ANNO XVIII. Capodistria, 1 Settembre 1884. N. 17. LA PROVINO DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Rptiiizioiic. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Riportiamo dall' Istria del m. d. il seguente articolo, meritevole di particolare riflesso : Lo Magistrali (li Capodistria e di Gorizia È tempo che ce ne occupiamo anche di codesti i. r. Istituti. Prima del 1875 ve n'erano tre delle scuole magistrali nel Litorale: una a Trieste, l'altra a Gorizia ed una terza a Rovigno. Allora il Ministero di pubblica istruzione pensò bene di concentrare queste tre scuole maschili in uua sola, colla sede a Oapodistria; istituendone una seconda per le sole femmine a Gorizia. E così fu fatto. L'organizzazione dei nuovi Istituti doveva effettuarsi secondo ìe norme stabilite dall'Ordinanza ministeriale 16 alaggio 1874. riflettente appunto l'ordinamento d?lle scuole magistrali. Vediamo un po'come è seguito codesto ordinamento. I quattro corsi delle magistrali furono divisi in tre sezioni, equivalenti ai tre idiomi parlati nel Litorale : cioè : italiano, illirico (croato), e sloveno. Ragionevolmente si dovrebbe supporre, che gli alunni inscritti in questa o quella sezioue, dovessero anche venire istruiti nelle prescritte materie in quella particola!' liugua a cui per nazionalità appartengono. Ed ecco invece rispetto alla lingua d'istruzione, come fu distribuito l'orario. La religione, la geografìa, la storia, l'aritmetica e le scienze naturali furono impartite nelle lingue cosidette del paese — la pedagogia invece, si noti bene, la scienza delle scienze pei maestri, l'agraria, la calligrafia, il diseguo, il violino, il canto e la ginnastica furono insegnate in tedesca. E qui ci si offrirebbe il destro di motteggiar pasquinand» ; ma tiriamo via cheti pel nostro calle. Nè si creda che tutto finisca qui col tedesco. Ogni anno che 1' alunno avanza di un corso nell' Istituto, è costretto di apprendere in codesta lingua una o due delle materie della prima categoria, in modo tale che tmto l'insegnamento si chiude coli' essere impartito in lingua tedesca. La quale liugua poi viene naturalmente insegnita anche a parte in altrettante ore settimanali (crediamo 14), quante vengono concesse per tutti gli altri idiomi uiiti del Litorale. Dunque la scuola che deve apparecchiare dei maestri atti ad illuminare un giorno le menti delle giovani ge- nerazioni italiane, slovene e croate, e spezzar loro il pane quotidiano del leggere, scrivere e far di conti, non apprendono nè l'italiano, nè lo sloveno, uè il croato, ma una lingua, che non è parlata da nessuno, o da rarissimi, dei giovani candidati alle Magistrali, la tedesca infine! Dunque le Magistrali di Capodistria e di Gorizia ! faranno forse dei pedagoghi, nello stretto senso della ; parola, ma non mai dei veri maestri o maestre atti ad | impartire l'istruzione in una delle lingue per cui sono abilitati ad insegnare. La deduzione ci pare strettamente logica: ed i fatti sono là a comprovarcelo. Da ciò scatta naturalmente al pensiero: codesto ordinamento delle Magistrali di Capodistria e di Gorizia nou fa i pugni forse coli' Ordinanza ministeriale succitata? Non,,ioffende il famoso ,*;9f-della fondamentale dello Stato? Non contraddice, infine, allo | stesso programma ministeriale, intento, come si dice ; dalla stampa officiale e officiosa, alla conciliazione delle ! diverse stirpi che popolano la Monarchia austro - unga-jrica? — Non chiediamo la risposta agli interessati ma j agli stessi ministeriali. Certo si è che 1' opinione pubblica tosto si è com-| mossa, poiché furono aperti e fatti funzionare i due Isti-| tuti magistrali, subito nel primo anno scolastico 1875-76. ! E la nostra Giunta reclamava, prima ancora che venis-i sero fondate codeste scuole, in quanto trovasse, e giu-! stamente, viziata 1' organizzazione loro, che si basava ad ! una molteplicità di lingue d' insegnamento. Diffatti si pensi un po' che babilonia non dev' esser quella, dove si parla alternativamente e promiscuamente e io sloveno, e il croato, e il tedesco, e l'italiano — e non solo fra i maestri, (chè ce ne furono di quelli che non conoscevano neppur per discrezione l'italiano !) ma fra gli alunni ; e non solo dalle cattedre, ma nelle relazioni vicendevoli. Insomma, eh; vuol conciarsi il cervello per le feste, vada alle Magistrali di Capodistria, o in quelle di Gorizia, che sarà servito. Molti, infatti, che volevano candidare pel magistero — e saranuo stati per avventura i migliori — furono perciò solo trattenuti dal concorrervi. Che se, malgrado tutto, quegli istituti si sono in qualche modo sostenuti, ciò si deve ascrivere al fatto che i concorrenti erano allettati dagli stipendi, che in gran copia si smaltivano. Così nel Rapporto dell' Ispettore scolastico provinciale inserito negli Atti della Dieta del 1883 troviamo, che su 81 allievi delle magistrali di Capodistr» nell'anno scolastico 1881-82, ben 67 godettero dello stipendio di fior. 100, ed oltre, 1' uno così nel Rapporto dell' anno succesivo, su 74 allievi, ben 66 furono gli stipendiati. e 2 i sussidiati. I Allora, cioè nel 1876, la nostra Giunta proponeva di staccare la sezione slovena dall'Istituto di Capodistria; di restituire le magistrali italiane a Trieste, e d'indurre il Ministero a creare una seconda magistrale a Gorizia con lingua d' insegnamento italiana e slovena. — P,ur troppo la Giunta provinciale di Trieste non fu allora del parere della nostra; se non in quanto venissero reintegrate le Magistrali a Trieste in lingua italiaua. Anche la nostra Dieta se ne occupò dell'argomento e il Comitato scolastico della sessione dietale del 1876 faceva le seguenti due proposte: 1. La Giunta provinciale viene incaricata di reclamare al Ministero nel senso che il piano d'insegnamento delle Magistrali di Capodistria e Gorizia sia reso conformo all' Ordinanza ministeriale ecc., e che in ispecia-ìità, la lingua tedesca non sia impiegata nelle dette scuole come lingua d'istruzione, ma soltanto impiegata cóiiio materia d' obbligo. 2. La Die a provinciale esprime il voto che la sezione slovena sia levata dalla Magistrale di Capodistria, e che sia ristabilita la soppressa scuola Magistrale maschile iu Gorizia colle due sezioni italiaua e slovena.' 11 Ministero rispondeva coppe a queste proposte in quanto al sistema d'insegnameuto soggiungeva; che „i maestri devono essere bene istruiti ed animati da sentimenti di patriottismo austriaco, perciò e.-sere necessario che gli allievi-maestri si approprino una sufficiente cognizione e speditezza nell' uso della lingua tedesca allo scan<> di .offrire ai giovani maestri un ul-jlJoo, ; cue norta a , * », » .a (I, t- tenore mezzo per progredire nella lorir cottura e ai aprire ai medesimi un campo più vasto per la loro pratica attività." Anche qui si potrebbero fare lunghi e significanti commenti ; ma noi ci limiteremo a dire semplicemente, che con un tal sistema si offre ai giovani di imparare... niente affatto, compresa la lingua tedesca; colla quale, del resto, non andranno poi ad istruire i tìgli dei contadini nelle campagne, uè i tìgli dei borghesi nelle città. Di fatti, basta avvicinare, non diremo tutti, ma i più dei nostri maestri, per accorgersi subito che non sanno neppure balbettare il dialetto, scapitando in tal modo di autorità, e rendendosi precisamente ridicoli in faccia a chi li ode. Che se havvi taluno che tanto e tanto si fa rispettare per la coltura; ciò si deve alla privata sua diligenza, all'individuale suo amor proprio, e uon già a quel poco che gli fu insegnato alle magistrali. Ed iu vero, come si apprenderà la lingua tedesca da un italiano, da uno sloveno e via, se non conosce ancora neppure la sintassi della sua madrelingua; uè saprà conseguentemente, non diremo elaborare un rapporto o architettare un compito, ma neppure vergare uua lettera seuza strafalcioni da inorridire? Ma dato pure che si voglia far apprendere ad un candidato al magistero una seconda lingua, oltre la propria, sarebbe consulto piuttosto, al nostro modo di vedere, di fargli apprendere una delle dette lingue parlate qua e là nel Litorale, in quanto con ciò gli si faciliterebbe il modo, se uon altro, di concorrere a quei posti, dove la lingua d'istruzione è mista. Nè le proteste e i reclami — per ritornare a bomba — si limitarono agli da noi già annunziati; si ritornò alla carica nell'anno 1877; poi nel 1878 e via via; ma le proteste e i reclami rimasero sempre inesauditi. Eppure il Ministero ha riformato, dopo ripetute rimostranze, ed in conformità a quanto qui si ripete, le | Magistrali di Lubiana, ed ora sta riformando anche quelle di Marburg. Perchè non si otterrà anche noi altrettanto ? Che se si pensa ancora che le Magistrali di Capo-! disUia e Gorizia costano la cospicua somma di 58,500 i fior, non si potrà invero uon rammaricarsi degli scarsi frutti, quando si avrebbe diritto d'attendersi molto di più. Le Magistrali di Capodistria e ili Gorizia adunque, ! non solo uon corrispondono affatto al loro scopo, ma sono ! senz' altro di danno pubblico. Urge perciò di porvi riparo al più presto: sia per innalzarne il prestigio, ormai to-| talmente perduto: sia per renderle atte a prestare quei servigi al paese, che souo reclamati dalla loro stessa particolare missione. E per oggi facciamo punto. Storia, latria, l So il cinesi si Servo! n • ) Io dico seguitando, che finora, per quante ri-: cerche abbia fatto, nou mi fu possibile di trovare | alcun documento provante la immigrazione nell'Istria j di Soncinesi. Non perciò il fatto è meno certo, per-| chè. rimane sempre il documento del codice diplo- . pa'"" ! matico istriano. E vero interessava più a noi di ! notarlo, che ai Soncinesi, abituati da secoli a queste ! diserzioni di abitanti, obbligati dalle intestine di-j scordie a cercare altrove un rifugio. Ecco intanto un' altra prova dello stato de-! plorabile di Soncino nei secoli XIV e XV, con ! accenni alle frequenti emigrazioni, nel Lucius Son-| cinensis di Stefano Fieschi da Soncino dottore e I rettore dello Studio di Ragusa. E un lamento in | ferma di lettera diretta a Girolamo de Barbo parimenti di Soncino, e dottore in legge a Ragusa. E riportato per intero nella lodata storia di Soncino del Galantino Voi. Ili, pag. 257. Comincia così : Luctus Soncinensis seu narratio Rerum Son-cinensium. A. I). MCDLIII eclit. Iesus Maria. Stephanus Fliscus de Soncino Trimi doctor atrue Rector studii Mag. Comunitatis Civitatis Ragusii, peritissimo Legum doctori atque Inclito Aule Imperatoris Militi domino Hieronimo de *) Vedi Numero antecedente. Barbóbus de Soncino civi nobilissimo Soncinensi, optatam salutem desiderai, et amplissimum honoris incrementum exoptat. Segue uua lunga trascrizione di nobili famiglie o spente o trasmigrate. È naturale che il nobilissimo uomo non faccia menzione dei contadini e della poveraglia per avventura altrove chiamata come nel caso nostro. Un cenno lontano c'è però nel passo seguente. vTerminantur etiam aliae per-multae familiae, quae milii jamdiu a Patria absenti in mentem in presentìarum venire non possimi. Ceterum vero omnes Soncinenses familiae tam no-biles quam plebeje sunt maxime ex bellorum cala mitatibus conquassatae. E ita sunt afflictae quod ipsa Soncinensis presens patria neque ex pidchri- j tudine moeniorum, neque ex decore domicili or um, neque ex prestantia dignitatis hominum, neque ex splendore virtutum (pace presentium virorum Son- j cinensium loquar paucis exceptis equidem pre- \ stantibus atque optimatibus) cum pristina Sonci- ! nensi praestantia ulla quidem ratione videtur posse ì comparali. Pare adunque dimostrata la probabilità storica j della venuta dei Soncinesi a Servola anche con documenti di Soncino. Ed ora un corollario. L' autore del luctus era adunque Capo dello studio di Ragusa nel 1453. E uno. Egli dimostra la sua contentezza per la venuta a Ragusa di un altro Soncinate, Girolamo de Barbo. Verum jucunditas gratissimi adventus tui ad hanc fiorenti ssiìnam urbem Raguseam primarie, mi Hie-ronime, multum me Patriae molestiis affectum re-treavit. E dm*. Finalmente 1' autore del Luctm, parlando di Asè stesso in terza persona, ricorda il proprio padre Manfredo de Fieschi, modello d' ogui virtù morto i Ragusa. Defecit etiam ex hac vita in magnifica \gusea civitate, pridie Kalendas Martii 1453 lanfredus de Flischis de oncino genitor ecc. ecc.1) I tre. Tre uomini illustri di Soncino, un umanista ìlebre, un giureconsulto, ed un maestro, che, in 1) Il Ceruti nella Biografia Soncinate dice di lui, che amante qoiete si ritirò a Ragusa asilo di pace e di civil sicurezza. the vi fa pubblico precettare. Del figlio Stefano, autore del ictus, il Ceruti stesso dice che probabilmente morì pure a Ragusa. condegna penitenza d' un mio peccatuzzo, richiamo alla memoria dei Dalmati. Rammentino tutti sulla riva orientale dell' Adria donde venivano gli esempi di sapienza e di civiltà. P. T. PANFILO CASTALDI DI FELTRE MEDICO IN CAPODISTRIA Prima che la Provincia molto opportnnpmente riproducesse dal Giornale dogli Eruditi la Domanda del sig. F. P. (Belluno) intorno a Panfilo Castaldi da Feltre. io avevo privatamente comunicato la domanda stessa al sig. Andrea Tommasich, sapendolo possessore di interessanti memorie, di appunti, di note relative a cose istriane e capodistriane, fatte e raccolte da lui durante i lunghi anni che tenne posto nella secretoria municipale di Capodistria. E la fu (mi sia concesso il dirlo), una buona inspirazione la mia di rivolgermi precisamente a lui, perchè così vennero in luce fatti finora generalmente ignorati, che ridondano ad onore di Capodistria. e di due suoi cittadini (Brati e Grisoni). e allargano il campo alle ricerche e agli studi degli eruditi, specialmente agli studi dei chiarissimi Ab. Jacopo Bernardi e prof. Francesco Berlan") intorno al Castaldi stesso, all'invenzione dvv varaii/et'i'mobili e' alle origini della stampa in Italia. La risposta che il sig. Tommasich mi diede con lodevolissima sollecitudine e precisione io la cedo subito pel pubblico alla Provincia e al Giornale degli Eruditi, augurando che si succedano su questo e su quella altre ed altre domande sopra argomenti di storia e di cronaca istriana, a vincere la di lui ritrosia, a trargli dirò così di mano quanto ha raccolto e non ebbe, pare, opportunità od allettamento a pubblicare. — Io intanto come istriano gliene rendo oggi dal canto mio pubbliche grazie. Ecco la sua risposta: „Nelle carte dell'ex Minorità Giuseppe Tom-masich mio zio, mancato a vivi li 27 settembre 1854, nell'età d'anni 75, è stata rinvenuta una Memoria del Guardiano del convento dei Minori di S. Francesco di questa città, che fu il Padre Maestro Antonio Maria Cargnati, decesso li 12 agosto 1789 nell' età d' anni 64, Memoria del seguente preciso tenore :" „L' invenzione della stampa con caratteri mo-„ bili, per opera del medico capodistriano dottor «Panfilo Gastaldi, nativo di Feltre, e degli alemanni „Pietro Scheefer, Giovanni Faust e Giovanni Gut-„temberg, seguì intorno V anno 1440. Il nostro «convento conserva con ogni cura il Responsorio „eli S. Antonio di Padova e l'Orazione alla Saijta «Sindone, stampati in questa città dal suddetto I)r. «Gastaldi. Secondo l'opinione dell'Illustrissimo: e «Reverendissimo Inquisitore Padre Bernardino Frac-«cliia (morto nel palazzo dell'Inquisizione attiguo «al nostro chiostro, li 19 Giugno 17*16, ad ore «6 di notte, nelle mani dei Padri Maestri Fran-« cesco Antonio Peracca da Muggia, Guardiano e «Benedetto Suatti, dopo 30 anni di soggiorno in «Capodistria), sono i primissimi saggi della stampa «che questa città, per la prima in Italia, diede «alla luce, al tempo del vescovo diocesano Gabriello «Gabrielli b) (1448-1468), dei vescovi di Trieste, «Antonio Goppo (1451-14S7), — di Pedena, Cor-«rado (1403-1467), — di Parenzo, Placido Bene-,,detti, (1457-1468), — di Pola, Giovanni Die-«niani, (1456-1483), — di Veglia, Fra Nicolò „(1457-14S4,) — di Ossero, Andrea Calderine «1463-1464), del sommo Pontefice Pio II (1458 ,,1464), — e del Doge di Venezia Cristoforo Moro «(1462-1471). —Il Gastaldi venne coadiuvato nel-„1' impresa dai Giustinopolitani Sardo Brati e Fran-«cesco Grisoni." A questo punto il sig. Tonnnasich cortesemente soggiunse : ., Colivi "iViSL^a di non farle cosa discara le comunico anche 1' estratto di una attestazione del Vescovo Gabrielli riportata dal D.r Prospero Petronio nelle Memorie Sacre e profane dell' Istria (MS. del 1680-81) e stampata poi nel 1700 dal nostro Vescovo Paolo Naldini nella Corografia ecclesiastica della città e diocesi di Capodistria, alle pagg. 238 e 239. «Gabriel Dei et Apostolicae Setlis Gratia E-piscopus Justinopolitanus. " «Universis et singulis praesentes Litteras, seu praesentium transumpta inspecturis Salutem in Domino sempiternam Universitati vestrae notum facimus per praesentes, quod dum sedereiuus in nostro Episcopali Palatio, comparuit corani nobis Rev: in Cristo Pater, et Dominus Cristophorus de Iustinopoli S. Th. Magister, et totius Ordinis Fratrum Servo-nini S. Mariae Prior Generalis, et nobis exhibuit atque praesentavit quasdam litteras Apostolicas Santissimi in Christo Patris, et Nostri, Domini Nicolai divina providentia Papae V, bullatas vera Bulla plumbea in filis de serico croceo, et rubeo, more Romanae Ecclesiae, quas litteras vidimus, et dili-genter inspeximus illas sauas esse, atque illaesas, non vitiatfts, non mutilatas, sed oinni prorsus vitto suspicioneque carentes, quas legi fecimus de verbo ad verbum etc. etc." (e.) «Actum, et datum Justiuopoli in nostro Episcopali Palatio, praesenribus exymio Dottore D. Magistro Pamphilio de Gastaldis Phgsico salariato in Civitate Justinopolis, nec nou egregijs Viris D. Philippo de Pola, D. Stephano de Sabinis, D. Francisco Grisonio, et D.Sardo de Bratis Te-stibus sub anno 1461. Indictione 9. die Lunae, 21 Mensis Septembris, Pontificati^ Santissimi in Cristo Patris, ac D. Nostri Pij Divina Providentia Papae II anno tertio". «Ego Joannes de Vida quondam Antonelli de Justinopoli Publicus Auctoritate Imperiali Notarius, nec non ejusdein Reverendissimi Episcopi Cancella-rius, etc. etc". Questo è quanto il sig. Andrea Tonimasich ebbe la cortesia di comunicarmi in risposta alla domanda del sig. F. P. (Belluno). Ora sarebbe desiderabile che il sig. F. P. ci spiegasse a sua volta come sia che il Cambruzzi ed altri autori Bellunesi e Feltrini nominarono sempre il Castaldi come Giureconsulto e Poeta o maestro nella sua natale città, dotto uomo, nobile cittadino, mai medico e meno che mai medico fuori di Feltre. Renda pubblici, in grazia, i documenti o gli indizi che gl' inspirarono la bene augurata domanda. D' altra parte poi è desiderabilissimo che si apra in Capodistria una gara per indagare dove ' sono attualmente i due preziosi inclinabili indicati dal Padre Bernardino Fracchia, cioè il Responsorio di S. Antonio di Padova, e 1' Orazione alla Santa Sindone. È da tenersi per certo che il Convento j dei MM. CC. di S. Francesco avrà continuato a conservarli con ogni cura anche dopo la morte del Guardiano Padre Cargnati e fino alla sua soppressione avvenuta nel 1806. Ma allora? . . . Speriamo che non sieno stati I gettati fra le carte inutili, ma raccolti forse da qualche pio Monaco e passati in altro convento. Chi sapesse adesso scoprirli, additarli, diverrebbe / altamente benemerito degli studi patri. — Essi ' forse potrebbero divenire argomento e prova pe-^ rentoria alla rivendicazione cui intende con tenacità di proposito, con vasta erudizione e con raro a-cuine di critica il sullodato prof. Berlan. Urinami Venezia Agosto 1884. T. L. j Note, (a) Panfilo Castaldi da Feltre e V invenzione dei caratteri mobili per la stampa. Memoria stesa da Monsignor Jacopo Bernardi. — (Milano Stab. Civelli. 1865). Prof. Francesco Berlan. La invenzione della stampa a tipo mobile fuso, rivendicata all' Italia. (Firenze, Tip. Galletti e Cocci 1882). Vengo assicurato jioi clic lo stosso prof. Burlali ha sotto i torcili qui iu Venezia altro studio sullo stesso argomento, e che da mano con molta alacrità a compiere la già promessa Storia della Tipografìa in Italia. (b) I numeri posti fra parentesi indicano il tempo durante il quale stettero in carica i Vescovi, il Papa ed il doge qui nominati. Furono aggiunti da me perchè il lettore possa, senza distrarsi in altre ricerche, dedurre subito coi confronti l'epoca nella quale sarebbero stati compiuti iu Capodistria i primi saggi del nuovo trovato. (c) L'attestazione vescovile riguarda argomento estraneo al Castaldi e alla stampa. Se ne riportò anche la premessa soltanto per rendere più evidente F autenticità della chiusa nella quale figurano da testiinonii col Castaldi anche il Brati e il Grisoni. ,„„,., ......... ; s.,t, /.'!''!'V- -Xiifc Podestà e Capitani di S. Lorenzo del Pasenatico Spettabile Redazione, Le spedisco la presente serie di Podestà Capitani di S. Lorenzo del Pasenatico da ine tratta dai documenti pubblicati dal Minotto e da quelli dell' Archivio Veneto, della raccolta Luciani. La serie dei Podestà Capitani di S. Lorenzo non figura nel libro delle Indicazioni ecc. del Kandler, perciò credo che la presente per quanto mancante potrà essere di qualche giovamento per chi in seguito vorrà aumentarla. Anuo 1294 Gabriele Minio » 1310 Marco Bellegno n 1312-28 Marin Faliero (divenuto poi Doge) » 1322 Tomaso Barbarigo n 1325 Marco Morosiui V 1330 Zilbertino Giustiniani » 1331 Giovanni Contarmi lì 1335 Andrea Corner n 1345 Simone Dandolo (fu anche cap. gì in Istria) lì 1346-47 Nicolò Loredauo » 1348-49 Marco Sorauzo r» 1350-55 Giovanni Querini ■n 1367-82 Domenico Michiel V 1376 Leonardo Contarmi 1389 Marino Storlado » 1392 Pietro Querini lì 1454 Lodovico Loredau Pisino 24 Agosto 1884. C. D. F. UnT otizie Col 31 dicembre p. v. andranuo a cessare le impegnative prese dal periodico L'Istria che si stampa a Parenzo. Ma noi siamo certi che i nostri comprovinciali sosterranno anche iu avvenire un periodico tanto benemerito, che è fatto specialmente pel popolo e che fra il popolo viene gratuitamente smaltito, avendo di mira il suo reale e civile progresso. Il numero 16, 25 agosto a. c., del periodico capodi-striauo Patria, venne sequestrato per ordine della locale autorità politica. Lettere agricole istriane. il La specializzazione nelle coltivazioni, di cui feci cenno nell' ultima mia, non è uua novità per la nostra provincia ; ne abbiamo già delle belle prove evidenti in varii territori per la coltivazione della vite, significandoci che la rispettiva utilità è stata già esperimentata, e ritenuta per buona massima nelle coltivazioni. Ma j mentre la vite ricompensò largamente le cure del coi-j tivatore, quest' ultimo si dimenticò quasi le altre colti-| vazioui di cui prima servivasi e che gli erano per buon dato ri numeratrici. La coltivazione che più ne sofferse di questo abbandono, è quella dell' ulivo. Questa pianta, se trascurata colla concimazione, colla lavorazione de! terreno e I colla potagione, non può dare il prodotto corrispondente ; al capitale impiegato ; epperciò non è a meravigliarsene se tutti i proprietari di ulivi non facciano che lamen-' tarsi del prezioso albero di Minerva, Quando il possidente istriano dice che 1' ulivo non rende, credesi giustificato dall' abbandono in cui lo lascia, ma noi 11011 possiamo fermarci a questo ma piuttosto dobbiamo trovare le cause di codesto esiguo prodotto. Secondo il mio parerò due sono le cause principali della crisi attuale della olivicoltura: la prima risiede nella nessuna o, se fatta, irrazionale potatura; la seconda nella confezione dell' olio. Un illustre agronomo toscano disse che 1' ulivo devesi potare col temperino, e con ciò intendeva dire, che la potutura deve essere assidua, possibilmente annuale, per evitare grossi tagli, e fatta con la maggior cura. Osserviamo invece come vien fatta questa potatura ! da noi. Una mannaja, un coltellaccio, di rado la roucela, ' ecco gì' istrumenti adoperati per tagliare dopo 5 anni i | rami vecchi dell' ulivo. Mai e poi mai si pratica nella ] pianta un taglio razionale, cominciando dalla giovinezza dell' ulivo, allo scopo di averlo ben arcato nei suoi rami o per donargli una forma a vaso la più adatta e la più conveniente sia per la produzione che per il risparmio di mano d' opera nelle successive necessarie potature e nello stesso raccolto. Se vogliamo che 1' olivo ci renda bisogna che miglioriamo anche i sistemi d' deificazione, perchè la bontà ed il prezzo dell' olio uon dipende dalle varietà d' olivi che coltiviamo ma dal modo con cui viene ottenuto. Ed invero oggi non ci si può capacitare, come mai si continui ancora a confezionare 1' olio al modo istesso che lo facevano i nostri antenati; mentre ci corre dinanzi agli occhi 1' esempio di molte provincie italiane, che in pochi anni seppero proprio redimersi economicamente confezionando i loro olii, così da invadere per la molta ricerca tutti i mercati d' Europa. Oltre la scieuza agronomica che ha fatto dei veri progressi nell' industria dell' oleificazione, c' è la meccanica ancora che ci offre a minimi prezzi delle macchine colle quali si possono ottenere dei mirabili risultati nella confezione dell' olio. Altre coltivazioni che ora si possono dire incipienti nella nostra provincia, potrebbero arrecare degli immensi vantaggi economici; citerò quella degli alberi da frutto. La natura dei nostri terreni, la possessione in parecchi luoghi molto frazionata, il clima e da ultimo un importantissimo sbocco commerciale, quale è quello di Trieste, tutte queste condizioni a noi favorevoli ed essenzialissime per la coltura dei frutti, dà a prevedere che la frutticoltura da uoi potrebbe essere sorgente di risorse non indifferenti. Fino ad ora molto pochi sono fra noi i coltivatori che si diedero con passione alla frutticoltura ; quei pochi però, giova dirlo a sprone dei molti, o increduli o indifferenti, ne sono molto contenti per i risultati ottenuti. Ma anche per la frutticoltura dato, sempre che la si volesse, come dovrebbesi erigere, a vera industria — bisogna prima formarsi un piano prestabilito e seguire delle norme di didattica rurale speciale, senza le quali essa difficilmente arrecherebbe dei vantaggi reali, quali alcuni credono di potersi ripromettere dal semplice fatto della moltiplicazione delle piante. Queste norme si potrebbero riassumere uella semplice forinola .Produrre il migliore dei prodotti nell'epoca più vantaggiosa, ed ottenere il massimo del prodotto netto rispetto alla superficie coltivata." Procuriamo brevemente di svolgere questo precetto. Nelle nostre campagne, piante da frutto coltivate qua e là senza ordine e spesso senza criterio, ne abbiamo parecchie ed alcune di qualità non spregevoli, lo penso: se invece di avere 100 piante da frutto di cui appena 10 sono di qualità pregevoli, ne coltivassi soltanto 50, ma tutte d' una stessa qualità, ottenei di poter porre una data epoca sul mercato delle frutta uon solo in quantità ma di qualità tale, da potersi vendere ad ua*^rezzo certo Siifìei'ìoTé a quello che si ha oggigiorno. La rovina a cui va soggetto il nostio commercio di frutta è adunque in gran parte causato : 1. dalla moltiplicità della vendita di frutta. 2. dall' epoca in cui vengono portate in commercio le frutta, epoca comune a taul.e altre varietà. Se noi invece abbiamo p. e. una varietà di pesche che matura 8 giorni prima del consueto, è sicuro che in qualunque piazza otterremo maggior denaro, che se ne portassimo 10, quindici giorni dopo. Perciò condizione essenzialissima deve essere quella di scegliersi delle varietà buone, poi di limitare codesta vaiietà alle più confacenti al terreno, al clima, alla posizione ecc. Il massimo di prodotto netto, rispetto alla superficie coltivata, lo si otterrà anche qui piantando essenzialmente le essenze fruttifere riunite in un appezzamento di terreno, ciò che usualmente si chiama il frutteto. Avendo riunite più qualità, la coltivazione può farsi più perfettamente e sollecitamente. Fra le cure di coltivazione noto anche qui che la preferita deve essere quella delia potatura. La quale nella nostra provincia è conosciuta da pochi, anzi si potrebbe dire sia sconosciuta. La causa forse di questo abbandono potrebbe scaturire dal fatto, che fino ad ora il raccolto delle frutta è stato considerato quale un prodotto del tutto avventizio che raramente si vende, e che il più delle volte serve a fornire soltanto la mensa domestica. Uu altro ramo importante dell' industria agraria, i di cui prodotti troverebbero facile smercio, è I' orti- coltura. Ma per questa non tutte le regioni dell' Istria souo adatte, se si pensa che ci fa difetto 1' essenzialis-simo degli elementi per 1' orto, cioè 1' acqua. Malgrado ciò. possiamo esibire anche noi dei territori, come sono quelli di Capodistria, Isola e Pirano. dai quali si ricava ogni anuo uu considerevole lucro. Pirano, a cagion d'esempio, da pochi anni si fa distinguere per le sue fragole, che sulla piazza di Trieste hanno acquistato una certa rinomanza. Finirò questa seconda corrispondenza, con una pro-| posta che mi sembra di facile attuazione e che potrebbe ! anecare dei vantaggi. Abbiamo visto che tanto l'olivo quauto le piant» i da frutto sono poco e male, n punto potate, e che perciò i prodotti relativi sono deficienti. Io credo perciò che I potrebbe giovare di far venire annualmente dei buoni potatori d'olivi dalla Toscana, i quali lavorando assieme : ai nostri campaguuoli insegnerebbero praticamente il modo ! di eseguire codeste potature. Sono sicuro che molto presto i nostri riacquisterebbero tale pratica utilissima. Altret-; tanto potrebbe farsi pei frutti. Se io fossi uu grande proprietario della provincia, : non esiterei uu sol momento dal farmi venire un potatore per mio conto, oppure mi assoderei a due, tre altri proprietari, con che la spesa sarebbe diminuita. La vicina Dalmazia già da parecchi anni fa venire dei potatori Pisani, per istruire praticamente i propri ! contadini. È la stessa Luogotenenza che li fa venire, ! prendendo degli accordi coi l'istituto superiore d'agricoltura j a Pisa. Noi ispirandoci a quell'esempio, facciamone nostro | prò, e senza aspettare che le autorità superiori provvedano ; chi sa quando, uniamoci privatamente e faremo cosa utile a noi ed al nostro paese. D. Dr. T. Appunti bibliografici Programma dell' I. B. Ginnasio superiore di Capodistria. Anno scolastico 1883-84. Capodistria | Carlo Priora 1884. La prima parte del Programma contiene un — cenno storico sulle recenti riforme delle scuole medie iu alcuni stati d'Europa — del Direttore ginnasiale cav. G. Babuder. M'affretto a dirlo, I non è uno di quei soliti scritti che, data occasione, i professori cavano dal fondo del cassetto, memorie, appunti di studi fatti all'università; ma uu lavoro erudito ed opportuno che getta non poco lume sulle questioni urgenti. La grande questione didattica che agita oggi gli educatoti in tutti i paesi del mondo civile è questa : Nelle scuole mezzane deve prevalere più il classicismo o il realismo? E non si potrebbe in un istituto unico, almeno nei primi quattro anni, condurre l'istruzione comune in modo, che il giovinetto, già iu età di mostrare la sua inclinazione, potesse quindi risolversi o a dedicarsi agli studi classici nei Licei, o nelle reali superiori alle scienze^ per trovare quindi aperto l'adito alle università? Posta così nettamente la questione,- l'autore prima di tutto dimostra il perchè della questione stessa, che non è già un'alzata d'ingegno di pedagogisti, ma è sorta dai nuovi bisogni della società, dalla prevalenza del terzo stato e dai diritti della borghesia. Non si tratta più, come cinquant' anni or sono, di tenere aperti collegi e licei a benefizio di nobili e ricchi, per ottenere un grado accademico ; è tutto un popolo che reclama il suo buon diritto all'educazione. Passa quindi in rivista il chiarissimo autore i' immensa cateua di nuovi metodi, sistemi e piani come si dicono in Austria, é programmi come italianamente si noiniuauo, immaginati, discussi, approvati, nei vari stati d'Europa. dagli ordinamenti prussiani fino alle cosas de Spagna, cou la guida del Folli — Le scuole secondarie classiche staniere ed italiane. Certo che dovendo dire di metodi e di programmi diversi ci sarà qua e là qualche inesattezza; e il Babuder ne lascia la responsabilità al Folli. Così la tabella dell'orario pei Licei e ginnasi italiani non è esatta, (pag. 12) Per recente decreto nella terza classe del ginnasio s'insegna storia naturale. Ed anche non è vero (pag. 47) che nelle scuole tecniche d'Italia il tedesco sia materia di obbligo ; d'obbligo invece è il francese. È naturale che il direttore Babuder si trattenga a esaminare i metodi germanici, della Prussia specialmente, ritenuta maestra, e dell'Austria che in gran parte ha accolto nelle scuole mezzane il movimento tedesco, non ad occhi chiusi però. Anche largamente vi è trattato del così detto Ginnasio reale con cui si tentò di conciliare forse l'inconciliabile, mettendo in buon accordo classicisti e realisti ; ma che non potrà far certo buona prova. La parte migliore ed utilissima anche pel Regno d'Italia (ed io farò del mio meglio a diffonderne la conoscenza) si è la succosa esposizione di tutte le critiche fatte in Germania ed anche a Vienna ai vigenti sistemi. Dico utilissima, perchè anche nel Regno ci sono fautori della scuola unica, che vorrebbero buttar tutto sossopra. (Vedi Le riforme scolastiche in Parlamento. Questioni urgenti dell'Avv. Celso Fiaschi. Nuova Antologia 15 Novembre 1883). Alcune accuse il Direttore Babuder ribatte e con ragione ; di altre implicitamente riconosce 1' aggiustatezza. E si riducono a queste due principali 1. la mania dello specialismo, 2. la nessuna pratica pedagogica dei candidati professori. Sono piaghe pur troppo anche delle scuole del Regno. A queste due mi permetto di aggiungere una terza. — La tenera età degli allievi che. entrano impreparati nei ginnasi. In quanto al primo, interessantissimo è il giudizio espresso dal signor ministro sassone Dr. de Gerber nella questione delia Uberburdung, che egli, come altri pedagogisti tedeschi, riferisce non tanto al sistema di studi, quanto piuttosto al metodo d'insegnamento. „La filologia, egli dice, è oggidì non più la cultura, umanistica dei tempi passati, la quale a mezzo dello studio dei classici antichi, dovea guidare il giovane mano mano a conoscere lo spirito dell'antica civiltà; ma è divenuta, uua dottrina linguistica sottile e difficile, che spinge gli studi grammaticali ad un punto che non si sarebbe sognato. Prevale oggi da per tutto la mania dello specialismo. Il docente ginnasiale diviene filologo, e precisamente grecista o latinista, e porta fino dalle prime questo suo studio speciale nella scuola, ove fa servire le mansioni del suo ministero a scopi suoi individuali di perfezionamento ne' suoi studi prediletti." Parole d'oro ! E si aggiunga che a cotesti specialisti, dopo aver intronato la testa del giovane con temi, affissi e suffissi, e squartata così il classico, non rimane alcun tempo per rilevarne le bellezze : l'educazione estetica è nulla con questi professori, Lo stesso si dica per le lingue vive. Lo specialista della scuola storica, solo intento a precisare anno e nomi, rimane freddo, impassibile, anche commentando un canto di Dante, e una canzone del Petrarca. Così avviene pure anche nelle scienze. E qui è necessario di ben distinguere: nelle scuole mezzane, come nelle elementari, la moltiplicità delle materie è necessaria, perchè ha uno scopo educativo, presta cioè al docente il mezzo per educare le. varie facoltà, e all' allievo 1' opportunità di mostrare così le particolari sue inclinazioni. Le varie lingue o scienze perciò non sono nelle scuole mezzane fine a sè stesse, ma solo hanno ragione di mezzo: tutto questo o non intende o trascura il professore specialista. Diremo meglio non intende, perchè, secondo guajo, il professore delle scuole secondarie (secondario per mezzano è invece sproposito della burocrazia piemontese) non possiede neppur gli elementi della pedagogia, benché abbia poi ad impartire l'istruzione a fanciulli di nove anni. Curiosa questa contraddizione! Per insegnare nelle scuole elementari, inferiori e superiori, si richiede dai candidati maestri che abbiano imbottito il cervello di norme sopra norme didattiche; ma per formare dei professori si ritiene sufficiente la scienza di ciò che hanno ad insegnare ; quanto al come insegnare de minimis non curat praetor. Buono è perciò il metodo proposto dallo Schrader (pag. 45). Finalmente un altro grave ostacolo al profitto nei ginuasi è la poca età del fanciullo. A nove anni la mente dell'allievo non è capace di ricevere una così varia istruzione da vari professori, come in Austria e in Germania, sia pure sotto la direzione di un capoclasse il quale, novanta su cento, è solo rappresentante officiale e burocratico dell' unità ed armonia nell' educazione. Ma anche con un professore unico, secondo il sistema italiano aura sempre l'inconveniente per difetto di cognizioni e sviluppo da una lingua viva, o bene o male appresa nelle elementari, è troppo rapido il passaggio ad una lingua morta. Alla chiusa il direttore Babuder, tornando alla questione principale dei classicisti e realisti, e della scuola mezzana unica, non dice esplicitamente quale sia la sua opinione, e c' è forse qnalche vuoto nello studio; pure si avvicina all' opinione del più volt" citato Schrade" che si potrebbe riassumere così: ripristinamento del ginnasio nella sua forma pura e semplice, idem per le scuole reali ; ad ognuno il suo. La questione, come si vede, è tuttora aperta. „I1 tempo, conchiude il Babuder, e la grande maestra della vita, che è 1' esperienza, la risolveranno nei modi meglio rispondenti al vero progresso sociale, che al postutto sta egualmente a cuore di tutte e due le parti, dei classicisti e dei realisti ]'. T. Varietà Il mais (frumentone) L'illustre professore Gaetano Cantoni, tenne non è guari una conferenza intorno al frumentone. Disse prima di tutto che 1' espressione più appropriata per denominare questa pianta è mais, a preferenza anche di granone, granoturco, melicone, melicotto ecc. In seguito disse che il mais è originario dall'America, e precisamente dal Messico; che nel 1560 dalla Spagna venne in Italia e che nel 1750 si diffuse nel Bresciano ; che è pianta molto produttiva, tantoché il contadino nou tardò a prediligerla; che fu causa di ad-deusamento nella popolazione e che è combattuta nou meno come sia difesa. Chi combatte il mais dice : Escluse altre coltivazioni o le restrinse, ad esempio il miglio, il panico e le fave, soffre la siccità; matura tardi; stagiona male; si conserva difficilmente; nutre poco; è causa della pellagra. — Chi lo difende soggiunge; Iu seguito alla predilezione del contadino, è causa del buon lavoro al terreno; della concimazione abbondante ; della mondatura del terreno dalle piante inutili e nocive; della porosità; del favore indiretto per il frumento; del inigliorameuto della rotazione; e poi, fornisce alimento, lettiera, combustibile e foraggio. Molti adunque souo i difetti ma uon pochi souo i pregi di questa pianta e la possibilità di rimediare ai difetti veri del prodotto incerto della maturazione tardiva e della pellagra, dipende, in gran parte, dalla volontà del coltivatore. Il prof. Cantoni pertanto, ammettendo che la siccità sia una principale causa dell'incertezza del prodotto, propose di lavorare presto e profondamente il terreno allo scopo di ammaga-zinare una certa quantità di umidità; di preferire le varietà precoci, basse e che portino la spiga in basso, e di provare le varietà bianche, le quali in certi casi resistono più che le gialle; poi disse come convenga fare la scelta in campagna ; prendere il seme da spighe essiccate coi cartocci, separatamente, sgranandole, mai battendole e dalla parte mediana della spiga: seminare in linea a giusta distanza e per pianta-mento; concimare in due volte, cioè, con stallatico al momento della lavorazione del terreuo e cou conci chimici iu copeitura, alla primi sarchiatura, non cimare, nè sfogliare; eseguire la raccolta a spiga beu matura e secca; conservare il prodotto, possibilmente, in spiga ; sgranare anziché battere, e sopratutto poi non battere di notte. Queste sono, per sommi capi, le norme che possono diminuire gli effetti di una soverchia siccità e quindi assicurare una data quantità di prodotto, e sono inoltre le norme che, bene osservate, potrebbero impedire i terribili effetti della pellagra. Ma, a proposito di questa pellagra e per meglio dimostrare come le norme indicate possano diminuire almeno i tristi suoi effetti, il prof. Cantoni osservò che se dove non si coltiva il mais uon esistono pellagrosi, vi sono pure provincie, dove lo si coltiva e lo si consuma, nelle quali il numero dei pellagrosi è insignificante. Nelle provincie di Pavia e di Novara, ad esempio, difficilmente è superala la cifra del 2 al 3 per mille. Ciò dipende probabilissimamente da uu complesso di cose, le quali appartengono però alla conservazione ed al consumo del mais. Della prima è già stato detto a sufficienza : per I' ultimo, osservò che il mais può essere consumato o come pane o come polenta. La polenta risente del calore su tutta la massa, e. venendo consumata subito, offre minori inconvenienti che il pane, il quale geueralmeute è fatto a pani grossi e cotto iu forni che dauno luogo ad un pronto indurimento della parte esterna. Questa crosta impedisce l'asciugamento della massa che trovasi nella parte centrale del pane, e questa, anche a completa cottura, è molle, umida e fredda, fonte certa di grandi mali. La cottura, anziché essere fatta con forni a calore che vada dal più al meno, dovrebbe essere fatta con forni che dessero il calore crescente ; i pani dovrebbero essere piuttosto piccoli e meglio converrebbe fare il pane quasi giornalmente che conservarlo. Facendo il confronto fra la composizione del pane di frumento e quello di mais, si ha che 1' acqua in quello di frumento vi si trova nella proporzione del 34 '/„ ed in quello di mais del 44 %, anche a cottura bene eseguita. Ciò spiega come sia necessario curare più che è possibile-la cottura, ed offre argomento a chi si occupa dell'igiene dei nostri contadini di raccomandare che i forni, cooperativi o no, nou abbiano a sfuggire alla sorveglianza. Nel pane di mais poi, in confronto a quello di frumento, ciò che trovasi in grande deficienza è 1' acido fosforico, per cui il professore Cantoni raccomandò il consumo di fagiuoli, fave e lenti, quali efficacissimi correttivi, ricchi di acido losforico e di materia azotata. F. F. UAt'OLMcjTRlA, Tipografia di Carlo Priora. Fietrv Mudouizza — Anteo Gravisi edit.e redat. responsabili.