ANNO XXIII. Capodistria, 1 Agosto 1889. N. 15 LÀ PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Ogrn.-o.rL© a, casa s-clsi (Continuazione vedi numero 6 e seg.) IY. Il Parentino C) Pur troppo 1' elenco delle pitture di questo celebre istriano è tanto assottigliato in causa della incuria de' tempi succeduti al secolo in cui egli visse, che la parte maggiore delle lodi al suo indirizzo è oggidì affidata alle pagine, però immortali, della storia scritta dell' arte italiana. I) Si può ancora ammirare : 1. A Venezia, nella r. Accademia delle B. A. r La nascita di Cristo, di cui vi è una incisione nelle recenti lodatissime "Marine Istriane, del C'aprin a pag. 21, intitolata però "L'Adorazione,. Sylvius della Guida Pratica, altre volte citata, (1881), alla pag. 99. (Sala IX. 348 - 1) rileva pure: "Darentino Bernardo — La nascita di Gesù — (Dal Convento degli Scalzi in Padova),. Lo scambio tipografico della D pella P non merita quasi cenno. Secondo il Gsell-Fels invece, allo stesso sito della veneta Accademia, tale pittura era già attribuita (1872) dal Crowe piuttosto a Lazzaro Sebastiani, che non al "decoratore, Parentino. Il quale epiteto ritengo che specifichi il genere in cui di preferenza sarebbe emerso l'artista. Anche nel catalogo delle r. r. Gallerie (1887) al numero 79, della Loggia Palladiana trovo confermato il Sebastiani, aggiuntovi però un dubbio del Boschini, il quale facendo provenire .il dipinto dalla chiesa di S. Elena in Isola, lo dice opera di maniera antica. Vorrebbe mai il Comm. Barozzi, nella prossima edizione del Catalogo, accennare anche al Parentino? Altrimenti avverrà un giorno, che qualche istriano il quale si occupi dei propri artisti, finisca dì trovarsi con un palmo di naso di fronte al cicerone munito della sua brava patente. Ed il più bello si è ancor questo, che il Caprin, a pag. 24 delle "Marine,, porta: "Lazzaro Sebastiani, allievo del Carpaccio, per alcuni figlio di Capodistria,(!). 2. L'Ancona, di nove comparti a S. Giovanni e Paolo è pure attribuita al Parentino (Vedi pag. 58 del giornale di quest' anno) ; da altri preferentemente al Carpaccio. — Ripetiamo 1' osservazione del celebre Crowe : "vari maestri,. 3. A Modena, nella Galleria del palazzo ora Reale, alla parete di uscita (n. 40) : Adorazione della Croce, fatta da S. Girolamo e da un vescovo. Stile del Man-tegna; nel che sono d'accordo il Caffi ed il Crowe. E grazie al cielo, a toglimento di equivoci e di opinioni artistiche, in virtù delle quali, dal jeri all'oggi, il povero nostro frate corre sempre il pericolo di perdere tutto fuorché il nome, questo quadro porta la firma di: "Bernardin Parensan Pisit,. Deploriamo sinceramente che il K. abbia ignorato la' esistenza di questo dipinto, specie per la curiosità della firma veneto-latina, compreso il pestato-pisit. Si sarebbe ''orse ricreduto di certe sue idee preconcette sulla nostra nazionalità, punto schiavonesca ! 4. A Padova, nella Sagrestia dei monsignori del duomo ; Gesù morto, la madonna e S. Giovanni. Attribuito dal Caffi e da altri (V. P. Tedeschi nella "Provincia, n. 13 del 1883). Secondo il K. anche il Rosetti ne fa menzione. È lavoro assai impallidito ; ritenuto da alcuni per pittura del Carpaccio. Il Brandolese e il Mo-schini escludono a dirittura 1' uno e 1' altro autore. 5. A Verona, nella pinacoteca, al piano superiore del Museo Civico : La Sibilla che predice ad Augusto la venuta di Cristo (V. il Selvatico "Storia del disegno,: Così il benemerito Tedeschi). 6. A Berlino, nella Regia Galleria : un quadro, segnato col u. 48 ; recentemente attribuito a Giovanni Mansueti! (V. il surricordato G. Caprin, pag. 22). Il) Restano ancora i ricordi : a) del famoso suo capolavoro murale nel chiostro di S. Giustina a Padova, in undici comparti, rappresentante dieci fatti della vita di San Benedetto, con fregi e sovrappostivi ritratti di pontefici benedettini. Segnato: "Opus Parentini,. 11 Lanzi accerta: "Non vidi pittura di chiostro religioso così bene ideata in ogni sua parte,. Il Ticozzi: ,Sono le più belle cose di que'tempi tanto per conto , dell'esecuzione, che per la dottrina dell'invenzione,. Ed il Brandolese distingue questi lavori "per la estrema ,diligenza e finitezza onde sono condotti,. Quando il K. nel 1851 visitò Padova, dice di aver veduto alcuni piccoli avanzi di queste pitture, trasportati nella sagrestia di S. Giustina. La critica moderna ritiene però che sieno fattura di altro pittore. — L'A. stesso poi accenna che nelle incisioni in rame dell'opera di Francesco Menzardi, intitolata: ,Le pitture di Santa Giustina" vi sono riprodotti i dipinti del Parentino, però malamente, come ne fa fede il padre Della Valle nello scritto del 15 novembre 1791 stampato a Torino e mandato al conte Agostino Ghigi ; b) di : Un giureconsulto in cattedra e molti scolari. Pittura pure murale, anche nel chiostro suddetto riprodotta nel 1820 in tela dal chimico Giuseppe Zeni, ed acquistata dal padovano Giuseppe Rizzoli, indi rivenduta non si sa a chi. Vedi G. A. Berti (Prov. n. 15 a. 1885). c) di un quadro raffigurante: due santi inginocchiati, colla sottoscrizione «Bernardin Parenzan pinxit." Si trovava ancora nel 1817 nella galleria del marchese Tomaso Obizzi. Purché non sia la stessa pittura del n. 3 ad 1; - e d) del Trionfo delta fede. Il Vasari (citato dal Tedeschi) dopo di aver detto, che Tiziano mandò fuori questo quadro in istampe di legno, aggiunge in nota : ' «Questo trionfo si vede eccellentemente dipinto a fresco «alcuni anni prima nel chiostro di Santa Giustina a «Padova ornato da varie storie ed iscrizioni del Parenano e da Girolamo Campagnola." (Prov. n. 14 1883). Alla chiusa di questo titolo il compilatore chiede perdono della continua appetizione di cose riportate abbastanza di fresco, anche su questo giornale. Ma un tanto necessitava pella chiarezza dell'elenco ora esposto. La quale scusa potrebbe eventualmente valere eziandio peli' avvenire. E. Dr. N. ---__--—----- COMMEMORAZIONE DI PAOLO FERRARI la sera del 22 Giugno 1889 nel Teatro Lombardo a LODI*) Più tardi altre tendenze ed altri carnevali. Tutti si buttarono alla politica, all'affarismo, alla conquista di una carica, di un posto nel comune, nei consigli provinciali, in parlamento. Quindi le basse guerricciuole e un giuocare di gomiti di schiena e di gambe per scavalcare gli emuli per farsi largo nella folla, e attirare a sè P applauso del popolino ; uno studio per trovare il motto d'ordine, la piccola questione urgente, promettendo secondo i casi qua un campanile, là una stazione di strada ferrata, altrove una nuova fabbrica, un mulino ad acqua, a vapore, a forza elettrica, e pompe aspiranti e prementi, ad aria compressa ; quindi i nuovi carnevali dei mettings, delle conferenze, delle commemorazioni, dei discorsi inaugurali alle esposizioni didattiche, d'industrie, di fiori, di pollami, alle corse dei cavalli, e i discorsetti ripetuti lì per lì sulle piazze, nei caffè, stringendo Tizio per la mano, pigliando Cajo pel bavero e rompendo a Tizio, a Cajo e a Sempronio le scatole. Belle cose, o signori, intendiamoci e segno di vita nella nazione se fatte sul serio, e pel pubblico bene ; ma che, divenute le armi dei partiti, e i mezzucci delle private ambizioni, rovinano il paese stesso, che dopo tanto largo promettere con attendere corto rimane stanco, disingannato, disamorato del bene, apata quindi ed indifferente a tutto ciò che non sia piacere e denari. Non dico che ciò sia avvenuto sempre e da per tutto; abbiamo avuto anche noi momenti di vero entusiasmo, e ne avremo, ho fede ancora; ma pur troppo è vero essere questa P ordinaria condizione della nostra società, e che P apatia, P indifferenza è la nota dominante oggi. Date adunque queste condizioni, che importava ai distratti dalla politica o agli stanchi agi' indifferenti della commedia storica, della commedia facile e dall'arguto riso? Il riso spontaneo, il riso che fa buon sangue è indizio di salute, di armonia di tutte le forze; pegli apati, pegli indifferenti ci vogliono le scosse elettriche ben forti; a chi ha viziato il palato conviene ammanire vivande pepate e salate, ci vuole il dramma, P intrigo l'antefatto, il romanzesco: perdoniamo adunque Paolo Ferrari se ha legato un po' l'asino dove voleva il padrone. A ciò aggiungete P attenuante degli esempi forestieri, il mal gusto, la fretta dello scrivere a scadenze fisse come le cambiali, ragioni non valutate dai critici, ma pesanti in Italia sulla bilancia del letterato a cui i carmi danno sempre un così scarso pane. In questi drammi poi e in queste commedie ci saranno sì dei difetti ; Prosa ricorda forse La Rivincita del Cecconi; in Cause ed effetti domina il sentimento morboso, nel Suicidio il dramma è troppo cupo, nella Donna e lo Scettico questo ultimo ha molte ragioni per essere tale ; nel Duello la tesi è discutibile, dicono ; ma molte commedie a base di tesi, disse bene il D'Arcais, hanno un grandissimo valore indipendente dalla tesi stessa, anzi a dispetto della tesi; il Duello poi resta una delle migliori commedie del Ferrari pel personaggio potente, umano del Conte Sirchi, e tutte o quasi tutte sono bene ordite su ampio telaio. E lasciano pure a parte la questione della tesi, chè ci vorrebbe un troppo lungo ragionamento. Questo solo dico : quando la tesi non apparisca, quando si presenti spontanea, e sia una naturale conseguenza dell'azione, ben venga la tesi: se 1' opera oltrecchè bella, sarà anche buona panni sia troppo ovvio riconoscere un doppio merito nel-P autore. E nessuno vorrà negare, spero al Ferrari il merito di avere, senza pedanteria di moralista, tentato di sanare le piaghe della nostra società: lo scetticismo, i matrimoni male combinati, la viltà del disertare il posto ; conseguenza dell' affarismo, e comodo sistema di pagare i debiti inorpellato di un inatto e nevrotico coraggio, la prepotenza dell' individuo che si sostituisce con medioevale barbarie al calmo giudizio della legge sono tutti pregiudizi coraggiosamente, e artisticamente svelati e confutati nella Donna e lo scettico, in Cause ed effetti, nel Suicidio e nel Duello. E mi piace da ultimo rilevare un' altra dote bellissima della commedia di lui ; dote, che io mi sappia non ancora da nessuno notata, e a me indicata con la mente del cuore da una donna, quanto modesta, altrettanto colta e gentile; io voglio dire: il rispetto alla donna. Ad una società che in questo proposito molto ha ad invidiare ad altre nazioni; e che non ha come gli Americani, gì' Inglesi, e i Tedeschi l'abitudine di rispettare il sesso gentile; ad un paese dove la maestrina non può uscire sola all' ufficio suo senza vedersi circondata, annoiata da un nuvolo di moscherini teste alzati dalla gora o peggio insultata dal frizzo di qualche vecchio don Giovanni in pensione, il Ferrari ha dato indirettamente lezioni di alto Galateo, presentando tipi di madri, di donne oneste, di spose fedeli. Nella Donna e lo scettico la madre brilla nel raggio più puro dell' arte, e si alza veneranda a rivendicare il suo diritto; la Duchessa di Modena parla a Fulvio-Testi il linguaggio di Dante ; nelle Due Dame il Ferrari con molta idealità romanzesca, ma pure con maggior verità meglio del Dumas, ha trattato il difficile tema della riabilitazione dalla colpa ; perchè la Signora delle Camelie è purificata si dall' amore ma sempre da un amore illegittimo, l'altra dall'amore di famiglia, dagli affetti di madre e di sposa. Nella commedia popolare poi - la Medicina di una ragazza ammalata - niente di basso e di triviale, come taluno potrebbe credere dal titolo ; sempre la stessa elevatezza di sentimenti e di concetti. Taluno forse venuto per fare le grosse risa, si sente afferrato come il pulcino dagli artigli dell' aquila, ed è costretto ad ansimare fuori del suo elemento in un'aria fina, elastica e pura in altezze vertiginose. Nella scena in cui la povera ragazza manifesta il suo affanno, e con amara e melanconica ironia si lamenta delle facili promesse dell' amante, si sente come un'' eco del lamento d' Orfeo per la perduta Euridice nel Gliick, un susurro d' arpa memore ancor del pollice divino, nelle opere dell'immortale Catanese. Questi, o signori per sommi capi i pregi; questi pure i difetti del più grande de' nostri commediografi, dopo Carlo Goldoni ; e di cui abbiamo questa sera commemorato il nome, dolenti che uno dopo l'altro i migliori se ne vadano, e gettando intorno ansioso lo sguardo in aspettativa dei giovani che progredendo aprano all'arte nuovi e più larghi orizzonti. E poiché „A egregie cose il forte animo accendono L'urne dei forti.........." udiamo tutti gli ammaestramenti che d'oltre tomba ci manda ancora 1' autore. Due specialmente mi piace qui rilevare, perchè mi sembrano come una naturale conseguenza della sua vita e delle sue opere: uno desunto dall' uomo 1' altro dallo scrittore. Altezza di carattere non disgiunta da moderazione nell' uomo; elevatezza di sentimenti nel letterato : disinvoltura insomma e dignità che compendiano, l'ho già detto da principio, il carattere di Paolo Ferrari. Uomo d'ordine, per intimi convincimenti ammiratore sincero di tutti i grandi che hanno fatto l'Italia, devoto a casa Savoja non s'inchinò agli idoli nuovi, e se anche vedeva diradate le fila, e molti ed intimi amici passati nel campo avversario, pure rispettandoli ed amandoli rimase al suo posto ; esempio di fortezza d'animo e di saldo carattere ai Gingillini del Giusti, di cui non è ancor spenta la razza, e che hanno sempre due o tre bandiere in tasca da sventolare secondo il bisogno ; e che abbracciano un partito, non perchè siano intimamente persuasi della bontà della causa, ma quale un facile mezzo per lusingare le passioni della piazza e attirare a sè gli sguardi del popolino. — Ma vedete commendevole moderazione e disinvoltura in Paolo Ferrari ! La fede nella monarchia, la devozione al partito dell'ordine, non impedirono a lui di rispettare ed anche di amare tutti i galantuomini di qualunque partito, ne lo persuasero mai a rinchiudere la sua fede e la sua devozione in una chiesuola: tanto è vero che ebbe sempre, e fino agli ultimi giorni fra tutti amicissimo il Cavallotti benché di principi così opposti. Divisi in politica questi due uomini egregi si trovarono sempre strettamente uniti nel campo sereno dell' arte, ed entrambi in arte conservatori ed aristocratici : perchè anche il Cavallotti come il Ferrari è intimameniente persuaso che nella così detta Repubblica delle lettere l'ingegno deve essere sempre un po' aristocratico. Non si domandi adunque per Iddio, a nessuno di che partito sia per rispettarlo ed amarlo ; per stringergli la mano ci basti il passaporto del galantuomo. E questo vuol essere ricordato a voi specialmente o giovani egregi ; smettete da quella naturale vivacità proveniente dall' inesperienza e dagli impeti del prepotente ingegno, e dalla cieca ammirazione del nuovo, per cui spesse volte, ingannati dai paroloni dell'ultimo oratore, o dell'ultimo giornale che vi è caduto tra mani, portati siete troppo facilmente a disprezzare ceti interi, persone, istituzioni, religioni ; e a non tollerare in nessuno, neppure nei vecchi, un' opinione che non sia vostra, e che spesso, se vorrete essere sinceri dovrete confessare che non è in tutto una vostra opinione. E non ve l'abbiate a male, o generosi giovani; vostro è l'ingegno pronto, vostra la memoria pronta, vostra la generosità dell' animo ; vostra la freschezza dei sentimenti. Quanto alle opinioni poi aspettate, riflettete studiate ; ne abbiamo di sicure di veramente nostre, anche noi uomini maturi tanto poche! Ed ora vengo al letterato. Paolo Ferrari ha mirato sempre in alto, ha avuto sempre un alto concetto dell' arte, e quando vide che la facile commedia il sano riso non bastavano ad ottenere il favore, ricorse al difficile, al dramma della seconda maniera, al basso mai ; e — per ardua ad alta fu il suo motto. Via adunque in nome di lui, un'arte che non è arte, bando alla cruda rappresentazione delle scene troppo intime e dei misteri dell' alcova. Il precetto è antico. Come il buon gusto impediva fin dai tempi d' Orazio a Medea di scannare sulla scena i figli, 10 stesso buon gusto deve sconsigliare a noi eredi della cultura greca e latina la cruda e nuda riproduzione dei vero non bello: la scienza non ha foglie di fico, ma l'arte sì : certi riguardi sono in natura per Dio ! certe scene vogliono le tenebre, e non la luce della ribalta: abbiamo almeno il pudore del gatto. E in nome di Paolo Ferrari si sbarazzi il palcoscenico anche dalle commedie classiche del cinquecento; via le sporche Calandre e le Mandragole; e a chi ci obbietta la presenza alla rappresentazione di quelle di Papi e Cardinali rispondiamo come testé 11 Bonghi al Crispi : Egli è appunto un onore e il progresso del nostro secolo questo, non tollerare oggi ciò che nel cinquecento faceva ridere la corte papale. Ma vi ha un pericolo più grave ancora o signori, pel teatro italiano : l'operetta ! Poteva accogliersi questa come una novità finché rimaneva nei limiti; piacque leggera, spigliata, come piace un bicchiere di spumante sciampagna ; ma quale è oggi ridotta diventa un serio pericolo dell'arte. Svaniscono le buone tradizioni dell'opera comica che fu un nostro vanto, e con l'arte si guasta anche il costume. L'operetta oggi scollacciata, sguajata, nuda con barocche movenze, con tramenio di gambe, con dimenar d'anche e dondolamenti di fianchi spesso baldanzosi per gomma elastica e stoppa, con una mostra di falso oro, false carni e falsa gioja, eccita i sensi, annebbia l'intelletto, eccitta nelle ragazze, nei giovani, nei vecchi, in tutti la rabbia pel piacere o non mai pieno, o negato, e diffonde nella platea la pazza forza prima, la prostrazione e la debolezza poi dell'isterismo e della nevrosi malattia del secolo, E questa è negazione dell' arte, o signori, impossibile con queste tendenze ogni letteratura. E ben lo sanno gl'illustri artisti drammatici, i discepoli di Gustavo Modena : i Salvini i Eossi, tutti i bravi comici; l'operetta è la causa prima del decadimento della commedia italiana. Ma io non sono pessimista, o signori, così non la può durare in Italia, nella terra che ha dato all'arte Eossini, Donizetti, Goldoni e Ferrari; e quando il male è grande, il rimedio è vicino. Oh sorga, sorga presto un successore del Ferrari, e sulle orme sue si dia la piena emancipazione del teatro italiano. Ben venga un nuovo Ferrari della prima maniera ed ecciti nella nostra società il buon riso, il riso che fa buon sangue, ed aggiunge un filo alla trama della vita. Si guardi questi intorno, veda i difetti, il ridicolo del tempo. Quanta materia al riso ! E scriva, scriva, scriva, e sia pur fecondo, ci dia come il Goldoni sedici commedie nuove in un anno. Anzi, poiché mi viene la palla al balzo, commemorando il Ferrari e la sua celebre commedia "Goldoni e le sue sedici commedie nuove,,, senza essere profeta o figlio di profeta, posso anche io divinare fino da questa sera sedici titoli di commedie nuove, e suggerire 16 argomenti al futuro commediografo italiano. Eccoli. Primo, Mosche; secondo, Il progettista ; terzo, L'affarista ; poi, Gli scioperi a ventre pieno; I Consoli e la dignità nazionale; La caccia all'impiego. E sei. Settimo, El vento de Garbin quel che el trova el lassa, ossia le inchieste parlamentari (in dialetto veneziano). Ottava, La filosofìa dei protocolli (in dialetto piemontese). Nono, Il paciasas, ossia l'ingegnere appaltatore di case nove, (in dialetto milanese), Il radicale convertito. E dieci. L'ateo santificato. E undici. Il Professor bastonato. E dodici. L'undecimo comandamento, Non far marron, ossia la morale indipendente ; con questo tredici. Un buco nel codice, ossia L'immunità dei deputati; quattordici. E adesso ci vorrebbe una toccatina anche al gentil sesso. - Ecco trovato. - Mio marito deputato. Questo si dice alle signore che si fanno belle degli onori del marito tanto da non chiamarlo mai col suo cognome, ma col titolo, con la dignità. E finalmente sedici ; I conferenzieri soggetto molto contemporaneo, e palpitante d'attualità. E se ■dei molti difetti del conferenziere non vi siete accorti, questa sera o signori, e se glieli avete perdonati è tutta vostra bontà. E se qualche merito ne avete rilevato, attribuitelo alla bontà del soggetto di cui aveva piena la niente ed il cuore. Onore adunque a Paolo Ferrari all'uomo di carattere, al letterato degli alti ideali, al primo commediografo del teatro moderno italiano. P. T. ---