Received: 2017-08-12 Original scientific article ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 DOI 10.19233/AH.2018.28 GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA GIULIA NEL SECONDO DOPOGUERRA. LA QUESTIONE DEGLI ELENCHI E NUOVE FONTI Urška LAMPE Inštitut IRRIS za raziskave, razvoj in strategije družbe, kulture in okolja, Čentur 1f, 6273 Marezige, Slovenija e-mail: urskalampe@gmail.com SINTESI L 'articolo tratta la questione dei deportati dalla Venezia Giulia nel maggio e giugno del 1945 a partire dai numerosi elenchi compilati dopo la scomparsa delle persone, inserendola nel contesto dell'origine della Guerra fredda. L 'autrice presenta gli elenchi rinvenuti in vari archivi in Italia, Slovenia, Serbia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Oltre a sottolineare che la redazione di un elenco accurato sia una questione molto piu difficile di quanto possa sembrare, l'autrice svela un'indagine molto importante sulla questione dei vari elenchi, svolta dall' Istituto Centrale di Statistica di Roma nella seconda meta degli anni '50. Parole chiave: deportati, Venezia Giulia, Jugoslavia, Italia, elenchi, Istituto Centrale di Statistica, Guerra fredda, 1945, 1959 LEDENA VOJNA V BEOGRADU. DEPORTACIJE V JUGOSLAVIJO IZ JULIJSKE KRAJINE PO DRUGI SVETOVNI VOJNI. PROBLEMATIKA SEZNAMOV IN NOVI VIRI IZVLEČEK Prispevek obravnava vprašanje deportiranih iz Julijske krajine v mesecu maju in juniju 1945 z vidika številnih seznamov oseb, ki so se pojavili po njihovem izginotju, ter problem postavi v kontekst prihajajoče Hladne vojne. Avtorica v besedilu predstavi sezname, ki so bili najdeni v arhivih v Italiji, Sloveniji, Srbiji, Veliki Britaniji in ZDA. Poleg tega, da poudari kako težavno bi bilo oblikovanje natančnega seznama deportiranih, avtorica tudi razkrije pomembno preiskavo glede seznamov, ki jo je v drugi polovici 50-ih let izvedel Državni statistični urad v Rimu. Ključne besede: deportirani, Julijska krajina, Jugoslavija, Italija, seznami, Državni statistični urad, Hladna vojna, 1945, 1959 691 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 INTRODUZIONE1 Negli ultimi anni è sorto un notevole interesse per il problema delle deportazioni in Jugoslavia dalla Venezia Giulia nel secondo dopoguerra. Le ricerche svolte dalla delegazione della Lega Nazionale di Gorizia, soprattutto, ebbero un forte eco nei media delle regioni di Gorizia, Trieste e di altre parti del Friuli Venezia Giulia. Lo scopo, come precisato nel novembre 2015 dal presidente dell'ente e capo del gruppo di ricerche Luca Urizio, fu quello di correggere il numero dei deportati da Gorizia in modo da aggiungere i nuovi nomi individuati nel corso della ricerca al lapidario collocato nel Parco della rimembranza della città2. Il presente articolo non affrontera il problema del lapidario di Gorizia, contestato dal pubblico generale e specialmente da quello di nazionalità slovena, oltre che dalle organizzazioni antifasciste Italiane (specialmente l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI) già da prima della sua realizzazione, e ancora più negli anni successivi - il tema infatti è già stato approfondito in un'altra occasione (Lampe, 2016). Dopo la guerra, specialmente nei primi mesi ma anche negli anni immediatamente successivi, sono sorti numerosi elenchi preparati da enti diversi, spesso parziali -riferiti soltanto ad alcune categorie di deportati, a seconda del luogo di arresto e deportazione (Gorizia, Trieste, Pola), della categoría professionale (carabinieri, guardie di finanza, addetti alla pubblica sicurezza), dalla funzione esercitata durante la guerra (militari o civili) etc. Nella prima parte dell'articolo approfondiremo il dissidio diplomatico tra l'Italia e la Jugoslavia, concentrandoci sulle deportazioni e inserendo la questione nel contesto internazionale. Nella seconda parte, invece, esporremo alcuni degli elenchi, cercando di capire l'importanza data al problema da parte dell'Italia e le reazioni in Jugoslavia. Infine, approfondiremo un'importante ricerca sulla questione, rimasta finora sconosciuta alla storiografia come al più ampio pubblico. Si tratta dell'indagine condotta dall'Istituto Centrale di Statistica di Roma nella seconda metà degli anni '50. Lo scopo del presente articolo è quindi quello di introdurre il problema degli elenchi, basandosi su numerosi fonti archivistiche, inserendolo nel contesto del secondo dopoguerra e della Guerra fredda. L'ipotesi di base è che la questione delle liste o della lista unitaria dei deportati non possa essere intesa come un problema di ricerca autonomo, perchè la conoscenza dei rapporti interstatali e delle circostanze internazionali è di importanza cruciale rispetto alla questione del destino dei deportati, dal momento che tutte queste circostanze hanno influito sullo sviluppo complessivo degli eventi nei mesi e anni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. 1 Il presente saggio e stato realizzato nell'ambito del progetto di ricerca Kontemporalnost razumevanjskega konteksta ter izražanje osebne in družbene svobode (št. J7-8283), finanziato dall'Agenzia per le ricerche della Repubblica di Slovenia (Javna agencija za raziskovalno dejavnost Republike Slovenije). 2 Il Piccolo, 19. 11. 2015: Gorizia, dagli Archivi la verita: oltre 800 infoibati. Disponibile su: http:// ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/11/19/news/dagli-archivi-la-verita-oltre-800-infoibati-1.12473438?ref=search. 692 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 GUERRA FREDDA ALL'ORIZZONTE Dopo la liberazione di Gorizia, Trieste e di tutta la Venezia Giulia vennero effettuate migliaia di arresti di persone sospettate di crimini di guerra, collaborazionismo o di nutrire sentimenti filo-fascisti. Furono arrestate anche persone che si opponevano al nuovo regime Jugoslavo, nonchè criminali comuni. Alcuni dei dispersi coincidono con le ultime operazioni militari per la liberazione di Trieste; oltre ai morti in battaglia e ai prigionieri di guerra, certe persone furono soppresse dalla «rivoluzione popolare» - alcune di queste furono, come noto, infoibate. Nel presente lavoro non si approfondira il problema di questi arresti e deportazioni, dal momento che è già noto alla storiografia (per esempio Miccoli, 1994 e 1955; Nemec, 1996; Troha, 2000, 2004 e 2012; Di Sante, 2007; Bajc, 2011 e 2012; Lampe, 2017); come pure degli «infoibati» e del loro uso politico (per esempio Spazzali, 1990; Valdevit, 1997; Troha, 1999; Pirjevec, 2009; Verginella, 2010; Pirjevec, Troha, Bajc, Dukovski & Franzinetti, 2012; Tenca Montini, 2014; Bajc & Lampe, 2017). Nei primi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale l'Italia e la Jugoslavia non avevano rapporti diplomatici ufficiali. Questa situazione si è protratta fino alla firma del Trattato di Pace nel febbraio 1947. Nei mesi a seguire i due Stati nominarono i propri rap-presentanti diplomatici. Come alcuni storici hanno già ricostruito (per esempio Troha 1999, 91), prima di tale evento contatti avevano luogo esclusivamente tra i vertici dei due partiti comunisti, come prescritto dalla tattica comunista postbellica (sulla questione si veda anche Tenca Montini, 2017 e Tenca Montini, 2018). Il governo italiano aveva recepito le notizie relative alle deportazioni dalla Venezia Giulia con estrema preoccupazione, soprattutto per la pressione dell'opinione pubblica, che lo riteneva responsabile della situazione venutasi a creare, nonchè incapace di porvi rimedio. Alcide De Gasperi, Ministro degli Affari Esteri e poi capo del governo, aveva scritto il 6 novembre 1945 all'ammiraglio Ellery W. Stone, capo della Commissione alleata per l'Italia, riferendo di una situazione insostenibile nel Paese ed esprimendo la convinzione che l'atteggiamento dell'opinione pubblica fosse erroneo, dal momento che il governo italiano non era nella posizione di influire granché sugli eventi, non disponendo di rapporti diplomatici con la Jugoslavia. Nella lettera attaccava duramente la dirigenza jugoslava, che non mostrava la minima comprensione nei confronti del governo italiano, sostenendo anche il fatto che i due Paesi fossero ancora in assetto bellico (DDI, 10/II, d. 662, 6. 11. 1945). Due giorni più tardi la critica verso la dirigenza jugoslava fu ancora più aspra; allora infatti De Gasperi avverti l'Ammiraglio che la Jugoslavia avesse sfruttato l'intero periodo successivo al maggio 1945 per modificare la composizione etnica di Trieste e dei dintorni. Questo sarebbe stato ottenuto attraverso la deportazione di migliaia di italiani, nonchè con la mobilitazione e l'insediamento di popolazione jugoslava (DDI, 10/II, d. 669, 8. 11. 1945). Il governo italiano interpretava dunque le deportazioni come un mezzo per mutare le caratteristiche etniche del territorio, e dunque un tentativo di espandere territorialmente lo Stato jugoslavo. Il 10 novembre 1945 l'allora capo del governo italiano Ferruccio Parri tenne a Udine un discorso in cui affronté il problema dei deportati assicurando che il governo italiano lo seguisse con la massima attenzione. Aggiunse che buoni rapporti tra i due Stati fossero ne- 693 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 cessari affinché i deportati dalla Venezia Giulia potessero fare ritorno in patria3. In risposta alle tesi di Parri, una settimana dopo Tito dichiaro di non sapere nulla di deportazioni e internamenti dalla Venezia Giulia, dal momento che la Jugoslavia non tratteneva altro che prigionieri di guerra4. A seguito di questa dichiarazione pubblica Josip Smodlaka, che proprio allora si trovava a Roma in missione segreta, invio a Tito un messaggio con l'appunto che evidentemente si fosse creato un malinteso, dal momento che Tito aveva parlato di prigionieri di guerra e Parri di deportati5. Per quanto anche i funzionari del Foreign Office britannico sostenessero ci fosse da attendersi che la dirigenza jugoslava negasse l'esistenza di deportati6, resta da chiedersi se questa stesse mettendo in atto un gioco diplomatico o se davvero (per quanto sembri quasi impossibile) in Jugoslavia non sapessero nulla degli arrestati in questione. In ogni caso le accuse italiane causarono una reazione imprevista di Belgrado, e la leadership jugoslava prese a prepararsi per una reazione ancora piu decisa nelle settimane a venire. Un mese dopo la prima reazione di Tito, il 17 dicembre 1945, sul giornale ufficiale del Partito Comunista Jugoslavo Borba venne pubblicato un dettagliato commento di Tito sui rapporti italo-jugoslavi. In esso il Presidente affrontava le principali questioni in sospeso, che si riflettevano sui rapporti tra i due Stati (situazione complicata venutasi a creare giá durante la guerra, vedi anche Godeša, 2014). Il contributo, che il Foreign Office ritenne di tradurre nella sua interezza, mostra bene la disposizione diffusa in Jugoslavia rispetto al ruolo dell'Italia nella realtá postbellica. Risulta evidente che la dirigenza jugoslava non volesse accettare il fatto che al Paese vicino venisse riconosciuto lo status di cobelligerante, oltre a godere del forte supporto degli alleati occidentali. Questo la leadership jugoslava non voleva ne poteva accettarlo, dal momento che vedeva nell'Italia fascista, assieme alla Germania nazista, il proprio principale aggressore. Tito accusava il governo italiano di cercare di peggiorare l'immagine della Jugoslavia - attraverso gli internati dalla Venezia Giulia - in modo da coprire i propri «peccati» nel periodo interbellico. Il capo jugoslavo dedico molto spazio alle deportazioni, smentendo con decisione che esse fossero avvenute. Sostenne che non fossero stati effettuati internamenti nella regione della Venezia Giulia, ricordando che la dirigenza jugoslava avesse giá smentito questa evenienza, attraverso una nota dedicata, in occasione della firma dell'accordo di Belgrado (sullo specifico della nota si veda Bajc, 2011, 148-150), il che non aveva comunque dissuaso i vertici italiani e quelli angloamericani dal consegnare alla Jugoslavia una lista di (circa) 2500 persone presumibilmente internate. L'inesattezza di questa lista venne dunque dimostrata citando l'esempio di persone di cui si era appurato che si trovassero in libertá, che fossero cittadini jugoslavi, che attendessero il rimpatrio da alcuni dei campi di concentramento nazisti in cui erano state rinchiuse, o che si trovassero nei campi jugoslavi per prigionieri di guerra (una risposta analoga era stata riservata dalla 3 DA MSP PA 1945, f. 14, br. 6262, d. 18, Josip Smodlaka, Rim per Tito, pov. br. 123, 14. 11. 1945. 4 TNA FO 371/48951 R 19667/15119/92, Stevenson, Belgrade to FO (No. 2153), 19. 11. 1945. Vedi anche Lampe, 2016, 770. 5 AJ 836, I, I-3-b/320, Smodlaka per Tito, pov. br. 127/45, 19. 11. 1945. 6 TNA FO 371/48951 R 19667/15119/92, Stevenson, Belgrade to FO (No. 2153), 19. 11. 1945. 694 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 leadership jugoslava già alla nota diplomática angloamericana risalente a fine ottobre 1945). Tito espresse dunque la convinzione che i vertici italiani tentassero solamente di lenire le accuse sui crimini italiani fascisti del periodo interbellico. Nonostante questo - proseguiva Tito - la Jugoslavia desiderava buoni rapporti con l'Italia, per quanto a ció fossero contrari alcuni dei rappresentanti del governo italiano, che in questo atteggiamento godevano pure del sostegno degli alleati occidentali7. Interpretiamo facilmente la risposta di Tito come un attacco alla dirigenza italiana e un'aspra critica alla tendenza degli angloamericani ad assecondarne le aspettative. Tito scese in campo con decisione in difesa del proprio Paese. Alla fine espresse la convinzione che la colpa dei cattivi rapporti tra i due Stati, che a quel punto si trovavano a un punto morto, fosse soprattutto dell'indisponibilità italiana a riconoscere i propri crimini di guerra, oltre all'esercizio di pressioni con accuse infondate riguardo ai deportati. L'Italia invece, in quanto sconfitta in guerra, non avrebbe dovuto esercitare alcuna pressione. Dal testo promana l'impressione che Tito non avesse alcuna intenzione di trattare con il governo italiano nè riguardo ai deportati nè rispetto alle altre questioni in sospeso tra i due Paesi. Verosimilmente non era disposto a parlare con nessuno, a parte la dirigenza del Partito comunista italiano, con la quale alcuni accordi erano certamente già stati presi. Oltre a questo, Tito attaccó violentemente anche gli «alleati» angloamericani, rei di avere appoggiato le aspirazioni italiane. Per quanto al Foreign Office non fossero eccessivamente preoccupati delle accuse ricevute, era chiarissimo, come riteneva il funzionario H. S. Williams, che la Jugoslavia non si sarebbe smossa dalla propria posizione rispetto al Trattato di Pace8. Il giorno successivo, 18 dicembre, si svolse a Roma una conferenza stampa alla quale i giornalisti chiesero a De Gasperi di replicare. Egli annunció di essersi impegnato a fondo per creare rapporti stabili tra i due Paesi, e di aver ritenuto nelle settimane precedenti di esserci riuscito, quando invece l'ultima dichiarazione di Tito dimostrava il contrario. De Gasperi rimaneva comunque ben disposto verso la Jugoslavia, ma non per questo disponi-bile a sorvolare sul problema dei deportati dalle due zone9 della Venezia Giulia. Prima di affrontare la questione dei rifugiati jugoslavi in Italia (al ritorno dei quali i vertici jugoslavi vincolavano il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani), sarebbe stato inoltre necessario che la Jugoslavia consentisse almeno l'invio di una missione per verificare quanto successo ai deportati. Il governo italiano stava infatti ricevendo numerosi appelli da parte dei parenti degli scomparsi10. I rapporti tra i due Stati furono dunque assai freddi nei primi mesi del dopoguerra, e il problema del destino dei deportati e del loro rimpatrio era effettivamente uno dei cruciali, dal momento che il governo italiano, come abbiamo visto, vincolava ad esso lo svolgimento di negoziati ulteriori. Questi rapporti già freddi si sarebbero peró raffreddati ulteriormente 7 TNA FO 371/48840 R 21169/24/92, Stevenson, Belgrade to FO (No. 2345), 17. 12. 1945. 8 TNA FO 371/48840 R 21169/24/92, Stevenson, Belgrade to FO (No. 2345), 17. 12. 1945. 9 Qui sono probabilmente intese anche le deportazioni dalla zona B che era sotto l'amministrazione del Governo militare dell'esercito jugoslavo (la Vojna Uprava Jugoslavenske Armije - VUJA), per cui nè lAlliedMilitary Government (AMG) nè le autorità italiane non avevano accesso ai dati relativi alla stima degli italiani deportati. 10 TNA FO 371/48840 R 21178/24/92, Charles, Rome to FO (No. 1965), 19. 12. 1945. 695 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 nei mesi a venire, dal momento che la leadership jugoslava, a parte che alla prima nota angloamericana (della quale si dirá di piu nel prosieguo) non replico mai ufficialmente alle richieste e agli elenchi di deportati che le venivano inviati. GLI ELENCHI In ognuno degli archivi pertinenti, il ricercatore trova almeno un elenco di probabili deportati, sia esso un elenco di deportati veri e propri che invece di rimpatriati, prigionieri nei campi, prigionieri di guerra, persone trasferite da un campo all'altro, morti etc. Durante le ricerche l'autrice dell'articolo ne ha rintracciati piu di 50. Il presente testo aspira a presentarne alcuni, per dimostrare quanto la composizione di una lista unica e ragionevolmente affidabile sarebbe un'operazione lunga e difficile. Uno soltanto dei vari elenchi esistenti non sarebbe in alcun modo sufficiente a farsi un'idea di quante persone scomparvero senza fare ritorno, e quante invece, pur elencate, si trovavano in qualche campo di prigionia ai tempi della compilazione o erano invece morte in guerra o per ragioni diverse prima del maggio 1945. In passato ricercatori o persone piu o meno esperte del problema hanno giá pubblicato vari elenchi (i piu noti sono quelli di Bartoli, 1961; Papo, 1989; Nemec, 2006)11. Pur non volendo entrare nel merito, e doveroso segnalare che tali ricerche si sono per lo piu basate su fonti parziali, prendendo in considerazione soltanto elenchi e fonti di origine italiana, ma non altri - jugoslavi, anglo-americani, del Comitato internazionale della Croce Rossa (International Committee of the Red Cross - ICRC), etc. La nostra ricerca, svolta negli archivi di Roma e di Trieste, in quelli di Lubiana e Belgrado, oltre che in quelli di Londra e Washington per le fonti Anglo-Americane e, per finire, nell'archivio di ICRC di Ginevra, ha portato alla conclusione che i numerosi elenchi dei deportati esistenti si possano dividere in tre categorie: quelli preparati da istituzioni statali, organizzazioni e individui che in gran parte servivano come base per le liste ufficialmente consegnate alle autoritá jugoslave (la maggioranza degli elenchi trovati); quelli ufficialmente consegnati alle autoritá jugoslave e le liste interne jugoslave, redatte delle amministrazioni dei campi di prigionia o durante ricerche ad hoc. Nel prosieguo saranno esposti alcuni degli elenchi, in ordine cronologico, seguendo la data della loro creazione. Siccome essa non viene sempre dichiarata, alcuni elenchi saranno classificati a giudizio dell'autrice, a partire dalle circostanze e dal livello di sviluppo storico che si evincono dai documenti in questione. Nei primi mesi dopo la scomparsa dei propri cari, i parenti si aspettavano un ritorno in tempi rapidi. La maggioranza degli arrestati fu trasferita in territorio jugoslavo soltanto nella seconda metá di maggio, quando era giá chiaro che le truppe jugoslave si sarebbero dovute ritirare da Trieste e da altre parti della Venezia Giulia. L'accordo di Belgrado, firmato il 9 11 L'elenco di Nataša Nemec contiene 1048 nomi. Nel 2006 Dimitrij Rupel, all'epoca Ministro degli Affari Esteri di Slovenia, l'ha trasmesso al sindaco di Gorizia. Nel marzo del 2006 l'elenco è stato pubblicato nel giornale triestino Il Piccolo (9. 3. 2006: I mille deportati spariti in Slovenia 61 anni fa, 11-12), mentre attualmente è disponibile anche sul sito web della Lega nazionale: http://www.leganazionale.it/attualita/deportati_gorizia. pdf (6. 4. 2018). Riguardo alla questione di questi e altri elenchi vedi per es. Spazzali, 1997. 696 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 giugno 1945 tra le autorita alleate nella zona e quelle jugoslave, oltre a dividere il territorio nella zona A e in quella B della Venezia Giulia, prevedeva anche, nel suo articolo numero 6, il rimpatrio delle persone deportate (Bajc, 2011, 149-150; Lampe, 2017, 770). In realta la maggioranza dei deportati fece ritorno entro la fine dell'agosto 1945. La maggior parte degli elenchi risale quindi proprio a questo periodo (giugno-agosto). Questi primi elenchi in genere non riportano molti nominativi e sono sprovvisti di data di compilazione. Alcuni sono conservati nell'archivio a College Park, MD, vicino a Washington (National Archives and Records Administration), per esempio gli elenchi delle 278 persone rimpatriate provenienti da Gorizia e dintorni, 556 da Trieste e d'intorni e 41 persone da Pola e dintorni12. Esistono inoltre tre elenchi, piu ampi, di persone rimpatriate dal campo di Borovnica nei pressi di Lubiana, dove era internata la maggioranza delle persone deportate dalla regione. Anch'essi risalgono al periodo di luglio-agosto, e furono probabilmente preparati dal personale amministrativo del campo. Tra questi c'e l'elenco di 622 persone rimpatriate il 15 luglio13, di 639 persone rimpatriate il 6 agosto14 e 694 rimpatriate il 21 agosto15. L'archivio americano contiene anche vari elenchi non datati della Croce Rossa Slovena (Rdeči križ Slovenije - RKS). Si tratta di liste di prigionieri di guerra rimpatriati, che erano stati catturati durante le battaglie per la liberazione di Trieste. Gli elenchi contano poche decine di prigionieri, per i quali la data di liberazione non e nota - possiamo presumere che siano stati liberati durante l'estate del 1945, dal momento che dopo questo periodo il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani in Jugoslavia e stato sospeso. Questi elenchi contano complessivamente 372 persone16. La maggioranza delle persone venne rimpatriata entro la fine dell'agosto 1945. Dopo tale periodo le autorita jugoslave sospesero il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani, e dunque pure quello dei deportati. Al periodo dal settembre all'ottobre 1945, quindi, risalgono alcuni elenchi di persone non rimpatriate, rimaste quindi nel campo di Borovnica o trasferite in altre localita. Ci sono tre elenchi che risalgono a questo periodo (ottobre 1945), quando, secondo le fonti interne dell'amministrazione del campo di Borovnica, vi erano ancora 342 prigionieri17. Gli altri due elenchi contano 35318 e 393 nomi19. In aggiunta, esiste anche un elenco di 64 prigionieri trasferiti il 18 settembre da Borovnica al campo di 12 NARA RG 331, Entry (E) 88, Box (B) 882, Folder (F) 47, elenchi vari s. d. 13 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/569-589, Seznam italijanskih ujetnikov, ki so bili poslani preko demarkaciske črte in izročeni zavezniškim oblastem dne 15. VII. 45, 15. 7. 1945. 14 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/590-626, Seznam italijanskih ujetnikov, ki so bili poslani preko demarkaciske črte in izročeni zavezniškim oblastem dne 6. avgusta 1945, 6. 8. 1945. 15 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/627-664, Seznam italijanskih ujetnikov iz jetniškega lagerja Borovnica, so bili poslani preko demarkacijske črte dne 21. avgusta in so bili predani zavezniškim oblastem, 21. 8. 1945. 16 NARA RG 331, E British-US zone, B 871, vari elenchi dei rimpatriati s.d. 17 ARS SI AS 1487, t. e. 40, a. e. 5149, Poročilo štaba za repatriacijo o stanju italijanskega taborišča v Borovnici, 21. 10. 1945. 18 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/548-564, Seznam italijanskih ujetnikov, ki se še nahajajo v ujetniškem taborišču v Borovnici, s.d. 19 OZE NŠK NOB, , f. 23, m. Seznam civilistov v taborišču v Borovnici, Spisek italijanskih vojnih ujetnikov bataljona št. 316 Borovnica, s.d. 697 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Karlovac20 e la lista di 13 persone morte durante l'internamento a Borovnica21. Si tratta cer-tamente di un numero inferiore a quello delle persone effettivamente decedute nel campo. Esiste infatti almeno un altro elenco, preparato dall'ex prigioniero Giuseppe Stanzione, che riporta 50 nomi22. Come conseguenza delle ricerche svolte dalle autorità alleate, nell'autunno 1945 sono sorti vari elenchi di provenienza occidentale. Essi erano datati già ai tempi della loro compilazione; mentre nell'agosto 1945 le autorità alleate avevano capito che alcuni famigliari non avessero denunciato la sparizione dei congiunti23, nel novembre del 1947 si resero conto che varie persone, pur essere tornate, non lo segnalavano (il numero di queste persone viene stimato intorno alle 1100)24. Partendo da questa considerazione, esistono vari elenchi anglo-americani di persone arrestate e presumibilmente deportate, che possiamo dividere sulla base del luogo dell'arresto; gli elenchi per il territorio di Trieste e dintorni, ad esempio, comprendono 582 militari25 e 254 civili26, ma ce ne sono anche altri in cui non è chiaro se i nominativi indicati si riferiscano a militari o civili27. Inoltre esistono più elenchi, che probabilmente costituirono la base per il primo elenco dei deportati presentato dagli anglo-americani alle autorità jugoslave, divisi in due volumi: Volume I, di 1132 nomi (dei quali 190 furono successivamente cancellati causa rimpatrio, ne rimasero quindi 942)28 e Volume II con 569 nomi (di questi 17 vennero successivamente indicati come rimpatriati)29. Il secondo gruppo di elenchi si riferisce al territorio di Gorizia e dintorni. A tale gruppo appartengono i due elenchi dalle autorità alleate - Volume I di 1227 nomi (aggiornato a 20 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/546-547, Seznam italijanskih ujetnikov, ki smo jih poslali v Karlovac, kjer se še baje nahajajo, s.d. 21 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/565, Seznam umrlih v taborišču v Borovnici, s.d. 22 Esistono tre versioni di questo elenco, non tutte complete. L'elenco intero si trova ad ASDMAE AP 19311945 JUG, b. 146, Atrocita e illegalita commesse ai nostri danni da Jugoslavi, d. CLXXII, Condizioni degli internati Italiani in Jugoslavia con particolare riferimento al campo di Borovnica ed all'ospedale di Skofja Loka, s. d. L'autrice ha trovato una versione anche nell'archivio di Londra - TNA WO 204/12753, Deaths in Borovnica concentration camp, 19. 8. 1945 e nell'archivio dell' Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Eta contemporanea nel Friuli Venezia Giulia - ISREC FVG, b. XXIX., d. 2251. Queste versioni non sono complete, perché i due elenchi comprendono solo 49 nomi - manca il nome di Giovanni Nalon sotto il numero 19. 23 TNA FO 371/48837 R 13965/24/92, Charles, Rome to FO (No. 1291), 18. 8. 1945. 24 TNA FO 371/67412 R16240/128/92, Welfare & Displaced Persons division to HQ AMG, FTT (Ref. AMG/ FTT/WEL/15), 24. 11. 1947; W. J. Sullivan, Office of the British Political Adviser to the Commander, British/United States zone FTT to G. L. Clutton, British Embassy Belgrade, 25. 11. 1947. 25 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco prigionieri militari deportati nel maggio-giugno 1945 da Trieste e circondario - zona A, s.d. 26 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco civili deportati nel maggio-giugno 1945 da Trieste e circondario - zona A, s.d. 27 ISREC FVG Raccolta di documenti sul Novecento in Venezia Giulia, b. XXIX., d. 2229, Elenco deportati da Trieste in Jugoslavia (1945), s.d. 28 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 53, Volume I - Containing names of persons from Trieste area claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 29 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 53, Volume II - Containing names of persons from Trieste area claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 698 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 1225 nomi)30 e Volume II di 38 nomi31. Ad oggi gli elenchi piu noti e conosciuti dei deportati da Gorizia sono quelli trovati dal gruppo di ricerche della Lega Nazionale. Furono preparati dalle autorita italiane e sono datati 1 ottobre 1945. In realta si tratta di un insieme di elenchi, che contano 1023 nomi32 e 204 rimpatriati33. Sulla prima pagina dell'elenco si precisa non essere noto se le persone elencate vennero deportate o infoibate - non si tratta quindi di un elenco di deportati, ma di dispersi o comunque scomparsi durante la liberazione di Gorizia (anche se contiene persone sparite nei mesi precedenti il maggio 1945). Furono preparati anche alcuni elenchi per la regione di Pola, contenenti ad esempio 68 soldati34 e 59 civili35. La Commissione alleata redasse elenchi anche per questa zona, il Volume I con 495 nomi (aggiornati a 486)36 e il Volume II con 356 nomi (aggiornati a 354)37. Per questa zona esiste anche un lungo elenco conservato nell'archivio dell'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Eta contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, che comprende 829 nomi38. Nonostante la mancanza di risorse e opportunita d'indagine furono redatti anche alcuni elenchi di persone deportate dalla zona B, che era sotto l'ammi-nistrazione jugoslava. Questi comprendono poche decine di nomi, per esempio due elenchi che comprendono 113 e 48 nomi39 di militari e 107 e 109 nomi di civili40. Questi elenchi, eccetto quelli di provenienza jugoslava, probabilmente costituirono la base per quelli poi presentati alle autorita Jugoslave. Attraverso le ambasciate a Belgrado, il primo elenco di deportati fu presentato dalle autorita anglo-americane il 23/24 ottobre 1945. Questo comprendeva 2472 nomi41. Venne in seguito contestato dalle autorita di Belgrado, 30 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 48, Volume I - Containing names of persons from Gorizia area claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 31 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 49, Volume II - Containing 38 names for Gorizia area of persons claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 32 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 146, Atrocita e illegality commesse ai nostri danni da Jugoslavi, d. CLXX, Elenchi di 1023 persone scomparse da Gorizia, 1. 10. 1945. 33 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 146, Atrocita e illegalita commesse ai nostri danni da Jugoslavi, d. CLXXI, Elenchi di 204 persone deportate da Gorizia e rientrate, 1. 10. 1945. 34 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco deportati militari in Jugoslavia dalla zona di Pola, s.d. 35 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco civili deportati in Jugoslavia da Pola, s.d. 36 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 50, Volume I - Containing names of persons from Pola area claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 37 NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 53, Volume II - Containing names of persons from Pola area claimed to have been deported by the Jugoslav Authorities during the Jugoslav occupation of Venezia Giulia, s.d. 38 ISREC FVG, Raccolta di documenti sul Novecento in Venezia Giulia, b. XXIX., d. 2259, Deportati in Jugoslavia da Pola, s.d. 39 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco deportati militari in Jugoslavia dalla Zona »B«, s.d. - 2 elenchi. 40 ASDMAE AP 1931-1945 JUG, b. 144/1, Elenco deportati civili in Jugoslavia dalla Zona »B«, s.d. - 2 elenchi. 41 L'elenco originale si trova a TNA WO 204/2297, HQ Allied Commision APO 394 (Ref: 2221/EC): List of Italian subjects reported to have been removed from Venezia Giulia by the Yugoslav authorities, 8. 10. 1945. Copie e altre versioni di questo elenco si trovano anche nell'archivio di Belgrado e nei altri fondi dell'archivio di Londra - per piu dettagli vedi Bajc, 2011, 159, nota 80. 699 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 perché risultava che contenesse numerosi errori e duplicati (Bajc, 2011, 160-161). È questo l'elenco cui si riferiva Tito il 17 dicembre 1945. A seguito della dichiarazione del governo jugoslavo del 6 novembre 1945, che alla faccenda sarebbe stata dedicata tutta l'attenzione necessaria (Bajc, 2011, 159), dopo alcuni giorni di silenzio in merito alla protesta anglo-americana, il 17 novembre 1945, il Presidente jugoslavo convocó una conferenza per i giornalisti stranieri. Le sue parole vennero raccolte per il Foreign Office dall'Ambasciatore Ralph S. C. Stevenson. Sebbene la dichiarazione di Tito non fosse riferita direttamente alla nota diplomatica della settimana precedente, nel suo contenuto costituiva un'accusa diretta agli alleati. Tito chiari fin dalle prima parole che il governo italiano, attraverso «certi organi» avesse richiesto il ritorno di 4000 italiani, che sarebbero stati deportati dalla Venezia Giulia. Subito aggiunse che il governo jugoslavo avesse negato già all'atto della forma dell'Accordo di Belgrado l'esistenza di tali internati, riconoscendo solo quella di prigionieri di guerra. Un gran numero di questi prigionieri era già stato rilasciato. La sola richiesta di restituire queste persone inesistenti, dunque, era scanda-losa. Tito riconobbe quindi che nelle azioni militari nella Venezia Giulia fosse stato ucciso un gran numero di fascisti e dichiaró di non comprendere perché si richiedesse la restituzione di quei morti. Osservó sarcasticamente che ne sarebbe, se la Jugoslavia chiedesse la restituzione delle migliaia di uomini uccisi dagli italiani nella Lika, in Dalmazia, in Montenegro e in altre parti della Jugoslavia. Di questi ce ne sarebbe «un libro intero». Infine descrisse la richiesta come un tentativo di danneggiare la Jugoslavia, che non avrebbe giovato al miglioramento dei rapporti tra i due Paesi42. La risposta ufficiale da parte jugoslava alla nota ormai vecchia di una settimana venne ricevuta dai britannici il 7 e dagli americani l'8 dicembre (Bajc, 2011, 160-161). Si trattó della prima e ultima risposta ufficiale data dal governo jugoslavo sulle liste di deportati. Tutte le proteste successive incontrarono un «orecchio sordo», dal momento che le liste inviate ufficialmente vennero ignorate da Belgrado. Anche le delegazioni della Croce Rossa, attive nella zona, erano attive nella preparazio-ne di elenchi di deportati. Cosi la Croce Rossa Americana (ARC) preparó un elenco di 1254 nomi di deportati da Gorizia e dintorni, datato 24 ottobre 194543. Due giorni dopo lo stesso elenco venne presentato alla Croce Rossa Jugoslava. I rappresentanti dell'ARC precisarono in quell'occasione che l'elenco comprendesse circa 200 nomi di persone di nazionalità slovena. Accennarono inoltre al fatto che l'elenco non fosse aggiornato rispetto a quanti fos-sero stati rimpatriati nel frattempo, dal momento che molti non si presentavano alla questura dopo il rientro. Aggiunsero che rimanesse sempre aperta la questione di quante persone furono in realtà registrate come deportate, poiché i famigliari non sempre denunciavano la sparizione dei congiunti44. Un elenco analogo venne preparato dalla Croce Rossa italiana (CRI) relativamente alla zona di Trieste. Questo é datato 30 ottobre 1945 e comprendeva 852 persone45. Questi due elenchi vennero aggiornati più volte nei mesi successivi46. 42 TNA FO 371/48951 R 19667/15119/92, Stevenson, Belgrade to FO (No. 2153), 19. 11. 1945. 43 NARA RG 331, E British-US zone, B 869, AMG Gorizia to John Kellett, Welfare Division, 24. 10. 1945. 44 OZE NSK Pahor, f. 2, m. A-3, Marshall J. Truax - ARC za RKJ, 26. 10. 1945. 45 NARA RG 331, E British-US zone, B 870, CRI - Elenco degli arrestati dagli Jugoslavi dal 1o maggio in poi in Trieste e Provincia e non ancora rientrati alla data del 30 ottobre 1945, 30. 10. 1945. 46 Per esempio NARA RG 331, E British-US zone, B 869, ARC to Kellett, Internees in Yugoslavia, 22. 12. 700 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Anche la curia vescovile di Trieste e Capodistria, sotto il monitoraggio del mon-signor Antonio Santin, investi un grande impegno nella formazione degli elenchi. Ne venne approntato uno contenente 689 nomi di deportati, di qui non e conosciuta la data di compilazione ne il luogo di sparizione delle persone citate47. Anche la Santa Sede, che riceveva molti appelli da parte dei parenti, non poteva esimersi dall'occuparsi della questione. Il 12 giugno 1946 venne dunque trasmessa alle autoritá jugoslave una lista contenente 2513 nomi48. Come conseguenza delle proteste italiane e dei vari appelli da parte degli anglo-americani e di altri enti internazionali (come ad esempio l'ICRC), nonche aspettandosi che la questione venisse sollevata alla Conferenza di Pace, il governo jugoslavo ordino un'indagine sulle deportazioni (sulla questione si veda Lampe, 2017). Il primo elenco che risulto da queste indagini venne preparato da Hugo Skala all'inizio del maggio 1946. Esso constava di 138 nomi. Si trattava in realtá di un elenco preparato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Trieste giá nel dicembre del 194549. Nei mesi successivi Skala inoltro anche altri elenchi di pochi nomi ciascuno50. La raccolta di informazioni fu assai difficile, come ammise lo stesso Skala, per la mancanza di personale qualificato e per via della confusione generale che regnava all'epoca degli arresti51. Di conseguenza la ricerca non produsse risultati importanti. All'inizio del 1946, con l'intento di esercitare una nuova pressione diplomatica verso la Jugoslavia, gli Alleati iniziarono a predisporre le attivitá per pervenire ad un elenco piu aggiornato. Livio Zeno - Zencovich, che durante la Seconda guerra mondiale aveva collaborato con la BBC per poi diventare segretario personale del Ministro degli Esteri Carlo Sforza tra il 1947 e 1951, arrivando in seguito a lavorare come diplomatico presso le Nazioni Unite, visiono personalmente alcuni di questi elenchi. In un'intervista del gen-naio 1946 svelo di avere visto personalmente, in una delle stanze della sede dell'Allied Military Government (AMG), un mobile che conteneva «miglialia di talloncini»52. Si trattava delle richieste delle famiglie dei deportati: 1560 persone dalla zona di Gorizia, 1945; B 876, F 87, CRI - Secondo elenco suppletivo degli arrestati dagli Jugoslavi dal 1. Maggio 1945 in Trieste e provincia e non ancora rientrati alla data dell'elenco stesso, 7. 12. 1945; CRI - quinto elenco suppletivo, 22. 2. 1947; B 869, CRI - Elenco degli internati in Jugoslavia deceduti in prigionia, soppressi o rimpatriati a tutto il 20 Agosto 1947, 20. 8. 1947 - due elenchi. 47 NARA RG 331, E British-US zone, B 869, List 19, s.d. 48 DA MSP PA 1947, f. 63, br. 4113, d. 13, 63/525, Apostolska nunciatura Beograd per MIP, št. 14/1/46, 12. 6. 1946 - l'elenco nell'archivio non e aggiunto alla nota. 49 DA MSP PA 1946, f. 39, XXXIX/480-493, Hugo Skala, delegat MZZ NVS za Brilej, MZZ, pov. br. 179/61946, Deportiranci iz Julijske krajine, 2. 5. 1946. 50 Per esempio DA MSP PA 1946, f. 39, br. 7337, XXXIX/529-534, Hugo Skala, delegat MZZ NVS per Brilej, MZZ, pov. br. 275/16-46, Italijanski »deportiranci«, 21. 6. 1946; XXXIX/520-528, Hugo Skala, delegat MZZ NVS per Brilej, MZZ, pov. br. 275/17-46, Italijanski »deportiranci«, 22. 6. 1946; br. 505, XXXIX/535-542, Hugo Skala, delegat MZZ NVS per Brilej, MZZ, pov. br. 275/19-46, Italijanski »interniranci«, 11. 7. 1946; br. 1038, XXXIX/543-545, Hugo Skala, delegat MZZ NVS per Brilej, MZZ, pov. br. 305/20-46, Italijanski »deportiranci«, 19. 8. 1946. 51 DA MSP PA 1946, f. 39, br. 361, XXXIX/521, Hugo Skala, delegat MZZ NVS per Brilej, MZZ, pov. br. 234/14-46, Deportiranci iz Julijske krajine, 6. 6. 1946. 52 NARA RG 331, E 88, B 880, F 15, Summing it all up, 8. 1. 1945 [1946]. 701 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 2210 da quella di Trieste e 998 da Pola - complessivamente 4768 persone. Ció che rende la cosa particolarmente interessante e il fatto, finora ignoto ai ricercatori (che pero giá conoscevano l'intervista con Zencovich, per esempio Spazzali, 1990, 189-190; Piijevec, 2012, 149-150; Troha, 2012, 290; Bajc, 2012, 407), che questo elenco fu, in tre parti separate, trasmesso alle autoritá jugoslave da parte dell'ICRC (sulla questione si veda anche Bajc & Lampe, 2017, 282-283). Gli elenchi dell'ICRC non sono al momento accessibili a causa della politica di tutela dei dati personali53. La prima parte di essi venne consegnata al delegato dell'ICRC a Belgrado il 13 marzo 1946. Come spiegato, l'elenco intero conteneva le liste di 1560 persone scom-parse da Gorizia, 2210 da Trieste e 998 da Pola54 - ossia, e non fu una coincidenza, lo stesso numero dei talloncini dell'AMG. Sembra, infatti che anche l'AMG cercasse di far recapitare gli elenchi attraverso enti imparziali (come l'ICRC), forse nella speranza di ottenere una risposta da Belgrado con attraverso questi canali, dal momento che le richieste ufficiali venivano ignorate. In ogni caso le autoritá jugoslave ignorarono anche questo appello. Ció non fermó peró gli anglo-americani, che rimanevano pur sempre vincolati all'accordo di Belgrado. Elenchi di deportati vennero dunque trasmessi alle autoritá jugoslave anche in seguito. Senza menzionare gli elenchi provvisori55, il 4/5 ottobre 1946 ne venne trasmesso uno con 4330 nomi56. Nel luglio dell'anno seguente un altro di 230 persone, che dovevano essere aggiunte a quelle della lista precedente57. Nel dicembre 1947 l'AMG trasmise alla Delegazione economica jugoslava a Trieste un elenco delle persone deportate dalla zona A del Territorio libero di Trieste, preparato alla fine del novembre 1947. Esso non copriva la zona di Gorizia ed era piu corto dei precedenti. Era diviso in due parti e comprendeva complessivamente 589 nomi - 238 civilisti e 351 militari58. Le autoritá alleate trasmisero dunque quattro elenchi alle autoritá jugoslave, ma (ad eccezione del primo elenco dell'ottobre 1945) essi non sono noti alla storiografia. Nel febbraio del 1948 la CRI preparó un elenco di persone che risultavano scomparse dalle zone di Fiume, Pola, Gorizia e Trieste. Si tratta di 2838 nomi, ma di questi sono compresi anche rimpatri, «infoibamenti» e morti per varie ragioni59. Abbiamo menzionato numerosi elenchi di persone deportate o, per meglio dire, disperse a seguito dell'occupazione Jugoslava. Si tratta di elenchi che spesso non erano aggiornati e 53 Per ulteriori spiegazioni: https://www.icrc.org/en/document/second-world-war-archives-research-suspended (7. 5. 2017). 54 DA MSP PA 1946, f. 40, br. 1, XL/224, Note a l'attention de Monsieur Francois Jaeggi, 13. 3. 1946. 55 Per esempio NARA RG 331, E British-US zone, B 876, F 87, Elenco generale dei deportati in Jugoslavia, 14. 8. 1946 - 2691 persone; E British-US zone, B 870, Deported Persons in Jugoslavia - Trieste - Pola, s.d. - elenco parzialmente numerato di 68 pagine. 56 DA MSP PA 1946, f. 40, br. 11771, d. 2, Nota diplomatica dell'Ambasciata Britannica, 4. 10. 1946 e Nota diplomatica dell'Ambasciata Americana, 5. 10. 1946. 57 TNA FO 371/67412 R10055/128/92, Note to Yugoslav Ministry of Foreign Affairs (No. 719), 9. 7. 1947. 58 TNA FO 371/67412 R15616/128/92, Trieste to Belgrade (No. 204), 25. 11. 1947. 59 ISREC FVG Raccolta di documenti sul Novecento in Venezia Giulia, b. XXIX., d. 2259, CRI - Elenco nominativo di deportati in Jugoslavia le cui denunce sono pervenute alla C.R.I. di Trieste dalle zone di Fiume - Gorizia - Pola - Trieste, 18. 2. 1948. 702 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 perciô non affidabili, come lo attendevano le fonti stesse - cioè le persone, che denunciava-no la scomparsa o la deportazione. Per questo motivo è ancora più importante soffermarsi su di un elenco finora sconosciuto, ma di notevole importanza. Si tratta di quello curato dall'Istituto Centrale di Statistica (ICS) e risalente alla fine degli anni 50. Nel 1956, infatti, il governo italiano ordinô un'inchiesta sulle deportazioni, con l'intento di approdare ad una lista completa degli scomparsi. Dal momento che questa indagine non è stata finora presa in considerazione dalla storiografia, riteniamo che si tratti di un documento chiave non solo per il problema dei deportati, ma anche per la questione delle «foibe». L'INDAGINE DELL'ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA Nel 1955 si diede avvio ad un'iniziativa per stabilire il destino delle persone finite in fondo alle «foibe». Si trattô probabilmente di una conseguenza degli accordi tra il governo italiano e quello tedesco per individuare le spoglie dei caduti tedeschi, al fine di dare loro onorevole sepoltura (Pirjevec, 2012, 173-174). Allo stesso tempo, come già identificato dal professor Samo Pahor (1987), ebbe inizio anche la raccolta di materiale sulle persone sparite nel maggio-giugno 1945 a seguito della deportazione da parte delle autorità ju-goslave. All'epoca della redazione del suo saggio Pahor non era consapevole dei dettagli attorno alla ricerca, ma recenti acquisizioni d'archivio hanno svelato che le indagini furono condotte dal Commissariato generale del Governo per il territorio di Trieste, sotto la guida del commissario generale ed ex prefetto di Gorizia Giovanni Palamara. Il Commissariato studiô diverse liste del Ministero degli Affari Esteri (MAE), degli Interni e del Comune di Trieste, compilando una serie di elenchi che nel settembre 1956 comprendevano 2224 nomi60. Basandosi su queste ricerche il MAE ha ordinato un'inchiesta all'ICS, con la se-guente motivazione: In vista dell'eventualità che la questione dei cittadini italiani i quali nel 1945 vennero arrestati e deportati in Jugoslavia dalle forze di occupazione titine abbia da essere sollevata ancora una volta con il Governo Jugoslavo, questo Ministero riterrebbe opportuno predisporre un accurato vaglio delle liste dei deportati italiani in suo possesso, in modo di addivenire alla compilazione di un elenco, per quanto possibile completo e documentato, di coloro che, sulla base delle notizie provenienti da fonti attendibili, risultano non aver fatto più ritorno dalla deportazione61. In seguito l'ICS costitui la Commissione di studio per l'indagine sui deportati in Jugoslavia, che tenne la sua prima riunione il 13 dicembre 1956. Il funzionario del MAE Corrado Orlandi Contucci, presente alla riunione, riferi che della questione: 60 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissariato generale del Governo per il territorio di Trieste za Ministero dell'Interno (MI), Indagini sui deportati in Jugoslavia, st. 17/16-26135/56, 20. 9. 1956. 61 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, MAE per ICS, Indagine sui deportati in Jugoslavia, n. 9830/18, 7. 9. 1956. 703 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 molto si é parlato e si é scritto, non sempre con la necessaria obiettivitá, sicché é ora difficile dire, sulla base degli elementi di cui si dispone, fino a che punto le cifre comunemente riferite siano esatte o in che misura siano deformate da inesattezze o da speculazione di parte62. Lo stesso Orlandi Contucci spiego che il MAE avesse ritenuto opportuno «agli effetti di eventuali ulteriori contestazioni con le autoritá jugoslave in merito alle deportazioni o anche soltanto allo scopo di rispondere a quesiti che venissero rivolti in sede internazio-nale», svolgere una ricerca da parte dell'ICS, essendo questo riconosciuto come istituzione scientifica seria anche all'estero63. Il governo italiano si era dunque reso conto che in passato la questione dei deportati fosse stata trattata in modo non sempre obiettivo e imparziale. L'intento era dunque quello di ottenere ora risultati attendibili per eventuali passi futuri verso il governo jugoslavo e per essere preparati a rispondere ad eventuali quesiti posti da enti internazionali. Nel corso della riunione si stabili che l'indagine sarebbe stata condotta con discrezione «in modo che gli jugoslavi non ne vengano a conoscenza e non si allarmino»64. Si decise che le ricerche si sarebbero basate sulle liste giá predisposte dal Commissariato di Trieste. Solo dopo la conclusione delle ricerche a Trieste sarebbe stata accertata l'affidabilitá degli elenchi, correggendo eventuali errori. Innanzitutto sarebbero stati cancellati i nomi delle persone che non rientravano nella categoria di «deportato» - ad esempio i militari, dal momento che la questione dei deportati era tenuta distinta da quella dei prigionieri di guerra non rimpatriati. Venne quindi deciso che l'indagine avrebbe riguardato solo i civili, lascian-do alla riunione successiva la decisione di quali altri elementi tenere in considerazione. Al termine della riunione Orlandi Contucci sottolineo che «occorre conoscere tutto su questi deportati, perché molte famiglie attendono sempre notizie»65. Leggendo il verbale della riunione risulta chiaro che l'intento fosse quello di ottenere dati precisi e affidabili, dal momento che in passato non era mai stata svolta una ricerca ac-curata e dettagliata. Durante la riunione ai presenti risultava evidente che la ricerca sarebbe stata difficile per la varietá delle persone deportate, non solo perché alcuni erano civili e altri militari, ma anche per il problema della nazionalitá. Allora sembrava evidente che la ricerca si sarebbe tenuta solo per le persone di cittadinanza italiana, provenienti dal territorio al tempo occupato dalle truppe jugoslave. L'altro problema, che nel dicembre 1956 non era ancora chiaro, riguardava la questione delle persone deportate dai territori che al tempo della deportazione appartenevano ancora all'Italia, ma che successivamente erano passati sotto il governo jugoslavo. 62 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissione Jugoslavia, Verbale della Riunione del 13 dicembre 1956, 13. 12. di studio 1956. per l'indagine sui deportati in 63 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissione Jugoslavia, Verbale della Riunione del 13 dicembre 1956, 13. 12. di studio 1956. per l'indagine sui deportati in 64 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissione Jugoslavia, Verbale della Riunione del 13 dicembre 1956, 13. 12. di studio 1956. per l'indagine sui deportati in 65 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissione Jugoslavia, Verbale della Riunione del 13 dicembre 1956, 13. 12. di studio 1956. per l'indagine sui deportati in 704 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Prima di procedere con la questione dell'indagine dell'ICS, vorremmo sottolineare un'altra questione molto importante. Sembra che i presenti alla riunione, specialmente il rappresentante del MAE Orlandi Contucci, si fossero resi conto non solo dell'aspetto stori-co del problema, ma pune di quello terminologico. Per questo motivo i prigionieri di guerra, da Orlandi descritti come militari appartenenti a reparti attivi al momento della cattura, non potevano essere considerati come deportati. Invece, come deportati dovevano essere considerati i carabinieri, le guardie di finanza e i soldati che «si trovavano in licenza nei territori in questione»66. Orlandi si era dunque reso conto che in passato questa distinzione non fosse stata del tutto chiara, e che sugli elenchi dei deportati si trovassero molte persone, anche militari, che non ci rientravano. La seconda riunione della Commissione si è svolta a più di un anno di distanza, il 9 gennaio 1958. Nel frattempo erano pervenute le liste dai territori di Trieste, Gorizia e Udine. Il Commissariato generale del Governo per il territorio di Trieste trasmise un elenco più aggiornato, e pure i Prefetti di Gorizia e Udine hanno inviato degli elenchi. Benedetto Fenzi, il rappresentante del MAE, confermó che per i territori ceduti alla Jugoslavia fossero stati interessati il CLN dell'Istria e la Giunta dei Comuni Istriani, ritenendo che i nominativi re-lativi a questi territori andassero inclusi all'elenco di Trieste - ma non ne aveva la conferma assoluta. Il presidente della Commisione, Cesare Lemmi, ritenne che l'ICS potesse iniziare con l'esame del materiale. Durante la riunione sorsero molte difficolta, già individuate nella prima riunione del dicembre 1956. Il presidente della Commissione dichiaró varie volte che la cittadinanza italiana dei deportati dovesse essere provata al di là di ogni equivoco. Su questo punto il membro interno della Commissione Mario Ceccotti rifen che «la cittadi-nanza italiana, che è certa per i militari, si presume per tutti i civili». Aggiunse che «a suo avviso, per determinarla non servono nemmeno i cognomi che in quelle zone sono spesso in forma slava anche per cittadini italiani». Infine concluse che «la cittadinanza italiana delle persone comprese negli elenchi è da presumere sempre tranne i casi nei quali elementi contrari comprovino una diversa cittadinanza»61. A questo punto sorse di nuovo anche la questione della definizione delle persone deportate. Lemmi sottolineó che andasse stabilito quali criteri identificassero una persona deportata. Si trattava nuovamente della questione dei militari. Infine tutti concordarono sulla definizione a suo tempo data dal Prefetto di Udine, ossia «civili, appartenenti alle Forze di Pubblica Sicurezza, Carabinieri, Guardie di Finanza e militari non in servizio in reparti operanti, che nel 1945 furono deportati in Jugoslavia dalle forze di occupazione titine»68. Luigi Pinto, membro interno e segretario della Commissione, si chiese se alcune persone (tra carabinieri, le guardie di finanza) fossero state considerate come prigionieri di guerra. Fenzi osservó che in quel caso il governo jugoslavo ne avrebbe dato comunicazione, perció non poteva trattarsi di prigionieri di guerra. Alla fine la questione dei militari non venne risolta. 66 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4a, Commissione di studio per l'indagine sui deportati in Jugoslavia, Verbale della Riunione del 13 dicembre 1956, 13. 12. 1956. 67 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4d, Commissione di studio per l'indagine sui deportati in Jugoslavia, Verbale della Riunione del 9. 1. 1958, 9. 1. 1958. 68 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4d, Commissione di studio per l'indagine sui deportati in Jugoslavia, Verbale della Riunione del 9. 1. 1958, 9. 1. 1958. 705 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Si decise quindi che i militari sarebbero stati considerati come categoría a parte, da valutare dopo aver acquisito elementi piu sicuri sulla questione. Durante la riunione, Fenzi dichiaro nuovamente che l'indagine dovesse essere eseguita con «assoluta riservatezza» perché, dati i rapporti con la Jugoslavia, «non gioverebbe a nessuno che ess[a] divenisse di dominio pubblico»69. Dai documenti non si puo dedurre se e quando la Commissione ricevette gli elenchi per la valutazione. In ogni caso poco piu di un anno dopo, nel febbraio del 1959, il Commis-sariato generale del Governo per il territorio di Trieste trasmise al Ministero degli Interni, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al MAE tre nuovi elenchi complementari. Il Commissario generale Palamara comunico che le indagini «possono considerarsi concluse con i seguenti risultatifinali»: • morti per varie cause dopo l'arresto - 645 persone; • deportati e rimpatriati - 1239 persone; • deportati dei quali non si e piu avuta alcuna notizia - 1982 persone70. I risultati, come reso noto durante le riunioni, si riferivano al territorio di Trieste, Go-rizia e Udine. Non e chiaro se in questi elenchi si trovino anche i deportati dall'Istria, che presumibilmente facevano parte degli elenchi giunti da Trieste. Cio nonostante, secondo le indagini, i deportati furono 3866. Di essi 1239 fecero ritorno, il che significa che 2627 non furono rimpatriati. E doveroso chiarire che i risultati ottenuti non furono ritenuti definitivi, dal momento che la Commissione dell'ICS non li aveva verificati, ma possiamo dire che fossero abbastanza accurati. Palamara dichiaro infatti che fu compilato un altro elenco di 266 persone per le quali «pur essendo stata segnalata la deportazione, non é stato possibile raccogliere alcuna conferma della deportazione stessa», a differenza delle altre persone, per le quali la conferma venne fornita dai familiari e da altri enti come il comune di origine71. Questo significa che tra i deportati che non fecero ritorno vennero elencate soltanto le persone per le quali i dati relativi alla deportazione erano certi e confermati da altri enti oltre che dai familiari. I risultati dell'indagine gettano nuova luce, oltre che sulla questione dei deportati, anche su quella delle foibe. Infatti tra i 645 morti furono elencati anche gli infoibati, oltre ai morti per varie ragioni dopo l'arresto o durante l'internamento. Se a questi aggiungiamo i 1982 non rimpatriati significa che 2627 persone non fecero ritorno. Probabilmente una parte di questi (oltre ai 645 dei quali la morte era accertata) e morta come conseguenza dell'infoibamento o della prigionia in Jugoslavia (alcuni anche durante la deportazione). Possiamo dunque dire che secondo queste indagini, come conseguenza dell'occupazione jugoslava e delle violenze concomitanti, sono morti al massimo 2627 civili del territorio di Trieste, Gorizia e Udine. 69 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4d, Commissione di studio per l'indagine sui deportati in Jugoslavia, Verbale della Riunione del 9. 1. 1958, 9. 1. 1958. 70 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4d, MI za ICS, Deportati Italiani in Jugoslavia, n. 442/3240, 23. 3. 1959. 71 AGPCM UZC FVG JUG, b. 10 vol. 1, f. 4/46 4d, MI za ICS, Deportati Italiani in Jugoslavia, n. 442/3240, 23. 3. 1959. 706 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Molto probabilmente, pero, non tutti i presentí nell'elenco sono morti. Come indi-cato dalle autoritá alleate giá nel 1947, in molti non si presentarono alle autoritá dopo il ritorno in Italia, per paura di essere perseguitati. In ogni caso, il numero di 2627 e molto inferiore alle stime dichiarate dai media - all'epoca e ancora oggi - che spesso parlano di migliaia o decine di migliaia di infoibati (Pirjevec, 2009 e 2012; Spazzali, 1990). Si tratta di stime esagerate, tramandate stabilmente fino ad oggi nonostante, come provato in quest'articolo, le indagini svolte in Italia da parte di enti affidabili abbiano portato ad esiti ben differenti. Questo non significa che il problema non fu grave, ma esso va certamente posto in una luce diversa. Tra fonti dell'Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove l'indagine e stata trovata, l'autrice non ha trovato ulteriori documenti relativi alla questione. Questo non esclude che nuove fonti possano trovarsi tra la documentazione dell'archivio dell'ICS, se essa esiste. Questi documenti potrebbero rivelare i risultati definitivi, probabilmente non molto diversi da quelli prodotti dal Commissariato. Si tratta quindi di un'indagine di grande importanza. In effetti, questi numeri finora sono gli unici ai quali fare riferimento quando si parla di deportati e scomparsi nel periodo dell'occupazione jugoslava della Venezia Giulia. Le indagini, infatti, furono condotte a piu di 10 anni dagli eventi, quando il rimpatrio dei prigionieri di guerra (tra i quali probabilmente anche alcuni civili - deportati) era giá com-piuto, come anche quello dei prigionieri amnistiad nell'aprile del 1948. Inoltre, la ricerca si basava solo su fonti affidabili e verificate, come precisato da Palamara. Un certo margine d'errore probabilmente esiste, visto che gli elenchi a nostxa disposizione non furono verificad; ciononostante, riteniamo che queste indagini siano affidabili e sicuramente un punto di partenza essenziale, quando si parla del numero dei deportati dalla Venezia Giulia nel secondo dopoguerra. CONCLUSIONE: GUERRA GELIDA A BELGRADO A prescindere dalle ragioni per cui il governo italiano ha insistito nella ricerca di risposte sui deportati, il governo jugoslavo non ha mai fornito una chiara risposta uffi-ciale su cio che e successo nei 42 giorni della presenza jugoslava nella Venezia Giulia. Questo e giá sufficiente a dire che ci furono molte irregolaritá. Come conseguenza, furono compilate decine di elenchi, alcuni dei quali vennero presentati ufficialmente alle autoritá jugoslave. Per capire perché il governo jugoslavo sia stato cosi «sordo», si deve comprendere in generale l'atteggiamento che il nuovo potere coltivava verso l'Italia. Tito e i suoi collaboratori non hanno mai nascosto la propria verso l'Italia, che sul territorio jugoslavo (assieme alla Germania nazista) aveva commesso svariati crimini. Per questo a Belgrado l'evidenza che gli alleati occidentali fossero, come si riteneva, troppo indulgenti verso il nuovo Stato italiano venne accettata con grande di-sapprovazione. Di cio si resero conto gli stessi britannici, che notarono a piu riprese che cio li danneggiasse assai nei rapporti con la Jugoslavia. Nonostante la nuova dirigenza italiana si fosse distanziata dal fascismo e l'avesse rinnegato, la Jugoslavia non sospese le accuse al suo indirizzo - si voleva infatti che anche la nuova Italia rispondesse dei delitti compiuti. 707 ACTA HISTRIAE • 2G • 201S • S Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 Questo atteggiamento la Jugoslavia lo applicô, soprattutto nei primi anni dopo la guerra, in tutte le questioni collegate al vicino occidentale. In base all'analisi dei do-cumenti sulla questione dei deportati si direbbe che in Jugoslavia si fosse molto meno disposti a normalizzare il dialogo con l'altro Paese, di quanto non avvenisse in Italia. Per questo anche nei rari casi in cui venne dato un seguito alle richieste diplomatiche si rispose che non ci fosse alcun deportato italiano in Jugoslavia. A Belgrado, rispetto alla questione dei deportati, regnava la legge della «guerra fredda»; la leadership jugoslava ha sempre ignorato o evitato il problema, presumibilmente nella speranza che si sarebbe progressivamente esaurito da solo. A partire dal 1947 a farsi carico della questione dei deportati fu l'Ambasciatore italiano a Belgrado Enrico Martino. In questa sede non ci siamo dedicati alle numerose conversazioni che l'Ambasciatore ha intrattenuto in merito; è perô opportuno riportare che i vertici italiani abbiano chiesto a questo suo rappresentante di indagare sul destino e soprattutto sul rimpatrio di quelle persone fino alla prima metà degli anni Cinquanta. Martino apprezzô infine, all'inizio del 1952, che non ci fosse da attendersi sviluppi rispetto a questa questione e che si dovesse «accettare ilfatto che la maggiorparte dei deportati, se non tutti, non c'è più» (DDI, 11/VI, d. 324, 3. 1. 1952). Lo scopo dell'articolo è stato introduire il problema degli elenchi dei deportati dalla Venezia Giulia nel maggio-giugno 1945, inserendolo nel contesto della Guerra fredda. Si tratta di circostanze molto importanti, dal momento che il problema degli elenchi, come abbiamo capito, non puô rappresentare un oggetto di indagine a sè stante, perchè bisogna conoscere attentamente il problema generale, e trarre solo in un secondo tempo conclusioni sui nomi e il numero dei deportati. Bisogna anche prendere in considerazione i vari elenchi di origine non italiana, jugoslava e anglo-americana. Finora nessuna ricerca ha preso in considerazione tutti, o almeno la maggioranza di questi elenchi. Come abbiamo capito, l'indagine dell'ICS, finora ignota, era di grande importanza e in futuro dovrà servire come base essenziale per le ricerche in questo campo. Lo stesso vale per gli elenchi che neppure l'indagine dell'ICS prese in considerazione - quelli dell'AMG, ICRC, jugoslavi, etc. Se gli studiosi vorranno in futuro giungere ad una lista accurata degli scomparsi, dovranno di conseguenza basarsi su numerosi archivi e analiz-zare in maniera incrociata decine di liste. Nel fare questo ci si dovrà confrontare con il fatto che nelle liste si trovano pure nominativi di persone che in realtà non sono state deportate, ma sono invece morte in circostanze diverse. Alla luce di queste considerazioni, possiamo dire con certezza che una lista definitiva di deportati non verrà mai compilata, ma solo delle approssimazioni, che comunque non risolveranno mai completamente la questione del destino di queste persone. 708 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urska LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 ICE WAR IN BELGRADE. THE DEPORTATIONS TO YUGOSLAVIA FROM VENEZIA GIULIA IN THE AFTERMATH OF WORLD WAR II. THE ISSUE OF LISTS AND NEW SOURCES Urska LAMPE Institute IRRIS for Research, Development and Strategies of Society, Culture and Environment, Centur 1f, 6273 Marezige, Slovenia e-mail: urskalampe@gmail.com SUMMARY The article deals with the question of numerous lists ofperson, who were alleged to be deported by Yugoslav troops from Venezia Giulia region in the aftermath of World War II. During the last years, the interest regarding the lists and numbers of those people has significantly increased. In the first part of the article, the author explains the diplomatic conflict between Italy and Yugoslavia, focusing on deportations and the international circumstances directly affecting the problem. In the second part, the author exposes numerous lists ofpersons, found in the archives of Italy, Slovenia, Serbia, Great Britain and USA, with the aim to show how difficult and long-term analysis would be needed in order to get a fairly reliable list and number of the deportees. The author reveals also an important investigation, conducted in the second part of the 50-ies by the Italian Institute for National Statistics (Istituto Centrale di Statistica). The secret investigation, which was conducted by the General Commission of the Government for the territory of Trieste (Commissariato generale del Governo per il territorio di Trieste), chaired by the former major of Gorizia Giovanni Palamara, ended in 1959 proposing the following results for the region of Trieste, Gorizia and Udine: death for several reasons after the arrest - 645; deported and repatriated - 1239; deportees who have not returned - 1982. To conclude, the author explains the problem of deportations and numerous lists from a diplomatic point of view, explaining that the international circumstances and the Yugoslav post-war expectations had a crucial impact on the issue of deportations and resulted in a very cold, if not ice attitude towards the problem and towards the numerous inquiries regarding the fate of the deportees. Keywords: deportees, Venezia Giulia, Yugoslavia, Italy, lists, Institute for National Statistics, Cold war, 1945, 1959 709 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Urška LAMPE: GUERRA GELIDA A BELGRADO. LE DEPORTAZIONI IN JUGOSLAVIA DALLA VENEZIA, 691-712 FONTI E BIBLIOGRAFIA AGPCM UZC FVG GO - Archivio Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma (AGPCM), Ufficio per le Zone di Confine (UZC), Sezione V: Friuli Venezia Giulia (FVG) Gorizia contributi (GO). AGPCM UZC FVG JUG - AGPCM, UZC, Sezione II: Friuli Venezia Giulia (FVG), Jugoslavia e varie (JUG). 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