ANNO VII—N. 53 Sabbato 25 Decembre 1852. \on si accettano abbuonamenti pel venturo anno, cessando la pubblicazione del Giornale. SAGGIO Dell'antica Storia Civile. Ecclesiastica, Letteraria, delle Arti e del Commercio della Provincia del Friuli in due ragionamenti. (Dalla Nuova Raccolta d'Opuscoli Tomo 22 J RAGIONAMENTO II. (Continuazione.) Non vi intervennero i Legati della Santa Sede per cagione forse del sanguinoso scisma promosso dall'Antipapa Ursino, o Ursicino, che ancora a quel tempo gravemente la perturbava. Quindi non può mai dirsi, che a quel ragguardevole sacro Consesso presedesse S.Ambrogio come Metropolitano^, e che alcun diritto di Metropolitica superiorità egli allora esercitasse sopra la Chiesa di A-quileja. Impariamo bensì dagli Atti di quel Concilio, che se ebbe S. Ambrogio la presidenza al medesimo, non la ebbe solo, essendo stato certamente a parte di quell'onore anche S. Valeriano Vescovo di Aquileja, come molto bene si raccoglie da'medesimi Atti. Imperocché nel principio di essi, cioè dove si descrivono i nomi de' Vescovi intervenuti al mentovato Concilio secondo la disposizione de'luoghi, ch'eglino in esso occuparono, prima di ogni altro incontrasi il nome di Valeriano, poi quello di Ambrogio, e lo stesso ordine si osserva eziandio nelle so-scrizioni poste a piedi degli Atti stessi. E aggiungasi che Valeriano fu ancora il primo a pronunciar sentenza contro le persone, che in quel Concilio si condannarono. Dal che però ottimamente inferirono i celebri Padri Cristiano 1) Lupo, e Bernardo de Rubeis, 2) che S. Valeriano al più volte lodato Concilio abbia altresì preseduto. Non prova poi la consec razione di Antonio Vescovo di Sirmio fatta da S. Ambrogio, che sino nell'Illirico stendesse la Chiesa Milanese i suoi diritti Metropolitani. Per chiarirsene basta ricordarsi, che quando essa avvenne, era già erelta in Metropoli, secondochè insegnano uomini dottissimi, l'antica Chiesa di Sirmio. Forza adunque dire, che il lodato Santo non come Metropolitano a 1) "Dissert. de Roman. Episcop. |Consecrat.B Cap. VII. Tom. VI. Edit. Venet. 2) "Monument. Eccles. Aquil. „ Cap. IX. n. 2. Sirmio si condusse a fare la sopraddetta consecrazione, ma che vi andò, o perchè il Papa invidio con privilegio speciale, come credette il Cardinal Noris, 1) o perchè, come pensò il Pagi, 2) lo invitarono i Vescovi di quella provincia a consecrare il loro Metropolitano, affinchè nel tempo stesso recasse egli col credito suo qualche rimedio alle gravi dissensioni suscitate dagli Ariani, che allora grandemente travagliano la provincia medesima. Ora da quanto sinora-si è detto può ognuno da se facilmente comprendere, che la provincia Ecclesiastica di Milano, eh' estendevasi ampiamente nella Liguria, nella Emilia, sull'Alpi Cozie, nella prima Rezia, e in qualche tempo ancora in parte della Venezia inferiore, non giunse fino ad Aquileja, e nell'Illirico a dilatarsi giammai. La mentovata consecrazione di un_MelropoIitano fatta da un altro Metropolitano ci ritorna a "memoria il vetusto costume, che per Indulto Apostolico praticavano i Metropolitani di Milano, e d'Aquileja di scambievolmente ordinarsi. Egli è verisimile, che quel costume abbia avuto cominciamento ne' tempi, di cui ora si ragiona. Imperocché parlando di esso Pelagio 3) primo chiamollo antico 4) costume. Insegna in oltre lo stesso Papa, che la lunghezza, 5) e difficoltà del viaggio da queste parti a Roma cagioni furono, che vi si permettesse dalla Apostolica Sede l'uso del medesimo, il quale, aggiugne egli, non alterava punto quella uguaglianza, che v' era tra i due sopradetti menzionati Prelati, conciossiachè per il medesimo ad alcuno di essi preminenza6) sopra dell'altro non si conferiva. II. Ma se a quella stagione la Chiesa [d' Aquileja era, come mostrammo, nobilmente illustrata dagl' incliti suoi Pastori, niente meno nel tempo stesso per avventura la ornavano le doti egregie del virtuoso suo Clero. S. Girolamo, 7) che ben le conobbe, favellando di esso Clero ebbe a dire: "Aquilejenses Clerici quasi Chorus Beato-rum habenturB. Oh quanto bene nella santità di quel 1) De V. Synod. 2) Ad ann. 380. n. 11. 3) Si vegga il Frammento I. della Epistola Sfritta dal lodato Papa a Narsete nell'anno 557 o in quel turno dato fuori da Luca Holstenio. 4) "Mos antiquus„. Ivi. 5) "Pro Ionginquitate, vel dificultate itineris„. Ivi. 6) "Nec tamen Ordinatori suo subendus fuerat„. 7) Nella Cronaca all'anno 378. Clero si ravvisa, e risplende la vigilanza, e l'attenzione dei Prelati Aquilejesi inverso al medesimo. Convien dire, elio que' saggi Pastori con esattezza osservassero le sapientissime prescrizioni de' Sommi Pontefici riguardanti la scelta di quelli, che alla Chiesa si destinavano. Purità di vita, e tale, che da grave, e pubblica colpa macchiata non fosse dopo il battesimo, in loro principalmente si richiedeva, perciocché, "ut siout„, così decretò Siriciol) Papa, "poenitentiam agere cuiquain non conceditur Clericorum, et post poenitudinem, ac reconciliationem nulli unquam laico liceat honorem Clericatus adipisci; quia quamvis sint omnium peccatoruin contagione inundati, nulla tamen de-bent gerendorum Sacrainentoruin instrumenta suscipere, qui dudum fuerint vasa vitiorumB. Nò fu questo un nuovo decreto, ma sibbene una conferma degli antichi Decreti su tal proposito, siccome impariamo dal Papa Innocenzo 2) primo, che più anni innanzi insegnò: "nec post poeniten-tiam Clericum fieri ipsi Canones sua auctoritate permit-tunt. E in altro luogo dal Papa 3) medesimo più chiaramente ancora si conferma lo stesso con le seguenti parole: "Canones apud Nicaeam constituti poenitentes etiam ab infimis Officiis Clericorum excluduntB. Quindi tra quelli, che aveansi ad escludere dal Clero numera Gelasio4) Papa anche gli "Expenitenti„. E tanta era la diligenza, e l'attenzione su questo punto, che il sospetto ancora di mancanza di probità valeva ad impedire di essere tra Cherici annoverato. Il che ci si dimostra da quanto praticavasi allora con i Clinici, 5) i quaii per somigliante motivo non si ascrivevano al Clero. Onde dietro alla scorta di sì fatti santissimi insegnamenti non ammettendo i sopraddetti A-quilejesi Prelati tra i Cherici loro se non che persone di illibato costume, e vigilando attentamente perchè poi noi corrompessero, con tale commendabile diligenza, e degna certo di essere in ogni tempo inimitata a formar il vennero 1) Epist. I. ad Himer. n. 18. Ediz. del Chiarissimo Padre Coustant pag. 636. 2) Epist. XYII. ad Ruf. et soc. n. 11. ead. Edit. pag. 837. 3) Epist. XXXIX. ad Agap. et soc. ead. Edit. pag. 914. 4) Epist. XI. cap. 2. et 12. n. 1. 5) K).ivri da' Greci si disse il letto, in cui chi giacente per malattia riceveva il Battesimo, Clinico appella-vasi. Ebbe la Chiesa ne'primi tempi molti Clinici, perchè molti per vivere a lor piacere differivano il battesimo riserbandosi a riceverlo giacenti in letto ove fossero da grave male sorpresi.. Da questa loro condotta si prese giusto sospetto di credere in essi poca fede, e scarsa virtù, onde si stabilì dalla Chiesa, che l'essere stato battezzato in malattia fosse impedimento escludente dal Clero. Abbiamo in conferma di ciò l'autorità di S. Cornelio Papa, che scrivendo a Fabio Vescovo di Antiochia del Clinico Novaziano al nostro proposilo in tal guisa ragiona: "Intercedebat omnis Clerus, et multi exLaicis,,, perchè esso Novaziano si ammettesse Ira'l Clero, "eo quod iion liceret eum qui, quemadmodum, et ille, in lectulo urgente morbo perfusus fuisset, in Clerum aliquem assumi,. Si hanno frammenti di questa Epistola nella Edizione lodata del Coustant alla pag. 155 e seg. un Clero così costumato, e santo, che potè meritarsi il ragguardevole elogio, che sopra noi riferimmo. III. Aggiungevano in oltre splendore a quella Chiesa i Monaci del Monastero di Aquileja, che, siccome narra S. Girolamo, 1) erano per santità non meno che per dottrina chiari molto, ed in pregio. Fu quel Monastero uno de' primi, che si fondassero in Italia, da che la disciplina Monastica nella medesima s'introdusse. È concorde il sentimento degli Eruditi,che si debba la introduzione dell'Istituto Monastico in Occidente a S. Atanasio. Narrano essi, che fuggendo quel Santo la persecuzione degli Ariani nell'anno 341. si condusse a Roma, ove tanto vivamente seppe egli rappresentare la vita, e le virtù di S. Antonio, e de'Monaci suoi, che molti presi rimasero dal desiderio d'imitarli, onde allora de' Monasterii s'in-stituirono in Occidente. Tiene per fermo il dottissimo Cardinale Baronio, 2) che i Monasteri di Roma fossero i primi, che in Italia, e nel resto d' Occidente si edificassero. Dal Muratori 3) per contrario si assegna tale prerogativa al Monastero di Milano eretto da S. Martino nel-1'anno 356. secondo i computi ben fondati del Ch. Giuseppe Antonio 4) Sassi. Comunque ciò sia egli è certo, che allora si propagò in Italia per siffatto modo la vita monastica, che ne' primi anni del quinto secolo Cristiano eravi nelle Contrade della medesima grandissimo numero di Monasterii, e più d'una delle sue Isole da soli Monaci si popolavano. Ci serva di esempio ciò, che riferisce Ru-tilio Gallo dell' Isola Capraja nella descrizione del suo viaggio per iljmare Ligustico, ove essa è locala : " Processu pelagi„, così egli, 5) "jam se Capraria tollit "Piena est lucifugis insula parva viris„. " Ipsi se Monachos Grajo de nomine dicunt „, " Quod soli nullo vivere teste volunt „, " Munera fortunae spernunt dum damna verentur „. Non si sa in qual anno precisamente avvenisse la fondazione del Monastero Aquilejese. V' ha chi lo crede eretto nell'anno 349. cioè nel tempo, che fu in Aquileja S. Atanagio, ma non si accennano i fondamenti, su cui appoggiasi questa opinione. Non si hanno memorie di lui, per quanto è a mia notizia, più antiche di quelle, che ci esibisce R ifino, Narra egli, che dimorava nel Monastero medesimo allora che fu battezzato. Nell'anno 371., o in quel torno ricevette esso il battesimo, come molti valentuomini già dimostrarono. Quindi è chiaro, che a quel tempo esisteva il prefato Monastero. E però non senza ragione io sopra il riposi tra i più antichi Monasteri d'Italia, fra quali per le virtù singolari de'suoi Monaci egli poi si distinse non poco. Si ebbero da S. Gi- 1) In Chron. ann. 381. 2) Ad Annum 329 e 340. 3) "Antiquit. llaliae medii AEvi„ Tom. V. Dis-sert. 65. 4) "Hist. Litterario-typographic. Prolegomen. Cap. I. 5) Lib. I. vers. 383 et seq. Rutilio Gallo, che fiorì nel principio del secolo quinto, era Gentile, e però non è da maravigliarsi, se parla de'Monaci con disprezzo. rolamo in tanto pregio que' Monaci, che ritornando egli dalle Gallie in Italia a bella posta si condusse in Aquileja per conoscerli di presenza, e qualche tempo con loro vi si trattenne. Di parecchi di essi fa egli nelle Opere sue onorevol menzione. Loda nella Cronaca 1) Fiorenzo, Bonoso, e Rufino; e nelle Epistole Paolo, Griso-gono, Eliodoro, che fu poi Vescovo di Aitino, e Nepo-ziano. Parlando aappunto il suddetto Santo di Nepoziano c'insegna quali fossero de' lodati Monaci le vestimcnta, e come eglino si vivessero. Una tonaca, ed un mantello di grosso, e vile panno erano gli abiti loro. S'impara da Cassiano, 2) che in tal forma a un di presso vestivano anche i Monaci di Egitto. Quanto alla vita de' nostri Monaci vigilie, orazioni, digiuni, lavori, e studio delle sacre Scritture erano le principali pratiche della medesima. E avvegnaché fossero eglino dal Mondo separati, non per tanto ad esso grandemente giovavano con le orazioni, e con l'esempio. IV. Non mancava poi a questa Chiesa l'orni nto delle Vergini sacre, che sciolte dalle cure mondai, i-veano nell' esercizio d' ogni più bella virtù. Fino da primi tempi della Chiesa vi furono delle femmine, che a Dio si consecrarono. Tertulliano, che nel secondo secolo della medesima visse, fa di ciò ampia testimonianza. Crebbe a maraviglia il numero di esse nel terzo, e quarto secolo Cristiano. Scrive Rufino, 3) che nella sola Città di Ossirinco inEgitto erano fino a'venti mila Vergini sacre.jNè minore su questo punto fu per avventura il fervore delle Vergini Italiane. S'impara dalle Epistole di S. Girolamo4) qual numero grande di sacre Vergini a' suoi tempi fiorisse in Roma, e attesta S. Ambrogio, 5) che a' Monasterii della sua Chiesa Donzelle da ogni parte vi concorrevano. Due principalmente come insegna Tertulliano, 6) e-rano le Classi di queste Vergini sacre, cioè una di quelle, che da se stesse a Dio si dedicavano, e l'altra di quelle, che da' Yescovi erano pure a Dio consecrate con l'imposizione del velo. Le prime viveano nelle proprie case, e appellavansi "Virgines Devotae„; dimoravano 1' altre ne' Monasteri, e " Virgines sacrae„, o "sacratae„ erano dette. S. Pacomio, 7) e S. Agostino 8) diedero loro delle regole per ben dirigersi. Ed ebbero esse delle intruzioni 9) anche da S. Girolamo, il quale a loro vantaggio recò pure dal greco in latino la qui accennata Regola di S. Pacomio. Yi furono nella nostra Chiesa delle 1) All' anno 381. 2) Instit. Monast. Lib. 2. 3) "De Vitis Patrum,, Lib. II. c. 5. 4) Epist. ad Demetriad. "Quae vivunt in Monasterio, et quarum simul MAGNY'S est numerus,. 5) "De Virginibus Lib. I. cap. 10. 6) "De Velandis Virginibus„ Cap. III. 7) Sozom. Lib. 10. Vit. S. Pach. cap. 28. 8) Si vegga 1'Epist. 247. alias 211. olim 109. Tom. II. pag. 782. Edit. Ve et. 9) Si vegga 1' Epist. 22. ad Eustoch. "de custodia Virginitatis„. Qui poi non ricordiamo le Regole, che portano in fronte il nome di S. Girolamo sapendo essere le medesime riposte dagli oculatissimi Editori delle Opere di quel Santo così di Parigi, che di Yerona tra le cose, | che a lui falsamente si attribuiscono. Religiose femmine di amendue quelle Classi. Si ricava da una Lettera di S.Girolamo 1) che fossero nella Classe delle "Divote,, le sorelle di S. Cromazio. " Matrem communem„, in tal guisa al lodato Cromazio scrive il Santo, "quae quum vobis sanctitate societur, in eo vos praevenit, quia tales genuit, cujus venter aureus potest dici, eo salutamur lionore, que nostis : una quoque su-scipiendas cunctis sorores, quae sexum vicere cum sae-culo, quae oleo ad lampades Iargiter praeparato Sponsi operiuntur adventum. 0 beata doinus, in qua moratur Anna vidua, Virgines prophetissae, geminus Samuel nu-tritus in tempio,,. Tenne poi luogo certamente tra le Vergini sacre la nostra S. Colomba. Del che ci fa indubitata fede il suo Epitafio esistente in Osopo antico Castello di questa Contrada. Tra le Epistole di S. Girolamo ve n' ha una 2) diretta " ad Virgines Emonenses„. Sarebbe forse stata la nostra Emona in oggi Clemona, dove dimoravano quelle Vergini dal nome della medesima appellate "Emoncnses,,? E stata in oltre per avventura sarebbe una di loro la qui mentovata S. Colomba? Poche miglia distante dal sito di quella antica Città è il forte Castello di Osopo, dove per sottrarsi ai barbarici insulti S. Colomba, e con lei forse anco le compagne sue si ricovrarono. Le memorie ivi ancora esistenti di essa S. Colomba, e la sopraddetta E-pistola di S. Girolamo rendono molto probabile questo avvenimento, e insieme assai verisimile la congettura, che ora io vi propongo. Il Ch. Arcivescovo Fontanini, 3) che dottamente illustrò il mentovato Epitafio di S. Colomba, è di parere, che s'imponesse alla medesima il sacro velo da S. Ya-leriano Vescovo di Aquileja. Altri per conirario di attribuire si avvisa quella funzione a S. Cromazio Vescovo pure Aquilejese. Noi lasciando che decidano gli Eruditi quale di queste due opinioni più al vero si accosti, pas-saremo ad osservare come di lana di color vermiglio era il velo delle sacre Vergini che però da S. Girolamo 4) si disse "flammeo,,, e da S. Ambrogio 5) "purpureo,,. Portavano di sotto al velo esse Vergini la mitra, o cuffia, o fascia che ella si fosse, sotto a cui raccoglievansi i capelli, non avendo loro avuto il costume di tagliarli, come segnatamente impariamo da S. Agostino, 6) che nella regola, che ad esse diede, così al nostro proposito ragiona: "Capillos ex nulla parte nudos habeatis, nec foris vel spargat negligentia vel componat industria,,. E se talvolta recidevasi ad esse la chioma, ciò non avveniva che per castigo di qualche loro grave mancamento. Venne per esempio in tal guisa punito il fallo di quella Vergine, di cui si parla nell' Operetta 7) "de lapsu Yirginis conseeratae„ leggendosi ivi essersi ordinalo, che alla ine- 1) Epist. VII. Edit. Veron. 2) Epist. XI. E lit. Veron. 3) Comentario di S. Colomba car. 52. 4) Epist. 147. ad Sabinianum. 5) "De Institutione Yirginis„ cap. 17. 6) N. 10 della sopra Iodata Epistola. 7) Cap. 8. desima "umputentur crines, qui per vanam gloriam occa-sionem luxuriae praestiterunt. Le Vergini Devote poi si coprivan il capo con la sola mitra, 1) o Cuffia, che avea, come osserva il Fleu-ry 2) degli ornamenti di vermiglio colore. E di nori abiti si vestivano tanto queste, che quelle. Fanno di ciò testimonianza S. Girolamo, 3) ed i Sacramentari Gelasiano, e Gregoriano leggendovisi in quest' ultimo : 4) "vestimenta nigra torinsecus,, esse Vergini, "gestantB. Il che per quanto specialmente concerne ie |religiose femmine di questa Religione si conferma dal Canone XI. del Concilio tenuto dal Patriarca d'Aquileja S. Paolino nell'anno 796, il qual Canone, come vedrete, anche i tempi riguarda, di cui favelliamo: "Placuit„, così in esso si legge,, "de fe-minis cujuscumque conditionis, puellis scilicet vel viduis, quae virginitatis, sive continentiae propositum spontanee pollicentes, Deo emancipatae fuerint, et ob continentiae signum nigram vestem quasi religiosam, sicut antiquitus mos fuit in his regionibus indutae fuerint : licei non sint a Sacerdote sacratae, in hoc tamen proposito eas perpe-tim perseverare mandamus„. V. Emulando poi il rimanente de'Fedeli la pietà, e le virtù così de'Prelati, che del Clero e di quante altre persone erano in questa chiesa a Dio consecrate, fervoroso, e sollecito diinostravasi anch' esso nelle cose, che alla Cristiana fede, ed al culto Divino appartenevano. In prova di ciò racconta S. Atanagio, 5) che trovandosi lui in Aquileja sì grande era la frequenza del popolo, che concorreva alle Sacre Sinassi, che faceva di mestieri tenerle nel Magnifico Tempio, che ivi allora si edificava di nuovo. E confermasi pure da una delle Omilie di S. Cro-mazio il numeroso concorso del popolo Aquilejese alle funzioni Ecclesiastiche, il che assai chiaro dimostra quale, e quanto fosse il di lui Cristiano zelo, e fervore. Ma prove di gran lunga maggiori, e più luminose dell'amor fervidissimo, e dell'insolubile attaccamento di que'Fedeli alla Cristiana Fede ci offerisce l'invitto valore di parecchi di essi, che per sostenere la Fede medesima lasciarono tra i più crudi tormenti generosamente la vita. E siffatta eroica fortezza spiccar non si vide solamente in Vescovi, 6) e Diaconi, 1) e in altre attempate persone, 8) ma ancora in teneri giovanetti, 9) e in gentili, e 1) "Mitra est pileum phrygium caput protegens quale est ornamentum capitis Devotarum,. S. Isidor. Lib. 29. Origin. cap. 31. 2) Histoir. Eccles. Tom. IV. car. 72. 3) Epist. 24 a Marcella. Epist. 128. a Gaudenzio, ed in altri luoghi. 4) Edit. Menardi pag. 174. 5) "In Apologia ad Constantium Imp., num. 15. 6) SS. Erinagora, e Fortunato Martiri; e Vescovi di Aquileja. 7) SS. Fortunato, e Taziano Martiri, e Diaconi di Aquileja 8) SS. Felice, Fortunato, Proto Martiri Aquilejesi, Donato, Romulo, e compagni Martiri di Concordia. 9) SS. Cancio, e Canciano Martiri Aquilejesi. delicate donzelle. 1) Ónde anche per questo conto è ragguardevole, e chiara risplende l'inclita schiera de' nostri Martiri. YI. Ora passando innanzi ci si presentano le sacre Sinassi, che abbiamo poc' anzi accennate. Celebravasi in esse il sacrosanto Sacrifizio della Messa, o per servirmi del linguaggio degli antichi Cristiani ivi si operavano i Sacramenti. Perocché fu costume " apud vetustissimos Ecclesie Patres „, come notò il Venerabile e dottissimo Cardinale Tornasi, 2) "Sacramenta antonomastice appellar! Christi corpus, et sanguinem, cum in altari conficiun-tur in Missa.,, Quindi libri de'|Sacramenti, o Sacramentari si dissero allora que' Codici, che racchiudevano ciò, che a que' Sacramenti appartiene , e che noi ora chiamiamo Messali. In tal guisa figuratamente si denominavano quelle Divine cose, affinché la notizia delle medesime agli occhi de' Gentili non trasparisse. Imperocché è manifesto con qual esatta secretezza custodissero gli antichi Cristiani tutto ciò, che o al Dogma, o a' sacri riti spettava. Del che se no adduce la ragione dal Secondo Sinodo Alessandrino: "Ne Ethnici,,, sono parole di esso Sinodo, "ignorantes ea subsannent, et Catechumeni curiosi facti scandalizentur,. Richiede il buon ordine delle cose, su cui versiamo, ch'io qui prima d'altro a ricerca mi faccia quale fosse la forma, e struttura del sopraddetto Tempio d' Aquileja ricordato da S. Atanagio, in cui per fare le loro orazioni numerosi adunavansi que' nostri antichi Cristiani. Egli è vero, che i Barbari e '1 tempo lo hanno siffattamente rovinato , e distrutto, che in oggi di esso più non rimane vestigio. Ciò però non ostante io mi lusingo di poter-velo in qualche modo rappresentare. Imperocché ella è ben fondata osservazione dell' eruditissimo Fleury, 3) che i Cristiani Templi ne'primi secoli della Chiesa tutti presso a poco in una foggia si edificassero. Quindi è, che sapendosi quale allora fosse la forma di alcuno di essi si può dalla medesima quella degli altri del tempo stesso agevolmente inferire. Abbiamo da Eusebio 4) la descrizione del sontuoso Tempio edificato in Tiro sul principio del quarto secolo, cioè a un di presso nel tempo medesimo, in cui si eresse quello di Aquileja, onde in essa riluce anco la immagine del qui accennato Tempio Aquilejese. E però giova di riferirvi quella descrizione, affinchè chiara essa immagine vi si dimostri. Narra adunque il lodato Eusebio, che alte mura circondavano il sito, in che con le fabbriche a lui annesse locato era il suddetto Tempio di Tiro, che riguardava esso l'Oriente, e che innanzi al medesimo eravi ampia piazza quadrata, e cinta d'intorno da'portici sostenuti da colonne, in mezzo alla quale v'erano delle abbondanti fontane. Servivan queste come indicavasi da 1) SS. Cancianilla, Eufemia, Dorotea, Tecla, ed E-rasma Vergini, e Martiri Aquilejesi. Si vegga la nostra Dissertazione sopra un antico Altare portatile nel Tomo 47 della Raccolta Calogeriana car. 203 e seg., dove si parla de' qui lodati SS. Martiri, e si ricordano i Martirologi, che fanno di essi menzione. 2) In Praefat. ad Codic. Sacrament. 3) Histoir. Eccles. Tom. III. pag. 5. ^ 4) Lib. X. cap. 14. que'versi fatti scolpire da S. Paolino in sulle Conche poste nell' Atrio della sua Chiesa di Nola, per lavar le mani di chi vi entrava. Ad esse in progresso di tempo succedettero le pile dell' acqua benedetta, che riteniamo ancora. In capo alla suddetta piazza appariva un doppio Yestibulo, da cui per tre porte entravasi nella Basilica, che da due ordini di colonne veniva in tre parti divisa. I preziosi marmi, e metalli, i legni di cedro, e gli e-squisiti lavori, e ornamenti rendevanla da ogni canto graziosamente luminosa, e brillante. Comparivano infondo alla medesima disposti in cerchio i sedili de'Preti, e in mezzo ad essi sedili eravi la eminente Cattedra 1) del Vescovo, che di là sopraintendeva alle Cristiane Assemblee. "Quid aliud„, in tal guisa sul nostro proposito acconciamente ragiona Santo Agostino, 2) " interpretatur Episcopus nisi superinspector, maximo quum solio in Ecclesia editiore resideat, et ita cunctos respiciat, ut cun-ctorum oculi in ipsum respiciant,. Quell' ampio sito de-nominavasi Presbiterio, o Santuario, in mezzo a cui sorgeva l'Altare innalzandosi dal piano uno, o più gradini, dalla quale altezza S. Isidoro, 3) ed altri si avvisarono, essergli derivato un tal nome. Non aveavi, che un Aitar solo siccome in tutte le Chiese a que'tempi. Dinanzi all'Altare era il luogo de'Cantori, o sia il Coro, indi un Cancello, o Balaustro, che separava dal rimanente della Basilica il Santuario. E per fine si vedea quasi [in mezzo ad essa Basilica 1' Ambone, o Pulpito, su cui leggevansi le sacre Scritture, dove i Vescovi spiegandole recitavano le loro Omilie, e dove più altre cose operavansi, come eruditamente dimostra il Thiers nella bella, e curiosa Dissertazione, che sopra gli Amboni, o Pulpiti egli compose. Tale era il Tempio di Tiro, e tali in sostanza e-rano pure a quella stagione tutti i Cristiani Templi, e per conseguenza anche il nostro di Aquileja, eh' io mi proposi di rappresentarvi. Ora non sarà fuori di proposito eh' io vi accenni eziandio come da' suddetti nostri Cristiani nel prefato Tempio si disponessero le loro Adunanze. Me ne danno la idea que' Padri, e Concilj, che di sacre Sinassi fanno parola. Conciossiachè è manifesto, che allora in ogni Chiesa tutte a un modo ordinavansi le adunanze medesime. Si sa primamente, che solo il Vescovo, i Sacerdoti, e gli altri sacri ministri avean luogo nel Santuario, ove Laici non si ammettevano, se vi si eccettui l'Imperatore, cui per riguardo alla sovrana sua dignità era permesso l'entrarvi a portar le sue offerte all'Altare. Tuttavolta nep-pur egli vi si tratteneva, siccome raccog'iesi da ciò, che di Teodosio il grande leggiamo a questo proposito in Teodoreto. 4) Si riferisce da quello Storico, che essendo 1) "Cathedra dieta a Kàxog Sedes, et t dna Sponda, ac si dixerit spondatam Sedem,, così il Ch. Sig. Passeri nella sua erudita Disseriazione "de Throno sacro,, che si legge nel Tom. III. pag. 221. e seg. delle Gemme Astri-fere raccolte dal Ch. Gori. 2) De Civit. Dei Lib. 19. cap. 19. 3) "Altare ab altitudine nominatur, quasi alla ara,. S. Isid. Origin. Lib XV. cap. 4. 4) Lib. V. c. 18. il lodato Imperatore alle funzioni Ecclesiastiche nella Chiesa di Milano dopo fatte le sue offerte si fermò nel Santuario per ivi assistere a' sacri Misteri, e che poi e-gli avvertito da S. Ambrogio, che a'soli Cherici apparteneva il trattenersi in quel luogo, se ne uscì dal medesimo incontanente. Fuori dunque del Santuario avean posto i Laici tutti. E maraviglioso era l'ordine, con cui e-glino si distribuivano. Voi avreste in prima veduto numerose schiere di Fedeli, che divise in due parti, essendo in una gli uomini, e nell' altra collocate le femmine, stendevansi ampiamente dal Balaustro del Santuario per sino all'Ambone. Fra loro i Monaci, le Vergini, e Vedove a Dio consecrate occupavano i primi posti. Stavansi per contrario negli ultimi luoghi i] Penitenti della quarta 1) Classe, i quali, benché loro non fosse lecito di partecipare del Sacrificio, assistevano cogli altri Fedeli al medesimo, e quindi "Consistentes, denominavansi. Notar si vuole che chiuso 2) era il luogo destinato alle sopraddette Vergini sacre. Avreste poi veduto nel rimanente della Basilica, cioè del Pulpito fino all'ingresso della medesima posti in primo luogo i Penitenti detti " Prostrati,, indi i Catecumeni, e dietro a' loro i Penitenti "Au-ditores,, gli Energumeni, e gì' Infedeli, che intervenir potevano aneli' essi alle Cristiane Assemblee. E v' intervennero sino dal tempo degli Apostoli, 3) nè poi siffatta usanza venne punto alterata trovandosi, che nell'anno 398. ordinò il quarto Concilio 4) Cartaginese, che "Epi-, scopus nullum prohibeat ingredi Ecclesiam, et audire Ver-buin Dei sive Gentilem, sive haereticum, sive Judaeum usque ad miškam CatechumenorumSi adoprò in tal guisa perchè'come esprimonsi i Padri 5) del Concilio tenuto a Valenza in Ispagna nell' anno 324. "Pontificum praedi— catione audita nonnullos ad fidem adtractos evidenter scimus,. E finalmente veduto avreste fuori delle Porte della Basilica i Penitenti della prima Classe cioè i " Lu-gentes,, che sparsi di cinere, e coperti di sacco confessando i propri peccati pregavano ginocchioni chi entrava nel Tempio a raccomandarli a Dio, affinchè lo spirito di penitenza eg'i loro concedesse. Tra tanta, e così varia moltitudine non aveavi con- 1) S'impara, e specialmente da' Canoni Penitenziali di S. Basilio, e di S. Gregorio Nisseno che quattro furono nella Chiesa le Classi, o Stazioni de' pubblici Penitenti, cioè una de' Piagnenti, 1' altra degli Auditori, la terza de' Prostrati, e la quarta de' Consistenti. Chiamavanle i Greci 7tQÒ(Ty.)MVStaluto Municipale di Pirano nel 1801. Lingua scritta m Pirano nel 1422.^ vir m di Rovigno.1,49,61,127,110. di Dignano. 1.49, 81; II, 127. di Cittanova. I, 69. di Muggia. I, 115. di Pisino. I, 70. Serbico dell'Istria inf. I, 70. di' S. Vincenti. II, 87. Slavo di Cittanova. I, 100. Tedesco. I, 100. Igiene pubblica. i Condizioni sanitarie dell'Istria. III, 237, |51, 261, 271, 234. IV. 10, 141. Sulla Malaria di Aquileja. V, 158. Generale della Prov., foglio modello. Di Parenzo. II, 208. AMMINISTRAZIONE. Sistema organico. Legge sociale della Provincia nel secolo XIV. I, 50. nel secolo presente. I, 51. Sistema organico dei comuni istriani. I, 62. Legge sociale di Trieste. I, 64. Legge e massime amministrative dei comuni istriani. I, 73, 84. Sistema delle baronie del sec. XV. I, 88. Nobiltà istriana. II, 55, 279, 312. Cittadinanza istriana. II, 303. Contadinanza istriana. II, 315. Famiglie nobili di Trieste. IV, 271. „ di Capodistria. Formola di aggrezione, al Patriziato di Trieste. III. 223. Poteri Governativi dei Patriarchi di Aquileja. IV, 55. Legislazione civile provinciale. IV, 131. Legge organica provinciale del 1814. IV, 17, 21, 27. Regolamento del Comune di Trieste del 1839. III, 122, 193. Storia del Governo del Comune di Trieste. Ili, 65. Costituzione provinciale dell' Istria nel 1100. Ili, 269. Reggimento di Trieste nel 1638.1V.104. Storia del Reggimento di Trieste. III. 190. Presa di possesso del Cap'tanato di Trieste nel 1706. III. 200, IV, 59. Divisione del circolo secondo lingue. 1,47. In generale sui dialetti istriani. I, 231. Italiano in generale. I, 69. Romanico della Valdarsa. I, 7. III. 246. IV, 236. Dialetto di Trieste. I, 49, 61. VII. 57. Signoria di S. Servolo. VII. 22. Amminislrazionepubblica e dei comuni. Capitanato circolare. I, 139. Magistrato di Trieste. I. Commissarie distrettuali. I, 121. Consiglio municip. di Trieste. I, 327. Consigli comunali istriani. I, 62. Massime per l'amministrazione delle cose di comune. I, 85. Stemma e titolo dell'Istria. IV. 114. Sulla capra antico simbolo dell'Istria. VI, 134. Affrancazione del suolo. V, 79. Ripartizione amministrativa moderna dell'Istria. VII. 15, 16, 19, 20, 23, 28, 31, 35, "39. Economia di comuni. Conto reso del comune di Trieste nel 1745. I, 148. Reso Conto del Comune di Trieste pel 1846. Ili, 104. Stato economico di Albona e Fianona ■nel 1802. I, 275. Stato economico del comune di Trieste nel 1845. I, 303. Redditi dei podestà veneti nell'Istria. I, 344, 355. Legislazione civile. Legislazione sulla pesca. IV. 165, V. 59. Peschiere di Parenzo. VI. 222. Legge sulla Caccia per Trieste IV, 39. Sulle decime. IV, 96. III. 197, 221. VII. 14. 181. , Sui pascoli vaghi. IV, 99. Sui boschi. IY, 100, 193, 232. Statuti di Rovigno. 304. Statuti di Buje. V. 266. di Cittanova. VI, 51. dell' Istria. Ili, 278. di Muggia. IV. 101. Primo Codice delle leggi Statutarie di 4 Pirano. VII. 45. Successione feudale e libera nella Contea d'Istria. I. Procedure civili nel secolo. XIII-VII. 198. Fedecommessi leggi italiche e francesi. V, 243. Procedura civile in Istria nel 1798. V, 238. Sulle notifiche in Istria. 1,75,260, 271. Proclama NugenJ del 1813, I. 173. Attivazione delle leggi civili in sostituzione alle francesi. I, 78. Sul sistema ipotecario aust. 1,263,279. Storia del diritto civile in Trieste ed Istria. II, 256. Pianta dei nuovi Tribunali di giustizia. V, 77. Dei beni detti Comunali. VII. 201. Legge sui danni dati. IV. 191. Criminale. Sentenza del 1716 contro stregoni. I, 185, 194. Tortura della Caldaja. IN, 58. Trib. Crim. nell'Istria 1798. V, 235. Esecutoro delle giustizie in Capodistria. a'tempi veneti. I, 32. Perticazione e Censimento. Di ogni distretto formante il circolo. I, 178. Del comune di Trieste nelle suo frazioni. I, 182. Dello frazioni del distretto Albona I. 358. Sellai 55 326. Buje. 55 309. Capodistria » 309. Castelnovo. r) 358. Cherso. 55 357. Dignano. D 357. Lussin 5» 286. Montona. 55 349. Parenzo. 55 357. Pinguente. 55 334. Pirano. 55 309. Pisino 55 309. Pola. 55 349. Rovigno 9 286. Yeglia. fi 357. Yolosca. » 318. Museo Zoologico. I, 28. Collegio dei nobili di Capodist. I, 107. Ginnasio di Trieste. I, 93. Monto di pietà in Trieste. I, 203, 351. Biblioteca civica di Trieste. I, 311. Ospitale di Trieste. I, 349, 332. Ospitalo di Montona. I, 326. Monto Civico Commerciale di Trieste. I, 343. Teatro grando di Trieste. I, 345. Scuole di canto in Trieste. II, 147. al cadere del secolo passato. II, 282. Pio fondazioni nell' Istria ex-Veneta Spedale dei poveri in Gorizia. III, 37. Accademia degli Arrischiati in Trieste. Ili, 30. Academie e ginnasi antichi di Capodistria. II, 120. I Pompieri di Trieste. I, 329. Archivio Municipale di Trieste. VI, 2. Archivio Municipale di Capodistria. VII. 177, 181. ^/Archivio Municipale di Pirano. VII. 45. Architettura di città antiche e moderne. Num.dei censiti per ogni distretto. 1,179. Num. dei censiti nei comuni di Trieste. I, 182. Condizioni amministrative durante il governo Veneto. Ripartizione territoriale. I, 151. Reggimento di Albona. I, 233. Reggimento di Montona. I, 240. Reggimento di Parenzo. II, 17, 156, 162, 166. Reggimento di Roviguo. II, 29. Contea di Orsera. II, 122. Dei podestà veneti. I, 113. Redditi dei podestà veneti. I, 343, 355: II, 6, 44. Sulle condizioni dell'Istria nella seconda metà del sec. decorso. II, 179. Condizioni di Cittanova. I, 40. Rappresentanza dei Podestà Veneti. V, 248. Recitazione veneta. I, 180. Èra veneta. I, 358. Instìtuzioni pubbliche di pietà, di educazione, di sicurezza. Della educazione pubblica di Trieste. I, 93. Orto farmaceutico botanico di Trieste. I, 341. Di Aquileja VII. 89. Di Pola. I, 21. Di Parenzo. I, 26.-Castelleone di Capodistria. I, 120. Di Ravenna. I, 214, 219. Pianta di Capodistria. II, 9. -/Pianta di Pirano. II. 25. f Pianta di Trieste. II, 139, 142. Pianta di Gorizia. V. 110. Mura di Pola. II, 322. Mura di Capodistria. II, 325. Palazzo pubblico di Trieste. I, 289. palazzo dei Podestà in Pirano. VII. 74. Porta antica di Parenzo. VI, 177. Tempo di costruzione del tempio di Augusto in Pola. IV, 188. Necropoli romana detta dei SS. Martiri di Trieste. IV, 136. Colonna di Leopoldo in Trieste. IV, 13. Molo di S. Carlo in Trieste. Ili, 259. Nomi delle contrade interno ed esterne di Capodistria. I,- 316. Castellieri. V. 334./' 'X V Acquedotti. > Supposto nell' Arco di Riccardo. I, 273, 281, 332. Acquedotto di Montecavo in Trieste. I, 283o VII, 198. Acquedotto antico di Temignano. 11,151. Acquedotti triestini. I, 300, 317. Sui Ninfei antichi V. 86., Acquedotto moderno Teresiano di Trieste. I, 322. Acquedotto antico di Pola. I, 352. Acquedotto antico di Aquileja. II. 57. La fontana d'Isola. II, 261. di Bogliuno. I, 101. di Pisino. II. 286, (2) Cisterna di Fasana. II, 60. Economia rurale.. Sullo Spinsanguinello. I, 82. Sull'agricoltura. I, 143.11, 328. Ili, 188 Prodotti agricoli, loro quantità nel circolo d'Istria. I, 172. Boschi. I, 185. Di quello che abbisogna all' Istria. ■ HI, 238. Sulla tarma della fusaggine. I, 268. Sulla pomologia istriana. I. 295. Degli olivi. II, 152. Sui beni comunali. II, 159, 167. Dei pini. II. 177. Dei Bossi. Ili, 29. Dei cipressi. 11, 218. Dei mirti. If, 223. Dei roveri. Il, 223. Sull'economia in generale. II, 295. Commercio. Fari e lanterne nell'Adriatico. I, 351. Materiali per la storia della navigazione nell'Adriatico. II, 215, 223,233. Del Dominio della Repub. Veneta sul mare Adriatico. V, 16& 216. /SS Capitoli per la polizia /del porto di Trieste nel 1550. 59. Capitoli con Banchieri Ebrei in Trieste. Ili, 174. Commercio antico di Aquileja. VI, 3. Commercio d'Aquileja. VII, 203 e seg. Commercio di Trieste anteriormente all'Emporio. V, 159, Fondazione dell'Emporio ePortofranco di Trieste. Ili, 129, 248. Prima patente del porto-franco inedita del 2 giugno 1717. I, 283., , _ Avviamento del commercio in . Trie-. sto. I, 281, 287. Prima strade per l'emporio di Trieste. III, 230. • Prima industria nell' Emporio di Trieste. Ili, 278. Primo Consolo in Trieste. III. 278. Sull'Emporio di Trieste. III, 158; 180, 191,265. Pensieri sull'Emporio e città di Trieste di Antonio de Giuliani del 1785 III, 138, 144, 117, 150, 154. / Coionio austriache allo Indie. I, 310; II, 237. Storia e statuti del porto di , Trieste. V, 99. Pianta del porto di Trieste dell' anno 1718. V, 127. Navigazione sul Pò. VII, 120. Stato del Commercio di Trieste nel 1791. Ili, 167. Strade istriane. II, 49. Strada da Montona al Carnio. I, 113. Fiera di S. Orsola in Capodist. I, 281. Movimento dei Piroscafi alle spiaggie dell'Istria. I, 340.. • — Cenni sulla navigazione e sui capitani istriani. I, 349; II, 28. Cento anni della nuova città di Trieste. IV, 25. Sulla città Teresiana di Trieste. IV,.29. Strada di Prosecco. Ili, 169. LETTERE. . . : i ; t. • -V ~ . . * I Poesie popolari. Inno in onore di S. Lazaro IV. 93. di S. Giusto, IV, 94. di S. Servolo, IV, 95. di S. Quirinio, IV, 107. di S. Mauro, II, 221. di S. Fiore, II, 228. di Canico e C. V. 143. di S. Nazario IV. 57. Inno in morte del duca Enrico d' I- stria. VII. 147. Lamento per la distruzione di Aquileja, VII, 149. Inno di imprecazione contro Aquileja, VII. 154. Biografie e memorie. Di Enrico, primo Duca d'Istria. YII.145. Engelberto II Conte d'Istria. IV, 4. Di Alberto conte d'Istria, II, 287. Ranfo Marco. II, 195. Enrico principe di Bar. II, 244. Brasca Erasmo. II, 297. Nogarola conte Giorgio. II, 218,237. Nogarola conte Leonardo. II, 187. Alessandro Cavretto Vicario del Comune di Trieste. VI, 14. .Girolamo Aleandro. VI, 38. /[ Pietro Bonomo. V. 292. Console Stefano. I, 6.. Crusich Pietro. I, 195. Del Canonico Giov. Batta. Francol. VI, 30. Antonio Marenzi. V, 316. Tristano d'Attimis. VII, 33, 64. Bauzer P. Martino. I, 35. Glavinich P. Francesco. I, 94. Manarutla Giov. Maria o F. Ireneo della Croce. I, 15. Aldrago Piccardi. V, 300. Pelizzari P. Paolo. II, 155. de Godemberg Fran. Sav. I, 237. di Francesca Zuppini. VII. 46. Pesaro D. Antonio. I, 133. Raunicher Matteo vescovo. II, 45. Eusebio Caimo. VI. 205. Michele Orsini. VI. 203- Can. Luidi Pedronzani. III. 124. del Can. Radoicovich. V. 148. del Canonico Piet. Stancovich. VII, 181. Famiglia degli Argento. VII. 75. Testi di storie. ■ ' i Fasti istriani. V, 1 e seg. Cronaca di Montemuliano, V. 319. Notizie dell'origine e decadenza di Grado. V, 67. Dei Fragmenti di Aqiiileja di Giuseppe Capodaglio. VII, 105, $21, 125, 129. Storia Ecclesiastica Letteraria Civile, delle arti e del Commercio di A-quileja. VII. 203 e seguenti. Storia di Albona del Giorgini. II, 246 e seguenti. Notizie del Castello di Piemonte. VI, 100. Notizie di Isola del P. Tamar. III. 46. Genealogie e serie di Rettori. Genealogia dei Conti di Gorizia. YI, 218, 218, 215, 212, 214. Dei marchesi d'Istria, I. 29. Serie dei marchesi d'Istria. I, 31. Dei patriarchi marchesi. I, 128, 243. Serie dei patriarchi marchesi. I, 133. Cronaca per la dominazione dei patriarchi in Istria. II, 191. Serie dei Sovrani di Casa d' Austria che regnarono in Trieste e nella Contea d'Istria. II, 185. Serie dei podestà di Trieste. II, 63, 80. dei capitani di Trieste. II, 53. dei presidenti di Trieste. II, 44. dei governatori di Trieste. II, 44. dei capitani di Pisino. I, 223. dei podestà di Raspo. I, 82. dei podestà di Albona. I, 233. dei Podestà di Capodistria. 124. VII, 159. dei Podestà di Pirano, VI. 114. Serie dei Signori di Duino. V, 66. Vicari del Comune di Trieste. VII. 8,51. Podestà Veneti di Rovigno. VII.3, 7,17, 21, 29, 37, 48, 50, 53,59,63, 73, 83, 87, 118, 134, 143, 151, 155, 207, 217. V, 221, 286, 293; VI, 51. 57, 92, 95, 97. Serie Y. •Serie Materiali storici. / Pirano nel secolo XVI. VII. 55. / Diplomi Piranesi. VII. 76. Donazione di Sipar ed Umago ai Vescovi di Trieste. VII. 77. Diplomi triestini ed istriani. VII. 82, 85, 141. Tesoro, della Chiesa d'Aquileja. III. 13. SulP eccidio di Aquileja. VII. 149. Questione fra Monastero di S. Maria d'Aquileja e Vescovo di Capodistria perle decime d'Isola. VII. 184. Castellione dato a Matilde e Cune-gunda Contesse d'Istria. VII. 188. Diploma Gradense del secolo VII. VII. 191. Sentenza del Patriarca Bertoldo in lite S contro il comune di Pirano. VII. 198. Diplomi dei Conti d'Istria- VII. 213. Placito istriano del 991. VII. 195. Contratti fra Venezia e Capodistria nel Secolo X. VII. 199. ' Patti antichi fra Venezia e Trieste. 67, 68. j Dominio Veneto in Pirano anteriore al / 1283. VII. 41, 50. y Congiura dei Piranesi contro il Pa-/ triarca dal 1270. V , 89. Pace fra Pirano e Rovigno nel 1208./ VI, 85. Dominio temporale dei Vescovi istriani. V, 92. Della dominazione dei vescovi di Trieste. I, 255. Congiura dei Ranfi. II, 195. Patti fra Marchese Conte Yescovi e provinciali dell' Istria nel 1112. VI, 105. Concessioni di Ottone II alle Chiese istriane. VII. 185. Rappresaglie tra Capodistria e Pirano./ VII. 72. Pace tra Pirano e Spalatro del 1192. I' VII. 70. Pace tra Patriarca Raimondo e Conte Alberto del 1274. VII. 145. Pace fra Patriarca Pellegrino di Aquileja e Conti d'Istria. VII. 80. Dedizione di Momiano al Principe Veneto. VII. 41. Dedizione di Barbana al Principe Veneto. VII. 54. Dedizione di Umago al Principe Veneto. VII. 83. Dedizione di Muggia al Principe Veneto. VII. 82. Epoche nelle quali il Litorale venne in dominio della Casa d'Austria. II, 278. Epoche memorabili..I, 83. Condizioni di Capodistria nel secolo XV. II, 325. Il doge Enrico Dandolo. II, 204. Degli Uscocchi. II, 211 e seguenti. Incursioni dei Turchi. II, 203. VI, 42. Turchi in Cittanova. Ili, 221. Napoleone in Trieste. I, 317. Degli Israeliti. I, 58; II. 271. III. 174. Occupazione dell'Istria nell797.IV,98. Della guerra nel 1813. I, 247. Apertura del Consiglio generale dell'Istria nel 1808. V, 230. Comune Slavo dell'Istria sup. VI, 25. Storia della Marina di guerra austriaca. V, 119. Ili, 243, 248, 260. Trattati fra Austria e Venezia per le cose di Aquileja. VI. 108. Narrazioni. Grisignana. V, 126. Su Dignano. V, 115. IV, 137, 173, 213, 225, 241. Condizioni di Albona. V. 232, 306. di Venezia. VII. 165. Di Pola. I. 31. Da Trieste a Rovigno. I, 33. Da Duino a Parenzo. Carnevale di Albona. I, 54. Sui paesi di campagna. I, 66. Visita pastorale di Pinguente. I, 70. Sulle condizioni di Rovigno. I, 109. Rogazioni di Rovigno. I, 123. Di Capodistria nel secolo XVI. II, 107. Brani di viaggio, 11,306,318. Viaggio nel 1611. II, 199. Duino. VII. 9. Grado-Aquileja. VII. 89. Peroi. VII. 137. Su Isola. VII. 189. Letteratura. I monti di Golaz del cav. Luigi do Heufler. I, 20. Studi commerciali e nautici in Trieste. I, 52. Opere di Stefano Console. I, 99. Manoscritti della Marciana che riguardano P Istria. I, 99. Opere di A. Pesaro. I, 137. Memorie sulle saline. I, 138. Atti istriani. I. 278. Storia di Trieste del P. Ireneo. 1,291. Strenna istriana. II, 259. Strenna letteraria compilata da istriani. II, 279. Opere del P. Franc. Glavinich. I, 98. Memoriale di gratitudine. I. 42. Geografia del Raffelsberger. I. 207. L'Osservatore Triestino. I, 89, 192. Giornale Triestino del 1781. II, 206. Strenna Triestina. III. 5. Annuario Marittimo. Ili, 5. Calendario Agronomico di Gorizia. III. 11. Lettere del Vescovo P. Bonomo. V, 152. IV, 269. Antichità. Flotta Romana. VI. 155. Antichità Lubianesi. VI. 145. Antichità. IV. 237. ' Antichità Dalmatiche. IV. 199. Caprette antiche simbolo dell'Istria. VI. 134. VII. 14. Statuetta antica rinvenuta a Tolmino. VII. 43. Custodia in piombo del Vescovo Ange-Io Canopeo di Trieste. VII. 65,69,90. Strada parentina. VII. 81. Scavi di Pola e Salona. I, 20. Antichità di Trieste. 11. Frammento di statua rinvenuto in Trieste. II, 269. Scavi di Pola. I, 21. Antichità di Parenzo. I, 26. Metrologia antica, YI, 17. Scavi in S. Giacomo di Trieste. V, 144. Antichità d'Aquileja. V, 209. Cassettine d'avorio antiche, li, 127, 131, 181. Colonie militari nell'Istria. VI, 37. Castellieri antichi. V. 334. Cedas VII. 25. Numismatica e Sfragistica. Su di un suggello della Curia di Trieste. VI, 13. Sopra antica moneta e suggello della città di Trieste. V. 125. Monete Antiche. VII. 52, 55. Sui Vexilliferi, monete Veneziane. V, 79. Antico siggillo di Gorizia. V. HO. Antico suggello della Curia di Trieste. VII. 13. Suggello antico di Padova. VII. 69. Di alcune monete credute istriane. II, 51. Su d'una moneta rinvenuta presso S. Vincenti. II, 203. Su d'una moneta rinvenuta a Canfa- naro. I, 160. Medaglia pel D.r de Rossetti. II, 319. Monete in corso nell' Istria e Friuli. VI, 54. V. 114, 134, 154, 182, 204, 219, 234,285, 286, 296, 330, 331. VI, 24. Inscrizioni romane. Inscrizione stradale romana di Parenzo. VII. 81. Lapidi Salonitane. VII. 2, 6. Epigrafe istriana illustrata dal D. La-bus. V, 140, 153. Le antiche Lapidi Patavine del Prof. Giuseppe Furlanetto. III. 53. Iscrizioni di Grado. IV, 159. Monumento a Caracalla in Pola. IV, IV, 159, 161. Bolli su cotti. IV, 187. Iscrizioni romane di Narona. 196. Inscrizioni romane.VII.il, 12,26,27, 60, 117, 120, 158, 192, 202 e seg. Inscrizioni di Scardona. VI, 210, 216, 217. Inscrizioni del Carnio. VI. 145 e seg. „ di Pola. VI. 137. „ di Spagna. IV. 26. di L. Fabio Severo dì Trieste, IV, 45. „ Aquilejesi. IV, 82, 118. Epigrafi di Capodistria. VI, 31, 126, 127, 133, 138, 142. I, 1, 12, 19, 27, 40, 102, 104, 105, 106, 117, 156, 157.168, 169,170, 254, 308, 329, 349, 353; II. 35, 40, 41, 42, 56, 61, 92, 124, 228, 231, 236, 444, 254, 266,277,282, 291, 301, 302, 305, 314, 317. Inscrizioni del medio tempo e del moderno. I. 100, 104, 196, 200,301,312,322, 326, 328, 332; II, 27, 38, 49, 62, 117, 119, 120, 150,201,207,208, 213, 214, 230, 239, 243, 284, 285, 286. Inscrizioni recentissime. I, 43, 249, 329; II, 49, 110, 125, 126. 136. _ ' . . • ' T " ' r.i Inscrizioni cristiane antiche. II, 30, 38, 72, 220, 283, 322. ' ^mV/: