a Trieste, e non so dove ancora. Intendo dello scambio che si fa del passato imperfetto del soggiuntivo col condizionale, e viceversa; onde con molta afflizione si ode ogni momento proferire ed in famiglia, e da maestri, e maestre e da laureati: fosse bene di far questo; se lei saprebbe far questo lo facesse; noi volessimo far questo, e così via. A me era riescito di far capire così alla grossa ad una vecchia zia, la quale aveva più perspicacia delle altre mie parenti, che dopo un se od un che si pronunci il verbo colla desinenza ssi. sse, e negli altri casi colla desinenza rei, rebbe, cioè: Sarebbe bene di far questo, se lei sapesse far questo lo farebbe ; se io sapessi far questo lo farei; egli desidera che facessimo questo ; noi vorremmo o vorresslmo tar questo. Ma se tanto può bastare così per uso di famiglia, però sino al punto di essere in possesso della corretta dizione ci corre; a conoscere cioè, quando il se ed il che sono latenti; o non sono spiccatamente determinati; o quando reggono tutto il periodo, per cui non ha luogo l'abituale alternanza col condizionale. Per impratichirsene ci vorrebbe profusione d' esempi, e la spiegazione immediata, perchè debba dirsi nell' un modo o nell' altro, oppure, potendo nella stessa frase proferirsi il verbo anche in difterente tempo, quale ne risulta diverso senso. Mi si concedano alcuni esempi : B. mi scrive per chiedermi se non sarebbe utile che imitassimo anche noi l'esempio della compagnia Z. Mi prendo la libertà di domandare se non potrei rendermi utile negli scavi ili Sicilia. — Perchè va detto sarebbe, potrei e nftn"fosse, póìesSi? — Oggi si ripresero i lavori della ferrovia, ma chi dicesse che non si lavorasse mentirebbe. — Po-trebbessi dire che non si lavori ? e qual altro ne sarebbe il significato ? — Speravano che la sentenza che la colpisce non avesse effetto, finche la corte d'appello non l'avesse confermata. — Perchè due volte avesse ? — Pensate se avrei voluto farvi un ingiuria ! mentre . . . — Perchè dopo il se non sta avessi ? — .... atteggiamento, che se potrebbe ' sembrare accademico e manierato per una donna europea, rende benissimo l'indolente abbandono della orientale. — Perchè non ci sta potesse e renderebbe ? — Focione un giorno applaudito dalla folla chiese : avessi mai detto qualche sciocchezza ? Qui mancano le risposte, perchè prescindendo anche dalla difficoltà di porgerle con garbo, non è mia intenzione di pretenderla a maestro. « I ita* \j~Eurcnzo, 28 giugno 1875 Chi ha letto le relazioni bacologiche edite dalla Provincia nel suo numero 12 si sarà formato l'idea che la campagna bacologica del distretto giudiziario di Parenzo sia andata male. Niente, si può dire, di meno vero. Abbiamo rilevato con tutta diligenza l'estensione delle partite e quantità fallite, ed abbiamo trovato che si limitano a tre, ed anche appena parzialmente. Una di queste, grande relativamente all'Istria, andò a male per quattro quinti o più, poiché due oucie di semente più precoci diedero ottimo risultato, e gli ultimi bachi parimenti, diedero un qualche prodotto. Tutte le perdite infatti si possono ridurre dalle 18-20 oncie sopra 220 0 più, poste all'incubazione. È una proporzione ordinaria, poiché quante mai cause note ed ignote possono concorrere a far perire e dimezzare una partita. Di contro a queste perdite, limitate in riguardo a numero possiamo riferire di produzioni straordinarie. Potressimo declinare i nomi delle allevatrici, le quali con oncie 1 e mezza spedirono al mercato funti 226 di bellissimi bozzoli, altra con mezz'oncia, funti 32, e così altre che arrivarono e sorpassarono i funti cento ad oncia sottile veneta, e tutto con semente fornita dal medesimo confezionatore. Ma, come si disse, quante mai cause possono concorrere a dimezzare un prodotto? Il mercato quasi chiuso permette rilevare che la produzione complessiva del distretto giudiziario di Pa-renzo, tutta di bozzolo giallo di vecchia razza istriana, ammonti a circa funti 15,000. Pel raccoglitore di dati statistici è sufficiente questa nuda cifra, rua questa non è la questione. La questione sta nel decidere a quale partito debba appigliarsi ragionevolmente l'allevatore, dopo i fatti esperimenti, onde procurarsi a tempo la semente per l'anno 1876. Constatiamo in primo luogo quanto si è constatato già da qualche anno nell' Istria, che la pebrina propriamente detta (atrofia) così anche la malattia delle gattine, dopo breve invasione si può dire del tutto sparita. In questi ultimi anni ogni perdita era da attribuirsi alla flacidezza. La fi acidezza si fece vedere auche quest' anno, ma pure meno diffusa, che anche le sopra accennate perdite, vanno attribuite ad altre ordinarie malattie del baco. Si può quindi concludere che le terribili malattie del baco, calcino, pebrina e flacidezza sono, o del tutto sparite, od in notevole diminuzione. E a notarsi che il calcino non recò mai stragi nell'Istria, neppure quando mezzo secolo addietro il D.r Bassi ne riconosceva la natura. Questi fatti confortanti mostrerebbero quanto abbia poca ragione l'egregio collega corrispondente di Mou-tona, di spargere allarme pel basso prezzo dei bozzoli ed intravedere il nero lenzuolo gittato sulla bara di questa nascente industria. E tutto ciò perchè i prezzi dei bozzoli sono discesi alquanto al di sotto del loro livello naturale. Singolari effetti dell'abitudine! Gli i-striaui non si rifiutano di zappare il formentone sotto al sollione di luglio senza disingannarsi del raccolto poco proporzionato alle spese e fatiche che si impongono e perdono all' incontro subito il coraggio, perchè il prezzo dei bozzoli, dall' epoca della cucagna, quando per semente si vendevano i bozzoli a fior. 6-8 al funto, è disceso a fior. uno. Ed è più singolare che il corrispondente attribuisca la causa alla carezza della mano d'opera; poi soggiunge che fra il bel numero di quelli 1 quali non allevarono bachi sono i contadini che colle loro bellissime partitelle popolavano il mercato; i contadini, scoraggiati dalla carezza della mano d'opera, essi che non spendono affatto per mano d'opera perchè fanno da soli in famiglia. Noi pensiamo all' incontro che la assenza del piccolo possidente o colono, e l'allevamento fatto dai maggiori possidenti si spieghi meglio col fatto che i primi lavorano molto colle braccia, ma pensano e ragionano meno dei secondi. Singolari effetti invero della secolare abitudine! Al nostro debole scoraggiamento potressimo contrapporre l'energia dei Lombardi. Perduto il proprio seme li abbiam veduti nell'Istria dove l'atrofia non aveva fatto ancora invasione (epoca della cucagna), poi passarono in Anatolia, al Turkestan, alla China, al Giappone, sarebbero andati con Verne, pur di trovare un' I oncia di semente sana. Nè esitavano od esitano ancora di pagare 15-20 franchi un cartone, contenti di produrre 50-60 fuuti di bozzoli, che vendevano e vendono in massa a prezzi più bassi dei nostri (perchè gran parte di razza Giapponese). Ci perdoni 1' egregio corrispondente se ci dilunghiamo opponendoci alle sue idee. Lo facciamo perchè riteniamo di grande importanza che tutti i ben pensanti istriani abbiano ad agitarsi in ogni modo per animare e spingere questa preziosa industria. Si piantino vivaj di gelsi, si diffondino in ogni modo, si incoraggi il piccolo producente il quale nei 31 giorni del mese di maggio può agevolmente buscarsi un centinajo di fior, coi quali potrà mestare tanta polenta da saziarsi tutto l'inverno. Non ci scoraggi il basso prezzo, che come tale più comparisce, perchè qualche anno addietro era ad un livello favoloso; anche un fiorino è prezzo rimuneratore. Che se l'improvvisa invasione delle sete a-siatiche fece in questi anni ribassare il prezzo dnlle sete, il mondo è grande, la ricchezza dovunque crescente i mercati più estesi. Coraggio adunque, si producano bozzoli, e si limiti sempre più l'agricoltura dell'abitudine; ma di ciò un'altra volta, ritorniamo alle sementi. I bachi andarono normalmente bene; la pebrina è cessata, la flacidezza in diminuzione. La pebrina si può evitare, dicono i dotti capitanati da Pasteur, scegliendo al microscopio semente scevra da corpuscoli. Corpuscoli certamente se ne trovano ancora. Esaminando al microscopio si trovano bachi, farfalle e sementi con e senza corpuscoli, non ostante la pebrina non si fa più vedere in proporzioni da farsi rimarcare. La flacidezza si fece vedere, ma su questa malattia i dotti non dissero ancora l'ultima parola, e molti dubitano " che abbiano neppur detta la prima. Lasciando che i dotti nei congressi bacologici sappiano successivamente indicarci la via migliore da seguire, tutti gli esperimenti fatti in questi ultimi anni rilevabili dalle relazioni bacologiche ci confermano nel fatto, che i migliori risultati ottenuti nell' Istria sono dovuti alle sementi cellulari od almeno scelte al microscopio. II sig. Sottocorona uomo d'affari ed intraprendente ci vide dentro, e senza risparmio di spese ed attività fondò una fabbrica di semente, ossia di selezione in grande. Da due-tre anni anche il sig. Domenico Yidali fa la stessa cosa a Parenzo, ma posteriore in tempo e meno intraprendente del Sottocorona si è limitato a lavorare da solo e non per tutto il distretto di Parenzo; soltanto in quest'ultimo anno si aggregò una abile operaja allieva dell'Haberland o del Bolle di Gorizia. Che la assenza di corpuscoli nelle farfalle e nelle sementi assicuri l'allevatore che non avrà casi di pebrina, di gattine, di flacidezza, o viceversa, chi scrive non vorrebbe giurarlo. Si sono veduti ed accertati dei fatti così contradditori da mettere i brividi addosso ai dotti di professione. A noi, pratici allevatori, non importa andar tanto pel sottile. È un fatto, che nella sua complessità ed irregolarità si mostra seusibilmeute costante, che le sementi a selezione microscopica, siano esse o scevre affatto da corpuscoli che dicono cellulari pure o con un grado minimo di infezione che dicono industriali, è un fatto diciamo che in questi ultimi anni diedero nell'Istria i migliori risultati. Prudenza adunque suggerisce che si abbia a procurarsi la se- mente cellulare ed industriale sia del signor Sottocorona sia del Yidali. Uomini onesti e coscienziosi forniscono semente di eguale |bontà; il divario consiste nella quantità, dall'uno al decuplo od auche più. Questo, pensiamo, è quanto di meglio si possa fare nelle circostanze attuali, non già il meglio possibile: poiché molto meglio sarebbe farsi da sé od in piccoli consorzi la bisognevole semente. Neil' Istria è facile rinvenire delle partite sane di bozzoli e lo prova il fatto dei due confezionatori i quali non le fabbricano già con speciali artifizi, essi non fanno che separare la buona semente dalla cattiva o dalla meno buona. Un microscopio costa poco (50-60 fiorini) ed il servirsi di esso è cosa così facile, chè a meno di non essere perfettamente imbecilli si può apprenderlo subito con facilità. Chi non lo fa o crede di non saperlo fare è un debole che si fa paura della propria ombra. Con questo mezzo si risparmierebbero molti danni e la buona semente avrebbe maggior diffusione, poiché [il prezzo .... , infatti un fiorino di qua un fiorino di là, si corre risico di trovar fondato lo scoraggiamento del corrispondente di Montona. Per quest'anno adunque sembra prudente attenersi ancora alla selezione microscopica, ed a rivederci l'anno venturo. : ~ _ . Roma, 5 luglio Nel numero del 1 luglio corrente a giusto titolo rilevaste il merito dell'opera illustrata, in corso di pubblicazione appo il Treves di Milano: Dall'Alpi all'Etna, per C. Stieler, A. Bartolini ed altri, in cui è compresa anche la descrizione dei paesi delle Alpi Giulie. E certo che le più intelligenti persone dell' Italia non mancheranno di leggere e di apprezzare questo magnifico lavoro. Ma il vostro cenno bibliografico mi ha richiamato alla memoria uu altro lavoro, che si sta pubblicando a puntate dai fratelli Treves nel Giro del Mondo, dove nei numeri 27, 28, 29, 30, lessi uno scritto dal titolo Trieste e l'Istria di Carlo Yriarte, uno scrittore francese, il quale descrive il vostro paese, da lui visitato nel 1874. Io richiamo l'attenzione vostra e di tutti i vostri lettori su questo lavoro, in cui mi parve di trovare, in mezzo a descrizioni veritiere e giuste osservazioni, non poche inesattezze, meritevoli d'essere rilevate e corrette. 11 Giro del Mondo è un giornale di viaggi, geografia e costumi, accuratamente illustrato e molto letto in Italia. La descrizione quindi dell' Istria pell'Yriarte sarà senza dubbio osservata e commentata dagli studiosi degli argomenti nazionali più interessanti.^ Si scorge da cotesto scritto dell'autore francese la impressione diversa dei luoghi, a seconda delle persone che glieli facevan vedere e glieli spiegavano. Naturalmente anche da voi vi saranno opinioni differenti e forse dei partiti, i quali rappresenteranno la storia, la geografia, i costumi, le nazionalità dei territorii sotto l'impressione del proprio spirito di parte; il che non farebbe meraviglia. Ma è però sovrammodo deplorabile che cotesto parteggiare possa estendersi fiuo a falsare appo gli stranieri, che visitano la provincia, lo stato moiale, etnografico e politico del proprio paese. I miei brevi appunti stanno in relazione con quanto è accennato nell'interessante vostra corrispondenza di Pisino del 23 giugno, poiché lo stesso signor Burton è citato dall'Y-riarte e forse lo accompagnò. Lo stile di quest'ultimo è brillante, vi si tra- vede l'artista; le descrizioni sono vivaci, attraenti, ma panni pecchi talvolta negli apprezzamenti. Senza fermarmi e criticare il confondere ch'egli fa l'Istria e la Dalmazia come due parti omogenee, mentre i due paesi hanno caratteri e condizioni sì opposti, mi limito, a porvi sott' occhi i seguenti passi : Nella prima pagina l'autore qualifica l'Istria un paese misterioso per lui! Parla poi della Bosnia e dell' Erzegovina, della Dalmazia, della guzla, e mette anche l'Istria in questo bel serto di terre incognite! A pagina 6 dice che a Trieste ben ristretta è la vita intellettuale, che gli Slavi hanno la ragione del numero, che in quella città non havvi ne arte, ne letteratura, nè aspirazioni d' un ordine elevato, che la città si alza piuttosto tardi, che i contadini del Carso hanno i carri colle ruote piene, che le donne di Servola colla bianca petseha in testa, vestono alla dalmatica e calzauo opanke, che il Cicio ha fronte depressa e bassa, mentre poi nel disegno, che rappresenta questa tribù, fedelmente ne rileva la pretta origine romano-rumena dalla fronte spaziosa e dai tratti ben contornati! Speriamo che a Trieste non mancherà chi ribatta sì fallaci asserzioni. L' autore è assai felice nel descrivere i dintorni di Trieste, di Miramare specialmente. Segue la descrizione di Muggia e di Pirano, e pone dovunque in rilievo le tracce della dominazione veneta. A pagina 34 asserisce che tutta la campagna dell'Istria é slava, e che questo elemento costituisce oltre due terzi della popolazione totale, che nelle città litoranee istriane i piccoli commercianti parlano slavo per poter intendersi col contado, che 1' elemento tedesco. fra le due razze italiana e slava, si rivela unicamente coi benefizii e studia d'i mantenere .. . l'equilibrio. A pagina 35 veggo descritta la vostra Capodistria, per cui mi corre obbligo di riportare per diletto dei vostri concittadini i brani che la riguardano: " Svoltiamo verso la costa per entrare in Capodistria, grande città, con costruzioni troppo ampie rispetto alla popolazione, e che evidentemente fu detronizzata, e perdette la sua influenza. E anch' essa una colonia dei Romani (Oegide) (sic), presa d'assalto nel 932 dai Veneziani, ripresa dai Genovesi nella gran guerra di Chioggia, e restituita alla Repubblica. Approdando dal mare, la città si presenta bene, circondata com' è da graziose ville alle falde delle colline, ma, veduta dall'interno risente della decadenza. Alla foce del Risano e della Corna Lunga si stendono le grandi saline, che si vedono dall' altra parte del golfo, formata dalla valle di Stagnon; esse costituiscono il gran reddito della città, che fabbrica annualmente 750 mila chilogrammi di sale. Pirano, sua vicina, ne fabbrica 4 milioni di chilogrammi. Capodistria occupa 800 operai, donne e fanciulli; Pirano ne impiega 3000. È, come dissi già, l'alta industria del paese; il lavoro, a quanto pare, è aspro per i salinatori ; le donne vi rendono grandi servigi. Fu in ogni tempo l'occupazione degli abitanti delle rive, ai quali i Veneziani ne proibirono l'esercizio per secoli ; ma la natura stessa della costa si prestava così bene che, dopo caduta la Repubblica, l'industria del sale divenne più fiorente che mai. Un tempo era un monopolio ; oggi soltanto a Capodistria si contano 17 proprietà™ di piccole saline parziali, il cui complesso, insieme con quello dello stato, costituisce l'industria locale. Le più grandi salina sono naturalmente situate alle foci dei fiumi, dove le coste sono aperte, e tagliate da canali, che facilitano le comunicazioni colle barche, e dove si formano poi i depositi naturali, sviluppati quindi artificialmente. Così le saline di Pira.no sono alla foce della Dragogua, a Straniano e a Porto Rose. Il sale dell'Istria è di eccellente qualità, ma fin qui si consuma sul posto; il commercio d'esportazione nou se 11'è impossessato; i proprietari 'consegnano i loro prodotti allo stato, che, a sua volta, li cede ai consumatori. "A Capodistria attendono anche ad allevare i bachi da seta e a salare il pesco ; vi sono alcuni mulini, alcune fucine, e, in un quartiere della città, si esercita la graziosa industria de' fiori artificiali e dei ricami, clie^vengono esportati anche all'estero. Il commercio coli'Istria è relativamente considerevole; oltre al sale, consiste in vino, burro, formaggio, grasso di porco, lane, pelli e un po' di seta. La navigazione si limita alle piccole corse tra Capodistria, Trieste. Venezia, Chioggia e la laguna. Abbiamo visitato i cantieri della città, pochi, ma abbastanza importanti ; si stava anzi allora per varare una nave d'alto bordo. „ E qui finisco ; riparla poi di Capodistria nel vedere Buje, di cui dice che " Buje calza anche Capodistria e la veste „. V. pagiua 38. — L'autore si ferma con predilezione a descrivere i contadini di Pisiuo ed i contadi slavi. Accetta, senza commenti, la denominazione tedesca di Mitterburg, senza notare s'ella sia o 110 ammessa dalla popolazione. Degli impiegati governativi dice che "la maggior parte di quelli con cui ci siamo affiatati, si considerava come in esilio in codeste contrade,,. È esatto nello stabilire le varietà delle razze slave, che vivono nell'Istria. Nell'avvicinarsi a Parenzo così si esprime: — "Già nelle cose e negli uomini apparisce uua celta grazia italiana: l'elemento slavo s'-allontana e ritorniamo all'Italiano del Nord, a quello della costa di Ancona fino a Venezia ,, pag. 46. — Nobilissima la descrizione di Parenzo, in ispecie dello storico e monumentale suo Duomo. In cotesta notevole città si capisce l'intelligente e nobile guida, che conduce il viaggiatore francese; questa nobile guida dev' essere il marchese de Polesini. Ameno, come la natura dei luoghi, è il racconto del viaggio lungo la costa veneto-istriana fino a Pola. Commovente è la dettagliata descrizione dei monumenti romani di Pola. Piace il ritrovarvi sia nelle forme architettoniche, che nelle iscrizioni, una Roma novella, una figlia di questa Gran Madre. È un legame di a-more traverso duemila anni, sono memorie di tempi trascorsi, che ora rifan capolino, senza timore di ricadere nell'obblio, anzi colla fede e colla speranza di destini migliori. Pola attrae talmente l'attenzione del viaggiatore francese, eh' ei vi dedica ben 14 grandi pagine del suo lavoro e le più accurate suo incisioni. In generale e riassumendo, l'opera dell'Yriarte è di alto interesse, tratta in un modo affatto nuovo delle cose e dei territorii dell'Alpe Giulia, contiene non pochi pregi di verità e di scienza, come 11011 lievi difetti 'li leggerezza di giudizi, specialmente nei paragoni fra le diverse razze. Evvi poi assenza completa di quella diligenza, ch'egli avrebbe pur dovuto avere, nel ricercare le fonti di coltura e di vera civiltà italiana, onde l'Istria fu in ogni tempo ricchissima. I disegni pure sono interessantissimi, ma tralasciò non poche vedute dell'Istria, mirabili per magnificenza di paesaggio e per correttezza di linee nei fabbricati. I ra questi la piazza di Capodistria col palazzo e colla Loggia di cui nemmeno parla. Ciò mi fa sorgere l'idea di quanto interesse e di quanta istruzione sarebbe una raccolta di disegni, di vedute fotografiche 0 litografiche dei varii luoghi dell' Istria. Ci sarebbe da comporre un album stupendo, che ogni istituto specialmente d'Italia, si terrebbe ad onore di acquistare. ( *f. i. ;. •; '••,,/ .. • ; • ■ ■ Relazione al Consiglio «li agricoli lira nell'adunanza 7 marzo 1875 (Coni. Vedi pag. 1675) Bestiame. jEquino. — Anche nel decorso anno i depositi di cavalli stalloni governativi diedero ottimi risultati. Si temeva che le aumentate tasse di monta diminuissero il concorso, ma altrimenti avvenne. ^ Nel 1873, 271 stalloni salirono 9739 cavalle dando così una media di 36 circa per ogni stallone; uel 1874 gli stalloni erau 294, eie cavalle salite 10701: la media per ogni stallone fu di 36 2[5: questa media era nel 1872 di 28 1[2 soltanto. I prodotti ottenuti dalle monte nel 1873 sono numero 5244. — Si è spesso ripetuto che fosse scarso il numero dei prodotti iu riguardo alle cavalle salite. — Nell'ultimo rapporto indirizzato al Ministero dal direttore tecnico marchese Co-stabili, quest' opinione è combattuta, ed a ragione. — Da una recente pubblicazione fatta dall' Austria appare che la media dei prodotti ottenuti dalle 173,501 cavalle salite da 1596 stalloni che il Governo manteneva nel 1873 nei cinque suoi depositi raggiunge appena un terzo del numero delle monte. Anche le tasse di monta seguono per conseguenza un progressivo aumento. Nel 1873 1' erario introitò per questo titolo lire 130,570; nel 1874 lire 176,556. Quest'anno la stazione di monta si aprirà con 280 cavalli, e rimarranno perciò insoddisfatte 53 località che hanno rivolte vive istanze al ministero per ottenere stazioni di monta cavallina. Ma questo intervento del Governo ha prodotto ed in qual misura utili risultati sia rispetto alla quantità che alla qualità dei cavalli. Le continue domande di stazioni dianzi accennate le esposizioni di Lodi del 1871, il Concorso agrario di Novara del 1874 provano 1' utilità di questo diretto intervenuto dal Governo ; ma il Ministero che fin dal 1870 è inteso a raccogliere elementi volti a provare codesti assunti spera, mercè la valida cooperazione delle direzioni dei depositi, di pubblicare nei corrente anno un'apposita relazione su quest'argomento. Bovino. — Chi imprende studi rispetto alla industria zootecnica in Italia acquisterà la convinzione che gli animali bovini hanno presso di noi una importanza grandissima, e che il loro miglioramento fu oggetto particolarmente in questi ultimi anni di cure singolari. Ogni opera fu data dal Ministero per promuovere siffatto miglioramento. Come il Consiglio conosce, fin dal 1871 fu efficacemente promossa la istituzione delle stazioni di tori di monta, le quali da quel!' anno fino a tutto il 1874 sono rappresentate dalle seguenti cifre 8-30-81 -92. Alcune provincie hanno involto in modo speciale le loro cure a questo allevamento; Udine e Padova hanno scritto nei loro bilanci somme considerevoli a questo intento. Nei primi giorni di aprile del decorso anno fu tenuto, come vi era stato annunziato, presso la scuola d'agricoltura di Milano, un congresso di direttori delle latterie sociali, ed una esposizione di ordegni che si riferiscono all'industria del caseificio. Convennero al congresso 120 membri, e vi erano rappresentate l'Austria, la Francia e la Svizzera. La esposizione fu abbastanza ricca e svariata; forse codesta esposizione suggerì alla Francia il progetto di tenerne un' altra in casa sua nel corrente anno. Una statistica delle latterie sociali in Italia è pressoché al termine. Così rimarrà soddisfatto il voto espresso dal Consiglio nell'ultima adunanza. Ovino e suino. — Meno efficace e diretta può essere l'azioUe del Ministero su questi due rami della pastorizia. Una pregevole relazione resa di ragione pubblica dà conto dei tentativi fatti e dei risultamenti conseguiti presso lo stabilimento zootecnico di Reggio E-milia con gli incrociamenti delle razze indigene con le più pregevoli razze perfezionate ovine e suine inglesi. Da quello stabilimento il Ministero ritirò e donò gratuitamente a comizi, a municipi, ecc., n.° 9 suini della razxa Yorkshire, 20 di quella Berkshire ed un montone Southdown. Nel sud d'Italia anche furono fatti esperimenti, ma non è il caso per ora di trarre conseguenze. Dee bensì ricordarsi che al deposito di animali istituito presso la scuola di Portici saranno mandati fra breve diversi capi di razze ovine della Mesopotamia. •ia wtgsa i)%WiJ)Ì0B (rffwrns }£i ibh'e oJuvsqoa <*«><«■;; Malattie (lei bestiame. Tra le malattie del bestiame si sono fatte notare nel decorso anno, come appare da una pubblicazione dovuta al Ministero dell'interno, per l'ampiezza della diffusione, l'afta epizootica e la zoppina. Nel primo trimestre esse dominavano in media mensile in 5-600 stalle e mandrie ; nei due mesi successivi di aprile e maggio si mantennero in sole 150-200 stalle ; ma nei mesi caldi si estesero a 726 stalle e mandrie (giugno), a 1095 (luglio), e a 1353 (agosto); nei mesi di settembre e ottobre la media delle stalle infette è di 600, e discende a meno di 300 in sul fine dell'anno. La polmonea dominava nel febbraio in 116 stalle, e nel marzo in 36; durante la stagione calda cessò quasi del tutto, ma poi comparve in 49 stalle nell'ottobre, e in 32 nel novembre. Della febbre carbonchiosa si notò qualche caso isolato nei primi mesi dell'alino; durante i mesi caldi dominò in media mensile in 40 stalle e mandrie, e si estese a 59-71 e 55 nei mesi di settembre, ottobre e novembre. Fortunatamente non abbiamo avuto a lamentare altre malattie di qualche rilevanza. E da notare la stampa, fatta dal Ministero, e la larga diffusione data ad una memoria compilata, per suo incarico, dal professore Papa, intorno alla peripne-umonia. — Ed è da ricordarsi l'incoraggiamento accordato mercè medaglie e premi in danaro per la compilazione di trattati pratici sull'allevamento e governo del bestiame in genere. Sei memorie furono pubblicate per siffatto mezzo nel decorso anno. Il concorso fu aperto e condotto a termine per cura della Società Nazionale di veteii naria di Torino. A Udine si riunì il terzo congresso degli allevatori del bestiame, e ciò valga sempre più a conferma- re la dichiarazione fatta che il paese rivolge l'attenzione a questa parte importante della industria agraria. Auche in quest'anno conviene deplorare il poco favore col quale fu accolto il suggerimento dato dal Ministèro alle Provincie ed ai comuni per la istituzione di condotte veterinarie ; salvo poche eccezioni non solamente non si è cercato di creare questi uffizi ove non esistevano, ma si sono anzi soppressi alcuni di quelli esistenti. (Continua) . si!, ■.•! -,8iJioì iaoi . BIBLIOGRAFIA (dal Bullett. di Paleontologia italiana diretto da G Chierici, L. Pegorini e P. Strabel. Anno I. N. 4,5, Parma) Notes on the Castellieri or prehistorich ruins of the lstrian peninsula ossia Notizie intorno ai castellieri e rovine preistoriche della penisola I-striana, in 8°, di pag. 40 con 4 tavole. Il capitano Burton, vicepresidente della Società antropologica di Londra e console a Trieste, pubblicò questo opuscolo col doppio scopo di dare notizia dell'Istria agli studiosi di paleontologia e di appagare il desiderio espressogli dal sig. James Fergusson, 1' autore del Rude Stonc Monumenta. L'autore comincia col descrivere l'Istria, la sua posizione geografica, la sua estensione, i confini, ecc. passando in rivista i popoli che successivamente vi tennero stanza. Appresso cita i nomi degli autori che scrissero opere sull'Istria dando il primo posto a Gian Rinaldo Carli di Capodistria, che già nel secolo passato con alcune sue pubblicazioni chiamò l'attenzione degli studiosi sopra i monumenti e siili' importanza storica del suo paese, e da uno scrittore all' altro, da un'opera all'altra giunge a nominare le persone le quali oggi si occupano dell'Istria e la illustrano con lavori e con scritti. Premesse le quali notizie viene a parlare de' così detti castellieri. In alcuni luoghi dell'Istria, in punti eminenti, trovasi un numero considerevole di rovine, che la popolazione italiana chiama castellari o castellieri, e la popolazione slava dice graddas o gradisca, cioè rovine di vecchia città, derivando questi nomi dallo parole slave gracl città e starigrad città vecchia. Quelle rovine risultano o da muraglie a cemento o da semplici macerie. Gli egr. sigg. Dr. Kandler, cav. Luciani e Dr. Scampicchio ed altri ancora in questi ultimi anni studiarono tali rovine e ne misero in luce l'importanza. Per lungo tempo era opinione comune che tali castelli fossero costruzioni greche; ma il Dr. Kandler dichiarò e provò infondata questa idea, perchè quel popolo non lasciò ivi vestigia di sè; inclina volentieri a credere invece i castellieri campi romani, nei; quali tali castelli o forti fossero stati disposti in modo da potere da uno di essi vedere gli altri e servire cosi per fare segnali. Altri sarebbero propensi a credere i castellieri opera degli aborigeni, costrutti per loro propria difesa contro le armi romane. Tutte queste spiegazioni contentavano ben poco gli studiosi. Dopo i recenti progressi fatti dalla paleontologia in ogni paese si venne nell'avviso che i castellieri dell'Istria sieuo abitazioni di età primitive. Infatti in essi si trovano coni di stoviglie di forma e lavorazione affatto primitiva ed alcune armi di pietra, fra le quali un'accetta di pietra levigata, che il cav. Luciani trovò in Albona e portò all'esposizione di antropologia ed archeologia di Bologna nel 1871; la quale superava in volume tutte le altre, che figuravano in dette esposizioni; vi fu scoperto anche un terriccio nero che par formato da ceneri ed immondezze. Si pensò quindi che contemporaneamente agli uomini che abitavano la Svizzera e l'Italia in villaggi costrutti in palofitti vivessero in Istria popoli, i quali, non trovando luoghi, stimarono conveniente di costruirsi abitazioni fortificate sulle cime dei monti. Il capitano Burton, legato da amicizia e da comunanza di studi sull'Istria ai prelodati naturalisti, ci dà nel suo opuscolo una lista di castellieri principali, descrive elegantemente e più particolarmente quelli che da lui furono meglio studiati, illustrando la sua descrizione con elaborati, nitidi e ben istruttivi disegni. fl4+i« I H T K I A e viceversa che intraprendèrà il Piroscafo celere ad elice EGIDA. Incominciando col giorno 25 maggio 1875 fino a nuovo Avviso verrà attivato (tempo permettendo) il seguente : ORARIO pei giorni feriali Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7 ant. IO'/1 v * n n 7> l „ „ „ . „ 6 pom. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 anc. » » » „ 12 mer » - » „ , 7'jjpoui. per le domeniche e giorni festivi Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7 ant. IO1 r n » n 31 V " * 71 jpom. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » » „ „ mer. * » * » 8s/4pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I ragazzi sotto i dodici anni pagano la metà. Arrivo e partenza a Trieste dal Molo S. Cai-Io, da Capodistria dal Porto. KB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, 20 Maggio 1875. L'Impresa. o b'Mjirjk -