t i CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non aflrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di un giornale consiste nelVattenersi, cor cestama ed energia, al vero, all' equità, alla moderatesia. ANNIVERSARIO — 26 Luglio 1536 — Mnore Francesco Berni — (V. Illustrazione.) Memorie MopMe lì fleiiìi istriani raccolte da G. P. D. F. Fine. ( V. i Kri 18 e 1.9) Giovanni de Oplanicli (IV) La città di Parenzo diede i natali a Giovanni de Oplanich, che fu fratello del giovane poeta Gabriele, morto nel 1824 a Venezia. Strettamente legato d'affetto a Michele Fachinetti, Giovanni de Oplanich stimolava talvolta il mesto amico alla poesia allegra; però soggiungeva tosto : Ma se vano pur torna il voto mio, Segui, segui, o gentil, l'estro de' pianti Ch'anche nota di duol ne leva a Dio. Scrisse in verso ed in prosa. Appartenne col Fachinetti alla scuola di Alessandro Man-ioni. Rassegnato chinava il capo di fronte al mistero della vita ; alle sventure dell' nomo piangeva, ma quel pianto tergeva la religione ; e sebbene travagliata menasse la vita, pure talvolta dimenticava le proprie sofferenze alla vista delle altrui, e giungeva a chiamarsi felice. Così scriveva il seguente sonetto Ad un-bambino morente: Il second' anno non hai tocco ancora, Misero, del dolor gemi sul letto, Ove morbo crudel, vago angioletto, La tua vita flagella e già la sfiora. So che pietoso Iddio nella sant'ora Chiama da questa valle ogni concetto ; Ma nel fiero malore che ti divora Qnal peccato a scontar sei tu costretto? Forse tanto a patir Dio ti destina Onde possa, più degno, eternamente Di sua chiara goder luce divina? Arcane del Signor sono le vie : Ah! forse il tuo dolor, bimbo innocente, È la rampogna delle gioie mie! Fu Giovanni de Oplauich amantissimo della patria, e ad illustrarla si associava a quanto di generoso e di utile immaginavano ed operavano i patriotti d'allora; a strenne, a giornali mandava suoi scritti ; fu uno degli autori del Preludio strenna istriana per APPKNDICE. IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO IjAICOS pubblicata dalf und Neue Vfelt tradotta da GIOVANNI de F, Nella retroguardia si trovavano anche la figlia e la sorella del Cabecilla. Intorno a questo erano aggruppati una sessantina di uomini incolumi e bene armati; le loro munizioni erano state prese dagli zaini dei feriti, e non mancavano di cibarie, sicché erano freschissimi e di buon umore. Con questi il Cabecilla coperse la ritirata. Sapeva che una gran parte dei Francesi erano male vestiti, e che molti avevano consumato la munizione, e quindi pensava che in tale condizione non lo avrebbero seguito sulla montagna. Infatti i Francesi non erano numerosi, e dal loro modo di attaccar« era ovvio l'inferire che avevano intensione piuttosto di tenerlo a bada, in attesa di Vanno 1818 (Venezia, Naratovich), che contiene pregevoli componimenti in prosa ed in verso di egregi istriani, quali Francesco Combi ed Antonio de Madonizza da Capodistria, Michele Fachinetti da Visiuada, Vincenzo De Castro e Giovanni Tagliapietra da Pirano. Collaborò anche col Fachinetti nel Popolano dell' Istria, dettando specialmente articoli di inorale sotto il titolo di "Ricordidi un parroco,. Pubblicò molte poesie nelle Letture di famiglia, che nell' anno 1852 e seguènti u-scivano periodicamente a Trieste per cura della sezione letterario-artistica del Lloyd austriaco, della quale pubblicazione erano redattori il Formiggini e l'Occioni, ecollabara-tori i più illustri scrittori italiani, Aleardi, Cantù, Càrcano, Fusinato, Maffei, Rovani, Selvatico, Thouar e molti altri, fra cui non va dimenticato il valente poeta istriano Giovanni Tagliapietra. Privo di beni di fortuna, 1' Oplanich, per campare la vita fece il docenta privato di lingua e letteratura italiana a Trieste. Da Trieste ritornante a Parenzo, negli ultimi anni di sua vita, si vide costretto ad impiegarsi in qualità di diurnista ; ma la precoce vecchiezza procuratagli da una debole costituzione fisica, l'obbligò ben presto ad abbandonare qualsiasi occupazione ed a vivere ritirato in casa fra i suoi versi e fra i libri. Nel 1866 egli moriva; e nessuno avvertì la sua morte, nè un fiore fu deposto sulla tomba; eppure con lui in Istria la Musa deponeva la lira, con lui tacque quel patetico cauto che serenò le menti e fece palpitare i cuori degli Istriani. Lasciò molte poesie inedite che ancora aspettano di vedere la luce raccolte in un volume. Lui morto, gli eredi pensarono probabilmente non correre propizi i tempi alla poesia, e, sepolto il poeta, seppellirono anche i manoscritti in qualche vecchio armadio. rinforzo, di quello che intraprendere un serio assalto; e quindi il Cabecilla ritenne, e non a torto, rientrato il presidio del Castello per provvigiouarsi di tutto il necessario e poi ritornare ad inseguirlo. Di conseguenza egli pensò di opporsi a questo piano, e per sventarlo deliberò di rinculare gradatamente, limitando da parte sua il combattimento al solo tirare sopra ogni soldato francese che si feceva scorgere. Ad uu punto di tale ritirata simulata, diresse alcune parole a Jouan, il quale non si staccava mai dal suo fianco, che gli cagionarono una risata involontaria. Scambiato un segno d'intelligenza, Jouan uscì di vista dalla parte in cui venivano condotti i feriti: dopo un quarto d' ora aveva raggiunto il pe-lotone. — Ruiz, gridò egli ancora da lungi, piega a sinistra nel primo burrone ed affretta la marcia quanto è possibile. — Lo pensava già da tempo, mormorò Ruiz arricciandosi i mustacchi: fuggire diuanzi ai Francesi è cosa noiosa, ma è molto dilettevole il lasciarseli correre dietro fino a che si stancano, e poi far loro il presente di alcuue fave grigie. — Marco Nicolò Pavan (V) Tra coloro che lo studio trasse innanzi tempo al sepolcro, l'Istria non dimenticherà mai un illustre giovane che la morte le rapiva il giorno 20 aprile 1869 nell'età di di vent' un anni. Io, giovinetto allora, mi ricordo quale grido di dolore unanime si levò in quel giorno in tutta la provincia nostra, e quali lodi piovvero da ogni parte ad onorare la memoria di Marco Nicolò dottor Pavan. Nato in Pirano, studiò al ginnasio di Capodistria, poi a Padova s'inscrisse nella facoltà storico-letteraria. Di soli dieciotto anni pubblicò un Atlante storico che dedicava al suo maestro: "All'autore del Carlo V — Giuseppe professor De Leva — questo suo primo lavoro — tenue arra di dovuta riconoscenza — il discepolo — Marco Nicolò Pavan — offre. „ Il giovane Pavan pubblicava questo lavoro, nel quale scorgi oltra che accuratezza e diligenza, una critica acuta e profonde cognizioni storiche, per facilitare lo studio della storia alla gioventù. "Conobbi (egli dice nella „ prefazione) che specialmente a quei giovani „ che devono sottoporsi ad uu esame com-„ plessivo, è necessario un libro che d'uno „ sguardo rammenti e persone ed epoche e „ luoghi»... Era poi sua opinione che, per alleviare le difficolta a cui vauno incontro gli studiosi della storia, fosse necessario „di raccogliere „ ("sono pure sue parole) iu poche pagine e „ di restringere al p;ù possibile quanto fu da „ insigni scrittori trattato alla distesa, raggiun-,, geudo in tal modo due scopi, quello, cioè, „ di ritener più facilmente a memoria le coso „ studiate perchè dette brevemente e senza „ intralciai)ti episodi, e 1' altro, di formarsi ., un esatto concetto della successione degli „ avvenimenti, evitando in tal guisa quegli Come sta mio padre ? chiese donna Maria. — Oh, rispose Jouan, egli è di ottimo umore; finora non abbiamo sofferto alcun danno . . . qualche colpo alla spicciolata, e nemmeno uno di noi messo fuori di combattimento: — Dio ti ringrazio! susurrò la ragazza. — Olà, voialtri lì davanti (comandò Ruiz) giù a sinistra, e seguite il corso del torrente. Tra mez-z' ora saremo sicuri come se fossimo nella sala delle Cortes. Fatte ancora poche parole tra i due condottieri, Ruiz fu sollecito di riporsi in testa al suo pelotone, e Joup.il rifece la via percorsa senza alcun sbaglio. perchè_ ad ogui istante udiva uno sparo nella direzione verso cui era diretto. — E fatto ? gli domandò il Cabecilla, appena fu giunto. — Si Cabecilla, rispose Jouan: seguono il corso del torrente. Quanto più i Querrilleros s'internavano nella montagna, tanto meno risoluti erano, gli attacchi dei Francesi; e cosi l'andò per un certo tempo. Alla fine parve che il rinforzo aspettato dai Francesi fosse giunto, perchè si spingevano iaaana con maggiore „ anacronismi elio sono, pnr troppo, comunis-„ simi perfino al di d' oggi.,, Gli studiosi, compresero di quanto e quale profitto riuscisse loro un tal libro, e specialmente i giovani di Trieste e dell'Istria se ne servirono per i loro studi, e se ne servono tuttora. Il Pavan attese inoltre con indefessa perseveranza a ben più difficili lavori, diretti & rischiarare i punti oscuri della storia ; e quanto più difficile era il tema da imprendere a trattare, con tanto maggior impegno vi si metteva. Alcuni di tali lavori da lui lasciati inediti, che avrebbe resi di pubblica ragione se gli fosse bastata la vita, vertono sui seguenti argomenti, certo fra i più controversi della storia: Sulle ipotesi di Nie-bu.hr intorno ai Pelasgi ; Sulle tre schiatte primitive dell'Italia; Sulla origine della plebe romana e sulla sua condizione al tempo della prima secessione in riguardo politico, giuridico ed economico; Sui Galli a Roma ; Sulla cronologia romana di Teodoro Mommsen; Sul piano militare di Annibale ; Sulla legittimità o meno dell' elezione di Ottone I a re d'Italia; Sui Comuni italiani al tempo degli imperatori della casa di Franconia ; Sulla pace di Costanza, ecc. ecc. Caro ai condiscepoli ed ai maestri in generale, due di questi specialmente nutrivano per lui uua particolare affezione, i professori Giuseppe De Leva e Bernardino Zendriui. Il prof. De Leva scriveva così di lui nella Provincia dell' Istria (n. 10 dell' annoili, 1869)... „ quando difendeva le sue tesi, o, secondo il de-, bito accademico, impugnava le altrui, i com-„ pagni lo ascoltavano con ammirazione, ed , io lo guardava con una compiacenza che „ solo i maestri possono immaginare, sulla „ sua fronte ampia, costantemente severa (se-„ vera errore tipografico : nel manoscritto se-„ rena), leggendo un avvenire di cui andava » superbo per 1' amore dell' Istria nostra» ... „ D'ingegno pronto, di libero e sicuro giudi-„ zio, di singolare attitudine alla critica, in „ lui era vita lo studio, non vanità; più che „ sforzo di mente, bisogno del cuore, fervido „ entusiasmo per il vero . . . Pari allo in-„ gegno, la bontà dell'animo, trasparente da-, gli occhi, dal volto, da tutto, massime da' » portamenti serii, insoliti nella età delle bol-„ lenti aspirazioni, propri soltanto di chi le „ matura nel silenzio degli studj, nella virtù „ e nell' uso assennato della libertà.,, Tali la mente ed il cuore di Marco Nicolò Pavan. Ma amici e maestri vedevano con dolore deperire quel gracile corpo, e soventi volte lui pregavano non s'affaticasse troppo: a che egli rispondeva: — M'affretta un non so quale secreto sconforto di essere destinato a morir giovane. — E non presentiva indarno. animo, mentre la ritirata del Cabecilla si faceva più spedita. Passato il torrente dai Querrilleros e dai Francesi, il terreno divenne sempre più selvaggio ed aspro, ma peraltro gli spagnuoli avevano cura costante di non far perdere le loro tracce ; ed a questo fiue ad ogni tratto facevano comparire una catena o piccoli gruppi ; e i Francesi li seguivano sempre, imitando la manovra e facevano che il nerbo della loro truppa marciasse più addietro nel mezzo dei pelotoni volanti. D'improvviso eccheggiò un acuto fischio, equasi istantaneamente si perdette ogni traccia dei Querrilleros; ognuno di essi, come meglio gli avveniva, s'era gettato nei burroni e nei boschi protettori. Il comandante francese divenne furibondo; mandò pattuglie in tutte le direzioni, ma tutte ritornarono colla sconfortante notizia che i Querrilleros erano spariti come per incanto. Fu costretto allora di battere in ritirata, e ritornò verso il mezzogiorno nel villaggio; nello stesso tempo anche il presidio del Castello, sotto il comando di una tenente, oocupò il suo vecchio quartiere. Pochi mesi dopo essersi dottorato nella filosofia, pochi giorni dopo aver letto in iscuola una erudita Dissertazione sulle relazioni tra i principi italiani e Carlo Vili di Francia, egli moriva, lasciando a piangerlo i genitori infelicissimi, di cui era l'unico figlio, la speranza più bella, la vita. Bernardino Zendriui scrisse in morte dell' amato discepolo una pietosa affettuosissima elegia, e Giuseppe De leva questa bella epigrafe : SULLA TOMBA DI MARCO NICOLO' DOTTOR PAVAN PIANGO L'ORNAMENTO DELLA MIA SCUOLA PIÙ' CHE IL DISCEPOLO ELETTO L ' AMICO DEL CUORE L'INFATICABILE COMPAGNO NEGLI STUDJ. --*-<>-.-- Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane ("Dalla Provincia — V. il N. 7, e seg.ti dell' Unione) Luglio 16 1320 II senato solleva Nicolò Ricci, Giaco-bello Pino e Capo de Ferro dalla solita custodia notturna della torre e della piazza nostra. -31.-11,-17. 17 1462 II doge Cristoforo Moro avvisa il pod. e cap. Lorenzo Onorati circa l'invio di pubbliche barche per infrenare l'ardire di Trieste. - 2. 18 1359 II veneto senato accorda a Giovanni di Almerico del fu Papone l'inscrizione nel- XIX l'albo del patrio consiglio. - 16, -- 15.* 19 1389 Convenzione con la quale il convento di san Cipriano di Murano si obbliga di contribuire al nostro capitolo due staia e mezzo di frumento all'anno per la chiesa di S. Maria al Risano ed annessi fondi.-29. *19 1267. Il comune partecipa alla cattura di Gregorio Montelongo Patr. aquilejese. 20 1386 Ducale Venier che ordina ai pod. e cap. prò tempore di tenere ben vettovagliato il Castel Leone, e di sorvegliare affinchè dei duo conestabili ne sia almeno uno sempre alla custodia. 1, - 45. *20 1558. Antonio Elio, Vescovo di Pola, nostro concittadino promosso a patriarca di Gerusalemme. 21 1572 Sebastiano Venier, capitano generale di mare, conferma "l'officio dei danni dati, votato dal nostro consiglio. - 12, - 167. 21* 1484. Il comune ottiene di poter condurre il proprio vino nel Friuli, salvo sempre 1' obbligo del dazio. j 22 1462 Lorenzo Onorati pod. e cap. proibì- i sce alla città e suo distretto la condotta e 1 la spedizione di merci a Trieste sotto pena di confisca. — 2. *22 1485. Vista la povertà del comune di Buje, una ducale ordina al podestà e capit. nostro di portarsi sopra luogo nel giudicare in appello. 23 1359 II senato pronunciasi contro ser Marco CAPITOLO VII. — Sui monti. Abbiamo lasciato donna Maria, mentre, inginochiata presso il capitano Valliers, cercava di fermare il sangue uscente dalla ferita: ciò era stato contemporaneo all'avvicinarsi del presidio del villaggio che si cacciava dinanzi la gente di Ruiz, e che fece il primo attacco. Il Cabecilla naturalmente in quel momento nou aveva pensato cha al combattimento, nè della figlia e della sorella s'era potuto ricordare se non quando le vide nel pelotone di Ruiz. Il capitano Valliers, parte per la perdita del sangue e parte per gli atroci dolori cagionati dalla ferita, era svenuto ; e passarono alcuni miuuti prima òhe potesse riaversi e ritornare tanto in sè stesso da conoscere dove si trovava. Allorché ebbe scorta Maria vicina provò un senso di ristoro; ella teneva ancora la di lui mano e lo contemplava ansiosa. — Vittorio, disse ella con voce tremante, che posso fare per renderti meno acerba la posizione?— Nulla, Maria, rispose il capitano fievolmente; ti ringrazio ... tu non mi hai abbandonato . . . forse è meglio così. — Tu pensi alla morte, Soranzo per gli abusi commessi durante il suo reggimento a danno del nostro comune. - w, -16-b *23 1349. Colmano de Vergerio riceve 1 investitura della villa di Coberton presso Boje. 24 1421 II vescovo Geremia Pola investe ser Simeone Vergerio del feudo della decima in Padena, villa Nova (villa Morosina) e S. Quirico o San Sirigo (ora Socerga) e della metà di quelle in Covedo e Cristoiauo. - 10. 25 1425 II capitolo della cattedrale cede per tre anni un suo casale a ser Antonio Lepori, castellano iu Pietra Pillosa, autorizzandolo a poterlo ridurre a casa abitabile coli' obbligo però di sborsargli annui soldi dieci. - 29. *25 1267. Parenzo offresi spontanea a Venezia per scansare un imminente attacco da parte del nostro Comune. 26 1485 Ducalo Vendramin che ordina al pod. e cap. prò tempore di non condurre seco più di venti persone quando recasi a Buje per trattare le cause in appello, e di non protrarvi la dimora per non aggravare il povero comune. - 1, - 244. *26 1585. Girolamo e Vincenzo dol Bello investiti d'una porzione delle Decime di Coberton e Topolovaz; l'altra parte passa al reverendo Domenico e Giovanni fratelli Vergerio. 27 1434 Ducale che abbuona a Cristoforo della Corte lire 350 per le perdite sofferte, come assuntore del civico dazio nel 1432, levato per lire 2220 perdite derivate ob clausuram stratarum, perchè dieta muta non curreret per tres menses et ultra. - 1, - 73.b 28 1670 Convenzione stipulata tra il nostro vescovo ed il convento di San Nicolò del Lido con la quale il monastero s'obbliga nunc et prò futuris temporibus di passare al vescovo 25 annue libre d'olio ed una barilla di ribella o in luogo di questa lire nove, e ciò per i possedimenti che godeva in San Nicolò d' Oltra. - 10. 29 1486 Ducale Barbarigo M. al pod. e cap. Matteo Loredan con la quale viene avvisato della convenzione fatta coli' imperatore li 26 del corrente me«e, risguardante la libertà delle strade tra l'Istria a la Carniola e l'osservanza degli antichi dazii. 1,- 246b. 30 1349 11 senato vuole 30 uomini alla custodia di Castel Leona e possibilmente veneti, assegnando a ciascuno di essi lire sei xv di picc. al mese. - 16, - ixv" - 38." *30 1746. Muore Francesco Trevisani. 31 1380 Vittor Pisani, giunto colla flotta ed altre barche di Pirano e di Parenzo, rompe il ponte che congiungeva la città alla terraferma per intercettare ogni fuga alla milizia; ed al partito patriarchiuo. - 8, - XV -770 - E XXII, - 714. soggiunse Maria raccapricciando. — La morte sta tanto vicina al soldato, che ella non lo intimorisca . . . dopo quello che ho scoperto . .. 10 la invoco. — Che parli tu mai, Vittorio? Vuoi morire dopo ch'io ti dissi quanto male mi fa l'averti recato cordoglio! Vuoi morire dopo che ti sei accertato che il mio cuore batte come prima per te, . . , che sarebbe di me meschina, se tu avessi a morire? — Si, Maria, replicò debolmente il capitano, dicesti 11 vero : che importa al nostro amore dilla lotta delle nazioni . . . lasciamo che finisca il cru- ento contrasto . . , ci uniremo. — Con te è pace, ed io sono tua se la mia patria viene liberata. Sii pago: la figlia di Minha non può altro. Il capitano voleva parlare ancora, allorché in prossimità si udì un rumore: egli fece cenno a Maria, ed ella voltasi, vide qualche cosa di nero muoversi per terra. — Chi va la? intimò sotto voce Maria, e trasse la terzetta, della quale si era armata, come sappiamo, per comando del padre. — Capitano, capitano, mormorò una voce, siamo liberi: i Querrilleros sono in combattimento colla terza compagnia e ci hanno abbandonato. (Continua) pure Apulejo da lui stesso citato (1) c'insegna, che detti Sacerdoti erano interamente rasi la testa. Nelle orecchie, ha per fino gli orecchini, che senza contesa a donne sole competono; il perchè d'una di loro Giovenale (2) : Auribus extensis magnos commisti Elenchos Al quale impiego destinate erano damigelle particolari; come in quella di Livia Augusta, che nelle lapide s'intitola AVEICOLiE. ORNATRIX. Ne mai m' è venuto d'osservare che tal sorta di argomenti avessero gli Archigalli. Veramente il degnissimo autore adduce per provar il contrario l'autorità di Prudenzio (3); ma a dire la verità senza adulazione, ivi il poeta non degli Archighalli, ma propriamente delle femmine parla. Nè credo d'ingannarmi leggendo ivi così : .... nec enim contenta decore Ingenito, externam mentitur FEM1NA formam-Cosa curiosa è l'osservare che gli stessi suoi addotti testi lo tradiscono iu tal maniera. Successo musicale Si m giovane Istriano Ci riesce di grande compiacenza il poter recare qui alcuni brani di articoli comparsi sulla Lombardia e sulla Perseveranza, iu cui si la alta lode e singolare pronostico di un nostro giovane comprovinciale, cioè del sig. Antonio Smareglia di Pola, alunno del celebre conservatorio musicale di Milano. Nella Lombardia del 12 corrrente: Pose termine al geniale trattenimento una stupenda sinfonia (Ouverture) conposta dal giovane alunno sig. Antonio Smareglia, scolaro dell' egregio Gornaro. Il soggetto tratto da una ballata di JBiirger si prestavi mirabilmente all' originalità dello stile, e di fatti lo Smareglia, coadiuvato dal suo potente ingegno e dalla sua giovane e bollente fantasia, trasse tali effetti dall'accozzo degli strumenti, da farlo dichiarare già provetto maestro nella composizione. Ed ora, signori impresari, spelta a voi ad approfittarne. E nella Perseveranza pure del 12 corr. così ne parla l'illustre critico Cav. Filippi: Ora eccoci al rezzo culminante, al successo più clamoroso del Saggio, alla sorpresa destata iu tutti nell'ascoltare un'opera elevatissima di un giovane, che come ben diceva 1' altro ieri un suo amico ed ammiratore, ha una tempra musicale d' acciajo. Lo Smareglia ha studiato compusiziene nell> scuola del Faccio ed ora del Cornaro;èun giovane divent'anni, e non è alle sue prime prove musicali. Due anni fa si eseguì ai Conservatorio una sua operetta cbe piacque molto: conteneva cose peregrine ed era un lievito a speranze ora adempiute ad usura. Dal punto di vista sinfonico la Ouverture Leonora d Ilo Smareglja è una delle composizioni più notevoli che si sieno scritte in Conservatorio : notevole per la nobiltà delle idee, la serietà dello stile, la convenienza perfetta al soggetto ed un tessuto istrumentale stupendo. Questo successo dello Smareglia è da aggiungere a quelli del Faccio e del Boito quando erano allievi, e poscia del Cornaro e del Catalani .... Certo è, che, se lo Smareglia continua e finisce come ha cominciato, c' è da coniare sopra un vero compositore. Delle antichità di Capodistria Ragionamento di Gian Rinaldo Carli ( V. il N. IO e seg.ti) XXVI. Quegli che di tali sacre funzioni era il moderatore, e che Archigallo nomavasi, al dir di Luciano (1), non aveva più d'un anno durevole la dignità: terminata la quale in suo luogo un altro se ne eleggeva. Curioso, e maestoso di molto era il vestito loro. Consistendo esso particolarmente in lunga, e ristretta veste di color bianco al disotto; sopra di cui una lunga e larga clamide o piviale aveano di color di porpora, secondo Luciano ed Ovidio (2) ; di varj colori la disse Dionigi d'Alicamasso, e da Apulejo abbiamo ch'essa all'intorno avesse le figure di molti animali. Il perchè io mi immagino, cbe il vestito di questi Sacerdoti simile fosse a quello di cui si vede ornato il bellissimo simulacro di Ci-belle, ch'era appo Virginio Ursino conte d'Anguil-lara, uguale al disegno esistente ne' codici di Pirro Ligorìo pubblicato prima da Giovanni Pietro Bei-Iorio (3), e poscia dal P « ire Bernardo Montfaucon (4) La Dea è sedente, vestita di clamide uguale a' nostri piviali, tutta all'intorno orlata de' segni dello Zodiaco; che corrispondono a liuto (5) offertur Cereri etiam papaver-, ed Ovidio (ti) : Abstinet alma Ceres ; sumnique papavera caussam Dat tibi cum tepido late bibenda puer E tal canestro unicamente a Cerere conveniva; fingendosi che essa stata fosse la prima a ritrovare ed a insegnare a Trittalemo il seminare le biade; onde nelle iscrizioni vien detta FRVGIFERA ; e ne' suoi simulacri tiene il cornucopia, ch'è il simbolo, come il canestro, dell' a bondaza, ripieno d' ogni sorta di frutta. Per la qual cosa iu uno de' giorni a lei consacrati andavano le sacerdotesse per la c ttà tai canestri portando, con entro il pomo punico, com'è pure nel nostro, all' osservare del celebre Giovanni Meurzio (7). Quindi Virgilio alluse in dicendo (8) .... onerantque canistris Dona laboratae Cereris. Le quali cose tutte essendo così, sarebbe egli troppo grande l'abbaglio di chi d eesse rappresentar questa figura una sacerdotessa di Cerere anziché un Archigallo? Io so di certo come assicura anche l'autore, eh'essa è vestita tutta di bianco; e veste bianca appunto era propria di simili sacerdotesse. Alba decent Cererem; Vestes cerealibus albas sumite disse a loro Ovidio (!)). Ha in oltre il papavero con due simboli, e il papavero e i simboli, prese colla mano Nicippa, sacerdotessa di questa dea, presso Callimaco (10) .... fSVUTO 5' y_£ip\ 2T£|xaTO, xat p-antova .... e prese colla mano 1 simboli, e 'l papavero. So però che l'unica opposizione nasce su 'il fhgello sostenuto dal brnccio sinistro, che compete alla flagellazione de' Galli-, nè alcuno disse giammai che tal costume fosse comune alle sacerdotesse di Cerere. Io per verità ritrovo anche questo presso A-ristofane, ove la vecchia sacerdotessa di questa dea raccontando come nell' ultimo giorno de' sacrifizj di lei andava su '1 carro, soggiugne (11) eTUirtb[M]v Sia t3Ì» 0' ó\r,v ii);x£pav Laonde tutto giorno mi percoteva. Che ci resta ora al contrario? I flauti? Ma disse mox tibiae praesto sunt 1' Eggelingio nelle feste di Cerere. Qui non ci sono sistri nè cemba'i, ne crotali, proprj istrumenti degli Archigalli, cbe a sospetto tale si oppongono ; che anzi ogni cosa combina a sempre più confermarlo. Chè se questa figura ha forse qualche ornamento di greca donna, maraviglia alcuna non sarebbe il vederla in Roma, perchè sacra Cereris . . . Graecas semper curata sunt Sacerdote dice Cicerone (22), trattine quelli che da una cittadina romana si laceano a nome del popolo. Neppure maraviglia sarebbe il vedere sacerdotessa tale fregiata d'un muniinento si nobile. Imperciocché uon sarebbe la sola, che particolarmente iu lapide ci hanno tramandato gli antichi. Vedi presso il Grutero (13) una Casponia gran sacerdotessa romana; Flavta, greca presso il Fabretti (H). Se però tale sia pur quella, che sotto il nome va A'Archigallo, lo giudichino gli eruditi, supplicandoli a supplire ove io avessi mancato, Ch'altro diletto che imparar non provo. __(Continua) (1) Geòrgie, tib. 4. — (2) p. 22. — (3) Sat. 6. v. 456. — (4) pag. 19. — Misteria Cereris. Gronov. Voi. 7. p. 66. — (5) De Nas. Deor. in Cerere. — (6) Fastor. lib. 4. — (7) Eleusina. Groev. voi. 7. cap. 25. — (8) Mneid, lib. 8 v. 280 (9) Fastor. lib. 4. — (20) In Ceerrem. v. 34. — (12) Pcntr secunda. Actt. 4 Se. 4. v. 57, — (12) Pro L. Cornelio Balbo. Oatio, — (13) pag. 303 n. 4. — (14) Inscript. pag. 342. n. 524. Interessante pubjlicazions "E uscito un elegante volume in 241 p. di Conversazioni Geografiche, del dottor A. Brunialti, red'ittore del Bollettino della Società geografica italiana, sotto il pseudonimo di Brasatotene.,. ''Chi lo desidera mandi ital. lire «Ine in vaglia o francobolli al sig. Giovanni Serdini, vicolo del Collegio Romano, o lo riceverà subito franco di posta.,, "11 sommario del volume dà un'idea delle importanti questioni che sono trattate in queste conversazioni : „ Introduzione. — Le sorgenti del Nilo. — La nuova Guinea. — Antiche tradizioni geografiche e ricerche moderne. — Imprese polari artiche. ■>-Le recenti conquiste della geografia nell' Asia Centrale. — Esplorazioni australiane. — Mongolia e Tibet. — Imprese africane. — Gli ultimi bollettini delle conquiste geografiche. — Dall'europi alla Cina. — Congressi e associazioni africane. — La spedizione artica inglese e il nuovo indirizzo delle spedizioni polari. — Fra le due Americhe. — Gli studi geografici sulla penisola dei Balkani. — La geografia della Palestina. — La spedizione italiana in Africa. — Le Società geografiche. — Il lago del Sahara. — Russi e Inglesi sugli altipiani dell'Asia centrale. — Le repubbliche dei Boeri. — La questione d'Ofìr. Brusegana è una tenuta appartenente alla provincia di Padova e da questa sorvegliata ; iu buona aria, cou locali comodissimi, egregiamente ordinata, un tempo chiostro di Benedetti ed ora istituto teorico - pratico di agricoltura aperto a qualunque giovane italiano, cbe i nostri agricoltori agiati dovrebbero prendere in considerazione, per la sua vicinanza e omogeneità dei sistemi, e mandarvi i loro figli ad acquistare quelle cognizioni tanto utili ad un propietario di campagne. La retta aunua è di 1. 450, verso le quali il giovane viene alloggiato nutrito e vestito. Valenti professori insegnano agricoltura, lingua italiana, storia, geografia, aritmetica, calligrafia, disegno, matematica, computisteria, zoologia, meccanica, chimica agraria, legislazione rurale, contabilità agraria veterinaria. Sono poi i giovani obbligati per turno ad ac- cudire a tutti i lavori campestri; nessuno escluso, perfino a quelli del letame. Con tale sistema si formano tanto intelligenti ed esperti padroni, quanto ottimi fattori che trovano facile collocamento. Quei genitori che avessero intenzione di approfittarne a vantaggio dei loro figli, s'affrettino, poiché per l'anno prossimo già a ventisette sommano gli inscritti, e finora l'istituto non ne potè mai accogliere più di ottanta. Consunta da fiero indomabile morbo si spense a Pola, addì 9 luglio corrente una preziosa esistenza. Furono tre anni di lunga continua lotta, strenuamente combattuta fra l'arte e la scienza da un lato, che palmo a palmo difendevano la vita, e dall' altro la forza dissolvente della natura, che a passo lento, ma inesorabile, veniva compiendo il suo fato. Troppo era forte la sproporzione, ed Antoicio Sbisà, dottore in medicina e chirurgia, dovette alla perfine soccombere. Unanime, profondo fu il compianto elio al triste annunzio si elevò nella città nostra. A trent' anni, nel flore della virilità, quando di sè aveva fatto concepire le più belle speranze; quando l'opera sua prometteva diventare utilissima e decorosa alla patria; quando con studii indefessi e coli' acuto ingoino aveva saputo internarsi nei segreti della scienza e nella pratica dell'arte; la di lui morte fu considerata come una pubblica calamità: — e lo stuolo numeroso dei migliori cittadini, che con inusitata solennità ne accompagnava la salma all'ultima dimora, ne diede il più splendido attestato. Reduce dall' università di Vienna, ove ottenne con plauso tutti i gradi dottorali, venne accolto a compiere la sua pratica nell'ospedale di Trieste ; e dal suo sapere, della' straordinaria sua attività, dell'intenso suo amore allo studio, diede colà in breve tempo sì spleu-dide prove, da cattivarsi l'affetto e 1' ammirazione dei suoi col leghi e la particolare stima dell' illustre primario D.r Arturo Menzel, che alle sue cure confidava molte volte con animo tranquillo e sicura coscienza i suoi proprii ammalati. Nella vita pubblica e privata fu sempre eguale a sè stesso: — fermo nei priucipii, immutabile nelle convinzioni, amò intensamente la patria. Egregio cittadino, docile figlio, impareggiabile fratello ed amico, esso e degno di vivere perennemente nella nostra memoria, e di servire di esempio alla nostra gioventù, la quale soltanto proponendosi di imitare le di lui virtù, potrà sperare di meritare bene della patria. Pola, 12 luglio 1877. In nome dei concittadini D.r Antonio L'arsati di ANTONIO smsl MORTO SUL MERIGGIO DEGLI ANNI IL 9 LUGLIO 1877 MEDICO POLESE DISTINTO E CITTADINO ESEMPLARE PER ECCELLENZA DI COSTUMI BRAMOSÌA DI STUDIO VIVIDO AMOR DI PATRIA ANCHE TEA GLI ADDOLORATI AMICI DI CAPODISTRIA CHE QUI LO RICORDANO GIOVANETTO STUDENTE PERENNE SARÀ LA MEMORIA. Illustrazione dell' anniversario Francesco Berni è uno dei più rinomati poeti, del secolo sestodecimo. Nacque nel 1490 a Lamporecchio ("circondario di Pistoia,) e mori a Firenze il 2(i luglio 1536, a quanto è voce, per veleno fattogli propinare, a garanzia di silenzio, dal duca Alessandro, al quale avrebbe rifiutato l'opera per avvelenare! il cardinale Ippolito alla cui morte avvenuta prima di quella del Berni, non sarebbe stato estraneo il cugino duca, bramoso di francarsi da forte competitore di signoria; ed a Firenze il Berni aveva fatto ritorno per godersi in pace un canonicato sotto la protezione appunto del cardinale Ippolito, dopo che gli erano venute in uggia le cortigianesche costumanze romane, specie dopo i turbamenti occorsi durante il papato di Clemente VII. Il Berni, a mezzo della sua poesia giocosa la cui semplicità e arguzia ancora oggi viene gustata, originò l'addiettivo bernesco, col quale suolsi dinotare condotta piacevolissima di elocuzione, atta a suscitare pronta ilarità. Lasciò le Rime burlesce, e l' Orlando innamorato del Boiardo (l'ispirazione dell'Ariosto) che rifece interamente con ottima lingua e seguendo il concetto per lo più strofa per strofa : rifacimento che fece quasi cadere in oblio 1'origiuale; editale curioso lavoro eccone un piccolo saggio. Prima strofa del Boiardo (in. 1494) : Signori e cavalier che sie' adunati — Per udir cose dilettose e nove, — State attenti e quieti ed ascoltati — La bella istoria che il mio canto move, — E vedrete i gesti smisurati,— L'alta fatica e le mirabil prove — Ghe fece il franco Orlando per a-more, — Nel tempo del re Carlo imperatore. Prima strofa del Berni Leggiadri amanti e donne innamorate — Vaghe d'udir piacevol cose e nuove, -Benigna-mente, vi prego ascoltate, — La bella istoria che 'Imio canto muove — E udirete V opre alte e lodate, — Le gloriose egregie, inclite prove — Che fece il Conte Orlando per amore, — Regnando in Francia Carlo impe« ratore. Scrisse iunoltre parecchi carmi latini. Sembra che a torto gli abbiano dato taccia di essere talvolta caduto in zozzura nel rifare 1' Orlando, imperocché, secondo l'autorevole giudizio dell'Emiliani Ghindici, il quale dichiara di averlo letto più volta e per intero, il Berni avrebbe anzi scolorito le scene dipinte dal Bojardo con sucide pennellate. Il Borili fu;sempre di umore giocondo, propenso a darsi bel te'mpo, e di natura mitissima ; se vera quindi la proposta del duca Alessandro de' Medici, figuriamoci lo sbigottimento provato dal povero uomo! Pirano e Capodistria. — Indimenticabile certo per tutti noi capodistriani rimarrà la giornata dei 22 luglio corrente, in cui l'amata città consorella di Pirano visitava la nostra per la prima volta. Furono ben trecento i cittadiui piranesi giunti qui verso le quattro pomeridiane, non già attirati da uno dei soliti inviti degli impressaci di gite, o annuenti a proposta di mero sollazzo, ma per prima iniziativa della gentile società che in modo egregio nella patria di Tartini predilige l'arte musicale; iniziativa fattasi poi tosto generale (e nella quale ci prevennero) per scopo nobilissimo: quello cioè di dimostrare, una volta di più e nel modo più popolare usitato nell'epoca nostra, come già da lungo sia sparito lo strascico dei rancorucci (tristo retaggio degli avvenimenti medioevali), da molto tempo non esistenti più che nella malata fantasia di pochi o nel desiderio di pochissimi malvagi; ma che pure, perchè accennati talvolta per burla dai capiameui, avrebbero potuto lasciare, iu qualche babbione o negli intelletti abbacinati il germe del dubbio. L'accoglienza allo sbarco fu quanto mai festiva e resa briosa dai molti pennoncelli e dalle bandiere. A disporre l'opportuno acciocché le forme potessero, almeno in parte, manifestare i sentimenti della popolazione, ricevette incarico un comitato di venti cittadini, nominati dall' illustrissimo Podestà e presieduti dallo zelante sig. Giuseppe Giovannini, il quale e la sua gentile consorte ed il vicepresidente sig. Elio Longo ebbero sopra tutti mille brighe per curare gli apprestamenti (nel brevissimo tempo decorso dal momento iu cui fu nota la gratissima notizia) efficacemente secondati dai colleghi. La cittadinanza piranese condusse seco l'ottima Banda Cittadina, che, preceduta dalla capodistriana, venne in piazza appena arrivata, a fare atto di omaggio al Municipio, e più tardi a concertarvi applaudita, avvicendandosi con essa. Per ritrovo degli ospiti la Società della Loggia mise a loro disposizione la propria sala, iu cui sulla sera furono improvvisate gaie danze. Alle 9 (ben corta fu la cara visita/) gli ospiti colle due bande cittadine scesero pel viale del Belvedere, fornito lateralmente da spessi palloncini illuminati e con questi congiunto a tutto il Molo delle Galere; avendo dinanzi e di dietro folla immensa di popolo plaudente, e accompagnati da numerose fiaccole beugaliche. Il momento della partenza fu pittoresco e commovente: evviva e saluti reiterati; razzi che s'in-ciociavano nell'aria altenati da gruppi cadenti di lumetti tricolori ; barche illuminate ; trasparenti, due dei quali collo stemma di Pirano e con motto analogo; lunga e leggiadra schiera di fuochi fissi sulla opposta riva di Semedella; grossa fiamma sulla vetta di S. Marco: tale la cornice dei due vapori sui quali incessantemente sventolavano i fazzoletti, che larga risposta ricevevano da terra, contemporaneamente al rapido succedersi di fragorosi saluti. In questa circostanza, attaccata ai muri e distribuita, comparve la seguente epigrafe. 22 LUGLIO 1877 — CAPODISTRIA ONORATA E GIULIVA — DI OSPITARE OGGI - PER LA PRIMA VOLTA — LA COMUNITÀ DI PIRANO — SI PROTESTA RICOSCENTE — PER LA VISITA CORTESE - E CONSIDERANDOLA - DI FRATELLANZA IMPERITURA — PEGNO NOVELLO E SOLENNE —VIVIFICATO DALLE COMUNI SPERANZE - QUESTA DATA - PONE - TRA LE PIÙ' CARE DEI CITTADINI ANNALI Ed anche i nostri poverelli avranno ricordo della fausta giornata, chè que' generosi mandarono per essi al Municipio cento fiorini provenuti da una colletta fatta a bordo. Monumento a Gian Rinaldo Carli. — Nel lieto giorno di domenica decorsa, in un ritrovo di cittadini piranesi e capodistriaai, sorse l'idea di costituire un Comitato raccoglitore di soscrizioni, onde erigere qui un monumento, da molto tempo vagheggiato, al nostro concittadino Gian Rinaldo Carli, una gloria italiana del secolo decimottavo. degli 8 Guida elementare pei principianti, compilata per cura di A. Seghieri. Mancava in Italia un trattateli elementare sul giuoco degli scacchi ad uso dei principianti, non potendo dirsi che questa lacuna sia stata colmata da varie pubblicazioni, o troppo incomplete o soverchiamente elaborate, per lo scopo che iu questi libri ò duopo prefiggersi D'altra parte, nemmeno la trascuratissima versione del Piccolo Manuale di G. Arnous de Rivière, stampata a Trieste, potrebbe supplire all'accennato difetto, giacché questo liv. ro è molto inferiore pel metodo e per la proprietà sceita delle materie ad altri più recenti comparsi nei paesi stranieri; e l'edizione italiana, tanto in sè stessa quanto sotto l'aspetto tipografico, è una vera sconciatura, piena zeppa com' è di gravi errori. Era pertanto sentito fra noi il desiderio di nn manaaletto simile a quelli che possiedono la Germania, l'Inghilterra e la Francia, e che servirono mirabilmente alla diffusione del nobil giuoco. Ora, il capo della direzione di questo periodico volle soddisfare a siffatto bisogno, compilando una Guida „coll' eclettismo industrioso dell'ape*, trascegliendo e raccogliendo tutte le p irti migliori dei trattati elementari del Preti, v. d. Lasa, di M. I Lange, di G. R. Neumann ecc., aggiungendovi qnanto era necessario pei principianti italiani ed illustrandola con numerosi diagrammi. Q'iesfco lavoro saia dato ia luce fra non molto, e potrà acquistarsi per un prezzo relativamente assai tenue. — Adiamo frattanto giudicato opportuno annunziarne fin d'ora la prossima pubblicazione. — (Dalla Nuova Rivista degli Scacchi di Livorno — giugno). Pubblico rlii^raiianieiito Profondamente commosso per gli onori resi all' amatissima ed indimenticabile mia consorte defunta Amili, porgo i più vivi ringruiainenti a tutte quelle gentili persone eh • l'accompagnarono all'ultima dimora, ai mie colleghi della B uia nttadina, nonché a tutti gli amici e conoscenti cha tanto s'interessarono di lei durante la sua lunga malattia. Capodistria, 17 luglio 1877 Pi tro Debellici. Trapassati mi mese di Giugno 4. D. P. (carcento) d'anni 36 da Galesuno; C. Z. (carcerato) d'anni 21 da I' i