L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione Si pubblica ogni sabato. II. ANNO. Sabato 20 Febbraio 1847. M-14. Il sig. Ignazio Alber, i. r. segretario governiale, ci ha gentilmente inviato in dono gli statuti della Congregazione dei nobili del Ss. Rosario in Trieste, scritti in pergamena di mano del nodaro Marcello Capuano nel 1613 con tale nitidezza e regolarità di caratteri da fare arrossire il secolo presente che della calligrafia fa studio. L'esemplare è perfettissimo; oltre le regole della fraterna, vi è l'albo di tutti i fratelli ascritti dal 1613 fino alla soppressione della stessa avvenuta per disposizione generale nell' anno 1783, e vi si veggono le firme originali dei vescovi e dei capitani che onorarono la congregazione, poste a capo di pagina. Apprendiamo da questi statuti che la congregazione venne avviata per autorità di Fra Giovanni del Tacco priore del convento di s. Domenico di Capodistria, per opera del di lui delegato P. Maestro Fra Girolamo Bembo domenicano, che la°chiesa assegnata era quella di s. Silvestro ora quella degli Elvetici; che sebbene la confraterna fosse riservata Soltanto ai nobili, nelle pubbliche comparse sceglieva per sè il luogo più umile ed abietto. Apprendiamo inoltre che il Monte di Pietà eretto nel 1634 dal vescovo Pompeo Coronini sia stato promosso dal Padre Giacomo da Cadore cappuccino, predicatore, inscritto alla confraterna nel di 2 maggio 1641. Il codicetto di diecisette carte scritte ed otto bianche, è per più capi pregevole; e mentre la Redazione ne rende grazie pubbliche al donatore va a depositarlo nel museo patrio. Il sig. Luigi Roselli di Cittanova ha inviato al museo alcune monete imperiali rinvenute nell' antica Emonia per la raccolta avviata dei nummi. Non è questa l'unica volta che egli si mostra sollecito di siffatti tributi alla patria comune, nè alle monete soltanto si restrinse. Fece egli dono di un bellissimo esemplare perfetto, a penna, delle leggi statutarie di Cittanova, scritto con bella diligenza, più ricco e completo di quello favoritoci da altra persona, per cui è possibile di riscontrare meglio 1' esattezza degli apografi. Al sig. Roselli si rendono pubbliche grazie. Serie dei Capitani che governarono la città di Trieste in sostituzione agli antichi podestà. 1382. Ugone di Duino Ci per la prima volta). 1383. Popolino di Vertenstein (I). 1384. Ugone di Duino (II). 1385. Popolino di Vertenstein CU). 1386. Ugone di Duino (III). 1395. Rodolfo di Valsa. 1401. Giacomo de Trapp CD* 1405. Corrado de Lunz, Burgravio della Hiama (I). 1406. Giacomo de Trapp (II). 1410. Giovanni de Trottenberg. 1411. Ulrico Senck de Ostrovich. 1412. Corrado de Ltinz (II). 1415. Pancrazio Burgravio de Ltinz e della Hiama (I). 1416. Corrado de Lunz (III). 1420. Pancrazio de Ltinz (II). 1427. Corrado de Lunz (IV). 1429. Giovanni di Velsegger. 1436. Giovanni Bluscher de Bluschemberg. 1436. Francesco de Strassoldo. 1440. Bernardo Taystainer. 1449. Gaspare de Montefalcone. 1449. Giovanni Breda. 1452. Gasparo Barone Lamberg. 1456. Sigismondo Spaur. 1461. Gasparo Tschernembl. 1464. Lodovico Cosiacher (I). 1464. Giorgio Herberstein. 1465. Lodovico Cosiacher (II). 1468. Nicolò di Lueg. 1470. Giorgio di Tschernembl. 1478. Nicolò Rauber. 1483. Gasparo Rauber. 1486. Raldassare de Durer. 1493. Gasparo Rauber. 1497. Baldassare de Durer. 1499. Erasmo Brasca. 1501. Giorgio Moyses. 1508. Francesco Capello (per i Veneti). 1509. Nicolò Rauber. 1521. Giovanni Bartolomeo Tizionio Conte della Deciana. 1524. Nicolò Rauber Rarone in Plankenstein. 1537. Leonardo Conte Nogarola. 1546. Giovanni de Hoyos. 1559. Antonio Barone della Torre e Croce. 1570. Cristoforo Sigismondo Riimer de Marez. 1576. Vito Barone de Dorimberg. 1591. Giorgio Conte Nogarola. 1610. Ascanio Conte Yalmarana. 1623. Francesco Febo Conte della Torre. 1631. Benvenuto Barone Petazzi. 1635. Gio. Giorgio Barone Barbo. 1637. Gio. Giorgio Barone Herberstein. 1652. Francesco Gasparo de Brcnner. 1659. Nicolò Conte Petazzi. 1665. Gio. Giacomo Barone de Raunicliar. 1666. Carlo Conte della Torre Popaita. 1667. Gio. Vincenzo Barone Coronini. 1674. Gio. Filippo Barone Cobentzl. 1698. Vito Conte Strassoldo. 1707. Marzio Conte Strassoldo. 1723. Andrea Barone de Fin, sostituto. 1736. Francesco Barone de Firmian. 1740. Sigismondo Conte de Hohenberg. 1741. Giovanni Sigifredo Conte Herberstein. 1746. Antonio Barone Marenzi, sostituto. Avvertiamo che appunto col 1382 comincia la dominazione austriaca. Capodistria al cominciare del secolo XVII descritta da Nicolò Manzuoli. Questa città è posta nello scoglio descritto in felicissimo aere, lontana da terra dal monte di Canzano passa 700, e da quello di s. Pietro 520, tanto che non può esser battuta; perchè l'artiglieria per batter non deve esser piantata più lontano di cento passa, che tanto tira essa artiglieria di ponto in bianco, nè meno può esser minata per esser cinta dal mare e dalle paludi. Circonda essa città un miglio e mezzo, e fa col suo territorio dieci mila anime, e prima delle sue rovine e dell'anno della peste 1554, ne faceva assai più.Lontano due miglia nasce una preziosissima acqua, la qual si mena sotto terra per un canale di pietra fino al mare, ad un luogo detto colonna, e di là sotto il mare con cannoni di legno per molto spazio nella città, il che si fa con grande interesse. II Monte di pietà, per la peste dell'anno suddetto 1554, fu distrutto; ma ora sotto il reggimento di Domenico Moro, e sotto il sindacato di Fabio Sereni e di Pietro l'uola s'è dato principio alla sua ristaurazione, così faccia il Signore che vada ogni giorno di bene in meglio prosperando. D'intorno una parte della città, circa il levante e mezzogiorno, sono tremine cavedini di saline, lontane in luoghi miglio mezzo, e in luoghi uno o due al più. Vicino alla città un miglio è il fiume Fonnione, che nasce sotto la villa di Lonche, sopra il quale sono 20 molini, nel qual fiume si prende un pesce fra gli altri detto trutta, preziosissimo. Di questa città si cava anno per anno sale mozza settemille, vino orne ventiottomille, olio orne tremille. Sotto di sè ha 42 ville, in 12 delle quali sono alcuni castelli per batteria di mano. Nel corpo della città sono due ospitali, san Marco di donne e san Basso d' Uomini; cinque monasteri di frati: s. Domenico, s. Francesco, dove è il santo officio e la residenza del padre inquisitore, s. Anna, i Servi, e s. Gregorio. Due monasteri di monache, s. Biagio e s. Chiara, dove è una spina di N. S. 33 chiese oltre le suddette, e la chiesa cattedrale, e fuori della città due miglia al dirimpetto è il monasterio di s. Nicolò grande e bello. Nel monasterio di s. Domenico sono padri di vita esemplare, che con consolazione di tutta la città e con grande buon esempio officiano la loro chiesa che è bellissima. Di questo monasterio si ha per tradizione, che passando s. Domenico per il Friuli e per l'Istria per andar in Alemagna, fondasse tre monasteri, uno a Cividal, questo in Capo d'Istria, ed in Fre-ges il terzo. In questo nostro monasterio s'attrovavano in certi vasi di vetro alcune reliquie; ma per non aver scritture di esse, per esser stato abbruciato esso monasterio dai Genovesi, un padre provinciale di detto ordine commesse che fossero gettate in una piscina nella detta chiesa. Questo monasterio fu riedificato con elemosine della città nel quale anno 1522 fu fatto capitolo provinciale delli padri domenicani. Il monasterio di padri dei Servi è picciolo, ma la chiesa nuova è nobilissima ; l'altezza sua è di passa dieci, la larghezza di passa nove, e lalonghezza, compresi la cappella e il coro, d passa 28. Questa chiesa fu principiata l'anno 1521, e fu coperta oltre la cappella per un terzo; ma per la poca cura delli frati il coperto della chiesa cascò e quello della cappella anco minacciava rovina, onde la città pativa mal volentieri che questa chiesa andasse di male. Per questo furono creati sei procuratori: Gio. Nicolò Gravise cava-lier, Gio. Battista del Bello e Cristoforo Sereni, dottori, Gio. Paolo Zaroti, Bernardino Barbo, e Girolamo Barba-bianca, e così con l'aiuto di Dio si principiò a levar le muraglie, poi per la morte di Cristoforo Sereni, di Bernardino Barbo e di Gio. Paolo Zaroti furono creati: Nicolò Petronio, Pietro Puola ed io, e venne per nostro rettore Francesco Boldù, uomo molto divoto, il quale con condanne e con altri mezzi fece assai danaro, e si coperse la detta chiesa quasi contro la comune opinione, perchè pochi credevano che si potesse finire, però era universale volere che prima si preparasse tutta la materia e tutto il danaro, e che poi si dasse principio. Ma Iddio che aiuta le buone volontà e le opre pie, mandava ogni giorno miracolosamente occasioni di far danaro. Finalmente venne Alessandro Zorzi, principalissimo senatore, proveditore del sale in Istria, il quale fu già l'anno 1581 nostro podestà e capitano, e donò buona somma di danaro del suo proprio a questa fabbrica. Così con l'aiuto di questi due divoti della madre del Signore si finì la chiesa, e le loro imprese e memorie nella delta chiesa resteranno qui in terra a perpetua loro gloria, e in cielo saranno eternamente incoronati. Nel 1606, 28 ottobre, il giorno delli santi Apostoli Simeone e Iuda, con una solenne processione furono trasportati, il Ss. Sacramento e la divota imagine della Madre di Dio, dalla vecchia alla nuova chiesa, con tanta devozione ed allegrezza che infiniti accompagnavano le devote orazioni con amorose lagrime. Successe dopo a questo reggimento Marino Gradenigo, signor molto vigilante, il quale ridusse la cappella di detta chiesa nella bellezza che si attrova, e a lui anco fu fatto una degna memoria. L' istesso fecero i seguenti rettori: Domenico Moro, Marco Antonio Trivisano, Gieronimo Mosto, e Pietro Bondomiero capitano di Raspo, i quali ridussero la detta chiesa a somma perfezione con loro immortai gloria. Non resterò di dire il grande miracolo che in questa chiesa nuova successe, e fu questo: Un prete di questa città di vita esemplare, detto Iseppo Albanese, mentre alla messa consacrava l'ostia per celebrar sopra l'altare di s. Francesco di Paula, si levò un vento così grande, che entrava nella chiesa per l'occhio, per le finestre e per le porte che ancora non erano tutte serrale, e gli tolse l'ostia consacrata dalle mani, portandola per tutta la chiesa e nella maggior altezza di quella. Il prete tutto tremante andava seguitandola per prenderla nelle vesti, ma vedendo che dal vento era portata quà e là con velocissimo corso, non sapendo che strada più tenere, inginocchiatosi nella cappella dinanzi l'altare del Ss. Sacramento e della Madre miracolosa, pregò di-votamente N. S. che gli concedesse grazia di ricuperare l'ostia per finir il sacrificio, e subito essa ostia contro il furor del vento maravigliosamente calò giù, e gli andò intatta nel seno, con la quale ritornando all'altare consolato, con infinita allegrezza sua e del popolo finì il Ss. Sacrificio, e ciò occorse 1' anno 1607 nel mese di febbraio. — Nella religione di questi padri furono delli nostri due beati, come nel catalogo delli beati e beate della religione dei Servi si legge: nel 1520 il beato Antonio Giustinopolitano, nel 1551 la beata Giuliana d'Istria. E trovo anco che già del 1461 in Treviso nel capitolo generale di 400 frati fu confermato con consenso ed applauso universale, generale di questa religione il padre maestro Cristoforo Novaria Giustinopolitano già eletto da papa Pio II, il quale con somma prudenza governò 24 anni la detta religione, e ordinò che ogni giorno dopo la messa si dovesse in onore della Beata Vergine recitare la Salve Regina con 1' orazione Omnipotens sempiterne Deus, qui gloriosa. Il che s' osserva anco il giorno d'oggi. Fu uomo integerrimo e di somma bontà, | ottenne molti privilegi alla religione da sommi pontefici, e per esso furono donali alla religione il convento di Capo d'Istria e gli altri dell'Istria, e quello di Bergamo. Soleva munire le sue lettere con questo motto: Da glo-riam Deo. Finalmente l'anno 1484 per la vecchiaia non potendo più sopportare il grave peso del governo del generalato rinunziò in mano della religione l'officio, ma per la riverenza di tanto padre di detta religione consegnò esso officio al R. P. M. Antonio Alabanto Bolognese, uomo di gran lettere con titolo di vicario generale. Fu il 18.° generale, morì in Roma nel 1486, e fu sepolto nella chiesa di s. Marcello di detta religione, e poi il padre Alabanto fu fatto generale. La chiesa cattedrale intitolata s. Maria Maggiore è la più bella che sia nella città. Ha la facciata tutta di pietre bianche, ed entro è divisa in tre parti. Le muraglie che fanno questa separazione stanno a volto sopra 18 colonne di bellissimi marmi. In essa sono tre corpi santi, di s. Alessandro papa, del beato Nazario, e del beato Elio, e fra le altre queste reliquie delli santi Filippo e Iacomo apostoli, di s. Barnaba apostolo, di santa Chiara, di s. Biagio vescovo e martire, di santa Barbara, di s. Gio. Battista, dell' onto del Signor, del legno della Santissima Croce, delle vesti della Beata Vergine Maria e dei suoi capelli, di s. Iacomo apostolo il secondo delli santi Giovanni e Paolo, dei santi Ermacora e Fortunato, di santa Caterina, di s. Bartolomeo apostolo, di s. Eustachio, e di s. Lorenzo. Di questa chiesa è pastore Gieronimo Contarini nobile veneto, e prima di lui furono questi tra gli altri di memoria degni: il Valares-so, f l'Assonica, il Stella, l'Elio patriarca di Ierusa-lem, e l'Ingenerio. In questa chiesa vi sono dodici canonici, fra' quali risplende Lodovico Daini caro a tutti per i nobilissimi costumi e virtù sue. Or dopo aver parlato a bastanza dell' edificazione della città, della sua antichità e nobiltà, delle guerre, del sito, dell' abon-danza de'vini, de'sali, d' ogli, e de'frutti; restami a dire qualche cosa del valore de' suoi cittadini, che in armi ed in lettere hanno sempre dimostrato, acciocché dal poco si possa comprendere il molto che potrei dire di tanti altri onorati soggetti oltre quelli che intendo nominare usciti dalle seguenti e da altre famiglie. Case nobili cavate dal Sindicato e dalla Vice - Dominaria. (le estinte sono segnate con f). •fA gresta •J-Cadobrio fAdalpero ■j-Candi fArgento fCosta fAcerbi i-Costantini (mancò nel 1591) ■{Amico f Careria (mancò nel 1602) Almerigoto Cani Appollonia Corte Alinerigogna Carli. Albanese Alevri. ■fDramoni fDocaina (mancò nel 1609) fBonasperio fDaina ( dto. dto. ) fBasilii Divo. fBertaldino fBaisio (mancò nel 1551) Elia fBaisino fBaldi fFermani fBcltrame •{•Fioravanti fBotto fFabiani fBlaioni fFebea (mancò nel 1571) fBerlo Franceschi (stanzia a Puola) -j-Bonzi Fedola •j-Bevazano Fini. fBrancaleoni Bonacorso fGillalto Belgramona fGirardeo Bonzanina •j-Giezi Barbo fGeroldo (mancò nel 1593) Brati Grilli detti Grio Bembi Gavarda Belli Grisona Baronzini Gravisa Marchesi. Barbabianca Bruti Ingaldea. Bruni. fLepori fLuciati Lugnani Loschi fMalgranello ■j-Maffono fMilano fMuzio fMalagugini (mancò nel 1580) fMetelli (mancò nel 1580) Mazzuchi Musella Martissa Mavruzi Manzuoli. fNucii (mancò nel 1574) Navilii Nadalini. fOliva Orsi. fPedrusio fPonzello fPeregrini Petronio Conti Pai. e fa Nodari Puola Pamperga. fRoma (mancò nel 1584) fRizzi ■j-Riccardi -f-Ravenna (mancò nel 1585) fRonzani (mancò nel 1593) Rini Rimiza Rovetti. fScrivani i-Spellati (stanno a Pordenon) fSchinelIa •j-Schienca (mancò nel 1590) fSalo (mancò nel 1594) "Schiapuzzi Sabini Conti Pai. e fa Nodari Siena Seno Sereni Scampicchio Spataris. ■J-Tarello fTesta Tarsia Tacchi Theofania. •J-UIcina (mancò nel 1580) fValdera (mancò nel 1595) f Verona (mancò nel 1593) Vergeria Vittoria Vanto (mancò nel 1595) Verzi Conti Pai. e fa Nodari. fZorzi (mancò nel 1582) fZaghi fZanestello Zuane Zaroti. Delle strade istriane. QContinuazione Il sistema delle strade istriane, quale fu disposto nei tempi di prosperità della romana dominazione, rimase anche nei tempi di mezzo; diremo di più che della stessa epoca romana le grandi strade furono quelle costrutte in tempo della repubblica, come puossi riconoscere dalla deficienza totale di colonne miliario imperatorie, che tanto abbondano in altre provincie, dalla rarità in provincia dei segni miliari 1' unico dei quali è di forma quale usavasi nei tempi della repubblica. Dal governo marchesale non poteva attendersi che provvedesse alle vie regie, che erano in verità di giurisdizione sovrana, meno che per conservarle; dai comuni singoli non poteva ripromettersi cura che delle vie entro i bre- vi territori dei municipi, e le stolte invidie di questi e-rano anzi impellenti a non provvedere per opera che sarebbe stata di vantaggio generale; la repubblica veneta fece sì poco che si pensò anzi essere della sua politica il togliere le strade, quasi fossero mezzo al facile conquisto della provincia. Le prime essenziali alterazioni di direzione di vie seguirono presso Trieste; la strada che per s. Lorenzo metteva dal Carso a Trieste, facilmente poteva scendere alla sottoposta valle di Zaule, ed avere accorciato il cammino per Capodistria. La quale voleva a sè tirato il commercio dei Carsolini e dei Carniolici, togliendolo a Trieste, volevano i Triestini che i forestieri fossero costretti di fare stazione nella loro città; la via di s. Lorenzo venne tolta, il castello di Montecavo perdette o-gni importanza di transito, e la via da Basovizza a Trieste ebbe importanza. I Veneti ebbero cura di mantenere soltanto la strada da Capodistria verso Trieste per la quale avevano contatto di terra colla dominante; e la strada da Capodistria verso Pinguente, ove risedeva, come diremmo, il comando militare. Dichiarato Trieste porto-franco, le strade nell'Austria interiore vennero riattate, queste erano soltanto le romane; e la prima che fosse utilizzata pel commercio si fu quella pel monte Spaccato, la quale direttamente metteva a Corneliano ed a Prewald. Poco stante la ripidezza di questa fece preferire quella per Basovizza, e da Basovizza scese Carlo VI a Trieste quando nel 1727 onorò questa di sua presenza; per l'Italia era la strada per Barcola e Contovelo. Maria Teresa, madre della patria e di Trieste, pensò anche alle strade, e novella ne faceva aprire per Opchiena, lasciando e la dimessa pel monte Spaccato, e quella di Basovizza; altra ne ebbe in mente per unire direttamente alla pianura del Friuli, ma il genio civile, come lo dicono, non aveva allora quello sviluppo che prese più tardi, ed i proponimenti non vennero a maturità. Giuseppe II tutto intento a rifare Io • stato, ed a dare vita alle industrie in ogni parte della monarchia, fe' provvedere alle strade anche in questa sua provincia d'Istria, nella parte cioè che allora spettava a lui, e riconosciuto il principio che era convenienza 1' unire l'Istria alta colla media, ed attraverso la vena ed il maggiore colle altre provincie che appunto diffettano di quei prodotti di cui verso il mare si ha abbondanza, fu posta mano all' opera. (Continuerà.) Inscrizione rinvenuta presso Parenzo. VOLCINIA PIR SECViNDA Fu rinvenuta dal Marchese Benedetto dei Polesini dirimpetto alla chiesetta di s. Martino sulla strada verso Cervera.