/ A f I DELL’ L it, mm I d u n a 8 $ fj 13 8 I fc I J3 Amit) Acotasltco 1871-72. CAPO DISt'RIA TlPOfitlO'lA lil CiILSKPPP TONDST.T.t 18?« S /( & ? 11 DELL’ I, It, (IM Anno scolastico 1871 - 75. CAl’ODIÖTllIA Tiro(iR.v.FiA. Di oiusr.rrK tondei.li is?«. t >'¥' ■’! r Jf Pi> ,4,,. iHf f.i» s *i lik! f® ■ M H ! s/V r, , ■ , ., ,, , ■ ■ . ■ ocff ■ . oo ollob Slätiio . • • . • ‘ .;: ■ ., ' r; ,j/4; o rsi in gran parte al diboscamento del Carso, av-venuto durante il dominio della republica Veneta. La man-t'anza dell’ acqua fluviatile poi, per la quäle tanto soffrono 1’agricoltura (irrigazione) e 1’industritt (forza motriee), de-riva dalle numerose caverne sotterranee e dalla natura calcare del suolo. Non raro e il caso che torrenti 0 ruscclli montnni, ai quali da rupi e preolusa la via al mare, si ra- (lunino in laglii vorticosi per scomparire in storminate ca-vorne c poi ricomparire coinc sorgenti sotto marine. Ne fan-no fede la Foiba di Pisino che inghiotto le acque della val-!e di Novaco e le gole della grotta caleare di S. Canziano nella quäle si gettano le acque ehe la llecca porta dal Ne-Aroso. — Questo fniine nasco du Ile viscere del Catalano (Sa-xa Timavi) ai piedi del Nevoso, scorre per oltre 15 miglia lungo una profonda valle tagliata nel tassello, lino a che, ohiusagli lavi;} da un inasso di pietra calcare, viene costretto a precipitai'e in una caverna (Mahorcif':) che si trova al suo piede. Ke esce poco appresso: lq si vede spumeggiare su massi calcari e poi inabissarsi di nuovo alla base di una parete alta quasi 5.001 e scomparire nella grotta di S. Canziano, Ne; piü rjsorge che ad una lontananza di 17 miglia presso S. Giovanni di Duino dove le suo acque eromponu in copia trp volte maggiore in guisa che, nate appena, dau-no origine ad un liume navigabije qualc e il Timavo, che dppo dup miglia di cq,mmino si scarica prepipitosanientc nel inare presso la Sacca di Dnino (Seno di Diomede). So il Timavo ha una niassa d’aequa tre volte maggioro di quel-la della llecca, di ci(i e la continuazione, deriva da cio che esso fnmie serve di scolo gottcrrfineo fi tuttq l’al|;ipiano fra il Vippacoo ed il marp. Oltre alla llecca, nella regione boreale e centrulp scor-rpno 1’ Jdria ed il Vippacco affluenti dell’Ison/o. II denso torrejio margaceo delj’lstria pmdia o marittir ma nieglio permette alle aequo di seprrerp alla sua super-ticie. L<; piü importanti di questa rogipno spno; II Risano (Formionp d. ant.) oho nagce presso Lonche nel circondario di Capqdistria in vicintmza dpi M. Slaunik ß dopo un corso di 10 miglia si getta fra Io salino d’ültra nella valle di Stagnone nella quäle porta molto tprviccio in guisa da formare una lingua di terra (Dorso) fuor d’acquq, nella bassa marea. La valle del Risano e una delle piü hello che conti Y Istria. La D raff off na ehe sorge nella parte settentrionale del circondario di Pinguente sul pendio meridionalo del territorio dei Cicci, scorre pei circondari di Capodistria p 13iye e si getta nel porto Rose presso Pirano. II Qmeto che nasco da dun sorgenti; 1'una in val S. Giovanni non lungi da Pinguente, l’altra npllp vicinanze di Fantinich. Dopo un corso ili 4 miglia in direziono occiden-tale entra nel circondario di Montona, ne attraversa il ho-sco dove prendo la Rottonegla o la Brazzana e quindi f?i _ j j _ getta nell’ampio porto Quieto (lopo uh corso complessivo di 18 rniglia, dolin quali 7 navjgabili. L’ Arsa Im la sna oFtgine sul pendio mcridionale dei Vena, prende alcuni ruscelletti dai circostanti pendii e do-po un corso di 12 miglia, ]>or la valle dol medesimo notne, si getta nel canale dell'Arsa. C'itglitfolo IS. Confini dell’Istria aiiticd. Se oltremodo ditficile e talora irapossibile riesce il po-ter stabilire i precisi confini che uno stato eelebre c potente si ebbe negli antichi tempi, quäntiinque di liti a prele-renza s’oecupassero e geografi e storiei e poeti, quanto pili ardua impresa non sara ogli trattandosi d’«na provineia detla quald, perchš tnancante di tali qualitä, poco o nülla s’üc-Cuparono gli antichi sdrittori? Q'uesta ditficoltit fe'accreftcc ovc la provineia non posseg^ga confini nettamentn segnati dal-la natura e se, essendo essa bellicosa, šia circondata da po->olazioni gtterriere e predatrici. In tale caso i confini s’al-argano o si restringono col crescere o collo scemare del-a potenza degli indigeni o dei vicini, a seconda deliortU-nato o sinistro esito d'ima giornata campale. Queste fcolisideraziohi devono premettersi da chi im-prende a trattare la storia dell’Istna nei primi tempi pfer iarsi 1'agiofie delle inccrtezžo dei vari autori e dcH’nnposi-sibilitä di dare una risposta sicura e precisa a molte do-mande.' L’Adriatico cd il seno Flanaticö (Cjuärnero) orano1 i con-lini all’ Ov. ed al S. E. doll’Istm. La catena dei Caldera pofceva stimarsi confine naturale dal lato S. E. se 1’Arsa, tauto vicina alla medesima, non avessfe potiito essa pure a suh volta divenirlo. Nei tempi antichi, quando le selve spar-se sit quasi tutta 1’ Istria attiravano sni paeSe qüantita di pioggia ben maggiore che al presente 4), 1’Arsa rieca d’ač- 4) (i. Marsh - L‘nomo e la natura. I*'ir. 1870. I)i i|u?sl’opera M. Los-Aona obbe a dire od a ragiono : » c or to s a reti bo uu grau bone per la nostra patri.i comt» per t ul to il moiido civilo su quoslo libro fosss niuUo lelto o uie-dilato. » (\uova Aniologia, giiiguo 1870). que poteva essen? un fiume importante quäle coufine fra dtie piccoli stati come (jiiella che si ritrova in una gola facilmen-tc difendibile e sull’una e sull’altra sponda 5). I Liburni la confinavano da questo lato 6), popolo bellicoso e celebre per le sue piraterie: l’Arsa segnava il confinc fra questi due popoli 7). Dal M. Maggiore verso N. E. si stende la catena dei Vena la quäle, assicme alla Carsia cd al bacino chiuso dal-l’Isonzo, dall’Idria, dal Yippaoco e dalla Recca, forma il pianoro che dali’ Istria propriamcntc detta s’ estende sino al piede dclle Alpi Giulie ed al Nevoso. Questa regione, og-gidi in gran parte squallida e selvaggia, era ai tempi di cui si tratta coperta da fitte selve 8). Grli antichi la divide- 5) ü.r Kandier - Islro Adr. p. 40. La fossa dell’Arsia che noit arriva a mozzo miglio ili largbezza č incasaata fra inouti che in media paasano i luille piedi di altezza. « L’ Istria » I. S. p. 18. f canali dell’Arsia di Leine e dol Quioto aomi-gliano a letto apertosi pur disgiunzione di terreno, tauto lu labbra delle due sponde combacerebbero so ravvicinate, tanto gli »trati d’ambo i lali si corii-spondono .... Quell» doll’Arsa s’interna per suite miglia, per allro miglio formaudo il canale di Carpano; o per altre iniglia proaogliiva, or dallo torbide deU’Araia interrite. 0) Scilace Cariandeae - Periplus c. 21.- nel vol. I. dei » Geographi Graeci miuoros » di C. Müller. Parigi 18K5. — Post Istros Liburnorum gens est. Pomponio Mela - De situ orbis libri tros. Vienna 1805. L. II. c. 3. Tum l'yrei et Liburni et Histria. C. Plinio Secondo - Naturalis bistoriae libri XXXVII. Recognovit L. .Tn-hu». Lipsia 1834. L. III. e. ö. n. 38. Japydes, llistri, Liburni. CI. Tolomeo - Geograpliia. Vtinezia 1612. L. II. c. 17. I'ost Istriain Ita-liae, reliqua Liburuian maritima sequitur ora. J. Lucio -Do regno Dalmatiae ct Croatiae, historiarum libri »ex. Vienna 1758. L. I. c. 6 p. 30. Antiquitua lapodeB ad sinuin Flanaticum non perve-uisse et Liburnos Istris conterminos fuisse, concludendum v'delur. 7) Plinio III. 21.150. Arsiae gens Liburnorum jungitur. L. A. Floro - Herum romanarum libri IV. Parigi 1672 L. II. c. !».-Liburni inter Arsiam Titiumque Humen. Sb nel sesto secolo a. Cr. gl’Istriani confinavano nni Liburni, ciö non to-glieja possibilitä cbe, in tempi anteriori, i Giapidi lussero stali padroni dolle coste del Quarnero, cacciati poi dai Liburni. Plinio III. 19. 129. Nonnulli in Flanaticum sinum lapydiam promovere a tergo Histriae GXX.X m. p., doin Liburniam CL m. p. fecerc. 8) Appiano Alessandrino. - Romanarum historiarum qnae supersunt. -Parigi 1840. Do rebus illyriris c. 18. lapydea.... caesis arboribus... et in re-liquam sylvam sese abdentes.......... Erodiano L. VIII ove parlasi della spodizioue di Massimiuo coivtro Aqui-leja. Maximinus, postquam ad Italiae fines pervenit, praemissis speeulatorilnis qui explorareut an ullae in Alpium convallibua et densissimis sylvis insidiao delitcscerout....... — io — vano in due parti: nclle Alpi Giulie cioe, e nell’ Ocra. Com-prendevano sotto il nome di Alpi Giulie, oltro che la ca-tena dal Tricorno al Nevoso, anche la porzione dcl versan-te occidentale sino alla selva Piro cd al Vippacco 9): sotto il nomo di Ocra il rimanente del versante, cioe del Vippacco, dall’Isonzo e dal golfo di Trieste tutta la presente Uar-sia sino al M. Albio (Nevoso) donde si partiva la catena degli Albi 10). Slrabone - Geografi,i. L. V. - ncl!’ inlimo seno deli’ Adriatico vi e il Timavo ed lin bellissimo bosco. Smiill - lieber den unt. L. der Itocca. p. 672. Ist die frühere Stärke des Tiinavo nicht auch ein Beweis dafür, dass der Karst ursprünglich bewaldet war ? Da vedorsi su lale argoinoiito anche -I).r de Rossclli - Sloria c statuti del-)e an liehe selvn Triesline; nel V. III. deli’ Arclieografo Triestino. 4851: e “ strin„ I. 10. 57. 9) Che gli Anlichi coniprendessero sotto il nome di Alpi Giulio anche u-na parle del versaute occidentale, cioe quella fra 1' Idrin ed il Vippacco lo dinio-stra la Tavola Peutingheriana e 1’ Ilinerurio lerosolimilano Aquileja. XIV m. p Aquileja. XI m. p. Ponte Sontii. X^. m. p. (p.te di Ad Undecimum. XII m. p. (pr. Pal-Manizza) manova). Fluvio Frigide. XXII. in p. (Sabla sul Ad Fornulos. Mutalio. Inde sunt Al- Vippacco). pes Iuliae IX m. p. In Alpe lulia. V m. p. (Hruschizza Ad Pirum. Summas Alpes. (Selva s. Nanos). Piro). Loogatico. VI m. p. (Loitsch). Mansio Longatico. VIII in. p. IXauporto. XII m. p. Mutalio ad noiuim. XIII m. p. Emona. IX m. p. Emona. X m. p. ■10) Slrabone IV.-L’Ocra e la parte piü bassa delle Alpi od e quel punto dove esse congiungonsi coi Čarni e pel quäle si portano sopra carri in tnercanzie da Aquileja a Naupiirto. ... Le montagne che ora diconsi Alpi dicevansi una volta Albi; ed auetie oggidi un’clevata montagna che e fra i Giapidi e si congiunge.in e.erlo modo coli’Ocra e eolle Alpi chiamasi Albio. - VII. Da Aquileja oltro l’Ocra sino a Nauporlo ö un viaggio di 550 o iiOO stadi L’Ocrae la parle piü bassa dolle Alpi che si oslendono dai Rezi ai Giapidi: presso i Giapidi di nuovo s’ inalzano i monti e si ebiamano Albi II IIume Golapi (Gulpa) clio dal munte Albio scorre per i Giapidi ecc Segue il lerritorio dei Giapidi di {000 stadi. Abitano sotto il monte Albio abbastanza alto che o il fine delle Alpi. In questi brani Slrabone ci precisa la posizion« deil’ Ocra fra Aquileja, le Alpi Giulie od il M. Albio il qualo uon puö essere che il Nevoso poicho da questo scaturisce la Gulpa. Plinio III- 20. 153. nomiuando fra i popoli dell’Istria i Subocrini (veili n. 22), conferma die l'Ocra si trovasse sul delto versante. I inrnli Albi erano la continuazione dell’Albio cioe le preseliti Alpi Oinarichg. Männert-Geographie der Griechen uud Römer V. 10 Norinib. 1802-V. VII. L. 2. p. 290,- Gli Albi-eompreudevano quella selvaggia catena di monti La costituzione fisiea del veröantc Qccidenlale dolle Gilt* lie ci mostra come si rondesse possibilo cho, sul medesimo, abitassero due popoli dillerenti; l’uno nell’Istriä, l’ältro sul-i’altipiano dello Giulio. Peru qul pure il «online s’avra mu-tato socondo l’alterna fortuna delle armi; tanto piü clio da questo lato gl’Istriani confinavano coi Giapidi, popolo d’ in-domito e leroce coraggio 11) che abitava su ambo i versan-ti delle Giulie, dei monti Albi 12) e sull’Ocra, nella di eui partev occidentalo oonfinava coi Carni 13). E diflicile stabilire se gli Istriani avessero avuto fino degli antichi tempi per loro confinanti, sul lato N. 0., i Veneti. Sembra che nei primi tempi la potente scliiatta dei Veneti fosse estesa lino al TimaVo il quäle eegnava parte che dalla Carniola va al S. verso la Croazia e si divide in vari rami, dei quali i principali sono il Grandu e il Piccolo Gapella. Tolomeo III. I. die« cho l’llalia ha per confinu anchel'Ocra ed il Caru-sadio. Ousl'ullinio polrebbe essere la contfnuazione deli’ Oeralungo il (juarnero. II D.r Ko/ten nelle sue uote alle Istorie di Poli bin,, - Milano 1824. Y. II p. 359 n. 44 fa deriyare per conlrazione da Carusadio Carso. 11) Appiano - de rob. 111. c. 18- Iapydes valida gen« el fera. Slrabone VII, li chiama gtMile bellicosa. Vedi l’eroica difesa di Metüllo in Appiaito o. c. c, 19, 20, 11 ; quella rfi Segesta c. 22, 25 e Dione- Dulle guerre e fatli dei Homani L. XXXIX. 12) Slrabone VII. Dei Giapidi. . parle s’estende vefso i Pannoni 6 i't-stro, parle vorsor l’Adriatico (v. n. lü) Tolomeo II. 17. Tenent aulem proVifloidm qui flistii.iu haeronl, Iapydes. Appiano - d. r. III. 17. parla dei Giapidi Transalpini; ec. 10 . .. a(l\ ersus Iapydes quibus intra Alpes sedes eSt. Dione XXXIX. ... Ma quelli i'ra i Giapidi che abilano dell’tmä 0 deti’al-tra parle delle montagtio. Mannerl VII. L. 2. c. p. 289. I Giapidi abilavano il paese (lalla paludo Lugea giü sifio a Fiume, sni Monti Albi e ad Oriente Itmgo fe sponde della (iül-pa llrio oltfo Karlssladt nön oltrepassandft al S. il parallele di Zeug. Mommsen - Komische Geschichte. Ilefl. 186!>. V, II. p. 171. Zunächst an die Taurisker Schlossen Sich' die lapyden, die auf den lulischeö Alpefa im heü-tigen Croatien bis hinab nach Fiume und Zeng Sassen. 13) Plimo III. 18. 120. Carnorüii ha6c regio junctiUjoe lapiddfn. * 24. 146. A tergo Carn'orurri et Iapydiim. Confrontando Slrabone IV “L’Octa o la parto piü baSSa dcl'e Alpi ed ia dal lato occidentale. Ne risulla (|uindi ehe Ulili quusti cangiamelili, avvenuti duranto la dominaaione romana, non tolgono punto il fatlo accerlalo dai Geografi unteriori a 1’lipio elie, priina di Gesare, il eonfine Occidental« deli’Istria fosse al Timavo, ne lo cuntraddicono. 11 Carli. - Delle Antiehita italiche - Milano 1793. Vol. I. L. 4. § 4. p. 19!). tunla di spiegare questo semplice latto in altro modo. Bgli (lice! »Se e vero ehe 1’antieo confiuu deli’Istria fosse il Timavo, Trieste sarä stata In prima colonia elie in provincia abbinno dodotto i Homani, il di cui territorio, še da min parto estendevasi sino al delto fiumo Timavo, faeile e il eonebiudere ehe dali’ nl-tra parte sino al Forinione arrivasse. giaecho i tiurni (>(l i moliti ordinarinmen- lo i con fini dej lerril.ori determinavano Le eolonie coi loro lerritori era- uo porziope detla medesimn cilta di Homa, o eome eosa intriuseca di essa cit ta, separate e lagliate a fiati o da quelle provinci« ove esse esistevano. Da questa an lica erudiziono I’linio. a dilleren/.a di tutti gl i altri googratl indotto fu a dar principio alla provincia dal Forpiione e non dal Timavo. ,, D.r Kandier - Indioaisioni p. 178. L’Istria aveva a durevole eonfine il Timavo; e quando il Formioho si disse eonfine deli’Istria s’ intese della provin-eiale, della 11011 roinanixzala. Triesle colonia non il Timavo non servi-va di confine che per un brevissimo tratto; poiche da S. Giovanni di Duino, d’onde eronipe per molte bocche, sino alla sua foce 11011 corrono che due miglia. E siccome gl'I-ßtriani oltre ehe coli’ Italia (Yeneti 1Š) confinavano anche coi Čarni 19) e questi s’ estendevano sopra. i Veneti sull’-Ocra sino alla selva Piro 20), no segue ehe gl'Istriani abi-tassero un largo tratto’ di paesB anche a settentrione del Timavo sul Carso Triestino e forse tutta questa parte oc-cidentale della Carsia. Nö mi sembra d’andar errato sup-ponendo ehe il Vippaceo segnasse il confine settentrionale fra gl’Istriani ed i Čarni, il Timavo e parte delPIsonzo il confine occidentale, al di lä del quäle v’ era terreno disabi-tato su cui i Romani fondarono Aquileja: quindi venivano i Yeneti. E tale supposizione potrebbe venire avvalorata dal fatto ehe 1' Isonzo antieamente aveva il sno corso pili ad O-riente, cioö passava vicino a Monfaleone e searicava le suo piene nel seno di Diomede dove aveva foce anche il Timavo 21). Nell’ Istria stossa Plinio pone quali abitanti del pendio S. O. dei Vena, da Pola ai con torni di Trieste, i Secussi, i Subocrini, i Catali ed i Menocaleni 22). Certamente questi non sono ehe parti del medesimo popolo, cioe degli Istriani. In quäle parte deli’Istria veramente abitassero, e diffi-cile stabilire. Osservando ehe Plinio li dice abitatori della re~ d’essere venuti a fondare una oitta -vicino al luogo (love pifi tardi sorse Aquileja, dissero: » Se superante in Gallia multitudine inopia coaetos agri et ege-state ad qliaerendam sedem Alpes transgressos, quae inculta per soliludines viderent, ibi sine ullius incuria consedisse .... Vedi F Masi n. 15. 18) Liuio adopera promisimamente Venezia ed italia» XXXIX. 22. C. Eodem anno Galli transa)pini tnmsgressi sunt in Venetiam ... - 45. 6. Galli transalpini.... ut ante dieluni est, iu Italiam Iransgressi.... 19) Strabone VII. (v. n. 16.) 20) v. n. 13. 21) Filiasi V. II. 0. 27. p. 278. II sono di Diomedo (seno dei bagni) ae-ooglieva altre volte le piene deli’Isonzo. Dappoiche il fiumo suddetto mutö sua foce »vvieinandosi ad Aquileja eoc.. .. Non lungi da Monfaleone veggonsi an-cora le tracoia dolfalvoo delt’‘Isonzo ehe segnano il eorso antieo del fiume ri-\olto ad Oriente. V. Zanrinnitli - Guida storica delPnntica Aquileja Gori/.ia 18i!>. - p. l ‘\ II corso deli’Isonzo era antieamente pili discosto da Aquileja come si v eri fi o o dalla sonperta di cinque grandi e grossi pilastroni ehe sostenevane un ponte maestoso fatto dai Homani vicino a fionclu nel distrettn di Monfaleone. 22) Plinio III. 20. 153. Fncnlae Alpiuna mul ti populi, sed inlustrcs a l*ola ad Torgostis regionem Secussos, Suboorini. Catali, Menocaleni. gione alpestre c 1’ordine ehe segue nel noininarli, sembre-. rebbe che i Secussi 23) dovessero forše abitare nella regione montana clall’Ar da alle sorgenti della Draga, i Subocrini dalle sorgenti della Draga a quelle del Quieto, i Gatali delle sorgenti del Quieto a quelle del Risano ed i Menor caleni dai Risano al Timavo 24). Cujtilolo III* Ferche fu dato il ngme ei’Istria allci nostra provincia. Gli antichi avevano una conoscenza mol to inesatta del-, la topogratia del paese al corso superiore deli’Istro (Damir bio) e deli’intimo seno deli’ Adriatico. Da cio deriva la falsa idea che si erano formati del corso deli’ Istro e delle sue foci, Insegnavaup essi che questo fiume aveva le sue soi> jrenti nol ceptro deli’Europa fra i Celti, o agli estremi con-fini della Germania verso occidente 25), d’onde scorreya 2.") I Secussi, oltre ehe nell’Istria, vengona nominati auclia null» vallo della Dora Kipera presso Susa col capoluogo civjtas Secusinq residenza di Go-zio ro dei Taurini. - Vedi 1*. Diaconu L. III. c. 8, e Munnerl IX. par. I. c. !). p. 498. ’ 24) I)r Kandier - Ind. p. 178. oolloca i Secussi (celli) intorno a Pedena, i Subocrini (celli) intorno a l’inguente, i Gatali (carni T M. Catiilano) nel eireo-, i'olo d’Adelsberg ed i Menocaleni nnll'odierno Duineso. - Vedi anclie ” Istria„ IV. 10. 73. - Sui Gatali Carni, e sulla loro aggregazioqe al comuue di Trie-»to, v. ” hlria „ IV. 41-12. 45.. 28) Erodo/v - Le nove imtsu. Ij. II. c. 33. II flumo Iatro eomiticia dai Celli e dalla citia di Pirene, svorro dividendo iji due 1’Europa. - IV. 49. L’ I-stro corre per lutta 1’Europa cominciando dai Celli i quali l'ra gli Eltropei as? sieme ai Giueti .ibit,ino nell’estreuio occidente, Anonimo (Sciinno Chio) - Ovbis descriptio - oel V, J. doi Geogr. gr- min, di C. Müller - v. 773 e seg, .........................Jstcr fluvius, Is ex occidtiis devonit locis Ouinque ostiis in Pontum exiens Duobus vero scissus in Adriain quoque coujluii. Egualmcote Arriano poripl. pout. Euxini n. 68. Slrabone VII. Lp sorgeuti deli’Istro sono. agli estrerai coufini della Germania. Apnllonio Jtndio L. IV. n. 284. Dicono die 1’Istro nasca dai monti Iper-borei e Kipei e che, giunto fra gli Suiti ed i Traei, si fenda; l’unramo si getti uel mar Jouio, l’altro nel mar IVero, il ter/.o «el seno doli’ Adriatico. 'Eustuzio - Commentarii in Dionyeium Periegeten, nel V. II. di Müller o c. - c. 298. Ister, qui... e fonto uavigabilis oritur seseque seindciiBj P11''-[iin in Pontum, partim iu Adriaticutu flu.it. attravcrso tutta 1’Europa dividendosi in dur rami. L’uho di quosti aveva foce per einque bocche nel Ponto Eusino (M. Nero), 1’altro invoce nell’ Adriatico per la penisola d’ I-stria 26). Tratti in errore da tale credenza, come Istria fu denominato il paese dove alle foci deli’Istro sull' Eusino i Milesi fondarono le loro colonie 27), cosi Istria fu chiamata la hostra provincia perclie si cfedette fdsse posta alle foci d’un ramo del medesimo fiume Istro 28). Quando i Romani con-quistarono F Istria ed ebbero campo di risalire il corso di 26) Scilace Car. per. c. 20. Post Veutetos šunt Istri et fluvius Ister. Kic fluvius etiam in Poutum tiuxiiumi delabitur. Diodoro Siculo - Hiblioteca storica. L. IV. Hoc tempus ipsum convincit falso suspicatum esse, Istrum qui pluribus sese ostiis iu Poulum exonerat et, alterum qui in Adriani defertur ex iisdeui locis iluxus smnere. P. Mela II. o. Per Istros Ister emiltitur. Plinio III. 18. 120 (v. u. 28.) ■Strabnne I. (v. n. 28.) 27) Erodolo II. 33. i/Istro sboccando nel mare Eusino, seorre tuttn 1’Europa, e finisce la dovo abitavano 1’ Istria i coloni dei Milesi. Di questa Istria parlano ancbo Plinio IV. 24. 79. - (11. 44 aomiua la Cittä di Histropolim Milesiorum) e Trngo Potuj) e o - Istorie oompendiate ds Giustino. - Milano 182U L. IX. c. 2: Anoniino (Sch. Cii.) v. 767. .......................... Uriis Istrus e Uuvio suum uaeta nomen. : . . Hanc urbem Milesii condunt P. Mela II. In litoribus Istro proximn ust Istropolis. Dr. Kandier - Istro Adr. p. 7. Ali« foci del Danubio nel niare Eusino vi ha penisola, cbe da Silislria a Varna iu diressione verso tramontaoa si eateude a Isazka, eircondata dal lato di scltenlriotie dali’Istro, dal lato di levaute dal• 1’ Eusino. A mežao di questa penisola, lungo antico vallo romano, seo.reva uu ramo dfcl Danubio ora interrito . . . Questa provincia la dicono oggidi Do-bruoia, ai tempi di GiustiuiaDo la dicevano Scizia minoro, nei tempi anticbi la diceVano Istria dal Oume alla dl cui foee e posta. 28) Plinio III. 18. 126. . . . quam (Histriam) oognominatam a flumine ilistro in Adriam efflueute o Danuvio amne .... plerique dixere falso, et INepo« etiam Padi adoola. Aullus enim ex Dannvio amue iu mare Adriaticum ♦»tVumlit ur. Strahom I. Gli anticbi falsamente credettero esservi un fiume dello stflsso notno cbe I’ Istro il quäle, uscendo da quust’ ultimo, andassa a flniro hell’ A*lria; obe da questo Burne pigliasso il suo sopranoma la gente degli Istri a traverso della qualo discorre. Isidoro - Origini - L. XIV. c. 4. Histriam Hinter amiiis voca\it, qui ejus terram infinit, ipse est Danubius. P. Diaconu L. II. c. lö. Histria ab Ilistro (lamino cognominata. l/opiniouo del Filiasi II. c. 28. p. 293 » cbe anticho inonete portanti la figura di uu fiume con due teste cbe guardano all’opposto l’una dall’altra ricor-dassero la farna anlica della divisione deli’ Istro » e conlutata dal Dr Kandier hei V” Istria., II. 12. 51 e nell’Istro Adr. p. 17 poiche »1’Istria adriaosi tutfci i fiumi che, attraversaudo quesfca provincia, si gettano nell’Adriatico, scopersero 1’antico errore, ma il nome d’I-stria rimase tuttavia alla penisola 29). II supposto ramo deli'Istro sembra non essere altro che i’odierno Quieto 30). non ebbe mai zecca propria, sia nei tempi che precodettero la conquista d«i Komani, sia durunte la doniinazione romana e neppure nel medio tempo, nel quäle la sola Trieste coniö mouela duranle il secolo decimolerzo, » 20) Dioduro Siculo. IV. Debollata onim a Romanis Istrorum gente, Istri initium nou lougius XL stadiis a mare abesse comprehensum est. Di differente opinione sono : Trogo Ponipeo XXXI1. 3. Colchi . . , juxta Aquilojam cousedere; His-trique ex voeabulo amnis quo a inari consedisse appellati. Carli - Ant. it. I. L. 2. § 1. p. 88. » Ai Joni Pelasgi partiti dall’Istria al Mar Nero, il nome della provincia, dolle citlii e dei fiumi della nostra Istria all’Adriatico debbonsi attribuire. » (v. u. 176.) Dr. Kandier - Istro Adr. p. 10. Li Trnci venuti dal I’ooto vollero tra-sportata all’ Istria Adriaca la memoria di quel raino deli’ Istro che la attra-verBava a metä, e trovato appunto a rnetj della lunghezza deli'Istria Adriaca uu Gume, Io fiusero Istro a giustificaziono del nome d'Istria trasportato alla novella patria. (v. n. 58.) Ab. P. Tommasin - Nell’ Archeografo Triestino. - Nuova serie - Trieslo 4871 - V. II. p. 135.- Se Istro, Urnp Io vogüamo dal Greco, bisogna farlo derivare da 'mraa forma secondaria dell’ tarojii che in origiue significa pmre, e nel passivo e medio coli’ «vt« tim? va tradotto con purst inoonlro p. e. itpö/ivyi-Ssv vswf, avanti la nave, oppure «uu eircondare qualcuno, diuidcrlo, p. e. tivk 7rej3i5. Ed allora siamo a casa. — I Penici pervenuti nell’ Istria e veduta la nostra provincia non lontana dali'Istro, tagliata dal mare e da fiumicelli, la potevano nominare Istria. II qual nom« derivarono senza dubbio da (/lasc/ie-rah) cungregalio o diuisio cioe (maiin) aquarum. 15 da hasuherah in altra forma puö farsi un bei Uislriah che vofrebbe dire: un luogo circondato o taglialo daltc acque, dal mare. Che se i Fenici laseiarono iutatto alla penisola dello stiuale il nome Italia » paese bello e delizioso » cortumente potevano dare alla nostra patria il nome Istria, perche, se non occultava taute dovi-zie come 1’Italia, dava alrneno alle loro navi » pnrti sicuri. » — Ned e da du-bitarsi che i Fenici visitarono 1’ Italia in parte e 1’Istria del pari. Che drtgli Istriani (Istri) abbiano avuto il loro nome gli Histri od Hi-striones e falso. Liuio VII. 2. Ister, tusco verbo, ludio vocabatur. Tacito Anu. XIV. 21. a Tus«is accitos histriones. 30) Qual fiume dell’Istria intendevano gli antichi col nome d’Istro? L’Istria e attraversata daquatl.ro fiumi priucipali: il Timavo, il Risano, il Quieto o 1’ Arsa. II Ti mavo, il Risano e I’Visa oratio conosciuli dagli antichi e distinti cou propri uorni: il Quieto, il piü grande fra essi, non fu mai no-minato ed inveoe si nominava 1’Istro: dunque il Quieto e 1’Istro erano il medesimo fiume. Questa deduzione logica sarebbo in parte avvalorata da P lini o III. 18. 126. il quäle poue il creduto Istro dirimpetto alle foci del Pö, e da P. Me la II. 4. il quilo dice che I’Istro ibocca dalla spiaggia Intriana col medn»imo impeto del Po, e s’incoutra nel mare collo sue acque. Dindoro Siculo (v. n. 29) ci avverte che il presunto Istro non aveva «he 8 miglia di cor-so. Potrebbe darsi perö die vi sia un errore nel nuinero dolle miglia. — Ma» ammesso che il Quieto sia I’autico Istro, queslo fiume di solilo pacifico e che rare volte coi suoi forti straripamenti ricorda 1’autiuu farna, corrispondo egli CnpHolo IV« Orig lue derjU Tstriani. Se fino ad ora in qualche parte si fece sentire la mäü-canza di notizie corte e precise, questa diviene sensibile nella questionc per noi importante dell’origine degli Istria-ni; tanto piü che quei pochi scrittori che vi accennano hanno tutti un’opinione diüerente. alla descrizione ehe ci lasciarouo gli antichi deli’ Istro, deli’ abbondanza delle' sue aeque u dell’imputo . 18. » Osservazioni latte aoeertanu cbe il livello dell'acqua deli’ Adriatico aiasi al/ato di Ire in quattro piedi ne-gh ultimi quindici secoli » — 19. » Altre osscrvaziool invecc proverebbero k Ala tale fatto non ueve sorprenderci; poiche ii volof investigare le origini di im popolo, per quauto celebre ed illustre sia stato, fu sempre un’opera ardua e molto spesso infruttuosa. Pereiö i] Curtius, dottissimo neir archeologia e nella storia, ebbe a dire che “ la storia non conosce le ori- spiaggia cssersi abbassala, anzichö ii mare alzalo.»— Filiu.ü V. III. 17. 588. Ii uu fatto che 1’Adriaticu guadagna terreno sulla apiaggia dell’lstria. Sul lido istriano si veggouo ormai giacere solt’acqua selciati ed avanzi di fab-bliche romane come a Parenzo, l’ola ed iu allri luoghi. Nel 4770 una terribile procella scirocale scoperse tra Umago n Sipari fuori in mar« un sotterraneo ed altri avanzi di fabbriche antiche quasi per 'lue uiiglia estese. » (Da vedersi anche 1’ ” Islria,, I. 9. 56 e I. 75. 294.) Da cio si concbiude essere possibile che le acque, le qunli ora si perdono in tante e.averne, alimenlassero un giorno forti correnti ora perdute, e ehe per tali correnti il Quieto potesse un tempo possedere tanta abbondanza d’acqun e tale impeto nel suo eorso, da essere credulo realmente un ramo deli’Istro. Un’accurata osservazione del lello di queslo fiume ci mostra poi come tale supposizione non sia menomamente arrisohiata. Filiasi II. 28 299. » L’alveo del Quieto e della Uragogna veggonsi essere stranameute profondi e larghi e mostrano degli alti dossi sulle loro spende formati da immensi stratti di gliia-ja e eiottoli. Eppure la corrente loro scarsa e limpida non conosce, ne portrf tali materie. Souo letti di grossissime fiutnare per di la correnti una volta e poi sparite e cussate. » E Mona. Tommaxini (morto nel 1054) - De’ (Kommentar i storici-geografici della provincia dell’lstria libri otto. - Arch. Tr. IV. Trieste 1857. -■ L. I. c. I. » II (Juieto tra montagne tiene l’alvoo, fa mostra della 6ua ampiezza e nel sboccar nel mare fa porto per ogni vascello. Gia a memoria dei uoslri padri le gal«re andavano su otto o dieci miglia; ora pero c paludoso o innavigabile di sopra in gran parte. >* —*• Quauto serissero questi due autori ci mostra como il Quieto perda con-tinuamente delle sue aeque, e rende quindi possibile la supposizione d’ un Quieto-lalro negli antichi tempi cor caratteri seguati dai primi geografi. II Carli - Opere complete. Milano 1786 V. X. p. 529 črede ehe 1’antioo Istro sia l’Arsa: ma nelle Ant. it. V. I. L. 4. § 4. p. 207 e pel Quieto il quäle, 8econdo lui, (p. 209) forse scorreva nel let to della Draga e sboccava nel seno di Leme. II Dr Kandier * Istro Adr. p. I I osserva perd » Fu supposto da qualcuno che giä pel canale di Leme vi scorresse grosso fiume ed avrebbe-ro voluto fosse I’Istro; ma qnel creduto alveo di fiume e squarciamento di suolo, quasi por essieazione, il terreno poi non comporta corso di Sumu, tanlo e foracchiato e spugnoso, e sollevato sul livello del mare.» Ne\\’”lslria.j IV. 48. 190 il Dr. Kandier e pel Risano e dlc» » Pensia-mo ehe Risano lo dicessero i Celti* Formioite i Trači e ehe il nomadi Istro non fosse ehe per indicare la supposla provenienza deli’ Istro». Neli’ ” Istro Adriaco,, invece a p. ü dice » II credulo Istro «liro non puö essero ehe I’o-diorno Quieto del quäle avviene anche oggidi, che nell« rotte di aqua spinga le torbide fino ali’ incontro delle grosse del Pö; cosi ehe le torbide tingon*o 1’Adriatico dali’Islria al delta padano. » E a p. 12. » Forse i Celti nominava-no il Quieto Butte; nel medio tempo portö il uomc di Layme: il name Quieto h moderno e sembfa tratto dal porto di Torre nel quäle ba fone, ehe dicevnsi porto Quieto.» Vlannerl pure V. IX. par. L c. 2. p. 46, pröva chc il creduto Istro non1 »ja altro che Vodiorno Quieto. gini di nessun popolo,, 3.1). Ed in vero chi ci sa dire la ori* gine del popolo Italico e del popolo Greco? Chi puö assi-curarci quali sieno stati i primi abitatori deli’ ltalia e del-la Grecia? Eppure i Latini ed i Greci e ran o i popoli piü celebri deH’antichita. Che si dirit dunque degli Istriani? Questo ritlesso deve rendere piü canto nel dare una rispo-sta colui ehe serive, e piü discreto il lettore nel pretenderla. La questione delle origini di un popolo si riduce sem-^ pre all’investigazione degli elementi dei quali era composto quando di lui s’ebbero notizie storiche certe e un pč> diffuse. Perciö, anche nelle origini degli Istriani, si deve ridur-re la questione ai seguenti termini: u di quali elementi era composto il popolo Istriano al momento cli’ egli venne a con~ taito coi Romani,,. A tale quesito si potra dare una qual-che risposta; a chi pretendesse di piü, la risposta del Curtius. Consultando quanto aerissero gli antiehi sull’origino degli Istriani, vi troveremo le opinioni lo piü disparate. L’ Anonimo e Apollodoro li die.ono Trači 32); Trogo Pompeo, Potnponio Mela, Plinio, Strabone ed altri li fanno derivaro in tutto od in partc dai Colchi 33); Tolomeo e Cerzio li dicono Giapidi 34); Appian > li dice llliri; Eustazio e Mar-ciano dicono Trieste cttta Illirica 35), 31) Curtius - G»ri©chiaclie Gesciohta - Beri. 18U8. V. 1. p. 13. Die Go-schichto kennt keines Volkes Anfänge. A. Fan« «co! - Storia deli’ I lalia antica. Fir. 1863. V. I. p. 5. Tie un tempo uel quäle la stirpe pmana vive siienziosa sulla terra: un temp» muto che n«n rispoi)de per chiamare che upm faecia. A un certo punto tutte le tra-dizioni si rompono, ne avvi piü via per risalire alle origini: e chi si os'ina ac| andaie indietro rimane smarrito in foltissim» tenebm, tra le quali se alla poe-sia e dato di «vvolgeriji e di creare suoi miti; la sloria non puö dir nulla che sia fllto a contenlare l’inleilello. i principii d> ti|tto le nazioni sono oscurissimi pur questa generale ragione, 32) Anonimo (Sch. Cb.) v. 391. Enetis Jinitinii «unt Thraces, Istri dieti. Apollodoro L. II. u. 119. Sopra gl’lllei sono i Liburni egli Istri dettiTraci, 33) Trogo fonypeo J^X^U. 3. llislrori)m gentem fama est originem a Uolchis dueere. 1’. Mela II. 3- Pola quondam a Colchis, ut ferunt, habitata. Strabone V. Pola opera antica dei Coluhi mandati ad insnguire Medea. Plinio III. 18. 26. Argo navis flumiue in mare Hadriaticuin descendit non procql Tergeste. - III. 19. 129. Colunia Pola, quae nunc Pietas Julia, quondam a Colchis condita. 34) Tolomcy I|. 17. Ahitano I’Istria i Giapidi. Cerzio r I|J cp. orbit terv- syu. - Histri, seu Istri, alias Japyges seit Japydes. 38) Appiai\o R, III. c. 8, . . . adjuuclis eibi i» earo rein Istris, alia H-lyrica gente. Esamimamo queste singolc opiti ioni. Se confrontiaino il carattere dell’ardito pirata istriano, la sua maestria nel dirigere le navi, il suo ardimento nel-1’assalire persino le fiotte romane e spingersi a saccheg-giare le coste deli’ Italia sino a Taranto, ed il suo crudelc eroismo di sacrificare i propri figli piuttosto ehe saperli ri-serbati alla schiavitft; se confrontiamo questi tratti d’ im carattere ardito, violento ed indipendente con quanto ci la-sciarono seritto gli storici piü accreditati intorno ali’ indole dei Trači ed alla loro aversione pel mare, a ragione si poträ dubitare ehe negli Istriani vi sieno elementi Trači, I Trači erano bensl valorosi, amavano di vivere di guerra e di bottino, ma misera era la loro vita e rozzo avevano 1’ingegno: vendevano schiavi i loro figli 36), e dal mare rifuggivano in guisa, da non portarsi ad abitare lungo le suo coste abbenche fertilissime 37): fatto questo addimo-strato anche dalle numerose colonie greche fondate sulla costa della Tracia. — E come 'vorremo trovare in questo popolo tracio le origini deli’Istriano? 38) Mutlasio. Comm. o. 582. Tegestraeum oppidum illvricum. Mareiano Eradese. Epitome L. IV. c. 9. Tergesta ... lllyriae urbs pro-pe Aquilejam. 56) Eroduto IV. 95. Misera «ra la vita e rozzo 1’ingegno dei Trači. « V. 6.... Aniano 1’ozio, sprezzano 1’agrieoltura... credono nobile il vivere di guerra e di liottino ... vendoiio i loro figli. 37) Appiuno de bell civ. IV. 102. Ea ora (della Tracia all’Egflo) quain-> vis colturne apta, olim quidem fuil desertissima; quod Thraces abstinerent a lnari; neque ad litora descondereut metu incursationum quae a praeternavU gantibus fii-ri possnnt. 58) (Ibi fra i moderni soslieno ehe i Traoi abbiano abitalo nella nosi ra provincia, racconta cbe emigrassero dali’Istri» pontica nel 508 a. C. costret-tivi dai Slilesi; valieassero le Alpi approfittando delle nolizie avute del viaggio desli Argonaqti; giurigessero nell’Istria Adriatica; vi «acciassero i Celti che l'a-hitavano; londassero al mar« una serio di eilla (ciou Tergeste, Egida. Pirano, Kmonia, Parenzo, fiissa, Vistro, Nesazio, Mulila, Faveria e Pola ehe divemie precipuo loro slahilirrieuto); ed iniponesaero nuovi nomi ai fiumi od alla provincia istessa. (Dr. Kandier - Ind. Annali del lit. n. I. auno 508. •- Istro Adr. p. 8. - e la nota 29.) Oltre alla differenza gia accennala fra la natura deli’Istriano o quella del Tracio, si poträ osservare in tale proposito come 1’emigraziouo d’una par-te d’ un popolo non succeda altrimenli che quando esso vi sia costretto dal-1’emigrazione d’ altri popoli, o quando che, per migliorare la propria condi-zione. da uu luogo selvaggio si getti su d’una ferlile provincia, o quando lin fortunato guerriero lo eacci innanzi a se: ne mai avvenne il easo ehe alcune colonie straniere fondate alla cosla abhiano fatto emigrare gl’indigeni che n* hitavano quella regione. E qui Bi trattornbbe deli’ emigraziono di buona tnassu di gente dal momento ehe, dopo d’a vere altraversato dal Ponto alle Ginlie tanti popoli hellicosi, dopo d’avcr superate le Alpi dove abitavano i (Jeri Gia* Se poi g'li antichi ci dissero che gT Istriani erano Trači, questo non fu che una conseguenza della falsa idea ehe avevano in riguardo alla larghezza della penisola (del Balkan) che s'estende dali’Adriatico al M. Nero. La cre-devano un istmo, nel di cui inezzo sorgesse un monte (Emo) dal quäle si potova vedere e 1'uno e 1’altro ma-re 39). I Trači, dopo gl’Indiani, erano la nazione la piil numerosa 40); era quindi neeessario cho dovessero abitar« un lungo tratto di terreno 41); e cid non sarebbe stato pidi, e tolte ai Gniti le loro dimore, rimanevano ancora in tanto nuraero undici citta o difenderle contro i loro accanili nemici. — Milni* uon f :udö 1« au« cirlouit; tutte in uua volta, no si portö con ingente esercito ad assoggetlariii parte dolin Tracia; poiche le sue colonie erano commerciali • non militari e probnbilmente non venne neppuro n lotta colla popolazione cir-convicina, o tutto al piii per impedirue le scorrerie. Per tale fatto non potev* quindi essere «ostretta uua parte dei Trači ad emigraro. — Ed aminosio an-clie clin una pari» della popolazione fosse «lata tcacciata dai Milesi, la Tracia cosi va8ta ed in parte disabitata uon offriva loro altre dimore, altro luogo di rifugio, ehe la necessita di attraversare tanti paesi inospitali o nemici?— Gh* i Trači nel sesto secolo abbiano saputo del viaggio degli Argonauti per 1’Iitro eino alla Lubiana ä difßcilo a oredersi, perche appena gli storici posteriori n* parlano — Ne il nomo d’Istria dato alla nostra provincia puö datare «olo dal 508, perche allora Scilace non nvrehbe potuto nomiuarn gli Istri ali’Adriatico: — ne si cangia da un inomonto ali’altro il nome d’una provincia; — n* cosi in breve diviene noto a tutti: — ne un popolo muta si facilmente la lua natura. K perche mai i Trači tanto leneri della loro madre patria in guiia da cangiare persino il nome alla nuova provincia per ricordo dell’antica, ed *p-pellare Istro il Quieto, non ripeterono, nei Iuoghi da loro fondati, i nomi del-le loro primiere citta, ma inveco neppur uno si riscontra di eguale? (Si oon-fronti i nomi soprnindicati con quelli delle citta Tracia al Polilo •nunivratt dal Dr Kandier nell’Istro Adr. p. 7.) 59) Anonimo (Seli. Gh.) v. 396. o. i. Deinde esl Adrianum mar« dictum. « Theopompu* ejus deseribit situm lil quod cum Ponlico istbmura fucian. t. 738 • a. Haemus celsissimus imminat mons A Crobyzis .... et finibus Ponticii Usque ed Adrialicos excurrit Iractu*. Sulla credenza ehe dali’ Brno (Balkan) si potesse scorgere atnbedu* i mari, vedi Slmhone I. - Aristotele Mir. III. - Livio XI/. 21. - Floro II. 10. - Müller - Geogr, graeei min. Goi mn. 1. p. 213. Nostra, ni fall or, ex Ttieopom-pi opinione explicanda sunt, ex qua populi inler Adriaticum et Ponticuin mar* intorjecti in anguslum spatium eoarutabantur. Inde fortaste etiam Istri Thra-eos nati sunt. 40) Erodolo V. 3. I Traci, dopo gli Indi, sono i piü numerosi: sareb-hero forti sn uniti, ma perche divisi sono deboliasimi. 4t) Uionigi Periegele - Orbis doscriptio - nei 6. gr. mi*. di Müller |> V. 323, Thrace« qni terram immensani ohlinsnl possibile, per la supposta strettezza della penisola, ove non fli fossero estesi dal Mar Nero all’Adriatico. Dippiü questi Traci vivevano attorno 1’Istro ed anche in quella parte della regione pontica 42) chiamata Tstria, ehe poi fu colo-r nizzata dai Milesi. L’identitä del nome dell’una o dell’al-tra Istria avrä, spinto gli antichi a conchiudere per ana-logia anche sull’identitä, degli abitanti. La tradizione piü recente 43) secondo la quäle i Col» chi sarebbero venuti ad abitare nell' Istria raeeonta il fatto nel modo seguente; — Giasone condottiero degli Argona* uti, dopo d’aver conquistato il vello d’oro, si fuggi con« ducendo seco Medea la figlia (]i Eete re dei Colclii. Questi, indignato per tale fuga, fece armare una flotta sotto il co* raando del flglio Assirto ordinandogli d’ inseguire i fuggi* tivi. Assirto, sempre sulle traccie degli Argonauti, dal Ponto rimontö la corrente deli’ Istro 44), quindi dail’ Istro entrö nella Sava e poi nella Lubiana (Nauporto) 45), e giunto alle sorgenti della medosima, ne potendo progredi-re pel fiume, ordinö ai suoi di carioarsi lo navi sulle spalle, seguendo in ciö pure l’esompio dei fuggiaschi. Cosi i Oolchi attraversarono lo giogaje delle Giulie e giunsero aU’Adriati-= co. Ma qul, non avondo potuto raggiungcre gli Ai'g<»nauti, eia pel timoro del ro, sia per la noja del luago viaggio, decisero di prender stanza in questo parti e, secondo al-cuni 46), si fermarono vicino ad Aquileja, secondo altri fondarono Assiro che cliiamarono Pola, quasi oitt& degli esuli 47), o si stanziarono sullo iaolo Assirtidi cosl chia* mate perchö Medea, vicina ad esser presa da coloro che 42) Anon\mo (Sch. CI».) v. 604. Superiorei» vero regionem usque ad Pontuum Islrutn pertingens Thraces incolunt. P. Mala II. 2. Thracia . . . Istro pelagoque coQtingitur, 43) Trogo Pompeo XXXII. 3. - Plinio III. 18. 126. 44) Strubone I. VJ ha eziandio chi dioe che Giasone rimontö I’Istro a per grande tratto, como sosteagono aleuui, o Becondo altri fino all’Adria, 4.H) Plinio III. 18. ciii uomen ex ea causa est. 46) Trogo Pompeo XXJ^II. c. . . . juxta Aquilejaw eoosedere, iifarziale L. IV. Epigr, XXV. Et tu Ledaeo felix Aquileja Timavo Hic ubi seplenas Cyllarus hausit aquas. 47) Cfillimann prosso Strahom* I. I Col oh i tosto come cossarono di na- -»igare sul mare d’llliria . . . fondarono Assiro che un Greco direbbo cittä dei fuoruscili (yuyaStion); ma nel loro linguaggio la nominarooo Pola. Dr Kandier - Cenni *u Pola p. 2. Pola se al nome ahhadiamo fu opera Iw Tfaei Utriimi i quali grandomonte s’occuparono dolle cose di mare. lä inseguivano, s’impossessö del fratello Ässirtö, lo uecis» e, fattolo a brani, ne disperse lo membra per ritardare il corso ai nemici 48). 48) Plinio III. 2B. 131. Absyrtidoa Graia dictae a fratre Medea« ibi in-terfecto Absyrto. Dionigi per. v. 488. Apsyrtiduin insularura apparet tractus ingen» Uuas olim Colchorum man us iuvasit, quum defecissent In veatigiis profugae Aeetinae indagandis. Marciano l?r. IV. 11. Apsyrtides, insulae ad Adriani, nomen nactae ab AsSyrlo Aeetae filio, qui in una earum Medoae sororis dolo necatus est. Eustazio Com. 488. Oua Adriaticum mare ad orientem reapicit Absyrti iiisulai um immensus tractus apparet; h. e. Abayrtides insulae, quaa Colchi incursarunt, Mod«»« veatigia indagantea, quum illa jasouem, umore ejus capta, asseetabatur; quam quum illi comprehendera minime potuissent, sod frustra laboravisaent, nee habere iiuo ae verlereut, ibi ad h.ibitandum substi-terunt. IN'omiuatae sunt AbsyrlideB innulae ab Absyrto Medeae fratre, quem de insequentium comitatu Mode™ compiohensum truucavit membratimqus disaueuit jarniumque frusta mari dispersit. Delle isule sulla costa deli' latrla parlano: Scituce e. 21. Ante lianc regionein (dei Liburni) haesunt inaula«, quarttm quidcni nomina dicere debeo (nam sunt aliae multae quae carent nomine): I-stris inaula longitudine slad. CCCX, lat. stad. CXX; Electridei, Montorido«. JUae insulao sunt magnae. Anonimo (Scb. Cb.) v. 309 . . ■ ■ i . Adrianum mar« fnsulas habet Cycladibus simillimas ; Harum autem alias diclas Apsyrtides Electridesque, alias autem Liburnicas P. Mela II. ’i. Ihsulae in Adria: Absoros, Celaduse, Abayrtii, lila. . . . » Slrabone II. Vi sono parucchie iaola dirimpetto all’ llliria come a dire 1* Absirlidi, Cerritlca p Io Liburuidi; pni lesa. .... Plitiiu IN. 26 181. Clarae insulae ante oatia Timavi .... Juxta Hiatro-rum Hgrum Gissa. Pullaria, et Absyrtidea .... Juxta eas Electridas. Tolomeo II. 17. Inaulae autem adjacent Liburniae. Apsorua in qua citi-tatea duae. Crepta 36°40' — 44°30 — Apsorua 36°SO’ —44°30' Curidta ecc. Dionigi per. v. 488 (vedi sopra). Eutlasio Com. 488. d.° Marciano Er. IV. 10 Flanon urbia est et portu* ad ApByriürh intülam. La deacmione di Suilace dell’ iaola Islris ce la fa oonoscere per una delU Afisirtidi; queste poi, per quanto ai puö arguire dai detti scrittori, non poaao-ho essere che le graudi iaole del Ouarnero. La principala era l’odierna Cberao la cui posizione viene pfeciaata da Tolomeo ponondola alla medeaima latitudin* di Pola ina un grado piü ad Oriente. (Pola 36° I. or-- 44° 401 1. aett.) La gran-dezza dell’itola Istri« segnata da Scilace corrisponde quasi perfettamente, nell« luoghezza, a quella dell’isola di Cberao. Dippiü i iiomi odiernl tli Cherso e d’Os-sero pntrebbero forae easere una eorruzione di Crepsa e d’Abaoro, come il Mon* Io donznlle eraoo da niarito, vonivano radunate lull» in un dalo luogo e qul un baijdilorp In poneva in vendita uua dopo l’alira cominoiamlo dalla piü bnlla. Dopo die le piü bulle erano vendute a «aro prozzo ai loro fuluri mariti, toccava alle brülle e difellose. Ma siocome nassuoo le avrebbe couiperale, eosi si paga-va uua somrna di deparo a ebi le prendeva in moglie dandole a ehi rinbiudeva meno. E qunsto deuaro veuiva pagato cou quello incasaato vendendo ad nlto prez-zo le piü belle). (56) Nichuhr. Römische Geschichte. V. I. p. 185. 67) Polibio. Iitoric. li. II c. 17. La parte che rimane sino al mar Adriaticu occupö un’altra antichissima sebiatta che ha il nome di Veunti, e di costu-mi e foggia di vestirnenti o poco diveraa dai Galli, ma uaa un’altra favella. 68) Per il che anche Männert IX. par. I, c. 3. p. 59. e costretto a con-chiudere “so viel geht aus den Beobachtungen der Alton hervor, dass ei« die Veneti, für verschieden von den illyrischen Völkerschaften hielt»?..... 69) v. n 35, tuzioni germaniche del Mcdio cvo traccie deli’ influenza romana s’ avesse a conchiudero ehe i Germani erano Romani. K queste eonsiderazioni certo noti isfuggirono alP erudito inve-stigatore delle cose dalmate, il quäle sostenne che gl’Istriani furono sempre distinti e diversi degli Illiri 70). Oni volesse confrontare i nomi anticlii dei monti, dei fiumi e delle cittä il-liriche con quelli deli’Istria, vedrebbe come fra i medesimi non esista aHinitü aleuna, affinitit che pure dovrebbe sussiste-re ove gli Illiri fossero stati i progenitori degli Istriani 71).— (Ruando i Romani esteaero le loro eonquiste sulle spiaggie o-rientali deli’Adriatico, allargarono i confini politici deli’ illirio in guisa eh’ egli venne ad occupare maggiur tratto di suolo 72) e fu tacile agli serittori dei seguenti seeoli lo seambian i mio-vi confini politici cogli antiehi naturali 73). L'Istria pero e fisicamente e politicamente ne fu sempre divisa e distinta 74). Nei tempi moderni, rjsorto lo studio delle antichitä slave, la passione e 1’incertezza delle origini di vari popoli spinse uua serie di serittori a voler vedere e trovare elementi d’ antichi popoli slavi 1& ove l'affinitä di un nome 75), d’ un’usanza, 70) Lucio Dalmata I, 1. Dopo d’avor confrontate fra di loro le opiuion* degli serittori greci e la t in i, conchiude: Hx quibus animadvertendum ost Istros el Liburnos anliquitus ab Illyriis distinetos fuixae. 71) Da confroutarsi Farbiger III. §. 119. p. 582-589 e § 121 p. 833-853, 72) La supposigione ehe gli Illiri ui fossero estesi nel Friuli, e dottameu-te confutali» da Gir. Gravisi. DeH’illirico Forogiuliese. Ldine 1789. 75) Carli. Ant. It. I. 1. 3. § 11. p. 175. Sj conosce bastflntemente ebe i Romani come avnvano il Dome d’ltalia falto general« a tutta la penisola oom-presa 1’Istria, eosi a tutIi i pantii al di la dei monti alla parte orientale diedero il nome di Illirico. — Pliniu IV. 21. 22. fa distinzioue fra gli Illiri in generale e gli Illiri propriamente detli. 74) 11 passo di Slrabone VII <(G|’ ls»riani sopo i primi sulla costa marlt-tima deli’ Illiria,, tredo non basti per se solo a provare ehe I’Illiri« compren-. donse auticamente anche I’ letria. Olt re alle ragioni suespoüle che militano con*. Iro tele aupposiziooe, si potrebbe agginngere ehe gli antichi denomiRavano tut-ta la p u le orientale deli’ Adriatico aneh« mare d’ Illiria *) dal popplö piü potente che 1’ ahitava; ed era facile dedurre da cid una costa illirica come oggi uns costa adrialiea. Falso poi o quantu dice P, Melu II. 3. '“Tergestum intimo in sini4 Adria» situH) fini» lllyricum,, poiche ai suoi tempi l’Arsa cra copfine fr» l’Italia (Istria) u I’Illirico, e quindi 1’Illirico non poteva finire a Trieste. ’) S. Strubtine I. ^Calimaco dice: tosto come cen»arono di rsmigare sul mare d’ Jlliria. — Virgilio. En. I. y. 342. Antenor potnit. lllirinos penetrant sipus............... 75) P. I. Sehofarik. Slawische Alterthümer. 2. V. Lip. 1843. V. I. e. 1 I. n. 12. p. 257. . . . “giä 1’eguaglianza de! nome dambeduo i popoli (Veneti e Vendi) fa conchiuder« ad una eomuno origine.,. Eppuro a p. 250 aveva detto die -c l’eguaglianza dei nomi non puö offrire «na prov» all' affinitä dei popoli..: nn dubbio qualunque 70) lasciava liboro campo allcloro crca-zioni storiche. Dovc specialmcnte s’aggitö la questiono si fu sugli Illiri; poichö nessuno degli antichi scrittori ci scppe mai dire a qualo popolo dcll’antichita veramente appartenessero. —■ Inalzata a verit;\ storica assoluta una mera ipotesi 77), ciou considerata quäle verita la supposizione ehe Slavi fossero stati gli antichi Illiri, cercarono essi d’estendere 1’Illirio fino dove 1’ inoertozza o 1’inouria altrui li lasciö progredire, o con-ehiusero che tutti questi popoli, essendo stati Illiri, devono hi loro origine agli Slavi. Per dare poi un fondamento storico a tale loro opinionc, presero aleuni pochi nomi da ogni singola prMvincia e, fatto loro subire vari eontorcimenti filologici 78), ce li presentarono affini ad altri tolti dallo sterminato numero di nomi slavi moderni: e qnesto divenno prova. Cosl ieccro trattando degli Istriani e dei Veneti. Non e soopo del presente lavoro il confutare 1’opinione so gli antichi Illiri appartenessero agli Slavi. In tale riguar-do noterö solamente come quelli stessi fra gli storici slavi cho trattarono di tale questione con maggiore apparato di seienza, dovettero confcssare ehe dagli antichi scrittori risulta eviden» temente non esistervi affinitä alcuna fra gli antichi Illiri e gli Slavi 79). Perö confrontando vari nomi di citta, monti c fiumi ehe sirinvengononeiranticolllirio con altri chepresentcmente si riscontrano presso gli Slavi, osservarono potersi formare la supposizione 80) “ ehe, nei primi tempi, quando popolazioni slave abitavano nei paesi Danubiani, aleune schiatte dei mc-desimi, siansi estese nella regione piü tardi compresa sotto il nome di Illirio, cioe fino nell’odierna Croazia e nei litorale a-driatico 81) prima di venir oppressi e scacciati vorso Setten- e dichiarava problematica Popinione^li coloro ehe, basandosi sull’eguaglianza del nome, vorrebbero far derivare i Veneti dagli Eneti della Paflagonia o dai Veneli deli’ Ar mori ca. 70) d.u Se i Veneti non orano ne Trači, ne Illiri, ne Galli, ne Latini cosa potevano essere se non affini ai Veudi ossia agli Slavi? 77) d.° p. 253 cbinina tale questiono un’enigma storico il piü difficile ed inviluppato fra quanti s’incontrano nello studio delle antichila slave. 78) Manncrl VII. par. 2. c. I. p. 281. Einige neuere Schriftsteller glauben Slaven als ursprüngliche Bewohner in den Gegenden des alten lllyrikuma annehmen zu müssen. Ihr Beweis gründet sich auf einige mehr oder weniger natürliche Ableitungen alter Namen von Städten aus der neuen Slavisehtm Sprache. Wo sollten man aber dieso nicht aufßnden können, so bald mit Vorliebe zum AVerke geht ? 79) Schafat'ick. o, c. p, 286. 80) d.° Continuazion«. 81) d.° 1. c. n. Irf. trione dai Celti 82). Essere possibile ehe avanzi dei Venili primittivi sjeno stati spinti daljo lbrtili pianure ungheresi ne-gli inaccessibili recessi dei mnnti illirici, e col& abbiano man-tenuta la loro lingua tirio a che, a} tempi ilella dominazione i'Ot mana, seomparvero come nn ruscejlo nel mare,,. Questa supposizione, si basa come si deve, eselusivamen? sull’affinitH cho si riscontra fra aleuni nomi delle due Jingue. Eppure eaiste nell’Albania un popolo che viene eonsideratq come avanzo dell’antica popolazione Illirica e la di eui lingua non £ compresa dagli Slavi fra i quali esso abita 83). E come si spiega questo fatto ? Pev provare adunque che Slavi ahitassoro rilliria ed i par esi cireonvicini prima della venuta dei (Jejti, adoperano 1’ a-r nalisi etimologica dei nomi topografici oftertici dalja storia di questi paesi. — Ecco quelli cho rignardano 1’Istria 84): Tabella I. 1. Arsia (fiume deli' Jstria) oggidi Rasa, italianizzatp in Arsa. 2. Čarni; Krajnci; da Kraj, Krajina: dapprima Vendi e poi soggiogati dai Celti. Confronta Krajina, molti distretti fra gli Sloveni. 3. Ister — oggi Dunav, Dunaj; confr. Ostr, Oster, Os~ tropol in Polonia. 4. Istria, Istri; ant. Ostrow “isola,, della radice tr, sir-“ sporgcrc „; strn, strom, come ostrog da stregu od altri. 5. Ocra, ogg. Rirnbaumervvald. Confr. Oger, Ogra, Wor chra, Ugra, Okarka, Okrid. 6. Pola, Strabonc dice che per gl’indigeni significa po-las ciö che pci Greei astyron; ma polo e campus, pereiö da con-frontarsi con polis. Non e facilc di citare nomi sloveni di Pola. 7. Srtvus, Savios, Saos, ogg. Sava. Confr. Sasawa nel-la Boemia, Sawala, Naswa eoc. 8. Sontius. (Isonzo), ogg. Soea. Confr. Socawa f, nel-la Moldavia, Soza f. nella Russia. 82) 366-389 a. c. 83) Manncrt IX. par. I. c. o. p. B9, So viel gehet ..... an» der Rcnnl-n'i8s unserer Zeiten hervor, «lass diu Wendeu und Illyrier nicht zu einerlei Stamm dürften gezogen werden; diu Klementiner in Slavooieu, dieser alt illyrische Abspiiissling, dergleichen sich in den Gebirgen Albaniens mehrere finden, sind den Slavonien, in deren Milte sio wolineu, völlig unverständlich. 8i) Sofiafarilc. Uebor die Abkunft der Slawen. Buda 1828. I)a pag. 1ö8 ip poi. I»« V' — Oö ----- 9. l'ergeste, Tovgium, ogg. Trieste, an dl Ter/isto. (Joh;-tr. Terg luogo nella Croäzia, Tergowisfc cd altri in paesi sloveni. 11 lottore avra potuto vedere come non lbsso Sfempre sl facile il ridurre un norne alla radioe slava. — A questa tabcl-la ne faccio soguire un’altra che ricordi i mcdesimi nomi: cd il lettore, confrontandole fra di loro, poträ da sc medesimo de-cidere so la prima tabella etimologicn possa servire di fonda-ßlento per stabilire che gli antichi Istriani dcrivino dagli Slavi; TaPfoUa IS. 1. Arsiä. Che tale fiurne öggidi si chianii Rasa, e che gl’ Italiani da questo nc abbiano fatto Arsa, e falso. Arsia si cliiamö in antico ed il suo noine si niantienc anchc oggidi pres-so gl’iiidigeni solamente perdette un i. Sc gli Slavi locängia-rono in Rasa, questa non sarcbbc che una adle taute innova-zioni che avvengono quando, popolazioni dilingua diversa, im-migrano in un’altra provincia. a.) Arsa, cra citta della Spagna 85) e savebbe 1’ odierna Azuaga due leghe distante da Fuente Ovejuna 86). b.) Arsi, popolo della Spagna 87). c.) Arsi, popolo al Caucaso 88). d.) Arsi, popolo doll’ Arabia 89). c.) Ar sani, Arsano, affluente dell’Eufrate 90). f.) Arse, un tiumicino nell’ Arcadia che sbocca ne! Ladon 91). 2. Cafnia da carn voce celtica che significa “punta,, oi “ cima „ 92), o da caren voce fenicia che significa “ corno „ 93): a.) Ccirnuti, popolo nclle vicinanze della Loira, prima alleato dei Remi, poi pavtecipe alla spedizione in Italia e da ul- 85) Plinio. III. 2. 14.— Appianu Iber. c. 70. 86) Ukert. Geographie der Gticchcn uud Kömof. V. 3. Velin; 1816. V H par. 1. ]>. 377. 87) Tolumun II. 16,— Ukert I!. 1. 418. 88) Plinio VI 16. 48. 8!)) tl.° VI. 32. 155-Diodoro III. 44. Mciniicrl VI. I. SO. 00) Plinio. V. 24. 84. öl) Männert VIII. 453. 92) Forbiger. III. 582 -In un frammento dei fasli trionfali disaotterrattf a Roma nel 1563 loggesi: m. uemilius. ui. f. n. skaürus . cos. de. Gatleid. Karneis 93) G. Eisenstädter. öell’Osff, Triestioo a. 1870 |>. 653,- tirno alleato clei llomaui. Abitavano nell’odierna provincia di Chartrain 94). b.) Carnos, luogo d’approdo di Arado cittä della Fe-nicia 95). c.) Čarna, capitale dci Minei npll’Arabia 96). d.) Crania, monte dell’Epiro 97). e.) Crani, sull’ isola di Cefalenia 98). f.) Cranai, si chiamavano i Pelasgi ehe abitavano V At* tiča prima ehe vi giungesse Cecrope cogli Egiziani 99). cj.) Garsule, 100), Garsuli, 101), Carsulani, 102), Car-soli, 103) neirUmbria 104). h.) Garseoli, citttt degli Equi 105). i.) Carsici, Les Arenes un miglio distante da Cassis (Francia 106). 3. Ister, ö il nome celtico, e Danübio il nome tracio dato a questo fiurae 107). a.) Istron, fiurae della Grecia 108). 4. Istria, da Ister 109). So ogni luogo che “sporge,, fasse stato chiamato Istria, ne avre-ssimo un'infinitä. a.) O strani, vicino al Metauro 110). b.) Ostra, nel territorio dei Sennoni vicino al liume Sena 111). c.) Ostracina, monte presso Mantinea 112). 5. Ocra. Festo seri ve “ Ocrem antiqui. . . . montem con-fragosum vocabant.» Questo nome e ripetuto molte volte ap- 94) Cesarc. B. G. L. IV. c. 32, * Livio V. 54. - Plinio IV. 18. 32. - Sirci* bone IV. - Farbiger III. 222. 95) Männert VI. 1.397. 96) Slrabane XVI - Munnerl VI. 1. 111. 97) Plinio IV. 2. 3. 98) Farbiger III. 101U. 99) Anonimo (Seli. Cii.) !188. ■100) Erodoto VII 44- Farbiger III. 931. 101) Tacita. II. III. 00. 102) Plinio. Ej>. I. 4. 103) Farbiger III. 023. 104) Dionisio I. 14. Corsula cilla polasgiea, 80 atadi d>1 Koalo, receu!«* mouto diatrutta. 10t>) Vannucci I. 45. Corsula rammeula Gai'sooli dogti Eciui, 100) Farbiger III. 191. 107) d.° III. 328. 108) d.° III. 1037. 109) v. Capit. III. 110) Plinio III. 14. M 4. 111) Tolamen III. 1. - Farbiger III, 623. 112) Pautania YIII. 12. 2. punto in significato di monte nella tavola di Gubbio 113): an-zi si trova Giove chiamato anche Ocvipor cd Ocreper cioö “pa-dre montano „ 114). a.) (Jera, autica citta dei Čarni 115). b.) Ocriculani, popolo vicino agli O .strani 11G). c.) Ocriculum, luogo vicino al Tevere 117). 6. Pola, potrobbe essere la seconda parte d'un nomc di-monticato: polis vale cittii, astyron eittadella 118). a.) Polis, luogo nella Locride Ozole 119). 7. a.) Savo, fiume della Campagna 120). b.) Save, luogo nell’Arabia 121). 8. Sonlius, ogg. laonzo. Pel eangiamento in Soca valga quanto si disse riguardo ad Arsa - Ilasa. a.) Sontini, popolo fra i Lučani 122). b.) Sontiates, antico popolo deli' Aquitania attorno Loc-tour 123). 9. Tergesle. Gl’Italiani ne fecero Trieste; gli Slavi Tcr-ziste. a.) Ter (jeste, non e altro clio una corruzione della parola fenicia Tarscisc ehe signifiea “ gioja del viaggiatore,, 124). b.) Tergedum, luogo nell’Etiopia 125). c.) Tergilani, popolo fra i Lučani 126). Veduto cosl come non si possa affermare essere stati nö-stri progenitori n6 i Trači, ne i Colclii, nö i Giapidi, n£ gl’ 11-liri, rimane di stabilire a quäle popolo gl’ Istriani veramente appartenessero. Per rispondere a questa domanda b necessario di fer-niare ancora una volta lo sguardo sulla conformazione fisi-oa del versante occidentale delle Giulie. Si e veduto come questa catena separi bensl 1’Istria dalle regioni orientali 115) Canlu Sloriii de^li Ilaliani. Tor. 1855. V. I. p. 126, 114) Carli. Ani. II. I. I. I. §. I. |>. 71. 115) Plinio lil. 19. 131. 116) d.° III. 14. H4. 117) d« III. 9. 55. 118) v. n. 47. 119) Mannerl VIII. 124, 120) Plinio III. 5. Cl. 121) d.° VI. 26. 104. 122) d.° III. 11. 98. 123) La Nartiniere. 124) 6. Eisens/ädter. 1. c. 125) Plhuo VI. 55. 184. 126) d." III 11.98 che si trovano lun go il corso del Danubio, ina noti tiorrd sorrata e continua in tut ta la sua cstensione; poiche dal colle di Sayrach s’abbassa e s’cstende a guisa d’altipiano sino al Nevoso formando cosi una via naturale per varcare questa giogaja di monti. Qucstd altipiano divenne pertanto fa via percoräa da qüei populi ehe dali’ Oriente si spinsero sulic pianure del Po c pift ad Occidente 127). E ehe si eonosce3se esistervi questa Via naturale per calare all’A-driatico, lo mostra ad evidenza la favola del viaggio degli Argonaut!: e giä prima dci Romani quelle strette insella-ture e Vallate erano soleate da vie ehe diVennero poi norma alle strade militari 128). — In quei primissimi tempi; quando 1’arte del navigare era ancora nel suo nascere,-1’iinmigrazione d'un popolo per la via di mare era un fatto impossibile 129), La maggior parte dei popoli ehe sueces-sivamente vennero ad abitare 1’ Italia, vi Vennero per la via di terra: e se l’Asia fu Lvculla dei primi popoli, e di la si riversarono sull’Europa, le vallate del Danubio, dellrt Sava e 1’Altipiano dolle Giulie lurono le Vie ehe a prefe-renza doVevano seguire nelle loro migrazioni. E clii ei sa-prebbe mai dire quanti e quali popoli passassero nei primi tempi per i gioghi delle Giulie ed attraversassero la nostra provineia? Quali vi lasciassero loro colome e quali sempli-cemente oltrepassassero? E quei Greci ehe arditi si spin-fiero in questi mari e fondarono loro eolonie sulle coste deli’Italia Superiore 130) non vi giunsero forse costeggian* •127) D.r Kandier, lstr. Ad. p. o. Pur da quelle favole (guli’ Ulfo) lina verita si appalesa, la trasraigrnzione di un popolo dall’Eusino all’Adriatico. d 28) Much ar I. e. 10. p. 2!i0. 129) Manne; t IX. p. I. c. 3. p. 88. I)as EinWaudern einer ganzen Völkerschaft auf Fahrzeuge« in jener allittn historischen Wissen vorausgehen* den Zeit, konute nur der griechische Mytholog für Möglichkeil erhlären. 130) Erodolo I. 103. I Focesi primi tra i Greci iutrapresero lunglio na-■vigazioni e costoro sono quelli che beuc ci fecero conoscere 1’Adria, la Tirru-nia, l’Iberia e Tartesso. Virgilio. Eneide I. v. 2-12. Antenor poluit, mediis elapstis Achivia, lllyricos penetrare sinus atiju« intima tutuä Uegna Liburnorum el feutem superaro Timavi. Slrabone I. 15 fama che dopo la catastrofe di llio i vincilori avessero fort-(lato ruoltissime clttä luugo tutla la cosla fuor delta Grecia e qualcuna eziandio nellu parti niediterrauee. . . . Gli Eueti della Pafiagonia si tramularono ali' A-driatico, e ijuoslo accadde anche alle popolazioni elleuiche com« a dire ai leni. üili Cre/ese: Anlenore navigando da Troja gitmge al mar Adfiatico. Filiasi H. 28. 353. Per qualche motivo di certo il Timavo fil tanlo cc-iebre ueU’anlichitä. Sembra che Io visitassuro i primi Greci navigator» che ucl-l'etä mitologica nppvod.irouo ai veneli lidi. do ie nos tre terre? — Per il c]ie vorrei eredere die gl' I-striani primitivi, piuttosto ehe popoli d’ una sola stirpe, l'ossero im eomplesso di differenti popoli che, in differenti ctA, presero stanza nella nostra provineia. Ne questo fatto ö nuovo nella storia. Gli Itali da chi ebbero la loro origine? Forse da un popolo solo? Italo divenne nome gene-rieo per tutti .coloro che abitarono l’Italia, abbejiche di-versa avessero 1’origine. Cösl nell’Istria. E questo ci spie-glierebbe anche come nessuno fra gli antichi scrittori ci seppe dire a quäle popolo veramente appartenessero gli antichi Istriani; ma ciascuno andö tentoni a cerearne lo origini presso i vari popoli piü o meno celebri dell’anti-ohitä. Contemporaneamente, o dopo queste prirne antichissi-me emigrazioni dalP Oriente nell' Itä]ia e nell’ Occidente, avvenqe quella maggiore doi Celti, Nella emigrazionc di questo popolo 131) fa duopo distinguere due periodi; il pri-mo cioö, nel quäle l'emigrazione avvenne dall’Oriente neP 1'Occidente 132) ed una parte dei Celti si stabil! sulle Alpi; il secondo, in direzione opposta, nel quäle dalla Gallia ca-larono nell’Italia e si spinsero ad Oriente sino nell’Asia. — Tutto c'induee a credore che gib nella prima emigra-zione una parto dei Celti si stanzi^sse nell’ Istria: poichč, se per questi antichissimi tempi ci manea ogni fonte serit* ta, ce ne rimane tuttavia una indelebile che parla in fa-vore del mio asserto, II piü antico documento della atoria cho possiode un popolo consiste nei nomi antichi dei suoi monti, dei suoi liumi e delle sue Gittii- Quando taooiono le altre fonti e ne-cessario ricorrere a questa 134): usarne, ma non abusar-ne. — Mostrando ora l’identitä, od alineno la grande affP nita che esiste fra i nomi antichi dei monti, dei fiumi o 131) Schlusscr; Weltgeschichte. Franc. 1840. V. III. j>. 19, 132) Mommsen. Köm. Gesell. I. 330. 133) d.° I. c. 154) Curtius Gr. G I' 15. Die Sprachwissenschaft a 1Jnibesitzt die Mittel, Licht in das Dunkel der vorgeschichtlichen Zeit zu werfen; sie vermag aus den ältesten Urkunden des Völkerlebtins di» Anfäuge der Geschiehte zu ergänzen ; denn in den Sprachen lässt sich ein verwandschafllieher Zusammenhang zwischen den verschiedensten Völkern nachweisen, welche sonst di|i'cl| keine IJeherlieforung der Geschichte mit einander verbunden worden, V/tnnucai Sl. I c. ü. p. 207. Quando la crouologia d’un popolo cessa, qunn-r rto il fllo delle tradizioni si rompe 1’ antiea genealogia delle parola soprawiveiiv doalla rovina degli imperi pn6 rompere il silenzio dei seeoli e diradaro rosetv-rita dei sepulcri. delle citta nella nostra provincia ricordati dagli stovici o quelli, pure antichi, cho in grande copia si riscontrano presso i Celti, mi sara lccito dedurne quäle legittima con-segucnza un’affinitä fra quosti duc popoli 135). Dei monti ci rimasero i nomi di Piro, Ocra, Albio, Carusadio; dei finmi Son/io, Timavo, Formione, Istro, Ar-sa; delle cittä. Nesazio, Mutila, Faleria, Tergeste, Pola; poi i Secussi, i Catali, i Subocrini, i Menocaleni; dei paesi vicini Segeste nei Čarni; Metullo, Avendo e Bononia nel~ la Giapidia; Alvona nella Liburnia. Tahella IH. 1. Piro, oggidi Birnbaumerwald, nome celtico indi-cante un'alta catena di monti con passi alpestri 136). a. Monti Pirenei fra la Francia e la Spagna. b. Fonte Pirene fra i Celti, d’onde Erodoto črede-va nascesse 1’Istro 137). 2. Ocra in significato di monte era adoperato dagli antichi abitatori doll’Italia. Poi nomi identici od affini b da vedersi la Tabella II. al n. 5. a. b. c. 3. Albio, oggidi M. Nevoso. Albi era il nome antico dato alle Alpi 138) dalla parola celtica alb ehe significa v alto „ 139). a. Albion era chiamata dai Celti la Brittania 140). b. Albanus mons, populi Albenses, neH’Italia 141). 15E») D.r Kandier. Cenni su Pola p. 2 I Celti aborigeni od autot- toni preforirono vita pastorale. ... Cosi pure s’esprimu ueli’ IV. 17. 66-10 73. So/iiinleben, Carniola anliqua ot nova. Kul». 1681. V. I. c. 1. §. 8 p. 30. Antiquissimos litori« Adriatici ot Alpium inquilinos C c 11 ;> s fuisse, oatendi supra. 136) Muchar I. c. 10. p. 242. Auch dur Nähme ad Pyrum, scheint uns nicht so sehr auf eine Birnbaum als auf den allgemeineren celtisclion Nahmen höher Bergketten, Uehergangsjöcher und Felsenspüsso, Mons Pyrenaeus, welcher vou mehreren Stellen der ganzen grosseu Alpenkolla noch im Milteialter, durchaus gewöhnlich war. jsu erinnern, 137) v. n. 25. 138) Slralwne IV. v. n. 10. 139) Farbiger III. §. 115. p. 112. n. 60. Das Vort Alpe war in der celtisclion Sprache, in der Alb !< hoch „ bedeutet, die allgemeinere Bezeichnung für höhere Berge. Daher heiasen z. B. auch die Pyrenäen Alpes. Eine andere Etymologie, nach welcher im Sabinischen Alpus eben das hiess, was später bei den Lateinern Albus, also Alpes. Albes - Sehueegebirgo. 140) P/inin IV. 16. 102,' Hl) d. III. 4. 6ct. 69, — Al ~ 4. Carusadio ha la sua radice in Carsulae. Tab. II. li. 2. g. h. i. 5. Sonzio, Tab. II. n. 8. a. b. 6. Timavo. Di questo fiume 11011 potei trovare nonai affini. 7. Formione, oggidl Risano. a. Formiae, autica citta pelasgo - tirrcna nel scno di Gaeta i di cui äbitanti erano dediti alla pirateria 142). 8. Istro. La radicc ccltica di questo nomc fu dimo-strata nella Tab. II. n. 3.; c cosi dell’Istria al n. 4. 9. Arsn. Tab. II. n. 1. a. b. 10. Nesazio, non lo trovo affine ad altro nomo a nie- no che «on si volesse premiere Nasiun citta dei Sequani vicina aH’odicrno Soulosse 143). 11. Mutila. a. Mutycenses, popoli della Sioilia 144). b. Mahnet, antichissima citta celtica nell’Italia Su-periore 145). c. C. Mutilo, generale Sabino nella guerra sociale. 12. Faleria. a. Falerni agri, nella Campagna 14G). b. Falarienses, nel Piceno 147). 13. Tergcste, dalla voce ccltica Trgecste che significa ”emporio„ ČTonde la prosero gli Slavi 148). — Tab. II. n. 9. a. 14. Secussi, erano popolazioni celtiche alla Dora 148). 15. CataU, e forse il nomo abbreviato di Catelaum attorno Chalons sur Marne 150). 16. Subocrini, da Sub-Ocra. Tab. II. n. 5. a. b. c. 17. Menocaleni. La seconda parte del nome se la tro-va ripetnta in a. Cale o Calem, cittä alle foci dcl Duero; ogg. 0-porto 151). 142) Liuio. XXXV. 21 -Mein. U. 4.-Plinio III. S. - Tolomeo. III. 1. - Tacilo. A. XV. 40. - Forbiyvr. III. 710. 143) Tolomeo. II. 9,- Farbiger. III. 240. 144) Plinio. III. 8. 91. 145) IAuio. XXXIX. 55. - Mela. II. 4. -Tacilo. H. I. 50 - Plinio. III. 15. - Tolomeo. III. 1. - Strabone. W. - Farbiger. III. 571 146) Plinio. III. 9. CO.-XII. C. 62. 147) d. III. 13. Hl. 118) ü.r Kohen. p. 85. n. 8. 149) v. n. 23. 150) Ammitino. XV. \\. - Fulropio. IX. 9. - Farbiger. III' 266. 151) Farbiger. III. 87. h. Caleli, popoli dejja ” Gallia Lugduncnsis „ 152). 18. Segeste, cittä dei Čarni oggidl distrutta 153). a. Segesta Tigullocum, ad occidente della Macra 154), b. Segestani, popolo della Sicilia 155). 19. Metullo, cittä dei Giapidi; oggidi o Mcdling sulla Oulpa, o Metullo al lago di Ctrkmtz 156). a. Medulli, alle 1'oci della Garonna; o gg. Medoc 157). b. Medulli, nella Yallata fra Briangon e S. Giovanni di Maurienne alle sorgenti della Dora 158) c. Medtilus mons, al Minho nella Spagna Taraco-nense presso la siera do Nameda al Sil 159). d. Mcduttia, cittit sabina ai piedidel S. Gen n aro IGO). e. Medullum, nel Lazio 161). 20. Avendo, cittä della Giapidia le di cui rovine, ser condo alcuni, trqvansi presso Über - Modvuss, secondo al-t;ri presso Windiscbgrätz 161). a. Aventicum, capoluogo delPAger Ilelvotionmi 163). b. Avantici, popoli Alpini 164). 21. Bononia. cittä della Giapidia; mino presso Bu-nicli 165). a. Bononia, nella Gallia; ogg. Boulogne 166). b. Bononia, cittä fondata dai Boi nella Gallia Cispa-dana nel lnogo dove i Tusci avevano fondata Felsina 167). 22. Alvona, ogg. Albona. a. Alonac, cittä nella Spagna; ogg. Torrp de Sa-linas 168). 152) Cesarc. B. G. VII. 75. - Plinio. IV. 18.-S Irnbonc. IV. - Farbiger. III. 220. 153) Plinio. III. 10. 13. v. n. 13. 154) d. III- 5. 48. 155) (I. III. 7. 9|. 156) Farbiger. III. 833. 157) .1. Ill' 163. 11)8) Plinio. HI. 20. 137.-Strabane. IV. - Yilruvio,. VIII. 2. - Forbir g er. III. 200. 159) Floro. IV. 12. - Orosio. VI. 21. - Farbiger. III, 10 160) Limo. I. 33. - Plinio. XXXII. 0. 62. - Forbigcr. III. 724. 161) Plinio. III. 5. 68. 162) Farbiger. III. 833. 163) Tacita. H I. 68. 69.-Tolomco. II. 9. 21.- Forbiger. III. 232. 164) Plinio. III. 4. 37. 165) Forbigcr. III. 833. 166) d. 261. 167) Livio. XXVII. 47. - Plimo. III. 15 115.-VI. 34. 218-Tolomco. (II. 1. - Slrabane. V. - Forbigcr. III, 571. 168) Forbigcr. III. 68.' b. Alonae, nella Brittaiiia Kili). c. Alonis, vicino a Marsiglia 170). d. Ällabon, o gg. Allagon nella Sphgtia 171). Dall’atteuta osservazione
  • gramle proba-bilitä e. <.. che quei di Spina, fuggeudo dai Galli sienai rifugiati ed estesi dall’Arsa ol Timavo. » Cbe fra gll antifbi abitatori dell’Istria vi possano ossere stati ulemomi doi prirai popoli doH’ttalia, »> una suppnaizione, como abbianio veduto, non priva di fondameato. — Perö cbe gl’Istriani ripetano la loro origine ed il loro nome dai Milesi dell’Istria pontica, ü un fatto contraddotto dalla stot'ia. I Mi-lesi non fondarono la citta d'Istria al Ponto che nel 003 a. O. (Müller Geogr, gr. mil). V. I. nota a p. 237.) — Trutjo Pompco IX. 2. ci raceönta di una guerra scoppiala fra gl’Istriani al Ponto e gli Seiti nell'anno 340 a. G. — ö negli Sariptores hisluriue Augustin: - Lipsia 180.>. V. II. p. 64. (Maximus et Ualbimis Juli Gapi'oliui) c. 10. 3. uta scritto: » sub bis (Mass. e Halb.) fuit et Scylhici belli principium et Histriae exeidium .... ut autem 1/eXip-pus dicit, Histriae civitatis. » II cbe significa che 1’ Istria dei Milesi fu distrut-ta dagli Sciti appena nel 238 dopo Cristo. — Vodi pure Tiltemonl. Histoirö des empeteurs. V. III. p. 244. 181) ]\fttcrobio Salurual. VI. 3. 182) Livio X. 2. anno 303 a. C. Cleonymus... cireumvectus inde BrUndisii proaioolorium medioque siuu lladrialico ventis latus cutu ,.. de-' mente decliuando lino ad immergersi nelVonda e quanto piu al mare s’avvicina altrottanto cresce in bellezza e fe-conditä pareva dicesse al coraggioso Ietriano » seguimi e diverrai ricco »: i bosclii gli offrivano eccellcnte legname da costruziono: sicuri c spaziosi porti uniti coli’interno del pacse da Humi abbastanza profondi, potevano ricettare lo suo navi; nuraerose isolottc gli si offrivano quali punti a-vanzati por spiare il nemico, per sorprenderlo, od aspetta-re al sicuro un assalto, E 1’ Istriano intesc la voce della natura e si getto sul mare o nel mare trovci la pvima fon-te delle sue ricchezzo. Lo sue leggiere navi solcarono tutto 1’Adriatica e le istesse flotte romane non furono al sicuro dai suoi attaccbi 183). — Ne dobbiamo sprezzarli perche )irati, nö giudicare la pirateria colle idee moderne. „ La nraterja, socondo il go.nio doi secoli eroici, fu per gli Ita-i anticbi la prima scuola della navjgazione, d’onde emei-' sero i vantaggi tutti del cominercio marittimo: nello stes-so modo appunto cbe il corseggiare era stato pei Greci 1’origine della nautica, e della potenza pei Fenici ed i Car-taginesi 184) ». — A quei dl pirati, oggi sarebbero com-mercianti; e come allora s’arricohirono ooreeggiando l’A-driatico, cosx oggi s’arriccbirebbero veleggiando pacifici a tragittare le merci dall’uno all’altro mare, — E se il commercio succedetto alla pirateria, percbe i discendenti di coloro che andarono famosi quali pirati nell’Adriatico non sono del pari oelebri nelle arti dol commercio marittimo? Di clai la colpa? Della natura forse? Ne crederei clie alla sola pirateria si dessero gl’ Istria^ ni, m a cbe la fertilitA del suolo li allotlasse ali’agricoltu-ra. Essi orano in pelazioni commerciali con Taranto 185); ne quoste relazioni si saranno limitate eemplicemente al commercio degli schiavi, cbe del resto a quei tempi doveva essere mojto lucrosQ. Ai tempi delja dominazione romana, 1’Istria era celebre per la sna fertilitä, ed i suoi prodotti gareggiavano coi miglion deli’Italia, della Grecia c della xtra lllvrii Liburnhjue et Histri, gentee forae ot magpa ex paple latrooiuii« marilimis infames, terrerent, peuilus ad Utora Vcoetorum pervoail. 483) v. n. 192. 184) Micali - L’ Italia avauli il dominio dci Romani. Fir. 1821. V, H. c. 26. p. 167. 18ii) Floro I. 18. Tareutus ia uimies torras, Hislriam, Illyricii;n . t. vi? la diniiUil. Spagna 186); e mi sembra naturale il suppore clic i Homani trovassero il suolo gia rieco di svahati prodotti per 1'opera degli indigeni. 11 loro governo era monarchico ercditavio 187): poro, come avviene presso popolazioni avvezze a sfidare gli elementi 188), il potere aovrano era limitato e la sua auto-ritžt dipendeva dal modo con cui il regnante sapeva piü o merio appagaro gli spiriti bcllicosi della nazione 189) o guidarli alla vittoria Abitavano in piazze forti sulic rive del fiumi. luogo acconcio per godere di tutti i vantaggi della vicinanza det mare senza dividerne i pericoli, essendu cosi al o- ; : i t" delle sorprese nemiche. — Quanto fosse il loro eornggu», meglio ehe le mie parole lo diranno i fatti raeeontatiei dai loro nemici modesimi, cioö dai Romani i quali avevano tutto Tinteresse d’inalzare se medegimi e di abbassare gli ftltri. : .. o3ß)3 jir> v0ifiirn>0a'H.K> h ^fr) oivfii o« J ' s • V • , n fnitirßic I Cnpitolo V. L’Islria assogcjeitata ai Romani . M ... «/iVat . ilfr; 'lic . rtu'Ut.!) imdßi ol -vir.tii'.üi Era naturale clie Roma non appena avesse esteso il suo dominio sulic ooste orientali deli'Italia, tentasse di li-berare l’Adriatico dalle piraterie che l’infestavano per torre cosi alle eitta italiche il pericolo che continuamente le mi-nacciava, c per render sicuro alle navi Romane il trasporto delle vettovaglie. Se non nrese tosto energici provvediinen-ti, lo si deve attrlbuire all’avversione ehe i Romani avc- 186) Vor 1’olio vodi Pausania L. X. c. 52, e Plinio XV. 2. 8. — Pel vino, Plinio XIV. 0. 59. 187) Lioio XXXXI. 2.12. reguliis accnbans ... 4. 7. ros; Hislrorum... ot rogulus ipse Aepulo. Floro II. 19. Ipse rox Aepulo. Che questo » tilolo di rex non sia da prendersi quäl semplice» condottie-ro » ma indichi varainonle » sovrano » e clio questa dignita fosso eroditaria lo si rileva da Livio XXXXI. I. 1. ... a patre in pace habitam. II l)r Kandier pord nella sua lottera al Dr Harsan dlco » dali non ad un prineipo ehe tale non era Epulo, ma ad un condottiero. » 188) Wüiss - AVeltgesubichle V. I. p. 201. Wer mit de» Elementen gerungen umi iliuen seine Existenz abgelrotzt hal, der bewegt sich im Lobe» überhaupt kühner und freier. 18!)) Lloio XXXXI. 1. I.... a patro in paco habitam armasse eoque juvoututi praodandi cupidao porgratus esse dicebalur. vano per la guerra marittima ed al cattivo stato in eni si trovava la loro flotta 190). Ma da ultimo il male divenuto troppo grande richiose un riparo. Giä nel 229 a. C. nella guerra contro Teuta, Roma aveva pošto un argine alle piraterie degli Illirii e ne ave-va limitato il regno col rendere potente a loro danno De-metrio di Faro, il quäle, prima amico di Teuta, era allora passato sotto l’egemonia romana 191). Contemporaneamentc nell’ Italia Superiore s’era riac-cesa la guerra fra i Romani ed i Galli. La battaglia di Telamone (223 a. C.) decise la guerra a favore dni Romani i anali, colla preša di Milano e di Como (a. 222), po-sero fine alla resistenza dei Gulli 192). Demeti’io di Faro tontö d’approfittare della dura guerra ehe i Romani ave-vano da sostenere in terra ferma por sottrarsi alla loro egemonia ed unitosi cogli Istriani, si diede di nuovo a cor-seggiare 1’Adriatico. Ma i Romani, assoggettata ormai 1’ I-talia Superiore, si mossero contro i pirati e ricacciarono gl’Istriani nei loro porti 193) (a. 221 a. C.), bastando ad essi pel momento di render libero dalle loro piraterie l’A-driatico. Due anni appresso il console Emilio Paolo assall Demetrio lo cacciö dal regno e ne spianö la capitale 194). 190) Mommsen Rom. G. I. 584, 191) d." 557. 558. 102) d« 562. 504. 49>) Liuiu XXI. 18. parlando di questi tompi dice: ... Sardos Corso»-que et Istros atque lllyrios lacessisse ni.igis quam exereuisse Komana ni ma. Appiano d. H. lllyr. c. 8. Dum bello cutn Gallis circa Padum fluvium ilicolentihus .. . occupati distractiquo erant Komani, Demetrius, capta ea oc-casione, ad infeslandum latrociuiis maro sc conlulit, adjunctis sibi iu eam rem Istris ... Romani ut primmu compositae res cum Gallis fuero, piratas slatini classe persecuti sustulerunt. Eulropio. Breviarum Historiae Romanae, Vienna 1805. L. III. c. 2. M. M. IUifo, I*. Corn. Goss. Histris bellum illatum ost quia latrooinati naves Ro-manorum fueraut quae frumenta exhibebant perdomitiquo sunt omnes. —■ Canlü. Storia universale. Fasti consolari. » Cornelio Scipiono Asina e M. Mi-nuccin Rufo furono consoli nel 221 a. C. Mommsen. Röm. G, I. 505. Auch die Expedition nacli Istrien (a. 221) scheint nicht viel mebr bezwockt zu haben als dio letzten Schlupfwinkel der adriatischen Piraten zu vernichten und längs der Küste zwischen den italienischen Eroberungen uud den Erwerbungen an dem anderen Ufer eine Continental Verbindung berzu8tellen. Che in lalo occasione i Romani si fossero liuiitati ad impedire agli Istriani ulteriori scorrerie nell’Adriatieo o non s’avessero gii allora imposmsalo della uostra provincia, lo mostra il fatto cho l’Ititria fu indipendente xiuo al 178. a. C. 195) Mommsen. Röm. C, I. 558. Questa si fu la prima volta in cui si vcnne a guerra aperta fra i Romani e l’Istria. Ma ben presto s* intorbidarono nuovamcnte le relazjoni fra questi clue popoli. Nel 192 a. C. era scoppiata la guerra fra Antioco re della Siria cd i Romani. Gli Etoli, popolo della Grecia, offesi dal modo col quäle Roma aveva ricom-pensata la loro cooperazione ncirautecedento guerra Ma-> cedonica, s’ orano uniti oolla Siria, e quando Antioco sbarcu nella Grecia lo nominarono loro generale o lo ajutarono colle lorj truppe 195). Per?» avendo preso la guerra una triste piega per Antioco, gli Etoli, porduta Eraclca e Nau-pacto loro citt;\ principali, furono costrotti ad un arm isti-zio (a. 191) 19G). Ma 1’ anno seguente, indotti forse da falso notizie sull’esito della guerra asiatica, ripresero le armi ajütati dagli Istriani 197). I Romani, ridotto ormai Antioco ad una pace umiliante, mandarono coutro gli Etoli un eser-cito consolare dal quäle furono costretti ad acoettare quei patti che al vincitore piacque loro d’imporre 198). La puriiziono degli Istriani non fu piü che questiono di tempo. Nö a lungo si fece attendero. La fondazione della colonia d’Aquileja ai oonfini dci possedimenti romani verso l’Istria e l’opposizjone fattavi «lagli Istriani accoler«'irono lo scoppio del a guerra. Nel 186 a. C. alcuno schiere di Galli transalpin! en-trati nel Veneto, avevano occupato quclla parte di terreno 1 - 4 ’’ ija ed avevano tentato di fondarvi con saggia fermezza, eccezione alcuna al principio che le Alpi dovessero esaere insuperabile barriera ai Galli trän-salpini 200) e sapendo che gli cmigrati non potevano a-spcttarsi ajuto alcuno dalla loro patria, 201) decise di farli sgombrare dal terreno appropriatosi. A tale scopo fu man-dato coh\ nel 183 il pretore L. Giulio affincho, prima di venire a guerra aperta, cercasse di porsuaderli a desistere dali' opera incominciata 202). Ma non piegandosi i Galli ton) d.° 740. 196) (1.° 743, 197) Floro 11. 10. Bellum Hislricum. Hislri sequunlur Aolulos: quippe bellantcs eos nuper adjuverant. i OH) Mommscn Rom G. I. 784. |!)0) Lin io XXXIX. ‘22. ß. 200) d.° 94. 12. . . . «t denunlient Gallicis populiš: . . . Alpes propo inexsuperahilem finem in medio usse; non utiquo iis melius foro, quam qui «im primi pervias fecissent. — Vodi puro Mommscn H. G. I. 075. 201) hivio d.° 22. 7. 2rovincia nuovi armamenti ed a concentrare delle truppe, i’erclö i Romani teirlefctero giustamente che non venisse rotta la pace con lin improvviso assalto. II perieolo era imminente e quindi necessario un pronto riparo. II console Aulo Manlio Vulsonc 216), al quäle era Stata affidata per l’anno 178 la proviucia della Gallia ed allora si trovava ad Aquileja, udito che gVIstriani concenfcravano le loro truppe, raduna un consiglio di guerra per decidere sul da farsi 21?). Le opinioni erano divise: chi voleva si piom* hasse sul nemico prima che potesse spicgare tutte le sue l’orze; chi invece s’informasse prima il senato. Vinse l’opi-liione di rompere gl’indugi e fu stabilito 1’assalto. II console allora, senza che il senato glielo ordinasse ed il popolo l’omano dichiara$se la guerra 218) agli Istriani, colle sue schiere si mosse da Aquileja e s’aecampö nel bosco 219) presso alle foci del Timavo, dove 220) giuuse tosto anche il duumviro navale C. Furio colle dieci navi da güerra che gli erano state affidate per sorvegliare i pirati. II console quindi ordinö al duumviro di portarsi colle sue navi da guerra, con altre da trasporto o con forte provvista di yi* 216) Livio XL. 59. 4. 217) d.° XXXX1. i. 218) d.° 7. S. 219) Veramonto Livio XXXXI. 1.2. dice: consul castr» ad lacum Ti-' hiavi posuil; immiiiet mari is lacus. — Pero 6 da osservarsi: 1.° Che del L. XXXXI di Livio non possediamo ehe un solo manoscritto il quäle fu sooperld uol 1527 nel conveolo di Lorsch presso Vormauzia (v. W eissenborn IX. p. 215) e quindi riesce impossibile l'accertafsi, confrontabdolo con altri codici antichi, se rammanuonse jopiö bone o male. 2.ff La facilita colla qualc, scri-iendo o leggendo, si potova, coi caratiefi golici, prendere un u per un a. o.° L’infelico figura che avrebbo fatio il console romano il quäle, dovendo sorprendere 1’iuiuiico, inveco d'arcamparsi in juogbi nascosti, eome sarebbö in un bosco, si fosse acoampaio sulle rive di un lago. 4 ° Come all« foci del Timavo, al dire di Slrabone (v. u. 5) vi fusse a quel tempo un capnce porto cd un bsllissimo bosco: — e considerato tutto questo non mi si crederä troppo axzardato se sosteugo che iuvoce di lacum Timavi dovevu stare scritto ht■* cum Timavi. Ur Kandier. Lettora al l)r flarsan. » Il primo nccampamento uscita cho fu l’armata da Aquileja fu al lago Jamiano o lago del Timavo. — ludicažioul p. (80. Lacus Timavi l’odierno lago Uobardö. 220) S/rabone V. Alle foci del Timavo v’flfa un porto eec. Filiasi II. c. 29. p. 526. Presso sila foce del Timavo eranvi due piccole isolette che da mollo tempo stanno unite al contrucute per le torbide depnsto dai fluni! nel seno Pioinedeo. Erano poco lontaoe dalla foco del Timavo ehe pnrlo formava. veri 221) nel pri nivo porto ai confini deli’ Istria 222), cd egli medesimo lo segui di pari passo colle sue lcgioni e s’accampö circa tre miglia 223) distante dal mare. In bre-ve il porto dove s’aveva ancorata la flottiglia divenrie im vero eraporio quäle deposito delle vuttovaglie pel campo o corainciö vin vivo movimento fra il campo e la flotta e viceversa. Ed afflnche cid si potesse fare con maggior si-curezza ed il campo fosse al coperto d’ogni sorpresa, fu-rono collocati dei posti avvanzati su tutti i lati dell’accam-» pamento. La coorte Piaceritina ^600 uomini), teste arruola-ta, ebbe 1’ ordine di prender posizionc e di trincerarsi a di-fesa di quel lato ehe era rivolto al nemico 224) fuori della porta pretoria; mentre il tribuno militare M. Ebuzio con due manipoli della seconda legione (400 u.) ö’andava ad appostarsi fra il märe e l’accampamento per* mantenere li-bere le eomunicazioni fral’esercito ela flotta e protoggere coloro che andavano a fžtr acqua 225). Per difendere poi quelli che andavano a foraggiare ed a far legna, i tribuni militari Tito e C. Elio presero posizione colla terza legione sulla via che mönava ad Aquileja. Mille passi distante dalla terza legione era l'accainpamento dei Galli i quali, in nu-mero di circa 3000, sotto Catmelo che li comandava in luogo dei loro duce, erano venuti in ajuto dei Romani 226), 221. Lioio d.° 1. 4. cum onerarii» et magno dommeatu. 222) d.'’ nd proximum portum in Islriao fines. Questo porto e probabi-le, como dioo il Dr Kandier, die sin il porto di Grignano. Questi ordini dati alla flotta setübrano rifarirsi al progntto dol cobsolo di tontare uno sbarco mi qualchc punlo doll’Istria e cosi assalire il nemico da duo parti. INulIa pori sappiamo di quatilo operassn in seguito nö la flotta romana, ne la flotta iatriana. Ogni auppusizione in proposito la crederei troppo arrischiata dal momento che, iu tale riguurdo, liulla si trova presso gli serit-tori di quegla gueri'a. 223) d.° quinquo fefine millia. — Ün miglio rom. Ä egttalö a iiOOO' rom. ~ 700 1680 5!' 01'. Cinque iniglia rom. — 3801 tese ~ 22806'~ 7217 mötribc 34/j migi. ital Credo di dovor dar« al fetme un signifleato molto reitrittiviT pernhö la distanca fra I’ aoöampamento od il porto dovnva essore piccola dal momento. oho il console non lasciö ehe 400 u. a difert-derd le comiinicaüioni fra la flotta ed il campo; 2.<> ehe i marinai udirouo la grida dei soldati assaliti dagli Istriauii 3.° che il couboIo potö in sl breVö terapo'fioucentrare alla spiäggia tutto il SÜo eserclto. 224) d.u i. 0. llislriam vermis. —Sibcome si trovavarlo gin nell’fslria, cosi non si pufi intorpretarlo cho « verso quell;« parto ovo stimavano si fossi* accampato il nnitvico. 225) d.° ut idem aquatoribus ad lluviu'ni Ossel praCsidiiim. Non si puiV credero cho questo fiume sia il Tiinavo, ma uno di quoi torrerilVöbe'dal Carso Triestino vongoiio giü al maro. 220) Cho questi Galli (Cclti) fossero venuti proeisamenlo iu ajuto dei Intanto 227) gl’Is tri an i, non appena s’accorsero d’es-ßerc stati prevenuti, c che 1’esercito Romano si dirigeva al Timavo, avevano prešo posizione dietro un colle nasco-sti al nemieo: poi per vie traverse avevano seguito il muo-versi deli’ esercito, pronti ud approfittare d’ogni occasione propizia, tenendo d’occhio e la flotta e 1’esercito. Como s’accorsero essere debole il presidio pošto inanzi ali’accam-pamento e senza aleun riparo 228) terrestre o marittimo l’emporio dei mercanti frequentato da una turba inei’mo che s’aggirava fra il mare ed il campo, decidono di pas-sare all’offensiva e d’assalire contemporaneamente la coorto piacentina ed i manipoli della seeonda legione. Una fitta nebbia mattutina proteggeva la sorpresa. S’avvicinano si^ lenziosi al nemico e d’improvviso 1’assalgono. La nebbia ehe comjnciava allora a diradarsi pel levar del ^ole, per-mettendo un incerto chiarore, fa credere ai soldati d’essero assaliti da schiere ben piü nnmerose; e preši da subito spavento oon disordinata fuga cercano salvezza nel campo. A tale vista maggior terrorc ivi pure si sparge; e 1’incer-tezza del pericolo e ]’oscurik\ della nebbia ne aumenta la gravezza- Non era ehe un gridare e chiedere senza averne risposta. Si credeva il nemico gii\ dentro agli steccati; quando il grido * alla marina, ali a marina n si fece udira in un momento dall’un capo aU’altro del campo. Ed allora tutti, quasi spinti dalla stessa forza, in precipitosa fuga, eorsero al mare; poehi armati, i piü inermi trascinando se-co e centuriori e tribuni e lo stesso console ehe indarna, col comando e colle preghiere, s’ aveva adoperato a tratte-nerli. Rimase fermo nel pretorio il solo M- Lic. Strabone, tribuno della terza legione oon tro manipoli (600 u.) G1'I-striani, non inoontraudo resistonza alcuna, entrarono nel campo o si precipitarono sulle schiere di poehi vajorosi cho pagarono eolla vita il loro ooraggio. Distrutto quindi il pre-torio o saccheggiato qua n to col;\ si trovava, giunsero alla piazza del mercato 22lJ)> alla via quintaua e quindi al que- llomani o non foisero » Istriaui Celli cho con dubbia fodo si nasociarono ad Epulo re degli (striani Traoi ( ”Istria„ V. 1. 1.)» lo si rileva chiaramonlo »nelio da Livio L. o. 5 5. e 5. 9. 227) Livio. d.° 2. i. 228) d.° 2. 3. sine ullo torrestri aut maritimo munlraento. — Ouesto lnuniinontmn vuol esser prešo in significato di » vallo, argin«, o trincera » poicbö v’erauo giä alla difusa 400 u. sotto Ebiuio i quali, a quanto sombra, non pvesoro alcuna precanzione por difendersi con litiee di furlifiea/.ioni. 229) d.° 2. 12. forum rurum vonalium. — so - ßtorio 230). Avendo trovato nclla piazza grande copia di viveri e di vino, il re, dimcntico d’ogni altra cosa, acoomo* dandosi sui giacigli stesi nol quostorio, si diedc a bancliet-tare allegramente. I soldati ne seguirono 1’ esempio e beu presto armi e nemici furono interamente obbliati. Mentre questi banchettavano, al marc 231) regnava il rnaggiore scompiglio. La gente della flotta, spaventata alla vista del faggente esercito, aveva levate le tende, salvando Bulle navi i viveri che si trovavano sul lido; mentre intanto \ soldati, incalzati dallo spavento, giunti alla riva si gettarono nelle navi o nol mare sperando trovarvi salvezza. Allora i ma-rinai, vedendo le navi incapaci a tanta gente, cercano e di contrastare l’imbarco, e di tirarsi in alto mare. Ne nasce_pcr-ciö un tafferuglio: dalle grida si passa alle mani e le armi s’a-doperanoje dai soldati e dai marinai. II Console, per impedi-re mali maggiori, ordina alla flotta di prendcrc il largo e poi cerca di rianimare i soldati e di prepararli alla riscossa. Co-minciö col separare gli armati dagli inermi; contandosi dei primi solo 1200 pedoni e pochlssimi cavalieri col cavallo.— Ciö veduto, si mandarono dei messi a richiamare la terza legione ed il presidio dei Galli. Frattanto, colmatosi lo spavento e Ta-gitazione degli animi, col ritorno dei presidi ritornö il corag-gio e si parlava git\ di venire alle mani per lavare l’onta sof-ferta. — I tribuni della terza legione comandano di scaricare i somieri dei foraggi e della legna, fanno salire su ciascuno di questi due veterani ed ordinano ohe ciascun cavaliere prenda in groppa un giovane soldato. Durante questi preparativi, i soldati, non solo s’avevano rinfrancato del panico sonerto; ma, non vedendosi assaliti dal nemico, aragione s’ immaginarono gl’ Istriani immersi nel sonno e nel vino. Si trattava adunque di sorprendorli oome essi li avevano sorpresi. II campo vienc assalito da duo lati 232): dali’uno si spinge L- Azio primo tribuno dolla seconda legione; dall'altro Tito e Cajo Eliotribu-* ni della terza oolla Cavalleria: quindi i somieri col doppio carico: poi il console col rimanente esercito. Gli Istriani furono sorpresi in istato di ebrietä. Pochi non ancora del tutto presi dal vino, si ricordarono della fuga o si salvarono lasoiando nel ) Livio d,° 5. leja. Ma qui scppe cone vcramente fosso andata la cosa. Percio, licenziate lc truppe ausiliarie dei Galli, scrissc a Roma ehe nulla v'era a tcmerc, e quindi si mosse collo rimanenti truppe per unirsi al collega.— Gl’ Istriani 236), i quali con grandi forzo se ne stavano attendati di fronte ali’accampamento romano, comc videro venirvi 1’altro con-sole con un nuovo csercito, noa stimandosi sicuri nelle lo-ro posizioni, si ripiegarono nell’interno dol paese: e sapu-to ehe i Romani per quell’anno non erano intenzionati a fontinuar la gnerra, si sparsero per le varie cittä; mentre i consoli rifcornarono ad Aquileja per svornarvi. L’inaspettata notizia arrecata dalla lettera dcl consolo M. Guinio aveva sparso a Roma grande letizia. öospcscro la leva e rimandarono le truppe di gh\ arruolate 237). L’a-nimo perö dei Romani 238) era csaccrbato contro il console Manlio perchö era passato dalla Gallia nelPIstria senza -che il senato glielo avesse ordinato cd il popolo dichiaräta la guerra, e per che aveva coperto d’ignominia le legioni romane. I tribuni della plcbo 239) L. Nerva e C. Pap. Tur do, fattisi interpreti di tali 'sentimenti del popolo, volcvano ehe Manlio si dimettesso subito dopo gli Idi di Marzo (quan-tunque glilbsse stato prorogato il cotnando per l’anno in-tero) affin chö venisse tosto a Roma a scolparsi: ma il tribuno G. El io vi pose il suo veto. FrattantoM. Giunio, chiamato dcl senato 240), ora ginn - io a Roma a presiedere i comizi per J’elefciono dei magistrati dol l’anno 177. Tenu ti i comizi 241), furono crcati consoli C. Claudio Pulcro e Tih. Sempronio Gracco. - C. Claudio Pulcro ebbe in sorteTIstria. La Gallia fu divisa in dite Earli od affidata ai pretori Cn. Corn. Scipipne e C- Val. ievinio. I consoli agli Tdi di Marzo (15 Marzo 177) assun-sero il comando. Nel giorno seguente si radum) il senato per dqlibcrarc sulic misurc da prendersi per condurrc coi* maggior vigore la guerra contro P Is tria, tanto piti. chc L. Minucio Termo legato di Manlio, il quäle aveva prešo par-te alla prima spediziouo e si trovava ncl senato qual reja-toro su tale guerra, deseriveva la cosa como moltp seria 242). Percio il senato decise che il console marciasse tosto sul-1’Istria con un corpo di 22400 uomini d’infantcria e 900 di 2,~6) d.p 3. 12. 2157) d.0 8. 10, 238) d.° 7. 7. 239) d.° 0. 2. 240) d’ 7. 241) d.° 8.1. — 0,8. 242) d.*’ 8, rjiinntum belli ca® j>r»vinci«o liaheiont. cavalleria 243) e fossero poste a suc disposizione 10 quii>-queremi. —- Prima di partiye, i consoli dovettero ordinäre pie-ghiel’o e vittime raaggiori del consucto, pcrche 1’Impressio-ne prodotta dal racconto del legato veniva aecreseiuta da vari iijfausti presagi che intimorirono gli animi doi supersti-ziosi Romani. Mentrc tali cose nascevano a Roma e si apparecchia-* va il nuovo esercito per la seconda campagna, i consoli del-l’anno antccedente M. G. Brutp (eh’era ritornato da Roma), ed A. Manlio Vulsone, dopo d’avore syernato ad Aquileja, all’incominciare dolla primavera del 177 passarono nell’I-stria e si diedero a saccheggiare e a devastare orribilmen-te tutto il paese 244). II dolore e la rabbia di vedere tut-te lecoseloro rovinatedai Romanipiuche la speranza dolla vit-toria, poiche avevano da eombattere eontro due. eeerciti con-iolari, spinse gl’ Istriani a tentare la sprte delle armi in u-na battaglia campale. Tutta la giovcntü era corsa alle armi: ed i Romani furono aspramento assaliti. Mai’impetoo la disperazione dell’ indisciplinato esercito Istriano s’infran-se contro la disciplina e la supcriorit<\ numerica del nemi-co. Dopo accanito combattimento, perduti 4000 dei loro ca-duti da valorosi sul campo di battaglia, si ritirarono nello c-ittil e mandarono legati al campo romano a chieder pace. Prima fu domandato loro degli ostaggi. Li consegnarono; Quindi i proconsoli ne scrissero al scnato. II console Claudio frattanto il quäle temeva, ove si conckiudosse la pace, di pordere la provincia e 1’ esercito, senzä attendere di fare i voti solenni, n6 di vestire i iitto- ri col sago 245) e senza aspettarc 1' esercito, avvisatone so- lo il suo cöllega, corse nelP Istria. Qui poi si comportö an-ööra pifi sconsideratamente; poichö, radunato i’esereifro, rin-facciö al console Manlio ed ai suoi soldati la fuga dal campo e rimproverö a Giunio l’csserglisi fatto socio nel diso- •• - ^ ^ U__i—Lui. 245) Cioe: 2 legioni composle cinscunn >li 5200 pcdoni: ’e T>00 caralieri s 12000 pedoni o 600 cavalieri di soci Latini — Liinio d.° ö. 2. 244) Lioio 84). — (Vedi Cuntk Sloria degli Italiani V. I. p. 621); f tfi* Vrtač** Cronaca noma di Trieste, nonche del prof. Jodele jyjähr a quoll’ i. r, Gin-nasio dello Stato. Per supplire alla dpficipnza dello forze inspgnantl veniva as-sunto col Decreto 17 ottobre 1871 n. 812 dall’Eccelso Gonsiglio scol. provinciale il supplente por la fisica e mateinatica Francesco Postet, e in data 25 stesso n. 700 autorizzata la Direzione a ritenere i supplenti Angelo Monfalcon, Andrea Steinei-j Antonio D.r Zetto e Pietro Parovel, il qual ultimo aveva gia otte-nuto dall’Eccelso Ministero un sussidio di f.ni 300 onde recarsi a Graz por gli studj di abilitaziono al magistero ginnasiale. Per 1’ insegnamento della lingua italiana in segnito a Deere--to deli' Ecc. Gonsiglio scol, prov. 30 ottobre n, 909 veniva assun-to 1’Abbate Luigi Paolini di Tolmezzo, edin luogo del docento di Slavo Abb. Francesco Raunik, che con lettera 3 ottobre 1871 avea rinunziato al suo posto, voniva nominato con Decreto 5 novembre 1871 n. 808 1’Abbate Nicolö dolla Martina. Mancando ancora un docente per la matematica, in soguiio p,d autorizzaziono ricevuta daH’Ecc. Consiglio scol. prov. col Decreto 5 ottobro 1871 n. 700 veniva assunto il supplente Luigi Brosiger. Cosl aprivasi il giorno 4 con solenne ufficio divino il Gin-nasio. Pochi giorni dopo colpito il Dirigonto sig. Babuder da grave indisposizione domandava all’Ecc. Gonsiglio scol. un pormossa che gli veniva accordato col Decreto 14 novembre n. 1057 o la dirigenza intorinale rostava affidata al professore anziano Gano-uico Onor. Giovanni de Favento, La nomina del sig. Babudera direttore efifettivo scguitapor Risoluzione sovrana 4 novembre 1871 veniva partecipata col De-creto dell’Ecc. Consiglio Scolastico 13 detto n. 1076. Per supplire alla mancanza di forze insegnanti por la filo-sofia venivauo assunti mterinalinento dalla Direzione comc docenti ausiliarj il sig. Canonico onor. Francesco Petronio, e 1’ab-bato Giuseppe Artico, c ne seguiva l’approvazione dell’Eccelso Consiglio scol. con Decreto 30 novembre n, 1091. Per il trasferimento del dirigente dello scuole popolari šig, Giorgio Viezzoli alla scuola magistrale di JRovigno, venne affi-data la calligrafia al docente sig. Andrea Steiner. Si rose quindi necessaeio un cangianieuto nel Riparto delle materie. II Latino della classe settima fu affidato al sig. Canonico Petronio, il greco nella quarta e quinta piCi il 2.do corpo del tedesco affidato ali’abbate Artico. Lnoltro essendo stata la direzione affjdata al sig. Canonico de Favonto giä aggravato nel primitivo orario di oro 22 sottimanali, no venne di necessitä ehe si cercasse modo di allegerirlo d’alquanto e fu quindi col consenso del JRevorendissimo Ordinariato affidata la religiono nelle quattro prime classi all’abbato Della Martina, Cosl passarono i due primi mesi deiranno scolastico. II 31 dicombre giunsc al Ginnasio la rinuucia del doceuto sig. Abb. Lnigi Paolini, L’assunzione del sig. Giorgio Benedetti a supplento per la lingua greca c latina feco cessaro l’impiego dol sig, Giuseppe Artico; mentre il Canonico Petronio continuö 1’insegnamento della filologia latina nella VII Classe, ed il Canonico de Favento assumeva 1’italiano nella VII ed VIII. Al si$>'. Benodotti fu affidato 1’insegnamento dol latino nella IV. dell’italiano nella V, del greco nella IV e nolla V e della zoologia nella I. 11 prirno Semestre si cliiudcva coi soliti esercizj spirituali tennti dal sig. Canonico Petronio. II Consiglio scol, prov. nel j’ evadere il liapporto somestralo della Direzione con suo Docreto 16 aprile 1872 n. 287 esprimeva la sua soddišfazione al Corpo insegnanto ed encomiava i signori Steiner e Postett por le gratuito loro prestazioni straordinarie rieiristruzione; nonche i professori "VViamann o D.r Benussi, il primo per 1’opora impiogata a favoro dolla Inbliotoca doi profes-sori, 1’altro por quella in favore della bibliotoca dogli scolari. II 22 aprile riprondeva il Direttoro 1’insegnamento del greco nella settima c nell’ottava, od il 21 del mese seguonte assumeva ogli anclie la direzione. Tornava quindi uecessario un al-tro Iliparto. II 22 stosso giungova il Docreto dol Consiglio scol. 16 detto n. 435 cho destiuava a supplente por la cattodra di lingua e let-teratura itaüana in questo Ginnasio il sig. Carlo Troche giä a bili turo por tal ramo d’insegnamento: ogli prosto la sua solonno promessa il 16 giugno, II sig. Trecne assumeva 1’insegnamonto della lingua o letteratura italiana in tutto le classi del Ginnasio snporioro e quollo dolla storia o goografia nella quinta, con cho Mons. Can, de Favento veniva eollevato dali’insegnamento del- l’irafliauo nella VII cd VIII, c ripi’cffdevä parfG dello orö di religione. 11 Consiglio scol. prov. con Decreto 21 giugno n. 510 parte-cip6 lu noruiua a doconto eifbttivo di fisica c matomatica in nuc-s»o üinnaaio del sig. Carlo Sbuelz avvoauta con Decreto Miui-storiale 31 nia^gio a. ,c. 11. 2973. Oli 11 fcborajo onorava d’unn viaita ouesto Ginnasio il sig. Isputtorc Prov. Btofano Cav. Zarich, e nel 11 scmostro noi giorni 27 maggio ai ö giugno prondova ianeziono dolle ainjjole claasi. II ^iorno 18 luglio obbo luogo la fosta di 3. Luigi Gonzaga o la prima comunione di alcuni acolari. Alla 8. comuniono preso parto quasi tutta la scolarosca. II giorno 18 agosto colebravaai il natalizio di 8. M. I. K. Apostolica. 11 corpo insegnante o la BColareBca prondovano parto alla aolonnitk roligiosa. In quest’anno scolastico furono cont'oriti i soguonti stipendii: Dal fondo cameralo uno nell’impoito di f.ni 81, dalla provincia 14 ßtipcndj da f.ni 100, o 3 suaaidii da 50 f.ni. Lo stato del Qinnasio apparisco dal Prospetto statistico alla fine. In mezzo alle graviasirao difficolti colle quali s’obbc a lot-tare riuacl di grando conforto alla Direziono c 1’abnogazione dei docenti noll’assoggottarsi ad un orario peaante e all’ insegnanwn-to di raaterio eatrauee all’ oggetto do’ loro studii speciali e la vo-lonterositä di queato Spettabile Municipio nel sovvenire pronta* ineuto in via di auticipazione ai biaogni che gli venivano ospoatl, a cui godo perciö la acrivento di porgore a nomo suo c dol corpo insegnante le grazie cho per lei si poasano inaggiori. Direziono deli’ i. r. Ginnaßio Superioro Capodistria 31 agosto 1872. GIA.COMO IUbUDER Dirtltore. . il ti,- 1 ' ■ ■ ■ a.vsv,Vr> .'i - (ßsDiÄip® ugrau(&&r&sr3:2 * ■ 1 alla fine deli’ anno scolastico. Babudkr Giacomo Membro deli' i. r. Consiglio scolastico provincialc istriano e della Rappresentanza Comunalo di Capodistria — professore e direttore. De’ Favento Giovanni Canonico onorario della Con-cattedrale di Capodistria, Membro della Socict;\ agraria I-striana e deli’ i. r. Consiglio scolastico provinciale — professore. \VIDMA.NN Pieteo — professore, bibliotecario, capoclas-se nella II. Benubbi Bernardo dottore in filosofia membro della So-oietä agraria istriana. — docente effettivo, bibliotecario, capoclasse nella VII. Biiesioer Luigi — supplente abilitato ali’ insegnamento, capoclasse nella IV. Postet Francesco — supplente abilitato ali’ insegnamento, capoclasse nella VIII. Trkciie Carlo — supplente, esaminato nella lingua e letteratura italiana. Monfalcon Angelo licenziato nelle leggi — supplente, capoclasse nella V. Steiner Andrka — supplente, capoclasse nella VI e calligrafo. Zetto Antonio dott. in legge — supplente, capoclas-s« nella I. Parovel Pietro licenziato ličile leggi, — supplente, capoclasse ne.Ua III. Benedetti Giorciio — supplente. De^la Martika Abbate Nicolö — docente straordi-nario degli idiomi slavi meridionali. Gianelli Bartolomeo pittore accademico — docente straordinario del disegno. / Petronio Francesco Canonico onorario, amministrato-re parrocchialc — maestro di canto. . • , - : ' : ... U,. t , I , i ,)!..!>■ . i ! .n, .v ■,( .. Itidellu, ittservienle al gabinetti c ciulode del fabbriouto del (iinnasio Gbhzo Giovanhi. «-• j ( -............, - - - ----1 7..' .. ■ ' 0. i III O : i - u ; clM Rita f ;'/■ - )!0 :ns •''•noV\ i U O!1i'(0/I0 r.'tfWMDO Oa?TOKA«’f OIVTOnTM*! B» i* • '' ""tt 1 I Religion« Classe I oro 2. - Spiogazione dol simbolo apostolico, deli1 o-razione domenicalo, del docalogo o dei cittque nrecetti della cliio-sa. Dolič domonicho o feste della chicsa cattolica colle varie cc-rimonie. Classo II oro 2. - Dei ss. sacromonti e dollo cerimonio ncl-1’amministraziono dei medosimi. Classo III oro 2. - Storia sacra dell'antico testamcuto colla geografia della Terra santa. Dul la Martina» Classo IV oro 2. - Storia del nuovo tcstamento colla ripe-tiziono della geografia della Terra santa. Classe V oro 2. - La chiosa o i suoi dommi. Parte I. La chiesa cattolica 6 la vera chiesa di Gcsu Cristo. Classe VI ore 2. - La chiesa o i suoi dommi. Parte II» I dommi cattolici svolti nel loro nesso o nei loro rapporti. Classo VII oro 2. - La moralo cattolica. Classo VIII oro 3. - Storia della chieea nelle suo relazioni cogli stati. de Favento» ltafliauo Classo 1 oro 4. - E ser c iz j sulic parti del discorso ed i verbi irregolari. — Esercizj di lettura dal libro: Itacconti di Pietro Thouar accompaenatl dali’analisi. — Esposizionc con proprio parolo di aleune lavole d’ Esopo. ZettOi Classe II. oro 4. - Le novollo dol Gozzi por lottura, o varii brani di poesia facili mandati a memoria. — Grammatica: tutto ciö chc vione preseritto dal piano d’ istruzione. Monfalcoiu Classo III. ore 3. - Lo novelic scelte dol Uocaccio, i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni con osservazioni grammaticali. — E* gorcizj di porgore o di inomoria. Classo IV ore 3. - Lottura della cronaca di Pino Compagni, o dolls; Basvilliana di V. Monti. Commenti grammationli, iilologici te storici. Forme delle scritture di piü frequento uso nclla vita čo> mune: racconti, doecrizioni, lottero di diverso argomento. Farovci. Classe V 010 3. - Ariosto,( 1’ Orlando Furioso — Manzoni: gli Inni Sacri «d i Gori, cd alcuhi poemetti di V. Monti. — Čommenti fdologico - Btorico - estetici. i , 1 Classe VI ore 3. - Lottura, parte in iscuöla ti parte n cash, della Gorusalemme del "lasso, con conni intorno ni incrito delle migliori produzioni poetiche del cinquecento. — 1 Sopolcri del Foscolo e del Pindemonte, la Vita nuovft di Dantd. Esercizj secondo il piano» ') ti obnousoa ■ ni idior bo Classe VII oro 3. - Illnstriiziojie della I cantica della Divina Commedia. —Üesoconti mensili dolle letture domestieho. ) Classe Vlil oro 3. - Illustra/.ionö della II o dolla IlL cantiert, della Divina Commedia. — ltcaocoati monsili dollo lotture doine*-eticiie. Treclic. !;'nodoB oi ; mituO ii ov.;1' oi i.-sihutt j ■ l .{blrodaB oiibb J<'o1 LnÜnöi Classe I ore 8. - I primi fclemertti di grnitimatlcn, comprcsd 1’intera cosjugaziono učila forma attiva o passiva doi včrbi fcgti-lari. — Lottura con minuta analisi o traduzione. — Tro temi set-timanali, fra i quali uno in classe. Žetto; Classe II oro 8> - llipetiziono dello formo regolarij ed appren-dimento delle irregolari con relativi esercizj dallibro di lottura di BchinnageK — Furon mandate a memoria vario favole latinöi Mvnfalcoih Classe lit oro 5. - Vito degli occelleuti generali della Grocia secondo Cornelio Nepote. — II trattato dei casi socondo la gram-matica dello Bchultz. — Esercizj settimanali sulla sintassi. , ii PdroveL Classe IV 5 ore. - Bei libri di G. Cosare De bello gallico. —< II trattato dei modi o dei tempi socondo la giammatica di Bchultz. — Esercizj settimanali sulla sintassi. Benedetti. Classe V ore 6. - Lottura o conlnlento di l^ito iivio, dol li-> bro I dolla I Doca. — Lettura e commento d’Ovidio (od. in us. sch. Grysar) brani scclti. — Esercizj grammaticali uu’ora por set-timana; prosodia o metrica. — Esercizj in iseritto settimanali a casa ed in iscuola. Monfalcom Classo VI oro 6. - Tutto il Giugurta di Sallustio, cd il I e II libro deli’ Eneide di Virgilio. Steiner. Classe VII ore 5. - Le tre prime Cantilinarie di Cicerone ed il Vil libro deli’ Eneide di Virgilio, con altri brani scelti di quo-st’ultinjo autore. Petronio, Classe Vlil ore 5. - Tacito, la Vita di Agricola, la Germania e il 1 libro delle storie, — Orazio, Odi (il primo libro intero, ed odi scelte degli altri;) tre opistole ed altrottante satire. Steiner. Grcco i. ffll< > J — iJi, •- •> lil t iTTTJCTuT»C| iTIlJ >-*• rl * J J 1 i «> J <' 5-^ Classc III oro 4. - L’ etimologla fino a tutti i verb) contratti, giusta il D.r Curtius e il D.r Schenkl; temi per časa ed iu iscuola. Zetto. Classe IV ore 4. * Dol verbo contratto fino alla seconda classo dci verbi in m* scguondo il Curtius o il libro di esercizj dello Scbenkl. — Esercizj in isctitto per casa od in isouola. Classe V oro 4. - Esaurimento dolla 1 narte della grammatica fino alla sintassi. — Tradu/.ione I-1II dcil’Anabasi dalla cresto-mazla Sonofoutca dello Schonkl. Benedetti. Classe VI oro 4. - Dal libro I al V dolla Ciropedla (Cr. Seno-font. dello Schonkl). La Sintassi secoudo il Curtius e lo Schonkl. — Temi. Steiner. Classc VII pre 4. - Dolla Cr. Senofont. dello Schonkl 1’Ana-basi I - VII; Omcro II. i C. 1-VIII e partc dol IX. Classc VIII oro 4. - Omcro II. i C. XVI, XVIII c XXIV; Platone, il Protagora o partc dcll’Eutidemo. Babuder. Stori« e Gco^raltn Classe I oro 4. * Geografia lisica o politica dello cinque narti del globo, od alcuni cenni sulla geogralia astronomica. — Testo Klun parte I. Disegni gcografici a inano libera su cartc spociali eocondo il metodo Uhlenhuth. Benussi. Classc II oro 4. - Storia Orientale gseca o latina — Testo Pütz. Lezioni di geografia fisica, e politica Storia deli’Oriente o della Greda sino al 222 a. C. — Storia romana sino alla cacciata d*i re. Testo Pütz p. I. Temi storici sulle costituzioni e sullo sviluppo della democrazia, e yarj disegni geografici. 1 Sem. Benussi, 11 Som, Trecke. Classc VI ore 3. - Storia Romana. Stori« del medio evo fino al trati ato di Verdiin 843. — Testo Pütz. — Geografia fisica del-1’ Europa antica. — Esercizj geografici e lavori atorici relativi. Classe VII ore 3. * Storia del medio evo, e del moderno fino alla guerra dei 30 anni. — Testo Pütz. — Temi storici ed esercizj a-eogralici corrispondenti. Benussi. Classe VIII ora 3. - Fine della Storia moderna, testo Piitz — llipetiziono generale della storia antica e media. — Lezioni di geografia fisica c politica, in ispetcialitä d’ Europa o deli’ Istri». — Testo Klun III. — Esercizj cartografici. Widmann: Alatemntica Classe I ore 3. - Aritmetica: lc quattro operazioni fondamen« tali coi numeri interi, colle frazioni ordinario o collo frazioni deci-mali. —Geometria intuitiv*: linee, aii"oli, triangoli, quadrilateri, e loro principali caratteri. Testo: il Moonik. Postct. Classc II ore 3. - Frazioni ordinarie e decimali; proporzioni, regola del tre con applicjazioni, ealcoli di un tanto per cento, metodi delle parti aliquote- cognizioni dei pesi e delle misure principali. Determinäzione della grandezza delle figure di tre o piü lati. Trasformazione e diviaione delle medesime. Determinäzione della superficie dei triangoli, quadrilateri ecc. Classc III ore d. - Algebra: Io quattro operazioni con interi o con frazioni; teoria deli’ innalzamento a potenza e deli’estrazione della radice quadrata e cubica. Geometria: Circolo, linee e poligoni regolari inseritti c circosciitti: calcolo della periferia e della superficie del circolo. — Testo: il Močnik. Parovel. Classe IV ore 3. - Regola del tre composta; regola d’ interesne semplice; seadenza media; regola di societä; regola di alliga-zione; regola di catena; regola d'interesse composto; equazioni di primo grado ad una incogiuta. — Stereometria: Posizione recipro-ca di linee e piani; specie principali dei corpi solidi; calcolo clella loro superficie e del loro volume. Classe V ore 4. - Algebra: Le quattro operazioni con intieri o frazioni. Frazioni continue; rapporti e proporzioni. — Geometria: Planimetria. Classe VI oro 3. - Teoria delle radici; logaritmi; equazioni determinate di primo grado ad una e piü incoguite. — Stereometria, trigonometria piana. Bresiffer. Classe VII ore 3. - Algebra: Equazioni di socondo grado ad una e piü incognite; equazioni esponenziali; progressioni aritme-tiche c geomctrichc: calcolo deli’Interesse composto; — Geometria: Ripetizione della trigonometria piana; Geometria aualitica. — Testo: Močnik. . . Classe VIII ore 1. - Ilipotizione di quanto tu trattato no’ corsi antecedenti. Postct. Sclciizc lUMtlKlli iyitobi nnois hoTpi o »oiunvc^ tsmotjä — .;.••:*•••• » \ ni»W . Classe I ore 2. - Zoologia. Nbl I Bomeelra i mammifori. k‘l oie«T — .iniu Benedetti. Nel II somestre gli insetti. Tosto: il Pokorny. <«V de Favento. Classe II ore 2. - Nol I geraostre compimonto doUa zoologi«, diob: uccelli, rottili, pešci, mollusobi e radiati. Benedetti. Nel II sQmeetre; botanica. Testo: Pokor uy. .wttnijjotib» t?.i" de Favento. dass® III ore 2.1 semestre. Min«ralogia. Testo: il Fcllöker. Bresigher, II semestre. Fisica: Generalitä dei eorpi. — Chiraica inor-gunica. Postet. Classe IY ore 3. - Fisica: Moccanica, acustica, ottica, olottri-citä, magnetismo; prinoipii fondameutali di climatologia ed astronomi«. -i .iv!).,. iti) „j,- . * Bresiger. Classc V ore 2. - Nel I semestre: Mineralogia sistematica. Testo : il Molin. Postet. Nol II semestre: Botanica sistematica. Testo: il BiH. Classe VI ore 2. - I somostro: Antropologia. Il semestro : Zoologia sistematica. Testo: 8'chmarda. de Favento. Classe VII ore S. - Generaliti dci corpi. Meccanica; acustica. Classc Vlil ore 3, - Magnetismo, elettricitä. luce o calorico. Postet. Propcdeutica fllo§o(ica Classc Vil ore 2. - Psicologla empirica. Testo: Zimmermann. Classe Y1U ore 2. - Logica formale o metodologla. Testo: Bcck. Bemissi. Tcde«co Corso I ore 3. - Formo grammaticali fino ai verbi forti, c le principali regolo sintattiche. — Continui esercizj eörrispondenti si a voce cho in isoritto. Testo i Cobenzl. Benedetti. Corso II oro 8. - Etimologia —■ regolo sintattiche. — Escroizj di parlare, e serivere. Testo: Cobenzl. Deila Martina. Corso 111 ore il - Siiitassi — specialmonte la costruzionc in-vorsa e partecipale, od il reggimento dei verbi e dello proposizio-ni. — Analoghi esercizj *1 a vo.co cho in iseritto — Tosto: Cobcnz/. Corso IV oro 3. - Lottura dalla compilaziono del Pfannorer I parto. — E-*ercizj a voco. — Nol gecondo somestro esorciej set-timauali in iseritto, per c.asa od in iscuola. Corso V ore 3. - Lottura dalla eompilazione dol Pfanncrcr 11 parto. — Esorcizii a voco od in iseritto, traduzioni dali’ italiauo. — Tosto: Primi esercizj di lettura del D.r Boaclictti. )Vid mu mu Slavo Corso I orc 2. - Forme regolari ed irrcgolavi del sostantivo, aggettivo-e Vcrbo, in via prcpondcrantcmcnte pratica. — Temi settimanarli.— Escrcizj di lettura dal libro Prva lllirska čitanka. Corso II 010 2. - Escrcizj teorctico-pratici su tutto le parti del discorso. Dialogizzaro, e temi tratti dai brani piü importanti dol libro di lettiira lllirska Čitanka za drugi razred. Corso III oro 2. - Iliassunto o complctamento della sintassi, dialogizzaro o temi settimanali tratti dal libro di lottura lllirska Čitanka za tretji razred. Corso IV orc 2. - Ccnui sulla storia lottoraria. Lettura: lllirska Čitanka za četrti razred. Spiegazione dei brani piü importanti sl iu prosa, chc in versi con spiegazione linguistica e storica. Dclla Martina. Canio Corso I ovc 2. - Nozione dei divorsi segui musicali c studio pratico dei medesimi. Qorso II oro 2. - liipotizione delle lozioni del primo corso, o continua pratica sopra pozzi musicali di divorso stile. V>isc<*'iio Corso I oro 2. - Disegno lineare dollo figure gcometriclie, o disegno elementare di ornamenti a mano libera. Corso II oro 2. - Disegno a mano libera di ornamenti, con ombreggio o paesaggio. Callig-rafla Vcnno impartito rinsognamonto agli allicvi dclla elassi I o II, un’ ora por elasse. Amienti delle collezioni scientificJie. I. BIBLIOTECA. a) Bibliolcca dei professori. Doni. — Dali’i. r. Ministero deli’istruzione: Vademecum f. die Staats-telegrafen-Beamten lf. - Verfaatung der öst. Monarchie L J. - Vorschrift über die i’räfung der Kandidaten des Gymnasial-Schrämten 1 f. - Botanische Zeilshriß 5 f. - Bericht über di feiert. Sitzung der O/iad. der Wissenschaften 8 f. - Das oster. Budget v. Jahre 2855 5 v. - Czvernig. Ethnografie d. öster. Monarchie. - Oestorreich• Geschichte für das Volk 13. - llandbii-chlirti, statist, der öster. Monarchie 5 v. - Jahresbericht des k. k. Ministeriums C. et U. 18711 v. - Jahrbuch, statist, der öster. Monarchie 2 v. - Industrie-Statistik da' öst. Monarchie o V. - Archiv für ocsierrekhischG Cfesek, l. Dal la Prosidcnza dcll’ i. r. L.uogatcnenza: Küstenaufnahme in (idriat. Meere 1867-70 lf - Sondir-Instrumente 1 /. - Intorno alta Sqricoltura 29 f. - Busch et Löffler, La Grecia pittoresca lf, -Alciini fasc'icoU
  • \mto nella cronQlogia, Ven. 1797. - Lucubrutiones in omnvs M, T. Ciccronis orationes. Ven. 1547. - ltelatione detla rep, veneta 161!) (manoseritta.) -Mortadelli, fisica v. 4 Veni 1803, - Poli, Fisica v, 5 V-m, 1811. -Dumouriez, Gemälde v. Portugal. Lip, 1797, E lenke uta arif/nut -ticae. Vicnna 1836, C o ra p r c. — Mario: Nozioni di chimica 1 f, - Močnik. Goo-inefria pol ginnas. eup. 1 v. - Ovidii Nas. Car mi na solpeta (5 cop.) 1 v. - dotta Die Metamorphosen 1 v. - Kivista di filologla 2 t. - ltor gnault: Elementi di chimjca 1 v. - Sclionkl; Crestoma/aa di Sono,-fonte (5 cop.) 1 v. - Taciti Cornel. Libri 9 aupersuut $ v. » Vircilj M.: Aeiieides epitome (5 cap.) 1 v, - Wullner: Lehrbuch_ der Lx-perim. Physik, - Allisio: Elementi di fisica 2 v, » Alighieri: Divina Comedia illustr. e coment. Tommaseo 3 v. - detto Divina Comcdia in lti.° C v. - Dclafosse; Compondio elom, dolla Stprin |\aturalc 1 v. - Demottis: La lottora pnma di Dante ! v, - d^tta Hintassi della lingua ital. 1 v. - Pornasiari: Grammatica sto.rica dolla ling, ital. 1 v. - iloinei i lliadis opit. ([10 cop.) 2 v. - Horatii Fl. Carmina sclecta (5 copie) lv. ■ llansholer; Handbuch dor Statistik 1 v, Carte f/cografiche. D ono. — Dal sig. D.r Cristoforo de Bolli, PadoafA: L’Istria, Milano Htabil, Koncili. C o m i» v a. — L’Austria inferiore di Dolezal. ■ La Palestina di liaazj h) BHtlioteoa Giiovanilc« Aumenli. Alla fino doll’anno scolastico 1870-71 quosta liibliöteca pos^ ßödcva 524 Opore in 774 volumi. Duranto il prosento anno scolasti-co fa aumentttta di 87 nuove oporo in 120 volumi, cioe: D o ni. ■— Signor Giuseppe Frdpporti: D.r Zimmermann-Philosophische Propaedeutik für Obergymnasium. - 2. Yol. Vienna 1852-53.-D.r Beck: Elementi di Logica.-Yalli-Catochismo del tlulto cattolico; Trento 1851. - Lo študente di I Beranek: M. Sain-te - Marie. I due orfanelli. Milano 1869. Bignor F. Maria De Rin'. Holer: Abbildungen römischer Und griechischer Alterthiimer Y. 1. - D. Longino: L’ aureo trat-tato aol Sublime V. 1. - F. Porreti: Prosodia latina- Venezia 1852 V. L - (1. Agapito: Le grottc ed altri liotevoli oggotti nelle vici-nanze di Trieste - Vienna 1823 V. 1; - I. Bianchi; Dolla fclicita -Venozift 1825 Vi L - DiziOnario portatile ItaL-tod. o ted.-it. - Milano 1821 V. 2. - Ai Zanon: Lottere - Venezia 1764 V. 5. - Primi insognamenti ai fanciulli - Milano 1816 V. L - E. Goetz: Vocabu-larium Graeco-latinuiri V; 2. - Obendorfor! Erstes Lcse-und Üobor-setzungsbuch für Deutsche und Italiener V. 1. - Nouo lugend bi-bliothek Vi 3. - "Waibl: Historische Volks-Bilder-Bibel aus dem alten und neuen Testament V. 1. C o nt p r e. — Barotti: Frust,ä lcttcraria-Venezia 1851 V. 2.-\Y. Scottt 1 Purituni di Scozia ed il Nano misterioso-Milano 1872- 2 copie. V. 2i - L’Abato V. 1. - il Mouastoro V. 1. -11 Castello di Keöilworth V. 1. - Storia delle Crociate o Ricardo cuor di Lcono V. 1. - Ivanhoe o il ritorno del Crociato V. 1. - La bella fanoiulla di Perth V. 1. - Zandonati: Guida stor'Ca d’Aquileia - Gorizia 1849 V. 1. - Carcano, ßacconti campagnoli-Milano 1860 V. 1< -Raccon-ti semplici- Milano 1843 V. 1. - il nuvollino colle 12 novello di Fr« Bacchetti. Fir. 1868 V. 1. - Helps: Vita di Cristoforo Colombo -Fii\ 1870 Vi 1.1 C. Percoto: Ilacconti-Genova 1863 V. 2. - Nuovi rae-contini-Milano 1870 V. L - 10 raccontini - Trieste 1865 V. 1. - St* AgOstinö: Le coflfessioni trad. da Birachi. - Ven. 1857 V. l. - Dante: La divina Commod'ä col commonto di IL Andreoli-Fir»nzo 1870 V. I. Petrarca: liiino con l’intorprctaziono di Gi Leopardi* Fir. 1870 V. 1. - Bovan: Geogralia moderna - Fir. 1871 V.l.-Bmilcs: Chi si ajuta L)iö l’ajuta trad. Stralforollo. V cd. Mil. 1870 . V. li - Si Ccsari o U. Tavenut: Novelle Tor. 1854 V. 1. - Shakspe-are: Teatro completo tradotto dal RuBjoui - Tor. 1859 V. 7. - (J. llenior - Michiel: Origino dollo feste Veneziane- Milano 1829 V. 6. - Senöfonte: Dell’Anabasi libri 7. trad. da Ft Ambrosoli - Milano 1869 V* li -1 4 libri dei detti memorabili di Socrato trad. dal Giacomelli-Milano 1871 V. 2. - La Ciropedia trad; da T. Regis-Mila-no 1872 V. 2. - La Storia Romana di L. A. Florio trad. dal d.r Li-gni e le guerre Catilinaria e Giugurtina di Sallustio trad. da V. Al-fiori. Milano 1823 V. 1. - Omero: Odissoa trad< da Pindemonte. Livj 1351 V. 1. - Dino compagni: Cronaca Fioreutina prcceduta da ml discorso di A. Vaimucci-Milano 18G4 V. 1. - Gubernatis: PStoria comparala dogli usi mr/iali in ltalia c prcsso gli altri popoli indo-(;uropei-Milano 1809 V. 1. - Newman: Callista trad. da Ferranti-Milano 1856 Y. 1. - Macchiavulli: Lc istorio fiorentine - Fir. 1871 V. 1. - Goldoni: Capolavori-Tricste 1858 V. 1. - Vita od avvontu-re di Ilob. Crusoo-Milano 1858 V. 1. - F. Morandi: Ilacconti odu-cativi - Milano 1850 V. 1. - Giovonale: Satiro trad. dal Gargallo -Torino 1848 V. 1. - Ilacconti storici, vito o detti di alcuni odobri nomini Greei- Livorro 18551 Y. 1. - A. Poliziano: Poesio - Milano 1825 V. 1. - Pindomonte: Poesio o proso campostri-Venezia 1833 V. 1. - G. Pozzi: Andrea Labey - Milano 1808 V. 1. - Ivlopatolc : Mossiade trad. dal Cereseto - Torino 1858 V. 1. - C. Nepoto,: Vite trad. dal Soresi- Milano 1829 V. 1. - Giuliotto libro di lettura .pei fanciulli-Trento 1853 V. 1. - Bartoli: Proso scelte-Napoli 1853 V. 3. - lg. Cantü: Infanzia di celebri Italiani V. 1. - Arici; Versi sa-eri-Brescia 1828 V. 1. - Pütz: Gnida allo studio dolla Geografia comparata (A. Amati) - Milano 1859 V. 1. - L. Carrer: Poesie - Firenze 1859 V. 1. - L. Camoens: 1 Luisiadi trad. dal Nervi - Venezia 1847 V. 1. - Pandollini: Traltato del governo della famiglia - Milano 1870 V. 1. - Algarotti: Tavole - Milano 1824 V. 1. - Cervantes: Don Öhisciotte V. 1. - Bulwer: liienzi V. 4. - E. Bignami Coni-sio e Frejus - Firenze 1871 V. 1. - Ooviuo: Da Torino a Chambery -Torino 1871 V. 1. - Dcscrizione Geografica deli’ltalia ad lllustra-zione della Divina Commedia - Asti 1805 V. 1. - G. Verne: Storia dei grandi viaggiatori da Annono a Colombo - Milano 1872 V. 1. -Un Viaggio aereo - Milano 1809 V. 1. - G. Straforello: U*li eroi del lavoro-lioma 1872 V. 1. -Thouar: Commodie per gli adulti-Ar. 111. V. 1. - G. Milani: La Meteorologia - Milano 1872 V. 1. - La Luce - Milano 1870 V. 1. - Smiles: 11 carattere trad. di P. Rotondi -Firenze 1872 V. 1. - Maury: Geografia lisica del nmro trad. di G. Gatta - Torino 1872 V. 1. - Cutrona: eompondio della lotteratura i-taliana del Maffei V. 1. II. GABINETTL a) Gabinetto di Fisicct. C o m p r e. — Tino preumatico di tetro. - Apparato di Ifal-dal. Elettroforo. - Apparato per la leggo della rifrazione. - Lamine per l’adesione: ün pajo di ottone, un pajo di cautschuk, un pajo di votro. - Una Sirena a contatore. - Un coristrt. - Un prisma interferenzialo. - Un gasoiftetro* b) Gdbinetto di S tori a naturale. Doni. — Cav. Enrico do Closius, Frosido deli’Ece. Cons. Scol. Provinc.: Petrdatti del territorio di Pinguente. - Ostrea pec-ten - Pecten min. - Turritella: Cardium vulg. Voluta. - Spatangus ochidna. - Mons. Francesco Petronio: Pocelhp. frond. - Professore P. Widmann: Pappagallo - parecchi insetti. - Alberto D.r Pattai Chirurgo: Teschio di giovane Oocodrillo. - Bcutella bifora. - Mu*-rexregiua. - Casaidana ochinophora. - Purpura imbricata. - Patella aflutillariä. - detta dcaurata. - Capulua Fmngarica. - Rpstella-ria roctirostris. - Una fiuschetta di torra ogizia. -Sig. Giuseppe Bo-notti: Aouila alieto. - Aironc com. - Falcono astore. - Upupa - Lö scolaro di VIII. Luigi Quarantotto: Valva d’una tridacna. - dotto «Silvio Mitis: Pocellipora verruc. - dotto di VI. Classe Giuseppe Vatovaz: Una numerosa oolleziono d’insotti. - Sig. Giuseppo Cö-bol: Gbiando detla Vallonea (Qaercus Aogylops.) Acquisti. — 6 Phytocoralliai - 3 Anilocri. - Holothilria nontacto frondosa. - Sorpularlo. - Doris vulg. - Asteria rosso lob. 5 d Isocardii cor. * 2 Frissurollo. - 1 Dolium meditorranoi. - 4 Pinne squammose. - ö Turbo rugosus. - 5 Trochus rubens. - 3 Argonaut». * 1 Nautilus. - 3 Panguri. - Varii Anomuri od Anuri. - Raja asper-rima. - detta piccola. - Exocetus volitans. - 1 Bufo variabilis. - 1 Camaleonto At'ric. imbals. - 1 Falco dellc torri. - grüppo di duo picchi verdi imb. - Parus biarmicus. - dotto caudatus. - Linarius ruber. - Yunx torquilla. - Lariius ruficeps. - Emberizza melanoce-plialff. - Alcedo hispida. - Gairulus glandiarins. - Sterna anglica. - Agotius Otus. - Bombicilla garrula. - Totanus vulgaris. - Prin- Silla canabina. - Scopolax: - Sciurus vulgaris. - Faloo apivoro. -etto lodolajo. - Cornachia nera. - detta bigia. - Falcon astoro. * ftforzana. - 4 Uocelli di ramo. - Morlo, variotiL - Aquila alicto. -Airone com. - Altri 5 uccelii. ■> Koco di Cocco. rflVmi ilegli elaborati iialiaul NET. GINNA9IO SITF-RIORE. V. (Jo)'so. TI saluto dteir aütunrto. - Galileo Galilei. -Luce ed Amore. - Doveri verso il prossimo. - II bonefat-tore occulto. - II man; e le suo ricchezze. - II n au frag io di Canioens. - ßaflaello moreilte. - La peste di Atene. -Ingrfcöso di GoftVedo di Buglione in Gerusalemme. VI. Corso. Platone domanda ehe gli Ateniesi innal-?,irto un monumento a Öocrate pefito vittima del loro er-l’ot’O. - Pericle difende la causa di Fidia, di Aspasia e di A nasšagora. Vtl. Corso. Parallele fra l’avaro o 1’egoista. - Dc-Borizione d’unu burrasca di niare. - Un tribuno militare difende Tito Torquato necisore d'uu Gallo contro un divie-to del console. - 11 conto Ugolino all’arcivescovo llugglel’i ehe lo condanna a morire entro una torre insieme co’ suoi figli. - Asdrubale sconginra i Cartaginesi assediati da Aga-toclc, ro di Siracuaa, di linutižiare ai sacriflzii di vittimc umanc. - I dotti Greci, sfuggiti alla preša di Costantino-poli, a Cosimo dci Medici* j ! . .! ' > 1”. _ / Vlil. Corso, La boiK;i\ non & itn isthito, ma tin irie-rito del cuore. * L’entuaiasmo k ad itn tempo per 1'uomo la sorgenfco di grandi giojc c di amari disingaiini. - L'üo^ nio ö nato per la 6ociet<\. Dispacci üiipcriorl inlercssanti particolarmente e direttamenie I L O I N N A S I O pervonuti alla Direziono iiell’anno BcolasticO 1871-72. Ecc. X, H. Conaiglio scolastico provinciale partecipa il Cöntö^ liuto del diapaccio deli’Eco« Miniatero 17 Luglio 1871 N; 7313, secondo il quäle in seguito a Sovr. Riaoluzkme 3 Luglio 1871 il Direttoro di quoato Ginnaaio Big. Giuaopne D.r Erapporti vienc traaferito all’L II. Ginuasio di Gorizia, od alfi d ata interinalmen-to la dirigenza del Ginnasio al prof. Giacomo Uabudor. Ecc. Conaiglio Scolastico provinciale.-^ 13 Novembre 1871, N. 1076. — partecipa la nomiua a Direttorc di questo i. r. Gin» nasio del profeaaore Oliacomo Babudcr soguita por risoluaioud Sovrana 4 Novembre 1871. Ecc. Luogotenenza di iViesto - 25 Novembre 1871 N. 11920-accorda uno stipendio camorRle di f.ni 81 allo studonto deli’ Ot-* tava claase König Michele« Ecc. Consiglio Scolastico provinciale — 3 Dicontbre 1871, N* 1103 — partecipa aver 1’Ecc. Miniatero approvato il dociso cho il didattro per quoato Ginnasio sia di f. 10 all’anno. Inclita Giunta provinciale — Nota 20 Diceiribre 1871 Nro 220 — partccipa i nomi degli atipendiati o suaaidiati dal foudo provinciale* Ecc. Conaiglio — 10 Maggio 1872 N« 43a — deatintt a doccnto per la lingua e lotteratura italiana in quoato Ginnasio il Signor Carlo Trecho giči abilitato per tale ramo d’ inaegnamentoj d.tf — 7 Giuguo a. c. N. 311 — assegna il primo aumento quinquennale di f.ni 200 al professore Pietro Widirtanm a." — 21 Giuguo a. c. N. 514 — partecipa la Uomina dl Car-1 lo Sbuelz a docento di lisica e matematica per questo Ginnasio, seguita col Deereto deli’Ecc. Miniatero, 31 Maggio a. c. Ni 2973« & '3 sr (u 3) w v m ■. ■• H\ / vtert/arono, atfedfalo c/c ponJcano e,iem/iuire. ,il:U'r <>fi>'10K)').U3 Classe I. BELLI (de) NICOLO’ GIOSEITI GIOVANNI MlNUTTI GIOVAIVNI SOV1CH GIOVANNI • i.CIfKlIJf, . Classe II. DlSSSiLLES EDOARDO Classe III. OUKICH FRANCESCO KlUMMER K MUCO PETHIŠ ANT. di INICOLO’ RETTI PIETRO RIZZI LQDOVICÜ • • \ x Classe IV. BAICICH NICOLO’ DELISE GIUSßl'I’E LEVA GIOVANNI i/v.v/oio m i/n- ■o = m) lkki-i t < in.iüoiv Classe V. u:nalTuTiM o'ui^A.’i DAGHI EDOARDO STEFANUTTI CARLO Classe VI. Ki : . . ROTTEGARO GIUSEPPE CEBOCHIN MICHELE MANDUSSICH GIOVANNI VATOVAZ GIUSEPPE Classe VII. CAVALLICH GIOVANNI LONGO ELIO PREMUDA TITO Classe VIII. RARTOLE ANTONIO COMMISSO ANTONIO GRAV1SI (do) EE|)ERICO KÖNIG MICHELE MARTINOLL1CH EUGEMO ZACCARIA PIETRO IŽ U» 13 dl d) dcgli. študenti cho alla chiusa doll' anno riportarono attestato di compleasiva classe prima con eminenza. uV>\u\A\v Classe I. 1MNUTTI GIOVANNI HELIJ (do) NICOLO’ GIOSEFFI GIOVANNI FONDA PIETllO IIASIACO FEDERICO ■ Classe II. DEPIERA; CAIUIM^O FICCOLI ANTONIO COLOMRIS GIUSEPPE DESALLES EDGAIUM) f ; I:i*< j / } V Classe III. RIZZI LOUOVICO KIUMMGII ENRICO DLMCH FRANCESCO <)\A ‘ O.»/'M Classe IV. FONDA, GIOVANNI RAVALICO NIČOLO’ KAICICH NICOLO’ SCIlULLEll GUIDO (J ) : • . Classe V. STEFANUTTI CARLO CALOGIORGIO ACIIILLE \ h- vV-). Classe VI. VATOVAZ GIUSEPPE liOTTECAHO GIljHEPPK CEBOCHIN MICHELE A V Ot'.v ■ > i'J C lau so VII. PREIHUDA TITO PRIOLA GUSTAVO KERSEVaNI CAHI,O CAVALLICH GIOVANNI LONGO ELIO CREVATO FRANCESCO Oii i H'» ;V!V ! Classe VIII. LEVA ANTONIO ' I iJir' >!-:• r?Vvi Prospetto statistko del Ginnasio nell’aiino scumtico 1871-72. Corpo iuseguaute Scolari Carattere restarouu uolla fioe del Si. simi). Birellore Professori Docenti esami-1 uati jSupplenti iDoceoti slraor-! dinarii Assiein«, 1 II lil IV V M Vli Vlil 25 17 15 18 14 10 15 18 13« 20 10 15 18 a 10 \\ 1<> 12) 2:) dO 15 18 14 10 14 16 l!T3 i ] ipoiiarmm uu at,testa to lleii- gione 11 ti gnu materna i Oidattro f.ui 8 pur sem. tu —1- u atipendii o sussidii dailo Stalo a o c — plemento ai m e /7/i d' istr ir/Jone I » { O) a o S-S * O uo s -3 ! • mm M Ü s s e iv a z i o u i i 11 1Ü 11 8 3 7 8 Importo f. 76 Tllfi 4 o ~14 1400 50 t KO 2 2 4 < 1 To 100 I 63 21,94 dl. 34 17,56 15.24 14,44 8,66 14.1*2 d 5 >2 4 II Muuicipio localc fonjiva,M)uie8€ii)prt. audie