ANNT0 VI.. Capodistria, l-0 decembre 1872. N. 23. LA PROVINCIA CIORS1LE DEGLI ISTERESSl 61VIEI, ECOitOIICl, IIEISISTE-JIIH DELL' ISTRIA, ED'ORGANO UFFICIALE PER GLI ATTI DELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 5T; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ATTI UFFICIALI DELLA SOCIETÀ AGRARIA. Concime ligure - marino. Il signor Giulio Sanguìnazzi, rappresentante gene* rale pel Litorale della Società pel concime ligure-marino, esistente a Genova spediva alla presidenza della Società agraria istriana in. occasiono dell' ultimo Congresso agrario istriano due campioni di concime, l'uno per le viti ed i gelsi e l'altro per gli olivi. Non essendosi potuto tener parola di questo concime, non permettendolo l'abbondanza delle cose da pertrattarsi, pubblichiamo per ora una esposizione inviataci tanto sul concimo speciale per le viti quanto su quello per cereali, riservandoci di attingere maggiori informazioni sul concime per gli. olivi, già. sperimentato sulla-riviera, di Gètjova.- Concime speciale per le viti (a Lire 22:50) Coli'intendimento di agevolare-agli Agricoltori la conoscenza e l'impiego dei nostri prodotti, abbiamo creduto utile di unire alle singole specialità' un breve cenno su quanto le può riguardare direttamente. Il nostro Concime speciale per le Yiti ebbe nell'anno decorso risultati soddisfacenti, epperò, avendolo ancora migliorato, non esitiamo punto a. raccomandarlo ai nostri clienti. E pregiudizio invecchiato in Italia che la vite, raggiunto il periodo della fruttificazione, possa durare a lungo senza concimo; questo pregiudizio è assai dannoso, perchè la vite, esauriti quegli elementi,-special-• mente alcalini; che essa può trovare nei limiti del terreno in cui è posta, se non riceve nuova e confacento nutrizione rimane lungo tempo stazionaria e stenta ad inrobustire e a produrre nuovi tralci. La concimazione periodica bene intesa, non soltanto provvede alla vigoria della pianta, ma reca^ e Articoli comunicati d'interesse generalè si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, a soldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipali. questo è il fatto importante, un miglioramento nel frutto e per conseguenza nella qualità dei vini. ■ Non dovrebbe esservi, a nostro avviso, in Italia-vignaiuolo alcuno, sia che posseda ubertosi vigneti, o coltivi il solo ed umile pergolato domestico, che respinga i lumi della chimica-agr^ola e rifiutisi ad esperimentare i consigli, dai quali può trarre notevoli vantaggi. Non appena si sgeli, e più tardi nell'aprile e nel maggio, essendo la terra fornita di sufficiente umidità si scalzino le barbe delle principali radici delle viti, e con parte della terra che fu smossa- e deve essere rimòssa in posto, si mescali uno o al più duo chilogrammi del nostro concime con tre o quattro volte più di terra, e colla mescolanza fatta si ricoprano le barbo delle radici; colla terra rimanente si ripieni lo scavo. Il nostro concime speciale per le viti fu tenuto appositamente di forma più grossolana, a confronto degli altri, per rendere la decomposizione progressiva delle sostanze che lo compongono più lenta, e provvedere così alla sua biennale durata. L'anzidetta operazione rinnovata ogni due anni può - esercitare sull'abbondanza dei grappoli e sulla qualità dei vini un'influenza che si farà sentire fino al primo raccolto, e darà' nel secondo anno il suo intiero benefizio, che deve superare d'assai la spesa del concime e invogliare il proprietario a farsene largo amministratore. • Concime speciale per cercali (a Lire 10 — 22:50 — 25 il Quintale.) Incoraggiati dalle relazioni avute dai nostri clienti circa l'uso del Concime ligure-marino nella coltivazione dei grani ci siamo adoperati a migliorarne ancora più la fabbricazione, per il che noi possiamo presentare quest'anno ai coltivatori una miscela per <;.- il 14 reali che non soffrirà di corto al confronto coi più accreditati concimi artificiali e sosterrà competentemente, e fors' anco con vantaggio, il suo credito rimpetto ai guani venutici dall'America dopo .l'esaurimento dei depositi delle isole Chincas. Istruiti dalle osservazioni che abbiamo potuto fare noi medesimi e raccogliere da intelligenti agricoltori credemmo utile di preparare «na speciale qualità di fosfato di calce, base principale della grossezza, compattezza e copia dei grani, che fosse facilmente solubile nelle diverse terre più assai dei soprafosfati preparati coli'acido solforico. Gli agricoltori che conoscono l'importanza dei fosfati nella produzione dei grani impiegarono talora il guano del Perù che ha, il migliore, circa il 20 o/° di fosfati, o impiegarono abbondantemente il soprafosfato di calce; e taluni più facilmente accoatentabili impiegarono la semplice polvere di ossa, si o no sgelatinate, confidando che gli acidi della terra la scompongano nei suoi costituenti, liberandone i fosfati Ma il guano delle Chincas non è più in commercio per l'Italia; gli altri guani del Perù sono assai inferiori; quello di Bolivia, che è poverissimo di azoto, « bensì ricco di fosfati, ma di fosfati insolubili. Il soprafosfato di calce preparato coli' acido solforico contiene appena o poco più di un quarto della sua dose di fosfato in uno stato di solubilità; il rimanente è costituito di fosfato tribasico, quindi insolubile e di solfato di calce risultante dalla mescolanza col-l'acido solforico. La polvere di ossa, tal quale, fu persino giudicata Imitile da esperti agricoltori clie registrarono le loro osservazioni sul riputato giornale agricolo di Forlì L'Industriale Italiano (anno VI n.ri 11 e 12). Senza spingere fin là il nostro giudizio pensiamo però che la sua decomposizione sia molto lenta e molto incerta perchè subbordinata alla qualità e quantità di acidi che si possono trovare nella terra cui è applicata la polvere di ossa, i quali siano capaci di sottrarvi parte della calce, per ridurre allo stato di soprafosfato solubile la residua porzione. Noi reputiamo quindi di recare un vantaggio ai coltivatori di cereali offrendo loro il Concime ligure -marino appositamente preparato quest' anno per cereali, il quale contiene quanto e più azoto che basti alla rigogliosità delle parti verdi della pianta e una dose di fosfati solubili superiore a quella del guano del Perù, solubilità non raggiunta finora da altre preparazioni di fosfati che si trovino nel commercio. Noi raccomandiamo di porre il Concime speciale per cereali nel solco stesso ove si pone il seme del grano, e ciò principalmente nei terreni compatti argillosi come ne fece prova e ne fa raccomandazione il Prof. Bechi di Firenze. Se si semina in terreno non solcato ma appena smosso come si fa talvolta per la segale, conviene distribuire il concime commisto col seme stesso e con una parte di terra, affinchè sia più soorrevo-le nella mano che lo spande. Dove si voglia, ottimanente facendo, impiegare anche il letame di stalla, si potrebbe agire in più modi : 0 spargere il concime speciale unitamente al letame, o spargere quello indipendentemente da questo quando si semina o prima, o dopo; o meglio ancora si potrebbe preparare un mese prima della concimazione una miscela a giusti strati di letame e di concime ligure-marino, lasciando riposare la catasta per 15 giorni circa, e poi rimescolandone i diversi strati ed abbandonando la massa ad altrettanti giorni di riposo, affinchè succeda la buona e completa azione e reazione fra le diverse sostanze. Questo è il metodo più lògico e più certamente efficace. Tanta è la fiducia, confortata dall'esperienza, che la Società pel Concime ligure-marino ripone nella riussita della specialità di conoime preparato per cereali, che ben volontieri accetterebbe da intelligenti agricoltori anche il partito di associarsi con essi nella coltivazione, mettendo come suo contributo il costo del concime stesso. girile cosscimaje (Dal Coltivatore — 1872 n. 21) Dopo tutto quello che si è scritto sulle concimaie e sui modi di metterle al riparo, con tettoje, dai cocenti raggi del sole e dalle piogge dilavatrici, parrà strano l'udire che in seno alla Società degli agricoltori di Francia (seduta dell'ottobre scorso ) si sia tuttavìa discusso sulle utilità di tenere o non al coperto li letame! Siffatta utilità venne contestata nientemeno dall'illustre barone Thénard presidente della Associazione stessa. Egli incominciò co! premettere importantissime considerazioni alle (piali è subordinata la soluzione del quesito e che spiegano in qual maniera e per (piali processi chimici la lettiera diventi letame : trattandosi di cosa affatto nuova per questo giornale, ne darò qui un cenno. La fermentazione del letame, o meglio dellema-terfe prime che devono infine costituirlo è cosa molto complessa: essa si divide almeno in (piatirò fasi, che devono succedersi non solamente nello stesso ordine, ma ancora in adatte condizioni di luogo, di durata, di calore, e di umidità. La prima di queste fasi è la la fermentazione putrida, in altri termini la putrefazione della materia animale, cioè di quella materia che passò fra i tessuti dell'animale, come sarebbero l'orina e quella parte della materia feeale che venne riassorbita dal corpo negli intestini. 11 prodotto il più prezioso ed il più abbondante delia putrefaz one è l'ammoniaca, che troviamo combinata sotto forma di carbonato d'ammoniaca, il quale è ess ■ nzialmento volatile: se la fermentazione putrida non si fa in buone condizioni, lo -si perde per evaporazione. L'ammoniaca forma altri sali che in seguito scompongonsi nello stesso letame. La seconda fa-se è la combinazione dell'ammoniaca proveniente dai suddetti sali, colla parte estrat- tiva dei vegetali clic hanno servito di lettiera. Xc risalta una sostanza detta glucilaminarehe chimica-nwmte parlando rappresenta dello znccaro d'uva nel quale una parte dell'acqua di composizione venne sostituita dall' ammoniaca prodotta per la fermentazione putrida. Si noti che la glucilamina è talmente fissa, che a scacciarne l' azoto, richiedesi più che il calor rosso. Sotto una tale forma adunque, l'azoto va escute da ogni volatilizzazione * or questo annichila completamente la vecchia teoria per la quale l'azoto dei letami si volatilizzerebbe anche in quelli già scomposti, locchè non pare verificarsi invece che durante la prima fase della scomposizione, siccome si dice più sopra. Però, acciò possa formarsi la glucilamiiia, sono neccssarii i due agenti calorico ed umido in proporzioni convenienti. E si noti come ciò coincide con tutto quanto si è scritto in questa lì accolla siili'importanza ilei suddetti agenti sconiposilori, tanto nei concimi che nelle terre. Se il troppo calore, dice Thènard, nuoce attivando di soverchio la formazione dei sali ammoniacali, il poco calore, nuoce pure essendo, come si disse, un ostacolo alla formazione della glucilamina. E ciò spiega, soggiunge l'illustre chimico, perchè in una stalla si sviluppa del carbonato' d'ammoniaca che picca al naso ed agli occhi, mentre generalmente non se ne sviluppa più, o almeno pochissimo, dal momento che la lettiera viene portata dalla stalla sul mucchio del letame. Nella stalla la lettiera, per il piccolo spessore del di lei strato, è troppo fredda perchè si formi la giacilami-nu, ma è tuttavia abbastanza salda acciò si determini la putrefazione e si sviluppi i l gas ammoniaco ; sul mucchio del letame al contrario, la lettiera approfittando del calore preesistente nel mucchio stesso, si riscalda abbastanza acciò la glucilamiiui si formi e fissi perciò in essa l'ammoniaca. Qualora però il calore fosse eccessivo, allora la putrefazione preponderebbe con gravi perdite. Come dicemmo però, a moderare l'azione, per avventura soverchia, del calore, vi ha l'acqua di etti la lettiera deve essere abbondantemente imbibita; mentre infatti l'acqua dissolve il carbonaio d'ammoniaca e le materie estrattive vegetali della lettiera, ritarda anche la volatilizzazione del carbonato e favoreggia la formazione della glucilumina. Laterza fase è la fermentazione torbosa : essa ha luogo a spese del tessuto legnoso'della lettiera, e produce l'acido inimico. La quarta fase infine è la combinazione, per via di sostituzione, della glucilamina formata alla seconda fase coli'acido humico,.da cui l'acido fumico j ed ecco in tal punto il letame completamente terminato,.come s'esprime il barone Thènard, il quale conclude poscia col dire che non è necessario (se non in casi eccezionali ). che il letame abbia percorso le quattro suddette fasi per produrre il suo maximum d'effetto nel suolo: laddove deve però essere passato regolarmente, normalmente, nè troppo presto ni troppo Ioniamente, per quelle che sono in rapporto colio stalo in cui si trova al momento di essere sparso in terra. E così — venendo più • al concreto — secondo Thènard nei paesi molto caldi avendosi un calore che eccede di molto quello necessario al letame nelle due prime fasi, deviassi coprire il.medesimo onde moderare gli ardori del sole: ma nei paesi freddi, dove il calore sviluppato dalla fermentazione è di per sè sufficiente per mantenere nella massa i! calore necessariOj la copertura riuscirà inutile, o almeno p.,co vantaggiosa. L'umidità pure è necessaria, perocché, come si disse trattiene i prodotti volatili e dissolve le materie estrattive dei vegetali che entrano a far parte della le!fiera. Ma questa umidità non può forse, se in eccesso, essere nociva? Non vediamo» noi forse, quando cadono grandi pioggie, ti preziosi colaticci delle conciinaje mal costrutte, colare in numerosi rigagnoli, e per lai modo perdersi completamente ? 11 barone Thènard non ignora questo fatto, ed aggiunge anzi d' aver analizzato siffatti colaticci e d'aver trovato in essi dei sali ammoniacali,, della glucilaminuj del fumalo d'ammoniaca, qualche pò d'acido humico, sopratutto dell'orina pura. Si fu per l'appunto dietro queste osservazioni che l'illustre chimico si decise infine a porre al riparo, con una tettoia, ii suo letame dagli insulti della pioggia (non dal sole, che sotto il suo clima non gli poteva nuocere). Con sua sorpresa osservò però che ( non tenendo conto delle spese incontrate per la costruzione delia tettoia e del lavoro necessario per far bagnare artificialmente il mucchio) non aveva se non il piccolo aumento del 5 Ojq nella produzione pel suo» letame, locchè è poco assai. Per queste ragioni il Thènard enunciò nel seguente modo la sua finale conclusione: » raccomandabile nei paesi secchi e caldi, la pratica di coprire i letumi, diventa molto discutibile nelle regioni piovose, ed è biasimevole nè climi ordinar ii » Questa conclusione è in aperta contraddizione con quanto venne fin qui scritto sulle concimaje e sul valore dei colaticci che si perdono dai mucchi del letame. Chi è dalla parte della ragione? Thènard o i numerosi a-gronomi che si occuparono del governo del letame? Nessuno meglio degli agricoltori italiani è in grado di risolvere il quesito; nella penisola abbiamo i paesi secchi e caldi, i temperati e quelli dal clima piovoso; in (ulti vi sono senza dubbio delle concimaje allo scoperto; or bene si osservi se le idee del Thè-narh sono consone a quanto in dette regioni si verifica, ed il Coltivatore — che ha abbonati dall'un capo all'altro d'Italia — pubblicherà volentieri i risultati delle osservazioni fatte. Sul punteruolo dell' olivo. (Dal Coltivatore-1872 N. 21) Il Ministero dell'agricoltura si è scosso alla notizia della comparsa di taluni insetti devastatori degli ulivi nel Barese ed In quel di Lecce, ed ha tosto inviato il prof Cav. Achille Cosso in quelle provincie onde studiare il male e suggerirne i rimedii. Dalla relazione del Cessa apprendo che l' insetto che in quest' anno recò maggior danno a quegli olivelli, si fu il punteruolo deli'olivo, clic gli entomologi da lungo tempo conoscono- Esso è da temersi non già durante il suo stato di larva o verme, siccome verificasi generalmente per gli altri insetti, bensì quando c insello perfetto. dito Le femmine sì sgravano nella prima mela di primavera. Per deporre le uova scelgono rami in preferenza già secchi, ovvero i già asportati per la potatura, ne mai molto delicati, bensì rami di un certo calibro ed a corteccia intera e liscia, non ancora resa scabra per crepacciaturoj o le depongono tra la corteccia .e l'alburno, nella cui spessezza le larve che schiudono escavano le loro gallerie, per le quali, se anche fossero rami vegeti, non vannu a deperire. La presenza di siffatte larve può esserefacilrnente conosciuta, dappoiché dal forame lasciato dalia madre, vien fuori lina materia risultante dalla rasura dell' alburno e dagli escrementi delle larve stesse. Quando queste hanno compiuto lulto il loro sviluppo e l'altro di ninfa, schiudono gì'insettotini perfetti, ciascuno dei quali perfora la corteccia in un punto Che corrisponde alla estremità delia rispettiva galleria, e \ìiene a luce. Siffatta schiusa comincia verso la metà di maggio e si continua a tutto giugno. l i questa epoca gli Slbe-ri si trovano nel periodo della infiorescenza. 1 Punteruoli venuti fuori dalle oscure nicchie nelle quali «acquerò, Tanno a piazzarsi entro le ascelle sia dei racemi fiorali, o fruttiferi se ia stagione è più innol-trata, sia di teneri ramoscelli Ivi ciascuno si scava una nicchia capace di contenere per incoro il suo corpo. Per la quale cosa rode e corteccia ed alburno e strati legnosi. Risulta perciò che il racemo intero, sia con fiori sia con frutti, o i teneri ramoscelli, vanno presto a seccare. Accade ancora il più delle volte che Io srtesso individuo abbandona la prima nicchia e va a scavarne una secoifda in altro sito; sicché un Punteruolo solo, durante la sua vita d'insetto perfetto, può far seccare diversi ramoscelli ed un numero più o meno vistoso di olive. Un fatto precedentemente da me non avvertito e che durante le attuali ricerche ho potuto constatare, si e che ordinariamente gli alberi più vicini all' abitati) son quelli sui quali si trovano in maggior copia i 'Punteruoli, e quindi i più danneggiati. (Questo fatto trova la sua facile spiegazione nei costumi stessi dello insetto già esposto. Dappoiché i rami asportati in seguilo alla potatura, e che riuniti in fascier-i si portano nell'abitato per servire al consumo del fuoco domestico, sono appunto quelli che portano con loro i germi dei Punteruoli, i quali compiono nei magazzini comodamente la loro vita di larva e di ninfa, e quando schiudono insetti perfetti, levandosi a volo cercano guadagnar la campagna, e riposando sugli alberi che prima incontrano, sopra di questi stabiliscono la loro dimora. Taluni proprietari più intelligenti da me interrogati sulla condizione delle fascine di rami di ulivo conservate in magazzino, mi hanno confermato di averle vedulesovenlc rose e bucherellate, e talvolta coi pendoli ili rosura di legno che vengon fuori dai forami che menano alle gallorie abitate dalle larve. Dalla quale biologia risulta chiaro che a prevenire l'invasione de' Punteruoli che danneggiano gli alberi vegeti, è necessario tener di mira i rami entro i quali passano il periodo di vermi o larve di ninfa. (Juii di bisogna: 1. Non lasciare negli uliveti rami asportati nella potatura; ma aver la cura di portarli via lutti. S'intende essere maggiormente riprovevole servirai di detti rami per sostegno delle viti_, le quali talvolta si trovano frammiste agli ulivi: dappoiché in tal caso si 'tiene i>elP olive'lo Slesso il mezzo di propagazione de' Punteruoli. Sì. Tener di mira le fascine di rami di ulivo che si immagazzinano, e destinare più prestamente al consumo quelli che si mostrano abitati de' Punteruoli. 3. Visitare ripetutamente gli uliveti dopo la potatura per esservare se^vi ha rami con larve di Punteruoli; ed in tal caso o asportare il ramo, ovvero mettere a nudo le gallerie per distruggere le larve annidatevi. Dne deliberazioni. Sono parecchj anni oramai — tanto corre veloce ii tempo — che questa nostro giornale ebbe a occuparsi di due argomenti per varia cagione importanti: la conservazione deli' Anfiteatro di Fola e la conversione del ginnasio tedesco di Pisino in una scuola reale italiana. Sì l'uno che l'altro erano di evidente urgenza, ed era anzi a meravigliare che nessuno se ne fosse prima di noi occupato. Tuttavia le proposte della Provincia furono male interpretate e sollevarono quà e là recriminazioni, che meglio è non ricordare ; ma in sostanza pare che non siano state infruttuose, poiché noi vediamo adottato e tradotto in legge provinciale nel 1872 quello, che il nostro giornaletto caldeggiava nel 1868. ffoi non abbiamo per fermo la presunzione di credere che le nostre parole soltanto siano uelle, alle quali si debba il merito delle recenti eliberazioni della Dieta; il fatto stesso di una così lunga dilazione frapposta tra la domanda e la effettuazione proverebbe contro di noi. Ma sta nell'indole delle idee giuste di fare lentamente il loro cammino; chi le emette rassomiglia un po' all' agricoltore, che getta nel campo le sementi del grano e non sa ove vadano a finire. Molte periscono, molte non hanno neppure condizioni di vitalità, ma altre cadono in terreno buono e ehiuse nel terreno germogliano ascosamente, fin che un bel dì tu vedi il gambo verdeggiante uscire dalle zolle e più tardi maturare su di esso il frutto desiderato. Di qui il vantaggio della stampa periodica, semenzajo di idee, cne ogni giorno si spandono pel paese e penetrano nei cervelli e li costringono a meditare. Le idee non sono tutte buone, chi non lo sa? Ma tra le inutili ce n'ha qualcuna, che feconda e fa il suo cammino: non basta questa a compensare di tutte le altre, che rimangono sterili? Così dunque i provedimenti per la conservazione del nostro storico Anfiteatro sono stati finalmente deliberati, e noi confidiamo che la Giunta Provinciale vorrà metterli senza indugio in atto e farli rigorosamente osservare. Era invero uno spettacolo indecoroso quello dell'abandono, in cui si vedeva lasciata quella classica mole, e il forestiero, che scende a Pola per ammirarvi li avanzi del nostro glorioso passato, rimaneva stupito alla vista della incuriay in cui essi giacevano. Il Municipio di Pola aveva per verità compreso da ultimo la necessiti di impedire un simile sconcio; ma nè a lui competeva l'autorità, nè forse gli soccorrevano i modi necessarj. Laonde una deliberazione della podestà provinciale era diventata indispensabile tanto più,, dacché la> più illustre nostra città tende per effetto de' nuovi rivolgimenti a mutare il suo vecchio e severo carattere di antico municipio romano in quello di una vasta, e multilingue caserma. Anche più necessaria, stiamo per dire,, e certo pm ricca d effetti, sarà la conversione del. ginnasio di Pisino in scuola reale. Avanzo anch'esso di un'epoca già passata nel dominio della storia, quantunque relativamente recentissima, esso non aveva più che uno scopo, quello di. mostrare come le forze dei maggiori potenti s'infrangano contro alle leggi della natura. Ci fu un tempo, in cui il Governo assoluto dell'Austria credette poter germanizzare la nostra provincia, e Pisino tramutata dai nuovi apostoli in Mitterbur& divenne il centro della propaganda^ pel cui completamento si istituì colà ih ginnasio inferiore e superiore in lingua tedesca. Ebbene,, questo popolo così scarso, così poverorcosì abandonato resistette passivamente alla pressione, che gli si usava ; esso non abandonò la lingua der suoi antenati, e il ginnasio,, deserto di scolari, restò solo un pretesto di soggiorno a pochi frati oziosi, che non conoscevano la lingua del paese,, e che il paese alla sua volta non conosceva. Valeva la pena di continuare a spendere così inutilmente il denaro, che costa queliti: scuola?' Non era* meglio riformarla radicalmente, renderla adatta alla popolazione e ai tempi?: Lì insegnamento' clàssico, se è ancora necessario fra noi, non è più esclusivo; le carriere più lucrose sono. queller che si fanno da chi ha lasciato in disparte Omero e Virgilio eT senza bisogno di una inutile laurea, s' è dato alla mercatura, alle industrie, alla navigazione. Approntiamo dunque a' nostri giovani delle scuole, che li apparecchino a questo genere di proféssioni, approntiamogliele in lingua nostra, ciòy che non esclude che possano'imparare insieme le lingue forestiere; e il denaro così impiegato' ci. renderà il cento per uno. Da questi motivi furono guidati la Dieta, che stanziò una cospicua somma per la istituzione di una scuola reale interiore in luogo del ginnasio tedesco di Pisino, e ili Municipio stesso di Pisino, che offerse il locale ed altri vantaggi. 12 utile immediato sarà; della città: di Pisino,. ma indiretta mente lo risentirà la Provincia intiera; e noi — parchi lodatori — vogliamo rendere publiche grazie di questo importante avvenimento alla Giunta Provinciale, che lo provocò, e alla Dieta, che gli diede la sua sanzione. j:- Co rrispoii «lenze ». Pirano, novembre 1872. (L ) Se v' è argomento che per la sua generale importanza valga a- cattivarsi le nostre simpatie, egli è certamente quello delle scuoio, da noi considerate siccome l'unico mezzo per dare un vero indirizzo alla educazione della. risorgente'gioventù, e diffondere per quanto è possibile la coltura nelle varie classi della umana famigliai Iv appunto per questo che non possiamo astenerci dall'applaudire al nobile fervore che oggigiorno va manifestandosi e quinci e quindi nella nostra provincia, riguardo alla fondazione di nuovi istituti scolastici.; e compresi come siamo di quella verità, che il benessere di Un paese sta in relazione diretta alla sua coltura, noi rivolgiamo una sincera parola d'incoraggiamento a quei generosi che s'adoprano con tanto zelo in oggetto di' sì vitale importanza. Corsero tempi nei quali scarsa ed evirata da falsi principi s'impartiva un' educazione alla nostra, gioventù, a cui per tal guisa non ridondavano quei beneficii, che oggi mercè le sagge disposizioni in fatto di scuole ci è lecito di riprometterei.. Anzi se consideriamo il grande passo che in proposito si fece da pochi anni a noi, abbiamo senza dubbio di che rallegrarcene sinceramente; e chiamarci abbastanza felici se ci toccò vivere in un'età, che si è assunta la nobile missione di migliorare la società col magistero delle scuole. Da tali considerazioni generali discendendo a parlar particolarmente della nostra scuola Reale Superiore, alla cui apertura abbiamo assistito anche quest'anno con ispeciale sentimento di compiacenza, dobbiam dire-che essa è ormai abbastanza bene conosciuta in Provincia.; almeno così dobbiamo inferire dal numero dei nuovi frequentatori, accorsi dalle varie parti dell'interno e della spiaggia dell'Istria. Fu già da noi altra volta accennato alle tante ragioni, che debbono persuadere i padri di famiglia a mandar la loro prole ad attingere un' educazione in una città provinciale, anziché in un centro popoloso; per cui se dagli auspici ci è permesso argomentare del futuro, possiamo fin d'ora presagire che la nostra scuola reale acquisterà in breve uno sviluppo sotto ogni aspetto veramente invidiabile. È questa una considerazione in cui ci soffermiamo tanto più volentieri in quanto che essa serve a sbugiardare le sinistre impressioni di coloro, che fuori e presso di noi, provavano non sappiam per qual motivo, una certa compiacenza nel sostenere che la mancanza di frequentatori sarebbe uno dei principali inconvenienti del risurgente nostro istituto reale. Provveduto a larga mano di tutto ciò che è necessario ad impartire una buona'educazione, per opera di chi deve vegliare e provvedere al suo maggiore incremento, esso saprà, non ne dubitiamo, supplire convenientemente al difletto, che di una simile scuola fu per tanti anni generalmente sentito nella nostra provincia. Di questi giorni ebbero luogo presso di noi le nuovo «'lezioni della Rappresentanza comunale.;Se parlando di esse ci cadesse in mente di usare la espressione lotta elettorale, espressione accettata sena'altro da ognuno che in argomento di elezioni o parli o schiva, noi cadremmo senza fallo nel ridicolo; poiché al significato della frase rettorie» troppo solennemente contrasterebbe nel caso nostro la realtà dei fatti. Lungi dall'attribuire in generale alle elezioni.municipali quella soverchia importanza, che taluno loro ascrive, coli'applicarvi forse quei principii che assumono un altro aspetto ove si tratti di elezione di pià vasti corpi morali, noi vorremmo però io ogni modo veder cessata tanta apatia da parte del popolo nel partecipare a un diritto per cui esso diventa veramente il popolo sovrano. D'altronde nulla v' ha di più naturale eh' esso si adopri a collocare nei seggi della Rappresentanza municipale persone, che godendo della pubblica stima, sappiano interpretare i suoi bisogni ,e le sue aspirazioni. Ad onta di tale ristretta partecipazione degli elettori al diritto di elezione, da cui forse derivò il fatto che la novella Rappresentanza municipale è poco dissimile dalla precedente, noi non abbiamo minimamente di che lagnarci; poiché ci lusinghiamo che a nostro comune vantaggio continuerà nell' azienda municipale quello spirito di solerte operosità, che fra i non pochi meriti della cessata R appresentan-za è quello che maggiormente emerge. — Pisino, novembre Nel 1836, come è noto e sta bene sia in oggi rammemorato, il governo instituiva qui un ginnasio che progressivamente venne elevato a sei classi in conformità degli ordinamenti di allora. Quantunque il governo non possa aver avuto altra mira che di offrire con ciò a questa parte della provincia, priva di ogni altra risorsa, il mezzo per procurarsi una qualche coltura scientìfica e letteraria e migliorare così le proprie sorti, pure i più, non potendosi capacitare che in quei tempi l'Istria nostra fosse reputata meritevole di tanta attenzione, vollero scorgere nell' istituzione del ginnasio anche uno scopo secondario, quello cioè di favorire possibilmente anche qui la germanizzazione allora di moda, riflettendo pure die l'autorità circolare, di buona memoria, aveva già di lungi procurato di spargerne i primi semi. Avvalorava queste supposizioni il veder ordinata l'istruzione esclusivamente tedesca ed affidata la medesima a' frati reclutati nei conventi della Gamiola. Comunque sia sebbene tale preteso scopo anticivile ed antinazionale fosse andato, come lo provano i tempi presenti, .completamente fallito, pure J'istituzione e-sotica produsse pur troppo i suoi tristi effetii. imbastardendo la gioventù nostra, ottundendone i più belli ingegni, fiaccandone ogni slancio generoso e spegnendo a grado a grado in essa il sentimento di nazionalità e di patria, avvegnacchè nulla contribuisca più a rendere la gioventù estranea alla terra che la vide nascere che l'istruzione nell' età giovanile impartita da estranei con lingua, principii e metodi stranièri. Per buona sorte ai tempi tristi tennero dietro tempi migliori, e quando lo svolgere il concetto di patria e nazionalità non era più un delitto, anche qui gli spiriti si ridestarono a novella vita volgendo innanzi tuffo ogni cura principalmente all'istruzione pubblica. Di latti ciò che per l'addietro era il retaggio di pochi di- venne famigliare ai più, la coscienza cioè, che lo stato di .prostrazione intellettuale in cui gemeva particolarmente questa parte della provincia derivava in gran parte ed anzi forse esclusivamente dall' ibrida istruzione impartita in lingua a noi-estranea. Adoperaronsi allora e rnuuicipio-e cittadini in ogni gui#a ed a tutta possa per .far cessare sì strana e si funesta anomalia, ma ;ben preste dovettero persuadersi che il male aveva preso profonde radici.e che il toglierlo .era se non impossibile, difficile assai. Nel giugno 1867, allorché il luogotenente Barone de Bach fu la prima volta a visitare" la provincia, veniva da questa deputazione comunale fatto il primo passo in merito al ginnasio tedesco, facendo conoscere a Sua Eccellenza lo stato deplorabile della pubblica istruzione appunto a motivo della lingua d'insegnamento. Questo primo passo rimase però quasi inavvertito. Isella seduta del 27 gennaio 1868 la rappresentanza comunale deliberava a voti unanimi di avanzare al Ministero del Culto ed Istruzione formale petizione perchè il ginnasio venisse secolarizzato ed adottata la lingua italiana quale lingua d'insegnamento. Tale petizione veniva app«ggiata caldamente da tutti i municipi! dell' Istria, dalla giunta provinciale e dall'istessa camera dei deputati al consiglio dell'impero—però tutto inu- * tilmente, clie si ebbe in risposta che l'istituzione di un ginnasio italiano in Pisino non è richiesta dai reali bisogni della popolazione, che se si presentasse necessario un cambiamento della lingua d'istruzione questo dovrebbe preponderare a favore della tedesca — e si noti che si chiedeva che appunto la lingua tedesca venisse sostituita dall'italiana—. Tale decisione veniva presa dal ministero GiskrH-IIasner. Quasi contemporaneamente alla suddetta petizione gran parte delle comuni dell'Istria in numero di ben 104 appoggiò anche sotto altra forma l'istessa domanda, però senza ottenere migliore risultato. Poco dopo cioè nel giugno 1868 la sullodata Eccellenza de Bach visitava nuovamente la provincia ed anche in quella occasione la deputazione comunale irli porgeva analogo memoriale in ordine alle condizioni deplorabili del ginnasio; ma anche questo atto non fece ehe aumentare il numero delle dolenti note accumulatesi in questo spiacevolissimo argomento. Nel successivo mese di luglio la deputazione comunale avanzava al ministero altra supplica per ottenere almeno per alcune materie l'istruzione nella lingua italiana senza però ricevere nemmeno riscontro. ° Nell'agosto di quell'Lstesso anno la deputazione comunale avanzava petizione alla Dieta provinciale affinchè, avvocata a se la questione del ginnasio, porgesse istanza al ministero pella secolarizzazione ed italianizzazione di questo istituto. E la Dieta accoglieva la petizione incaricando la Giunta aformulare ana4oga domanda al ministero, domanda che fu tosto avanzata e che però rimase come le altre inesaudita. Nel successivo mese di settembre il comune di Pisino spiccava apposita deputazione per complimentare Sua Eccellenza il luogotenente de Moring e per porgergli nuovo memorialesulla questione del ginnasio, pregando sempre l'introduzione della lingua italiana quale lingua d'insegnamento. Ma sua Eccellenza era preoccupata de altre cure ben più gravi per darsi pensiero del memoriale di un povero comune. Nel marzo 1869 una deputazione del oomune si recava a Pola ®er ossequiare Sua Maestà l'Imperatore ed anche quell'occasione venne colta per umiliare alla Maestà Sua un memoriale avente per unico oggetto la questione del ginnasio. Anche il consiglio scolastico provinciale si occupò ripetutamente di tale questione* chiedendo coli'appoggio 35 stringenti argomenti didattici rintrochiziqpe della lingua italiana quale lingua d'insegnamento, accentuando particolarmente che non liavvi ormai in.tutta la provincia nemmeno una scuola popolare tedesca. Però anche questi ragionamenti non valsero a smuovere il governo dall' inesorabile Non po$snnius. Si fu per ultimo nel coerente anno che la Giunta provinciale riprese nuovamente la questione proponendo ar governo di sostituire all' attuale ginnasio conventuale tedesco un ginnasio reale inferiore italiano colla concorrenza del fondo provinciale ed in parte anche del comune di Pisino. La risposta si fu anche questa volta negativa quantunque il governo dasse a vedere di comprendere finalmente la gravità dei motivi addottigli. Frattanto le condizioni del ginnasio, ridotto a sole quattro classi, si fecero sempre peggiori : negli allievi nessun amore pello studio, nessun prefitto dall'istruzione, nessun ordine, nessuna disciplina; nei docenti nessun interesse per un istituto orinai avversato da tutti e da per tutto, e dimenticato persino, a quanto sembra, dalla rispettiva preposta Autorità di sorveglianza...,.. Abbiamo voluto così tessere per somn^i capi la dolorosa storia di quantp si « inutilmente operato pel miglioramento delle condizioni di questo ginnasio, affinchè i lettori siano in grado di valutare pienamente la portata della deliberazione presa dalla Dieta provinciale nella tornata dei 12 corr- sull' istituzione di un ginnasio reale inferiore provinciale a Pisino ; imperochè per essa, superate le difficoltà arteficiosamente create, viene tolto il più potente ostacolo al progresso morale e eivile di buona parte della provincia ed offerto alla medesima il mezzo più sicuro per avvantaggiare le proprie sorti anche dal lato materiale ; per essa l'Istria viene affrancata dall' umiliazione di vedersi istruiti i propri figli in una lingua straniera quasi che la nostra fosse per coltura a lei seconda ; per essa in fine viene I reso il giusto omaggio alla nostra nazionalità e rimessa la fede nelle patrie istituzioni. Epperò la giunta e la dieta provinciale hanno con ciò certamente bene me-; ritato della patria. I%o4Ìz!e. Dieta Provinciale. 3.' seduta 12 novembre - presenti 23 deputati. Fatta comunicazione di varie proposte della Giunta; presentate petizioni, accordati permessi a deputati; la Giunta dà relazione sulla elezione seguita nel collegio di Muggia-Isola-Pinguente, e propone, che stante la regolarità dell'atto, sia convalidata. Alla proposta della Giunta oppone T onorevole Luciani : che sebbene, da quanto ebbe a riferire l'Inclita Giunta, l'elezione del Reverendo Don Givanni Zamarin fu regolare riguardo alle forme, tuttavia crede che non stia nella dignità e nel decoro di quest'Assemblea di convalidarla,' e ciò per aver egli ed a voce e col mezzo della pubblica stampa indebitamente e bassamente offeso la Dieta in generale, ed in particolare la maggioranza della medesima sulla base di circostanze e fatti travisati, e quindi propone che l'Eccelsa Dieta, valendosi del suo diritto di non ammettere nel proprio stno chiunque la vilipende, voglia deliberare: non doversi convalidare l'elezione di Don Giovanni Zamarin a deputato provinciale. Dopo breve discussione, osservato, che per legge è riservato alla Dieta un giudizio inappellabile, la proposta dell'onorevole Luciani è accolta con 22 voti contro 6. Viene accolto,' al progetto ai legge concernente l'obbligo della parte morosa a sopportare le spese delle operazioni ufficiose su insinuazioni ritardate riguardo ai diritti soggetti all'abolizione o regolazione d'ufficio a sensi del•§. 6 della Patente Imperiale 5 luglio 1853 (Boll. dell'Impero TS. 1301 ; e l'altre di proposta governativa, concernente la contribuzione alla Cassa di pensione dei maestri delle scuole pubbliche popolari trasferiti da un'altra provincia. Sulla prò,posta della Giunta, letta la relazione del Comitato scolastico, la Dieta delibera: 1. Viene istituito nella città di Pisino un ginnasio-reale inferiore provinciale, in conformità al proposto piano di organizzazione, di cui la parte didattica perfettamente identica a quella usitata negli altri ginnnasi -reali inferiori mantenuti dallo Stato. —- L'attivazione di questa scuola avrà luogo entro il corrente anno scolastico qualora si renda possibile di rinvenire il necessario personale docente, ed altrimenti nell'anno scolastico p. v. 2. La Dieta provinciale accoglie la concorrenza offerta dal Comune di Pisino per la istituzione di una simile scuola, consistente, giusta il deliberato preso dalla Rappresentanza comunale nella seduta dei 1 mano 1872, sull'esecuzione dell'obbligo di fornire gratuitamente i locali necessari con tutto l'occorrente mobiliare, di provvedere alle spese di conservazione dell'edificio scolastico, ed alla polizia dei locali, ed in fine nella cor-risponsiotie di annui f. 100, a titolo d'indennizzo d'alloggio pel direttore: 3. La Giunta resta facoltizzata dalla Dieta provinciale di proseguire pratiche eoli' i. r. Governo, affinchè sia soppresso l'attuale i. r. ginnasio inferiore di Pisino, ed assunto in amministrazione dello Stato il suddetto ginnasio - reale inferiore provinciale, verso l'accettazione della oonoorrenza offerta dal Municipio di Pisino, e di quella del fondo provinciale istriano di annui fiorini 1500. La Dieta accorda addizionali maggiori a Volosca ed Albona, onde provvedano a misure straordinarie per la sicurezza pubblica. Viene rimessa al comitato politico legale una domanda del Comune di Muggia per contrarre un mutuo. Approvati i confi consuntivi pel fondo pensioni degli impiegati provinciali, nonché del fondo provinciale di coltura. 4." seduta 15 novembre - presenti 24 deputati. I deputati Basilisco e Belli che non erano intervenuti all'ultima seduta si dichiarano favorevoli alla proposta Luciani riguardo l'elezione di Muggia-Isola » Pinguente. II deputato Ferretich rinunzia al mandato. In seguito a interpellanza del D.r Campitelli, diretta alla Giunta si viene a rilevare che il governo non prese ancora alcuna risoluzione riguardo la legge sanitaria. Vengono ad unanimità approvate le seguenti proposte della Giunta Provinciale: 1. Viene accordata ad Angiola nata Bandelli vedova del defunto Pietro D.r Kandler dal fondo provinciale una pensione vitalizia di annui fiorini 600, e ciò in considerazióne dei titoli in,-igni; acquistati dal D.r Kan-dler alla riconoscenza della provincia d'Istria, coli' a-verla egli illustrata dal lato, storico ed archeologico, con indefesso e disinteressato amore, studio e lavoro, pel lungo corso di quasi 40 anni, impiegandovi ogni suo. reddito, ogni suo patrimonio;. ed approva.to perciòT o-perato della Giunta, coli'accordare la, sanatoria dell'imr porto sinora per questo, titolo erogato alla, vedova stessa.. 2. La Dieta, autorizza la. Giunta, a. concorrete- dal fondo provinciale coli'inporto di fiorini 2000 nel dispendio occorrente al ricignimeuto dell' anfiteatro di Fola giusta il progetto tecnico, proposto, dalla, stessa Giunta. 3. La stessa Giunta resta, autorizzata ad entrare in trattative col Sig.. Tommaso Luciani all'effetto ch'egli, pel corso non interrotto di dieci anni, si obblighi di dedicarsi esclusivamente alla raccolta, nell' archivio, generale di Yenezia di materiali riflettenti l'Istria, che abr biauo a servire per la compilazione della, storia della, medesima, traendone a sue spese copie, registri ed appunti, secondochè troverà opportuno, e di presentare semestralmente la parte di lavoro, compiuto, verso una retribuzione annua dal fondo provinciale di fiorini G00, e di stipulare con lui in proposito analogo convegno. Vengono accolti in seconda e terza lettura; con brevi modificazioni proposte dal Comitato scolastico: 1. Il progetto, di legge col. quale vengono completate alcune norme della, legge provinciale 8 febbraro 1809 concernente la sorveglianza, sulle scuole : 2. ed il progetto di legge-concernente l'abolizione del contributo pel fondo delle scuole-normali, e la introduzione di un contributo scolastico sulle eredità.. Approvati i consuntivi pel 1871 del fóndo di esonero, del fondo scolastico provinciale, di quello delle confraterne. Accordate addizionali pel 1873 al comune censuario di Pirano, Umago, Pola. 5/ seduta 19 novembre - presenti 23 deputati. Presentate alcune mozioni e progetti di legge; viene rimesso al comitato finanziario due proposte dell'autorità scolastica provinciale risguardante pensioni. Tiene approvato il conto consuntivo pel 1871; ap- ?irovato il preventivo 1873 del tondo confraterne loca-izzate. Vengono accolte le seguenti proposte del Comitato finanziano : 1. di approvare il preventivo del fóndo di esonero Sell'anno 1873, stanziando nell'esigenza un importo di or. 97,627, ed altrettanto nel coprimeuto; 2. di approvare l'esazioue pel detto anno di un'addizionale del 10 per cento su tutte lo imposte dirette della provincia per far fronte all' eventuale deficienza; 3. di autorizzare la Giunta provinciale a scontare, nel caso restasse pur disponibile qualche avanzo, più che sia possibile, delle antecipazioni date dallo Stato al fondo di, esonero; 4. incaricando la Giunta poi a far esigere eziandio coi mezzi coattivi gli importi scaduti dei capitali ed interessi di esonero. La Dieta approva una parte della legge-con la quale vengono cangiate alcune disposizioni della legge provinciale 30 marzo 18-70 sulle ecuoio; avendo accettate, la, Giunta provinciale, le- lievi modificazioni introdottevi del Comitato scolastico. 6." seduta 20 novembre - presenti 22 deputati. Viene approvata la intiera legge scolastica che' modifica quella del 30 marzo 1870. L'onorevole Luciani svolge una sua mozione per- chè siano introdotte alcune disposizioni onde regolare la tenitura; dei libri pubblici presso il distretto giudiziale di Albona. Apertasi la discussione e risultato che un identico bisogno si rende necessario per altri distretti, sopra proposta dell'onor. D;r Amoroso la Dieta delibera: ohe sia fatta domanda all'eccelso Ministero,- ehe la tenitura. dei libri pubblici venga affidata in tutti i giu-dizii distrettuali a persona pubblica, giurata. La sera di lunedì 25 del passato novembre Ih: nostra solerte Società filodrammatica ci fece passare una' lièta.? serata.» colla graziosa commedio-la del sig. Marenco: „ perchè al. cavallo gli si guarda in bocca.:,,, e-colla brillante farsa di Gherardo del Testa beretto da notte. „ Esordirono due nuovi attori: il sig. Pio de Gravisi che sostenne la parte principale tanto nella prima che nella secon'da, accaparrandosi subito il favore del pubblico, collo spiegare molta disposizione. nelle parti brillanti, per cui ci sembra nato e fatto» Molta grazia e- compostezza dimostrò nelle parti di cameriera la signorina Emma de Borisi. Sarebbe superfluo il rinovare le lodi che si meritarono le altre attrici ormai note al pubblico, pur diremo che lo signorine Chiara de Gravisi, Luigia de Ii'iivento ed Anna Cobol disimpegnaro-no perfettamente bene la loro parte; e così purè li signori. Kicolò del, Bello,, Giorgio de Favento e Cobol;. L'orchestra' ci fece gustare qualche nuovo pezzo di musica molto gradito. La messa in scena come il. solito esatta e soddisfacente. Bollettino Irihliog-rafico. Sajj-^lo d' una Storia dell" I-stria «lai primi tempi sino all'' epoca «Iella «lominwzione romana. (Continuazione, vedi il n. precedente ) Assai interessanti sono i Càp. Ili e IV che versano sul nome d'Istria dato alla nostra provincia, e sulle prime origini degl' Istriani. Qui l'erudizione e lo studio dell'Autore emergono luminosamente. Il nome d'Istria ei 15 ritiene originato dall* erronea credenza degli antichi Greci che il Danubio o Istrio si spartisse in due rami, uno de'quali mettesse foce nel Ponto Eusino o Mar nero, l'altro nell'Adriatico, onde ne nacquero l'Istria pón-tica^ odierna Dobrucia, e la nostra adriaca, ed il nome d'Istri od Istriani dato agli abitatori di entrambe. L'Istria pontica trova la ragione del suo nome nella realtà dell'Istro che la percorreva. Sembra però accertato che anche l'Istria nostra avesse un fiume chiamato Istro (Vedi Note 26. 28. 29), 1! gli stessi Strabene e Plinio mentre riconoscono a "falsità derivare esso dal Danubio, non ne negano l'esistenza, anzi Diodoco Siculo, vissuto 40 anni prima dell'era .volgare, dichiara espressamente the i Romani ve ì'aveano trovato in un fiumicia-toio di appena 50 stadii o 5 miglia in lunghezza. Questo non potrebbe essere altri che il Quieto o-ìierno, il cui antico alveo 'era indubbiamente assai più breve che al dì d' oggi. Ma qui nasce spontanea la domanda: chi attribuì il nome d'Istro a questo piccolo fiume, ! Greci o gl'indigeni-? Volendo supporre che lo facessero gli antichi Greci, nella credenza che il Danubio sboccasse con un ramo anche nell' Adriatico, si chiederà come mai andassero a cercare in questa estrema provincia peninsulare questo ramo, e potessero credere d' averlo trovato in unmescbir.o fiume, di cui era fàcile misurare il corso e vedere le ♦fonti, anziché in alcxuno dei ben maggiori fiumi della costa illirica, le cui sorgenti assai lontane dal mare avrebbero potuto meglio appoggiare la erronea loro opinione.? Però, quand'anche si volesse ammettere che i Greci abbiano applicato il nome d'Ilio a questo fiume, d'Istria al paese in cui si trova, e d'Istriani al popolo che l'abitava — è egli verosimile che questo popolo accettasse sì di leggieri tati nomi capricciosamente imposti da stranieri, e non avesse piuttosto conservato il proprio nome gentilizio, e quelli dati da sè al paese ed al fiume? Né il no-jme di Enotria dato dai Greci all'Italia, ne quel-Ilo di Trinacria con cui chiamarono la Sicilia, nè alibi molti, poterono prendere radice di fronte a quelli, che ai proprii paesi imponevano i loro abitatori Senonchè Sfrabone (Lib. I) e Plinio { Lib. III cap. 18) espressamente dichiarano erronea l'opinione di quelli scrittori, i quali asserivano questi due distinti fatti, cioè: scorrere per ? Istria un ramo del fiume Istro — e che da questo abbia tratto la sua denominazione il paese. Anzi da Strabone si scorge che quest'opinione non era generale, 1 ma che soltanto Ipparco ed alcuni scrittori clic lo pi*»edettero, l'avevano enunciata. Nò può diffatti ammettersi si facilmente, che una tavola od un errore, spacciati da alcuni scrittori, siano stati baste-voli a dare o cangiare stabilmente la denominazione a questa provincia, ed al suo popolo. Il nome d'Istria e d'Istro devono pertanto ritenersi attribuiti al suo paese ed al suo fiume dal popolo che vi prese stanza. Il popolo stesso è conosciuto dai più remoti tempi storici sotto il nome, sino ad oggi senza interruzione conservato, d'Istri od Istriani. Crederei quindi che qualche antico scrittore Greco, udito dai naviganti per l'Adriatico esistervi nell'Istria un fiume di nome I-stro, abbia immaginato e poi spacciato, seguito da altri, derivare esso ed esserne quindi un ramo, dal Danubio, il quale sotto l'egual nome d'Istro sì versava nel Ponto Eusino. La coincidenza delle due Istrie, una al Mar nero, l'altra all'Adriatico, penisole entrambe, con 'un fiume -d'eguài nome, sebbene grandissimo l'uno, piccolissimo l'altro; l'isole di nome Absirtidi vicine tanto all'una che all'altra Istria; la stirpe tracica del .popolo d'ambedue ; le spedizioni degli Argonauti e dei Colobi, vere o false che siano o travisate, ma che le tradizioni recavano avvenute dell'Istria pontica all'adriatica — queste coincidenze, né po ssono ritenersi accidentali, né derivate soltanto da errori degli storici e geografi, o dalle favole dei poeti; esse invece mostrano d'accennare ad antichissimi rapporti esistiti fra i due cotanto disgiunti paesi, a fatti avvenuti prima che la storia s'occupasse a registrarli, alla trasmigrazione d'un popolo tracieo dalle foci del Danubio nella nostra provincia, dove conservò il nome d'Istri, applicando alla patria novella, in memoria dell'abbandonata, il 'nome d'Istria, e d'Istro a quello de' suoi fiumi che la percorreva nel suo mezzo. Mancano, !è vero, sicure basi per "fissare P epoca della medesima, ed indicare le 'oause ohe possono averla prodotta ; ma nemmeno si potrebbe negarla assolutamente per le difficoltà che si suppone avrebbe essa incontrato per via, attraversando paesi tenuti da fiere popolazioni. Ùna trasmigrazione pressoché tutta fluviale, quale sarebbe stata la nostra, di lina tribù raccolta con tutte le sue sostanze ed occor-Tenti vettovaglie in barche, non recando gravi molestie riè pericoli ai popoli, pe' cui paesi doveva transitare, non può avere, a quei tempi, trovato insormontabili ostacoli alliberò suo viaggio. Gli argomenti dal prof. Bemissi recati contro questa trasmigrazione sono certamente meritevoli di riflesso, ma dubito che siano bastanti a dimostrarne l'insussistenza. L'esame della questione perchè fu dato il nome d'Istria alla nostra provincia, ci ha portato a dire anche qualcosa sulle origini degl'Istriani, ed a ritenere che essi fossero Traci, senza ^er ciò e-scludere che altre popolazioni ancora, assieme con questi, l'abitassero. Difatti non è a credersi un errore se Scimno ■da Chio, Apollodoro, ed anche Marciafiò Eraclee-se (Vedi Schoenleben pag. 135) dicono in modo assoluto essere Traci gl'Istriani nostri, come lo e-rano quelli del Ponto, mentre a nessun altro popolo dell'Adriatico, non agl'Illirii, non ai Liburni, che pur conoscevano, attribuiscono origine tracica. Nè si può ammettere col Benussi (pag. 25) che » se ,, gli antichi ci dissero che gl'Istriani erano Tra-„ ci, questo non fu che una conseguenza della fai-« sa idea che avevano in riguardo alla larghezza „ della penisola (del Balkan) che s'estende dall'A-r driatico al Mar nero, credendola un istmo nel n cui mezzo sorgesse un monte, dal quale sipote-» va vedere l'uno e l'altro mare. » Imperocché quest' idea non l'avevano alcerto i testé citati scrittori, ma i Greci più antichi ; in secondo luogo questo supposto istmo cadeva appunto sull' Emo o Balkan situato troppo più basso dell'Istria, e tra l'Istria e quest'Emo i Greci sapevano esservi gl*II-lirii ed i Liburni, che, come fu or ora osservato, no» dicono Traei, Apparirebbe che questi Traci istriani siano stati grecanici, ed occupassero principalmente la spiaggia, poiché i nomi dei luoghi marittimi Aegidci-, Emonia, Alietum (on) Fìjrhanum (on) Silboris, Siparis, Nengo ecc., e quelli dei fiumi Formio, (verosimilmente Formion- stante il genitivo in. onis; poiché altrimenti i Romani avrebbero da Formio fatto piuttosto Formius - ii); ed Argaon\Dra-gogna); e tra i monti il Mogorm àv Pirano e Ma-craon tra Rovigno e Canfanaro, e che si ripete anche altrove nell'Istria sotto la forma di Mhca-run, hanno o significatolo radice, o suono grecanico. Giusta Plinio (Lib. IV)-nell' Acaja v'era la città di Aegion, nella Locride Argon, e Pyrrha, quest'ultima anche in Tessaglia.. Ma altre stirpi, ancora possono avere' avuto■ stanza alle nostre spiaggie, e se Strabene e Plinio ritengono Pola fabbricata dai Colchi —» ciò si potrebbe ammettere senza punto prestar fede al racconto favoloso della spedizione d'Absirto, dappoiché sappiamo da Plinio (Lib. Ili cap, 23 ) che la città di Oricum alla spiaggia dell'Epiro,.odierna Albania, fu fabbricata dai Colchi, il quale popolo, navigatore e commerciante, poteva benissimo avere fondato del pari una.colonia nell'Istria. Qui giovi annotare, che in recenti scavi fatti a Polà, sotto le rovine d'Un edilizio romano furono rinvenuti belli avanzi d'un fabbricato d'altra anteriore civiltà, su .cui poggiava il' primo.. Che anche i Celti avessero preso largamente stanza nell'Istria, lo dimostrò ampiamente il prof. Benùssi. Essi lasciarono troppe traccie d'avere occupato specialmente le parti montane. A rinforzo di quanto egli disse potrei addurre altri nomi di luoghi, monti, e persone — tratti quest'ultimi da iscrizioni— ove noi vietasse la già soverchia lunghezza di questo scritto. Egli escluse con ragione gl'Il-lirii dalle popolazioni primitive della nostra provincia; a me pare che se qualche scrittore disse illirici gl'Istriani, ciò derivasse unicamente perché,, come ho già osservato molti continuavano a chiamare costa illirica, da) principale suo popolo, tutta la spiaggia orientale dell'Adriatico dal suo intimo seno in qua, ahbencliè l'Istria fosse stata stabilmente aggregata all'Italia, e gl'Istri venissero sempre distinti dai Libami ed lllirii. Credettero alcuni, interpretando erroneamente alcuni dubbii passi di qualche autore, special--mente di Plinio e Virgilio che l'Istria fosse abitata da'Giapidi — opinione che giustamente combatte il prof. Benussi. Livio, Strabone e Plinio distinsero chiaramente l'Istria e gl'Istri dalla Giapidia e dai Giapidi. Conquistata l'Istria dai Romani 179 anni avanti l'era volgare, si può ben credere aver es*i provveduto clie neppur un lembo ne venisse loro tolto dai confinanti Carni, Giapidi e Liburni, tenuti in freno anche mediante opere fortificatorie, delle quali rimangono tuttodì visibili molte traccie sul Monte maggiore e sulla Vena, sinché poi vennero de- bellati, ed'aggregato tutto il paese al di qua dell' Alpe Giulia alla 10.a Regione d'Italia. Plinio, dopo avere descritto la Venezia propria, ed arrivato ad Aquileja soggiunge : Carnorum liaec regio; junctaque lapidum, amnis Timavus, castellimi nobile viro Pucinum ; Tergestinus sinus, colonia Tèrgeste....... Ultra quam VI M. pass. Formio-amnis.... anti^uus auctae Italiae Terminus, nunc vero Istriae.....passando poi in altro capitolo a descrivere l'Istria dal Formionn all'Arsa. Convien osservare che a'tempi di Plinio il territorio dal Timavo al-Fórmione o Risano, stato tolto all'Istria, trovavasi attribuito assieme con tutto-il' restante ampio paese al di qua dell' Alpi Giulie, abitato da Carni e Giapidi, alla colonia di Trieste. In questa regione, oltre queste due popolazione v'erano i coloni romani a Trieste e su parte della. Vena vicina, indi L Celti Monocaleni, affini ai Carni,.e forse qualche avanzo di Traci al mare; inguisacchè questa regione essendo pressoché tutta: occupata-da Carni e Giapidi o affini Cèlti, potè vasi giustamente riguardare come paese Car-no—japidico.-. Eiparmi che ciò' appunto volle esprimere Plinio nel passo sovraeitato. Imperocché arrivato colla descrizione della Venezia alla città d'Aquileja, ei soggiunge essere il paese all'intorno carnico, e lo era difatti dal Tagliamento al Ti'mavo — Carnorum haec regio — ma 'cominciando poi la descrizione del' paese dal Timavo in avanti col far susseguire • tosto allò parole «- Carnorum haec regio , dopo una virgola, il junetaque Japidum, mi sembra aver egli voluto dire, non già che questa regione dei Giapidi s'attaeava a quella dei Carni attorno Aquileja, bensì che la regione dal Timavo in avanti sino all'Istria era congiuntamente di Carni e di Giapidi, ciòh: Carnorum junctaque lapidimi. Ove non si voglia intendere così il passo di Plinio, converrà dire che egli omise di descrivere tutto il vasto ed importante tratto dal Timavo all' Alpe Giulia ed all'Albio. Locchè non fu; ma siccome questa regione non aveva alcuna città degna di menzione, egli si limitò ad accennarne la popolazione carno — giapidiea, segnarne i confini marittimi, ed indicare sulla spiaggia i soli due luoghi notevoli: A castello di Pueino celebrato pel suo vino, e là colonia di Trieste. — Taluni credettero trovare una conferma che la Giapidia arrivasse sino al Timavo dal passo di Virgilio (Georg. L. III)s > Ium sciat aerias Alpes, etNorica si quis Castella in tumulis, et Tapidis arva Tintavi Nunc quoque post tantovideat, desertaque regna Pastorum, et longe saltus, lateque vacantes. Il poeta chiama , qui giapidieo il Timavo ; ma lèggendo con un po'd'attenzione il passo, si scorge accennare egli alla vasta regione boscosa e pa-storeccia del Timavo superiore (Reta) dalla fonte al suo inabissamento sotterra presso S. Canciano, dove al pari delle circostanti Alpi Noriche e Giulie aveva regnato una tremenda epizoozia — e non grà ài breve territorio circostante alla foce del medesimo in prossimità al mare. A Virgilio era certamente noto che il Timavo aveva le sue -sorgenti nell'Albio, e che dopo un-lungo tratto di corso aperto per terra giapidica spariva in una voragine per erompere poi, dopo "inolte miglia di corso sotterraneo, al mare; già Strabone racconta (Lib V) essere ciò stato scritto da Posidonio, e Plinio (Lib. II cap. 103) parlando delle acque meravigliose indica, come cosa notoria, queste particolarità del Timavo. Inoltre ai tempi di Virgilio la Giapidia era già conquistata dai Romani, e l'attraversavano strade militari e commerciali da questi costruite; quella- ohe da Aquileja per Avesica, aJ Malum, ad Titulos metteva a Tarsatica e poi a Siscia, percorreva secondo ogni probabilità la sponda destra del Timavo superiore da S. Can-ciano sino alle sue fonti nell'Albi©-; questo fiume era quindi perfettamente cognito ai Romani, e giustamente Virgilio poteva dirlo giapidieo. In aggiunta alle cose dette dal prof. Benussi nel Cap. IV per iscusaregli antichi Istriani della taccia loro data-di pirati, osserverò che la pirateria S-ra a qué'tempi ritenuta tutt'altro che cosa turpe, mentre anzi lustino (Lib. XLIII Cap III) parlando dei Marsigliesi, che erano colonia dei Focesi, narra che per la scarsezza e sterilità del suolo datisi più al mare, vivevano pescando, mercanteggiando, e più che altro di pirateria, il che a que' tempi riputavasi glorioso (quod il-l-is temporibus g'ioriae habebàtur). Nel Cap. VI ed ultimo il prof. Benussi espone con accuratezza le origini dei dissapori tra i Romani e gl'Istriani, e descrive la guerra scoppiata nel l'anno 178 L. C., che ebbe per conseguenza la conquista stabile da quelli fatta nell' anno seguente della nostra provincia. Bene osservò il Benussi, contrariamente al parere di Kandler e Schoenleben, che Carmelo o Catme-lo condottiero de' Galli era alleato dei Romani, e non degl'Istriani; ne è prova: 1." perchè di lui parla Livio là dove descrive la posizione dell'esercito romano, mentre in separato capitolo discorre di quella degl'Istriani; 2." perchè col dire che Cat-melo non aveva più di tremila uomini, voleva indicare la loro pochezza — mentre all'opposto ove i Galli fossero stati uniti agl'Istriani, avrebbe taciuto sul loro numero, come fa su quello degl'Istriani, ovvero ne avrebbe piuttosto esagerata la quantità; 3° perchè per riprendere gli alloggiamenti, furono dai Romani inandati messaggieri tanto alla 3.* legione, quanto a questi Galli. Non parmi però esatto (Nota 223) l'asserto che i marinai udissero le grida dei soldati assaliti dagl'Istriani. Il fiume deviato dal console Claudio per prendere Nesazio, non passava per la città, ma ne lambiva le mura, amnem praeter fluenteìn moenia, dica Livio. Parecchi scrittori ritennero erroneamente essere stata Nesazio nel sito dell'odierno Ca-stelnuoyo; poiché questo giace sul canale maritti- mo dell'Arsa, e non v'ha ivi alcun fiume; nè può tampoco collocarsi con Stancovich al Molino Blas, perchè la corrente che lo mette in esercizio, esce dal masso alla sponda del mare, ne sarebbe stato possibile deviarla; oltreché colà manca lo spazio per una «ittà. Confrontati i gradi di latitudine e longitudine che dà il geògrafo Tolomeo (Nota 247) ad Albona e Pola con quelle ohe assegna a Nesazio, questa città corrisponde assai da vicino con Altura presso Pola, dove la mette il Kandler nel sito detto anche oggidì Isaze, disseminato di macerie, e posto sopra la Valle di Badò attraversata da un torrente, che un tempo aveva acqua perenne, ora sgorgante alla spiaggia del porto — mentre confrontati i gradi di Nesazio con quelli di Albona, non si può trovarvi un luogo adatto, e corrispondente. Ben osserva il Benussi però che i gradi d'Albona devono essere errati. Con ciò diamo fine alle nostre osservazioni. Voglia l'egregio prof. Benussi accoglierle con anime benevolo, essendo esse dettate non già per menomare il grandissimo suo merito, ma per dare campo a lui ed ai lettori di valutare come credono anche alcune opinioni, che in qualche parte divergono dalle sue; scopo principale però di questo scritto si fu di segnalare ai nostri giovani stu* diosi questo faticoso e bellissimo saggio, cotanto tìcco di notizie risguardanti la parte più antica della nostra storia e di cui dobbiamo tutti professarci gratissimi al chiarissimo Autore — ed in pari tempo di confortarlo a continuare il lavoro, a procurarci quanto prima un Compendio della patria sioria, e prepararsi a scriverla poi in più va-■ste proporzioni, ora che fu anche provveduto dalla benemerita Dieta istriana, a chè l'Archivio generale di Venezia ci apra il tesoro de' suoi materiali riflettenti la nostra provincia. Egli ci ha mostrato ampiamente di possedere le qualità, che-a questo difficile, ma nobile e patriottico compito, si richieggono. C. D. F. net tifica. In seguito alle notizie contenute nella corrispondenza da Treviso, pubblicata nell' ultimo numero, riguardo la mostra di sale presentata dal Consorzio dei sali di Capodistria alla esposizione di Treviso ; raccolte le più e-satte informazioni di autorevoli esperti, siamo in grado di dichiarare, e lo facciamo col massimo piacere, che il sale esposto rappresentava fedelmente tutti i caratteri della massa prodotta nella fabbrica di Capodistria, contrariamente a quanto asseriva il nostro corrispondente, tratto in errore da circostanze che qui è inutile riportare. — Per cui, il biasimo che giustamente avrebbe colpito la Spettabile Presidenza elei Consorzio, se, in fatto, avesse commessa la trascuratezza di cui veniva accusata, non ha luo"'o a sussistere; ma invece è dovuto ad Essa Spett. Presidenza un elogio per la solerzia con cui, anche in questa occasione, si adoperava onde far conoscere la nostra eccellente industria. — La Redazione-, Summario lei numero dette Scuole e delia loro rendita, tanto in soldo dato a livello, «guanto in altro* («Tedi numeri 18, 19, 20, 21.» Scuole Livelli Altra rendita Assieme Lire Soldi j Lire Soldi Lire Soldi Capodistria e territorio Muggia » Isola » Umago Piemonte Valle Due Castelli 101 22 18 15 11 27 14 12797 293 252 857 45 1553 1665 739 2370 577 587 1384 1330 1176 1435 593 529 423 5042 1715 12 8375 7 17 9 7 2. 17 18 5 4 16 T 16 10 11 5 7 8 16 10 15 10 7763 2843 4093 603 2832 904 550 2223 4275 5815 784 1888 2546 2859 880 4058 872 1256 16829 4139 791 14509 0 2 7-IO ; 3 18 20,560 3136 4345 1460 2877 2458 2215 2962 6645 6393 1371 32-72 3877 4635 2315 4652 1401 1679 21,872 5854 804 22,885 13-19 m 17 3 17 18 10 2 18 9 3 17 12 15 ia 2 10 5 8 Buje Parenzo e territorio. Pietra pelosa Cittanova S. Lorenzo Rovigno e territorio Albona » Fianona Portole Verteneglio Grisignana e territorio. Montona » Dignano » Mumian Pola e territorio Summa summarum 35 24 28 12 9 31 ' 27 9 14 7 20 55 31 11 . 82 5 %19 2 2 - 7 7 1 1-5 8 5 6- 10 ' 18- G03 43759 17. 83, 319 10 127,079 | 7 TIP. DI GIUSEPPE TONOEEEi. NICOLO' de MADONIZZA Redattore.