« msšm [•x*Xv.y ORGANO DELL'UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 |,WWW'l|tirWWWWWWWWWWW,«P'WW'IUIII"l||lll"l||lll,W'lll= [1 1954 ci hf dato il suo mesto addio. Non lo rimpiange remo. Non per le avversità che più o meno accompagnano tutta l’esistenza umana, ma pear la soddisfazione che la nostra collettività non jia speso invano nessuna delle sue ottomilasei-centosessanta ore, per la soddisfazione che ogni suo giorno ha costruito la piramide del progresso e lasciato una traccia indelebile sulla via fello sviluppo socialista in questo nostro Paese e nel processo di realizzazione della vita socialista in esso. L’anno 1954 ci la lasciato quindi serenamente come la persona che ha compiuto pienamente il proprio dovere. Volgiamo i un lampo nel p remo che in es o storia, quella d nostro sguardo in dietro. Un anno non è che riodo lunghissimo della storia umana. Non diabbiamo costruito un’era storica. La nostra cui è protagonista il popolo con tutte le sue più genuine astrazioni, noi la costruiamo dal 1941. E questi quattordici ann per noi, e non solo per noi, corrispondono a un’era storica iella quale il nostro popolo ha saputo condensare ciò che nede nazioni anche più progredite si è fatto e si è costruito ier decenni e per secoli. Ecco perchè anche a queste lampo della storia, a questo anno che ci ha lasciato ieri, fa l’aUegria spensierata dei giovani e le meste rimembranze efei vecchi, a questa pietra nel mosaico del socialismo — ancor, incompleto ma bello, possente e reale nell’idea del suo artefii, il nostro popolo — possiamo guardare nello stesso modo cane i nostri padri guardavano a un lustro, a un decennio. Ma forse iè in un lustro nè in un decennio i nostri padri, in un sistema che incatenava le loro energie e la loro iniziativa, avrelber» edificato quanto noi abbiamo fatto in questi fecondi Je operosi dodici mesi. I fatti parlano. A Sisak, oltre al liminatoio già al lavoro, i primi getti del prezioso metallo. La loro capacità produttiva è di cinquanta mila tonnellate annue di acciaio. La metallurgia si è potenziata di altri impiinti a Zenica: del forno Martin-Siemens dalla capacità di quarantamila tonnellate di acciaio all’anno. Nella stessa città e nella ferriera di Store due altri forni hanno iniziato le loro argentee colate. Il ferro grezzo che uscirà dalle loro bocche raggiungerà le quattrocento ventimila tonnellate annue. A Smederevo, dal nuovo laminatoio, usciranno annualmente sedici mila tonnellate di laminati, dalla nuova fabbrica di Kidričevo quindicimila tonnellate di alluminio. A Priboj un altra fabbrica di automobili ha lanciato sul mercato la prima serie dei suoi prodotti. Aneli* nel campo della produzione elettro-energetica possiamo segnare alcune importanti tappe. Il 1954 lia registrato l’inizio della produzione nelle idrocentrali di Jajce II di venti-sei megavat, Uma di sei megavat, Vuzenica di sedici megavat e infine anche sul colosso della elettrificazione nazionale, Jablanica, la cui produzione raggiungerà i cinquantasei megavat, sono stati messi in moto i primi generatori. Quattordici nuovi megavat di energia elettrica sono usciti dalla termocentrale di Konjščina. , Non sono solo queste le opere che l’anno testé trascorso ha messo alla luce. L’elenco potrebbe coimprendere ancora una seria lunghissima di fabbriche, dalle grandi, come quella di cavi a Svetozarevo, a quelle piccolissime sorte in tutto il paese dal Tricorno al Vardar. E queste fabbriche piccolissime non hanno minore importanza di quelle giganti. Esse hanno un significato anche morale. Rappresentano la dimostrazione ohe, senza piani roboanti e senza investimenti colossali, che incidono sensibilmente sullo standard di vita, la nostra industrializzazione e il nostro progresso economico potranno anche nel futuro segnare la loro diagonale ascendente. Perchè queste fabbriche non sono fine a se stesse. Il loro avvenire è denso di sviluppi. Un esempio lo abbiamo sotto gli occhi a Isola. La Mehanoteknika ha iniziato la propria attività come piccola fabbrica di giocattoli, composta di una trentina di operai. Oggi regnare sui nostri confini orientali, che sono stati molto spesso quel numero è salito ad oltre un centinaio e aumenta di giorno teatro delle più ignobili provocazioni cominformiste e che han- loro tutt’ora esistenti imperfezioni. Molte volte, a una reale e completa valutazione di ciò che abbiamo, ci portano uomini politici esteri che visitano il nostro paese e per i quali l’oggetto centrale del loro interessamento è la nostra gestione operaia per la quale hanno parole di plauso e di riconoscimento. Tale indirizzo nella nostra politica interna — e la conseguente politica di pace e di difesa dell’indipendenza e del principio della parità di diritto. tra le nazioni — come anche quello della coesistenza, hanno elevato e costantemente elevano il prestigio e il rispetto del nostro paese agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. Non solo perchè il nostro paese e il nostro Governo difendono tali principi, ma anche perchè li realizzano nella prassi. Uno dei passi più significativi di questa prassi si chiama l’Alleanza balcanica. 11 suo conseguimento rappresenta una delle conquiste maggiori che il nostro paese abbia raggiunto nell’anno chiusosi ieri. Non solo per ciò che essa rappresenta in se stessa come strumento di difesa comune dei tre paesi balcanici, come strumento di amicizia e di. .coll ah or azioo e tra i tre, popoli, ma sopratutto perchè l’Alleanza balcanica ci insegna e dimostra nella prassi che tali, più che amichevoli rapporti, sono possibili anche tra popoli che hanno un sistema politico interno diverso. Nel patto di Bled, nella stretta collaborazione politica, economica e militare tra la Grecia, la Jugoslavia e la Turchia, collaborazione che in quest’anno si estenderà anche al campo parlamentare, la tesi della coesistenza trova la sua migliore conferma e l’esempio più tangibile. • Il 1954 nel campo politico estero registra ancora una splendida vittoria del nostro paese : il crollo definitivo della inqualificabile politica inaugurata nel 1948 dai dirigenti moscoviti nei confronti del nostro paese. Nei paesi satelliti di Mosca e nell’U.RSS stessa, come d’incanto, sono spariti i vari giornali, le varie emissioni radio e le varie organizzazioni di fuorusciti che avevano il compito di condurre e che hanno condotto per anni la più violenta delle propagande nei confronti della Jugoslavia. Prima uno, poi gli altri stati orientali hanno chiesto di normalizzare i rapporti diplomatici con il nostro paese. Il nostro Governo, conseguente ai principi di politica estera più volte enunciati, e nella certezza che ciò rappresenti un allentamento della tensione internazionale, ha accettato la ripresa di questi rapporti, la normalizzazione con gli stati del blocco sovietico. Una normalizzazione, ben s’intende, che non andrà al di là dei buoni rapporti. Così la tranquillità è ritornata a - B mm - C 'V in giorno, di pari passo con la gamma dei prodotti, sino ad oggi del tutto sconosciuti per la produzione nazionale. Sono queste fabbrichette che costantemente arricchiscono Passortinienito di prodotti sul nostro mercato, sino a poco tempo fa poverissimo. Ma non dobbiamo dimenticare che, senza il sacrificio del 1947-48-49 senza i sacrifici tuttora necessari, senza i giganti del ferro e dell’acciaio, senza i colossi clic sbarrano le vie ai fiumi, non sarebbe possibile far sorgere una Mehanoteknika e tante altre piccole fabbriche che per il nostro popolo già rappresentano e ancor di più rappresenteranno il benessere. Dove l’anno 1954 non ci è stato propizio è nell’agricoltura. Non è il solo, che fatta eccezione per il 1953, in quasi tutti gli anni del dopoguerra la siccità ha duramente colpito i nostri campi, frenando quel progresso e quel miglioramento di vita che diversamente avrebbero avuto un ritmo molto più rapido. Abbiamo cercato di opporci alla spietata azione della natura con opere umane, e miliardi di dinari sono stati investiti nelle opere di tonifica, di irrigazione e per dotare gli uomini dei campi dei mezzi più recenti della tecnica moderna. Ma questa è un’opera lunga che richiede anni di paziente e costante lavoro per dare i propri frutti e tale lavoro non deve trovare ostacoli nella nostra ancor imperfetta legislazione economica. I risultati conseguiti nel campo economico non possono essere disgiunti da quelli ottenuti nel campo politico. Gli uni si completano con gli altri. I primi sono condizione indispensabile dei secondi e viceversa. La democrazia socialista, la gestione operaia, la decentralizzazione conseguite negli anni precedenti hanno avuto nel 54 un nuovo ed importantissimo completamento che troverà la sua realizzazione pratica nell’anno che si inizia oggi: la Comune. E’ questa la istituzione che rappresenterà il maggior contributo alla realizzazione dei principi fondamentali del socialismo quelli di avvicinare al massimo possibile il potere al popolo per renderlo partecipe in tutto e per tutto della vita collettiva. La discussione e Eimpostazione della Comune non sarebbero stati possibili se gli organi della gestione operaia, le camere dei produttori e gli organi rappresentativi del potere non awessero, specie nell’ultimo anno, raggiunto, se pur tra lacune e difficoltà, un tale grado di consolidamento che ci permette il passaggio a una forma superiore di autoamministrazione popolare. L'autoamministrazione operaia e popolare sono conquiste la cui portata e valore mondiale noi spesso non riusciamo ad apprezzare per il fatto che sono cose della nostra vita quotidiana a ah« di frequente oaserviamo attraverso il prisma delle no costato la vita di più di un nostro soldato confinario. Con gli stati del blocco sovietico riprendono le normali relazioni commerciali che saranno di reciproco interesse per tutti i contraenti. Ma l’anno 1954 sarà ricordat-to dai nostri popoli particolarmente per aver cancellato dalla lista dei problemi europei una delle questioni più annose, quella di Trieste. Esso sarà ricordato in special modo dalle popolazioni della nostra zona, che con la soluzione di questo problema hanno realizzato una delle loro vitali aspirazioni, quella di vivere definitivamente uniti a un paese socialista e di poter continuare, assieme ai popoli della Jugoslavia, il proprio cammino sulla strada del progresso e dei giusti e umani rapporti tra gli uomini. Le date del 5 ottobre e del 26 novembre 1954 saranno le più care nel ricordo delle nostre popolazioni. La prima, perchè in essa, col Memorandum di Londra, è stato accolto un nostro sacrosanto diritto e la seconda perchè in quel giorno è arrivato tra noi l’Uomo alla cui politica e alla cui genialità dobbiamo quanto oggi abbiamo e quanto si apre dinanzi al nostro cammino. Se l’alto compiuto nell’ottobre del 1954 è importante per le nostre popolazioni, esso non è meno importante anche ai fini di quella normalizzazione nel campo politico internazionale alla quale tutta l’umanità aspira. Dal minaccioso affacciarsi di armate sulle sponde dellTsonzo, disposto provocatoriamente dal signor Pella e dalla dichiarazione dell’8 ottobre 1953, si è piassati a una immediata distensione con la Repubblica Italiana cui è seguita una proficua presa di contatti e di dichiarazioni che hanno segnato l’inizio di una feconda collaborazione sulle due sponde dell’Adriatico. Problemi finanziari ed economici, che a prima vista parevano insolubili, in pochi giorni di trattative sono stati condotti in porto. Esiste da una e dall’altra parte moltissima buona volontà e ciò dà addito alle più rosee speranze per l’avvenire, speranze che hanno per fine una quanto mai più stretta collaborazione fra i due paesi in tutti ■i campi della vita sociale. Così, grazie alla giusta politica del nostro Governo — che, per amore della pace e della collaborazione internazionale, non si è fermata dinanzi ai sacrifici — sull’Adriatico è ritornata la tranquillità, una tranquillità che sarà feconda non solo in se stessa per il vantaggio che deriverà al nostro paese dall’amicizia con l’Italia, ma anche perchè con maggior lena potremmo dedicarci ai nostri problemi interni e contribuire maggiormente alla soluzione dei problemi internazionali che ancora rappresentano i focolai di controversie e di guerre. Un primo passo versò questo nostro maggiore contributo alla distensione internazionale è indubbiamente rappresentato dal viaggio del Presidente della Repubblica in India e in Birmania, cioè in quell’Estreimo Oriente, che negli anni tormentati del dopoguerra, è stato il settore più pericoloso e più fragile per la causa della pace mondiale. I contatti personali del Maresciallo Tito con i capi delle nazioni indiana e birmana sono densi di prospettive e non solo per quanto riguarda il campo più vasto della politica internazionale, ma anche per quanto riflette gli interessi reciproci del nostro paese e dei due paesi asiatici. Tracciando questa rassegna dei più importanti avvenimenti che hanno costellato i dodici mesi deH’annó testé trascorso, ci siamo limitati solo a quelli che hanno direttamente toccato il nostro paese. Ma osservandolo anche da un campo molto più vasto, dobbiamo essere grati a questo vecchio anno che ci lascia. In esso, per la prima volta dopo lunghi venti anni e più, in nessuna parte del mondo è tuonato il cannone, in nessuna parte del globo terrestre è stato sparso sangue umano in guerre tra i popoli. Con l’armistizio in Indocina si è chiuso l’ultimo conflitto generale. Il silenzio sui campi di battaglia dell’Indocina ha riaperto le speranze dell’umanità, le speranze che anche le schermaglie armate sul Mare della Cina e in Algeria possano aver termine, che l’umanità possa respirare senza la spada di Damocle dei cannoni e delle atomiche pendente sul proprio capo. E nonostante le nubi riapparse recentemente in rapporto all’annosa questione del riarmo germanico, queste speranze non sono affievolite. Sì, esistono ancora \ problemi nel mondo, problemi complicati e difficili da risolversi, ma la prassi ci ha dimostrato che la buona volontà degli uomini può sollevare tutte le barriere e rimuovere tutti gli ostacoli. Perciò non solo spereremo, ma lotteremo attivamente con pazienza e costanza, affinchè la pace ritorni a regnare sovrana. Perchè è- di pace che ha bisogno 1 umanità. Ne abbiamo bisogno particolarmente noi per edificare le nostre Comuni, per consolidare la nostra gestione operaia, per portare anche nel più remoto villaggio della Bosnia e della Macedonia, in ogni nostro villaggio il soffio della cultura e della modernità. Ne abbiamo bisogno non solo ^per completare le nostre centrali e le nostre fabbriche, per pagare i nostri debiti con l’estero, per costruire le nostre strade e rimodernare le ferrovie, ma ne abbiamo sopratutto bisogno per costruire migliaia e migliaia di quartieri, case, acquedotti e dare un nuovo fortissimo impulso alla nostra agricoltura affinchè più ricche e meno costose giungano le messi sulle tavole dei nostri lavoratori, affinchè più rapido sia il cammino verso il socialismo che ha il sinonimo nel benessere. E anche se questo benessere ci dovrà costare un rallentamento nella nostra edificazione industriale, neppure esso potrà compromettere le radiose prospettive che stanno dinanzi al nostro popolo, il popolo che, a costo di sacrifici inenarrabili, di privazioni e di un lavoro eroico, ha costruito le basi del nostro LA NOSTRA LOTTA augura ai propri lettori e alla popolazione tutta un felice e prospero 1955. progresso economico, le fonti di materie prime, che sono la garanzia che l’industria, senza investimenti di miliardi, possa continuare a svilupparsi con i propri mezzi. Per noi abitanti di questo estremo lembo del paese socialista la vera edificazione delle nostre basi economiche incomincia appena ora. Molto abbiamo già costruito, i nostri paesi e le nostre cittadine hanno cambiato volto, l’indù stria preesistente alla Libera zione ha avuto un nuovo gran dioso impulso, nuove indù strie sono state create, parti colarmente nel distretto di Buie, dove al posto dei 250 operai occupati nel periodo prebellico, oggi lavorano nell’industria, nell’edilizia e nel commercio quasi quattromila. Le quàsi inesistenti comunicazioni stradali, hanno avuto un rapido e sorprendente sviluppo, che la segnato anche nel 1954 nuove tappe con l’acquisto di decine di automezzi. . Tutto questo, dobbiamo rilevarlo, è stato fatto in una situazione politica labile ed incerta, negli anni in cui le nostre forze erano protese al conseguimento del nostro più grande diritto : quello di vivere uniti alla Jugoslavia socialista. Oggi che questo diritto è stato conseguito, possiamo con rinnovato vigore dedicarci al perfezionamento della nostra industria, al pòtenziamento dei nostri commerci, all’im-puilso del nostro turismo, alla modernizzazione della nostra agricoltura e a cancellare le traccie che i secoli hanno lasciato negli abituri umidi e oscuri delle nostre cittadine. Per realizzare questa opera grandiosa, non ei mancherà l’aiuto dei popoli della Jugoslavia, come non ci è mancato in tutti gli anni del dopoguerra. Già per l’anno che s’inizia, il Governo federale ha stanziato un primo importo di settecentocinquanta milioni che oi serviranno ad iniziare questo grande programma. E, al posto di un augurio per l’anno che si inizia, noi possiamo prendere un impegno che è nello stesso tempo un auspicio : che faremo tutto il possibile affinchè questo programma, che per noi significa benessere, trovi la sua pronta realizzazione. Anno Vili. — No. 319 Redazione e Amministrazione: SABATO, 1 GENNAIO 1955 Prečuo I# din — 20 lire ABBONAMENTI: Annuo din. 420. semestrale din. 220, trimestrale din. 110 Spedizione in c. c.p. UnicX A “ * fì § i PAGINA 2 L'ascesa dell'industria polese e migliorie a quella di Rovigno Nuovi edifici di abitazione a Um ago A Rovigno sj parla inoltre da tempo di un progetto che, a momenti, sembra esser lì lì per venire approvato : quello che, varrebbe fosse messa in attività, neiiram-bito della Mantiifattara Tabacchi, una fabbrica di imballaggi di cartone. Anche su questa faccenda il compagno della Manifattura si mostrava informatissimo. AUGURA giugno, ma questo era la risultante di tanti nostri sforai precedenti. Già dai primi dell’anno avevano fatto venire dalla Germania Occidentale macchinari nuovi per oltre 30 milioni di dinari. Entrate in funzione queste macchine, salì la qualità dell© nostre sigarette. I mtìiglioramemiiti apportati anche ai sistema commerciai« della Fabbrica, specialmente -.con l’allargamento della rete di distribuzione, oi consentirono quindi di penetrare dappertuto. Le richieste sono ora tante ohe difficilmente-riusciamo a soddisfarle. U-n milione 400 mila sigarette prodotte nello scorso mese erano già in anticipo vendute. In attesa ohe il nuovo progetto giunga a maturazione, è motivo di orgoglio per i roviignesi registrare i successi delia Manifattura Tabacchi. 11-Tiso in Istria! Sono le prime piante, ancor del Quieto 1 PONI DEL VECCHIO ANNO NEL BU1ESE LA PIANTA DEI MILIARDI hanno elettrificato le proprie case e quelle dei borghi vicini. Essi allevano buon bestiame, il loro vino è buono. Perchè a Montona c’è la cooperativa. L’INDUSTRIA DI POLA L’industria palese è così sviluppata che oggi partecipa in misura dell’86,1 per cento alla realizzazione dea prodotto lordo nel piano sociale e precisamente con 7 miliardi e mezzo su un totale di circa dieci miliardi di dinari. Gli stabilimenti di maggiore importanza e che si sono pure maggiormente sviluppati sono il cantiere navale «Scoglio Olivi», la Fabbrica Cementi e la a sezione pugilistica che si basa esclusivamente sulliat-tiviltà dei .giovanissimi dati quali usciranno i quadri che in un tempo non lontano costituiranno Tassata ra dei clulb pugilistico. Meglio dal solito l’atletica leggera che, grazie a pochi ma tenaci assertori della sua rinasoiita, ha potuto farsi sentire quest’anno, sia con qualche gara intercittadina e soprattutto attraverso le competizioni fra le scuole. E’ doveroso in proposito rivolgere un plauso alla società sportiva «Torpedo» che, con l’appoggio dei Potere popolare, ha dato man forte a coloro ohe hann0 creduto nei risveglio di quarta importante attività. * Nella pallacanestro è da lodare più l’attività che stanino svolgendo le scuole di quanto lo sia quella delle società tesserate. Poche in verità se si fa un. passo indietro, cioè qualche annoi dopo la liberazione quando questa attività era esplicata su larga scala da forti squadre. Ora lil . . . monopolio 'è della Nafta, mentre i Cantieri sono soltanto una specie di comparsa. In questi giorni è Stata esaminata a POla la situazione generale -in Istria e anche lì sq vuole seguire l’esempio di Fiume e cioè creare un solo forte club. Noi siamo per la qualità, ma ci chiediamoo: contro chi giocheranno i forti club se non avranno avversari? Forse Pola e Fiume anelano di fare parte in un tempo non lontano, della I. Lega? Come stanno le cose, riteniamo ohe ci vogliano ancora degli anni primi che Fiume o Pola possano fare parte del novero delle nostre migliori squadre. Allora? Si lasci le cose come stanno, anzi si cerchi di allargare l’attività fra le fabbriche perchè quel la studentesca è stratitaimemte stagionale, e appena chiuse le scuole, nessuno ne parla più. Dei nuoto non diremo molte cose. Si è quasi trascinato sino al termine della stagione. Il Primorje è vissuto in Mto sino a che lavava Ha sezione femminile chè gli arrotondava il punteggio che altrimenti sarebbe stato sempre povero nei confronti fra società. Non si lavora in larghezza e, da quando esiste ili Primorje, non è stata fatta ancora una leva di nuoto. Detto questo, rimane ben poco da aggjiuingeiji. Invece un pò mf2‘g)i|k> neC|l(a. pallanuoto petr merito dei due nazionali Kovacic e Curtini che, con la loro esperienza, hanno insegnato a« più giovani cose che altrimenti non a-vrebbero imparato poiché, e sembra strano, ancora oggi i pallanuotisti fiumani non hanno un proprio allenatore. Dai ciclismo abbiamo parlato in un precedente articolo e oggi aggiungiamo che è un settore dove si lavora con serietà e con buoni risultati. Sempre più ta voga il gioco delle bocce e si sta facendo vivo anche il tennis da tavolo il cui centro propulsore è la società «Tesla». Per oggi non abbiamo altro da aggiungere. I pregi della pallavolo La pallavolo è il giuoco che richiede forse il minor numero di requisiti dai giocatori, ma nello Stesso tempo è quel ramo dello sport ohe dà minar soddisfazione ai giocatori stessi e al pubblico, se gli atleti non sono in possesso di una tecnica perfetta. Fino a poco tempo fa la pallavolo eira considerata come un gioco par donne e ragazzi. Questo modo dii considerare le cose è però sbagliato anche perchè basato su un punto di vista errato. Se noi assistiamo a una partita di pallavolo tenuta in un, cortile, sulla spiaggia, e simili, ammetteremo ohe essa non è un gioco sportivo nel vero senso della parola, ma semplicemente un passatempo, non privo però di vaio-gè. Nlel gioco della pallavolo è escluso jl contatto fisico come pure ili fattore corsa. Negli aitili .giochi, gli atleti, sotto l’influenza della tensione nervosa, oltrepassano j limiti stabiliti e alla loro imperfezione tecnica tentar^ di supplire servendosi delle doti fisiche quali forza, velocità ecc. Nella pallavolo tutto ciò è escluso in quanto il benché minimo fallo provoca lìinterruzione del gioco stesso e non esiste modo alcuno per ricuperare il «poem» o il «servis» perduto. Possiamo dire, insamma, che il giocatore non lotta tanto con il proprio avversario quanto con una serie dii regole il cui possesso rende una squadra superiore all’altra. Le qualità fisiche non sono sufficienti per vincere, cd vuole un gioco fatto d’tatelligemza. Inoltre, di grande importanza è la collettività del gioco, valle a dire la piena collaborazione di tutta la squadra. Vero piacere si ha neU’osservare una partita di pallavolo quando il gioco viene svolto da atleti che lottano tra loro e non con la palla sfuggente al loro controllo. Appena alora è visibile u valore di questo sport, che appassiona tanta genite, da nostra era), quando in conseguen- — Questo deve finire, di- risposto cosi: «Va bene, no necessaria, diceva lei orza dell’influenza economica, cui- cova mio padre. Gli uomini mamma resterò». Così fun- gògiiosamente. Ber questo turale e politica degli stati greci, si cangiano in lupi ! Presto ziona al ristorante Mi chia- i^-scia che lo strapazzi. Io formatisi dopo la morte di Ales- si azzanneranno, l’un l’al- mano mamma perfino i ne- sono una delle nùg11'011-1 °Pe‘ sandro Magno, il greco diventa la tro! Distruggeranno le cit- grj * raie; sa che può contare su lingua ufficfale di tutto il mondo bù ed il mondò' con il fuoco Quesito era un ristorante me, quando c è ressa. E civila. L’Epifania significa ap- ed il sangue! di lusso per uomini d’affari sa pure, ohe non sono come punto apparizione, presentazione Bevi il tuo te, gli dice- nella parte inferiore di aRri, essi lavorano un del dio e quando gli imperatori va ia mamma allegramente. Broadway Mia madre era Sterno, due, poi se ne van-romani assunsero il titolo di Di- Tu starai meglio, lavorerai, l’aiutante ' del capo cucina no’ ed io resto’ E parciè te' vo (dio), l’Epifania significò la Noti bisogna scoraggiarsi. e puliva tonnellate di ver- d* licenziarmi, ed io glie-nascita o la presentazione dell’im- Mio padre era indisposto e dura, per cucinare, La sua 10 dic uno di duci originò e andò sviluppandosi in impotente. te dollari. re t " ~ l*) V '•-r* il. 118ilpff; ■ ■ tinaia ad occuparsi di pittura così come aveva fatto nelle scucile medie e non è quindi da meravigliarsi se, dopo la guerra, decise di dedicarsi iaMa pittura. Studiò a Braga, Firenze e Vienna. A Firenze io guidò nelllincisio-ne l’hiustire professore Celestini. NeH’anno 1924 eSP» se alia Biennale dii Venezia. Dopo la morte dei padre, Pilon ritornò ad Aidus-sìna e continuò a dipingere assiduamente. Nello stesso anno si trasferì a Parigi, non potendo più sopportare le angherie fasciste. Durante il suo soggiorno1 nella capitale francese!, tralascio la pittura per dedicarsi allo studio della fotografia artistica e del film, campo nel quale ottenne ottimi succes- si. Dcpo la fine dèlia seconda guerra mondiale, Pilon lavora quale pubblicista. Negli ultimi anni cominciò anche a tradurre opere di poeti sloveni in lingua francese. In trent’iamni di intensa attivista artista Pdion ha e-sposto molto. Lo troviamo in Italia, a Trieste, in Francia, in Cecoslovacchia, nel Belgio e in Jugoslavia. Con la sua attuale mostra il cinquantottenne Pilon sa presenta al pubblico dà Lubiana che non può fare a meno di applaudirlo. Tra le 150 opere esposte, si tiravano il ritratto del poeta Ottone županćič eseguito nel 1919, motivi di Aidussi-na e di Idria, e disegni fatti quest’anno e ispirati al-i’autore da alcuni nostri laboratori di passaggio da Parigi. L’arte di Pilon è qualcosa di vivo e palpitante. Dalle sue opere traspare la simpatia e la comprensione per tutti coloro che soffrono e che vagano stanchi e disoccupati lungo le rive della Senna. Anton Soler Poco tempo fa abbiamo inteso parlare del giovane pianista argentino Anton Soler che aveva esordito con successo neU’Auditoiiio tries*’)1 no. Lo abbiamo avvicinato a Lutiiana, dove sta dando il suo terzo concerto in questa città, per poterlo poi presentare ai nostri lettori. di continuare i suoi studi sotto ia guida defU’oittimo professor Fanelli, studi che portò brillantemente a com-aimento nel 1951, nonostante le difficoltà dii caràttere finanziario che molte volte 10 assillavano. Buenos Aires è una città piena di artisti e di conseguenza il suo pubblico è molto esigente. Anton Soler non ha faticato molto a conquistarsene le simpatie. Al concorso, indetto presso il Conservatorio dii S. Cecilia, risultò ili primo dei 54 concorrenti e por tale successo ricevette la medaglia d’oro. 11 premio gli fu consegnato in presenza di un folto pubblico che lo applaudiva calorosamente. Il giovane pianista si esibisce in tutte le manifesta- zioni culturale della «Società Slovena» a Buenos Aires, e ogni domenica suona alla radio nella trasmissione per gli Sloveni. Egli organizza inoltre concerti con accompagnamento di orchestre sinfoniche in tutte le località deU’Argentdna ed in questa sua attività è aiutato dalla colonia jugoslava in quel paese. Nel febbraio di quest’anno Soler ricevette un invito dalia Ccmmissiome per il collegamento culturale con l’estero di venire in Jugoslavia per dare una serie li concerti. Finora egli si è presentato al pubblico di Ragusa, Lubiana, Celje e Maribor riscuotendo ovunque igrandie successoli A Nuova Gorizia organizzò un concerto il cui incasso fu versato a favore della costruzione di una casa di cultura. A Belgrado e nelle altre città del nostro Paese Seller è stato salutato sempre da caldi e prolungati applausi. La parlata dialettale che anco-la conserva e i’agiilità delle sue dita, gli hanno procurato simpatia e ammirazione in tutta la Jugoslavia. Mavil E’ nato a Biglia, nei pressi dj Gorizia, ventiquattro anni fa. Già a 9 anni si esibì a Gorizia. Un grande a-more per la musica ereditò dal padre, che fu il su> primo maestro. I primi esami Anton li superò con successo ai conservatorio di Trieste. A causa deile difficili condizioni di vita, esistenti allora nel Litorale sloveno, emigrò pot, assieme ai genitori, in Argentina. A Buenos Aires egli ebbe modo A un mese dalla morte dello scienziato ucciso dall’ imponenza della scienza ENRICO FERMI CERCAVA LA “COLLA DELL' UNIVERSO,, Gina Lollcibrigida in una scena da «La romana», il tanto discusso film tratio dan omonimo romanzo di Alberto Moravia super-ristoranti, con i fiori sui tavolini, l’orchestra durante la colazione e altre a-giatezze. Ma la mamma non aveva timore di tutto questo, nè rispettava. Mai non mangiava il pranzo, che là davano al personale, ma prendeva da casa due sandwich con il formaggio. — Il vostro cibo è una porcheria, buono solo per i porci, diceva aspramente al-1 amministratore. Una volta mi pregò di non mangiai salsicce nei ristoranti, quando sarò grande. — Giura, Mikey, disse. Mai, mai di non mangiare salsicce. — Lo giuro, mamma. — Veleno, disse aspramente. Essi non si preoccupano se avvelenano i clienti fino a- quando possono guadagnare. Ho visto con i miei occhi. Sapendo l’inglese, scriverei ima lettera a tutti i giornali. — Lascia perdere, brontolava il babbo. Queste cose sono per gii americani. Questa è la loro terra, e le loro re sicce. (Tradotto da G. Marolti) Certe volte, troppe volte, nella storia degli uomini accade che uno di loro debba soccombere, debba pìarire, ironfiìa del destino, proprio par opera di una o altra ragione, che è stata, per così diire, la base della sua vita. E’ successo così ad uno dei pliù eminenti fisici momdàaii : Enrico Fermi, che il destino ha voluto strappare alla vita proprio mentre egli stava per fare ile sue più importanti ricerche, quando per la prima volta nella storia cercava dj rivoluzionare il campo della fisica, sperando di poter produrre materia dall’energia. Questo eccelso uomo, che aveva fatto della scienza il pane dii tutti j giorni; che aveva dimestichezza con i neutroni, con gli atomi, dovette morire proprio, perchè la scienza, la sua più fede-ia amica, era impotente, non poteva aiutare lui: un uomo ohe per essa aveva combattuto, g l'aveva tanto in alto portato. E’ morto con Fermi uno died ptarferi delle uB’me scoperte nei campo: deiU’e-nergia nucleare, e in gemete della fisica atomica. Nato a Roma, a soli 21 anni Fermi sii laureò ; e dopo poco iniziò la sua grande opera. Già verso i 29 anni dette alile stampe limpantanti opere. Era già venuto a contatto con «madame Curie» ed altrii insigni nomi della scjenaa. Ricorderemo a tale proposito che la stessa Curie morì vittima delle radiazioni «mortali» dell’uramio . . . Pai venne la parte più importante della sua opera: lil bombardamento del nucleo dagli atomi. La figlia di Curie e il marito Yoiiot, nel 1934, riuscirono ad otte-neue, da el6,m©nti ordinistri, non ' radioattivi, degli atomi di radiioiatrivlltà. Pochi ele-però Chicago, dove Fermi riparò perseguitato dal fascismo, per la prima vol’Ji nella storia egli realizzò la prima «reazione a catena». I neutroni si dividevano dal nucleo dii uranio, cozzavano con il nucleo dii uranio e davano una «reazione a catena». La propagazione di questi proiettili è la forza esplosiva utS)lizzia|ta per là bormba atomica. Fermi stesso dichiarò sem- pre che egli aveva lottato, e che aveva sperato che tutte le sue scoperte servissero agii uomini quale mezzo dì benessere e prosperità. Dopo la guerra Fermi studiò i «mesoni» e la famosa «colla deai’amiveirsoi», in parole povere cercò di trovare ciò che lega tutta la materia. Ma qui si fermò la sua opera. La sorte ironica bloccò l'uomo che aveva sco- perto i più reconditi e celati segreti della scienza. Come già altri grandi seiiemzia-tii, i più sostengono che il Fermi sia morto causa le radiazioni malefiche dei vari elementi con j quali egli faceva i Siuc(i( espelli.ménti. Il 29 novembre 1954 si spe,gneva Eurico Fermi, lo scienziato ucciso dall'impotenza della scienza! ENNIO ORASSI proiettili fino a quei- tempo usati. Enrico Fermi pensò, per primo, di usare come proiettili i neutroni ( privi di cariche elettriche) i quali potevano facilmente passare attraverso le orbite elettroniche. Realizzò questa idea tanto importante lui stesso nello armo 1934, aprendo cosi nuovi orizzonti per lo sviluppo dell’energia atomica. Fermi era ormali uno dei più grandi fisici dal tempo. Molti Io paragonarono al famoso Einstein. Ai più il confronto non sembrò esagerato. E fu. proprio per questo i: dall(, Msti eredità dd_ «porta dell India» significo servaggio secolare e dalla volontà del popolo di fare della realtà di oggi la realtà di domani, superando tutte le difficoltà perchè nel lavoro e sviluppo .dei rapporti commcr-ciali. Questa commissione non s’è mai riunita! Gli scambi furono abbandonati alle cure delle aziende interessate soltanto nella misura in cui la loro attività non veniva limitata da misure straordinarie dell’amministrazione italiana. L’influenza di fattori extraeconomici sugli scambi italo-jugoslavi provocò grandi oscillazioni nel periodo dal 1947 al 1954. Inoltre, dal 1948 in poi, tali scambi si sono sviluppati in maniera molto irregolare. Malgrado tutto, però, l’Italia tenne nella bilancia delle importazioni jugoslave if 3. e 4. posto. Bisogna sottolineare anche al riguardo che gli scambi commerciali fra il nostro Paese e ., . l’Italia presentano ancora un van- innene presenta un evidente vantaggio ^ r . -, T ~ rnveoe 65 taggio a favore di quest’ultima. statisti. In modo che per la conoscenza reciproca, ne§h scambi. La eterogenea strut- Ad eccezione del 1952 l’Italia la realtà sociale — e la sua Vamicizia e la collaborazione tura economica, le differenze- esi- ebbe conoscenza diretta — facilita che unisce i popoli in una stenti nel commercio estero e la la comprensione, rinsalda i comune fiducia nellavvenire, vicinanza sono una solida base D’altra parte, le materie prime i prodotti di largo consumo (alimentari) rappresentano oltre il ture elettriche, i mezzi di trasporto, i pezzi di ricambio, ecc-, costituiscono circa il 50% delle importazioni. Essendo, poi, i due paesi confinanti, le spese di trasporto so- sero vessilli dei primi «grandi» colonizzatori di Francia, Portogallo e Gran Bretagna. quasi sempre una espressione di potenza del Governo coloniale di Sua Maestà Britannica che si vantava di avere nell’India la più preziosa per- ndh pace daUe rouine dd_ l’India coloniale ed arretrata sorga la patria libera di un popolo libero in cammino. Questi monumenti di realtà sociale l’India li ha nelle sue città operose, ma sopratutto nei suoi villaggi, dove trecento milioni di contadini la della sua corona. Inalberassero il superbo «Union Jack» . o altre bandiere straniere le navi da guerra che dalla prima metà del secolo scorso gettavano le ancore nella rada di Bombay, o si avvicinavano alle sue banchine, non rappresentavano , .. . mai un omaggio all’India ed Sedano allmdipendenzana erano sempre il segno del dominio straniero. Dalle loro tolde non scesero ospiti del popolo indiano, ma soltanto ospiti di Sua Maestà Britannica, destinati perciò ad essere testimoni del prestigio non deW India ma dei suoi dominatori coloniali che avevano trasformato in un fastoso vicereame quello che, sotto la londinese Compagnia delle zionale come alla realizzata conquista necessaria che prelude alla liberazione sociale. Figlio e rappresentante di popoli che nella conquistata indpendenza trasformano la loro realtà sociale per farne monumento umano e storico del loro progresso e sviluppo, il Maresciallo Tito non ignorava la realtà sociale delTln-dia ed era perciò logico che egli nei villaggi si recasse per costantemente un bilancio attivo, ciò che non era invece il caso nella maggioranza dei suoi rapporti economici con l’estero. Anche da tale punto di vista si potrebbe procedere all’esame degli intralci causati da certe misure che furono di freno agli scambi. Il nostro passivo poteva essere, facilmente colmato, in parte con i pagamenti da parte del-l’Italia a titolo riparazioni di guerra e in parte con un contributo per il permesso di pesca nelle nostre acque territoriali, ecc. Questi problemi, però, attendono ancora una soluzione che, speriamo, arriverà di pari passo con la stipulazione del nuovo accordo commerciale. Le materie semilavorati e genere, non sporto lungo prime, i prodotti gli articoli che, in i prestano al tragrandi distanze e Personalità del seguito del Maresciallo Tito sul «Galeb» che si trovano pertanto alla portata immediata dell’economia italiana, formano il grosso delle importazioni italiane erte dal polso. Questo gioco di lestrezza divenne il suo nume- 0 di maggior successo e la ba-e della sua fama intemazionale juale «Re delle Manette». A 17 anni Weiss lesse le menarie di Robert Houdin, e no imase così colpito che decise di chiamarsi Houdini e di modellar- 1 sul grande mago francese, Col diffondersi della sua fama. ! loudini intraprese una specie di gara ad oltranza con i carcerieri e con gli specialisti di serrature e di nodi di quasi tutto il mondo. Il «Daily Mirror» di Londra 'o sfidò a liberarsi da un paio 11 manette alle quali un fabbro iveva lavorato per cinque anni, loudini uscì vittorioso dalla sfila dinanzi ad un pubblico plau-lente di 4000 persone. Chiuso a chiave, nudo, nella iella di una prigione di Washing-on, ne uscì in due minuti precisi. Poi si mise ad aprire altre ielle ed a far passare i detenu-i dall’una all’altra, così, tanto oer divertirsi. Entrò in un’altra iella dove erano rimasti i suoi ibiti, e ricomparve completamen-e vestito nell’ufficio del diretore del carcere, esattamente 15 ninuti dopo esser stato rinchiuso iella prima cella. Houdini sarebbe potuto diven-are un pericolosissimo criminale. \priva in un baleno una comune cassaforte d’ufficio. Per aprire le più complicate serrature delle camere di sicurezza dello banche, inventò un piccolo strumento che somigliava ad un voltametro. Si limitava a mettersi di fronte alla cassaforte, e a manovrare l’apparecchio; poi, di botto, spalancava lo sportello. Molto tempo prima di morire distrusse questo apparecchio per paura che cadesse in mano a gente senza scrupoli. Un birraio inglese lo sfidò a uscire da una botte di metallo piena di birra. Houdini era riuscito a venir fuori centinaia di volte da bidoni e recipienti d’o-gni specie pieni d’acqua o di latte, talvolta ammanettato oppure appeso con la testa in basso è le caviglie nei ceppi. Ma era astemio e le esalazioni della birra furono più forti di lui. Riuscì a stento a forzare il coperchio e stava per ricadere in dietro, tramortito, quando il suo assistente lo strasse fuori. Il «segreto» delle evasioni di Houdini è ancora un segreto. A-veva sempre paura che i criminali potessero apprenderne i particolari; ma esistono alcuni indizi sui suoi metodi. Portava sempre con se un piccolo grimandello, talvolta nascosto in bocca o nelle narici, talaltra assicurato sotto la pianta d’un piede. Sembra certo che abbia potuto ingoiare sbarre d’acciaio e lime di considerevole grandezza, rigurgitandole quando era necessario. Forse il fattore principale della sua abilità era il dominio eccezionale dei propri muscoli. Al-1 età di nove anni riusciva a raccogliere con le palpebre degli aghi dal pavimento, stando appeso per i calcagni. Più tardi acquistò una padronanza meravigliosa dei muscoli della gola e dello stomaco. Fu questa la base per uno dei suoi più riusciti giochi di destrezza, nel quale sembrava che inghiottisse un rocchetto di filo ed un pacchetto di aghi, per poi tirar fuori cento aghi infilati a intervalli regolari in 18 metri di filo. Per riuscire a venir fuori dalle casseforrti e dalle barre ermeticamente chiuse, imparò ed utilizzare una limitata dose di ossigeno, respirando molto lentamente ed evitando i movimenti non necessari. «Il mio primo pensiero è stato di vincere la paura» disse u-una volta. Quando sono ammanettato e buttato in mare dentro una cassa da imballaggio appesantita e solidamente inchiodata, oppure quando mi seppelliscono vivo sotto due metri di terra, è necessario che conservi una assoluta serenità di spirito. Devo lavorare con grande delicatezza e con fulminea rapidità. Se mi lascio prendere dal panico sono perduto. E quando qualcosa va male sono spacciato, se tutte le mie facoltà non lavorano in pieno. Gli spettatori vedono soltanto il lato entusiasmante di una pro- va di destrezza ben riuscita; non hanno la minima idea della tormentosa disciplina che mi è stata necessaria per vincere la paura.» Verso la fine della carriera Houdini iniziò una crociata contro certi falsi medium spiritici, che, nel periodo seguito alla prima guerra mondiale, prosperavano sfruttando l’impressionabilità delle vedove e dei vari genitori. Offrì 10.000 dollari a qualsiasi medium che avesse dato prova di genuina forza psichica; vi furono molti contendenti ma nessun vincitore. Ciò nonostante Houdini s’interessava molto alla possibilità di comunicazioni tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Affidò a sua moglie alcuni messaggi segreti con l’intesa che egli avrebbe cercato di trasmetterli dopo morto. Houdini morì nell’ottobre del 1926; per dieci anni la vedova assistè a centinaia di sedute spiritiche, tutte senza risultato. Nel Ü936, decimo anniversario della morte del marito, fece un ultimo tentativo. In un ambiente molto suggestivo, un medium sollecitò Houdini a compiere la sua ultima e più grande «evasione». Ma non accadde nulla. Quando la seduta ebbe termine, la signora Houdini disse: «Houdini non è venuto. Non credo che verrà mai.» Per lunghi anni aveva tenuta accesa una lampada al ritratto del grande prestigiatore; e quella notte la spense. ’ n Presidente dellTndlia ha recentemente _ inaugurato a Baroda questa statua del Mahatma Gandhi. Alla cerimonia hanno assistito diverse centinaia di migliarla dii persone. A fianco della statua è l’esecutore, lo scultore tedesco H. Döring Profilo di un giovane compositore polese Sorse in lolla la musica di Miotti Fu tra gli orrori della guerra che ebbe inizio la carriera di Nello MiUottì, e non, come molti crederanno, tra leggìi, spartiti e l’amorevole cura di un maestro di musica. Fu appunto tra il fischiare delle pallottole, ohe nacque questo nuovo compositore. I suoi primi lavori furono composizioni di lotta. Per tutta la Jugoslavia te sue note viag- sue prime chiavi dii violino erano rosse di sangue; le note ed i righi s’intercalavano a scoppi di bombe, Terminata la guerra, troviamo Nello Miotti nella natia Pala. Nei tristi giorni del-l’occupazione amglo-ameri- cam% continua a comporre. Alle proteste contro le so-peroherie alleate, i lavoratori palesi alternano le canzoni del }or0 giovane idolo. , Sano canzoni indimenticabili, che ancora oggi si cantano all’ombra dell’Arena : «Su compagni» (famosissima), «Alba di lavoro'», «Nuova lotta», «Nastro vessillo)». Dal 1947 al 1953, il popolare Nello è reperibile soltanto a Zagabria, nel cui conservatorio studia con passione ciò che ha nei sangue sin dalla nascita. Òggi iil maestro Milioltti, insegnante di canto al «Da Vinci» di Pola, conduce finalmente una vita serena. Semplice, cordiale ed esplosivo, è ben voluto e rispettato da alunni ed amici. A-ma la tavola grassa, il par- giavano leggere, ora portate della botra, oira dall’estivo lare scherzevole, l’allegria e maestrale e dall’umido sci- soprattutto' la famiglia (è rocco. Esse lenivamo He sofferenze dea feriti, eccitavano i combattenti e rendevano meno dura la lotta coi nemici, col freddo e con la fame. Così ebbe inizilo la carriera di Nello Milotti. Le sposato da circa un anno). Inutile diire che compone sempre. Compone? Comporre è un verbo che sa di lavoro lungo, di fatiche, di correzioni e rifacimenti. Mi-lotti improwìsa. in uno, due giorni getta sulla carta una canzone. E sem© canzoni bellissime. «Windgard», j «L’onda del mattino», i «Campana salitaria», sono divenute quasi dei motivi popolari. Gli studenti le fischiettano andando a scuola, gli operai le canticchiano tra un colpo dii lima ed uno di martello. La sua musica è vigorosa, agite e gentile. L’arte è fusa con la semplicità. Il capolavoro «Poesia del bosco», è un’operetta nella quale Milotta ha profuso tutto sè stesso. Quest’operetta .riluce di vividi bagliori, la sua melodiosa musica è forte, piena di gioventù. Se vi era qualche dubbio sull'arte di Mi-lotti, esso scompare, ed il pubblico palese è preso da una grassa cotta per l’estro concittadino, indulbbiamem-te uno dei migliori compositori del nostro Paese. «Ed ora?» abbiamo chiesto al compositore polese. «Ora ho fatto due nuove canzoni, ancora non lanciate: «Jesenska priòa» e «Tramonto». «E per quanto riguarda... una nuova operetta?», ci siamo azzardati. «Oh, niente ancora» è stata la risposta, e al maestro Milotti è scappato un sorriso che non è tutto un programma. Auguri oomp. Milotti! Lo scamuOiU ^..guU, elle na preso marne