891 ■ Izvirni znanstveni članek/Article (1.01) Bogoslovni vestnik/Theological Quarterly 79 (2019) 4, 891—907 Besedilo prejeto/Received:10/2019; sprejeto/Accepted:11/2019 UDK/UDC: 27-245.38-27 DOI: https://doi.org/10.34291/BV2019/04/Palmisano Maria Carmela Palmisano Studio delle immagini e delle metafore sul timore del Signore in Ben Sira Študij prispodob in metafor Gospodovega strahu pri Ben Sira The Study of Images and Metaphors on the Fear of the Lord in Ben Sira Riassunto: L'articolo presenta lo studio del timore del Signore nel libro del Siracide a partire da Sir 1 che riveste un valore programmatico nell'opera sapienziale. Il contributo presenta quattro diverse prospettive rilevate in Sir 1, secondo le quali Ben Sira presenta ai discepoli il timore del Signore. Le quattro prospettive ricorrono anche in altri passi del libro (Sir 2-51). A queste viene aggiunta in seguito una quinta, quella storica, presente solo in un testo dell'Elogio dei pa-dri. Il contributo si sofferma ad analizzare in particolare l'aspetto simbolico e metaforico del linguaggio usato da Ben Sira per avvicinare al discepolo il timore del Signore nei suoi aspetti di bonta, bellezza, gioia e nel suo dinamismo che guida l'uomo sui sentieri dell'amore. Parole chiave: timore del Signore, amore, fede, sapienza, cuore, vanto, gloria, metafora Pov%etek: Članek predstavlja študij strahu Gospodovega v Sirahovi knjigi, začenši s Sir 1, ki predstavlja kakor velik portal v modrostno delo in v njem razkriva štiri osnovne perspektive, skozi katere Ben Sira učencem opisuje strah Gospodov. Perspektive so razpoznavne tudi drugod v knjigi (Sir 2-51). Poleg teh je v enem odlomku iz Hvalnice očetov prisotna še peta perspektiva, ki smo jo opredelili kot zgodovinsko. Prispevek analizira simbolni in metaforični vidik, ki ga modri Sirah uporablja, da bi učencem spregovoril o dobroti, lepoti, veselju, ki jih strah pred Gospodom prebuja v življenju, in o njegovem delovanju, s katerim vodi človeka po stezah ljubezni. Ključne besede: strah Gospodov, ljubezen, vera, modrost, srce, ponos, slava, metafora Abstract: The article contains a study of the fear of the Lord in the book of Ben 892 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 Sira, starting from Sir 1 that has a programmatic value in the wisdom work. The paper presents four basic perspectives through which Ben Sira shows to the disciples the fear of the Lord. The four perspectives occur also in other passages of the book (Sir 2-51). To these, later on a fifth point of view is added, a historical one, present only in the text of the Praise of the fathers. The article analyses a symbolic and metaphorical aspect of the language used by the Wise in order to approach to the disciple the fear of the Lord in its aspects of goodness, beauty, joy and in its dynamism that guides man on the paths of love. Keywords: fear of the Lord, love, faith, wisdom, heart, pride, glory, metaphor 1. Introduzione L'articolo presenta lo studio delle immagini e delle metafore1 utilizzate dal saggio Ben Sira per descrivere il timore del Signore.2 Ben Sira parla del Signore in Sir 1,83 in primo luogo come di colui che è l'unico saggio. Il secondo tratto di Dio è il suo incutere molto timore (fobepoj ofoôpa). Nella seconda parte di Sir 1 il saggio passa a descrivere il timore verso il Signore presente nell'umanità secondo diverse prospettive che ricorrono anche nel resto del libro: oltre a quella teologica presente in 1,8 riconosciamo una prospettiva descrittiva (vv. 11-12) del timore del Signore che ritrae ció che il timore è e come questo agisce nell'uomo, una sapien-ziale (vv. 14.16.18.20.27) che connette timore del Signore e sapienza e una pedagogica (vv. 13.28.30) quando il saggio dà istruzioni a coloro che temono o non temono il Signore. La prima pericope dedicata al timore del Signore in Sir 1,11-304 ha quindi carattere programmatico. L'articolo presenta nella prima parte le quattro prospettive individuate, a partire dalle quali Ben Sira parla del timore del Signore, collegate con altri passi del libro ed in relazione alle aggiunte greche di GII;5 in maniera succinta menziona la quinta prospettiva, come tratto distintivo di uno dei padri d'Israele (45,23b), quindi, nella seconda parte, si sofferma ad analizzare le caratteristiche ed il significato di alcune immagini adottate dal saggio in Sir 1,1130. Per una presentazione delle classiche definizioni della metafora, cfr. Krasovec (2016, 571-584); per una presentazione e applicazione della metafora a partire da Paul Ricoeur, cfr. Vodicar (2017, 565-576). Per uno studio recente sull'uso della metafora nei testi sapienziali in generale e in particolare nel libro dei Proverbi, cfr. Rotasperti 2016. Sull'uso delle immagini e della metafora in Ben Sira menzioniamo alcuni recenti studi: Calduch Benages 2011; 2015; 2016. Sul tema del timore di Dio nel libro di Ben Sira, cfr. Haspecker 1967, dove l'autore ipotizzava che sarebbe questo il tema fondamentale del libro. La tesi è stata oggetto di numerose critiche; inoltre, cfr. Beentjes 1989, 245 secondo il quale la pienezza della sapienza richiede il compimento della Tora; Gilbert 2011, 177 che cosi descrive il timore in Ben Sira: «La crainte du Seigneur est cette disponibilité de l'homme pour accueillir le don de Dieu». Il testo di Sir 1,8: «Uno solo è sapiente, assai terribile, seduto sul suo trono». L'unità si articola in due passi: i vv. 11-21 sono dedicati al timore del Signore e i vv. 22-30 descrivono la vita condotta nel timore del Signore e nell'apertura al dono della sapienza. Con la sigla GII indichiamo la versione ampia della traduzione greca. 32 Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 893 2. Il timore del Signore in Sir 1 e nell'insieme dell'opera di Ben Sira Il carattere programmatico di Sir 1, del quale purtroppo non abbiamo il testo originale ebraico ma solo le traduzioni antiche, è riconosciuto dagli studiosi del libro.6 Possiamo subito notare che la prima menzione della terminologia attinente al «timore», al v. 8, nella forma aggettivale fobepoj «colui che incute timore» descri-ve il tratto originario e teologico che caratterizza l'identità di Dio. Al v. 10cd, nell'aggiunta di GII7 leggiamo: L'amore del Signore è sapienza gloriosa, a quanti si manifesta, la concede perché lo vedano. Gilbert (2014, 217-222, spec. 221) ipo-tizza in chiusura di stico la confusione, da parte del traduttore greco, tra due ra-dici ebraiche graficamente simili (nsr e kt), ma di significato diverso: «vedere» e «temere»; l'autore suppone che il traduttore greco abbia letto quindi «vedere» al posto di «temere».8 L'ultimo stico del v. 10 in questo caso andrebbe letto: la concede perché lo temano. La prima prospettiva nell'opera di Ben Sira La prima pericope del libro, dedicata principalmente alla sapienza (1,1-10), presenta la prima prospettiva secondo la quale il saggio parla del timore del Signore, quella teologica: è il Signore che infonde il suo timore sulle sue creature. Questa prospettiva ricorre ancora con alcune significative modifiche in Sir 17,4 dove soggetto è ancora Dio che nella creazione infonde il timore dell'uomo sulle creature (la direzione del timore è questa volta l'uomo e non il Signore).9 A questa prima prospettiva puô essere attribuito anche lo stico dell'invocazione di Sir 36,1b: «E poni il tuo timore su tutte le nazioni» presente anche nel testo ebraico (mano-scritto B) nel contesto di una intensa preghiera o meglio di un grido di aiuto con il quale il saggio invoca l'intervento salvifico da parte di Dio a favore del suo popolo minacciato da un popolo straniero.10 Alla medesima prospettiva teologica possiamo attribuire Sir 43,29, che similmente a 1,8 descrive Dio nel suo incutere timore: «il Signore è terribile (fobepoj) e molto grande, la sua potenza è stupen- Cfr. Palmisano 2016 (specialmente pag. 41). Cfr. Palmisano 2016 (specialmente pag. 45). Il terzo e il quarto stico del versetto sono presenti in alcu-ni testimoni di Greco II: nella recensione origeniana ma non nel manoscritto Vaticano Greco 346 (248), in latino ma non in siriaco: áyapr|oic Kopióo ev5oXoj oofia, oij 5'an opTanriTai, meP¿Cei aoT|n elj opaoin aOtoO. I versetti delle aggiunte di GII, in traduzione, sono presentati nel presente articolo in corsivo per essere distinti dal testo di GI (sigla con la quale facciamo riferimento alla traduzione greca del nipote di Ben Sira e quindi alla versione cosiddetta breve del testo). Secondo Prato 1990 (specialmente pag. 321, nota 17), l'aggiunta di 10cd e da collegarsi con la precedente aggiunta di 1,7ab, en-trambe incentrate sul tema della rivelazione di Dio. Per uno studio accurato dell'aggiunta greca, cfr. Bussino 2013 (specialmente pagg. 36-42). Riteniamo che la medesima prospettiva ricorra anche in Sir 15,19, anche se si parla di coloro che temo-no il Signore in quanto il versetto e dedicato in primo luogo alla descrizione dello sguardo di Dio, quin-di alla prospettiva teologica; nel versetto leggiamo: «Il suo sguardo e su coloro che lo temono, egli co-nosce ogni opera dell'uomo». Per uno studio dettagliato dello sguardo di Dio in Ben Sira, cfr. Palmisano, Lo sguardo, 2016 (specialmente pagg. 109-126). 10 Per uno studio dettagliato della preghiera e del versetto considerato, cfr. Palmisano 2006 (specialmente pagg. 134-135). 894 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 da». L'ultimo passo del libro in cui Dio e soggetto dell'infondere timore ricorre in Sir 45,2 dove descrive la figura di Mose che per l'agire di Dio in lui incuteva timore presso i nemici: «lo rese simile nella gloria ai santi e lo magnifico nel timore dei nemici»; e molto probabile che Ben Sira intenda riferirsi ai prodigi operati da Dio attraverso Mose, soprattutto al segno mirabile e terrificante del passaggio del mare (cfr. Dt 4,34). Al termine dell'analisi dei versetti appartenenti alla prima prospettiva attraverso la quale Ben Sira parla del timore di Dio, possiamo osservare che esso e un tratto costitutivo dell'identita di Dio, la sua trascendenza suscita nell'uomo e nel creato quel timore che non e spavento ma consapevolezza della piccolezza della creatura dinanzi all'onnipotenza di Dio. Questo tratto divino Dio lo condivide con l'uomo (l'uomo suscita timore negli altri esseri viventi) e lo dona a persone che svolgono una particolare missione (come Mose). Le aggiunte gre-che del primo capitolo tendono a rileggere il «timore di Dio» con altre categorie teologiche, quale quella della «visione» (1,10cd) e della rivelazione. L'accostamen-to del timore e dell'amore verso il Signore si trova nell'opera di Ben Sira in 2,15-16 e nelle aggiunte greche (GII) in Sir 1,12cd; 19,18; 24,18; 25,12 (Gilbert 2014, 221). La seconda prospettiva La seconda prospettiva, descrittiva, in quanto descrive cio che il timore del Signo-re e, ricorre all'inizio della pericope sul timore di Dio e lo descrive mediante imma-gini e verbi. In Sir 1,11ab leggiamo: fó(3oj Kupíou 5ó£a Kai Kaúxrpa Kai eúfpoaúvr| Kai atefanoj ayalliámaTOj «il timore del Signore e gloria, vanto, gioia e corona di esultanza». Il vocabolario greco utilizzato dal saggio ha una particolare rilevan-za nel libro di Ben Sira e viene utilizzato sia per ritrarre la bellezza e la forza di at-trazione della sapienza (gloria in: 4,13; 6,29.31; 14,27; 24,16.17; gioia in 4,12; 6,28; 15,6; corona in 1,18; 6,31 e 15,6 dove leggiamo la stessa espressione corona di esultanza) sia cio che l'uomo reputa beni desiderabili nella propria vita (gloria in: 44,13.19; 45,23.26; vanto in: 9,16; 10,22; 25,6; gioia in 9,10; 30,16.22; corona in 25,6; 32,2). Nell'aggiunta greca (GII) di Sir 1,12cd leggiamo: Il timore del Signore e un dono del Signore, e stabilisce i sentieri dell'amore. L'autore greco definisce in 1,12c il timore del Signore come suo «dono» (Sóaij), termine presente in GI al v. 1,10a11 con riferimento al dono della sapienza. Bussino (2013, 44) fa notare che in 1,12cd GII afferma del timore di Dio quanto Ben Sira ha sostenuto in 1,1 a proposito della sapienza, cioe la sua vicinanza al Signore (papa Kupíou). Il secondo stico mediante l'uso del verbo «stabilisce» puo essere interpretato con riferimento a Dio (che mediante il timore verso di lui rende stabili le vie dell'amore) o allo stesso timore (cfr. Bussino 2013, 45-49); in questo secondo caso avremmo la descrizione non solo di cio che il timore del Signore e, ma anche di cio che esso opera nell'uomo. L'aggiunta greca consente di mettere in luce l'immagine del cammino, dei sentieri (tpípouj) lungo i quali il timore del Signore guida l'uomo (tema ricorrente Il testo di 1,10ab: «Su ogni essere vivente secondo il suo dono, con abbondanza la effuse su quanti lo amano». Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 895 anche nell'aggiunta di 1,7ab). Il timore del Signore appare in tal modo descritto non solo nella sua attraente bellezza, ma anche nel suo dinamismo. La seconda prospettiva ricorre in Sir 10,21(GII).22(GI), nell'ampia sezione de-dicata alla sapienza nelle relazioni con i vicini (Sir 6,18-14,19), più particolarmen-te nel trattato sul vero onore e sulla sapienza del povero (10,19-11,9).12 In Sir 10,21 leggiamo: Principio dell'essere accettati è il timore del Signore, e principio dell'essere rifiutati è durezza di cuore e superbia. Il redattore di GII accosta in que-sta aggiunta due termini che abitualmente non lo sono in GI: âpxh, e fOfboç Kupíou. Il saggio nella pericope riflette sui grandi problemi sociali e svolge un discernimen-to articolato sulle fonti e sulle ragioni dell'onore tra gli uomini e dinanzi a Dio (come si osserva in 10,22), mentre l'autore dell'aggiunta greca sembra interessa-to a cogliere la dimensione individuale della vita accetta al Signore. L'aggiunta di GII al v. 21 in qualche modo restringe l'orizzonte di riferimento del saggio. In 10,22 Ben Sira afferma: «Ricco, nobile e povero; loro vanto è il timore del Signore», dove possiamo riconoscere chiare somiglianze con il vocabolario di 1,11a. A questa seconda prospettiva appartiene anche la menzione del timore del Signore al v. 16,213 dove, al negativo, si afferma che anche la moltitudine di figli, che in se stessa nel-la Bibbia viene descritta come segno di benedizione divina (Sal 128,6), non è de-siderabile se in essi non c'è il timore del Signore. In Sir 23,19.2714 abbiamo una menzione ulteriore del timore: nel v. 19 il saggio descrive il timore degli uomini che conduce il peccatore ad un giudizio erroneo delle circostanze e a dimenticare che, anche se nessuno lo vede, lo sguardo del Signore brilla sempre su ogni persona. Al v. 27 al termine dell'istruzione sulle passioni, il saggio afferma la prece-denza assoluta del timore del Signore e dell'osservanza della Legge su tutti i beni umani. All'inizio della seconda parte del libro (25,1-42,14) leggiamo due nuove descri-zioni del timore del Signore, in Sir 25,11(GI).12(GII): 11Il timore del Signore supera ogni cosa, chi lo possiede a chi sarà paragonato? 12Il timore del Signore è l'inizio dell'amore per lui (ápxh ágaphoewj aúraO) e la fede è l'inizio del legame con lui. La prima affermazione mostra come nella riflessione di Ben Sira il timore del Signore abbia un posto privilegiato essendo il punto di arrivo del suo argomentare, per questa ragione attribuisce ad esso un valore ed un posto unici ed incompara-bili. L'aggiunta di GII richiama in modo inconfutabile 1,14a («l'inizio della sapienza è temere il Signore»). Se accogliamo la proposta di ricostruzione del testo proposta da Bussino (2013, 386 e 389) secondo il ms 248 che in 25,11a legge: «L'a-more del Signore supera ogni cosa», possiamo capire meglio il senso dell'aggiunta di GII che fa del timore del Signore non la finalità del discorso sapienziale (come in 25,11) ma, collegando il timore del Signore con l'amore verso di lui, tende a Cfr. Gilbert 2014 (107-122); Palmisano 2016, Siracide, specialmente pagg. 13, 122-123. Il testo: «2Se si moltiplicano, non gioire di essi, se non c'è in essi timore del Signore». I testi: «19Gli occhi degli uomini sono il suo timore e non sa che gli occhi del Signore brillano diecimila volte più del sole, vedono tutti i sentieri degli uomini e scrutano le parti segrete. 27E sapranno coloro che rimarranno che nulla c'è di meglio del timore del Signore e che niente è più dolce dell'osservare i suoi comandamenti». 12 13 14 896 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 completare il discorso del maestro proponendo come punto di equilibrio l'amore per il Signore, quindi orientando un po' diversamente l'insegnamento sapienziale. La versione siriaca (Peshitta) fa seguire a 25,11a lo stico 12a rendendo piu espli-cito il collegamento tra i due secondo il redattore della versione ampia del libro. Il timore del Signore e si al di sopra di tutto ma quel timore si deve comprendere come atteggiamento che scaturisce dall'amore verso il Signore unito alla fede e all'adesione a lui (cfr. anche 23,28ab: Seguire Dio e grande gloria, ed e lunghezza di giorni che tu sia accolto da luí).15 Il redattore di GII esplicita la propria prospet-tiva teologica ed antropologica completando l'insegnamento di Ben Sira e collegando tra loro timore, amore ed attaccamento al Signore. A questa prospettiva appartiene anche la menzione del timore del Signore in Sir 27,316 secondo una prospettiva negativa per descrivere come la sua mancanza porta alla distruzione. In questo testo si puo osservare la presenza dell'immagine negativa della casa in rovina (en tá/ei KáraatpáfhaeTái autou o oiKoj) come metafora di una vita non riuscita (cfr. anche Sir 32,18).17 L'ultima ricorrenza della prospettiva descrittiva e presente in Sir 40,26-27: «26Ricchezze e forze elevano il cuore, ma piu ancora il timore del Signore; col timore del Signore non c'e indigenza e, se c'e, non occorre cercare aiu-to. 27Il timore del Signore e come un giardino di benedizione e lo protegge piu di qualunque altra gloria».18 Il passo, situato nella sezione sulla sorte umana e la fama perpetua (40,1-42,14)19, sviluppa l'insegnamento sui beni piu grandi (40,18-27) e conclude la pe-ricope indicando il timore del Signore come il bene piu grande. L'unita utilizza il genere letterario dei proverbi per descrivere cio che e meglio tra due elementi (cfr. 30,14-15.17; Pr 17,1). Tuttavia il saggio non presenta una scala di valori secondo la quale il secondo bene sarebbe superiore al primo; il termine di confronto di tutti i beni menzionati e infatti il timore di Dio descritto nell'ultima unita (vv. 26-27): esso e superiore a tutti gli altri beni, in quanto profondamente legato alla sapienza e alla Legge (cfr. 1,26-27; 19,20.24; 21,11; 23,27). L'unita ha un valore didattico poiché il saggio insegna al discepolo a discernere e scegliere, dando la precedenza a un certo tipo di beni e svelando la superiorita del bene piu grande, quello finale: «il timore del Signore» che prevale su tutti gli altri (40,27). Un'idea simile era stata espressa in 25,7-11 che ritraeva il timore del Signore all'apice di 15 Cfr. anche Sir 24,24ab: Non cessate di essere forti nel Signore, attaccatevi a lui affinché vi fortifichi. 16 Il testo: «3Se uno non si aggrappa velocemente al timore del Signore, la sua casa andra presto in rovina». 17 Il testo: «18L'uomo saggio non trascura nessun pensiero, l'estraneo e superbo non vive alcun timore». 18 Il v. 27 nel manoscritto B ricostruito (mediante il confronto con il manoscritto M) riporta: «Il timore di Dio e come un Eden di benedizione e sopra ogni gloria e il suo baldacchino». 19 Al v. 40,7 leggiamo la descrizione di un timore negativo, dell'angoscia che turba il sonno degli uomini: «7Nel tempo della sua liberazione si sveglia ed e meravigliato del suo timore per nulla (eij ouSéna fópon)». Per uno studio dettagliato della sezione, cfr. Piwowar 2006. Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 897 dieci beni (25,10). L'ultima descrizione del timore del Signore (in 40,26a) ne de-scrive la superiorità, il dinamismo, poichè il timore eleva il cuore più di ogni altro bene materiale (xphmata Kai io/ùç ánuyúoouoin Kapôian Kai upep ámfótepa fôpoç Kupiou); esso è di un ordine diverso perciô è superiore ad ogni altro aiuto di cui l'uomo possa necessitare. Infine l'immagine del giardino di benedizioni (40,27; si osservi che in ebraico è esplicitamente menzionato l'Eden) fa confluire tutte le immagini di bellezza riferite al timore del Signore presenti in Sir 1 e nel resto del libro in quella della creazione, bellezza e armonia più grande e fondamentale che il timore/amore (con GII) del Signore portano in se stessi. La terza prospettiva La terza prospettiva utilizzata dal saggio per descrivere il timore del Signore è quella sapienziale, ovvero la relazione esistente tra timore di Dio e sapienza. Leg-gendo con cura il libro di Ben Sira si avverte che la sua attenzione è indirizzata in primo luogo alla descrizione della sapienza, tuttavia essa è molte volte descritta in relazione al timore del Signore. La parte più ampia della pericope dedicata al tema in Sir 1,11-2020 lo descrive come principio di sapienza (apch oofiaç), al v. 14, pienezza di sapienza (pl^omonh oofiaç), al v. 16, corona di sapienza (otéfanoç oofiaç), al v. 18, nel suo essere origine e culmine della sapienza ed, infine, radice di sapienza (pi(a oofiaç), al v. 20, in relazione all'abbondanza di vita. Si puô os-servare che ai vv. 14.16.20 viene utilizzata la forma verbale «temere il Signore» (fobeîoGai ton Kupion) per descrivere la relazione verso di lui che rende possibi-le accogliere il dono della sapienza e della vita che essa dona, mentre nella terza ricorrenza (v. 18) il timore del Signore (nella forma sostantivale) è descritto nel suo essere causa del fiorire della pace e della salute (ánaGállwn eiphn^n Kai ugieian iaoewç). Il v. 21, presente solo nella forma di GII: Il timore del Signore al-lontana i peccati, colui che persevera allontana ogni ira, introduce una nuova prospettiva, secondo la quale il timore del Signore, definito in precedenza dono di Dio (v. 12c) viene delineato ora nel suo tratto pratico-antropologico che agisce nell'uomo e gli consente di tenersi lontano dal peccato e dall'ira del Signore. La terza prospettiva, sapienziale, ricorre in altri passi del libro, come in Sir 4,17 («poiché ella dapprima l'accompagnerà per sentieri tortuosi, gli incuterà paura e tremore»), dove la sapienza personificata all'inizio del cammino incute paura (fópon) mettendo alla prova il discepolo con la sua esigente disciplina.21 In Sir 19,20 poi leg-giamo: «Ogni sapienza è timore del Signore, e in tutta la sapienza è il compimento della Legge», passo che richiama la prima affermazione del libro (1,1) e identifica ogni sapienza con il timore del Signore. Il capitolo tende ad accostare i tre concetti del timore, della sapienza e della Legge, presenti insieme anche in Sir 21,11: «Chi 20 Il testo dei vv. 14.16.18.20: «14Principio della sapienza è temere il Signore, con i fedeli essa fu creata nel grembo. 16Perfetta sapienza è temere il Signore, essa inebria gli uomini con i suoi frutti; 18Corona di sapienza è il timore del Signore che fa fiorire pace e buona salute». Ambedue sono dono di Dio per la pace, accresce il vanto per coloro che lo amano. «20Radice della sapienza è temere il Signore, i suoi rami sono vita in abbondanza». Il testo ebraico mantiene il soggetto alla prima persona (è la Sapienza che parla): «Poiché agiró con lui comportandomi da straniera, prima lo faró passare nel crogiolo delle prove». 898 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 osserva la Legge domina se stesso, culmine (ountéleia) del timore del Signore è la sapienza» e in parte in Sir 23,27. In 24,18a (GII), nella versione ampia del libro, os-serviamo l'ultima ricorrenza della terza prospettiva sapienziale del timore del Signore, dove la Sapienza si definisce madre, quindi origine, dell'amore e del timore.22 Questa terza prospettiva puô essere sinteticamente definita di ordine pratico-an-tropologico in quanto custodisce nell'uomo la vita e la conduce alla sua pienezza. Le immagini utilizzate mediano l'idea della crescita e della protezione della vita che prevalgono sugli aspetti della bellezza che esercitavano un particolare ruolo nelle prospettive già considerate. La quarta prospettiva In Sir 1,11-20 emerge una quarta prospettiva, che definiamo pedagogico-parene-tica, quella del timore del Signore all'interno di insegnamenti che il saggio impar-tisce al discepolo e di discorsi rivolti alla seconda persona singolare o plurale con un carattere esortativo. In questa prospettiva soggetto degli insegnamenti non è il timore del Signore ma piuttosto colui o coloro che temono il Signore e vengono di volta in volta esortati, rimproverati, incoraggiati. Al v. 1,13 leggiamo: «Per chi teme il Signore alla fine andrà bene e nel giorno della sua morte sarà lodato». Con il dativo di vantaggio l'insegnamento è rivolto a colui che teme il Signore (tw fobou(j,énw ton KÚpion) con un pensiero tipico del saggio: la ricompensa si realiz-za nella vita futura attraverso la memoria della discendenza (cfr. 44-50). In Sir 1,28.30 leggiamo ancora due istruzioni rivolte al discepolo: «28Non disdegnare il timore del Signore e non avvicinarti a lui con doppiezza di cuore. 30Non esaltarti, per non cadere, procurandoti disonore; il Signore svelerà i tuoi segreti e in mezzo all'assemblea ti umilierà, perché tu non ti sei avvicinato con il timore del Signore e il tuo cuore è pieno d'inganno».23 La parte finale della pericope (vv. 28-30) riprende e conclude il tema del timore del Signore. L'anafora degli stichi 28a.29a.30a e le corrispondenti esortazioni negative, attraverso la descrizione delle conseguenze, tendono a far maturare nel giova-ne discepolo/ascoltatore il timore del Signore che protegge dall'ipocrisia (cfr. «doppiezza di cuore»: v. 28b; cfr. anche Sal 12,3) e dall'orgoglio (v. 30). Nell'unità succes-siva (2,1-18), sulla perseveranza nella prova, il maestro completa la riflessione sul timore del Signore rivolgendosi agli interlocutori alla seconda persona plurale. La quarta prospettiva fa uso in Sir 1,11-30 di due immagini: la prima, positiva, della fine della vita (en hmepa teleutfj aûtoû eulogriShoetai) segnata dalla riusci-ta e dalla lode e quella negativa del cuore doppio (mh ppooelG^j aûtw en Kapôila ÔLOOh) dalla quale il timore tiene lontano. Il testo: «18aIo sono la madre del bell'amore e del timore». La traduzione siriaca della Peshitta presenta un collegamento col motivo del parlare al v. 29 e contiene un richiamo a porre attenzione alla parola del Signore: «Non odiare il suo discorso e non vacillare, non moltiplicare il disprezzo a tuo svantaggio, perché il Signore non moltiplichi i tuoi lacci e ti allontani dal centro dell'assemblea poiché sei ritenuto tra coloro che temono Dio, mentre l'interno del tuo cuore e ricolmo d'inganno». Si osservi, in traduzione, anche nel testo siriaco l'importanza dell'immagine del cuore. 22 21 Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 899 Se prendiamo ora in considerazione le ricorrenze della prospettiva pedagogi-co-parenetica nel libro, osserviamo che essa e presente in Sir 2,7-10.15-17; 3,7a(-GII); 6,16-17; 7,31; 9,13.16.18; 10,19.24; 15,1.13; 21,6; 25,10; 26,3; 32,14.16; 33,1; 34,14.16.17. La prospettiva pedagogica, come e da attendersi, e la piu presente e frequente nel libro. Nei diversi discorsi affrontati dal saggio con i suoi discepoli, questi ha sempre cura di mostrare il collegamento tra le tematiche sapienziali piu rilevanti ed il timore del Signore concretamente vissuto. Inoltre, Ben Sira svolge un accurato discernimento tra ció che il timore del Signore rende possibile e ció che la mancanza del timore del Signore o il timore non orientato in modo corret-to provoca all'essere umano. Passeremo ora brevemente in rassegna le diverse ricorrenze prestando particolare attenzione all'uso del linguaggio immaginativo e metaforico in esse presente. Il passo di Sir 2,7-9.15-1724 e rivolto al plurale a quanti temono il Signore. I vv. 7-9 si rivolgono a quanti sono nella prova incoraggiandoli nel presente a perseverare, credere e sperare nell'intervento misericordioso di Dio, nella sua ricompen-sa, nei suoi benefici; i vv. 15-17 invece hanno un carattere sovratemporale che va oltre la descrizione della prova; formulati al futuro essi descrivono la relazione di quanti temono il Signore verso di lui caratterizzata da fedelta, ricerca attiva di ció che il Signore gradisce e umilta. Si puó osservare come la situazione della prova diviene occasione per il saggio per mettere in luce il valore del timore del Signore, caratteristica questa che ritornera anche in altre pericopi. Inoltre, i vv. 15-16, at-traverso l'uso del parallelismo sinonimico (coloro che temono /.../ quanti lo amano) interpretano il timore del Signore come equivalente all'amore verso di lui. Chi teme Dio, ama Dio. Il tema e sviluppato da Ben Sira in particolare in riferimento ai sacerdoti (cfr. 7,29-31; 34,14-20). In questi versetti possiamo osservare la pre-senza dell'immagine delle vie (in 2,15: raj oSoúj aúraú), quindi del cammino legato all'amore verso il Signore e del cuore come interiorita dove chi teme il Signo-re vive nell'umilta (in 2,17: oL foboúmenoL KúpLon eToi.(j,áaouai.v KapSíaj aÚTwn). Nell'aggiunta di GII (3,7a)25 leggiamo il collegamento tra timore del Signore e amore verso il padre; per il saggio le due dimensioni timore/amore verso Dio e verso i genitori sono strettamente unite (cfr. Lev 19,3 dove il verbo utilizzato per esprimere il rispetto verso i genitori e lo stesso che si usa in altri testi per indicare il temere Dio, come in Lev 19,14). Nel passo successivo (6,16-17)26 il saggio parla di chi teme il Signore al termine della descrizione del vero amico, descritto con il vocabolario usato per ritrarre la preziosita della sapienza (Pr 3,14-16). Al culmine Il testo: «7Quanti temete il Signore attendete la sua misericordia e non deviate, per non cadere. 8Quan-ti temete il Signore credete in lui e non verra meno la vostra ricompensa. 9Quanti temete il Signore sperate nei suoi benefici, nella gioia eterna e nella misericordia. 15Coloro che temono il Signore non disobbediranno alle sue parole e quanti lo amano osserveranno le sue vie. 16Coloro che temono il Signore cercheranno ció che a lui e gradito e quanti lo amano si sazieranno della Legge. 17Coloro che te- mono il Signore prepareranno i loro cuori e davanti a lui umilieranno se stessi». La versione latina aggiunge tre stichi prima di 2,18: Qui timent Dominum custodiunt mandata illius et patientiam habebunt usque ad inspectionem illius; dicentes si paenitentiam non egerimus. Il testo: «7aChi teme il Signore onora il padre». Il testo: «16Un amico fedele e farmaco di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. 17Chi teme il Si- gnore e fedele nella sua amicizia, poiché come uno e cosi sara anche il suo compagno». 24 25 26 900 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 della presentazione ricca di immagini dell'amico come aiuto, sostegno e farmaco di vita il saggio afferma che l'amico e un dono del Signore per quanti lo temono, suggerendo che piu che l'amico fedele e da ricercare e vivere il timore-amore verso il Signore dal quale proviene anche il dono dell'amicizia. Con un procedimento simile, anche in Sir 7,3127 osserviamo che le esortazioni del saggio intendono inculcare timore e amore verso il Signore e, al tempo stesso, fondano in tale timo-re-amore (cfr. v. 30a e la teologia deuteronomica di Dt 10,12) il comando di onorare i sacerdoti provvedendo al loro sostentamento.28 Nel passo successivo (9,13.16.18)29 e all'interno di un discorso diretto alla seconda persona, possiamo notare che appare tre volte il timore: al v. 13 il saggio parla del timore della morte (fó(3ov Gavárau), al v. 16 del timore del Signore (en fó(3w Kupíou eotw to Kaúxrpá aou) e al v. 18 dell'uomo che incute terrore (fobepoj). In questo capitolo osserviamo la dinamica del discernimento tra un negativo timore/terrore umano e quello positivo situato al centro delle tre menzioni, al v. 16. Le immagini usate dal saggio per parlare del terrore umano sono prese dal contesto della cittá (i cornicioni delle mura o la vita sociale nella cittá) mentre il timore del Signore e definito vanto (KáUchma), motivo di gloria alla quale ogni uomo anela (particolare valore presente nella societá ellenistica del II sec. a. C.). Sir 10 presenta nuove menzioni di coloro che temono il Signore all'interno del trattato sull'onore (10,19-11,28).30 Il saggio presenta un ventaglio di situazioni caratterizzate dall'onore umano e al culmine presenta l'insuperabile grandezza di chi teme Dio. In Sir 15,131 al centro del poema dedicato alla sapienza individuiamo una nuova menzione di colui che teme il Signore. Il versetto segna il passaggio dalla descrizione della relazione del discepolo verso la sapienza (14,24-27) a quella della sapienza verso il discepolo (15,2-9). In tale contesto il tratto del timore del Signore (15,1), posto in paralleli-smo con l'osservanza della Legge, e presentato come decisivo nell'acquisizione della sapienza. Il v. 1332 all'interno dell'istruzione seguente sul peccato dell'uomo (15,11-16,16) e situato all'inizio dell'istruzione, nel momento in cui il saggio inizia la sua argomentazione mostrando l'infondatezza dell'accusa rivolta a Dio, secon- Il testo: «31Temi il Signore e onora il sacerdote». Cfr. anche il v. 29 dove ricorre l'espressione sinonimica: «Abbi rispetto del Signore» (eúlaPoU ton KÚpiov). Si consideri il passaggio di Dt 14,28-29, dove i leviti sono menzionati accanto ai poveri, come apparte-nenti alla classe sociale piu povera in Israele. I testi: «13Sta' lontano dall'uomo che ha potere di uccidere e non conoscerai il timore della morte; ma se ti avvicinassi a lui, bada di non commettere errore, perché non ti tolga la vita; sappi che ti muovi tra i fili di una trappola e cammini lungo i cornicioni delle mura della cittá. 16Tuoi commensali siano uomini giusti e nel timore del Signore sia il tuo vanto. 18Un uomo linguacciuto e il terrore della sua cittá e un imprudente nel parlare sará disprezzato». II testo di Sir 10,19-20.24: «19Quale stirpe e onorata? Quella umana.Quale stirpe e onorata? Quella di coloro che temono il Signore. Quale stirpe e disonorata? Quella umana. Quale stirpe e disonorata? Quella di coloro che trasgrediscono i comandamenti. 20tra i fratelli e onorato chi li guida, ma coloro che temono il Signore lo sono ai suoi occhi. 24Un grande, un giudice e un potente sono onorati, ma non c'e tra loro uno piu grande di chi teme il Signore». Osserviamo che in questa unitá colui che teme il Signo-re assume i tratti del sapiente. Il testo: «'Chi teme il Signore agirá in tal modo e chi vive secondo la legge otterrá la sapienza». Il testo: «13Il Signore detesta ogni abominio, esso non e gradito a chi lo teme». 27 28 29 30 32 Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 901 do la quale egli indurrebbe l'uomo a peccare. L'abominio e detestato da Dio e da chi lo teme. Il tono dell'istruzione e quello della teodicea. La prima parte dell'ar-gomentazione, negativa, svela l'irragionevolezza delle accuse e libera il campo dagli errori di giudizio, prima di iniziare ad argomentare positivamente l'agire di Dio. In 21,633 la nuova menzione di colui che teme il Signore e situata all'interno di un'istruzione sul peccato e la Legge (21,1-11). Colui che teme il Signore e posto in contrapposizione con il peccatore; mentre il rimprovero rifiutato conduce a commettere il peccato (si osservi l'immagine del cammino sulle orme del peccatore), chi teme il Signore vive una trasformazione nel profondo del suo cuore. All'immagine esterna del camminare viene contrapposta quella del cuore che si converte (épLOTpéyeí movimento interiore, profondo, di ritorno, piu difficile da compiersi rispetto a un movimento esterno). Sir 25,1034 e situato prima della con-clusione dell'unita di Sir 25,1-11, costituita da proverbi numerici che descrivono i diversi tipi di beni. Prima di presentare la superiorita del bene del timore del Signore il saggio paragona la magnificenza di colui che trova la sapienza con quella di colui che teme il Signore per affermare la superiorita del secondo sul primo, quindi indirettamente del timore del Signore sulla sapienza. Una nuova menzione dell'uomo che teme il Signore e situata in Sir 26,3,35 all'interno della pericope de-dicata alla descrizione della buona moglie che, come l'amico in Sir 6,16-17, e data dal Signore a colui che lo teme. La lunga aggiunta di Sir 26,19-27, presente in al-cuni testimoni del testo greco, in traduzioni antiche e nella versione siriaca della Peshitta, menziona in due punti (vv. 23.25) il timore del Signore in collegamento con la scelta della brava moglie e le sue caratteristiche.36 Due menzioni successive di coloro che temono il Signore sono presenti in Sir 32(35),14.1637 in un'istruzione in cui, secondo il procedere antitetico, Ben Sira propone il ritratto del timorato di Dio (descritto come saggio) in contrasto con quello del superbo. In questo passo colui che teme Dio e descritto come disponibile ad accogliere la disciplina e capa-ce di compiere giudizi corretti. Le due immagini offerteci dal saggio per descrive-re l'agire del timore del Signore nell'uomo sono quella della luce del mattino che spinge l'uomo a cercare la benevolenza del Signore e quella del brillare delle opere che accompagna il suo retto agire. La ricorrenza successiva di colui che teme il 34 Il testo: «6Chi odia il rimprovero e sulle orme del peccatore, ma chi teme il Signore si convertirá nel suo cuore». Il testo: «10Com'e grande colui che trova la sapienza, ma non e superiore a chi teme il Signore». Il testo: «3Una buona moglie e una buona eredita, viene assegnata in eredita a chi teme il Signore». Il testo: «23Una donna empia sara data in sorte a chi e senza Legge ma la pia e data a chi teme il Signo-re. 25Una donna sfrontata e considerata come un cane ma quella che ha pudore teme il Signore». (cfr. Dt 23,18-19). Il testo: «|181 14Chi teme il Signore accettera la disciplina e quanti si alzano presto il mattino troveranno benevolenza. 16Quanti temono il Signore troveranno il giudizio e le loro opere rette brilleranno come luce». I numeri indicati tra parentesi riportano, per completezza, la differente numerazione dei capito- li e dei versetti del libro di Ben Sira (secondo l'edizione critica di Ziegler) e ne viene data spiegazione, quando necessario. Se non e indicato diversamente, i numeri menzionati nel corso dell'articolo non si riferiscono ai numeri indicati tra parentesi e fanno riferimento all'edizione di Rahlfs e alla numerazione dei versetti da lui seguita. 33 35 36 37 902 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 Signore è presente in Sir 33(36),138 al termine della prima sezione della seconda parte del libro (25,1-33,3) e dell'istruzione sul saggio ed il superbo (32,14-33,3). Il distico collega il timore del Signore con la salvezza che sempre gli sarà donata nelle prove (cfr. Sir 2,1-18). Un passo molto significativo della seconda parte del libro è Sir 34(31),13-1539 (cfr. anche il v. 16 nelle varianti latina e siriaca) dove il saggio viene ritratto come colui che teme il Signore. L'unità dei vv. 13-16 (anche 17) puô essere considerata una sintesi di tutto l'insegnamento di Ben Sira su coloro che temono il Signore. Il sapiente assume nei versetti i tratti religiosi di chi teme il Signore. Questo infatti viene presentato come datore di vita (vv. 13.17) e salvezza (v. 13), ragione di spe-ranza (vv. 13.14), beatitudine (v. 15), stabilità (vv. 15.16). I vv. 16-17 sviluppano l'immagine dello sguardo divino (cfr. 17,19) che veglia sul cammino di chi lo teme, del saggio. Il v. 16 offre inoltre due efficaci immagini della protezione del Signore (riparo dal vento cocente e dalla forza del sole di mezzogiorno). Il v. 17 chiude l'unità indicando nel Signore la sorgente di salute, vita e benedizione. Quinta prospettiva Ci sono alcuni passi del libro di Ben Sira che descrivono il timore del Signore che agisce in alcuni uomini dellastoria d'Israele. Definiamo questa modalità quinta prospettiva o prospettiva storica; anche se non la rileviamo in Sir 1 in modo program-matico e ricorre solo una volta nel libro con riferimento al timore del Signore, ne facciamo ugalmente menzione. Sir 45,2340 descrive Finees, nipote di Aronne, figlio del figlio Eleazaro, nell'ardore del suo zelo nel timore del Signore quando, al momento della defezione del popolo (Nm 25), rimase fedele al Dio d'Israele. Con lui Dio stipulô una nuova alleanza sacerdotale (Nm 25,12) definita al v. 13 di un sacer-dozio perenne. Ben Sira rilegge il passo di Nm 25,1-15 alla luce della nuova situa-zione storica del II sec. a.C., segnata da un orizzonte di riferimento più universalisti-co che riflette sugli interventi di Dio nella storia d'Israele nel più ampio contesto post-esilico e all'interno della società teocratica. La prospettiva storica riveste un particolare valore nell'insegnamento di Ben Sira che vede negli antenati d'Israele (Sir 44,1-49,16) esempi concreti e validi da indicare ai discepoli della sua scuola. Prima di procedere allo studio del linguaggio metaforico presente nei passi che nel libro sono dedicati al timore del Signore osserviamo che le diverse prospetti-ve, presentate singolarmente per ragioni di chiarezza espositiva, sono spesso in- 21 Il testo: «'Chi teme il Signore non incorrera nel male, ma nella prova ogni volta sara liberato». Il testo: «|141 13Coloro che temono il Signore vivranno, 1151 poiché la loro speranza e posta in colui che li salva. 1161 14Chi teme il Signore non avra paura e non dovra temere, poiché Egli e la sua speranza. 1171 15Beato chi teme il Signore: 1181 a chi si appoggia? chi e il suo sostegno?» Al v. 13a La Peshitta legge: «Il Signore adempie la volonta di coloro che lo temono». Al v. (19} 16a al posto di «coloro che lo amano» la versione latina legge: Timentes eum; la Peshitta: «tutti i suoi servi». Il testo di Sir 45,23: «E Finees, figlio di Eleazaro, terzo nella gloria, egli ardeva di zelo nel timore del Signore e rimase fedele nella defezione del popolo con bontà e coraggio del suo animo e placó (Dio) in favore di Israele». osservi la differenza di prospettiva tra la menzione di Mosè che Dio rivesti del suo timore (45,2) e la de-scrizione di Finees del quale si esaltano le qualité personali. 38 39 Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 903 trecciate e presentí contemporáneamente nelle pericopi dedícate al tema del timore del Signore.41 3. Immagini e metafore del timore di Dio in Sir 1 Le immagini utilizzate dal saggio per presentare il timore del Signore nel corso del-la sua opera, come abbiamo osservato nella descrizione delle diverse prospettive sono ricche, numerose e articolate. Per questo motivo ci soffermeremo ad analiz-zarne solo alcune, in particolare quelle impiegate in Sir 1,11-30, appartenenti alla seconda prospettiva, quella descrittiva, osservando come esse sono collegate con immagini e metafore ricorrenti anche in altri punti dell'opera sapienziale. Il timore del Signore e descritto in Sir 1 come: 1. valore piu grande, come gioia e bellezza desiderabile (fó(3oj Kupíou 5ó£a Kai Kaúxrpa Kai eúfpoaúvr| Kai atefanoj áyallLÓmaTOj «gloria, vanto, gioia e corona di esultanza») al v. 11; 2. forza che agisce nel cuore dell'uomo (tepyei KapSian Kal Swaei eúfpoaúnr|n Kal capan Kal maKpohmépeuain) al v. 12 e, infine, 3. guida che dona stabilita (ép'áyaPhOewj tpípouj KaGiOThain) nel camminare nei sentieri nell'amore (secondo l'aggiunta greca) negli stichi del v. 12cd (GII). Gloria e corona Il vocabolario utilizzato dal saggio per descrivere il timore del Signore (1,11) attin-ge a due campi semantici: quello morale rappresentato dai valori umani (gloria, vanto, gioia) e quello estetico della bellezza (corona). Nel timore del Signore si unisce ció a cui l'uomo aspira: la gloria, il vanto, la felicita e la bellezza: si unisco-no dunque il bene ed il bello. Il timore del Signore inoltre non e riservato solo ad alcuni ma e a disposizione di tutti (cfr. 10,22): il ricco, il nobile ed il povero trova-no ciascuno in esso motivo di vanto. Similmente in Sir 25,11 si afferma ancora piu esplicitamente che chi possiede il timore del Signore supera di gran lunga ogni altro tipo di bene desiderabile. Cuore e vita Sir 1,12 (GII) descrive il timore del Signore nel suo dinamismo interiore, nel suo agire nelle profondita della persona, mediante l'immagine del cuore che viene ricolmato di gioia ed e presentato come dispensatore di molteplici e preziosi doni: la gioia, la grazia, l'abbondanza di vita (letteralmente ampiezza di giorni). Un'im-magine simile ricorre in Sir 40,26 dove compare nuovamente la menzione del cuore che viene risollevato dal timore del Signore. Il saggio conduce il discepolo a valutare la differenza tra l'innalzarsi, negativo, del cuore per i beni e la forza, cioe per cause umane, che lo inducono a gonfiarsi ad es. per l'orgoglio, e il timore del 41 Ad es. in Sir 10,19.24 si puó riconoscere la prospettiva pedagogico-parenetica mentre in 10,21(GII).22 quella descrittiva. In Sir 32; 34 invece prevale la presenza della prospettiva pedagogico-parenetica, elemento che concorda con la composizione del libro che, nella seconda parte, pone l'accento sul ruolo del sapiente e si sofferma più raramente a parlare della Sapienza. 904 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 Signore che invece eleva, non schiaccia, non appesantisce, perchè dà alla persona senso di pienezza e di non mancare di nulla. Una menzione particolare merita la ricorrenza di Sir 40,27 che, dopo aver uti-lizzato l'immagine del cuore (v. 26), parlando del timore del Signore, presenta quella del giardino: «Il timore del Signore è come un giardino di benedizione e lo ricopre più di qualunque altra gloria». In Sir 40,17a era stata utilizzata la medesi-ma immagine del giardino di benedizioni per descrivere la grazia (xàpiç), da in-tendersi probabilmente, in quel contesto, come giustizia (40,17).42 L'immagine del giardino ricorre inoltre in Ben Sira per descrivere la vita del saggio che ha accolto il timore di Dio e in esso vive (24,30).43 Vivere nel timore del Signore viene suggerito che significa vivere nel «paradiso (in ebraico Eden)»44 che protegge l'uomo più di ogni altra gloria umana. Si puô osservare la complessità della metafora di Sir 40,26-27 che unisce più campi semantici. L'immagine attinta dal campo semantico della vita agricola «giardino, paradiso» si collega con le im-magini delle origini della creazione dove l'uomo viveva in consonanza perfetta con il suo Creatore. Il «giardino» diventa cosí simbolo dell'armonia originaria segnata dalla «benedizione» divina. A queste due immagini si sovrappone ancora quella del «coprire, proteggere» nel senso che la benedizione protegge la persona dai pericoli. Si sovrappongono quindi tre campi semantici: quello agricolo (il giardino), quello teologico legato alla creazione e alla benedizione e quello antropologi-co-bellico in cui è presente il motivo della protezione. La metafora è ricca di riso-nanze del racconto della creazione e suggerisce che il timore del Signore consente all'uomo di vivere secondo l'originario progetto di Dio che lo ha creato a sua immagine, lo benedice in vista della missione (irrigare territori) che gli affida e lo protegge con la sua gloria. I sentieri dell'amore L'ultima immagine che ricorre in Sir 1,12ab (GII) ritrae il timore del Signore come forza che dà stabilità ai sentieri dell'amore. L'immagine delle vie è molto cara al redattore della versione estesa del libro il quale sottolinea come il progredire dell'uomo nel timore/amore verso il Signore sia guidato da Dio stesso, similmente a quanto afferma il salmista nell'invocazione del Sal 119[118],35: «Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perchè in essi è la mia felicità». Questa immagine ri- 42 43 Il testo: «La grazia e come un giardino di benedizioni e la misericordia dura per sempre». La traduzione siriaca riporta: «Le opere dei giusti» nei due stichi del v. 17ab, al posto di «grazia» in 17a e di «misericordia» in 17b. Il testo in traduzione di Sir 24,30ab: «Anch'io, come un canale che proviene da un fiume e come un condotto, sono uscito verso un giardino». Il manoscritto Vaticano Greco 346 (248) e la versione latina applicano il versetto alla sapienza: «E io, sapienza, ho fatto scorrere i fiumi, io sono come i corsi d'acqua immensi d'un fiume, come un canale lungo la riva e come un acquedotto che esce dal paradiso». In questo caso la lezione variante greca presenta oltre ad un diverso soggetto (la Sapienza), anche un movimento diverso rispetto al testo di GI, cioe un movimento in uscita, dal giardino (Eden in ebraico), donde la sapienza si diffonde. Il testo siriaco della Peshitta invece, avente come soggetto il saggio (Calduch-Benages 2003, 164-165), legge: «Come un condotto d'acqua che scende verso i giardini» e aiuta a comprendere la totalita della metafora applicata al saggio, la cui sapienza «irriga» un territorio. 44 Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 905 corre anche nel testo ebraico ritrovato (manoscritto A) di Sir 11,15: «Sapienza, conoscenza e comprensione della legge provengono dal Signore, amore e pratica [lett.: sentieri] delle buone opere provengono da lui». Osserviamo infine che l'im-magine del sentiero in collegamento con il motivo del timore del Signore ricorre in un passo conclusivo del libro, in Sir 50,29 dove leggiamo: «...poiché chi compie queste cose sara forte in tutto, poiché la luce (il timore) del Signore e il suo sentiero».45 Il passo che si trova nella versione breve di GI identifica timore/luce con il motivo del cammino e, al termine del libro, lascia ai lettori il messaggio che il timore del Signore, strettamente collegato in passi di GI e piu ancora di GII con il tema dell'amore verso di lui, non e raggiunto una volta per sempre ma e un pro-cesso, un cammino avvolto di luce. 4. Conclusione Lo studio delle metafore relative al timore del Signore in Ben Sira e nelle tradu-zioni antiche e un tema vasto che richiede ulteriori approfondimenti. Le prospet-tive individuate in Sir 1 ci hanno consentito di entrare nella complessita delle istruzioni sapienziali del libro e di illuminare le ricche dimensioni del timore del Signore nella sua bellezza e nel suo dinamismo. L'analisi delle immagini e delle metafore utilizzate dal saggio che toccano i campi semantici della bellezza, della gioia, della luce e della profondita della vita umana, quest'ultima espressa dal frequente ricorrere dell'immagine del «cuore», ci consentono di affermare che il timore del Signore e dell'ordine della creazione, e stato infatti effuso da Dio su tutte le sue creature; inoltre e «vitale» per il saggio, in quanto tocca e vive nel «cuore», centro della vita umana e della relazione con Dio e con gli altri, lo vivifica ed e anche apportatore di gioia. Il concetto di «timore del Signore» in Ben Sira si puo comprendere soprattutto a partire dal linguaggio simbolico e metaforico impiegati mediante i quali il saggio suggerisce che il «timore del Signore», lungi dal limitarsi alla «paura»,46 e un bene assai desiderabile in quanto Dio con il timo-re/amore verso di lui guida l'uomo nel cammino della vita e lo riveste di luce. L'insegnamento di Ben Sira sul timore del Signore e in linea con la rivelazione ve-terotestamentaria, al tempo stesso presenta la riflessione matura dei saggi d'Isra-ele che vedono nel timore del Signore un tratto dell'amore o anche un suo sinonimo. Nel Nuovo Testamento il timore verso Gesu, suscitato nei presenti dai mi-racoli da lui compiuti, accompagna i momenti della rivelazione della sua identita Nella sua edizione critica Ziegler sceglie la lezione fópoc Kupíou («timore del Signore»), presente nel manoscritto Synaxarion greco 354 (311) e in altri testimoni della recensione lucianea, perché simile all'ebraico nx-p). Rahlfs conserva la lezione fWj («luce»), come attestato nei testimoni greci e nella versione latina. La lezione «timore del Signore» appare piu coerente con l'insieme dell'opera di Ben Sira; tuttavia la lezione fwj («luce»), attestata nella tradizione greca, ha una sua coerenza con alcuni passi del libro in cui, in linea con la scuola di Aristobulo, si fa riferimento alla tematica della luce (cfr. 16,16; 18,18.26; 24,27). Sul tema della paura nella Bibbia ebraica, cfr. Costacurta 1997. 45 46 9G6 Bogoslovni vestnik 79 (2019) • 4 di Figlio di Dio.47 La teología Giovannea completera la riflessione neotestamenta-ria nella linea indicata dal saggio Ben Sira e soprattutto dai redattori di GII: dando precedenza all'amore sul timore, la scuola Giovannea giungera ad affermare che l'amore scaccia il timore (1 Gv 4,17-18) additando ai credenti la perfezione e l'e-sempio di Colui che ci ha amato e ha dato se stesso per noi.48 Abbrevíazíoní a. C. - avanti Cristo cfr. - confronta ed. - editore edd. - editori es. - esempio Gl - versione breve GII - versione lunga lett. - letteralmente, pag. - pagina pagg. - pagine sec. - secolo v. - versetto vv. - versetti vol. - volume num. - numero del testo greco di Ben Sira del testo greco di Ben Sira alla lettera Ríferímentí bibliografici Fonti Beentjes, Pancratius Cornelius, ed. 1997. The Book of Ben Sira in Hebrew: A Text Edition of All Extant Hebrew Manuscripts and a Synopsis of All Parallel Hebrew Ben Sira Texts. 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Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht. 47 In particolare sui motivi del timore nella cristologia marciana, cfr. Matjaž 1999. 48 Vorrei esprimere il mio vivo ringraziamento al prof. Severino Bussino per aver letto il presente articolo e aver espresso il suo apprezzamento per la ricerca condotta. Maria Carmela Palmisano - Studio delle immagini e delle metafore... 907 Studi Beentjes, Pancratius Cornelius. 1989. Full of Wisdom is Fear of the Lord. Estudios Bíblicos 47:27-45. Bussino, Severino. 2013. The Greek Additions in the Book of Ben Sira. Trad. Michael Tait. Ana-lecta Biblica 203. Roma: Pontificio Istituto Biblico. Calduch-Benages, Nuria. 2011. Animal imagery in the hebrew text of Ben Sirach. In: Jan Joosten e Jean-Sébastien Rey, edd.. Texts and versions of the Book of Ben Sira, 55-71. Supplements to the Journal for the study of Judaism 150. Leiden: Brill. ---. 2015. Garment imagery in the book of Ben Sira. In: Markus Witte e Sven, Behnke, edd.. 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