ĐIC4%\ Xxv° /> - L’ INFANZIA V o in x V, ij®?' CAP0D1STRIA, 10 Giugno 1886. N. 11 Abbuonamento annuo fiorini 4 I semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. — Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amininis. • Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. — «À 11 periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi anteeipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria 10 Giugno 1886. „II Corriere di Gorizia" riferendo come la nostra Società politica, per molte ragioni e sopratutto per ragioni cTindole finanziaria, abbia nell' ultimo congresso generale a Rovigno rimesso la discussione del progetto d'istituzione d’ una società tendente agli scopi della „Pro Patria“ tridentina, all’ epoca in cui „l’efficace concorso di tutto il partito liberale italiano delle tre provincie consorelle Istria, „Trieste, Gorizia, potranno rendere attuabile V idea „santissima dell’istituzione di una società con programma speciale ed unico per la diffusione e difesa della lingua italiana in queste tre provincie" soggiunge : „Sappiamo per queste parole, come già il fatto dell’ astensione non ebbe 1’ approvazione dei nostri confratelli della stampa liberale istriana. E realmente, il procrastinare non è vantaggio. Ma poiché, per fare, la On. Presidenza della Società politica istriana aspetta il concorso dei Triestini e dei Goriziani, spetta a noi tutti darle questa assistenza e questo incoraggiamento ; ed è ciò che in tutti i tuoni vanno cantando i nazionali italiani di qui da molto e molto tempo. Mettiamoci all’opera, facciamo, che per dire s’è detto abbastanza!" Ora vedremo se al facciamo del „Corriere" sapranno generosamente rispondere i fratelli goriziani e triestini, sui quali solamente ci è ornai dato contare. Nell’ apatia fatale che domina tra noi e soffoca in germe ogni nobile proposito, quando — è doloroso, ma è forza dirlo — si tratti di por mano alla borsa, non ci può restare che la speranza di essere rimorchiati da loro a tutela di quei tesori inestimabili, che sono l’italiana nostra favella e civiltà. Nel Trentino — ove i tedeschi, cogli stessi alti appoggi, tentano quello che tentano tra noi i croati — hanno saputo passar tosto, senza dubbi e senza esitanze, dai detti teorici ai fatti reali. Colà gli uomini migliori, circondati e sorretti da quanti amano la terra che loro è madre e racchiudono nel seno un cuore aperto ai sensi del retto e del buono, inaugurano in ogni sito di qualche importanza gruppi locali dell’ associazione per la scuola; e con franchi, patriottici discorsi ridestano persino nelle incolte e immemori masse l’assopito sentimento nazionale. Ecco ad esempio ciò che tra altro disse il deputato Dr. Bertolini a Roveredo; ciò che, con lievi varianti, vorremmo poter dire orgogliosamente anche noi a magnanima disfida della propaganda croata : „ Constatando con vera soddisfazione che nel nostro paese, e specialmente in questi ultimi anni, sorsero molte associazioni a scopi di patriottica u-tilità, osservo però che giustamente l’onore del nome della patria fu riservato a questa, che tende alla intatta conservazione della lingua, segno caratteristico della patria. „Nessuno di noi vorrà disconoscere l’importanza di lingue straniere, sia pel maggiore sviluppo della coltura intellettuale, sia pei benefici materiali della vita: la lingua tedesca sotto l’uno aspetto occupa un posto eminente fra le europee, sotto l’altro aspetto, relativamente a noi, il primo posto dopo la lingua nazionale. „Stava nell’ ordine della natura, che mai non sorgesse questione di lingua nel nostro paese, ove il carattere ed i confini della nazionalità sono sì chiaramente delineati ; e vi stava pure che nelle nostre condizioni, dato un regime di libertà e di uguaglianza, aumentasse sempre il numero di coloro che dopo aver sufficientemente appresa la propria lingua, cercassero di apprendere la tedesca. „Ma quando fanatici emissari, austriaci e non austriaci, percorsero le nostre valli in cerca di tedeschi vivi o morti — quando si volle galvanizzare i cadaveri, falsificare nomi e fatti per venire alla conclusione teoretica di negare la nostra italianità, ed alla pratica di surrogare l’istruzione italiana colla tedesca — allora la coscienza nazionale mise un grido d’ allarme, che dalla pianura dell’ Adige risuonò fino alle vette dei monti, e trovò un’ eco nella costituzione della nostra società. „È una lotta, signori, non provocata da noi, che non ci siamo mai ingeriti nelle scuole od altro dei territori tedeschi : una lotta elio ci fu forza accettare a legittima nostra difesa. „In questa lotta stanno contro di noi associa- zioni organizzate sopra vastissimi territori, e fornite di mezzi pecuniari impossibili a raggiungersi da parte nostra — stanno le giornaliere calunnie della stampa avversaria, dirette ad ingannare il popolo tedesco e l’i. r. governo sulle nostre intenzioni, da loro dipinte come avverse alla nazione ed alla coltura alemanna e persino all’integrità dellTinpero — sta infine (doloroso a dirsi) 1’ apostasia di taluno del nostro sangue. „Ma per noi stanno i principii delle leggi fondamentali dello Stato, ed al di sopra ancora, quelli dell’eterna giustizia, che non possono venire alterati 0 soppressi. „Della nostra concordia ci sono arra le numerose adesioni ad ogni gruppo della società ormai diffusa per tutto il Trentino ; se alla concordia uniremo la costanza giova sperare che della nostra società come della patria, che ne è 1’ emblema, si potrà dira : Plus pressa plus surgit auxilium ab alto.“ Concordia e costanza ! Sante parole, sublime connubio, che pongono il Trentino ben più in alto di noi, che pur pretendiamo, presuntuosi e vani, di stargli al paro in aspirazioni e patriottismo. Oh, fosse vero ! La causa dei maestri m. Gutta cavat lapidem . . . „Senza orgoglio, senza pretensioni, negletti e fors’ anche disprezzati, voi preparate l’avanzamento morale ed intellettuale della generazione futura, i cui teneri rampolli sono confidati alle veste cure. Se il fate con amore, con pazienza, con fiducia, siate benedetti ! Il mondo non vi conosce, ma vantaggia delle vostre fatiche." Così s’ espresse l’illustre Cesare Cantù, il quale tanto ebbe a cuore i progressi dell’ arte educativa, e precisamente nella dedica della prima dispensa del suo corso di letture giovanili, che, per segno di stima e di benevolenza, volle intitolare nel 1837 all’utile classe dei maestri elementari. — No, il mondo non conosce appieno 1 maestri neanche oggidì; perchè se li conoscesse, li apprezzerebbe assai di più, e li rimeriterebbe assai meglio ; non commetterebbe il grande errore di crederli di poco studio, di limitato sapere, di sul luogo, e restò molto sorpreso al vedere scendere da una carrozza un’ uomo assai bene in arnese e dirigersi al luogo dell’ asta. Come gli fu vicino, lo salutò con garbo e, signore, gli disse, siete anche voi uno degli offerenti ? — Si, 1’ ultima grida di_4500 fini rn’lia fatto venire la voglia di comperarla. È stimata 10000 fini e ci resta un bel margine dall’ultima grida. —• Non vi lasciate ingannare dall’ apparenza. 1 periti, mossi da compassione, hanno stimata la casa assai più di quello che vale. — Sarà, ripigliò l’altro, e perciò io non andrò più in là degli otto mila — Caro signore, farete un cattivo affare : comperata la casa, vi converrà spenderne altri tre mila in restauri. —• Non credo che sia così in malora ; vedo invece che voi la uccellate per far 'un bel guadagno, e tentate d’ impedire che altri vi facciano concorrenza. Io, disse Fortini, non tento d’impedire che altri guadagni, ma procuro che mi lascino guadagnare — Ebbene, parliamoci chiaro. Un guadagno voglio farlo anch’io. Quanto mi date acciocché mi ritiri ? — Cinquecento fiorini. — Come, voi ne guadagnate cinque mila, ed avete la coscienza di offrirne a me cinque cento? Datemi mille fiorini e mi ritiro. Ebbene, soggiunse Fur-tini, ve ne darò mille, benché sia troppo. — Ne restano quattro volte tanti per voi. E quando me li darete ? — Quando la casa sarà mia. — Oibò. signore, non sono tanto gonzo di fidarmi d’ una promessa a parole e senza testimonii. — Vi pare ? queste cose si fanno in secreto. — Ma due dei vostri confidenti . . — Io non ho confidenti, e non mi fido di nessuno. — E volete ch’io mi fidi di voi ? Se non volete compromettervi, fatemi una dichiarazione di essermi debitore di fini mille, impegnan- NOYELLA (Contin. Vedi N. 7) Comparve nel vanno dell’ uscio un uomo di alta statura, magro assai ma nerboruto, una guancia solcata da profonda ferita rimarginata, baffi grigi che si confondevano coi lunghi mustacchi. Portava in testa un arnese che si poteva prendere per un caschetto, indossava una logora montura da caporale, avea calzoni bianchi e stivali lustrati. Si fermò ritto, ritto e fece il saluto militare. — Avanti, avanti, gli gridò 1’ avvocato: ti sei vestito di parata per farci onore. Siedi là, Carlo. Hai pranzato ? — Come il solito, disse con un sospiro. — Ebbene un po’ di zuppa non ti farà male. — Carlo si mise all’ opra come un lupo affamato. Agnese lo guardava incantata. — Signor Carlo, perchè tanta fretta, come se temeste che alcuno vi porti via le pietanze : vi farà male. — Eh, signorina, non mi fa male, no ; eh è noi soldati dobbiamo mangiare in tutta fretta. Se sapeste quante volte m’ è toccato in sul più bello del desinare udire il tamburo che suona a raccolta, e lasciar là la grazia di Dio per fuggire a gambe. Sentite questa, signora ; un giorno ... Ma il dottore lo interuppe : Lascia, Carlo, le tue avventure di guerra : a noi le li ai raccontate e alla signorina hai tempo di raccontarle. Bevi piuttosto un altro bicchiere. Ei lo vuotò di un fiato; poi sdrajandosi sulla sedia colle mani sul ventre : Ali, disse, dopo tanto tempo. E anche vino ! 0 vino, vino ! balsamo della vita. Quando 1’ affare sarà fatto, vogliamo berne ogni giorno un bicchiere alla salute della signorina ed altri due alla salute vostra, miei buoni padroni. — Va bene, Carlo, purché i bicchieri sieno piccoli. — Ma quando sarà fatto, replicò il caporale ? C’ è tempo, disse il notajo, pagati i creditori e le spese . . . Perdonate, disse Agnese, a me la vita di locanda non piace per nulla, e vorrei che quanto prima mi fosse dato di abitare sotto un tetto, che potessi dir mio. Ebbene, signora, rispose il notaio, enti-’oggi faremo tutto. Preso che avremo il caffè, fumeremo il solito sigaro, e poi passeremo al mio studio poco distante di qui. Benissimo, diss’ ella ; dopo il caffè salirò nella mia stanza ; quando siete pronti, mandate a chiamarmi. A chi ho da consegnare il denaro ? domandò Agnese. — Al sig. dottore qui, eli’ è 1’ avvocato di Carlo, Egli farà il resto, e ancora questa sera .... Oh, disse 1’ avvocato, questa sera no. L’ asta è per le dodici, ed 10 alle undici presenterò la somma in deposito, e l’i-stanza per la intavolaziene. E perchè ? domandò Agnese. Perchè quel birbante di Fortini, eli’ è il principale creditore ed agisce in nome di tutti, ha promesso e forse anche dato del denaro a varii oblatori, acciocché si ritirino ; ma io gli farò un tiro che se lo ricorderà per un pezzo. Ben vedete che presento così tardi le carte acciocché Furimi si presenti. — Terminate le bisogna legali, Agnese si volse al caporale, e gli disse : Ora, la casa è mia, e domani verrò a vederla. — Parto, rispose egli, ma il mio fiorinetto? —■ Eccovelo. — Signora, le disse 11 dottore, alla quondam casa di Carlo ci verrò anche io col mio segretario e col sig. notajo : se volete che siamo in quattro, verremo a prendervi dopo le undici e un quarto. Così rimasero intesi. 11 giorno seguente alle undici e mezzo Furtini era poco lavoro.—Facciamo un’opera di misericordia, ammaestriamo gl’ignoranti, dimostrando che i maestri non sono tali, che 1 loro studi furono più che bastanti, che la loro coltura è forse anche superiore al loro uffizio, che, pei servigi che prestano alla società, sono degni di mercede maggiore. Per esser ammesso al primo corso d’un istituto magistrale, è mestieri che un giovane comprovi mediante apposito esame di possedere quelle cognizioni, le quali si possono acquistare nei corsi preparatori all’ uopo esistenti, nelle scuole civiche, nei ginnasi 0 nelle reali inferiori od in altra maniera, per ciò che riguarda la religione, la lingua d’insegnamento, la lingua tedesca, 1’ aritmetica, la geografia, la storia, le scienze naturali, lo scrivere, il canto, il violino, la ginnastica, il disegno, e per le allieve 1 lavori donneschi. Entrato nella scuola magistrale, vi rimane quattro anni, quattro essendovi i corsi ; e vi studia dottrina religiosa, pedagogia con esercizi pratici, lingua d’insegnamento, lingua tedesca, geografia, storia universale e costituzione patria, storia naturale, fisica, economia rurale, calligrafìa, disegno a mano, disegno geometrico, musica, ginnastica, 1’ organizzazione dei giardini infantili e il modo di trattare i sordo-muti, i ciechi, i deboli di mente. Ogni corso ha oltre trenta ore alla settimana d’istruzione. Se poi i nostri lettori desiderano avere un'’ esatta idea della meta dv insegnamento in ciascuna materia, abbiano la bontà di leggere in merito le disposizioni contenute nello statuto organico degli istituti magistrali del 26 maggio 1874, che troveranno nella raccolta di leggi ed ordinanze valevoli pel Margraviato d’Istria, e vedranno di qual tesoro di cognizioni vada fornendosi l’alunno durante il corso della sua educazione. Compiuto il periodo della scuola magistrale, gli studenti vengono sottoposti ad un esame rigoroso in tutti gli oggetti insegnati, e corrispondendo alle prescritte esigenze, ottengono un attestato di maturità che li abilita all’impiego di sottomaestro o di maestro provvisorio. Poscia devono applicarsi praticamente almeno due anni presso una scuola popolare pubblica oppure privata col diritto di pubblicità. In questi due anni devono darsi ogni premura d’ampliare ed approfondire le loro cognizioni per subire poi 1’ esame di abilitazione al magistero dinanzi ad apposita commissione esaminatrice. L’esame è teorico e pratico. Nel primo sono tenuti ad offrire la prova d’essere versati nella pedagogia, nonché sul contenuto di tutte le materie che s’insegnano nella scuola popolare ; nel secondo devono dimostrare di possedere tutte le doti naturali per l’insegnamento, e quale sia la loro attitudine pratica. Mal s’apporrebbe colui il quale ritenesse poter bastare al maestro per tutta la vita 1’ educazione ricevuta nella scuola magistrale, dappoiché gli è indispensabile una continua coltura religiosa morale, scientifica, pedagogica, teoretica e pratica; perchè non può far a meno di progredire nella via del sapere, collo sviluppo deH’umano pensiero, collo sviluppo delle idee in affari scolastici. Gli è necessario di studiare per prepararsi con la massima coscienziosità all’ istruzione che è obbligato d’impartire, per fare buona prova della propria capacità e col- dovi a darmeli entro quel tempo che meglio vi conviene. — Al diavolo le obbligazioni ; i mille fiorini ve li potrei dare anche subito avendo portato meco del denaro per l’asta. — Ebbene dateli qui. — Vedremo — Ricordatevi che se incomincia V asta, la mia offerta è subito per otto mila. Mancano pochi minuti al mezzodì e, guardate là, ecco l’impiegato giudiziale e anche il fante colla trombetta. — Furtini era indeciso, pareva che lottasse con sè stesso ; guardò V impiegato eli’ era vicino, e, tirando fuori del portafogli una carta da mille, la diede al creduto offerente. Andate via, andate al diavolo, e che non vi vegga mai più. Quegli — gli volse le spalle e, fatto un largo giro, entrò nella casa. L’impiegato sedette al tavolo preparato, e spiegando alcune carte al fante: Fate le strida. — Questi suonò tre volte e la gente s’ accostò curiosa di vedere V esito dell asta. L’impiegato si alzò e colla mano intimando silenzio, lesse ad alta voce : Visto 1’ atto notarile per cui la signora Agnese Nani acquista la casa esecutata ed assume tutti i passivi gravitanti sulla medesima. Visto che la detta signora deposita presso questo uffizio 1’ importare dei debiti privati nonché delle spese inerenti al litigio ; visto che cessa ogni motivo legale di procedere contro il debitore, e che manca 1’ ente da esecutarsi; questo i, r. Giudizio dichiara che l’incanto indetto per oggi non ha più luogo. Un colpo di fulmine non avrebbe potuto più sbalordire Furtini: impossente a frenarsi uscì dalla folla gridando : Protesto, protesto : troppo tardi, così non si tradisce la gente. L’impiegato, Io guardò in viso e gli disse: Protestate da pazzo, i debiti sono tutti pa .. . Ma tura dinnanzi ai superiori ed ai colleghi nelle conferenze scolastiche locali, distrettuali e provinciali, in tutte quelle questioni relative all’ insegnamento primario le quali più si raccomandano per la loro importanza, per prodursi con onore nelle mostre didattiche; gli è necessario di studiare a fondo i piani d’insegnamento, di leggere tutti i libri della biblioteca scolastica locale prima di dispensarli agli scolari per la lettura ecc. E non basta ancora ; perchè deve anche scrivere, e scrivere molto per fissare ogni anno preventivamente in un apposito registro la materia da trattarsi in ciascun ramo d’insegnamento e per ciascun mese e per ciascuna settimana; per registrare in altro libro i progressivi avanzamenti che fa settimanalmente cogli scolari in ogni oggetto d’istruzione ; per tenere in evidenza il progresso e la frequentazione della scolaresca; per notiziare in iscritto quattro volte al-1’ anno i genitori o i loro sostituti del comportamento e del progresso dei fanciulli in tutte le materie ; per correggere accuratamente i compiti in iscritto tanto scolastici quanto domestici ecc. Gli studi e la coltura dei nostri educatori popolari si possono anche dedurre dai molti lavori pedagogici, scientifici, letterari ed artistici pubblicati e disposti dai medesimi nelle mostre didattiche specie dal 1868 in poi, tra i quali lavori ne sono di pregevoli tanto da onorare ma assai la benemerita loro famiglia. Aggiungasi infine, avere ciascun maestro e ciascuna maestra il serio compito di educare religiosamente, moralmente, intellettualmente e fisicamente in media sessanta scolari circa, istruendoli fino a trenta ore alla settimana. E non si creda mica che la scuola sia abbandonata all’arbitrio del precettore; imperciocché i consigli scolastici locali, distrettuali, provinciali, mediante i loro ispettori ed eventualmente per mezzo d’altro membro, esercitano costante rigorosa sorveglianza su tutto ciò che s’ attiene all’ istruzione e all’ educazione. Devesi dire che codesti infelici hanno la virtù dei martiri, se accasciati, come sono, sotto il peso di mille sofferenze, di mille umiliazioni, possono avere lo zelo che si addimanda al disimpegno dell’ alta loro missione, se possono trovare il tempo e la lena per darsi allo studio, per mantenersi costanti sulle orme del progresso. Premesso il fin qui esposto; riflettuto con giudizio saldo non esser arte più sublime di quella dell’ educazione ; ponderato che la scuola è una delle colonne più valide della società e che perciò i maestri prestano i maggiori servigi alla patria : è giocoforza conchiudere, eh’ eglino meritano un e-molumento, il quale meglio corrisponda alle esigenze dei tempi, ai loro bisogni, ai loro studi alle loro prestazioni. Ecco ora aperto per intiero 1’ animo nostro. Dio voglia che l’umile nostra parola abbia qualche peso sulla bilancia della patria nella prossima sessione dietale. -----------------—-------------------------------- ELEZIONI GORIZIANE Le elezioni comunali che, a completazione del Cittadino Consiglio, ebbero luogo alla fine del dechi, lo interruppe quegli, chi paga a me i noli delle vetture, la perdita di tempo le mie fatiche : chi mi paga le spese che ho dovuto sostenere per questo maledetto incanto. — Le spese per noli e la perdita di tempo stavano a vostro rischio e pericolo, e nessun ve le ha imposte. Il vostro credito assieme colle spese inerenti è in deposito al Giudizio. Se poi parlate d’altre spese, che ben c’intendiamo, vi consiglio di tacere per non tirarvi addosso un processo. Pel vostro meglio mettete il cuore in pace e andate con Dio. Così dicendo raccolse le carte e partì. — Tre fischi sonori uscirono dalla casa e ad essi rispose il popolo raccolto; in mezzo ad una prolungata salva di fischi il corbellato Furtini ra-pidamante si dileguò. La persona di nostra conosceoza aveva veduto e udito il tutto. Finiti i fischi, il dottore prese per mano il suo segretario e : bravo, gli disse, lo avete raggirato assai bene. Siete contento dell’ esito ? — Non troppo, a dire il vero : questi denari truffati non li posso tenere, e non saprei a chi darli. — Conoscendo la vostra onoratezza, rispose 1’ avvocato, m’ aspettava questa risposta. Ma ho già pensato al da farsi. Vi ricordate certamente di quel povero villico che il Furtini due mesi fa spogliò d’un prato stimato 1500 fini, levandolo all’asta per 400. Lo manderemo a chiamare e gli consegneremo i 1000 fini verso quietanza, nella quale dichiarerà di aver ricevuta tale somma dal sig. Furtini come indennizzo pel maggior valore del prato da lui levato all’ incanto nel tale e tal giorno. Questa quietanza gliela spediremo per la posta. Così si convincerà eh’ è stato gabbato da un uomo onesto, il quale rubava a un ladro corso Maggio a Gorizia, diedero splendida prova della forza che va sviluppando quel partito liberale e la Società politica Unione che lo rappresenta e governa. A riaffermazione solenne dell’italiana nazionalità di Gorizia ed a scorno della fazione clericale - conservativa, che tentò di battersi sotto la bandiera d’un Oesterreichisch Wahl Gomitò, i nomi dei candidati liberali uscirono tutti dalle urne a grandissima maggioranza, anzi quasi a unanimità di voti. Il Corriere di Gorizia constata così la brillante vittoria riportata: „Colle elezioni di martedì nel I Corpo si è chiusa la campagna elettorale di quest’ anno per il nostro Comune. L’ esito fu dei più fortunati. Sono rientrati in Consiglio dei vecchi Consiglieri che i colleglli amano e rispettano, ne sono entrati due di nuovi che non tarderanno a prendere nell’aula consigliare quel posto di attività e di a-scendente che loro si compete per le qualità del-1’animo e dell’ingegno. I signori Avvocato Venuti e Prof. Simsig sono veramente due acquisti preziosi delle elezioni di quest’anno, e il nostro Patrio Consiglio ne riceve nuovo lustro, come la popolazione può averne nuova garanzia di vita pubblica più attiva e più efficace. Non v’è dunque buon cittadino che non debba rallegrarsi di quest’ esito ottimo nel complesso e nelle parti ; e non si voglia dire che predicando concordia, spirito di disciplina ed energia nei nostri, noi abbiamo voluto sfondare degli usci aperti e crear dei giganti di nebbia, per darci desse poi l’aria di trionfarne. Quello che si è letto e sentito per le elezioni del II Corpo, prova che la macchina era montata effettivamente, e che avrebbe bastato lasciarla agire perchè ci sparasse contro dei danni reali, e che nessuno sa pi e vedere di quanti altri gravi mali avrebbero potuto essere principio. Fortunatamente la coscienza che si correva un pericolo destò gli spiriti intorpiditi, fece che ci si aggruppasse volonterosi intorno ad un unico indirizzo, che si desse retta a saggi consigli, e se qualche divergenza vi fu, si risolse nell' innocente schioppiettio di un razzo artificiale. Così siamo venuti alla conclusione che abbiamo detto, di avere cioè nove Consiglieri di elezione veramente cittadina, tutti per un rispetto o per 1’ altro tali da trovarsi a posto nella sala comunale della città di Gorizia. Codesto risultato che ci fa lieti oggi, deve essere anche sprone e incoraggiamento in seguito per consimili casi, deve dimostrare che di fronte alla volontà seria e concordemente espressa da una popolazione, cadono i progetti dei mestatori che cospirano al suo danno." --—------------*--------—----------------------------- Saggio di Annali Istriani. Del secolo Xlil — dall’ anno 1235 e seg. dell'Ab. Angelo Marsioh. (Cont. vedi Ni. antecedenti) 1284. — Simone, vescovo di Cittanuova e vicario del patriarca aquileiese, pone la prima pietra di San Bernardo di Modaletto, rifabbricata da per restituire al proprietario. Ed ora, signora Agnese, visitiamo la casa che avete acquistata. Era una fabbrica quadrata d’un piano, sormontata da un ampio abbaino che ne occupava tutta la lunghezza. Sul davanti una spianata che la separava dalla strada postale ; al di dietro un orto abbastanza grande con pompa per l’acqua. A pianoterra l’ingresso e quattro locali; cucina e dispensa a sinistra, tinello e cantina a destra. Al primo piano in sul davanti tre stanze, e quella di mezzo con pergolo; verso il giardino due. Le stanze erano ammobigliate, ma le mobiglie reclamavano 1’ opra del falegname e del tappezziere. Agnese ne fu contentissima: il tinello, disse, lo porterò al primo piano e mi servirà anche per stanza di lavoro. — Carlo, disse ella volgendosi al caporale: Vorreste voi prendere in affitto 1’ attuale tinello. — Per quanto signora ? — Per fare la guardia alla casa, diss’ ella ridendo. — Ben volentieri, signora; e se mai alcuno si attentasse di assalirci, ho un fucile e due pistole, ho una sciabola .... Lasciamo queste cose e pensiamo piuttosto a ristorare Io stomaco. — Se vi aggrada pranzeremo nella trattoria vicina. Carlo, va e ordina un pranzetto per cinque persone di buon appetito ; quando è pronto vieni a darci notizia. E voi, signora, quando prenderete possesso della casa?— Al più presto. Domani andrò a prendere due inquiline e mi ajuteranno a metterla in ordine. Letti ce ne sono due, biancheria ne ho : il resto un po’ alla volta. — Carlo annunciò che tutto era pronto e lo condussero seco. Il desinare fu giocondo ; brindisi a tutti, e Carlo, cui il buon vino aveva infuso vena, ne fece uno a messer Furtini. {Continua) don Bernardo di Ragogna decano in Cividale e suo fratello Mattia. Guerra. Otium Forojul. v. XXII, p. 142; — e Marnano. Ann. del Friuli v. Ili p. 1800. 1284. — Il patriarca Raimondo investe Giovanni Castel-venere a legale e retto feudo di un manso e di una chiusura posti nella villa di Medu-na, e posseduti in addietro da Ramello di Meduna. Thesaurus Eccl. Aquile], p. 359 e — e Marnano. Ann. del Friuli v. III. p. 161 e seg. 1283, M. V. (1284) venerdì 14 gennaio. — Recatosi don Marco daParenzo a Venezia, racconta al vescovo Bonifacio le persecuzioni fatte dal podestà Giovanni Soranzo e dal consiglio paventino a danno della chiesa e del clero. Gli disse che i birri veneti imprigionarono in Parenzo don Giovanni, cappellano di Corri-dico, e lo assoggettarono alla tortura ; che il podestà strappò al sagrista suddiacono Cur-cino le chiavi della cera, affidandole col consenso dei consiglieri al notajo Antonio ; che lesse sentenza di bando a don Domenico il quale, in forza di lettera vescovile, ordinava all’ arcidiacono di San Mauro di raccogliere le procurazioni pel legato papale ; che col consenso dei consiglieri ordinò di brucciare la barca del vescovo e di impossessarsi del di lui orto ; che aveva letto bando ai latori delle lettere vescovili e comandato di non condurre il frumento al vescovo. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1284, 20 gennaio. — Bonifacio vescovo di Parenzo, es- sendo a Venezia lancia scomunica contro Giovanni Soranzo podestà e l’intero consiglio di Parenzo, come violatori dei privilegi della chiesa parentina accordati dai re ed imperatori. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1284, 24 febbraio. — Il Senato vuole che il podestà da eleggersi per Capo distria non abbia che gli emolumenti goduti dal presente podesta Tomaso Quiriti. Minoto. Acta. et Dipl. v. I, p. 151. 1284, 18 aprile. — Venezia delibera di incontrare un nuovo imprestito di soldi 5 per cento in favore dellTstria (propter opportunitatemlstriae.) Minoto. Acta et Dipl. v. I. p. 152. 1284, 1 maggio. — Il senato lascia piena libertà a ser Tomaso Quiriti, podestà di Capodistria, di star fermo, meno nel sequestro dei beni di Mendrada, vedova di Vecello de’ Brunis di Capodistria, per essere i di lei figli passati alla parte nemica quasi in disprezzo della Repubblica. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 152. 1284, 4 maggio. — Il maggior consiglio di Venezia delibera d’ inviare un console a Pola per impedire i molti contrabbandi che i polesani facevano col sale ed altri generi ; li 28 settembre però delibera di soprassedervi pel momento. Minoto, et Acta. Dipl. v. I, p. 144 a seg. 1284, 12 maggio. — Il veneto senato si rifiuta di graziare i vini dell’ Istria, della Marca e della Rofnagna, imponendo li 16 dello stesso mese ai giustizieri nuovi di rispettare per due anni quest’ ordine. Minoto. Acta et Dipl. v. I. p. 152. 1284, 13 maggio. — Il senato impone ai capitani posti alla custodia della riviera istriana, di restituire a ser Nassinguerra di Pola le 40 staia di grano (stirpi), diretti per Capodistria, e che il podestà aveva loro consegnato ; o di dargli 1’ equivalente. Minoto. Acta. et Dipl. v. I, p. 152. 1284, 15 maggio. — Il capitolo di Cittanova elegge a successore del defunto vescovo Egidio il canonico decano don Simone ; i canonici don Andrea arcidiacono, Paolo suddiacono, Pellegrino e Francisco, si oppongono all’ anzi-detta nomina; agitatasi la causa in Cividale, il patriarca Raimondo lo conferma. Carli, Opere v. XV, p. 298; — Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub anno 1293, 6 luglio ; — e Cappelletti. Le Chiese d’Italia v. Vili p. 751. 1284, 23 maggio. — Il senato ordina che quind’ innanzi il podestà di Cittanova sia eletto non più per uno, ma per due anni, come in addietro, Li 11 luglio il senato ordina che il danaro di grossi gli sia calcolato a 30 piccoli. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 152. 1284, 4 giugno. — Il patriarca veste le Benedettine di San Pietro del Polloneto presso Cividale, del-1’ abito e Regola di S. Chiara, e ciò alla presenza di Divino da Cividale, vescovo di Trieste, del vescovo di Pedona e di altri vescovi. Eubeis. Monumeu. Ecl. Aquile], Appendice p. 25; — e Marnano. Ann. del Friuliv. Ili, pag. 151. 1284, 15 giugno. — Il senato delibera che il comune di Venezia paghi al podestà di Dmago 40 soldi di grossi all’ anno. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 152. 1284, 28 giugno*). — Venezia, in possesso della città di Trieste, fabbrica a difesa della medesima sull’ Isola alla foce del Timavo un fortilizio con gli avanzi di antica lanterna, ne cangia il nome da Belguardo in Beiforte. *) Il Muratori „Scriptores Rerum ltalicarum v. XXIV col. 1195“ dice lì 27 giugno 1284; — Lirutti, Notizie delle cose del Friuli v. IV p. 254 e segg. pone 1’ erezione di questo castello nell’anno 1274; — Valvasone, Saggio storico da Raimondo a Pagano dalla Torre (Udine 1823) a p. 4 dice li 28 giugno 1283. Archiv. fui- Kunde Osterr GQ. To. XXIV, p. 453, Kandler. Cod. Dip. Istr. sub Anno 1289, 13 ottobre. - e Marnano. Ann. del Friuli v. Ili p, 102. 1284, 34 ottobre. — Il senato ordina ai capitani della milizia in Istria di rispettare i cavalli dei cittadini di Capodistria e suoi dintorni. Minoto Acta et Dipl. v. I, p. 153. -----------------——-<>«=B-E3{}€3-er=a