< vV ' IL gèntilh vo m o Del Mudo Iuftinopolitane. In quello uolume diftinto in tre dialoghi fi tratta la materia della nobiltà : Sdì moftra quante ne fiano'Jema-niere : qual Ila la uera : onde ella habbia hauuto origine: come li acquiftbcome fi conlerui:& come fi perda.Si par la della nobiltà de gli huomini,& delle donne; delleper-lonepiiuate,& de'Signori. Et finalmente trala nobiltà delle arme3& delle lettere fi dilputa qual fia la maggiore. Con la Tamia delle cofe notabili. IN VTRVNQ_YE InZJ e t^e tijl, lAppreffo Gio. Andre a Valuaffbri, detto Guadagnino. éM. T>. L XXL . T " ' -■ : ■ : V " - 1 ' v';:i u: }'••• /: v • '/ , lì ! . ; ;j ■ ; " ' Jli ’!tV . /; • >fil . . Ji- : <; 1' '.l • IJ-.li 'V - • ' •' :i ■- : ' - ; J ÌJ . : ; . :.J . .S^ ’ ■ ■ ■' • : ' b/-- ' ■ ' . ; ' 'V'- . r.'/j ■ : *■.1 . .’o. 9p. HbOlH Jn&u* *>-v ' t ’ •; • / ;• .« : : ■ ; r. . -4= ■ t AL SERENIS S. PRENCI PE DI V I N E G I A, Il Signor Luigi Mocenigo, Hieronimo Mimo Iuftinopolitano. / come naturai cofa e nel-l’huomo il defideno de lìintender e delfapere -, co fi anchora e fiato fempre ma lageuole reputato il uenìre in certa cogmtion deluero. La onde fententa fu di Democrito, che la ueri ta dalla natura in profonda parte fojfefata na u uerità fcofla. fi non bene intefe nocimentoì& ben comprefe giouamento ci poffo no arrecare. Et,fi-a le altre tenendo nel commun uiuer dulie honorato titolo il nome de5 Gentil-huommi:& m q uè fi quali meritino di effer dirittamente annouerati,efendone dmerfè opinio ni,mi e caduto nell’animo di fcriuer quello, che non ha gran tempo in Fioren&a ne fu tra un cit t adì no, Cf unforcfiero copiofamente di forfè,. Et,peraoche a que/ìi ragionamenti della vera nobiltà fi rulnedeua, che dperfino., nella quale chiari firn a nobiltà neramente nfplendeffepnti tolar fi douejfero,non ho battuto io da penar mol toper ntrouarla: e fèndo ella fplendentifima in noi Sereni fimo mio TPrencipe naturale, nobilif fimo per nafcimento, ìlluHnfimopergrado, Eccellenti fimo per nirtu. Che,per non dire al- tro delllllufrif. famiglia Moceniga, par 3 che propria cofafta di lei generar Prencipi d quello ampijfimo Stato:& di queflo ‘Prencipato tale e la dignità} che dopo la Santa oApolìolicaSedia Romana fraPrencipirefidenti in Italia tiene ilprimo luogo. ‘JPofcia tale e la ap prefento io que (lo mio ( qual che egli e) pouero figliuolo. Il quale fre non far a fumato indegno di conuerfarfra la nobilifsima Vindiana nobiltàj io non mi pentirò di hauerlo generato tale, TAVOLA D E L L E COSE , .ìliiry.i., A « N 0 T A B I L I. , Si '<. .Aaron. 247 lAbel. 90 »Achille. 218 xAequa. 277 ' ..Adorni. uj .Aere. 276 jLnìmìdiurni. 277 xAnitno. 13 ^Antichifauii lodati. 8 2 Dann'ati.Sì .Antichità dì [angue. 5 5 xAntigonoP^ie. 47. 89.123. xAntiflbetiCx 125 plutonio daLéyuà. 148 .Antonio CaJìriotta. 258 .Appio Cicco. 224. Fuochi nell'acre. 276 xAgefilao. i$5>. 209 xAgoJìino. 5 3 xArchadìo. 216 cefte. 128 xArcbelao 83. 21 <7. xAle/Jandro 21$. 21$. 255. .Archidamo. 111. 211 2 le. 4 Mezi zv'eeo, dr piu gentile. 8 Bjformatori di Siena. 117. l{ìfposta di jlrifiippo. 46.46 Bljpoftadi Chilone. 5 7 Bpmana nobiltà. 191. Rota e /a nobiltà. J 8 S S. Gregorio. 31 Sapienza. 79. 270. Sauij antichi lodati. 8 2 Dannati. 8 2 Scipione. 48. 217.233 Scriuere è ejercitio nobilijjìmo. 261 S crittor della Sforgiada. 163 Se chi è ricco, dir fipojja nobile. 4 Seggi di'Bfapoli. 141 Senatori. 7 2 S.T. R. 7 2. Senti uirtuofi. 125 Sentire. 126 Sento maggior delfignore. 126 Sefoflrel{e di Egitto. 203 Siezw. 116 Cinipe Santi di Siena. 118 Seditioni di Siena, j 19 Sigijmondo Imper adore. 9 8 Simonide. 2 31 Sinone. 16 Sirach. 134 Socrate. 20. 3 3.83.269 Solone. 126 Soldati, Soldati.zoo Miniliridiginflitìa. zio Contra mah faldati, ioi Sono gentilbuomo} come il 182, Sophocle.45 Spettacolo uergognofo di Fiorente. 96 Stabio Dottor. 57 Stato acquijìato. 41 Stilpon Megarefa. 7 Stoici. 66 Studij fatcri.64 Suprema nobiltà. 81 Tamburlano. 3 2 Tanai I{c de Tartari. 203 Terra. 2% o Terentio. 12.4 Tbemijlocle. 87 Tkeogni. 225 Tbeophraflo. 3 4. Thimol conte. 1 $6 Thrafileo. 15 6. Tirtbeo. 224 Tito Liuio. 34 Tornei. 16 2 Trapeguntio. 25 6 Tre conditioni di beni. 11 7>e conditioni di per fané. 2 3 Tre Horatij 223.225 • Tribuni della plebe. 114 Trifmegiflo. 225 Tumulto di Siena. 119 Tutti il{e fono da bafjà conditio ne. 5 6 Z I Valerio Maffamo. 3 3 VafidiFgitto.nl Vera regola difludiare. 6f Verità nafcofaa. Vincislao.29 Vinegia. 5 3 Vinitiani. 51.137 Vinitiani nobilitimi. i9o Decreto Vinitiano. 191 'potabile efempio Vinitiano. 191 Virgilio. 3 3 Virtù. 146.196 , dr fuo lume. 25 nelle cofa dure, 80 Commendation dì uirtù. 134 Z'jVém è fondamento di nobiltà. 6$ Il uirtuofa è nobile. 105 Virtuofachi. 194.198 Diffinition di uirtuofa. i9) Huomini neramente uirtuofa. 39 Virtuofa prepofli a ben nati da ^Lri flotcle.16.125. 128 T'zitzì del matrimonio. 139. Vitio fa. 198 VliJJ'e.9. 218. T'ho hoh fa numero. 7 3 Vrbano Tapa.68 Xenocrate. 125 Xer/è. 158. 260 Zamolfa.226 1- Zenone. 159 Zopiro. 16 F l iSf E. DEL GENTIL HV OMO DEL MVTIO IVST1NO- P O L I T ANO L t B B^O V B^I M 0. fo. Jguiui eff endorrii io a ufo trottato la paffutafiate, (che fu del fettuntafoprairmlle et cinquecento) raccontato mi fu un razionamento tre anni a dietro paffuto nel tempo di cotali felle tra due gentiluomini : ilquale hauendo io giudicato degno, che fe ne ferui la memoria 3 pollo mi fono a Stenderlo in queSle carte .Furono i gentiluomini 3 l’uno cittadino nominato Eugenio, (fp l’altro forestiere appellato Fpobile, nomi alle conditioni loro molto conformi. Or fu Upobile una mattina da Eugenio multato a definare : effendofi affai per tempo inficme accompagnati y$fiandando attorno 3 mostrando il cittadino al forestiero le cofe piu notabili della fuapatria ,• cofì tra loro entrarono a faueIlare, E v genio, et Nobile. 7^ che ti par Ufobile di quefia noflra Cit tà ? Ufob. Ella mi par ^veramente cofi bella, come ne ho piwvolte fentito ragionare . laiche non fienza cagione tra le di-uerfie eccellenza, che ad altre città di Italia dar fifiogliono, a quefia e per commme confientimento da to titolo di bellezza. 'Bellijfimefono le firade ; magnifici gli edificij, cof i publici, come ipriuati,• ne poco ornamen to le aggiunge queflo fiume, che per lo mezo di e fa ilfino cor fio 'mutando in due parti la diuìde: & le riue da honor e-uoli ponti congiunte par che unificano due città fieparate. la ecco belTPalagio. Di cui e egli ? Eug. Egli è di nan noflro gran gentilhuomo. SNfib. Come grande ? diper-fionaì di animo'? odi che? Eug. Di ricchezze ; come quegli, che ha di molti poderi, di molte, grojfe mercatante , di molti danari ,• & ilquale dì giorno in giorno cof udì trafichi accrefice lefuefacuità. Cfiob. Per quanto infino ad bora ne intendo ,amefiembra che cofiuif quale che eglififa ) piu dirittamente dir fi pofia un gran ricco huomo, che <~un gran gentilhuomo. Eug. Et come non pare a te che i gran ricchi fiano gran gentiluomini ? CNlob.Ufon '-voglio dir, che de’ gran ricchi non ne fiano anche di gran gentilhuomini, anzi auifio che molti ce ne fiano & in Fiorenza, (fif altroue de’ cofi fiatti. Cfla dico che che per effere altri gran ricco 3non perciò niiene egli ad effe-re incontanente 3 non dico gran gentilbuomo3 ma nè pur gentilhuomo. Eug. Oh come ècoteflo ? b\onreggiamo noi ordinariamente per le città 3 che i maggiori gentiluominifono coloro 3 ì quali hanno le facuità maggiori 3 le piu belle cafe 3 ipiu ricchi ueflimenti 3piuferindori 3 ipiu he ca ualli3 & i meglio guarniti ì Et che quelli 3 a cui fono piu delle cofe tali 3fono ipiu honorati 3 & dagli altri fono i da piu riputati ? aAnzi come altri entra in alcuna città 3 uè deper fona riccamente <- finza finimento , cofihaueua egli per cofainfenfataun ricco fen Za gli ornamenti dello intelletto. Eug. Della teftimo-manza. Nob. Già fu detto ad mn certo 3 che dall* habito cA ij Ehi- Nó ogni ricco è no bile. Opinione del popolo. Alfonlb Ile. 4 del gentilh vom o P'hilojòpho golena, effer tenuto 3 Burba,3 & mantello veg goì P hilojòpho non‘-veggo. CofìfTimo che fimo Ittiche dalla plebe /limati Jòno gentilh uomini 3 dirfipotrebbe 3 ‘Pompa (ff ricchezza rveggo 3gentilbuomo non ‘-veggo. Et a que-11° ii. fio propofitofiritto ci lafiiò 'Papa Pio Secondo: Io non mi- 33 ro le ricche uefte 3i cani 3 i caualli 3 le fiquadre de’ firuido- 33 ri 3 le de lidofe menfe 3 le cafe di marmo 3 le uillc3 le pofifej- >3 Jtoni3 lepefchiére3 legiuridittioni 3 lefelue : che tutte que- 33 fi e cofiepuò conseguir lo folto : ilqualc chi dirà chefa nobi 33 le 3 egli fio Ito diuerrà. Ma bora domando a te : Se altri 33 uoleffe date fap ere3 quali foffero le fi cultà di cotefo tuo gran gentilbuomo 3 dir eoliche eglihauejfe gran gentilez^ za3ògran ricchezza? Eug. Senza dubbio direi3cheegli haueffe gran ricchezza. Nob. ficco adunque potremo noi dire che e fi fama non gentile 3 fi altro non intendiamo di lui : Benché anche fra le molte ricchezze poffa auueni-re 3 che altripouerijfmo fi ritroui : SSla quefta e una altra materia : & io non mi‘-voglio lafiiar difuiar dal primo propofto del gentilbuomo. Eug. (fot e fio hauerei caro di intenderebbefie conofier mi ficeff le ricchezze non fkr rie co altrui 3 piu ag euole mi far ebbe il credere che gentile non lofkceffero. Nob. Senzafare bora quefta digreffone/fero di douerlotiaffai chiaro dimostrare. IMa che di tu di quel lo che detto se 3 che quel tale non gentile 3 ma ricco fpofi-Se chi è fii chiamare ì Eug. P)ico3cheperche egli chiamar fipoffa polla nobi ricco, nonperciò veggo che gentile anchora non fi poffa ap le- celiare. fellare. Nob. Or attendi adunque,che que fio tiferò io in contamente manifesto . Fila prima njoglio da te fiipere, fi mi concedi che Nobile,(ffi Gentiluomofiam nona co fa me defima :bfipur noifai differenza alcuna. Eug. Nudane fio io 3 & gli ho per nana cofia islejjà. Nob. Che quando intorno a queUi nomi nafieffe controuerfìa, quella ci bìjogne rebbe primieramente tomaia. Eug. Non accade di fiutar ne, che non ne ho dubitatione nveruna. Nob. Or dim- La nobii-mi adunque : Tra le herbe, che la terra produce, quali ifii pcrfcttio. mi tu chefiano piu perfette ì quelle che hanno piu nairtu, b nc" quelle che ne hanno meno ì Eug. Senza dubbio quelle che ne hanno piu. Nob. Et quali reputerai piu nobili ? le piu,o le rnen perfette ? Eug. Fermamente le piu perfette. Nob. eAdunque piu far anno nobili quelle, che haueranno piunuirtu? Eug. fio fi e da dire. Nob. Non dirai tu il mede fimo degli alberi, & di ogni altra cofia, che dalla terra ci natene ? Eug. Diro il me defimo. Nob. Etfic nana her ba,b nana pianta di minor nairtu, trapiantata fioffie in non evafio di maggior prezzo, che un altra di nairtù maggiore , qual dire sii che fioffie la piu nobile, b la piu perfetta ? Eug. Confiitendo laperfettione nella nairtu, ttj la nobiltà nella perfettione,(fecondo che già confieffato ti ho ) bifiò-gna dire che l'nanafila piu ornata, & piu honorata, & Ilal tra fa piu nobile. Etne auuerra, ( fecondo quello che alle-gafii di PlatoneJche a' peggiori faràfitto honore. Nob. Ot timamente hai rijfofio . Et che dirai de gli njocelli, & de gli altri animali ? fittali fono i piu perfetti ? quelli che meglio cantano , suolano ,ò corrono fecondo lafetie loro j ò quelli, che quefie cofe cofì bene non fanno? Eug. fitte l lo , che di una cofa ho detto , delle altre rutene in confi-guenza. CNfib. Et fi ìmen buoni tenuti fojjeroin gabbie dorate3 hauefierofonagli d’oro, collari d’oro 3fi Ile ^ guar nimenti dorati 3 & artificiofamente lauorati; ffj gli altri poueramente foff ero tenutiche ne direfli ? Eug. bNgdi rei quello,che ho detto de’ ruafi, & delle piante. Nob. S e adunque le ricchezze far non pojfino che una herba, o uno albero, o runo <•uccello, o nona altra befliafa nobile, non hauendo quellaperfettione 3 che àfar la nobile fa richiede 3 come uuói che elle habbiano quefiopoder nelbhuomo^fopra ogni mortai creatura nobiliffimo ? Eug. fifa dir fipotreb be che que ricchi ornamenti 3 &guarnimenti non fino di quelle piante , ne di quegli animali, ma dellhuomo, che Ricche?.- fa può trar loro,(fg rimettere a fuo fienno . Offa. Et del sibili, le ricchezze me defìmament e dir fi può-che elle fono della fortuna,( Or pognamo cafi che duefi’atdli h abbiano la paterna h eredità fa loro dm fa,• on de amen due ricchir-vengano a rimanere $ (fij che luno di lorofirettamente fe ne naiua con la Jua fmiglia3ne fionda fi non quanto la necefità della cafa lo cofiringa 3 & del da nato delle fue rendite ogni anno feda qualche nuouo acqui fio : €i l'altro naiua honorat amente 3 ufi cortefie con fiore ftieri fouuenga i fuoi poueri cittadini nelle loro necefiità , (fip pub he ament e frj priuatamente liberale 3 & magnifico fi dimoflri } quale di quefii due dirai che in capo ai dieci annifia piu ricco ? Eug. Senza dubbio lo fcarfo. Nob. St quale hauerai piu per gentiluomo ? €ug. La ragione mi sforza a fir conclufione contraria a quella 3 che pur dianzi Mcn rie- /;o detto . tA mefiembra3che al liberale molto piu quefio no scucile.0 mefi comenda, per fioche in quell altro non <~vetfgo opera rveruna di gentilezza. Nob. llmen ricco adunque farà il piu più nobile? Sug. Ilmen ricco. Nob. Ben dicefli:percioche la liberalità e propria uirtu de’nobili : (fi dicono i Dottori che la tenacità^ la auaritia e nero indicio di animo ignobi le 3 O* rvillano. Et per piu farti chiaro di queffa rveri-tà 3 Colui3 che egentilhuomo hoggi3 non ha egli da effer gentiluomo domane. & dopo domane 3 & dopo due 3 (ffp dopo dieci anni ? (fi dopo nventi 3 & mentre che egli binerà? €ug. Cofl(limo. Nob.Tu hai detto che coloro j quali piu honor e noli per le città c omp arifcono,fina i nobili riputati . Orfie cotefio tuo gentdh uomo3 il quale e co fi ricco3 in paefi lontanifi ri tronfi e : & che o per danno 3 che egli in mar patito hauejfe 3 o perche da affafftni fioffieflato rubba-to fife egli fì di ogni hauere fioffe rimafio priuo 3 che a douer mendicar /offe coflretto3 direfli allhora di luì 3 che egli fifa fi gran gentiluomo? 0 pur che in Fiorenza fioffe nobile3 & lontanofioffe uile? Eug. Io neflo molto dubbiofio. Nob. Scriue Homero che Dlifie fu dalla fortuna gittata a liti da lui non conofiiuti: ffi che trouato da Nauflcaaflgliuola del Re Alcinoo da lei fu hueftito : & che in quella flrema po-uertà dauanti alpadre di lei fi apprefiento : doue poi eh e fu fintito parlare3 quel Re in quefla formagli riff offe: Foffe ilnjoler di Gioue3& di Mineruat Et quel d’Apollo3 che tu effendo tale3 fiual tufi’ $ quelfintando 3ch efiniios Haucjfl mia figliuola: (ff che chiamato Raffi il genero mio flando fi a noi. La liberalità. La Auaritia. Nobiltà mutabile. Vliffir. Liberale potiero. Et non è da credere che quel gran poeta hauejfi intro dut-to njn Tfi a de fiderare di dar fua figliuola fenon ad huo-tno nobiliffimo. 1? er che io ti uo dire che fi come per trouar f altri in pouero fiato > non percio dir fi dee3che egli h abbia la nobiltà perduta 3 cofi da tener non e che le ricchezze la diano. Mafitcciamci anche un pajfio piu auanti. Se quel tuo 3 per aduerfio accidente 3 di tutti i beni fiuoi fojje fogliato 3 direfii che egli fi fie nobile ,ono? Eug. Hauendo prefio per fondamento che le ricchezze facciano nobile3 man cando quelle 3 ci conuerrà dir che manchi anche la nobiltà. Vppb. Et cefi colui3 che fu nobile hieri, uerrà a non ejfer nobile hoggi yfinza hauere alcun mancamento commejfo. Eug. Cofipar che fia da confi far e. CMa & quel tuo liberale 3 che pur dianzi proponevi, quando nimica fortuna delle fuefacultà lo priuajfiy rimarrebbe egli nobile piu non potendo lacortefia efercitare? Nob. E ermamente fi $ ^ quello che di dJlifie ti ho detto 3 te ne può render te fimo-manza: che perche a lui mane fife la materidy onde ufar pote fi e la magnificenza, non perciò non farebbe magnifico di animo 3 nella cui nrirtufia la perfittione della natura del-l’Intorno. Che anche con tutte le ricchezze 3 chefi habbia-no gli huomini liberalismi 3 non perciò fiempre & in ogni tempo y fi ad ogni bora fanno opere di liberalità $ neper tanto dirfi dee3che non fiano liberali. Onde io ti conchiudo 3ch e non mancando in altrui <~virtUy non gli manca nobil ià. (fi m rifiluo in dirti 3 che fie bene le ricchezze ne gli occhi occhi del t-vulgofanno un grande (flendore , non genio apportatio eff e azeramente nobiltà. Che per non ti [tare bora a recitare auttorità di molti fcrittori, ballerà follmente dirti che Platone nel fuo Carmide , <& Arinotele nella Politica diftinguono i ricchi da nobili: & che il me- Ricchi. deflmo fanno Honorio if) Theodofo Augusti in un loro re Nobl11, firitto, il quale piu perfintenza diffinitiua 3 per legge3 c- có. che per tefiimonianza dee effer riceuuto. Eug. Delle rie & mer'i';’’ chezge adunque dir fi può 3 che elle fono grande ifirumen Le ricche* to ad efercitar la nzirtu, (fp a dimofirare la altrui hbe- menti* ™i r alita : ma non perciò che elle facciano nobile. Nob. Cote- vim'u fio ragioneuolmente conceder f può. Che anche Arifio-tele nel fittirno della Politica dice3 che i beni ,i quali fono » fuor di noi3fono inflrumenti: & che ottima nvita co fi pri-}} Uata come publica 3 e quella3 che fifa con la <~virtu : la qua » le tanto fi a dallefkcultà aiutata, che ejfa le uirtuofe ope-» rationi goffa efer citar e. AMa per ricon ducer ti anchora per nana naia giu piana alla chiarezza di quello 3 che ti dico: Tre fino le conditioni de nostri benis dell’animo, del cor- Tre condi pOj^ef della fortuna. Or quali di que[li(fecondo il tuo ni?” “ be auifo ) fonoipiu eccellenti? Eug. Quelli dell animo fin-za conir ouerfia alcuna. Nob. Et in quali ti pare che con fifa la perfettione dellhuomo ? Eug. In quelli che con Ihuomo fimo congiunti. Dpob. Et qualifino cote fili Bug. Quelli dell animo, (fip quelli del corpo.che ejfendo Ihuomo L’huomo. di animo & di corpo compofio, alla perfettionfua & quelli H lf del Nobiltà ne’ beni dell'animo. Il corpo è inftrumen to dell’a-uimo. del corpo, fp) quelli deli animo mi par che fi richi ergano. Dpob. Vgon rvi hai bora le ricchezze aggiunte? Bug. Non le ho aggiunte 3 percioche fono fuori delìhuomo. H(ob. Ve di come la rverità a poco a poco f <-ua difcoprendo. ‘Tur dianz^ ^oleuì che le ricchezze fkcejfero Ihuomo nobile :&* bora non njuoi che alla nobiltà concorrano. Bug. Io cofi fentiua allhoraja opinione del <~uulgofiguitando : & bora fento altramentejperfuaf dalla ragione. Nob. Trd beni delibammo 3 tf) del corpo quali ti paiono piu alla pcrfettio-ne delìhuomo cfier neceffarij. Bug. Quelli dell animofen zg alcuna comparatione. Nob. Or che dir alfe io ti moflro3 che nonfilamento alla perfettione delìhuomo fino piu nece(far ij : ma che foli bafiano alla fiua perfettione ? Bug. Io diro che in quelli foli confila la nobiltà. Spob. Scriue ‘Tlatone nel primo zAlcibiade 3 che lanimo delìhuomo e >3 propriamente Ihuomo : & che egli del corpo fifirue come 33 per iflrumento. Bt dice zAridlotele nel libro di fiopra al- 33 legato, che del corpo h abbiamo da prender cura per cagio- 33 ne dell animo. Bt anchora nelmedefìmo libroche ciafiu- 33 no tantafelicità configufie, quanta egli ha'virtù & pru 33 denza$ & quanto fecondo quelle adopera. Btifiriue Se- 33 necaà Lucilio3 Cheilfiommo bene non cerca inllrumenti 33 difuori j mafi nutrifie nell animo. Gtfie nell animo fi nu- 33 trifice3 ne figuita che dal corpo non gli 'viene nutrimento: poiché (come egli dice) non cercainfirumenti di fuori, delle corporali membra non ha bifogno. Et fi egli e felice tanto tanto quanto ha uirtu,(fecondo Aristotele) e configuen te che nella uirtu fi a la fina perfe trione; chefinza la per-fettìone effer non può la,felicità. Anfi dice egli nel decisi mo della Ethica , Che giocondiffima e la ulta che ci uiene 33 dalla mente ipercioche quefta è maffimamente fhuomo: & che quefìa e eriandio la ulta felici firn a. Et parole di 33 Epitteto Phìlofopho fimo quefie,Nonfono in noi corpo,pofi 33fi fon e, gloria, principato. SDoue il corpo con tutte quel- L’huomo le altre cofiefi accompagna, chefono fuori di noi. Et feri- c 1 anl!”°‘ 33 ue Simplicio/òpra lEnchiridio di effo Epitteto, Che quale 33 ifiima che lIntorno confifia comedi due parti dì corpo, & 33 di animo, è huomo di plebe, & non piu animal rationale 33 che bruto: (pi che l huomo ha da adoperare il corpo non 33 come parte congiunta, ma come inftrumento. Si come adun que difopr a dicemmo, ibeni della fortuna effere ìnfìru-menti, cofi diremo di quelli del corpo, che effi ad e ferri- il corpo c tar la uirtìi, (fif a dimoftrar con le opere la nobiltà de’ no to f f Stri animi ciporgano aiuto ; & nonché fianoparti, nelle tu* quali la no fera nobiltà confifia. Et odine fi a le altre la (autorità del gran Philone hebreo, la cui fient enza e, che Phiionc. 33 di riprenfione fino degni coloro, i quali filmano chenobi-33 lìfiano quelli, che dficcfìfono da huomini ricchi & chìa-33 ri. per ciò eh e la nobiltà non è nè in cofie, che fiano fuori di 33 noi, nè che fiano nel corpo : ma che Dio ha locato queslo be 33 ne.nella fòia mente ; quantunque ciò non credano alcuni, Nobiltà 33 i quali ne pur con le fiamme labra hannogustatala fapien- mence. " Nobiltà fplédor di virtù. Horatio Code. •%a. che targento, toro , fi gli honori, & iprincipati s la » finita del corpo , & la bella prefenza fieruono come per in » finimenti della fieina njirtit. Tu intendi adunque come » quellhuomo per dottrina cccellentiffimo ti dichiari i beni de Ila fortuna 3 fi del corpo effier miniftri dellanimoper di mostrar fuori la fiua nobiltà. Et quefia e infomma fin-tenza fermijfima degli Stoici Philofiphigrauìffimi, chela nobiltà fi a ‘-uno fflendore y il quale dalla ‘-virtù proceda. Eug. Nàé beni della fortuna ti ho iltutto conceduto,per-cloche io‘-veggo quelli dami eindentementefiparati. Ma come tu 3 o altri uogliafieparare il corpo dall huomo, {fi non uoler che anche da ejfo habbia origine, oparte la nobiltà, io non lo intendo. Nob. Et io fi come con efemplj ti homo-Bruta quella 3 co fi con efiempij fiero anchora difirticono-fcer qucBa altra uerità. Eug. Lo affetto con defiderio. Nob. Horatio che fu poi chiamato Code, quando fi pofe al la difefia del ponte contra te fer cito di Por fina, non è egli da credere, che de5 beni del corpo f offe ben dotato ì Eug. Cofì e da tenere per fermo: chefi egli tale Bato non fife, poBonon fi farebbe ad runa tanta imprefi. Nob. Or egli in quella battaglia ne perde uno occhio, (fifu anchora ferito in nana gamba s ondefempre ne andò zoppo. Gettando pare a te che de beni del corpo egli foffe piu ricco, auan ti, o dopo quella battaglia? Sug.sAuantifenza fililo. Nob. Lofio, e> zoppo,ti par che egli foffe men nobile, che quan do era dritto ,• & batte ita due occhi ? Eug. Non per fer- mo. L I B R O PRIMO. ij wo. Nob. Quelle membra, adunque a difioprir la,Jua nobiltà lo aiutarono : nè per ejfer quelle diminuitefi diminuì ella punt o 3 anzi fu fatta piu chiara. Ufi di lui dir fipo-teuameramente che eglifojfi nè zoppo, ni lofio : che (fi* condo Epitteto) quelli furono impedimenti del corpo 3 & Epitteto. non dà lui. & tanto di maggior aùttorità dee ejfer la Jua fi utenza 3 quanto ejfendo egli zoppo 3 cofi ficrifie 3 come fintiua 3 ffij cofi finti come firiueua. Et di Ivlutio dirai Mutio.. che eglifojfe men nobile quando a Roma ritornato fu con runa mano arfa, che quando egli ne nafcì con quella fina, gagliarda,? Eug. E)irò che al fuoco3 il quale gli arfi la mano fu maggiormente la fica nobiltà illuminata. Nob. eA quejìi due già stroppiati furono (come a nobilijfimi)dì rizzate publiche fiat uè in Roma : & a Mutio furono anche dotiati iprati 3 che da lui tennero il nome. Et paffando auanti 3 In <~vnaguerra nauale, che hebbero Romani con nAsdrubale3 Lucio Glauco nato di fangue nobile3 con la ma L.Glaueo. no de Etra prefa hauendo la naue di oAsdr ubale3 quella gli fu tagliata, (fif egli incontanente con la manca aprender la medefima naue fi ritorno : & quella medefimamente perde. fPriuo di due cofi fitte membra 3 che fra beni del cor po fino principali 3 & principalmente neccjfarie 3 dirai che egli fojfe perciò men nobile3 che quando haueua amendue le mani. Eug. eAnzi diro 3 chefi egli era in prima nobile fu piu nobile perduta che ne he bb e--una 3 & nobilfilmo perdutele amendue. Et non diremo anche il me defimo di ZjOpiro3 Zopiro. Zopiro,che hauendofì da fì troncato ilnafìje orecchie, {fì le labra, & fìngendo di efìfìer da Dario flato cofì mal concio , entrato in Babilonia opero fì, che quella città diede finalmente in mano alfìuo Signoreì Dpob. Si come di coloro 3 che svirtuofìamente operarono, per la patria tanto patirono 3 e da dir che furono 3 (fìpfono dì immortai gloria degni, cofì adirmiajfìecuro di lui, che per lo tradimento commeffo contra coloro, che amoreuolmente raccolto lo ha-ueuano, ftf che in lui haueuano la loro fede riporla, egli fìa degno di perpetuo biafìmo : 0* chefì come a que’ Tfoma ni il mancamento di quelle membra della loro ‘■virtù rende ua tefiimoniangt, cofì in quel barbaro rapprefìentaua la Camillo, maluagità del fuo animo. Et fe la ‘-virtù di Camillo non nsuoi condannare, il quale rimandò a Falifìi il maeflro tra ditor efìufiandolo i fanciulli, l'atto di Zopiro non dei ricor dare fe non come degno di notabile infàmia. Eug. CPur fu lafìua grande, (fp memorabile opera. Upob. Grande fu ue rament e per la atrocità,che egli infé me de fimo adopero,(fp perlafceleritàufatauerfìoquella nobiliffìma città: dAla non tutte le cofìegrandi fono degne di commendatione. Et sìnone .fìa Sinon greco uiene imputato a biafìmo l’hauerfatto quel lo, che egli fece a T roia, come ‘-vorremo lodar colui che tan to e degno di maggior uitupcno, quanto ccmmifìe maggiore eccejjò. Bug. Non è adunque in fu lefuerre lecito di ingannare i riimciì Nob. Quella è materia, cui piu lungo ragionamentofì richiederebbe, ma bora tanto te nefìa detto: LIBRO PRIMO. 17 to: che io non tengo che nonfia lecito in alcun modo ingannargli > ma fi che non Jì debbiano tradire. Bug. Il Sinon Virgiliano finfe di efferfuggito dà fimi Greci: conto le fa noie de gli oracoli : da T roianifu raccolto, (fif accarezzato: ■& poi aperfi il chiufi delcauallo a quelli, che dentro erano ferrati :& è appellato Traditore. 6t Iuditte finfie di ludictc cfferfuggita di Betulia : conto le fauole per prophetie : fu raccolta, (fif accarezzata: 6'tpoi mccfe Holoferne,che dor miua -, Et e celebrata per Donna honorataper tutti ifecali. Come Sìa bora quefìa co fa, chele operationi ejfendo tantofimili,fìano co fi diuerfimentegiudicate? SHob. zAn che di queSto cifarà pronta la rifioSia. Eug. Tu morrai forfè dire, che a quello frezzator di Dio, il quale tanto fi fìdaua nel fio malore, & nelpoderofo fio efercito,fi con-ueniua che egli da unafeminafoffe ingannato, & per le mani di unafeminafoffe milmente morto. Che quella fi diurna difiofitione : & che le diurne operationi non hanno da effer mifirate con la canna dell human giudicio : che an che il Signor dice, Ne le mie uie fino le uie uoSlre,neigiu-dicij miei igiudicij moStri. Di quefie di fìmili co fi auifi,che mi morrai allegare. Nob. Nonfono io per entrare in figrifiia a difendere Iuditte: Ma dico, humanamente parlando, che ella tanto è degna di commendatione, quanto degni di biafimo Sinone,& Zopiro : & non che Donna, ma ogni gran caualiero ne meriterebbe di efier lodato : che diuerfi fino i cafi. Eug. Et come diuerfi,ì d{ob. Diuer C fifiimi. Nomi di Nobiltà. Affimi. La intention di coloro fu di occupar le altrui città: Cj-n dii Li di liberar la fua patria. Quella è co fa dafe ini-quì(fima3 O1 ingiù fliffima: Et questa honefliffima ftjgiu fliffima: (flp intanto che non habbiamo3fuor che a Dio, maggiore obligatione altrui. Eug. Io non haueapenfato tanto auanti. Nob. Zìi ho penfato io per te. T roppo e gran de la obligatione che altri ha alla patria. Et ti ritorno à direi che ita di que due federati molto maggior fu il tradimento diZopiro 3 che quel di Sinone : che Sinone fecondo la intentione de• Troianifufaluato3 ne con lui fu fatto altro . cSYla Zopirofu non folamente faluato 3 anzi rimejfo gli fu lo flato in mano. Di che tanto maggior fu il tradimentofuo3 quanto maggior fu la colorofidanza. Et ti con chiudo3che (fe mera è la co fa di Sinone) quelli furono meramente tradimenti3 là doue quella di Iuditte fu unabef-fa. Eug. T al beffa poffa ejfere fatta al gran T ureo. Nob. Or alla noflra nobiltà tornando ,• Tu intendi come anche i beni del corpo fono propriamente infirumenti de gli animi alla mirtu & alla nobiltà. Et hai finamente da interi dere che que fio nome di Nobiltà ampliandofì abbraccia di-uerfe cofe. Che diremo Nobili per dot trina;Vfobihper ua-lor di arme-, Nobili per arti> Nobili per ricchezze 3 & per flgnorie ,• fg Ufobiliperfangue. Et quefìifono quelli3 che per effer nati di famiglie antiche, fp priuilegiati nelle loro città 3 communemente Nobili tra popoli fono appellata fenza fare alcuna diflintione della qualità delle loro per- LIBRO PRIMO. i9 Jone. La qual cofa atien dannata da Dante in runa fina canzone, dicendo;, . Et è tanto inuecchiata La cofifatta opinion tra nuli, Ch ogniun chiama colui Nepote , o figlio del cotal ualente, Tàencti eifia da niente. b ueramente,quando dico Nobiltà, intendo la urrà, (2* na turale ; donde hanno hauuta origine quefte altre Nobiltà in ferioris di quella intendo io di ragionare. Bug. Affretto con defidcrio di intender quello 3 che mene hai da dire, jgob. Scriue Cicerone nel(ito belli filmo libro de ila <~vcc-s’chiezga, che la ragunanza fatta infieme da gli amici di 33 far nella conuerfatione de’ conuitti è meglio (lata nomina 33 ta da Latini fri quali dal timer e infieme la hanno appellata, 33 che da’ Greci, 1 quali dal bere(ò dal cenare li hanno dato il 33 nome. Il me de fimo uoglio dire io nel noflrofuggetto,che a quefia eccellenza della humanaperfettionepiupropriamen te, & piu honoratamente è fiatopofio nome da’ Latini,che da’ Gre ci non fu. Che coloro Eugenia la chiamarono, don Eugeni* de anche tu hai hauuto il nome : il che ^vuol dire buona generationes quaficome que’fili, che di antichefamigliefino natifiano efifi nobili:potendone effereefiendonemol tip er loro colpa piu uih di coloro , che di uilijfime famiglie fino difiefi. So ben che alcun dottore, ^volendo quella opinione difendere,fi e offe curato di dire, che la fola nobil C ij tà 20 DEL GEKTILHVOMO ta delfangue adorna l'animo di cojlumi. Il che quanto fa ueroy non mi accade difettare bora : che ogni perfìnaja quale benf guardi datorno 3 & che non fapriua di intelletto 3fe ne potrà chiarire. ^Ma non i~uoglìogià mancar di Socrate, opporui la auttorita di S ocrate ; il quale diceua che le ricchezze fffi la nobiltà delfangue non hanno in fe nj cruna bone Ha : & che ogni male da loro ne nafee. Aggiungaf Diogene, anchora che Diogene foleua dire3 che la tale nobiltà e <~una coperta di malitia. Stfe ad un Dottore rifonder uolejf con un altro Dottore ^allegherei il detto dell' HoHienfe, che la nobiltà del j"angue e nobiltà di fìerco3 & di puzgo. <-Zia f come a gli adulatori di quella non intendo di acconfemire3 cof d nimicifuoi non mi accordo : Dfgla Socratica ò la Cinica fuerità ho in animo difeguitare. andi^una me%a-No biltì na3 {jjffi neramente ciuile opinione tenendo 3 Dico che l’ejfer di lingue. fa famiglia nobile è cof honorcuole 3& di molta com- modità althuomoper diuenir uirtuofo3 & cofiumato. St perciò tanto piu dannabili fono coloro 3 che tali non fono. Che quelli uer amentefano foli di co fumi ornati3 la uerità non lo confente : & noi3uenendoci a propofto 3 a luogo piu commodo ne ragioneremo, é'ug. Spgn dicono anche i Latini 3Ugpbile per <~uitij, Nobile per crudeltà : & un Nobil Nobile Pa ladro3 una Nobile ruffiana? IS(ab. Si diconos che que- roia mez.» uoce O^obile cof applicar f può al bene 3 come al male. dMa quante evolte femplieemente fi dice Nobile3 ft) Nobil tà3 tante è detto in commendatione. Udremo di Horatio3 O* di LIBRO PRIMO. « di Mutioy(f di Glauco chefur annobilitici non cofi di Zopiro j ne di Sinone $ che uifi aggiungerà il titolo della lo ro nobiltà.dir affi chefuron Nobiliperfrode3per rnalua gità3 &per tradimento, èt per parlar della EugeniaEugenia. della Epobiltà3 dico3 che molto piu honor euole è quefioche Nobllti‘ quel nome, che in quello antichità di fanzue3 (fij in queffo chiarezza di <~virtufi comprende. Eug. €t come è ciò3 che fitto que Ho nome di Nobiltày chiarezza di <-virtu fi comprenda ì Nob. [Non finza ragione hai fatta queHa domanda : che etiandio degli huomiui dotti dubitato hanno, del lignificato di quefla rxroce3 & nefino anche rimafi abbagliati. Dante nel fuo commento fipra lafiua canzone di Dante no nobiltà par che male lo intendeffe : & riprende coloroe car°" tv meglio di lui lo intefiro. S crine egli adunque co fi. Sono al 33 quanti folli, che credono che per quefio uocabolo Nobile 3fi Nobile. 33 intenda effer da molti nominato y conofiìuto: ftfi dicono 33 che uiene da un naerbo y che Ha per conofiere ,• cioè Nofio. 33 & quefio efalfijfimo : che fi ciòfoffe 3 quelle co fi y che piu 33foffero nominate 3 & conofiiute in loro genere y piu fareb-33 bono in loro genere nobili: (fif cofi la Guglia di S. Pietro fa 33 rebbe la piu nobilpietra del mondo : & Asdente il calzp-331dio dì Tarma farebbe piu nobile che alcunfuo concittadì-33 no: & Alboino dalla Scala farebbe piu nobile che Guido di 33 CaHel dì Reggio. Che ciaficuna di queHe cofi e fai fi filma: 33 ftj perciò e falfijfimo 3che Nobile uenga da conofeer erma me >3 ne da Non uile.-onde Nobile è quafiNon itile. Fin qua Dan te. Noto. Nobile. te. éMa mi perdoni egli ,fe diro che nella etimologia di quefa noce egli f fia abbagliato. Dfè temero io per tenere la opinione dannata da lui, da gli huomini intendenti, 6^ fauìj effer tenuto folle. Nobile eviene rveramente da quel njerbo Latino Nofco : non <-vuol dir quello,che da lui f recita, "Da molti nominato,(fp conofàuto^ma Degno di ejfer cono fiuto. Che le gran ricchezze ,1g) i Regnifanno che i p offe ditori di quelle ,& di quelli da molti fono co no fiutis ne perciòfono tutti degni di tal cognitione : anzi moltigrandi fono molte <-uolte non degni, non folamente della altrui cognitione, ma di quello anchora che per colpa della fortuna pojfeggono. Or in quefa opinione recitata da Dante par che fa anche un moderno Dottore, il quale ha copiofamente ragunato fentenze in materia di nobiltà: (ff nano altro anchora, che ne ha fatto un trattato da leggifla affai copiofo, che il primo dice. Nobile umidir come Noto: £cf Ignobilenon Noto. & allegando molte auttorita di Cicerone, feguitando le altre città liberamente i comandamenti di fiuberto 3 Norimberga ritenuta dal fin ramento 3 mando a lui offerendo di dargli uentimila fiorini 3 fe egli da quello gli liberaua:et la rifiosiafu che egli dal fu ramento liberatigli hauerebbe fe mandato gli hauejfiro quattro carra di ‘vino Ttracaracenfijl quale fa tutti i nji ni del fieno è pretiofffmo.Bug.O meramente memorabil Trencipe 3 & degno che nana botte di quel vainogli fife fepoltura. Nob. Vho altro ti soglio aggiungere di quelli moHri,fi poi farne fine. Giouanni Galeazgo primo Du ca di Milano fu di tal ualore3 che efendof con le arme infi-gnorito di gran parte d'Italia, fi come era caro a fuoi3 cof d nimici era di terrore. & Giouannifio figliuolo 3 (fiffuc-cejj ore nello flato fu da' nimici per la fua mltà hauuto in di frezgo 3 & da fudditi per la fua crudeltà odiato: & da gli uni fogliato di gran parte dellafignoria3 fi da gli altri della ‘vita. Tu intendi di che generofi padri che ‘-vergogno fi figliuolifiano molte mite difeefi. Alla & egli fole auucmrefi come dice Arili ot e le nel fecondo della l\h e Corica) che le famiglie de gli h uomini d'alto ingegno 3& di gè » nero fi cuore diuentano crudeli fiere: fi' che quali da» h uomini quieti fi pacifici hanno hauuto origine 3partorì-» fono huomini difutili fi da poco. Et l’ejfer nati da nobi- » li maggiori ( come dice il Santo "Tapa Gregorio ) gener ain s. Greg alcuni ignobilita di mente,parendo loro di ejfere fopra gli no" altri. Or quefii che nominato ti ho cofifatti figliuoli uenu-ti da padri cofi nobili, & da cofi nobilifamiglie, ferma- mente difiangue piu antico che ipadri loro,par forfè a te che fi a nobilifi ano degni di effere annoverati,poiché dal mondo fono flati giudicati degni di effer priui quali degli hono ri (fi delle dignità, quali degli flati ,& quali della uita? Eug. zA me pare che nobili fano effere chiamati (fi pur a queflo ufo uorremo tirar quefta uoce) con quella giunta , che a ciaficuno di loro fi contitene ,perfar palefie la loro infamia, & non altramente. fh(oh. figgilo adunque loro fi conuerrà, che diffe Pf Cicerone di M. Antonio, di m. Anto-Catìlina,che non tantofurono chiarìpergeneratione,quan caci lina. to nobili per noitij. fMa paffiamo boggimai a coloro, che rvilmente nati per nnirtufi fono nobilitati. Il chefi come a me farà piu caro di ragionare, cofi a te donerà effer piu caro di afioltare che la rammemoratane della bruttura ufiita dafiangue nobile. Eug. A me fiaràcariffimo tal ragionamento. Nob. triafu ignobile 3 g ornamento a gli fi udìj delle lettere, di aiuto alla difciplina C3tone’ militare, dì accrefiimento alla nobiltà del Senato. 7)z che a lui ne fu dirizzata amafatua confilare con un titolo te flt fcante che da lui flati erano reflituiti i buoni co fu mi. Il eh e è quanto a dire refiufiitata la nobiltà morta in fio fA'l. "Tortio Catone nella humilfuapa- Nobiltà ? in fiorna nobilijfimo : che eoli fu di Melio Per ma. P. Helio Pertinace mlmente nato, (df fidinolo dipo- unace. '/ . , ' ^~ *> ,/,r tire meccanico per opera della ‘-virtù fua afeeje all Imperio Temano: & in memoria della fua origine , di marmo fece ornar la bottega del padre s tanto fiimandofi piu ejfer nobi le, quanto piu chiara era la tefiimonianza della ‘-viltà de’ Aureliano foi maggiori. T>z ^Aureliano Imperadore cvirtuofiffimo Diodetia non fi fa qual foffe pur la patria. Dioclitiano di ‘-viliffi-mo lignaggio afeefo allo Imperio fu di tale animo , che quel lo riputo minor dellafua njirtu. Nè piu nobilmente nac-Mafs. Fu- quero MaJfìmoPupieno3 (fif M. Iulio Licino furono M^iùiio Imperadori nobilitimi. €t uenendo a piu baffi tempi, Lamu Lamuiio f° Longobardo nato di meretrice publica, & da lei pittato affi, quindi pafando Agelmondo fe, da luifu rveduto, (f toccato con la ha fi a, che egli in mano hauea. La quale prefa hauendo ilfanciullo, (fip tenutala forte,ilL(e di quel rv'gor dilettatof quindi lo fece torre, (fif allenare., 6t egli coji ajalorofo ne riufeì, che ad Agelmondo nel regno fucce dette : ft) lungo tempo con molta gloria regno egli, e> la fuafuccefione. Et fu Lamufio chiamato per effere fiato le il Tibur- uato da quella lama. Il Tamburlanoper njalore, & per hno' gmfiitia degno di ejfer comparato ad ogni Prencipe, quale fifia Piato il piu eccellente,figliuolo fu di un pafiore,& tra Mudo At pafiori nellapuerilfuaetà fu nutrito . Ablutio Attendu-tubulo. jo ^ cj)e pQ-t j'u per iAfrza chiamato Sforza fu figli uo-NicoioPic lo di un contadino di Codio nuda. £> di Nicolo Piccinino dnino. 01 Gau Me- fu padre un beccaio, di Gatta SM e lata un fornaio: ftfi lata. T, trance co V rance fio Carmignuolapafiette un tempo ìporci . Et eia- Francefc» fimo dì coBoro comando a famiglie di/àngue nobile. €ug. s„uoia. E adunque necejfario , che anche le famiglie di nobil fan-gue confentanoper loro honore , che fijfero nobilitimi ,fi d de effer dee, che ogniuno (fecondo il detto del "Poeta) » P offa alzgrfi dat erra, & glorio fi Virgilio. » Per le bocche ir uolando de’ udienti. Eug. lidia fentenza,& rveramente degna di 7\t. Nobi Con quefli efempij fi dimoBra che la ‘-virtù nobilitagli huo mini,poi che degni gli fa di ejfer cono fiuti, quantunque talmentefìano nati. Et noi chiamar gli potremo infieme con Valerio 171 affimo, Nobilifenza imagini. VI'!a perciò- Valerio che ben s ac quifia pregio altro che d'arme: fon <-voglia- Mafs' mo noianchor parlar de’ Nobili letterati? Eug. z/lnzi farà ottimamentefatto. Nob. Il padre di Pith agora Philo- pùhago-fopho eccellentiffimo intagliaua pietre dì anelli. Socrate socrace. dall’Oracolo di Apolline giudicato fiapientiffimo, fu figliuolo di padre meccanico: & fua madre leuaua figliuoli. Pi Demolita Demofihene non fi fa chi foffe ilpadre $ ne di Euripide chi Euripide. E fife c a. Il Boccaccio. Battolo. foffe la madre. TMala madre di Demofthene ne uendeua Efchìne. herbe, (f)'il padre di Euripide coltelli. Fu Efchin efigliti» ilo. r lo di unpicicagnolo , Theofi*aflo di un tintore: & Homero Virgilio." ^ mad0i{era femina nacque di non legittimo matrimonio. iì°Petr&‘r ^upadre di Vergilio un contadino Mantouano : di Horatio un Libertino:^ fuilPetrarcagenerato da un notaioil Boccaccio da un pouerhuomo di Certaldo. Nè uoglio paffar con fìlentio Bartolo ilgrangiureconfulto : il quale figliuolo di un contadino di Saffoferrato >0forfè peggio,per la eccellen te fina dottrinafu da Carlo Quarto accettato per famigliare ,& configgere, & fatto Conte Falatino ejfo, ftf tutti i Dottori dellafuapoli evita. Et quale è colui,che per effer na - to di famiglie antiche prefuma di effer nobile piu che alcun di co fioroni quali per tantifecolifono Flati,fonofaranno chiariffimi, & nobilìffimi. & i nomi di molti di coloro de confini delle patrie loro non fimo pur mai njficiti. é'ug. Tanto in loro fi verifica il nome dà Nobile, che non ci ha replica. Nob. Et nota anchor bello efimpio di nobiltà ue-t. lì uio. rificata in un letterato. Tito Liuto in fioma fcriuena le Ro mane hifiorie : (fip e/fendone fiarfa la fama, da gli ultimi confini di Francia, & di Spagna njennero alcuni a fioma, che in atte tempi era nel colmo della fua grandezza, non per ■'veder Roma , ma per naeder Liuto. Or quanti uo diamo dir chefìffero in Roma fi quali nati erano di famiglie piu honorat e che quella di Liuio? €ug. Senza numero. Cfob. Et Liuiofilofugiudicato degno di ejfer co - jtofciuto. LIBRO PRIMO. no fiuto. Eug. 'Vuoi adunque inferire che egli era fpra tutti quegli altri nobiliffimo. Upob. Cof ^voglio dire. Si amano, fi defderano, fì ammirano dirvedere gli huomini che hanno in fe qualche notabile eccellenza.. Et a quell® proposito ti nj aglio farJapere <-vn cortefe atto di <-vna gen tildonna. Era in Mantoua ammalato njnforefìiero di ^va rie lettere Hudiofo: fffi cono fiuto affai per trattar materie di honor di Caualieri: Et trouandof una fra Merco le Con %aga Cardinale di Mantoua a cena tra Donne , & Caualieri,fì parlo di trattarpace tra due gentiluomini di quel la citta, fa quali nata era querela. Et il Cardinale dijfe9 Non fra difficoltà di accordargli, che qui di quelle mate rie ci ha ilprimo huomo del mondo. La Gentildonna, che io dico3 <~volle fpere chi coliti ffoffie : & il giornofeguen-te andò a <-viftarlo,f come egli era a letto, (ffigli diffe, Io fon Tàonna, che a miei dà ho goduto di uedere huomini grandi, & ‘Tapi, & mperadori : & perciò f no anche ucnuta a uedere ilprimo huomo del mondo: & conto quel-lo,che detto haueua il far dinaie. €ug. Gentil madonna ue rament e doueua effer cof ci. Spob. Da quello atto lo puoi confiderare, intender, che pur la rvirtùfagli huomini degni dieffier conofiuti, & per confguentenobili.il che e quello illeffo. Eug. Secondo il fgnifcato dà quello nome di Nobiltà certa co fa è che quelli huomini ftmof tanto maggiormentefono Mari, (ffifono nobili, quanto piuf no fati degni che i nomi loro diuulgati ffano per luniuer E ij f. fi. CNfb. Et con quelli efiempij di quelli , che nobilmente nati fifono fatti <-vili& di quelli , che ^vilmente nati fi fino nobilitati 3 puoi conafe ere quanto fi a averci la fientenzp, di chi ha nociuto dare a noe dere altrui,che la fila nobiltà delpingue l’animo adorni di co fi unii. Che fi questo fife nero , ne figurerebbe anch'ora un tale incon-ueniente.che fnt nafier non poteffero perfine 3 che alcuna famiglia nobilitafferò dii che fi uede efferfalfìjpmo. Et pur ài propofìto dì quelli,che dalfangue lorofono degenerati3et di quelli,che peruirtufi fino nobilitati3 ti aggiungerò quello'', 'che ad Heliodoro Jcriueil beato Hieronimo ned Epitaphio di Nepotìsmo. Ofm mi glorierò ( dice egli ) della generatio- ,} "ne fio e di Beni altrui: (Nota che egli chiama la nobiltà de Ila,» generatione3 berli altrui.)Che Abraham,& Ifiaac huomi-n ni finti,generarono Ifmael, & Efàupeccatoridalla al,} tra parte Ispte dall Apoflolo nel Catalogo de finti nomina,} to, nacque di meretrice. Il che è etiandio fecondo la do tiri,, na di Philone, ilquale dichiara ejfer nobili i buoni nati da mali padri : & ignobili i rei figliuoli dà padri Air tuo fi. Bua. Ottimamente fi conuiene quefla fientenza alle cefi d.a te ‘-ultimamente dette. CA!a come e quello, che detto ' hai, che Arinotele a’ nobili di pingue antepone i Artno-Arirtoteie fi? Nob. Ioìiti diro. Nel terzo della Colìtica parlando prep01’- 1 delle republiche dice, Che in molte di quelle, come altri e}} - dv finta ch'io grande di ricchezge > di potenzia, (fi di ami-ci, per liberar fi la città di fujfitione, quegli ne Aien cac- » ciato. limaci. Efau. Icptc. uircuofi ben nari. libro FRI M O. J7 ciato. Il che fenza dubbio qvtsn detto di coloro3 che /»#<> de Ilefànnglie piu di /àngue nobili, ma in quello chefieguita fifa piu chiaro quello 3ch e io ti ho detto: che eglifiggiunge3 >3 Che quando ui foffe perfino. di njirtu eccellente 3 quel ta-» le nonfarebbe nè da cacciare 3 nè da fott ometter e alt altrui 3J reggimento : che ciò farebbe non naoler gouernar Gioue3 33 diuidendo lapodefià : anzi tutti algouerno di luì fottopor 33 re fi douerebbono - Et nel quinto ferine 3 che differenza è nelle republiche quali debbiano hauer maggior parte ne', mas sitati 3 i ricchi 3i nobili di /àngue 3 ò i nnrtuofì : & conchiude3 che ragioneuol cofàè3 che questi foli fano ante pofìi. ^Perche bifogna dire 3 che o i <--uirtuofifano nobili-, òche nelle città fabiana conditione di huommi3che fano fopra i nobili. Eug. Gran commendatione è quefa 3 che . t egli da a njirtuof. fob. Et quali h uomini lodar fi deb bona 3fe quelli non f lodano? Questa opinione non filamento con parole commendata 3 ma con opere etiandio fu approuata dalla fpientifima città di a/ltbene. nella quale Atlicnti 33 (fi come njicn detto da Pericle apprefjò T huàdide ) non fi ■33 batteua confideradone nella grandezga de' loro cittadini di 33 qualparentado /offro 3 ma di quale eccellenza di njirtu. Et adoArifiotele tornando3egli quitti dice anchora nanapa r ola 3 per la quale accenna che rveramente nobili non fono 33 quelli3che uirtuofi non fino,fcriuendo in quefla forma. So 33 no alcunifiquali effondo di nobilgeneradone 3 degni fi reptt 33 tano di hauer piu: et paiono effier nobili coloro 3i cui maggiori ornati jS DEL centilhvomo ornati furono di 'virtù di ricchezze. rDoue dicendo Paiono effer e 3 mofra che '-veramente non fonos ma in ap-parenda (fif nel giudicio del nvulgo. che nel .Quartogià detto haueua 3 VXgbilta e antiche ricchezze 3& uirtu: fi-13 gnificandoci che nobile non fa chi non ha'virtù. Che con la fuccejfone delle ricchezze ui <-vuole anche quella della uirtu a rimaner nobile. Quefie due cofe fono congiunte da sArfotele parlando della cimi nobiltà: Etf come non b afa che gli antichi h abbiano hauute ricchezze 3 ffi che i fucceffori non le habbiano : cofì non bafìa che nella fimiglia fa fata 3 O* piu non donne 3 gioueni• & uecchi 3 chiari3 33 (fif illuflri faranno 3 della Politica, Che operatione alcuna nè di città, nè di huo 33 mo non può ejfir buonafinza <-uirtu, & prudenza. €tfi il nobil di fimgue , finza njirtu non può operar cofa buona , tal nobiltà donerebbe anzi ejf re sbandita, che honorata dalle città. Eug. T u hai detto che non giudichi potè re effer nobiltà maggior e, che effere auttore di nobilitare, o di illustrare <~una famiglia. Et per confermata opinione fi tiene, che quanto le famiglie ,oifendifono piu antichi, tanto fiano anchor piu nobili. Nob. Tu di il ha degli altri figlino li .fi domanda qual debbia fucceder nel regno,o linaio prima che il padre[offe fie, 0 ilprimogenito \dopo tacquifto de Ire gno. €ug. Et in che fi rifolue la quifiione ? Nob. Sidiffu ta per l'urna, ftfiper l'altraparte. Ma io tengo per colui, che nacque dapoi che ilpadrefu fie. €ug. Gran pregiu diciofarà adunque quello di coloro, che nafcono auanti la no biltà, & auanti la efaltation de padri. CNfib. Et gran be ne fidopotrà effere loro anchora. Eug. Et come1 V\ob. Che fie alcun nobile commetterà mancamento ,per lo quale perda la nobiltà, ftfi cada in infamia $ a quefia faranno fottopoHi ifigliuoli generati dopo il delitto del padre 5 ftfi liberi ne faranno i generati prima., €ug. Tienefiacche cofi il maleficio col bene fido farà comp enfiato. Nob. Vnacofati njoghoaggiungere, che hor borami è caduta nettammo. Che de' dueprimogeniti del Re nati, l>rvno auanti, & tal tro dopo la efaltation paterna, ilprimo dirfi potrà efferfigliuolo del fie , ma non di fie: (fif l'altro figliuolo del Re, di fie. Che fe ben, quando colui nacque, fico padre non era Re, bora, che egli e fie, è pur fuo padre. fine fio altro neramente e figliuolo del fie, (fipfugenerato da Re. Il che lofa effer figliuolo di fie : & cofifi darà di Duca,di conte, tjpj-di dottore, gcf del Duca, del conte, & del dottore, & fimiglianti. Et quefia difiintion non puòfar fi da Lati- 44 DEL GENTI LH VOMO ni,per non hauere effi gli articoli come habbiamo noi. Bug. Grandemente mi piace qucfla diftintione. Biffi. Bfpn ho glio bora lafciar di dirti, che quantunque le famiglie,quan to piu fono antiche , tanto piuftano tenute nobilipur qus-N-Miche fla regola in alcuni caffalla, fhe alcune ne fno, le quali màcano di quantopiu inuecchiano ,piuperdono di nobiltà, Et quello nellefamiglie llluftriffime ,1t)Sercniffmefuole auue-nìre : che i figliuoli de fie, fifi de Prencipi, i quali ne gli fiati nonfacce dono ,pur comenabiliffimifono honorati.poi continuando la generatione della fucceffione tanto piu fi perde della loro chiaretto., quanto piu dal ceppo ,gef dalla radice defojfe ditori degli fiati fi allontanano. Bug. €t quefìa tua confderatione anchora non mi dif iace. EMa torniamo alquanto al tuo a/lriflotele. Io ("veggo pur che egli alla nobiltà le ricchezze congiunge ? come parte di quel la : & noi a dietro conchiuf habbiamo contra di lui. Pofcia non intendo perche eglirvoglia che ellefiano antiche. Nob. eetch“h Aquefio prima con breuità ti rifonderò, fg) apprejfo ne everrò allaprima dubitatione. Il (voler chele ricchezzefa no antiche e purfegno che egli fk il fondamento della nobiltà in fu la uirtu:che le ricchezze antiche prefuppongono effere siate 'virtuofamente, & gonfiamente acquisiate,tgj gouernate : percioche de mali acqulifli non gode il terzo he re de ; gli huomini uiiiofi, & lafiui, giocatori, &go- loft in breue tempo le ctferdono. Quanto <1veramente a (-voler che il nobilefa ricco, è da dire, ( come ho anchor det to) LIBRO PRIMO. 45 to ) che parla ciuilmente (fp popolarefcamente : che il r,voi go non honora come nobili i poueri3 ma riuer i/ce i ricchi3 f condo che d etto fi e nel principio del no diro ragionamento. Che fe parlar svorremo della nobiltà delf angue 3 chi nafce rà difimiglie di nobile antico[angue 3(non concorrendole ricchezze a far e ilftngue) quantunque patterò 3farà pur di nobil[àngue. Et Je parleremo della nobiltà della uirtu, già dimostrato se 3 che le ricchezze non nobilitano 3 ma Jo no inftrumenti da efer citar la nobiltà, é'ug. Per que/lo dee egli fermamente aggiungere le ricchezze 3per cioch efen za quelle non può rfilender la uirtu : gy per confluente non può thuomo la fua.nobiltà dimoflrare. Et io ho già let to delle fentenze di Scrittori antichi 3 che molto le lodanoy dicono 3 che fenza quellefar nonfpuò co fa buona : & commen che i danari trouano amici3 honori3 {fi fedie appre/Jo i Preti Sè/.^ àpi. Et bora ricorderòfolamente il detto di Sofocle3 il qua le domandato dalla moglie di Hierone 3 qual cofa fife di piu pregio 3 la fapienza fole ricchezze 3 le rifio fe 3 Io njeg Rifpofta go che da per tutto i fatti) corteggiano i ricchi ,• nj olendo fi- dl Sofocle' gnifcarje ricchezze effer di pregio molto maggiore. Nob. 0 Eugenio 3 cote fi a rfiosta di Sof ode in fe contiene molto piu alto fentimento 3 che dalla buccia delle parole nonffior ge. Intendete quel dotto huomo 3 che quella/emina con l'altro Dionigi piufi condujfe a trai LIBRO PRIMO. 47 lar di altro3 che di rifanargli del morbo della tirannia. Olirà che di molti PPhilofòphi fi ha memoria che da buoni Prencipi fono Piati difi derati per dare opera alla cura 3 & al coltiuamento degli animi loro . Et mi batterà bora recitar tiilprincipio di una lettera di Antigono a Zenon Cit-33 tieo ‘Philofòpho. Io mi reputo di auanzpr la tua moda difor No tabi! tuna & di gloria 3 ma di difciplina 3fg) di ttudij liberali^ Amigoao 33 & di perfetta felicità3 la qual tu p offe di 3di gran lunga mi 33fento effer da tefuperato. Di perfetta felicitàfi cono fetta il fé efferfuperato dal Dhilofpho3 riputando cofa <-va na la propriafuagloria. Conofceua Antigono di che cofa egli baue ua me fiere. il chefe conof effero di molti ricchi3 <~uer- ~~ fogli ttudiof terrebbero altra maniera di naita , che non fanno. &fe lo haueffe cono fiuto quella femina fiocca 3 a Sofocle non hauerebbe fitta quella domanda, Ghetto bora ti torni alla memoriaghe Aleffandrò il grande andò a ufi-tarDiogene3 fg) non Diogene Aleff andrò. Et pajfando a quelle altrecofe3chetu dibatter lette di Scrittori antichi3 Elle fono tutte fentenze di huomini3cheparlano di quelloy che comunemente dal uolgo fi tifa di fire. ?na & molte piu fe ne trouano di quelle3doue le ricchezze da huomini fauij afono dannate3 e> dif retiate. Diceua Diogene3che la uir Diogene. a tu habitar non può in città 3nein cafa dotte fono ricchezze: 33 O* IP lutar co 3 che l'appetito e diffìcile a raffrenare per na- Plutarco. 33 tura: ma che fe copia di ricchezza ui f aggiunge 3 egli sfre-a nato ne diuenta. Et lafciando da parte i grauiffmi detti DEL GENTILHVOMO Nobili po de Philofiphanti 3 non cifono gli efèmpij di grandi h uomini ciudi 3 che le ricchezze hanno rifiutate? Tu fai con cpuan Fabricio, tagrandezza di animo le rimando Fabritio a Sanniti: & Phocione. SP borione huomoprincipale in Athenepotendo effer ricchif fimo3 njolle fiempre efferpouero. fig mandandogli Philippo 7(e di gran doni 3 ejfio accettar non gli nvolendo 3 da gli oAmbafiiadori detto gli fu 3 che fie bene egliper fiebijo-gno non ne haueua3per li figli noli accettargli doueffe 3i qua li fienza facoltà lapaterna gloria non haurebbono potuto conferuare.Et egli loro riffofe3Sefarannofimili a me3quel me defimo c ampie e Ilo nutrirà lorojlquale ha me a quefla di gnità condutto. Se nonfono per affomigliarmi3 non soglio che alle mie ffefe nutrit afta & accrefciuta la loro luf-furia. Eug. Furono coloro huomini eccellenti (fif fingula-ri. Nob. Etpoueri furono nobilitimi. Et nvenendone an chora alla prona di altri efèmpij 3 meglio ci apparirà quello Menenio /nero. Menenio Agrippa huomo di tanta auttorità3che dal A*llppa' popolo Romanofu eletto per conchiudere tra loro la pace fu fipouero3 che dopo lafua morte3fe tra ilpopolo non foffefia ta fitta una cercaper comune3non uà era ond.efipellirlo. Al Aciiio Re la moglie & d figliuoli dà Atilio Regulo conuenne ordinare ilfenato 3 che delpublico fofferofitte leffefe 3fe egli infu la guerra haueua da continuar e 3 che altramente modo da uà uere non haueuano . Fu per la medefima cagione anche del Gn.Scipio publico maritata nana figliuola di Gn. Scipione. Bt dondefurono detti i Fabijfi Lentuli3i làifonifenon dalla agri coltura3 LIBRO PRIMO.' 4? coltura3che con le loro mani que' poueri gentiluomini efier citauano ? Et dall'aratro come nobiliffimi a Confutati3 & alle Dittature erano chiamati. Or quefti tali & tanti huo mini nj or remo noi direbbe foff ero men nobili di Alida, o di CrefoyO dii raffi)? Eug. Non film bragia a me 3 che di coloro dir fipofifia 3 quantunque pouerif'ojfiero 3 che nobilififi mi non f'ojfiero. Nob. Et per rammemorare anche le Greche bifiorie 3 Lifiandro Lace demonio 3 che per rvirtù di ar- Lifimdro. me fece Athene a Sparta tributaria 3fiufipouero3 che3mor-to ejfiendo 3 & non hauendo le figliuole di lui hauute le doti, i mariti le ’Dollono rifiutare3ma dalmaeflrato a ritener le furono cofirettì. Il grande Epaminonda3 il quale le fior Epamieó-%e de' Lacedemonij abbatte inguifia3che mai piu il perduto principato di Grecia non ricouerarono3et fiotto il quale The be fiuapatria hebbefignoria 3 & aitanti, & dopo lui film-prefufioggetta, di quante 'vittorie egli hebbe 3mai nonpre Je cofia rveruna3 contento della fila gloria : & fiu co fi poue ro3 che, non trouandofi dopo la morte di lui di chefarlo fie-pellire 3fiufi'epellito delpublico. Et aArifiide, il quale per AriflWe.. la fiua virtù merito dà effiere intitolato II Giuflo, lafiio a pe na tanto delfiuo 3 che fiu fiepellito : le figliuole di lui del pubhcofurono nutrite3etapprej]'o del publico anchora dota te. Eug.Ne di costoro e da dire chefiofifero altro che nobilifi fimi. Nob. Or a questi cefi nobili uno altro non men nobile per eccellente virtù, £*fperpouertafiaccompagni.ilgran Helifirio dopo hauer riportata honorata rvittoria di Perfis Beiitino. G dopo 5o DEL GENTILHVOMO dopo batter cacciati di tipica i Vandali -,prep Gilimere lo ro fé, ffi di loro triompbato j dopo batter donatala liber-, ta a foma$ prefo a fauenna Vittige Re de’ Gotti > quelli cacciati di Italia, (fi riportatone il triompho; & do-: po I’effere flato in tutte le fue imprefe littoriofo, (fi gfi-' rìojo, nella^veccbiegza fua fu cojlretto a mendicare il pane Pfyejfe‘-volte quelle parole replicando i Date del pane a ''Behfario, cui non mai la nvirth, ma la fortuna lo ba abbandonato. Degno di moli a compaffone direi chefofefa to GB eh fario ,pc non cbe in quellafua miferia la diurna giu-flitia fi dimoflro : cbe battendo egli per feruir Theodor a ber etica Imperatricecon falfe accufe perfeguitato Viglilo Rapa, & depofolo, fi ripoflone rvno altro, giudi a copi fu,cbe anche egli con falfe accufe ad estrema m feria fojfe condutto . Or diremo noi di lui, cbe per e fere in quella mi pria non fife nobile? Fermamente nò, p la njiriu nonio abbandono : anzi fu piu nobile Belifirio mendico, cbe non fono fati molti Re, & Imperadori, quando con la maggior pompa trottati f fono nelle reali loro fiche, d’oro avelliti, & coronati tenere in mano gli feettri reali {fi imperiali: cbe di colui la memoria uiue eterna £5’ glorio fi, (fi i coloro nomi colfitono delle campane delle efiquie loro f fino fienti. Eug. La ragione accompagna tutte quelle cofi,cbe da te fono fate dette .Et pur generalmente e approuata quella cotale opinione , che ipoueri nobili non fiano. Nob. G-Qw dir cof, che nelle cord de’ Prencipi i nobili dalla for-x ; iurta L I B R O PRIMO. 51 tuna abbandonati, & inpouertà ridutti, tengono luogo dì nobili, & per tali fono raccolti, & honorati: (f per talifino etiandio ricono fiuti dà fidati. Noi nella Repu-Plica ZJ indiana, douc principalmente della cimi nobiltà fi Vinitianì. tien regiflro, non ni ha per fona cofpo nera, (pur che fa di famìglia nobile. ) che dà loro configli, dalla participatio ne de' mae firati fia ributtata. Et tanto piu di bene hanno ejjì anchora, chefé nelpouero riff lende lume di mirtù,egli à rie eh fimi, che nonfìano mirtuofi, nella diflributione de gli honori natene antepofio. Et in ciò mi fembra di mede re mn ritratto della Republica de' fiapientijfimi Atheniefi. Adunici?. apprejfio i quali (fecondo che giàfi è detto ) la pouerta non mietaua , che alcuno à mae fi rati non fojfe eletto ,pur che egli alpublico potejfe giouare. Et di qui ne auuiene che non ui ha in città d’Italia nobili, che piu alle mirili intendano , a gli fludij delle lettere alle belle difiipli-ne, che fi facciano i Gentilhuominì Vinitianì. Et per fioche dall' mn benelaltro ne rifinita, daqueflo proce de,che lo flato loro è con tanta maeflàgouernato, & con tanto fen no, che quellaRepublica eunuero lume della gloria Italia na. Eug. Tu molto lodi i Gentilhuomini Vinitianì: (fi io ne ho da diuerfì dhuerfamente mdito parlare. Uff!?. Non me ne rnarauiglio. la loro grandezza inuidiata è da molti, i quali adeffi pur agguagliar fimorrebbono ,& con occhio torto mirano la loro felicità. Et ejf,che dello fiato loro fi contentano, & ad altrui inuàdia non portano, ne hanno ^ G ij da Ifàia-3 3 • Malachia a. ■da portare. nella grandezza loro fi acquetano . con granita guatandof datorno 3 A gufa di Leon .quando fipofa, Eng. Molto diuerfamente ne ho iofientito ragionare, che fi perfuadono non ui e fi'ere altro mondo 3 ne altra nobiltà.che quella del loro nafcimento. ilchefa.che con ejfiolorononfi pofia conuerfitre. Nobdn nana gran cafa( come ficriue tApo fiolo) ui fono non fidamente uafi d’oro & di argento 3 ma dì legno anchora .<& di terraalcuni in honore 3 & alcuni in --vituperio. Cofi intona tanta moltitudine di famiglie non è marauiglia.fi uene fono di quelli che tralignano.Che non e mai pianta cofi buona3 che non faccia qualche frutto guaflo : ftfi prouerbio e. Che lapcggior rota del carro e fieni pre quella che fa romore. Honorato faggio danno difigli huomini letterati3 i quali fino molti3 fg) iff etialmente quel li 3 che hanno praticato per lo mondo.& alle gran corti, per che non è da dire ingenerale quello che in alcuni particolari fi ritroua. Che anche quelli da gli altri, che '-veramente fi no nobili. affai bene fono conofciuti. & h auuti in quella fili ma. della quale fino degni : che non mai afiendono ad eccellenti gradi di dignità, (fif digouerno. & fi come effipoco Limano gli altri. cofi dagli altri pocofino (limati, è't a loro quello auuiene. che da Ifàia fu predetto. Guai a te33 cheff rergi. che anche tufaraifregato, altramente ui33 uerebbono que’ difcoli. fi nadiffero & bene efaminajfero quel detto di Jvlalachia. Cfion e uno il padre di tutti noiì33 Non ci ha creati <■uno iftefib Dio? Douerebbono tutti i no-33 ■ '•> 1 bilmen- bilmente, <& altamente nati hauerfempre nella bocca, & nel cuore quella notabilfentenza del Santo padre Mgofii-no fopra leprimeparole della oratione infunataci dal Si-3,gnore3Padre nojlro. Alpi fino ammoniti i ricchi, (fi quel-33 li, chefecondo ilfecolofono nobili, che da infuperbirfi non 33 hanno contra ipoueri, (fi ignobili,percioche infìerne a Dio 33 dicono, Padre nojlro,il che nonpojjono ueramente,& di 33 rittamente dirc,fe effer fratelli non fi cono fono. Eug. É ben meramente fentenza da tenere in memoria. Ma che di tu in fomma della Ufo bilia ZI indiana? Nob. Oltra quel lo che detto ho della uirtu, dico che quanto all origine io fi ho per nobiliffimi. Et per parlare in generale, foli gli ho per nobili Italiani : che nelle altre città quali f cantano effer uenuti dàAlamagna, quali di Francia, quali di 'Spagna : (fi effi foli per figliuoli di Italia fi riconofcono. Eug. Torniamo bora alla materia noflra di Nobiltà. Nob. VZpn accade tornare, che parlando de nobili ZJ indiani fi parla di Nobiltà. Ejfifinzp quello, chefe ne e detto, pri- dtà 3 la quale fra le altre dir fi Cd ella fi flcjfa, (fi non altra fimiglia. Ahi ogni altra città dir fipuò,la tale è come l’altrettale, & l’altrettale come la tale -, ma di ZJinegia dar non fe ne può efimpio. Eug. Hofentito dire, che nel mondo nuouo ue ne ha una fìmigliante, chiamata (fe ben mi ricorda) Temi-fìitan. jjob. Adi quel mondo nuouofi raccontano dellefii ma fino Signori dium può effere un miracolo. Agemino. Vinegia. 54 DEL GENTILHVOMO noie affai. Io ti parlo di quello mondo vecchio 3neiqttalnon ho fentito dire agiouine 3 ne a vecchio, che egli ueduto hab bici nano altro tal miracolo. Ehg. 6’ e Ila piu bella della no-fra Fiorenti jgo'b. Non accade entrare in qucHa comparatione : Fiorente nana città belliffma. dMa quella (come ti ho detto) e un miracolo. ZJinegia , altra che mira colo finente e fondata in mare, è vna città grande 3 bella3 (fp popolo fa 3 piena di tutte le arti3 & di ogni trajfco dì mercatante 3 ricchijfma cof nel priuato 3 come nel publico : fchuola di tutte le belle dif ipline ,• ricetto di ogni natio ne -, copiof di ogni co fa : ft) non ni nafcendo nulla 3 ogni co fa abondantemente ui e portato. ZPoi quanto ornamento è quello3 che le danno le tante flette 3 che ella ha datorno3 per le quali tutte fi ■veggono ricchi 3 & deuoti tempij3 ftf honorati conuenti di fanti huomini religiof : (fp fono quel luoghi non flamente (come ho detto) dì ornamento a quel la città nobiliffma, anzif no b afoni 3 caflelli, & fortezze 3 doue con arme ffnrituali dalle infìdie cof (f irituali> come temporali f difendono que’ Signori. Che Se l Signor non difende la cittade3 In uan s affanna chi fta ala difefa. Si fcorgono fuori delle altre città,dille,giardini, bofbeiti, belue deri 3 & altri luoghi da diporto: & ZJinegia è circon data da alberghi di religiof , da cafe di Uio. Et f può neramente quella città dare il nanto che del culto dittino, tf delle fante cerimonie ninna in tutta Chriftìanità èpiu dindio fin celebrarle necofì riccamente,ni cofi de notarne n te. Eug. Tu mi dt tante cofe di que fla tua Z/'inegia, che mijai<-uenir uolontà di andarla a ‘-vedere. Vgob. Se tu rvi andrai, io ti offe curo, che dirai, che tene ho detto poco. •Via di ZJinegia nafcendo, Hanno que’ Signori ‘-una grande, & nobilparte di Italia, città nobilijjime per antichità ,per Signoria, & per gloria di arme, & di lettere ,piene di Signori, & di caualieri, & poi uerfi leuante c largamentefiflende illoro Imperio in terra ferma-, (èfipof falcono di molte, & di grandi Ifole, che già tenute hanno Je die reali. Oltra che cffifono Signori del mare, mettendo armate tanto, & piu potenti, quanto Signor, chefa - nel mondo ‘-vecchio, & nel nuouo. Si che fe per nafi-. mento, & per '-virtù fono nobili, per [(lato etiandio fono qSignóri. Diche ne fegmta,che dir fi dee di loro, che fio-v no nobiliffimu Bug. Gran nobiltà è cotefla che Ut dai loro . Cgob. Io la do loro : percìoche in ejfa con la ‘-virtù fi confer nano . Bug. Io concorro teco, che per la antichità del fràglie non cifia città in Italia, che h abbia piufamiglie nobili : che per que’ loro ordini de mae Strati, & per la memo ria, che tengono delle loro generationi, quid: meglio fi di-(ìinguonoi nobili da gli altri , che in altra parte. Ugob. Concedimi pur anchora, che e fifono nobili di uirtu. che l; e fierefuperiore per antichità di[àngue (fe ben par co fa Antichità honoreuole ) non la ho io perfi,prema lode. Che anche Ci dl lansue-cerone contra Vene chiama uani i nomi di nobiltà, {fi da un $6 DEL GENTILHVOMO <~un finto huomo detto fu la nobiltà ejfer parente de matto. tà parente nli hauendo difetto che di terra eia nofra origine. Toi de’ macco- non intendo io come habbia ad ejfer quefla nobiltà di antico fangue.Chefe cercar rvorremo la antichità antichifìmay tutti egualmentefaremo nobili. Scritto ènei libro della S a Sap. 7. pien'zg,. Io nato ho riceuuto l'aere comune : c> caduto fo-» no in terra fimi fiant ementefatta : & piangendo ho man-» data fuori la prima uoce alla gufa di tutti gli altri: & nutri» to fono Slato in rauolgimenti, e> in penfièri : & niuno Re » ha hauuto altro principio dinafeimento. una entrata hanno » tutti alla aaita, & una fmilt alla afeita. Perche lodeuol» iofìfac. mente facem Iofafat fe, il quale (fecondo che fcriue Gio uanni Tàamafceno ) niente f infuperbiua della nobiltà de’ >3 par enti,& della gloria Re ale ,fap indo che di fango habbia-a mo ilnofro primo padre , & che dalla maj] a di luifno i rie 33 chi (jf ipoueru 6t azeramente in quelle <~varie mutationi 3 > dellafortuna è da tener per azero 3 che non cifa fe hoggi, il quale da aziliffma Jìirpe non fa dàfeefogne cifa huomo di Tutti i Re contado3che hauuti non habbia reali antecejfori.Riuolgipur & origini k hiSlorie antiche,& trouerai che i fe defomamfde’Ma ce doni 3 di Lidia 3 di SPerfa, di Parthia, di Frigia, di Egit to, di Soria, ftj di altripaefi, tutti da aziliffmo nafeimen to hanno hauuto origine. Et ci fanno fede le facre lettere3 che talifurono anche 1 fe di Giuda3 di Ifaelc. & trop po manifèsta adulatione è quella di coloro, 1 quali njogliono che i loro fe dal principio del mondo hauuta habbiano per tutti tutti i gradi di generatione infino alla nofira età gloriofà fiuccefifione. Mi ricorda che già ^un certo Dottor Stallo fi a Te defichi cvanamente fìgloriaua di hauer trouata lage-neratione dell Imp erador e Maffimìliano di grado in graduo per tutte le difendente dalla Arca di Noe infino a lui : fi contauano che egli era la centefima &fefiadecima generatione . Et dietro a quefia sanità trono che fino andati ap prejfo etiandio alcuni altri piu moderni adulatori. Eug. Cote/lo Allero di generatione haurei uoluto <-vedere io fio!. Sono tutte ciance di huomini rvani. Vero è che dalla Arca di Noe era <-uficita lafina gener adone $ ma la tua3& la mia anchora. Che rueram ente colui trouata hauejfe la con tinuatafitccejfione di quello Imp erador e 3 cofi e rvero3 come tu hai trouata la tua fi io la mia. Sempre e fiato il mondo regolato fitto una medefima riuoludone : che ejfendo circolare il cor fio del cielo 3 colqualefi girano le cofie inferiori3 da quello neccjfiariamente uariatefono le cofi uarialih, {fi mor tali. Ter che nonfenza ragione è fiata con honore approuct ta la fient en^a di Chilone 3 ilquale domandato che co fa fia-cefije Dio 3 rifjofi 3 Humilia le cofie alte 3 (fi inalza le burnì li : per cicche egli è quegli 3 chefilabile permanendo col mezp dellefeconde cagionifa quelle inferiori alter adoni, Et di quello prender nepuoi argomento da quello 3 che detto se de'figliuoli de' padri nobili3 chefono tralignati:& di quel li che bajfiamente natififino nobilitati. Diche propriamen te mi par che fa fiato detto 3 che la IHpbiltà è una fiata. Dottore Subio. Il mòdo è Tempre itt mutitione RifpofU di Chilo, ne. 5 8 DEL iGHNTILH VOMO Ìuna°Roà conci°fia cofl C^e di humilefiatofi '-vanno gli h uomini inai-’zando di <~vno in altro grado infino alla altezza reale : (fif da quella poi digradando 3 la donde hanno hauuto principio. fi ritornano. Et per ragionar piu particolarmente di quefia nobiltà di antico fangue. Se al principio di alcunafilmigli A nobile ‘-vorremo ricorrere ( che pur ognifamiglia ha hauuto ilfirn principio ) non 'veggo come in quel principio ellapofifa efj ere di antico [angue. che non può Flare infi e me che ella in un tempo me de fimo fia antica, (fi comincia prendere origine : ne che ella fia nobile 3fie ella (come dicono ) non è antica : ne che colui donde lafamiglia prende orifine fia di Nobiltà ef [angue nobile. C omeper e fiempio 3 la capi tua ha cinquecen può peran to anni di -nobiltà. FDi colui da cui ella prefie cominciamen-gue. fan" t0 -> bifiogna dire che egli non fu di fangue nobile antico : che fi egli [offe nato nobile 3 noti farebbe Flato l’auttor della no , biltà ne fiuoijuccejfiori. Et che ne di tu ? Bug. Cofi e da di re. d£ob- FNlpn effondo egli di fangue nobile antico 3 e fi fi nonfu nobile, fifiw confiejferai anche quefio ? é'ug. E ne cefi ano confieffarlo. jpob. I figliuoli di lui nacquero effi di fangue nobile antico ì Tu non diffondi ? Eug. Non ferma mente. Nob. Nè effi adunque furono nobili. Bug. Nonfu rono. Nob. Il me de fimo ti diro de' c ofi oro figliuoli, de‘ ni poti 3gjf di mano in mano de3 loro difeendenti: che nafien-do ogniuno di effi dipadre non nato di nobile antico fangue3 di fangue nobile antico effer nonpofjono. Et in quefia ma mera difeorrendo 3 non mai fi trouerà nobiltà 3 doueprima non L I B R O P R I M O. :1 5 9 'non fi troni che ella hahbia altra origine che difangue anti co. Et bifògna conchiudere b che famiglia nobile non rifiato che ni(lafiato chiper propria eccellenza habbiafìfiittamen ■■te nobilitato [e, che egli habbia tale honoreuolezga la/ciata allafua/ùccefilone: & che per un tempo quellafamiglia (la fiata nobile,quantunque ella difiefa non fiadanobile antico[angue.Et cofi ogni uera nobiltà haueràpur hauuta origi ne dalla uirtu,dalla quale chi cader afe confeguerìte che cada dalla nobiltà. Eug. Non ho che dire in contrario. Nob. Di qucfi a nobiltà difangue ho da dire anchora, che ella comunementepar che uenga tanto piu honorata quanto ella e piu antiche t quanto piu trapaffa la memoria di moltifecoli. poi da Dottorifi dice che ella di ragion comune non pafia oltra ipronepoti :in modo che coloro i quali nafcono da'prone Quarta ge poti nobili , non fono effi nobili:quajì come la nobiltà nella quarta generationefla fatta(lerilefò fila alla fua decrepita età peruenutafinche piu non poffagcnerare. Vero è che ne traggono i Signori fi quali dicono che perpetuamente nobili rimangono :& non per la generatione , ma per gli fatiche poffeggono.Onde io ti uoglio conchiudere che quefia materia di Nobiltà di[angue antico èpiena di molta confufione.Sug, Ho intefo quanto hai detto. Ma bora mi fomìene , che nel teflo recitatomi di nAriftotele ,fì aggiunge oltra le ricche^ ze ( delle qualigià[officient e mentefi e parlato ) che d nobi li fi conuiene che habbiano honori, (ff gradi nelle loro città: che.[ano principali} ^ che molti ne fiano Sfati huomini 4.... - * H ij flfi donne 6o DEL GENTILHVOMO (fi donne illustri. Che adunque mi dirai intorno a queSioì Noi?. C he le molte perfine iìluftrifono leper Jone njirtuofie, Hoaori le quali hanno quellefamiglie nobilitato : & che gli honori, ^ i mae Strati dimostrano, che quelle pano nobili s che U nobiltà e nell huomo : &gli honori dar [i debbono a coloro3 che degni nefono 3 & ninni piu nefino degni che i nairtuo fi. Et perdo da gli huomini di gloria Jìudiofi (come ficriue pretiofe fi contengono. Et nel me de fimo librofacendo fuor di noi la nobiltà, le ricchezze, & le altre cofe tali. CNfn nvoglio hora dir che poco Ubilo >3fphicamentefa detto che in noifano i beni del corpo, non ejfendo il corpo in noi ( come dianzi s'è detto. ) IMa come e firvoglia che la nobiltà fa fuori di noi, & ‘-unita con la uirtù,io non lo intendo . Certo e, cheeffendopur (come egli dice) il corpo, (fif l'animo in noi, ci rimane che fuor di noi fano i beni della fortuna. {pi che le uirtùfano dalla fortuna fo che a/lriHotele non lo dira. tAnf dice egli nel 33fetùmo della Colitica particolarmente, che niuno non e ne 33 giu fio, nè temperato dalla fortuna, nèper lafortuna. Et 33 fe lagiuflitia, & la temperanza fono virtù, fp) non fino dalla fortuna: & fila ‘-virtù entra nella nobiltà, nonfi come egli ‘voglia che la nobiltà fa fuor di noi, effendo le uirtù in noi : nè come fa dallafortuna, non ejfendo le uir-tu dalla fortuna, nè per la fortuna. 'Eoi fi quefla fua nobiltà è per generatione difangue, hauendo noi ilfangue col corpo da no fri maggiori : non veggo anchora come fa fuor di noi quel bene, che è nelcorpo,fe i corpi fono in noi. €t*g- fot e Ha è nel 'vero apprejfo Greci ( come pur dianzi detto ) tutta la Gii stoici fcuola de gli Stoici Philofiphigrani fimi concorrono in loca re il bene3 la felicità 3 & la <~vera nobiltà nellafola ruirtu: Che la nobiltà del fangue annouerano ejf fra le cofe indifferenti,• cioè tra quelle, che non fono ne buone 3 ne ree. Et la loro dottrinapoff amo noi raccogliere dal morale Sene-ca 3 il quale gagliardamente camino per le loro pedate. Seri tte egli adunque nel libro terzo de’ benefìeij. Tatti gli Imo » mini hanno i me de fimi principij 3 & la medefima origine. » pìu nobile Ninno è piu nobile dell’altro 3 fe non chi ha miglior natu- » megiiorna m , & ingegno piu atto alle fetenze 3& alle arti nobili.» Coloro che pongono nellefacciate delle loro cafe perpr off et» tiua le arme 3 & le imagini de’ loro antichi 3 fino piu tofio » noti che nobili.Che ti pare di queflafentenzaì 6ug.Mà par nobihfiima.Nob.6t tu intendi anche in quefieparole quello3 che detto se della differenza, del Noto3&del Nobile. Età Seneca ritornando:Per tutte le opere fue ffarfi fono di cota - li detti: tura. Noto. Nobile. L I B R O P R I M O. 67 li detti: che l'animo fa l'huomo nobile3et che la Nobiltà età >5 nimo genero fi. Et nota quefte parole belliffime. Jfican-)} do njeder uorrai la uera riputatione dell'bicorno 3 & faper y > quale egli fa3confìderalo ignudo:deponga ilpatrimonio,}de >3 pongagli h onori3(fi le altre menzogne della fortuna-fogli 93 fi del proprio corpo: &pofcia contempla l'animo fuo qua- f-anobiitA 33 le3 & quanto eglifia: & fe eglifìagrande delfico 3 o del- n,d*JnI* 39 l'altrui. Eug. GrauiJJÌmamente, ft) honoratijfimamente ■ detto. tNgb. Quefio e un <~vero ritratto del nobile de gli Stoici3 armato della inamàbile armatura della '-virtù, &■ ■ non cui facciano uano ornamento Fior3frondi3 herbe3 ombre, antri3onde3aurefòaui di zArifiotile3 o di altro troppo deliciofo fcrittore. Tanto è chiara quefia uerità 3 che per la confezione anchora de'men graui Philofiphi e forza che ella rifilenda. 'Domandato Jrifiippo che differenza foffe dal fauio al non fatcio3 rifio- Ariitipp» fe3 Mandagli amendue ignudi agente non conofciuta 3 (fif te ne auederai. Et il me de fimo gittataper naufragio alla Ifola di Rhodi3 hauendo nella renauedute alcune figure di Geometria dijfe3 Speriamo bene3 che ueggo pedate di huo-mini. Laonde a' fuoifcriffe a?ichora3che talipofiijfioniap-parecchiajfero 3tal'vittuaglia a' loro figliuoli 3 che anche dal naufragio con efjo loro potejfero nuotare. Non uo-gito lafciar di dire 3 che le leggi de' Greci communemente L-ggì Gre coUringeuano ifigliuoli a nudrire i\padrile madri loro. che' quelle degli Mtheniefi fiolamente que'padri3 & quelle Leggi di "• l ij madri, At eee’ 68 DEL GENTILE VOMO madri3che nelle arti liberali gli haueffero ifìituiti. Sug.Leg ge meramente di h uominifauijfu cotefla$ per ciocie ebegio uà far e i corpi a figliuoli 3 fé noti fi formano anche gli imi-mi? C\ob. <±Attendi3che uoglio anchora che tu intenda da altri piu fauijfcrittori> che nella uirtù confile la nobiltà. Scriuendoil Santo dottor e Hieronimo a Celantia 3 dice ùttòmC * ^ommcl nobiltà efjir la uirtu. Et ChrifoBomo fipra Mat » theo. Ofiiuna co fa é che faccia l’buomo cofi nobile 3 & cofi ja chiaro come lo ffdendore della 'virtù. Et colui é chiaro , co >3 lui efùblimei colui è nobile 5 colui fi auifì di hauer la nobiltà confeguita 3 il quale non degnerà di fruire a njitij 3 ne da « VibanoPa quelli ejferfùperato. Et Vrbano Napa quarto di quello nome:, ejfendogli la 'viltà delnafeimento rimprouerata3ri-ffofi, Uh uomo non nafe3ma per 'virtù fifa ito bile. Eug. Jghtefie fi ritenere tuttefimo contra la opinione di coloro 3i e quali non 'vogliono che il'virtuofi fa nobile 3 ma fi la fina fiuccejfione. Nob. Te ne rimane anchorperauentura nella timo alcuna dubitatione ? Non già. Ben ti dirò il uero3 Che quando tu pur dianfii ne parlafii 3 mi piace uano affai le tue ragioni3maanchora defideraua che ciallegaffif come hai fatto bora ) alcuna auttorità3 ò qualche e fiempio. Nob. Le auttcrità le baifintite bora; Gli efimpij ne puoi hauer da tutti quelli3che nominati ti ho 'vilmente nati3 quali per ar-1 me 3ffi qualiper lettere nobilitati. Et perpiutuafodisfat tiene te ne aggiungerò due anchora di huomini chiariffimi3 c, Mario. & di una me defirnapatria: fjfi quelli fono C. TMario 3 (fif . \ .... v M.Tullio M. T ullio Cicerone. Di que Cii (fecondo la fgnifcatione m. Tullio del ^vocabolo) f come è chiaro , che degni furono di effer Clc' conofiutiycofi chiari fimo e che non perfangue ,ma per rvir tùfurono nobili: et furono nobili mani.V uno,& Cabro dì loro da Sala fio uien chiamato nelle fue hijlorie huomo i nuouo: il che altro non uml dire, che alla dui l'ita, & alla nobiltà di fonia nuouamente rìceuuto. Et che 'nero fa, Cnano l’altrofu Confule: & dolanofette uolte Confi- le: & Cicerone primo da Roma libera chiamato fu padre de Ila patria. Et de' Con fidati par landò, Se le donne maritate ad huomini C.onfulari(come da Vlpiano f raccoglie) ff. de Stn. erano nobili per le dignità de’ mariti, maggiormente douc- L'p' uano ejfergli huomini confiilari. €ug. Far bene chefa da dir co fi : mache quellhuomo nuouo fignifichi nuouamente alla nobiltà ritenuto, mi par co fa nuoua. Nob. Non ti pa? ■ ia niente nuoua, che appiano Alefandrino nel fecondo libro delle guerre ciudi dice,Che Catilina predicaua la ignobì 33 lità di C ic erone,chiamandolo nuouo cittadino-,nel qual mo- Huomo 33 do fole nano chiamare i fio mani coloro, che fintta dignità 33 de loro maggiori perpròprij meriti fifaceuano nobili. ‘Ter li propri] meriti adunquefittofi era nobile Cicerone ,fn%a hauere hauuta la nobiltà perJuccefione. La qual co fa gli rimproueraua Catilina per ignobiltà, quafì come non fife piu nobile Cicerone,il quale la nobiltà fhaueua da fi ac-qui fiata per uirtà, di lui, che la hereditaria de' fimi maggiori fi haueua perduta per naitij, CAla non ‘■vogliamo noi nuouo. Mario. Geaerofo. noi anchora ‘-veder quello3 che in fer fona di ì."Mario ne di ca Saluflio 3 il qualem fonia fu pur di fangue nobile?. 6ug. idnzi e benfitto .n'eèda credere che e fi nobilmeni te nato fritto h abbia contra la nobiltà delJan^ue 3fi non. quanto lanjerita comporta. 0\Qob. Or odi adunque Io fi.** mo che la natura di tutti è una3tp commune $ & che chiun3* que efortijfmo 3 è gener off mo. Sfoga quefìa parola3 che non vuol dire altro fenon nobiliffmo. che ( fecondo la in\ terpretatione fiàfatta per fient enza di nArifotele )gene* rofo e chi nobilmente nato dalla uirtù defuoi maggiori non fiparte. Generofìjfmo adunque chiama Saluflio colui 3 che dalla uirtù generato 3 e flato fatto chiaro ne gli occhi al trui. Bug. SMi è par ut a queflafient enza molto cotiforme a quella che hai recitata di Seneca. Nob. Bene hai notato. Soggiunge poi 3 Che fi i nati di nobiltà antica firezgauano 33 lui il me defimo etiandio far doueuano de loro maggiori 3 d 33 quali nuoui ejfendo 3 era cominciata la nobiltà come a lui. 33 La nobiltà 3 dice egli 3 era cominciata a loro 3 (fip a lui 3 gf . non a loro figliuoli 3 & a’fiuoi. Odi bora que fio altro bel detto3 SMirate quanto fono iniqui 3 che a me dalla mia uir- 39 tu non concedono quello 3 che ejfi dalla altrui fi attrib tifico- 33 no. Bug. T u rvuoi dir 3 che dir fipuò di 3co floro, SM ir Orte quanto fono iniqui 3 che conceder non '-vogliono a padri per le loro rvirtù quello3 chea figliuoliattribuifionoperle •virtù de’ padri. Sfob. Tu lo hai detto. Seguita egli ancho ra.Io non ho imagini3& a me e nuoua nobiltà. aA me dice, $ non non a mieifùcceffbri .per Fioche luiffrexgauano que no bili per/angue anticonon per non e/fre egli nobile , ma per effer nuouo nobile. Or dapoiche e/i delle infegne dei fuo 33 ^valore ha fatta mentione aggiunge. JgueBa e la nobiltà 3} mia, non lafciatamiper here dita , come quella a loro , ma 33 laquale io con le fatiche 3tgf co’ pericoli mi ho acqui Fiat a. €tpur dice mìa nobiltà 3(frf che egli a fe la ha acquiBata. Thalle qualifentenzp tutte fi eviene a conchiuder e,eh e egli per propria ‘-virtù nobile era diuenuto. Die e da credere che Salufiio nobileperfangue , & per dottrinargliele haueffe fatte dire ,fe egli con-verità filmato non hauefie che a lui dirle fi conueniffe, Or torniamo anchora a Cicerone . è'ug. exi/petto di rudir quello che anche egli dica di fe Beffo. D(ob. ffontra Salufiioparlando dice fra le altre co r,fe. Io con la mia njirtu ho fatto lume a miei maggiori : & cicerone molto meglio e che io fiorifeaper le opere da me fatte, che ap 33poggiarmi alla opinione de maggiori : (fif timerfifrittamen 33 te3che io fra alla mia poBerita principio di nobiltà; & e firn 33pio di rvirtu. FMofira Ciceron hauer nobilitati i firn anti chi, £ef quelli,che dopo lui doueranno <-venire. Et queBa farebbe ben co fa notabile, che egli haueffefritto luce a quel li,che prece de uano parimente, ftfi a quelli, chefeguiuano, et che effo in tenebre fife rimafo.Ma dicendo egli chefiorim per le opere fatte dafe, che nvolle dire altro,fe non che per quelle fi' era nobilitato ì Et/aggiungendo che effo allafua pofierità era princìpio di nobiltà ,bifogna dir che ella in. lui 72 DEL GENTILE VOMO Principio, luì cominciaffe : che il principio e parte 3 {fi principalpar te di quella, cofi3di cui egli è principio. Et ( come dice oslrìslotele nel primo della Ethica )par cheti principio fìa piu che la metà del tutto.c.Principio adunque di SKobiltd, <-vuol dire autiere & capo di famiglia nobile. fi come nel corpo il capo è parte nobilijfima3 co fi nobilijfimo e chi è principio 3 & capo di nobilfamiglia. Eug. Cofipar che uo glia la ragione. {Jpob. Tu rvedi come Cicerone 3&Salu-fiioficrittori nobiliffimi3 quantunque foffero nimici3pur nel fuggetto della nobiltà in nana medefima determinatione concorrono. €tper meglio confermarti in quefla fintenza} SaluHio anchor che con difetto lo dica3 confeffà, che Cice-Senatori. rane era Senatore. il qual gradofu honoratifjìmo: & quel S.p.Qjr. la publica infcrittione lo dimo(lra3IlS enato 3{tf ilpopolo Ko mano. Che comprendendo/!fitto nome di ^Popolo cof inabili 3 come la plebe 3 non dimeno per maggiore eccellenza il Oc Scn. popolo dal fenato eviene in quella fep arato. Et Vlpiano chiama le mofii de'fenatori Donne chiariffime. Et fi tali erano le mogli quali erano i mariti 3 da cui effe riceueuano tanto fflendore ? fate fio ti nvoglio bora aggiungere della nobiltà di quello or dine.Che ci e <-vn refiritto di Diocletìa-Cadigli. n0;> ^ di CMafimiano Tmpp. in quefleparole. dfeccffaria» cefi e difender la ragione 3 &la auttorità dell'ordine de’ » Senatori 3 nel quale anche anno iteriamo noifi e fi. Si che in » quello compre fi ejfindo anche gli Imperadori3dir nonfipuò fi non che foffi nobilifiimo. €ug. Horafono io a pieno fidisfatto disfattdNob.Nonfono an c hora a pienofodis fitto io.che non mi bafia che in Roma uno fi due uirtuoffofjero tenuti nobi luma uoglio ftrti etiandio conofere3che que sìa era una regola uniuerfale.Valentino Valente, (fip Gratiano Imperado C.de poft. ri rifondendo ad Olibrio della forma, che tener fi doueua Nobili $ in partirgli auuocati 3fcriuono cof.È da pr medere che co peerrita°ntU a loro,i quali il merito 3o la antichità nelforo hauràfitti nobi chiti-»> biffimi ,nonfano da una parte. Doue il merito dalla antichità difi inguen do 3diftingue gli huomini di dottrina eccellenti da’ nati difangue antico. Et preponendo gli Imperadori il merito alla antichità fi rifoluono fopra queHo detto i Dot tonache i nobili per dottrina3(fp i <~uirtuofa’nobili di fan-frue debbiano ejfere antepofii3dicendo che di fangue non ci ha nobiltà fe non per prcfontione} udendo con tali parole fi gnificar che la uera e quella della dirti*. Eug. Buona giunta efata quefa.Ma bora mifouuiene che parlandof in quefa materia fentì dire una uolta3 che bicorne uno non fk nume- vno no» \ . . , J , J \ i- fa nume- ro, ma e principio di numero: f£J come ilpunto non e linea, r0. ma e principio di linea : cof quelprimo uirtuofo non è no- è lì ne a. bile, ma e principio di f miglia nobile. Vpob. Oh quefa è . runa fofìHaria. Lefìmilitudinif hanno da fare da qualità a qualità 3ftfi da quantità a quantità : & non da quan to a quale . Che ha da fr la quantità difreta3o continua di numeri, o di linee, con la nobiltà, che e njna qualità del la humana eccellenza? Già ti ho detto che ilprincipio è nel la cofa} della quale egli è principio. Si che per la medef- K ma 74 DEL GENTILH VOMO ma Argumentatione di colui( chi che egli fifa) da età tal co fa ai ditti , ilajirtuofì uerrà pur ad ejfier nella famiglia nobile. Et mettendo la co fa in pratica , comincia ad anno-aerar dieci, o nenti, o cento ducati, & uedrai che quelpri mo, il quale dafe nonfit numero, favafempre compre fi nel numero di que dieci, & nienti, & cento: & quello efilu dendo non fi farà quel numero. Et rnedefìmamente pofto che hauerai ilpunto,Fcf tirata la linea, nvedrai che il punto dal quale è cominciata la linea e compre fi nella linea.Non altramente quegli, che è principio della famiglia e nellafamiglia : che non può ejfier principio di quella, fe in quella non e compre fi : nepuò ejfier della famiglia nobile, (fa non efier nobile $ fi come limo, & il punto ejfier non pofiono principio di numero ne di linea, & ejfier f uori delnumero, gin fuori della linea. Con quella [ita regola hauer ebbepotuto dir colui, che uno non fa famiglia nobile : ma che non fia nella famiglia nobile della quale egli è principio,tanto fi inganna, quanto a dire che il principio di quel muro non fi a in quel muro:o che ilprincipio delnofiro ragionamento non fia nel nofiro ragionamento. Ghtefla opinione che hai recitata par che anchor fi tenga da un moderno elegante fritto re. il qual dice etiandio che quel primo donde aliene la nobiltà , fi chiama Generofìo,ft) Magnifico, non Nobile: che lo ejfier e auttore & principe dinobiltà gli pare un nome molto piu prettante:uolendo, nonfio come, infierire, che egli fia non nobile, mapiu che nobile. Et da quefia fina opi mone nìone ne frazzo io anchora, che tanto maggiormente egli e nobile, quanto egli e piu che nobile. Benché parlando egli poi delle infegne della nobiltà, dice che quando altri haue-uafatto in guerra notabile opera , gli era dal Capitano conceduto che /offe tenuto nobile-, dando pur titolo di nobile al primo che nobilitaua lafuccejfìone. Et per noni fiarpiu in torno a quefìa cauillatione,Sentenza de* Dottori e, che piu l. Quòd è mio quello,che con la mìa uirtù mi ho acqui flato,che quan ferqmff‘L de tohohauuto per fuccejfìone. Et cefi maggiorfarà da flimar lc8"uj-la nobiltà, che altri da fi fi acquifla, di quella, che da altruif riceue. ‘Boi dicono anche i Dottori, che quale per opere uìrtuofi, & per eccellenza di animo rif> lende , da f filfif° fi ha la nobiltà acquìfata : (fif perciò piu nobile ha da ejfer giudicato,che quale f appoggia alla nobiltà de’ma^ fiori : che quefli fiprefume ? & quegli e neramente nobile. Et conchiudono anchora, che fe altri è di famiglia nobile , nobile non dee ejfer chiamatole adomato non e di uir tuof coflimi,finza i quali egli dallaJuageneratione uiene a degenerare: la quale è <~ueramente fentenza di huomini gran fimi. Ma non ueggiamo noi la <■verità ejfer cofìper lungo ufo introdutto, che i nati di uil fangue dottorati o fatti Caualieri,o di alcunagiuriditione inue Eliti fino nobili? Et che il contadino ( come determinano i Dottori) Li. c. de che hafatto un tempo il me fiero delle arme è nobile? Sì che iurbfcóiT. quefio è uno articolo, il quale non merita chefe ne dicano L,XII‘ tante parole. Eug. Hora hai ben fatta la conclufone di J K ij quefia 75 DEL gentilh vomo que fla caufa. CAlapercioche tu pur durici die e sii , che i NobUi per nobdiper dottrina.\,&per nvirtù a nobili di[angue fi deb-!ngueP& bona anteporre: quando il nobile di [angue [a anche egli per uirtù. dotto,qf mirtuof, qual di loro donerà precedere? U\ob. Sono fati alcuni, i quali tenuto hanno che il nato non nobile piu fa da honorare, con questa ragione che in lui appari-[ce molto maggior lume di uirtu: (fip che molto maggiorefa tofa lo fludio Juo la[ua fatica, faenza efempio di mag- giori , faenza aiuto difacultà ,&* di nobile inflitutione effer peruenuto là, douearriuatofa quelTaltro con tante op portunita, commodità, (fipfluori, che la [radagli hanno ageuolata j concio fa co fa, chefecondo il T?oeta Oppn s’ergon di leggieri a cui contende La [rettezza di cafa al lor malore. Eug. Et come aggrada a te cotale opinione? Dpob. Io neramentefono di parer diuerfa ; che la ragion ditta a me, che quale ha due conditioni di nobiltà, a chi ne ha una, ci-tàlmente debbia effere anteposto : & che al ben nato pregiudicar non debbia quello che gli ha dagiouare j Che pre-giudicio gli farebbe t'effer ben nato ,fe al nato milmen-te, a cui egli [offe pari di uirtu, doueffe efferepofaofo. €t di colui dir fipotrebbe, che non tanto amor di uirtu, quanto necejftà coftretto lo haueffe afaticare per poter uiuere,& auanzarfs doue queffaltro farpotendo fané in ulta delicio fa, fi e tutto riuolto afeguitar la mirtuper la fola nobiltà del fuo animo. Eug. Si come è inprouerbio, che una ciré- libro PRIMO. 77 già tira t altra, cofì dalla rifilutione di un dubbio uno altro Nobile di piu, & di mé gradi. farà anche nobile per beni di corpo ,o di fortuna, al nobile per fola, mr tu debbia effere anteporlo. Cpob. Quello che detto ho io e quando in parigrado di nobiltà f ritrovino, (fp che l’uno dv'vno altrogrado, o di piu auanf l’altro, non quando uno in fupremo grado f ritroui,&altri ne hab bia due o tre minori. Come per efempio, un Signore che habbia titoli di Duca, di Marchefe, & di conte,non donerà precedere a chi hauerà folamente titolo di T(e. Et me-defìmamente ne’gradi di nobiltà, tenendo la uìrtìi il piti alto tribunale,chi da quellafarà efltato douerà precedere a quegli altri,che '-virtù non hanno. Bug. zAnche a quelli che fonone Mae Pirati? Nob. Hai fanamente da intende re che fiparli tra gli altri nobili, & cittadini : che il uoler torre i luoghi a quelli, che rapprefentano CPrencipi, o Repub liche ,o a perfine che habbiano grada honorati, o fa-no di conditione ìllujìre,farebbe un uoler confondere bordine del uiuer dulie. Che fi bene ti ho detto anchora che piu honoreuol cofafa che altri per propria uìrt'u fi acquieti uno Plato, chepojfederlo per fucceffione, non perdo intendo di dire, che il Signor nouello all’antico del mede fimo titolo ; (ff grado habbia da effere antepoPlo tuo-lendo lagiufiitia che ogniuno conferuatofa nella già acqui fiata ne rifirge. Detto hai, che quale hauerà piu gradi di nobiltàpiu douerà effere honorato , che quale ne hauerà meno. Sarà adunque da dire, che il nobile difanone, il quale fiata, pojfcffìone. Eug. fagioneuolmcnte detto. Vorrei bora intender da te dondefa queflo , che efaltando tu tanto la nobiltà, la quale nellkuomo nafce dalla 'virtù,per darne alcuno efempio, tu adduca alcune uolte in mezpte-flimonianzg di huomini , né" quali fe ben furono delle '-virtù eccellenti, non ui mancarono luttauia di notabili 'vitij. Cgob. Hauendoti io daparlar di quella nobiltà , della quale tra gli huomini, che ciuilmente naiuono , cercar fifuole quello} che ella fatarne conuiene dalla ulta commune trar ne gli efempij. Et hai da intendere che coloro} i quali io ti nomino tanto furon nobili , quato fecero opere ,per le qua li degnifurono di effer cono fiuti, fffi non perche foff ero ue ramente nobili. Et fe uorremo 'venire in comparatione di ^Nobiltà, tra i Fabritij , i Carondi, gli lAriflidi, co Ce fari,con gli Annibali, con gli <-AlcJftndri, fn%a dubbio alcuno diro, che quanto coloro furono piu netti di 'vitij,& di piu uera <-vir tu adornati, tanto furono anche piu nobili. Et fe bene quefli altri fecero opere di maggior r ornor e,fu percioche hebbero occafion maggiore da poterle fare: ne per ciò auifo che in effifoff e maggior 'valore. Oltra che non per amor di uirtu, ma per ambitione, per odio, & per defìderio dà regnare fecero quelle tantefaccende. Eug. Non mi diffiace quefia confi'deratione. Òiob. Ti diffi nel principio, che parlar non ti 'voleua di quella nobiltà fuprema,per la quale altri diuenta grato aTàio. Che fe di quella ragionar uoluto ti hauejfi, ritrouatiti baurei de gli huomini ue ramente rAment e tarmo fi- Toflo ti haurei innanzi 'Tao lo primo he Huomìni remita3 Antonio3 Hilarione, Hieronimo3 fauij 3 ma non prudenti3 aaeggendofi che le proprie commo 33 dita non intendeuano 3 mafapeuano cofe fopraney maraui-33 gito fi, malageuoli ad intendere 3 & diurne. Il me de fimo dico potremo noi dire di qué1 padri comparandogli a coloro3 chefino chiari 3 & riputati di molto pregio nella uita ernie :Della quale parlar douendo trar ci bifigna principalmen te gli efempìj da perfine di due maniere : dì profejfìone di arme, ftfi di lettere3 & di quelli piufono nobili coloro 3 che Hucmini di contado nobili. Leggi di Licurgo. La rn'ttù nelle cofe dure. piu rvirtuofamènte efer citano il lor me Hiero3 (fi che meno di njitij fono imbrattati. Che poi che niuno ci uiue in ter rafenza peccato, quelli i migliori3 ff ipiu nobili doueran no efier riputati 3 che meno faranno maculati. Sug. Et que fta non efentenzg da domenticare. Dpob.Vna altra cofa ti uoglio anche aggiungere contra coloro3 i quali non uogliono che huomo di contado per uirtù fìpojfa nobilitare 3per non potere e gli (come dicono)cof incontanente (fogliarfi della muidezga della fua natura 3 ma che queHo può ben fegui-tar ne’ figliuoli. Ti dico adunque che que' tali par che le leggi dì Licurgo non habbiano intefe 3 con le quali finendo iLacedomonij conofccr fi fecero per h uomini nobilijfimi. ‘Ter quelle era ordinato che ifigliuoli mandati fofiero a ui-uere in contado3nelle opere della mila efercitandofì:& che auanti che fojfero huomini alla città non uenifiero. fingila contadine fica afirezga è fenza dubbio piu atta àriceue re, (fif a nutrir la '-virtù 3 la quale nelle cofe dure & mala-qeuoh nafce3 crefce3 (fifa frutto 3 che le delicatezze ciudi, le quali allotìo3&alla lafciuia i teneri animi inducono. ‘Di che ne fìa efempio anchora la città di fama : che mentre i fuoi cittadini tennero ulta pouera3& uillefca3 molto piufu tono <~virtuofì, che quando ricchi & morbidi furono diue nuli. figgilo che la loropouertà inalbato hauea, le fouer-chie ricchezze apprejfo lo rumarono. Vfgaltrondepiu ere do io che prouenga la degeneratione delle famiglie nobili, che da queHa origine. Le ricchezze ,glì agi3& le grande^ LIBRO PRIMO. 81 %efono grandi incitamenti a uìtij: ne fife maggiore indino batterfipofifa di ben difpoHa ft) uirtuofa mente3che ri-trouarfi in iHato di poter fn%a punitione peccare 3 (fif fi-* disfare à non leciti defiderij 3 agli appetiti3 & aHener fine 3 cpuello facendo per r~uolonta3 che altrifa per non ne bauer commodità3 (rff per paura delle leggi. Et chi è tale3 Supremi per miafintene dir fipuò che ottenga ilfupremo grado di nobllw‘ nobiltà? Che ilfuperar per battagliai rumici 31abbattere i poderofi eferciti3 fgfi il[aggiogare i regnififa per de(iderio di gloria3 o per cupidigia di regnare : (fif quefio per proprio amor di <-virtu. Et di quelle imprefi ne hanno parte ifolda ti3& la fortuna, là d,oue quefia è tutta opera del njirtuo-fio. Eug.Gfuefh mi paiono dottrine3le quali tu h abbia anzi apparate dagli Stoici da te a dietro commendatile da altrafuola.Nob.Et alla fcuola degli Stoici f conforma anche quella de Vhilofophi Chrifiianvperchefritto cilafiò T ha-loffio monaco 3chefi come opera di Dio e reggere il mondo 3co oper* di fi opera della anima è regger e il corpo .Bug. Suntamente det q™;.3 ^ to. Mafiamo apunto giunti a cafa: péfi e boggimai bora di de la sauna. finare.perchefie bene chea quello fi attenda: et poi ofiden do3opure andando attorno uedendo quello che a ueder ci re fi a della città3tornarpotremo a ragionar e.Che molte cofì de fidero io anchora dì intendere da te intorno a quefio figget to3folo che non ti fia molefio. Nob.aA me non può efier mole fìa cofa3che a te fia all'animo£t comepoffiamo noi meglio di fpenfiar le otiofe hore3che ragionando di cof3che alla '-virtù fi appartetigano? Et pertantofiapurfecondo il tuo piacere» L DEL DEL GENTILHVOMO DEL MVTIO L I B 1^0 SECONDO. RA me Jìejfo molte uolte confderando uà lorofìffimo Signore la eccellente dottrina di quegli antichi huomini , de5 quali detto s’e nel precedente libro ,perfentenzp di Ari-Antichi fa fiotele , che furono chiamati fauij, i quali in uij loda», terra dimorando ,& di terra al cielo gli occhi inalzando, dalla fola natura aiutati, di questi inferiori elementifcala fecero d loro intelletti di falir, come digrado in grado,afu periodi & di andar di giro in giro uiftando tutti i cele Hi lumi j Nonpojfo fenon fo?nmamente marauigliarmi della uiuacità de’ loro ingegni, come fojfero atti a penetrar ne fe creti delle cofe cofì alte, cof profonde, & da noi cefi lontane & fparat e. Ma {tf molto maggiormente anchora; che non contenti di andare inuefligando la natura degliog getti uìfbili, da quelli tirati ejfendoin contemplatione de fi inuifibili, entrarono in confderatione del motorprimo ^ in cognitione delle Idee, delle anime, della eccellentea loro, & della loro immortalità& di quelle altre cotante cofe, onde nefono piene cotante carte SBelli ueramente, Antichi fa alti, ^honoratifurono que loro fludfma in gran parte piu di huomini difaper defderof, che della altrui utilità fludiof. LIBRO SECONDO. Sj sludiofi. perciocheje conditioni di quel mondo procurando di intendere } il quale e tutto nella amminiflradone di s~Dio,ilpenfierò di quell altro abbandonarono3nelcuigoucr no anche all huomofaticar fi contiene. *Di queflo errore offendofi3 o da fe auueduto Socrate 3o da cArchelao hauen Archelao, do tale amertimento apprefo : & intendendo t huomo ef~ Socrace* fer nato non a fe filo, ma a benefìcio anchora dell’altro buo mo 3 da quelle pompofìe a piantili dottrine riuolgendofi3al la confìderadone di quelle cofìe fi diede 3 che alregolar la ui Morale fi-ta3&i coftumi degli h uomini fi appartenejfero. Onde fu ° ° dilui detto 3 eh e di cielo in terratiratahaueua la Thilofì phia. La qual maniera di Thilofiphare da piu nobili inge gni con nonpoca utilità della ulta cittile 3 e poi flatafìempre figuitata, & abbracciata 5 appreffo 3 alla Chnsliana dottrina molto conffimandofi, con quellainfìeme congiuntai nelle carie de’ Catholicifrittoti marauigliofamente fi uede fiorir e.'Ter quellaflrada come huomo 3 e> come C bri filano caminando io 3 le fentenzg de’ gentili fìcrittori con quelle de’ no Uri accompagnando3 mifino per adietro in di uerfìe cofìe 3 che da me fonofiate fritte,faticato di giouare (quanto e in me) agli huomwi che ci naiuono3 ó7” a quelli che ucrranno appreffo 3fle tanto haueranno dì natta le mie fìcritture. Et con quefta intentione ho medefimamentepre fio a douer regifirare in quelle carte quello3 che in Fioren %a trattato fu infìggetto di Ufobilta da que’ due gentil-huomini. Il che quanto habbia da piacere, 0 da giouare, la- L jj fidandolo fidandolo allo altrui giudicio, all’interrotto ragionamento ritorneremo. Finito chehebbero Nobile, e> Eugenio di definare, li- j i» tal maniera ì 3 che tu hai da domandarci èug. ^Alcune ce ne fno3le quali hanno mof fo l’animo mio a defderar di intenderepiuauanti, nate da quelle3 che ragionate fi fono: & altre fo che ne nafceranno da quello 3 chefi dirà, fi come per lo paffato ci è auuemto. Tiara, per hàuere di quella jfobiltà piu certo lume, come uogliamo noi dire che ella haueffeprincipio ? & donde na fejje quefladiufìone, la quale tra i nobili, gli altri è Hatafatai Nob. T i diro quello, che io nefento. Ala prima che dire altro , uoglio che tu fappia, che appresogli anti Opinione chi di Egitto (donde f può dire che tutte lefaenzetot Egitto!'111 te le dottrinehabbiano hauuto origine)danobili adipnobi li non uihaueuadilhntione ,fe non dalla eccellenza della ùirtùs fecondo chefcriue Diodoro Siculo nelfine del freon do libro dellefine hifiorie. il qual dice, che, nel lodare i mor t i, della loro generatione mentione alcuna nonfaceuano,tut tìfilmando efiìrparimente nobili : mala religione, lagiu-fiitia, la continenza, & le altre loro '-virtù celebrauano. Eug. Et come ti par e ,che di lode fife degna tale opinione? Nob. aA me non accade far quella determinatione, chea quefio nofiro co fiume di uiuere par che necejfaria fa centiati 1\Jermdon, &Joli a feder rimafi nuouoprincipio diedero alloro parlare, jlgb. (puah fino Eugenio quelle cof al reggimento ciuile quefia difiintione di nobili3 & di non nobili. Poi que Et a nobiltà3 quando ella èfenza uir tuffi mile allefepolture 3 che di fuori imbiancate ftfi dorate 3den tro fono piene dirvermini e> di puzgo. Bug. fitornfi adunque allapropofia del nofirofuggetto. Nob. fi quella era mia intentione dà rvenire. EMa intorno a quefta opi mone, che recita Diodoro di quelli di Egitto 3 mi occorre di aggiungere3 che apprejfo Herodoto fi legge 3 che fi a gli altri 'l(e di E fitto 3 uno nefu Amafì 3 il quale per effier bajfa Amati. mente nato3(gr) digenteplebea3 era da que’popolipoco riue rito3&poco fiimato.Et come bauejfero tutti per egualmen te nobili 3 & come ffrezgajfiero colui,per effierplebeo, non cape nell'intelletto mio. Eug. fui ci emanifefia contradit tione. Nob. Ma come che fìa, bello e intendere un fatto di cAmafi'3 col quale egliìndujfe que popoli alla debita riue-renza. Tra le altre molte ricchezze egli hamua un catino dìoro3nel quale tgj e[fo3& tutti quelli3che_con effio lui man giauano3 ordinariamente fi lauauano3(fiffiffurgauano: ftfi e fili di que fio ne fecefare uno Idolos & in publico & hono rato luogo lo fece collocare.ilpopolo incontanente con molta ■riuerenza concorfie ad adorarlo.il che ueduio egli3 ufcito in mezo dìi loro3fiece a tutti aperto3quello Idolo effier e fiato fior mato di quel uafi3doue effii foleuano lauarfiipiedì3pificiare3 & uomitare:& che nondirneno3per hauere eglìpreja quel la nuoua forma fio adorauano. Non altramente fi ejfioera fiato plebeo3 non era piti : ma haueua mutata conditione3& era 8<* DEL GENTILE VOMO CVd Jfi. ffi con tal modo alla riuerenza3 ftg alla obcdienzg dì feplacidamente gli riduffe. Eug. Bello meramente3& memoì abile e quefio efempio. 311 a come diuenne egli fifi fi etaplcbeo? D\ob. Dieono chepomatamentefe ne muc-tta in Egitto: {fi che celebrando il natal fio Parthaonide al ih or a Re di que paeJtD tAmapgli mando a donare u?ia ghir landa di beUijfmi fiori leggiadrijfimamente tejfuta. della q naie dilettandoci affai il Reseco a cena lofece innitar e lo hebbe per innanzi nel numero de fot amici & filoheb he caro3 che3guerreggiandoppoi per quelle paradello efer cito fio lo fece Capitano: Et trouandof hauere egli in mano lefor-zp di quel ‘Regno 3 per Iodio chea 'Parthamide porta-uanoi popoli 3 ne fu creato fe: cop dallo Piato ple- beo afeefea quella altezza. Eug. dhlirabile efempio delle reuolutioni della Fortuna. ZJ no. ghirlanda di fiori aprirgli la entrata a douere effer fe. dfob. Cofifi gouernano le cofe3 le quali fono fitto Il eie lo3 cha minori i cerchifuoi. AMa l’efempio che allegato habbiamo 3 col quale tAmapìn-duffe i popoli allariuerenza di fe 3 ottimamente applicar fi può alla nobiltà3che io dico della uirtu:che l’huomo non tan to dee efer conpderato dal nafiimento3 quanto da quello che egli e in fii dicendo mafpmamentc Iuuenale3 Cbuomini eccelp3 gfi da dar grandi efempij tfafcer ci poffin fitto un aeregroffo> Et nella iìlejfa patria de montoni. Eug. Eug. Et come ? E\on è piu honoreuole na.fi ere in una ho norata città, che in una uilla? Upob. <-A me par che prò- Honore-priamente dir fipoffà, che la commodità ci fidanzi maggio patrie” d' re , che la honoreuolez$a. Di coloro parlo, che da fé fono » atti ad acquiBar/t honore. Che Thcmiflocle ( fecondo che -rhcmifto >}friue Diatone nel primo della ‘Ifpublica ) rimproueran- cIs’ ? > dogli uno da Seripho, che non per f fieffo, maper effere 33 oAthenief , egli haueua tanta gloria confguita ,gli riffo-33fi Se iofoffi etiandio da S eripho,uiuerei nella medefima 33gloria : ma tu no,fi benfoffi da Mthene. guanto alla nobiltà dulie fermamente cofa piu de fiderabile e3 effer gentil huomo in una città honoreuole 3 che in una la quale non fìa tale : & in una che fignoreggi 3 che in una figge tta, maffimament e fra perfine 3 che nelle altre co fi fi ano pari. Ma la conclufione del uero è, che gli huomini honor ano 3 gli huomini efaltano3 & gli huominifimnograndi le città. Perche fu fama Donna del mondo 3fi non per lo ualore degli huomini ì fg)perche fufkmof Mthene 3fi non per la dottrina degli huomini3 che ui fiorirono ? SNlpnmen celebrato e Mario huomo di Arpino, che il nimico fino Siila no bile f ornano. Uff meno inpregio è Cicerone l'auuer fario fuo Saluftio. Ne minor gloria è à Mantoua, & a Verona hauer generato Vergilio, & Catullo, che a loro haue re hauuto origine da quelle città. Md Anacharfi 'Philofi Anacharfi pho eccellente ejfendo rimprouerato, che nato fojfe Tartaro , egli riffofe, Me dishonora la patria mia, ftf tu la tua dishonori. 88 DEL GENTILHVOMO disk onori. 75 etiche per attentar a megliofarebbe fato dire. Io honoro la patria mia 3 & tu dishonori la tua. Ma per non tardar piu intorno a quefloparticolare 3 & quelli che in luoghi ofcuri (fif itili fono nati 3 cercar debbono con ogni Bailo di ftpplir con la rvirtù alla humilità3 & alla nviltà del naf intento loro : ft) quelli3 che per patria hanno città nobili3 fimofe 3 hanno da faticarf di non meno honora reejfile patrie loro 3 che per quelle effere honorati. Che non tanto ha da ejfer confi derato l’huomo di qualpatria eglifi a, quanto di quale egli fia degno. Eug. ''Buona conclufione. Io per me non mi pento di ejfer nato della città3cbe tu ttedi. Nob. qA' tefi appartiene di operare anchora che ella di ha-uerprodotto tenon fi penta. 6ug. Cfon manco di farlo. Laorigine MI a torniamo alla propofla quiBione. Nob. Legge fi fia biltà. N°" fi1 antichifcritton, che molto tempo auanti che il mondo fi riduceffe alla forma di quefio njuier ciuile 3 nel quale egli hoggifi ritruoua 3gli h uomini perle fi lue {fi per lefielon che <~viueuano vagabondi3 & difjerfi3a modo di fanatiche fiere fenica leggi3 fenica coBumi : Et che dopo nana lunga età furono cominciate a far le ragunamee, le quali da poi fono fette appellate Città. Della loro origine uariefono le opinioni. altri ^vogliono che la eloquenza di alcuna per fona di eccellente natura infieme gli raccogliefie : & al tri3che da diuerfeparti effondo molti adnmgrande incendio concorfi 3 quiui infìeme a comer far cominciajfero. Et può ejfer che l'njna & l’altra di queBe opinioni fianoflatc infiememente LIBRO SECONDO. *9 infamemente nere : ciò e che allo incendio fojfe fitto quel concorfi3 tfa che quiui adunati ritrouandofì 3 la eloquenza, di alcun nobile firto a uìuer congiuntamentegliperfuadef f. Benché quale fojfe quella lingua 3 la quale a coIoyofojfe commune3 non èfe non malageuole da indovinare. Or ejfen do in quelle congregationi i piu di coloro huomini ro7Ù3& male atti al gouerno : & quindi tra loro confufone 3 fgj dijfenfaone nafcendone 3 cominciaro di commun confanti-mento eleggere al reggimento loro alcuno 3in cui faopragli altri la gufiti a 3& la prudenza rifalendeuano. Et quella svuole anche Mriflotele 3 che fojfe laprima ifiitutione de i Re ^leggendone ogni città ilfuo. Et da Platone efacrit Efettione » to nel terrò della Republica3Che Dio d Prencipiprincipal- dl Rc* » mente3(fffopra le altre cofae comanda3chefarmi legge fa deb » bia mantenere. Di che non di poca commendatione è degno Antigono Re di Macedonia 3 il quale nuouamente ejfendo Antigono afa e fi alla re al dignità^fantendo che ipopoli mala fodifa fttione ne dimoflrauano3egli3dalla confcien%a della propria HÀrtu confortato3 uenuto nel loro co fa etto 3 depofe la diade ma3 & lo faccttro3 putidamente loro dicendo3 eh e fa per fava haueuano3 la quale piu di lui ne fojfe degna 3 quella diadema 3 & quello Jcettro fai douejjero liberamente donare. jQuefao cofiume ferine Solino che alla età fua fa feruaua nel la Ifola Taprobana3 che nella elettione delfae nonfahaueua rifguar do a nobiltà: ma che ilpopolo fa eleggeua huomini di età grani : la bone fià de cui co fi uniti &• la cui uirtùfojfe tM per A'eel. Cain. per pronafletta conofiiuta. Là onde lo dernifieni enza fu à Lifandro 3 C he la, clettionc del fle dì Sparta far fi doueffe non da coloro 3 che da Hercole per generationef off ero difle fl3 ina da puelli che ad Hercole per^virtu fojfero fimiglian-ti. Coiai principio adunque hebbero già i regni3fpfl la nobd ta.Seguitando appresogli h uomini ad apprender dtflip line 3 (flg ordini ciuili3 & colmamente dì ingegno3 & in mol ti chiarezza di un tu dimollrandofìj quel gouerno che da principio fu dato ad nano 3 fu cominciato in proceffo di tem po a prenderfl da molti infìeme : egr enfi andando di età in età il numero de5 buoni ampliandofì3 & prefumendofì3 che da buone piante buonifì’utti h abbiano da nafeere 3 i figliuoli 3 (grgli altri fàcce [fori di que’ primi buoni a quelle amminiHrationi cominciarono a fàcce dere. Gli altri nera mente 3 quale ad nano 3 (gfi quale ad altro meSliero (fecon do che piu inclinati dalla naturafifèntiuano ) riuolgendof: ne feguì 3 che gli nani nobili3 gli altri non nobili3 ne fè - coli che uennero apprej]o 3fi rimafero. Quella e da tenere 3 che della nobiltàfoffe la nera, ftj prima radice. Il che tanto maggiormente e da dire 3 quanto non ci mancano de noflrifcrittori 3 Ì quali njogliono3che quella diliiniione eh nobiltà 3 di uiltàhabbia hauuto origine infin quafi col mfdmento del mondo 3 dicendo 3 che tAbel nairtuofamen te nhuendo la paterna nobiltà fi ritenne : & Camper ha nére il fiat elio uccifo la perde. Et che medefimamente do poli diurno, Cloe 3 Sem 3 Iaphet perla loro naìrtà U nobiltà de loro maggiori alla posterità mandarono : (ftp Cb am per batterefchernito il padre, ne fu priuato:onde heb be anche la maladittione , chef ojfeferuo de' feriti de' Juoi fratelli. Eug. Et che direfli ,f altri difender uobjfe,che questa nobiltà difngue non habbia dalla uirtù battuto ori ginej ma che quelli fano nobili, della baffezga de' cui maggiori non f ha memoria? tJpob. ‘Direi che foffe di fanone uiliffmo , & indegno , che di lui foffe fatta memoria , da-poi che eleggejfe anzi ejfer nobile per dimenticane di uil-tà, che per ricordanza di ‘virtù. Et, chi queftafntenza uoleffe difendere , b fognerebbe che dicejfe quello3che ferine Papa Pio nella hi Si aria di Surialodi Lucretia. Bug. ìì Et che dice egli? E{ob. Sgliferine in quefta forma. Nella ìì nobiltà molti fono i gradi. & fermamente ,fe diciafcuno uorrai cercare la origine ffecondo lamia opinione)o ninna, ìì 0poche nobiltà trotterai, che federato nafeimento non hab-ìì biano hauuto.percioche uedendo che quelli nobili fi chiama-sino ,iquali di ricchezze:abondano; & ejfendole ricchezze ìì rade mite compagne della uirtu,chi non uede il nafeimento ìì della nobiltà ejfer di corrottageneratione? Coftuifatto han ìì ricco le ufure: colui gli /fogli : uno altro i tradimenti, quefli ìì e fatto ricco per incanti fimi, quegli per adulationi, a coftui ìì danno guadagno gli adulterfad alcuni giouament ole men ìì zogne fono di quelli che fanno acquifto conia moglie,& co ìì figliuolijftp ad altruifono di ‘utilità {li bomicidij. ftado è ìì chigiuftamente ammajfi ricchezze, ne cercano donde ntm CM ij gemo. Nobili per dimentica 7.a di origine. Nobiltà nata da federiti. '4 DEL GENTILHVOMO ' non ha il modo di mfar la liberalità: cofi quefii altri di ejfer dottori non cef]lino,pur che attifiano ad in f gnare. Nob. Co ffi a apunto . .Ma fe alcunoper fattore ilgrado del dottorato hauej] e conseguito , e> fojfe uno ignorante sfarebbe a teche egli fojfe neramente dottore ? Pug. Cotefio no. Et quanti ne ho io ueduti , che di dottori non hanno altro che il nome : a’ quali mi par che quel grado fi a piu di carico, che di honore. ho alcuna molta meco fìejj'o detto 3 che fono huomini di plebe mafeherati in habito di dottori. jpob. Santamente giudichi. Dicono i Dottori 3 che il T?x-pa 3 (f lo Imp eradore con la fòla parola danno il dottorato:^- chefe altri con debitapruoua,&con diligente e fami natione tal dignità da alcuno di loro confeguifce,ha daprece dere agli altri Dottori3 quantunque auanti da luifanofati dottorati. Il che f ha daintendere anche di tutti i gradi, che da maggiori 3{f da minori Prencipifono conferiti: che quale e dal maggiore honorato3 a gli altri debbia preceder e. Et i dottori creati da Papi 3 ffj da gli Imperadori, hanno da ejfer e a gli altri antepofii per la maggior dignità di chi gli ha dottorati : che & dà 'Tapi da gli Imper adori hanno anche i Collegq la auttorità del dottorare. Ala non maglio già tacere 3 chefe colui3 a cui tal grado è conceduto, non ha dottrina3 non gode de priuilegij de dottori. £t che Cauaiicri. dirai di quegli altri 3 che mai non f ueftirono arme 3 ne mài sfodrarono fjada 3 ne fono atti ad alcuna operatione dà ua-lorofo cuore, &pur da fe, & da Imper adorifono Flati ar moti 'finiti caualieri ? Bug. Ne diro altrettanto. €t mi ricorda a punto trouarnn a Bologna alla coronatione di Carlo Jp)u'm to Irnperadore : il tonale :poi che fit caualcando andato per la città,/montato alla Chic fa di S. Domenico .(fecondo il cofiume di talfolennità) fece di molti Caualien. guitti ef fendo -uno honor e noie gentili) uomo . il quale in guerra ha ueùafitto di notabili opere, tf era alle gran forti cono-fiuto per ualorofo.glifi ricordato. che doueffef&rf auan ti.ff riceuer quel grado.& eglifmóndo che baflar gli da uefe la dignità. che gli daua la fu njiritt. ridendo (finfi auanti nmfuofìaffiere$ {f quegli fu dallo Imperadore or dinato Carniere. & nondimeno f rimafe egli fi affer e: (g piu nvolte a me e caminato alla fi affa ,• (gjfu colui firn-pr'e di animo humiliffmo . & rimejfo . Cerche io non ha-uro mai lui per Caualiere. ma fi quell altro. il quale per " pruoua diarme acquìfìato fi haueua leffr tale .quantunque da Prencipe alcuno mendicatopriuilegio non ne hauefi f. Nob. éMi piacciono le tue rifpofte. Non lodo già l atto di quel gentiluomo. che in una tale folennità alla Caualle ha face fé ^vna tale onta dimandarui. come per ifcherno. nana per fona '-vile. Non fono da huomini di modefli cofiu mi da di fregare le teftimonianzg de gli lmperad.oh.ne de i fe. ne di altri Prencipi. 0 Prencipati : che quelle non poffono f non aggiungere honoreuolezga a quelle perfine, in cui appari fono le loro infigne. ZI ero è. che le pubiche. Ccrìmo-cehmome frfdouerebbono con ordine. & con honore- "h£c.pubiI ttolezsy. 96 DEL GENTILHVOMO Spettico- uolezga. Et poi che il tempo preferite lo richiede : Che gnofo^di uergognofo fpettacolo e quello 3 il quale qui da '-voi è fatto Fiorenza. spiazza il giorno di S .Giouannà? €ug.Et quale? Nob.Tu ini dimandi quale ? Ghie Ilo 3 che dame fopra tutti gli altri con maggior defideriofu affrettato di rvedere. Si fa nel la facciata delpalazzo quella bella mofra de' pretiof razgi di feta 3 & doro : Si flende un ricco baldachino 3fottò il quale fono poflefedie dorate dafe derui i Signori :fi coprano di intorno panche di panni per gentiluomini: il leone del bronzo è coronato dà corona dorata: la rentier a difeta è coperta3& di feta e ueflito colui 3 che da quella da chiama re ha alla rifegna i mandati dalle terre foggette. Et come tutte quefle cofe fono ordinate:Eccoti apparire cinquanta3o fejfanta bandiere uecchie tutte f racciat e3 le quali per lo piu non f fcorge fe fano di feta3o di lana:di quefio3o di altro co lore:&portatefno da tanti ragazzi mezf ignudi3fuccidi, pieni di bruttura fopra altrettanti ronzini3 a quali per magrezza le offa (puntano fuor della pelle : & dì guarni-menti uanno ad una off fa con chi gli caualca. Et fem-braate3 che quefla faunarapprefentagione da fare in una tantaflennàtà. Io dame miuergogno di èffer quella mattina andato alla piazza, (ff quiui di hauere buona pez^ Za affettato nonfenza difagio 3per uè dere unogettacelo di tal qualità. €ug. Ghie Ile bandiere cof uecchie mofra no la antichità del tempo 3 che que luoghi fono foggètì a Fio renza. Nob. Se da la arca di Tpoefoffero ufcite3perfar- 11 B R O S ECO N D 02 &$r ne mostra una uolta l'anno 3 non firebbono coficonfumate. rPoi que ragazzi etiandio debbono effer quelli di quel tem po ■: & que ronzini 3 fgJ que panni 3 (fi que' guarnimen-ti anchora. Eug. Io non fo che rne ne dire. I Signori fio? no fiuìj3 Sfanno 3 perchefe lofanno. Dpob,. E accian lofi per quello3 che fi uoglia : la cofi non è bella ne per la uiHa3 ne per lo figmficato. Eug. 6t perche per lo (ignificato?. Ddob. Perciochefìcome il delicato 3 fi leggiadro uefiir da indicio di letitia3 cofi i panni fquarciati 3 & fucidi fono ar gumento di mala contentezza in chi gli porta3 o gli fa porta re. Or fi come <~uergognofi mi par quella cerimonia3 cofi in que fiacche ti ho detti dello Imp erador e,defidero meglior ordine,fi piu decoro: che non <■-vorrei3 che per riceuer quel grado fi apprefientaffero 3fi non perfine3 che degne ne fife ro3 fi che primafiatefiffero ordinate 3 & elette ad honorar quella cerimonia ad effere in quella honorate ; & non chela njil turba haueffe da contaminare un pregio di tanta (lima. Dfelafcero di dire3 che hauereianchora per cofa piu honor ata3 che altri per lo fico njalore dopo unagior nata nel coff etto dellefiercito uittoriofi foffe armato caua-liero da Erencipe di arme 3 tutto che egli coronato nonfi fi ouaiitri fi di corona 7leale. éMa ne in altro tempo ffrezgar fi deb iTdoni^ bono i gradi honor euoli da coloro 3 che degninefino fi come te-dagli indegni nonfi debbono procacciare: che oltrat honore che ci apporta leffere honorati da perfine in altezza col locate 3 fi hapoi anche quella altra fidisfittione3 che il mon do 9$ del gentilhvomq do colfuo confentimento njicne ad approdar coloro hauer que gradi ottimamente mentati Et per tornare alprimo noHro ragionamento, Sicome non batterai colui per Dot-tore3 ne quell altro per Cauahere3fe nonfaranno l’un dot to3 £cf l altro ajalorofo : cefi non dei hauer per aaeramen-te nobile ilpriuilegiato di titolo di nobiltà 3 fé non farà nj'vr tucfo : che ilpr.mlegio nonfar a colui punto piuperfetto 3che egli fi fàccia dotto l’ignorante3 o nvalente ilpufllanimo. Et a qucslo ifimo io che haueffe rifguardo Sigifmondo Impera dorè 3 al quale Japplicando un hucmo di uulgo, & a lutea ro3 che lo facefje nobile 3 egli fapientiffmamente ri(fofe3 dfeofar ti pojfo3 tp darti ogni efntione s Dfobilc non ti poffo fare. Eug. ^Adunque non faranno que’priuilegij di <~v cruna importanza? Nob. Non dir co fi. es.In-rpfnoefì di affai. Etfi come il grado del dottorato honora gli b uomini dotti3 Qsf quello del caualierato i caualieri : cof anche ilprivilegio di nobiltà eflta i uirtuof. Chefe bene il Preti cip e nonfa mrtuofo chi infe non ha utrtufune a render te Hìmonianxa a colui 3 in cui ella e3 che per tale dee effer cono fiuto 3 ff honorato. Cf e da pr e fumer che am ruero Prencipe a render tal teHimonianzafi conduca fenza cono feer azeramente 3 o almeno hauere opinione3 che cofìfa, Eug. 'Dirittamente detto : che può bene amenire 3 che i ‘‘Principi in donare i gradi molte mite f ingannino, Nob. Quando adunque di quelli tali fono di fuori cono-feiuti altri da quello che le carte fonano di loro3nè eff nel . ' la la opinione del mondo honore ne riportano 3 & al Signore, che honorati gli ha 3 arrecano dishonore. Et per rifiluer-tiy IPrencipi dar cipojfbno nome di Caualieri3 ma non na-lore : cipofono dar titoli di 'Dottoriy ma non dottrina: & medefimamente prmlegij di nobiltà 3 ma non perfettione dì natura. Mafe da IPrencipi fifit alcuna uolta co fa 3 che non fa dirittamentefitta 3 la colpa ne è de’ mali confu Itari : che fi dice da’ dottori 3 Che la nj olunt a del Prencipe f ha per legge : Et piu dirittamentefarebbe da dire3 Che la •uolunta de’ Prencipi alle leggi f dee conformare. €t che fir non debbono determinatione alcuna fenato, configlio di fiauij fecondo la dottrina di Platone & fi come fi legge che ficcuano i megliori Imperadori. Che uanafi utenza è quel la, Chefiprefiumail IPrencipe nello frigno del fio petto contener tutte le leggi. Gran petto bifogna che fa quella il quale fìafrigno di tutte le leggio nel quale cappia lo fri gno3doiie raccolte filano le leggi tutte. SAla quefiifimo det ti di perfine, eh e per ambitione 3 perfarfì grati a Si- gnori , coii tali adulationi procurano di introducere ogni giorno nuoui abufi3con rvniuerfilpregiudizio del oouerno cimle. Eug. Cotefla tua opinione mi par che molto benefa dalla ragione accompagnata: che fi la nobiltà dalla uirtu ha hauuto origine, priuilegio di nobiltà dar non fi debbia a chi nairtu non ha. Ala ( non fi come) par che quefia ultimafient enza alla auttorità de’ Signori uenga a pregiudica-tc. Cfiob. Non f pregiudicio alcuno altrui chi parla con hhf if ragione. Dottori fi dannano. InftitatiS di nobiltà dalle. Dannabile dottri' na. j0O DEL GENTILHVÒM"0 ragione, ne io intendo di pregiudicare alla annerita de' Signori , antq di maggiormente con loro dignità (labilirla fìggendo la auttorita del detto dello Imperadore Sigifìnon-d°a di altri S ignori & del diuin 'Urlatone. Et non poco mi marauiglio3che dagran Trattori dì leggi Imperialifi a tenuto 3 che a Hrencipifi appartenga dar la nobiltà per pura gratia3 & non per rifletto di merito alcuno : che ciò non nvuollignificare altro 3 che per appetito. il che può far fi da coloro3 C he7 libitofan lecito in lor legge; Quantunque il titolo, non larverà nobiltà gli donino, ma non dee fìrfi da glifi o 3 & diritto S ignore. nAnzi ninna co fa hanno da fare i Prencipi con maggior guidino, & con maggior confi deratione che quefia: che offendo la nobiltà nelle città ordì 'nata per reggimento de"popoli 3il dar tal dignità ,fen%a guardare a cui3 e un non hauer ri/guardo a quali perfinefi faccia parte delgouerno della città, della qual co fa non fi qual'piupeHilentiofa fipoffa trouare. Ma fi aggiunge da coloro, cheprecederpojfono alcune cagioni3 le quali con ueneuolmente (fingano il concedente a tal concezione. Et piu dirittamente fi direbbe 3 che debbono precedere cagioni conueneuoli ad nana tanta conceffione. Eug. Et non fi-fi edificano quali fianoquelle cagioni? Dfob. Anf fi. ifì bella cof a è intenderle. ne fanno tre; la uirtu3 ilmitio 3 & il buon nafeimento. Et non arrofffiono3hauendo detto tre effere le cagioni conueneuoli3 tra quelle annouerare il uitio. • SBcnche ÌSenche dapoi alleghino, cheil Signore in tal cafo fi peccato. <3*1 a & piu gagliardamente aprir douerebbono la boc ca,tff dire che il dare a rvitij, a ruitiofì que' gradi,che alla ruirtu, & anj 'vrtuoji fi richieggono, è opera in tutto contraria a quello y chea Prencipifi convenga; (ff nonché comcneuolmente anche per li m>itij fi habbiano a dare. Vpoqi voglio p affar con jìlentio , che tra loro fi tiene ancho-" ra, che per lo peccato fi p erda la nobiltà. €t che ella perpec ' cati fi perda , per njitij fi habbia a dare , a me par che malefi confaccia. Eug.Oh fe ella per peccati fì'per.deffe,‘&. che regifiro fe ne tenejfe; molto pochi farebbono i nobili. Et chi da eJfiDottorì cominciaffe, che ogni dì confgitano, & cenerà diffidano contra il dovere, & contra lagiiiflitia: fty dan- Dotton-noie loro fentenze , fpftnno i loro giudicij non perdo diritto, ma perfuori , per amicitia , ff perfubornatio * ne, credo che pochi fe ne tr over elleno ,i quali degan non fojfero di effer digradati. Ma di quefle cofe parlando non debbono rifletterla njisia in f me defmi. E(ob. Non mi diffiace questo tuo parere. Dicono bene effe dottori, che a loro f richiede hauere fetenza, & buoni co fumi. Si che quelli, che tali nonfono,nonfimo ‘neramente dottori. Et alle tre cagioni ritornando: Non fe perche in terzo luogo al leghino il buon nafeimenio:chefe i ben nati fono nobili,non accade che i Signori loro donino la nobiltà; feluofe non intendono dire di coloro , che alla quarta generationefucc e-d.cndo 3 fra nobili non fono annoverati. Or per confermar quello, io*? DEL GENTILHVOMO que Ilo,eh e pur dianzi ti diceua,molta confi der diane douerf battere in uè dere acni donar fi debbiano primlefj di Nobil ta,tì dico,che efflendo i Prencipi huominifra gli altri huomi Officio di ni principali, e teffcndo l’huómo animai di ragion capace, chiJ ^ queflo animal rationale ha dagouernare,è neceffario che fo pragli altri di ragione fa intendentiffmo ,(fp che con quel lafe,etgli altri habbia a regger e.Et dice Arinotele nelprimo della Politica,Che quale fgnoreggia dee hauerperfetta»» uirtu àmie. Che operafta efemplicemente comandare,& »» che la ragione comanda tgj foprafìà.Et la ragione pur ci dit» ta,che Prencipe alcuno (pergrande che eglififa) non può fir con fuoi priuilegij, che quale non ha nairtufa njirtuo-fo ine che ilpargofafimo -, nè il temerario prudente$ nè il pufllanimo ualorofò : & cof delle altre nairtu ,& de gli altri njitij. Può bene egli(come diffe l’imperador Sìgif mondo )ftre altrui dà pouero ricco: & puòadhuomo di pie Mietimi, be dar de5 maefrati, &. degli honori: & fe in coluifar a ec cedenza di njirtìi, honor andò lo, & per nobile dichiarandolo ,fra cof degna dife,&di colui. Ma che pojfa fr degno di honorati gradi chi ne è indegno, quefio a me non ditta la ragione. Non gli huomini alle cof, ma le cofe agli huomini debbono effer concedute. Dpon dee thuorno cercar di honorarf dalla habitatione, nè dal luogo, ma di aggiungere egli al luogo, & alla cafa riputatione. Et cof non gli huomini a’ PWae Pirati, ma i Mae Pirati agli huominif hanno da dare♦ Da l’huomo al Mae Pirato colui, che cer- ca di honorar Thuomo di quell honore , mal collocando il LMaefirato: fp dà il Mae firato all’bicorno chi cérca che dal lIntorno njirtuofo ben fa governato il firato 3 pren- dendofede dalla fica --virtù. Cfe perche altri (la inalzato a dignità da idi non meritata , diro io perciò , che egli -veramente fa nobile. Gli honori a’ nobili ben ficonvngon'o: ma non già fanno perciò effgli Intonimi nobili,fe non come detto h abbiamo delle ricchezze, che fono infrumento ama nife fiar la altrui nobiltà con le operationi uirtuofe. Ne do uerai ere dere cheL. Paolo Emilio, o M. Partio. Catone fofferomen nobili, quando nel campo ricevano le repulf e, Pomo Ca che Clodio, o Vatinio, quando ricevano i maefrati. La no cwìo. biltà ha da acquifiarglihonori a coloro, ne quali ella è, ftj Vatmi°* notigli honori generarla in cui ella non è, è't perciò lodeuo liffinamente fa quel Prencipe, il quale cono fendo, in qua le che egliffa, animo, di --virtù adornato, a quel tede dà pruiilegij di nobiltà, ricchezze, tp honori. Che in cof fàt ta maniera--viene a punto a fare off ciò di Prencipe, cui principalmente feruarle leggi dellagfiufiitiafi richiede. Che effendo quella per fentenza di Arinotele una nvirtu dadi-amo, che a ciafcuno dflribuifcefecondo la fot dignità,f co-33 me egli ha da cafligare i nvitiof, cof bada premiare i ~vìr-33 tuofì. Wla in quefla concejfone di nobiltà hai da fapere, che nonfolamente con fritture, e> con priuilegij può il Prencipe donare tal degnità j ma tacitamente può egli an- Tacita Jo-chora effer cortefe di tale honore. Che dando altrui di que "obliti.dl Nobiltà perduta peruitij. gradì y che a nobili fi appartengono ,per nobile lo dichiara. Si cornee, inuefiendolo di un feudo nobile. Bt quelli che nel le Coni come h uomini principalifi anno appreffo le perfine de Principi, fra nobili hanno da eficre anno aerati} hauen-dofi dapenfiire,che come perfine degne di honore a taligra di, (fi dignità fino fiati efàltati. €t percioche dall’un con trario fi può anche uenire in cognitione della uerità delibai irò contrario : Non hai tu maina e ditto, òfintito parlare di alcuno, il quale di nobil(angue nato per notabil mancamento miene da Erendpi notato di infamia, (fi prillato de’ gradi di nobiltà, & di honore ? Eug. Si pur che ne hofientito alcuna naoltaparlare. Nob. fine Ila tal dichiara tione del Prencipe nonfi ejfa da fie colui di nobile mie, ne dà honorato dishonorato, ne infame} ( che come anche fi di cè da’ E)attori,IErencipt tor non pojfino quelle cofie, che naturalmente fi hanno dalnafcimento ) anzifa fede, che egli perii mancamenti fiuoi merita di effere hauuto per tale. Che fie Erencipe alcuno contra alcuna per fona innocente, ftfi nvirtuofi facejje nana tal dichiaratione, non perciòpri-uerebbe colui della perfettione dellafitta natura, anzi fie me defimo condannerebbe per iniquo Signore. Et quefla di-chiaratione di infamefi intenderà anchora ejferfatta, quan do altri per alcuno mancamento_farà dal Prencipe priuato del!’honore già concedutogli : 0 che la conuerfiatione della corte glifia interdetta. Eug. Non fi qual mi debbia crede re chepiu dishonori l’huomo, òilmancamentofirn, ò la di- chiaratione LIBRO SECONDO. 105 chiaratione del Signore $ che quella a farlo infame mi par chefa necejfaria. Nob. Il contrario ti mofirerò io effere incontanente, bielle querele de’ Caualieri ( quando erano in <~vfo)leperfine infami dagli abbattimenti erario ributtate : & come da per fona alcuna 3 che a battaglia fife ri-chic fi a3 njeniua altrui oppoflo mancamento3 che macchiafi fi I’honore3 baflaua che fi moflrajfe colui hauer quel mancamento commeffo 3 a riprouarloper infame. Tofiia ci è uno editto di Enrico fittimo3 nel quale fi tratta } fi ribello 0 infedelefipoffa chiamare alcuno 3 auanti che egli per fin-tenziì fia dichiarato effer tale. & fi determina3 che le male operationi de’ cattiuìpiu gli fanno degnidi punitione 3 che le parole delle[intende. Il che nonfidamente di ribelli3(jtf di infedeli3 ma di ogni maniera di notabilcolpa è da intendere. Che anche da Dottorifi dice3che per li njitij fidiuen ta infame : & thè perinfamia fi perde la nobiltà. il che è quel mede fimo che ti ragiono io. nobile, nobile, infin che cidi Prenape data non glifojfe dignità 3à nobiltà 3 per la quale egli dalla plebe J'oJJe diflint o. Et in quefie due fentenze lo Imperatore, e> ilfuo dottore infie menon fi accordano.Chefe( corne dice l’uno )alla nobiltà an fica ricchezza fi richiede3 non potrail uirtuofo non nato in antica ricchezza ejfer dal Prencipe nobilitato. Et fé enne ro3che ilPrencipe con gradi & con honori poffa nobilitare* non è rvero3che alla nobiltàfia necejfarìa antica ricchezza* i Eug. fiuidentiffima e la tua ragione, PJob. Credo io3che lì ar tholo cofl dicejje, riuolgendo ilpenflero infefleJflo3per cioche egli uilmente nato (come quefla mattina ti dijfl) di amplijjlmi priuilegijfu honorato dallo Imperadore. Poi fi fatica egli affai cauillofamente in <~uoler morder dà ante3, dannando lafua opinione : ma poi 3 dalla necejfità tirato al la nera conclufione 3 fi rifolue che buone fono Hate le fue ra gioni. Eug. Deh non ti increfca dirmi alcuna di quelle co fe 3 che dìartholo dice contra Dante. Nob. Farollo digra do. Difi uta Dante contra coloro3 i quali uogliono che a fa re altrui nobile fi ricchieggano antiche ricchezze 3 gcf bei coshrni. Et quella antichità che al fangue3& alle ricche^ ze e allegata ejfer necejfaria3 Bar tholo la applica a cofltmi3 O uuolprouare 3 che in unhuomo pojfono ejfer e buoni co fiumi antichi 3 come di dieci3 ptfi di uenti anni. U che 3 offra che e nanafofìflaria3 non J'à al propofìto dicio che da que lpoeta 3ff)fiìofijo fi dice. Dar anche uoler difendere 3 che il figliuolo dipadre ® ri^lce * d°ue ^ante Par^a detta nobiltà g3 la ferit Theologica , egli con la cimle la confonde. SMa[opra il tut ftocde.Ari t0 c da notare , che allega la Scrittura, & cArifiotele 3 & falfìfica i t eHi per dire 3 & contradir e a modofio. Eug. E p off bile quesla co fa? CNfb. ella è nonp off bileflamen te 3 ma nera. Che adduce un te fio di lob al quarto decimo ca lob.14. pitolo3 & lo recita in quefìa forma. Se i mortifìano nobi-33 li 0 ignobili3 non f appartiene d figliuoli. €t quefla è una 33 allegatione fatta a rouefeio. Chela traduttione antica ftfi commune è, Che il padre morto non intenderà fe ifigliuoli 33 farattno nobili3o ignobili. Eug Forfè che la nuoua dirà al33 tramente. Nob. Della nuoua égli non potè batter cognitio ne 3 che ella alla fica età non era fatta. CMa & anche quel la maggior mente e contra di lui, che non nifi fa mentione di nobili 3ne diignobili, anzi dicefi, Che il padre morto non 33 intender a,fe ifigliuolifaranno ricchi,o poueri. Eug. Ghie 33 i.Cor.i f. (lo è tropo graue errore. Nob. eylppreffo recita un tefio di SPaolo al Quinto decimo Capitolo della prima Cpislola a'Co rinthìj, doueparla della refurrettione de’ morti. £t hauen do l’zApofiolo dato lo e fiempio del grano, che feminatofi cor rompe , & rinafee, perfimilitudine dice, che i corpi nofiri ' morti, & in terra fepelliti corrompendofì diffideranno poi immortali. &* leparole fono. S eminafi in corruttio- 33 ne,&furgerà in incorruttione : S eminafi in ignobilità33 furgerà in gloria. €t egli legge,Se egli naficeràignobilmen 33 LIBRO SECONDO. 109 33 te,furgera ingloria. St illrafeina il tcjlo a/ho propofìto. Et da quello che egli dice, al nvero 3 non ut ha altra differenza 3fe non quanto e dal nafeere all effer fipellito. Sug. E poca cofa. Noi. eAllega anche <~vno altro luogo della me 33 défimaPifìola al quarto C agitolo, Noi nobili3 rvoiueramen i.Cor.4. 33 te ignobili in fino ad bora. & il tefio e. Voi nobili 3 fffi noi 33 ignobili. Sug. Potrebbe queflo ejfere errorepiu dello fiam patore3 che dello auttore. Nob. Intorno a ciò non uoghofa re adì fender parole in difiutare. Hen ‘-voglio affermare che egli quel luogo non intefie. Spoglie parole di Paolofino dette per ironia 3 & quafi con is degno: & nonfgnificano quello 3 chef ‘-viene a tener da lui. "Poifi ha da legger e3 ZJoi nobili 3 & noi ignobili: e> qui far e il punto 3 & fermar lafintenza. fucila della --virtù è uniuerfale-3 che iluirtuofo è nobile nel coffetto di tutti quegli huomini3 che in tutte le parti hanno intelletto di huomini. €t la ciuile è particolare: che quale e gentili)uomo Vindiano3 quale Napoletano 3 quale Fiorenti no 3 (fp quale di altra città. Onde Cicerone nella oration fua per L. Flacco 3par landò di alcuniforeflicri} dice che in foma erano noti3 ft) nelle loro patrie nobili. Il qual te fio pur pur dichiara, quella differenzia quale ti diffi3che que Dot tori non intendono di Nobile 3 & di Noto. Or di quefii nobili di nobiltà ciuile3 quelli in i questi che fa douerà dire 3 che fijfero nobili, Dcc.i.ii.y o pie bei, fa ejfa comeplebei i mae Tirati prende uano? Etper difaendere anche d no sirifaecoli3 In Genoua città nobilijfa Cenema. ma3 al tempo che il Ducato di quella traFregofa (fa zAdor- Fregoli. nifa combattuta, ni Adorni3 neFregofatranobili Genoue Adorm% fa erano annouerati. aAnzipercioche ui era unofaatuto3per lo quale era ordinato che il Doge dell ordine popolare douefa fa cfaìr creato 3 non mai fa eleggeua a quella dignità ne Eie fico, ne Doria3 ne Grimaldo3 ne Spinola3 ne di altra cafaa no bile: ma follmente degji Adorni3 o de' Fregofì. Et quantunque fra loro ne fifa ero degli h uomini per uirtu ecce lieti ti[fami3 & quelle cafaper ricchezze, (faper fangue fafaero nobilifaìme3 fa antichijfame, & ilfaupremo maejlrato 3 an-7^ pur la Signoria di quello fiato ottenefaero3 haueano nondimeno in quella città nome di popolani. Vero è,chepotrebbe anche effere 3 che quelle famiglie in quella città nobili per origine, fafaero per ijlatuto fiate fatte popolane, il che dalle leggi epermejfo : nc perciò fa perdono i priuilegij di nobiltà. Et in queftauoflra città quante mite ha fatto Fiorenza. mutatione la forma delgouernoì che bora ha gommato il E ij popolo„ popolo, & hota i nobili. Et trouato fi e3 che la. plebe, gli artefici i mae Strati fiufitrpanano. Et uogliamo noi dive 3 che coloro foffero nobili per bauer quel reggimento? Eug. Fra noifi recita3 chepaffandoper qua uno aAmba-feiadore delire di Francia3 il quale andana a Tffma, & ef ffendoftfermatoper nonfo che poco male3che egli haueua in una natica 3fatto forfè canale andò 3fu medicato da un barbiere. 6t guarito, hauendo hauuto commiffone dal fuo Re di trattare alcuna co fa con quefla Repubhca 3 fì abbatte ad andare alla Signoria3 che quel fuo barbiere erafatto de’ Si gnori. & entrato nel luogo della udienzp,& raffigurato coluifeder prò tribunali3 uolte le fallefe ne njfcì dicendo 3 Non uolerfar relatione delle amb affliate dellff al medico delfuo culo. Ffoff. Adunque egli colui non riconoffeua per nobile 3 tutto che quiui ffdefffe come Signore. Et che diremo delgouerno di Siena ,ilquale intendo che era tale 3 che nella loro Hall a 3 & in tutti i piu honoreitoli offfcij anche il popolo partici pana? Eug. In Siena ui haueua quat tro ordini 3 Gentiluomini, Ffoue, Riformatori3 (fì Pop a lo: & tutti effer nobilifì intendeuano. Nob. SMi fai dir donde naffefff quefla diuerftà di ordini ì €ug Già in Siena teneuano il reggimento i Gentiluomini 3come nel piu delle altre città. & quelpopolo3 che per padre haffhn-pre hauuto il furore3 (fffper madre la instabilità 3 leuato a romore 3 della città gli caccio : (ffffece per alcuni anninan Maefrato di noue huominiffa loro eletti 3 come principali. LIBRO SE CO ND 0. fi 7 Queflì r efferoper nm tempo.poi con tanto empito furono cacciati, con quanto fanor e erano siati eletti. Fufatto uno altrogouerno di Dodici, pure felti delpopolo medefmo: Dodici»;. et dì loro ne fegui quello, che de loro predeceffori era f^ui to. St ■ultwument e fu fitta una nuoua ammimftrafmie dì quindici, a quali diedero nome di Riformatori : Ne que Riformaci dopo un tempo furono piu degli altrifortunati. Or ejfenton" do nella città rirnafa la feccia de gli h uomini, dopo molte ua riationi di cofe ,fi uenne in quefa concordia, che tutti gli ordini fi quali eff chiamauano Monti ffoffero nella città riceuuti : & che il SMonte delpopolofche co fi nominat a fu Popolo., ' la rirnafa plebefinfeme con gli altri goder doueffe della uti lità, & della auttorità del gouer no. St cofì ingentilito-f anche que fio quarto Monte , ffj lafciat e le arti ‘-vili, (onde nuoua plebe e poi ^venuta di fuori ) fotta nome dì amminiflratione di tempo in tempo fono andati mo-uendo le feditioni, le quali a quel terminegh hanno conduci, che eff me de (imi f hanno procurato. Ghtefa e fiata adunque la loro origine. CNfob. In quefa maniera cinque , & non quattro douerebbono effer fiati gli ordini. €ug. Ben di.Ma per fioche il Monte de G entilhm mini,ffp quello de Dodierni non errino grandi di numero al pari degli altri,de’ Gentilh uomini,& deDodicini, fecero wn folo Monte, fp) cof in quattro f riflrinfero. Che dirai bora di quefa cofpartita nobiltà ì Ofob. Io diro, che ella era alla Sane fe : che nutrendo in tal maniera la memoria Luc'm 1 l°T0 ^wifionh per• fintene già data da infallibile giti dicio3 ella haueua da rumare. Eu%. Ma pur3quanto allo ejfer nobili 3 che ne fenti ? Nob. Se parleremo della '•vera nobiltà 3 diro che in ci afe uno di quegli ordini rvi potè nano ejfer de glihuomini nobili : ma fe ragionar ^vorremo della civàie3 principalmente '-verranno ad ejfer nobili coloro3 che nati erano gentiluomini : dapoi quelli che nel popolo furono eletti come principali : & tanto piu quanto ciaf unifuro no prima eletti ,■ che e anche da crederebbefoff ero i piu degni . Eug. T> e IPordine popolarefono rvfliti tali3 che hog- Duci d'A gipojfeggono ‘Prcncipati. SNjn faranno adunque tjf nobi li al paro degli altri 3per non ejfer dfiefi difamìglie nobili? Nob. Sconti ricorda di quello3che detto ti ho3 che non ci hafie 3 che non {ìa <~vfcito di nvile origine : che tutte le famiglie hanno hauutoprincipio da alcuno huomo eccellente. Cofì è auuenuto loro. Iloro maggiori da fupre-ma podestà furono ine flati in frniglie nobili: & legittimamente inuefiiti di que d* remigati da chi haueua autorità di dare ftj titoli di nobiltà 3 (jfi di ogni honorato grado ; ór di donare flati .perche della loro conditione non fi ha da dubitare 3 ejfendo il lignaggio loro diuenuto non che nobile 3 ma illuJhijflmoSujfl u intendi a punto come fi a ilflit Papato to. che T^apa Pio fecondo illufìro 3 & dallfl Perrandofe ce efaitar quella:famiglia. Et di lui ti ho da dire3 che3(per quanto fifruaanchor memoria ) ejfendo egli nato dell’ordine de nobdiy creato àPapa3 trouandofl i nobili fuori di Sie na3 LIBRO SECONDO, *19 na 3 con quella fepublicaprocuro che nella citta foffero reflit uiti . Fuaqueflo fine ragunato il con figlio 3 & mandato ilpartito : cinque foli ruotifi trottarono in fluor. del Ta pa. eA cui ejfendone lanouclla recata 3 £>-penfandof che egli mofirar ne douefegraue sdegno 3 effo con lieto evolto diffe 3 che ringratiauaDio della felicità dellafuapatria9che in tutta Grecia non uifuronofe ìionfettefauij in Sie cinque fa nafola fe ne trouauano cinque. Nob. Et noi quel numero aì!m Sl$" accrefctremo, & aggiungeremo lui perfeflo3 (èf principa le. Ma come feguironopoi. que’ tumulti 3 donde cacciati ne furono i fotte. Bug. TDopo non tempo per opera di Carlo Quinto le cofefurono accommodate: & tutti gli ordini nel la città furono riceuuti : gfl posta nji fu nana guardia di fanti Spagnuoli 3 laquale dm cafo che l’ama parte all’altra tvolejfefhr fòperchiariagvi doueffe rimediare. CMa non lungamente fletterò le cofe quei e 3 che il Monte Copulare Tumulto effe rido postero, e> fènzp indubbia 3 per mantener fi in ri dl SieBa' putatione. in grandezza 3 fi diffofe ad ufurpare i beni dell’ordine de’ Noue3 che erano ricchi: (gf contra la Capitola tionefatta con /’Imp eradore 3 & con gli altri tre or dini ? im petuofamente cor fe alle armi: ftfl con mortalità dihuomìni caccio prima della città i Noue poi anche la guardia del- ìlmperadore. Nob.Troppo gran fallo3troppo grande ardire fu queblo:€t che fece il Capitan di quella guardia? Cug. S tet te prima a rvedere : & apprejfopacificamente fe ne andò. Nob.Eecedaualentegtf da fatuo. Eug. Non sogliopaffar con 126 DEL GENTILHVOMO' confilentio il detto di un nofirogran cittadino intorno a. que ili affari .fatto che hebbero i populari di Siena quel tumul AleiTan- to , mandarono incontanente uno nAleffandro Sanfedonio domo.nk' per t°ro ambafeiadore alDucanoSlro : il quale qui arriua Ottauia- t0 rvn<* mattina affai per tempo, primieramente ricorfe ad dicf.e'Me" Ottaukano de’ éMedici 3 huomo (mentre 'viffe ) di molta auttorita, (fpprincipale nelgouerno di quejìo Stato : & trouollo in un firngiardino,( egli era infui principio di Fri mauera ) che andaua di fuamano raffettando alcune ffallie re di Limoni3 & di Tomi aranci, & con un fuo coltellino mozzando i ramofcelli fouerchi. e/i luì effofi quello ambafeiadore 3 come era flato mandatoperfare intendere al'Du ca do che in Siena era feguito : & raccontagli il che, & il come. 6)uelbuon '-vecchio ,fien%apunto mouerf dalla fua opera, loafiolto: SPofiiacome colui hebbe finito di dire3 e cheperciò ogniunopiu ha dagloriarfì di bene » hauer ferrino, che di bene hauer fignoreggiato. (fif di ha » uerprimieramente fruito alle leggi, alle quali chi ferue3 3» ferue a Dio : dapoi d' uecchi 3 che honefìamente fino ri >3 unti. Ma & molto auanti ‘Platone hauea detto Solone3 » che gli huomini allhora reggeJfero3 quando haueuano imparato ad cffer retti. Siche uoglio dire 3 che perferuitu non fiperde la nobiltà naturale. Si uieneanchora a perdere la tirile nobiltà dalle iJonne P fie nate nobili fino maritate a plebei. che fi far armo per ‘-virtù nobili 3 nè bafifezza difor tuna, LIBRO SECONDO. m7 tuna 3 ne f rui fu torrà loro la chiarezza della loro nobiltà: anfl nelle maggiori auuerfìtà 3 nobili giu fi mostreranno. ■ Philamoglie dirDemetrioR.e3hauutanoueUa3cheilman- Mila. to era flato uinto3 & del regno cacciato 3 di uederlo in tan ta mìferia non potendo comportare 3 berne il rveleno. €t la La moglie moglie di Handoero Perfìano,•-vinto in battaglia3 & mor ^P3ndoc to il marito 3 fatta cattiua 3 molendola njn Capitano de ni-miciper moglie,fola inf creto luogo ritiratafl 3fritto che hebbe, Non mai diranno gli h uomini 3 che la moglie di Tan doero fa lungamente dopo lui rvimta3 trapajfatofì con una fladailpetto 3 quel matrimonio 3(flp la feruitu fuggendo, abbandono la '-vita. Or non fipar bene che nell'ultima loro miferia quefie nobilijflme fl dimoflrafferò ? Taccio la mo Hipfara-glie di luridate, O* molte altre dalle hi fiorie celebrate3 tca ' le quali hanno per chiara proua dimoflrato 3 che quella for tuna 3 la qual detta ho 3 che gran podere ha contra la nobil -tà ciuile 3 da quella della '-virtù eviene ad effer Aggiogata. Non ‘-vogliogià tacere una nuoua Hipfìcratea de no frifé-coli. Ejfendo il gran Giberto da Cor eggio flato cacciato da la moglie Parma per le partì3fece Orlando de’ liojfl ogni opera3accio to „GlJtr" chefuafor ella3 la quale era moglie di Giberto gii marito abbandonale : ella non pur dalle preghiere di lui non fl la fcio piegare, anfldfalza & ifapigliata c datamente tifi ta della città 3ftfl al marito rifuggitafl, quello abbraccia?} do3 a douere ejfere diforte animo lo conforto: & che alfa fello di lei non portafle alcun rifletto 3 che ellaper rveruno acci- 128 DEL GENTILE VOMO accidente difortuna da lui non era mai perfepararfi. Non » Arinocele è (come dice Arinotele nella Economica )poca cofa, bene» Patienza ufr le cofeprò fi ere : ma fpportar moderatamente le ad- » u etiid!U uerfefie molto piu da Bimare: che nelle gran calamità 3 & » ingiurie nonfiir vilmente cofa <~ueruna , è opera di eccelfò L» palma, animo .Etfi comefi dice della palma, che ella quanto e piu granata dapefi, tanto fi fkpiu ‘ualente: cofila ‘-virtù contraghi impeti della fortuna piu glorio fafi dmojlra. Nè Ala Alcefte. ceBe( come dice anchora cA rifi ot e le) tanta gloria fi haue- rebbe acquifiata s ne Penelope tante & tali laudi hauereb- » he meritate ,fe con felici mariti uiuute foffero. & alle comma dita delle città 3 quanto ella è. con guadagni il liciti, & con poco honorate (per non dir <~vergognofi)ope-rationi{ottenuti fono nella ciuilità ppj nella participation de maettrati,nelle quali rimangono per lafitcceffion che ha uuta hanno da uirtuofi maggiori,^ non perche effi in quel la fi confer uino imitando le loro uirtu. Eug. ZJorrai tu imitatìo-adunque che ogniunofisfiorii di imitare i fuoi maggioriì giuri! ^ Ogob. IJ4 DEL GENTILHVOMO 3\ob. Non di imitdrgli/blamente, ma di auanzargti ancho ra. Eug. €t che dirai di coloro, che tendono quefla ciuil nò, Ulta, battendo hauuto origine da ribaldi da tradito-< Difcefi da ri? 3(ob. Che non/blamente i loro antichi feguitar non debbono, anzi da loro co/lumi allontanar/ quanto piu e. loa. ropojfibile, dalla coloro infamia liberando fi col nvirtuofa-mente uiuere, fg) col njalorofiamente operare. Che fi come il nato di/angue nobilitato per <~virtu di maggiori , per fimi mancamenti fpriua della gloria dellafua origine, co fi quegli altri con la candidezza della uita da dojfio fi leueran piatone, no la macchia lafiiata loro daprogenàtori.Vuol ^Piatone ne' di vìtiofi. libri delle leggi, che i figliuoli de' condannati per ficeleri-ta,fie da paterni rvitij guardati fifaranno, poi che nati dà» malnaficimento hanno gagliardamente /equitata la nvirtù, » fiano lodati & honorati. Et celebrata è la fient enzg di Si- » Sirach. rach,che i figliuoli, i quali honeHamente njiuono, copro- » no la ignobilita de'loro padri. Et regiftrata è nelrDecreto » nunquam pltie^ bella_fie utenza. 3(on dee in fiamma alcuno e/fer ne» lodato della rvirtu, ni biafimato de ruitìj del padre. Niu-» no e quindi ‘-veramente o/curo, ne chiaro : anzi (per dire » anchora nana cofiapiu confìderatamente)non fio come colui » per ‘-virtù piu nf/lende, che nato è da padre alieno da nvir » menda»0 c^e ^ale ha hauuto padre per rvirtù mirabile. Si che » tu puoi concludere, chela rvirtù può nobilitar non fidamen te chi enato di humile, ma di dishonorlta anchora, ftfi di vergogno fa generatione : & che ella e quella medefima- mentey LIBRO SECONDO. 13$ meriterò e i nobilmente nati mantiene nella nobiltà de loro antichi. p ercioche,f non rui Jìapporta di die in die,(come dice il Poeta ) ella ua mancando , come il mantello, a età M dano le forfici continuamente dintorno. Eug. Ho cedutofritto da alcuno fcrittor moderno,che,quale è nato nodi Erronea le, ■non può diuentare ignobile : fi come anche il nato igno- aobiì bile non può diuentar nobile. Nob. Iof chi tu nvuoi dire. tj-Egli fonda la fua ragione fopra la fignificatione delgreco Eugenia, &fopra la dottrina di aAriftotele : & in dì-tterfe maniere fi inganna. Trima, che egli rumi regolar la nobiltà fi'a noi anzi con la proprietà del nomegreco, che di quello di Italia : il che è come uolere, che il fimo dia la legge del renuere al libero . Et chiara co fa e,eh efecondo la fi-gnifcatione del nome noftro,chi è nato di maggiori rvìrtm fi, & confidentemente nobili, può per rvitij perder Uno biltà:(fp linaio difchìatta non nobile può effer fitto chiaro per rvirt 'u, {fi confi quentemente nobilitato. Et i nati di nobilfangue della lor nobiltà ( come se mo firato ) pojfono effer digradati : & irvilmente nati a quella pojfono effers inalbati. Olir a che buona generatione a me non par che Ji pojfa chiamar quella de fruttiguafìi, che nafiono di buone piante, hauendof ad hauere riguardo non tanto al generante , quanto al generato . Et è da ridere, che dotte gli frìttovi danno titolo di nobiltà alla nuirtu, da colui fi dice, che parlano impropriamente, colendo che nobile fgtnfìchi ben nato : (fp improprijjfiinamente parla effo; che nobiltà Nobiltà, t.'.'; propria- Erronea opinione. propriamente , & latinamente fìgnifica quello, che da noi già tante svolte è flato detto : il che dimoflra eccellenza tan to maggior della (eugenia de’ greci, quanto piu degno di ho fiore e un uirtuofo, che tanta è la uirtù di quel fiera mento,che,fe Donna bafiardaè maritata à legittimo3diuen ta legittima : (fif il figliuolo nato auanti il matrimonioper le figuenti nozgefi fi legittimonobile,fi è generato da S i) padre r49 DEL gentilhvomo padre nobile. Etfa il matrimonio quello che non fa /<< le fai tbnation di un Tdrencipe : che quella non darà la ciuil nobiltà ad mm legittimato dello fiato altrui, (nelfatto farà co me uorra) che la leggittima leua la macchia, ma non nobilita. Et che diro, che da dottori fa tiene tutto il contrario di quello che da quel Thilofaphante fa tiene. Et ciò è,che non le madri nobilitino i figliuoli, ampi che effe per la nobilita de*figliuoli fino nobilitate. Chefarànobil la madre di chi col grado del Dottorato, o del Cauallerato fa hauera acqui-fiato nobiltà. Et nelle co fa ciuili a me pare che h abbiamo da fi are alla determinatione de Dottori,^! degli Imperadori ,ch e le leggi ciuili ci hanno interpretate,date, & inflabitite. Eug. Jpuefla efentenzp njerijfima. Or dal tuo parlar di figliuoli legittimati mi naface unamoua dubitatione: S e i lóro figliuoli legittimi torneranno ad ejfier nobili, o no. Efob. Ntunpuo dar quello che egli non ha. Et perciò non effendo ilpadre nobile, nonpoffiono effer nobili i figliuoli, fa dalla loro città, o dal loro Trenàpe Lnobiltànon è loro donata. Ti parlo della ciuil nobiltà: Che della <~u era del laruirtìi anche i bafiardipofiono ejfier nobiliffimi. Eug. Et chifarà piu nobile, colui, che farà di nobile , & antichefan gue, o il nobilitato da Trencipe? dpob. Se il Trencipe do nerà altrui la nobiltà per deaera teftimonianzp di ~oirtù, co luifàrano bilijfamo. Se meramentefarà per un cotale appetito , il nato di Jangue nobile farà piu da honorare. Eug. Lafaciando horaqiteslequifiioni, mifaouuienehora,che di quella, nobiltà, la quale tu con gran ragione e_falti.,della uir tu, ue ne ha un bell filmo te fio nel Decamerone del boccaccio. Nob. becitalo ti prego ,fe pur lo bai a memoria. 3, Bug- ho penfo di douerlomi ricordare. Kijguarda i princi 3Jpij delle cofe. Tu aaederai noi di una mafia dì carne tutti il Boccac- » la carne battere, & da un me de fimo creatore tutte le ani- C10' 33 me con egualiforze, con eguali potente, con eguali ‘-virtù ,, create. La uir tu primieramente noi, che tutti nafcemmo, 33 tg) nafciamo eguali, ne dìfiinfe : (fiff quelli, che di lei mag->3giorparte haueano, & adoperauano, nobili furono detti: 33 & il rimanente rimafe non nobile. Et benché contraria 33 njfnza h abbia queéa legge nafcofia, e Ila non e anchortol 33 ta rvia, ne tniafla dalla natura, ne da buoni coflumi.Etper ,3 do colui, che uir tuo fame nt e adopera, apertamente fi mo-33 Jlragentile : & chi altramente il chiama, non colui, che e 33 chiamato,ma colui che chiamà,commette difetto. Nob. Bel la fentenza e la fua : & in quella e efirejfagran parte di quelle cofe, che tra noi ffonofin qua ragionate. Et in que fla finalmente tronerai, che tutti i piu dotti huomini fi accordano. Et da cui uogliamo noi cercar di intendere il nje ro3 dagli idioti, daluulgo? 0 da coloro che di lettere,ir della inquifìtione dtllanjeritàfino fiudiofi? Tiene fono le . carte di notabili detti di Poeti,di Oratori,di Philofophi di Theologi,che la nobiltà della uirtu efaltano,dannando co loro, che ne Ila gloria dedoro antichi, ffi non in alcuna propria lodefi tengono degni di honore.Verfifino di Euripide, a/i me Et chiamar quel me de fino gentiluomo. Sentenza di Horatio e3che3 Come uengonoameno i buon cofìumi3 Le colpe dishonorano i ben nati. Et nella Tragedia di Seneca intitolata Hercole furiofo e fritto3 Colui3che loda ilfuo lignaggio antico3 Loda co fa c£ altrui. €tluuenale3 poi che molte cofha dette in quella materia3 foggvunge, ‘Tontico Eojfì cofì da le lodi dì altrui3 Che da te co fa di futura lode •Sitai non s’opraffé, égli è mifera cof lltrouarfì appoggiato a laltrui fama. SDiceua Demoflhene 3 che l ottimofor mento nonfi dee giu- » dicare dalla bellezza del campo: ma da quello3che egli fa ot « timo pane. Ufe l’huomo debbiamo noi ttimare per effere 33 egli nato di ttirpe nobile 3 maper effere di ottimi cottumi 3* adornato. 3 io non uorrei che giudicato LIBRO SECONDO. I4J 33 adornato.Et dice FBoetio. L’altrui chiarezza non fa rifilen 33 der te,fe non hai della tua. Detto diTheopompofu, chef 33 habbiano da reputargenerof non coloro che da buoni, & 33 da njirtuoffono generati, ma quelli che la bontà efercita-33 no,ff) la uirtu.Ft ifriue Spittetto, Se il cauallo infuperben 33 do fi die effe,Iofon bello, egli farebbe da tollerare rena quan-33 do tu inalzandoti dici,Ho non bel cauallo, ricordati che per 33 la bellezza del cauallo ti infuperbifei. Il che svuole anche fi unificare, che,chiunque dice , I maggiori miei furono naa-lorof, magnifici, & glorio fi, fi gloria del <-valore, della ma gnificentia, & de Ila gloria altrui. Mandiamo anche quel lo, che di ciò ne dica il gran Diatone. Egli nel fuo Epita-fio, introducendo coloro, che erano morti in guerra, apar-33 Urea loro fuccejfori,glifa dir cofi. Figliuoli le cofeprefen Epitaphio ù ui dimofirano njoi ejfer nati di nobilitimi padri : che ha- ne. 33 uendo noi potuto naergognofornente naiuere, habbiamo an 33 soluto honefìamente morire, che njoi, & l’altrapofle 33 rità ad alcuna infamia fottornettere, fg) ejfer e dishonore 33 a’ padri nofri,(fip a’ noBri maggiori, giudicando che a qua 33 le dishonora i fuoi, uiuere non fi conuenga ,• per cioche ne 33 in natta, ne dopo morte egli non ha naeruno amico ne degli 33 huomini, ne de’ Dei. aA -voi conuiene adunque, hauen-33 do memoria delle noBreparole, fe fate operatione alcuna, 33 che lafidate con nairtu ,fapendo che fenza <~virtufono tut 33 te le operationi, tutte lepoffejfioni mergognofe,(ffi cat 33 due. Chele ricchezze chiarezza alcuna non apportano, a chi chi con rviltà di animo le p offe de ; Che egli non afe ad» altrui le apparecchia. Nè la bellezza 3 nè la forza del c or- » po 3 quando fono né' timidi3 ftf cattiui,porgono ornamen- » tos anzi lorofì difconuengono 3 & piu fanno conofcere3 & » piu fanno apparire la loro codardia. Oltra di quello ogni » fetenza fenzagiufiitia3 ffj fenza altra uirtu 3 nonpar che » fafapienza 3 ma aSlutia. 'Ter le quali cagioni (g$r fuiprin » àpio3 & nelfine3 & in tutte le cofe uofìre sforzateci con » ogni Studio fèj diligenza di auanzar per gloria di uirtu noi3 » i nollri maggiori.zAltramente fappiate che fe noi di uir » tu Cinti ui hauremo3quefìa Cittoria ci haurà da portar dif » honore : & felicità ciarreccherà3fe da mi faremofuperon» ti: et uoifupererete3fe in tal gufa ordinerete la uofira3che » in mal ufo la gloria deuoft ri maggiori non riuoltiatesnè co » fi lafendiate 3 o dif enfiate fapendo che alfhuomo3 il qual » fi reputa effer qualche cofa3 nonpuò auuenir co fa piu uergo 33 gnofa3che proporf di effere honorato nonper la propria uir 33 tu 3 maper la gloria de fuoi anteceffori. Fin qua Fiatone. 33 Et nota bene quefe ultime parole: Non può auuenir cofa piu uergognofa3che propor fi di effer honorato non per la prò pria uirtu 3 ma per la gloria de fuoi anteceffori. Eug. Gra uff ma fp) copiofffma fentenza è Stata queSta : & dalla quale non una fola3ma molte nobiliffme fentenze fe ne trag gono : gr oltra queSta principale 3 che da te è (lata replicata 3 tra le altre ho notato quello che tu già moflrato mi hai3 che i beni del corpo non nobilitano eff l’huomo3 anzi lo dishonoranOi dishonorano3fe uirtuofiàmente adoperati nonpino: {rj cefi : le ricchezze 3 &* le altre cofe che fono in noi 3(èfi fuor di noi. -CMa dapoi che (fi "Poeti 3 & Oratori 3 e> Filoftfial legati mi hai3 nonmoi dir qualche dottrina de gli feriti ori fieri 3ficondo che fu anche la tuapropofia? Nob. aA que fio bora me ne ucniua. Jllapur non mi par di lafciare a die tro una tefiimonianza anchora del dottiffimo "Vintone, il 33 quale dice, Che la nobiltà è delle menti purgate propria he 33 redita3 Qd che filigli huomini temperati3 & gufili nobili 33 chiamar fi debbono 3 quantunque dalle noHre finti3 & da 33 no siri firui filano generati: mai catt'rn generati da buoni 33 non entrano nella pojfejfione della nobiltà. Che di tu di que fi a? Eug. Ugon era per niun modo da lafciare a dietro. Cffi. florapaffiamo a’ finti nofiri "Dottori. Scriue 33 il gran Bafilio3 Che da gloriarci non habbiamo ne’ no Etri 33 maggiori : per cicche la legge della rverità da ciafcuno ri-33 chiede le proprie lodi : & che nel cauallo fi confiderà la ue-33 locità del fitto cor fio 3 & non di quello delpadre : fi cofi dee 33 ogniuno ejfier lodato dallefitte nobili operationi. Et Chrt-33 fiofiomo : Che giouaacolui 3 cui bruttano ì fiuoi co dumi la 33 chiara generatione ? Et che nuoce la migeneratione a chi 33 di co fiumi e ornato ? Colui uoto da tutti i benifi dimofirat 33 il qualefi gloria ne’fiuoi maggiori. *Ma fi non dice Tao-Io eApofloloyCbe non tutti quelli che fono da Ifiaele 3 fino Ifiaditi?Il che ci fignifica3 che3quale alpadre nonfiajfiomi glia nelle nairtu, non èfua generatione. Et per non iffien T der Philone. Nobili oa ti di uilif fimi. Io. 8. Imitatione de’mag gioti. Virtù. derpiu tempo in allegationi 3 a quefie per conclujtone aggiungeremo la auttorità dellanj evita infallibile. S epe te fi-» gliuoli dà zAbrahamo sfitte le opere di zAbrahamo. Oselle » quali parole ci uienefìgnificato3 chetale nelle opere non fi affo miglia d fiuoi uirtuofi maggiori3 non è degno della loro fùcceffione. Sug. Se per confiruarmi nella nobiltà de miei maggiori douerofar le opere loro,farà adunque necef firio3 che fé i mìei antichi flatifaranno huomini di guerra3 che anche io di fòldato fàccia profeffione ? Et coffe per lettere fi far anno nobilitati3 che anche io diuenti AAottore? Vfob. Non intendo io3che dafàrfi habbia talconclufìone: che non uoglio 3 nè la verità svuole 3 che quefia fient enza cofiprettamente fi habbia da intendere. Òfè tutti coloro, a quali dettefurono quelle parole 3poteuanofar tutte leope re3clje fatte haueua Abrahamo3 nè conueniua che lefacejfe ro. La fintenza è3 che3quale nato e di maggiori uirtuofi, òpere uirtuofi habbia da operare. zAd ogniuno non e dato dalla natura di effere atto allo efercitio delle arme:nè ogniu no e inclinato aglifludij delle lettere. Et quantunque gli huomini a quello 3 ftfi a quefìi fìano diffofii 3 non a tutti è conceduta occafione dipoter dimostrare il lor rvalore. Ma può bene otgniuno effere huomo da bene 3 ornato di gentili-co fiumi 3 continente 3 mode fio, non inuidiofo 3 non maldicente 3 offer uante difède3 amico del diritto3ffi del douere, diligen te eficutore di quelle cofe3che a lui fi appartengono, leale nel feruare i dépofìti cofi de’ danari, come de’ ficrett3 che che commejflgli fino ; amante di uerità3 ne da quella mai dipartirfì, ne per <-vilta d'animo confinare a co fa brutta-y ne per temeritàfar co fa difconueneuole$ ejfer religiofi3 & liberale quanto le fue facuità comportano ■; & infimma ni mico di ogni uitio 3 (flf amico delle <~virtu. Et fecondo che alla fua conditione fi richiede dee cercare ciafcuno di farf3 per qualunque accidente che gli auuenga 3 non indegno de' fuoi maggiori 3 fecondo che anche fi uanta Turno apprejfo Zlirgilio3di douere all'inferno difendere Vfin indegno giamai de'fuoigrandidui. Eug. Dimmi alquanto piu chiaro quello che detto hai della conditione delle perfine. Upob. Non ad ogniflato di huo-tnini ogni co fa egualmente fi richiede : che fecondo Ariflo-tele nel terzo della Tolitica altrafietie dipruden%a3 ff) di giuBitia è quella di chi gouerna3 (fif altra di chi egouernato . E commendato per bello unfitto di un Re dlnghilter ra3 il quale hauendo di molti Regni figgetti 3 & hauendo tutti i loro fle multati ad un condito 3 ejfendo egli di piccio laflatura 3 ilfle degli Scoti dijfe con gli altri 3 che brutta cofi era 3 che effl3 i quali erano dibellaper fona 3 (flp ^valenti 3 obedijfero ad un huomo cofipicciolo: Et egli3cio alle orec chieperuenutogli 3fienza altro dire meno un dì quel fie a caccia 3 e> fludiofamente tiratolofilo infilitario luogo feto hauendo portato duefiade di e guai mflura 3 una ne diede a colui 3 dicendogli che fitcejfe dimoflratione del fuo ua-lore} & pmouadi quale all'altro meritajfe di flgnoreg- AI!a con-dition del le perfone lì dee ha-uer rif-guardo. Re d'Inghilterra. *48 del gentilhvomo giare. Dal quale atto co fi magnanimo sbigottito colui, di quello che detto haueaglie ne chiefeperdono. Eug. Bello efimpio è quefto nveramente. Nob. Inprimo affretto e bello '• ln effetto e barbaro. Eug. Perche cofiì Nob. Pet cicche (come ho detto ) non ad ogni forte di huomini ogni co fa egualmente f richiederne l'uno doueua giudicar l'altro dalla mifra del corpo : nè l’altro per mofìrarfì ualente con le arme in mano} doueuapenfir di douerfì mofìrar degno di ejfer fé. Etfe per Capitani generali di eferciti, chefono fttiper nafirla forza, nonfì eleggonoipiu gagliardi, ne ipiu robufli 3 ma ipiu fauij 3 & i piu intendenti frneno fi debbono eleggere a gouerni de fegni fi quali con la citili giuflitiafi hanno agouernare. Tre eccellentiffmi Capitani ha hauuta la no Pira età 3 i qualifiroppiati dalle gotte regge nano gli eferciti 3 & guerreggiavano 3 Prancefco Fnncefco Maria Duca di Vrbino, Antonio da Leyua3 et Alfonfo belar Antonio- chefe del Fatto: Et certo è3 che con maggiore auuedimen-Aifonfo3' to lo facevano all hora 3 che quando fini ffi aiutanti della d'Auaios. perfondfirebbono fiati atti a combattere in [[leccato.Altro e l’officio del Re3altro del Capit ano3& altro delfidato. L’at to di quelRe3che recitato ti ho3per opera Cauallerefcapotreb he effer lodatala non per Reale £t odi che ti voglio recitar quello cheferine il gran Platone in una lettera a Dione.V ef33 fir gagliardo, veloce,&fortepuò convenir fi ad ogni per fi :? na:ma l'avanzar gli altri di uerità3di giufiitia, ftj di magni 33 ficenzg,£tf di una cotale honettà30* dignità,a coloro/òpra33 LIBRO SECONDO. 14P 33 £li altri fi appartiene,che di quefle hanno il carico ^et di que 33fio propriamente ne hanno a cercare honore. In quefle p&-role dimofira Platone,i Prencipi doucre ejfere,fipra tutte le altre conditioni de gli h uomini,di ruirtuftudiofì: che nel la rvirtù confifie anche la nera nobiltà de Signori. Eug.Vor rdi adunque dir, che <~un flefin%a uirtu non fia <-veramen te nobile ì Nob. Non dei punto dubitar ch’io non fia per Re fenza dirlo : che Gio. Damafceno dice,Che la diffinitione del ire è nobile." e, reggergli appetiti. £tfi utenza del monaco T halajfio e, che rveramente è atto,& njtile a regnare colui, che già al-tànima fina, tifi alfuo corpo ha pofio legge. ^Perchefintamente determina "Platone, C he piufia Re chi priuato e degno della amminiflratione del Regno, che colui che regna non atto a quelgouerno. Et agouerno de’ 7legni non è at to chi non è njirtmfi. €t fe ueramentc è 'Re ilnjirtuofo, (come anche dicono gli Stoici ) vfif non e fé chi regna fetida rvirtu, <~viene anche a conchiuderfi, che chi regnafinza rvirtu non e nobile. <±4 quello fi aggiunga quello che allegato habbiarno di Airifioteie, Che gli huomini dirvirtù eccel lenti 3 fono effi degni di effer fitta fe. Il che njuol dire, che i non nyirtuofi non nefono degni. Et dice il beato tìi-lario3 Che molto piu honorato e colui, il quale merita il regno , (fi non lo ha, che non e colui che lo ha , (fi non lo inerita. TMa (gf) odi anche ciò che ne fi riffe zia il famo fio Tisi ranno Falaris. Un huomo nato di baffo lignaggio sfidarne Faiaris. ss può ejjer buono, cofipuò ejferfia i fe, & fia tutti gli huo- tnini 150 DEL GENTILHVOMO mini nobili/fimo: & co fi il nato di buona/chiattapuò diue- >j nir cattiuo, & ’piu ukle di tutù i nnti/pm. Vedi che egli 33 chiamagli huomini nobili, (fp njih,fecondo le njirtu, fp) fi condo i rvitij. 6t figgiunge. Gloriati adunque delle lodi » dell anima, non della nobiltà de' maggiori, che nella.oficura» pojìerità è già e flint a. Nota anche queflo altro detto s che» egli chiama Poflerità ofiura quelli,che,nati di nobili maggio ri , non fino chiari di rvirtù : & dice,che in loro eflinta è la nobiltà. cA quellafentenzj. fe ne accompagni anche runa Cito. altra di unfamofìffmo Re, il quale è il gran Ciro. Soleua » egli dire, non effer conueneuole, che f offe Signore chi non 33 era miglior di coloro, a cui egli fìgnoreggiaua. Non faran-. « no adunque i Re non uirtuofi neramente nobili: ma potranno effer detti nobili per/àngue,per ricchezze,0 perpotenza, 0 fimigliant emente :ma a/fblutamente nobili chiamar non fi potranno: che la nobiltà,la quale a loro fi richiede,} quella, che nel Decreto fi legge alla diftintione quarantefima: Noi 33 che fiamo agli altri fuperiori,nonper nobiltà di luogo,ne dà 33 generatione, ma per nobiltà di cofiumi debbiamo effer cono 33 Jfciuti.il che e pur tuttauia quello, che io dico,& ridico,Jp03> bili effer que Ili,eh e degnifino di effer conoficiuti per ruirtù. Et nota quello che in ‘-uno altro luogo è pur. regiHrato nel *T)ecreto:ZJihffimo è da effer reputato chi e fuperìore di ho 33 nore,fi non e fuperiore dà ficienza,& di fàntità.Si che non 33 filarnente non nobili, ma <~uili etiandio,& <-viliJ]ìmi nominar fipoffino igran Signori, quando virtù non habbiano. LIBRO SECONDO. i?r £ft/U non uogliamo noi anche dire alcuna co fa piu particolar mente della nobiltà de Signori? Eug. aAn^inon può ef*'X>tA\xn*-fer intero, fenica queflapartedi tuo ragionamento. Noh.Or gnorj. dunque anche per queflo ampio campo e bene che alquanto ci andiamo diportando. Si come tra cittadini quelli fona i piu nobili3 i quali alla antichità delfangue loro tengono aggiunte maggior ricchezze, fi maggiori honori : cofì dir fi douerà anchorapiu nobili effer quegli altri 31 quali hanno fiqtioria & giuri ditione difudditi: che tanto maggiorfarà la nobiltà di ciaf uno 3 quanto egli oltra lo hauere flato,farà difangue piu antico3 & di titolo piu honorato. rDi che nefiguirà, che al gentiluomofarà da anteporre il Conte, al Conte il Mar chef; al Alar chef il Duca ,• al Ducali fej al fie lo Imperadore. Vero e3che non ci mancano dottori Francefili quali a ciò non uogliono confinare. Bug. Che? CNfon uogliono3 che lo Imperadore preceda al loro Re? Nob. Cfongtà. Eug. 0 quella è nanafiocca adulatione.6t che Francia. nefanno dire? CNfob. Che il fé loro non riconofe lo Impe-radore. Bug. Gfuefia non mi par ragionfi fidente: che pur fi danno gradi anche fa Signori^ che non ricono fono l'un l'altro. Nob. Tu di bene, ffi in quello i Francefimedefi-niifì inciampano: chefriuono poiché il loro Re precede gli altri Re : (fi pur gli altri Re non ricono fono lui. Si che per quella ragione a lui ceder non dourebbono. Fug. Et non fanno dire altro ? Nob. Recitano di hauere udito da non fio cui3 che era flato naeduto entrare il Re infieme con Prcncipe. 10 Imperadore in <~unaporta : che lo ìmperadore non lo precedeua. Eug. Quella porta efer do netta cofi grande, che amendue ui dono nanopotere agiatamente infieme entra re a paro. S e '-veramentefife fiata tale, che piu di '-uno non uififepotuto capere, '-vorrei che mi diceJfero,chififfi< entrato prima. éMa& ducono e [fi,chi and afe alla mano de slra ,0 al lato d.el muro? Nob. Non ne parlano. 6ug. Se 11 Re uifife andato e gli fonoficuro cheJcritto lo hauereb-bona: ma Jcritto non bruendolo, è da tenere che tal luogo te neJJì l Imperadore. Nob. QueHa quisìione non ha bifogno di di fiuta j che ella fi haper determinata intutte le Corti: che ninna cene ha, douegli nAmbafiiadori dello Imperado re a quelli di Francia non precedano, il che fi cheef non . compor t erebbono,quando la co fa nonfofe determinata,ptfi chiara. St a quefio fi ha da guardare , & non alle ficioc-che adulationi ( come bene hai detto ) di alcuno finitore. 6ug. C ofì è perfermo. dMa per che,nominando que gradi di S ignorie,non hai fatto mentione del nome del IPrencipeì Nob. Percioche quefio primieramente e un titolo,fiotto il quale tutti i S ignori fi comprendono. Et poi in alcuni luoghi i TPrencipi finopreponi a’ Duchi, come ordinariamen-te fi fi nel regno di Napoli: & altroue Prencipifi chiama* no ifigliuoliprimogeniti de’ Duchi, mentre uiuono anchora i padri loro. €t il me de fimofifa in Hifiagna nelprimogenito del Re. Eug. rPerche dicefii,che ordinariamente nel Regno di Napoli, i Prencipi precedono i ‘Duchi? Vi ha fot fi altra fi altra, cerimoniaflraordinaru? Ufob. Non altra,(e non che regnando i 7{cproprij in quello flato, ilfigliuolo che al la corona haueua da fuccedere. , Duca di Calabria fi intitolami ffi era titolo maggior che di Prcncipe. Ufm lafciero di dire, che in ZJinegia quegli indifferentemente fi ufano: che il loro Doge, il quale infe utenza non e altro che Duca , Tàrencipe medefmamente lo appellano. Ma quefìo im porta poco a quello che ho da dire : che altri titoli di Signorie àfono anchoras come Capitanti Valuaff'ori, Baroni fidi fonti, Lantgrauij, eArciduchi , (fi altri. Et in quelli che prima ti ho recitati3fe ben quello che ti ho detto fe il diritto ordine 3pur molte <~uoltcfì confonde 3 che al maggior tìtolo-prece de il minore 3 0 per iflilo de paefì3 0per maggioranza dilato 3 0 per nobiltà difeudo: che l'unofaràinueflit 0 da 'Prcncipe fupremo, & taltro da Signore3 che rìconofefu perior e5 fp) per altri cotahriffetti. Dfon uoglio tacere3 che Dfcolo Tìoerio ha lafiatofritto, che in Italia i Mar chef fono maggiori de' Duchi, il che nonfo doue egli fe l’habbia apprefo: che in tutta Italia fi ferua il contrario. Et Ferra-ra3 Mantoua3che erano Marchefati 3 quella al tempo dì 7 or fi, & quefla a nofìri di fiotto Federigo 3a titolo di Ducato fono fiate e filiate, come a dignità maggiore. Eug.Non filarnente in Italia, ma in Sicilia, in tìifagna i Duchi a Mar eh e fiprecedono: & nell fogno di Napoli fifpcndo-no le migliaia deglifeudi perfkrfi di Marchefi Duchi. Si che di quel 7 cerio non fi quello cheto menehabbiaadi- V re. Marchefi. Duchi. Ferrara. Manco ua. W DEL G E N T FL H V O M O n. Nob. PMa3queflecofeldfciando diparte, la mia tilt e» rione e di '/nosirArti , quanto anche nella nobiltà, de’ CPren-eipati , (gp de Regni operi la --virtù. €t fiero che tu mede fimogiudici erah, che è talhorapiu nobile un CPrencipe di Stato 3 £> di titolo minore3 che un Re3 o nano Imp erador e ; Bug. Ghiefl ofarà a me cariffimo di intendere. U^ob. Cfd h Cruciata, che fi fece al tempo di Vrbano 'Rapa Secondo, fa molti Caualieri 3 & Signori, che in quella imprefafi ri trouaro,Bocmondo figliuolo di "Roberto Gufi ardo Go rifiedo Coglioni[opra gli altri, naalorofiffimi furono reputati. Et in testimonianza di ciò, effendoper la nvìrtìt di Ho emendo fiata prefa eAntiochia, egli per comune confen. timento Prencipe ne fu ifìituito. Et appreffò prefa effóndofiata Hierufalemmeper opera di Gotifredo, a luifu dato il Regno dì quella città :,&• egli la Signoria ne riceuet-te : ne perciòuolle ne effere incoronato, ne intitolato Re. per ciociefconueneuole cofa,Grfederata glipareuafifecon do che egli diffe) che un natipeccatore portaffe Corona dio ro, clone il Saluator del mondo, eterno Re, Portata la ha-uea di (fine, bagnata del fito pretiofiffimo(àngue. Or par forfè a te, che egli, per non effere fiato ne coronato, ne chia maio Re3 non fojfecofi nobile, come molti Re coronati, O co fi chiamati ? Eug. Dfonfermamente: anzi a mefirn bra, che quella fua modefìia, (ff rinerenza maggiormente lo nobilitaffe. €t dapoi che L’nano & 1‘altro di loro di que’ prencipati furono reputati degni per le -virtù loro , mi par < ■> a che L J B R O SECGND O. r 55 che'di nobltà contenderpoffano con ognimaggiore alteTgzg locale. Noi?. Credi a me Eugenio , che nè le corone,negli facettri non fanno gli huornini L’un dellaltro maggiore, ma la '-virtù. Et perciò lodeuolmente parlo Federigo Imp era-dorè, il quale in Italia ejfendo andato a avedere Mlfonfa T{e di Napoli: & ejfendo da alcuno de fuoìdannato, che eglimaggior di dignità foffe andato a uijìtare ilminore:An digriffofe egli3 il minore è andato al maggior e: chefa ben la dignità Imperiale è maggiore della Reale,pur è maggiore Al fonfa, che Federigo. Ma qin nonfa fonda il mio ragionar mento. Emanuelfecondo Imp erador e di Coflantinopoh la faiò tAleJfio fuofiglinolo fauccejfore allo Imperio:& per effe re egligiouinettO3glidie.de Mndr orile ornato di Reale Stirpe, per tutore3&pergouernador delio Stato.(fa’ egli,ejfen do fu > mi parche piu neramente drrfìgoffa, che egli lafifa gè neratione dishonoraffe. Nob. La ragion ti moflra adun-que, che non gli flati, non la fortunanon la origine danno la nera nobiltà, ma che la uirtù è quella, cheprinci palment e nobilita leperfine : (fi che il uitio fa, che i nobìl mentenatitornanoadefler^vili. SPerche e bene da tenere a memoria il detto di Zenone Stoico Phdifipho grauiffi- Zenone. 33 mo ; Vfonper ejfergrande farai buono 5 ma grande farai, » fi farai buono. Et quello anchora di i/lgefìlao fie di Spar- Agefiia». ta, il qualefient endo parlar dellaigrandezza del fie di Per 33fla dijfe s Non e maggior dì me ,fi di me non e piu giu fio, 33 &r piu continente. il chefifojfeflato intefio da Lodouico Sforma, chefu chiamato il Sfioro, non haurebbe <1violente- n Moro. mente ufiurpatofllo Stato di Milano ,priuandone i nipoti, fi come fece. ‘Di che ne è auuenuto poi, che ne ejfo lo pojfe dette, ne di loro ne e rimafia fiuccejfione. Lodeuolijfìma-mentefigouerno in filmandolo tutti con alte 3 & liete uoci 3 ZI tua Ferrando Re di Casella conia finafiucceffione, egli fiutato il manto, e> le nato fi il fanciullo in collo s Eccoui, difie, il uoftt 0 Re. <•A cofiuì fi contitene il Reai manto s a colini, lo fcettro 5 a collui ta corona. *slllhora Stupefatta quella mól titudine di quel quafi nitouo miracolo 3 tfi marauigliatafi della giufiitia di Ferrando 3 & lui con degne lode honoran do (fi celebrando 5 lietamente per loro Re ilfigliuolinori-ceuettero. Fa hora comparatione di cofiuicon Lodouico} col ‘Faleologo 3& con zAndronico, (fi giudica qual dà loro fìa fiat o il buono 3 quale il nobile 3 (fi quale il grande. Eug. Con (a fienten%a che hai allegato di Zenone farà da dire 3 che colorOfper uolere ejfier grandi 3 rimafieropefiimi O* milfilmi : gef che coSlui3per e/fiere buono fin nobilifiìmo {fi grandijfimo. CRob. Orper Fioche in?rencipi (fi i ‘Rechi ari per armepar che filano i piu celebrati 3 non perciò hai da credere3 chefianopiu nobili di coloro,i quali fin^aguer ra gommano i loro fudditi con giufiitia in pace. Che non men nobile dei Stimar Licurgo 3 di alcuno 3 che in altro tem po tenefie il Regno di Sparta .Le cui leggi fecero quella cit tà diuenir glorio fi. ne mai egli ne formo alcuna 3 che prima in fifiefifio con opera non la confer mafie. Ffic men nobile dei fiimar Numa Pompilio di altro Re Romano : la cui 'virtù fu di tal marauìglia 3cheindufie quel popolo fiero {fi belhcofo a tal religione 3 che fèn^a altra legge} che del filo efiempio di lui v il quale tutti imitar fi sformano 3fim- tiffimamente LIBRO SECONDO. 161 tìjfimamcnte figouernatta quella, città. Et fu qucBa co fa di tanta riuerenza 3 che ejfendo datorno cinti da ritmici, fot to lui uijfero fempre quietijfimì^riputandofi que di fuori co fa federata titolare <~vnpopolo cofifantamente inHitrito. I buoni 'Erencipinon hanno da guerreggiare fenon per ne-cejftà3 & per conferuatione de'' loro/oggetti : & a que fio fine fono le guerre fiate ordinate. €t quando fen^a quelle ilfinefipofi'a configriire 3piu felici que popoli3 &*piu nobili que’ Signori fi debbono poter chiamare 3 d quali Tbio concede fi fitta gratia 3 (fif tanto annerimento 3 & tanta ‘-virtù. Eug. Fortunatiffimi ueramentefino que pop oli, gsr feliciffimi tener fi debbono que Signori. Or per torna re aripigliar e il primo filo; Tu mi hai non fi in qual modo fitto confijfare3 che nè fangue 3 nè ricchezze3 nè altri be rii di corpo fi di fortunaficciam nobiltà 3 rie in quella ci con ferrino fmza la uirtu : & che quella fila 3fenza. tutte le altre co fi 3 che fino fuori di noi 3 ci fi ejfer ueramente nobili: che anche la nobiltà ficaie 3 (fip Imperiale fin%a riir tà non è uera nobiltà. il che non batterei mai creduto in fui principio che tu mi doueffiperfuadere. Tpob. Sia tu pur fìctiro3 che quanto ghhuorriiriiinpiu altogradofono colloca ti 3 tanto hanno obligation maggiore d,i donerfi adornare delle belle riirtu 3fie non uogliono che in loro fa accu/àta la fori una 3 che quiuigli ha collocati. Et per ueriire ad ‘-una conclufione : Se ogniuno infie sìeffo fi riuolgerà, (fif ben confidererà quello 3 che alt ejferfuo fi richieggo & quello X conueneuol- l6ì DEL GENTILHVOMO contieneuolmente feruerà 3 quegli virtuof mente vaiue-fa 3 & fra degno JucceJJove de fedi tùrtuofprogenitori3 ff nellafchuola de neramente nobili degno di effere anno iterato. Sug. rDi quanto fin qua s’e detto rimango affaifa disfatto. Mora veramente defdero faper da te3 qualefa fata la cagione 3 che in ‘-volendo dare efempij di chi fa di-uenuto rPrencipeper ‘-virtù 3 tu fe’ ricorf alla cruciataftt ta già piu di CCCCL. anni3 hauendo ulema la memoria di sforza!™ Francefo Sforza, il quale per proprio rvalore diuenne cof gran Signore. Sgofi. Lo feci, per cioche ti uollì allegare efempij di huomini 3 che per uera uirtù 3 & giustamente fffero fttiSignori.il che non fo quanto dir f poffa di Francefo Sforza. Eug. Et che rvantaggio trouì in colo-rodi giu'Bitia 3 gap di ‘virtù ? Vfob. SMolto 3 (f fenza comparatione. Che primieramente coloro per cagione giu Stijfma le arme f ueflirono -, il che fu per efaltatione della fede di Chriflo. Et effendo que’ paefi valorofamente fa ti acquifiati 3 effi ne furono fitti IPrencipi da chi conqui-fiatigli haueua3& in cui mano era la ragione3 & la auttori ta di poterne diforre ; delle quali cofe niuna nefu in Fran cefo Sforza. Eug. Et come fu egli adunque prima SMar chef della Sclarea 3 (fppoi Duca di dJvhlanoì Noi. Come chi fa quello che gli piace 3 & non quello che dee. che & prima che haueffe quelli fiati effendo egli bufi ardo pri-uo i legittimi del Principato : Et poi trouandof effo 3 fff NicolorPiccinino amen due al fido di Filippo Salaria Du- LIBRO SECONDO. 163 ca di stilano, & offendofi a [or due nimiFlà grandiffima3 Modo di egli fìngendo di non poter tolerar la concorrenza di colui3 flati tenu fece njeduta di lic enfiar fi da Filippo3 (con effo lui battendo cefco sw fecreta intelligenza )per andar nel fiegno di Napoli :ft) 71 ' domando al Papa lettere dipaffo. Et fotto fede di amico paffando armato perpaefe dijarmato 3 & in Fermo hauen do trattatoci qu elpaefe fi infignorì. fueflofu ilfuo ^va lore 3 & la fuagiufluia. Ne contento di hauer con frode alla Chiefa quelle terre ufurpate3 con ifcorno della religionefiferine ua Signor di quelle al difetto di Pietro 3(fif di Paolo. Eug. Già non ferine co fi lo frittor della Sforzia da. Noia. Ne quefle 3 ne delle altre coffriue e fi : che3 ef fendo Secretano dello Sforza 3 in quella opera fece piu da fer nidore 3 che da hifìorico. Ma altrifrittoti di quella età . particolarmente fcriuend,o tutta quella imprefa 3fnno la uerità manifefia. €ug. Credo neramente effer come tu di: Scrittore che mifono ri fi quando ho letta lafola di quella Donna 3 la Jada!^ quale e fendofiataprefa3 (fif menata a Francefco3 ferine co lui 3 che hauendola effo tolta a dormir fico 3poi che furono a letto 3egh moffo al preghi di lei non la tocco : ff) quella che njefhta 3 e> inprefnza dà molti 0 non tento 3 0 nonpo tè hauer tal gratia 3 nuda 3 & offendo fola con lui filo fa le lenzuola 3 nella dolcezza degli abbracciamenti la impetro . Nob. Egli uolle farlopari di continenza3anzi mai fio re che gli Scipioni tifigli zAleffandrì. giuftiinct dò aferuir Milane fiper Capitano. et in quel Juo Capita cupar j0 nato 3 quello che doueuaguadagnare a loro 3 lo njfurpa.ua, ^an"dl‘v“ afe : fi in quefaguifa occupò ''Pania & T or tona. 'Poi ceduto che Milane fi mal di lui fidar fi potè nano, a Vini-funi loro nimici f congiunfi. & bora qua 3 & bora la fal-tando 3 operòfi 3 che Milane fi\ dalla fame tiranneggiati} co frettifurono a nceuere il giogo di lui3cui odiauano3et abhor riuano. Eug. Nel coietto del mondo par che ba ffi in qualunque modo farfi grande s che la grande-zza rimane 3 (fi del modo non fi ne tien memoria. Vfpb. Tu uedi bene co me e rimafi quella grandezza : & la memoria del moda pur ne rimane. Et chi quell a grandezza.fi acqui fio3 & que fio nome lafciato ci ha 3 bora uorrebbe per amentur a non ejferfi mai da Codignola allontanato. Fu France fio Sfor-za un gran faldato 3 & un na alerò fio Capitano 3 magnani- le. mo 3 auueduto 3 nji filante 3patiente 3 liberale 3 fi fortunato : (fi per arte militare degno di ejfer comparato a piu no alar 0fi antichi : ma poi fu piu amico dell’natile, che del-fhoneflo. Ne mi ha da hauere alcuno a male 3 fi di lui par landò nafio quella libertà di dire 3 che tifar figlio in ragionando di zAlefiàndro3 & di Ce far e di altri Re 3 ((fi di altri ìmperadori. Tuoi adunque intendere perche lui per efiempio non addujfi. Et quando efiempio diquelfiecolo bone fi uoluto adducere 3 haucreimejjò innanzi Federigo di Montefiltroj 166 DEL GENTILHVOMO onte feltro, che fu Duca di Vrbino : ff fa amico del fkmofioajoflro Lorenzo de Medici, & Capitono generale della Signoriadi Fiorenza,^ molto amato & honorato da lei con publici honori, & con lettere di honor ernie tefii Federigo momanza.Et di lui non fo qual dir mi debbia che fojfe mag feltro. giare, lagiufiitia, la fede ,òil ualore, ola religione. Eug. Ghie fio Federigo hebbe la grandezza fua da Erancefco Sforza. Nob. Et in qual modo ? Eug. Egli fitto la fua difiiplina allenato apparo l'arte militare : fffi per opera di lui diuenne IPrencipe di Vrbino . Spob. Et chi e colui che dice cotefìe fiutole ì Eug. Due Infiorici lo ficriuono, il Io-aio, & il Macchiabili : che colui dice , che fitto la difici-plina dello Sforza apparo l’arte militare : & costui, che per fiiuor di Erancefco Sforza Federigo occupo la Signoria Il Iouio. di Vrbino. Nob. H fiorici bugiardi. Il Ionio nelle fritture Jue fu nefigentijfimo : & tutta la diligenza fuafu di prò cacciar che altri gli donafie : (fif chigli donaua era il Juo fu?getto. Egei rimanentefernetta ciò che egli udiua da co Bui , & da colui ,finza chiarirfidel asero. Eug. Sentì già dire3 effe n do egli in Fiorenza 3 che alcuni de no frigio nani ( cono fiuta quefia maniera tenuta da lui ) fiprende uano diletto di finger fi delle nouclle, con quelle a lui ne andauano 3 & egli quelle nelle fine In (lori e andana riponcn do. Nob. d/trefi ju egli ammonito da amici, che douefe aprir gli occhi a quello che ferine u a : (fi la fitta riffofia fu, —— che non import (tua: per ciò eh e fife nta che fife la memoria LIBRO SECONDO. 167 de umenti > ogni co fa farebbe fata tenuta per '-vera. Il Macchiane Ili poi alla negligenza aggiunfe la malitia : fgp «Macchia ifcriffé fecondo la Jùaaffettione non fecondo la rveri uelh" ta. Bug. Come fu adunque la co fa del Duca Federico? Cgob. Egli mentre ( quale ella borafìritroua ) & in quella trottai quefie3 & piu aure Cd Je 3 dotte delle oper e di luì efìat a fatta confer ua. €ug. Or per qual cagione h attere sii anzi allegato per efempio di Prencipe nobile Federigo 3 che Francefo Sforza ? Nob. fPrimieramente per lagiufia Signoria di quello Stato, che, per lafciarele altre ragioni 3 morto il diritto Signore 3 egli per lafua rvirtù fu chiamato a quel Trencìpato. laquale e elettionegiuMiffma 3 & (come già se detto )fecondo U prima infiitutionefatta al mondo di eleggere i fie. Et non fu occupatore, come mal dice il SMacchiauelli 3 che olir a la memoria che ne tengono gli Vrbinati s tA poplin Dato Sa-nef 3 che cvif]e a quella età y fritte nella fa hi fori a di romefufet ^lGrn^lno fcendo Federigo dimora a ‘Pefe.ro ? con » to signor marauigliofo grido 3 (fi confntimento di tuttiqite popoli » di Vrbmo Cplcimdt0 a prencipato. Et aggiunge 3 che ejfendo 3> ni egli entrato 3 in tal maniera f gommo, che per confi-» gito 3 per uirtu 3 & per equità 3 (fipergrandi imprefie fiat » te 0 pareggio 3 b feperb la gloria di tutti i Capitani di quel- » la età. Tu intendi adunque la giu fittafea in quello Plato: a €> puoi con effe lui compararlo Sforza3 {figiudicare quel lo che te ne pare. €ug. Honorato (fi giufio principio di Si gnoriafu quelfeo : & gran tePlimonianza di uirtu gli ren efcmpìo° de quello Scrittore. Nob. (Di fede fu Federico in quel di Mf. ficaio un chiarifitmo efempio approuato da tutti i PPrencipi LI ERO SECONDO. 169 di qtie tempi : & quetto ti batterà JoloChe effendo egli Cagitano generale dello Sforza, et effendo colui dalle forze del Dapa, (fp del Re di FQtpoh, & del Duca di Milano flato cacciato dalla Marca in quella aduerfltà di fortu- na fin da' fratelli abbandonato , non hebbe altro refugio con la moglie, (fif co'figliuoli , che la cafa di Federigo. il quale contra l'impeto di quelle potente ( quantunque fof-fe da molti con partiti larghiffimi tentato ) con non poco fuo danno lo foflenne , infin che gli fi apparecchio miglior for-t unai eleggendo anzi diperder lo Stato, ft) la per fona,che di macular la fedefina. Bug. Grande e (ferimento di nSvr tu. Nob. Cfon uoglio lafciar di dirti, che, hauendo Fran cefco Sforza per fuo Capitano generale Gifnondo Signor di Mrirmno, che era fuo genero, a lui diede licenza, & per la chiara fede & njalor di Federigo chiamò lui3 che infino allhoragli era (lato nimico. SM a la tanta fua fede remunerò lo Sforza con poca gratitudine, effondo diuenuto poifi gran Signore. Fu dalla altra parte Federigo fempre gratijfimo : perche di fede, ftf di gratitudine etiandio fu di gran lunga allo Sforza fuperiore. Eug. 'Felle cofe fono qnefle rveramente da intendere. Vfob. Di opere di arme ti potrebbe baflar quello, che pur dianzi ti allegai di Mgoslin Dato : ma pur tirDoglio anche dire, che piugiouine di età fu Federigo, ne trouar fi potè Capitano di efiercito contra lo Sforza. Ma effóndo egli con duttiere fiotto il Capitanato del Piccinino, & hauendo pre fio S afferrato, tenendofi U fiocca per lo Sforza ,ftp efi- T fondo Efcmpio di ferma fede. Gifmon-do d’Ari-mino. Federigo in arme ua lorofo , 170 DEL GENTILHV0M0 fendo ejjo andatoper/occorrerla 3 Federico nel cos 'etto di lui cojìrìnfè coloro che la difendeuano ad arrenderf • Tac-* ciò che Francefco non potè hauer Gradar a in quarantagior ni3 che uifette attorno con lo eferetto : Federigo la heb he in quattro. U ogli o aggiungere, che3 battendo dato lo Sforma mina rotta alcPiccinino a -SMonte Lauro in quel di G? e faro 3(ffi uittoriofio in campagna ritrouandofì 3 ejfendo per lo Contado andato prendendo delle caflella ,fipendo che Federigo era in IPefaro a quella dif e fa 3 quantunque dal genero nefojfe pregato 3 follicitato 3 mai non ui fi svolle auuicinare. Et fu perauuentura piu prudenza il non andare a d?sfarò 3 che CejJ'ere andato a Saffoferrato 3 b a Gradar a. Creile cofe della guerra può affai la fortuna; Et ualorofì 3& fortunatifurono'amendue. Molti fitti d’arme fece E e derigo 3 tgf ninno ne perde. Non tento mai imprefi di terra3 ( come che di malageuoliffime ne tonta ff e ) che non lapigliaffe. Con minor numero di gente ah -batte 3 e> nife in fuga di poderof eferciti : & con lapre-fenza, con la fua prudenza ne ricouero di quelli che già ierano in fuga njolti. Siche da lui (ipuò hauer e nan <~uero ritratto di Capitano eccellentiffimo. Ma per cioche gli hm mini fono principalmente da lodare dalle cofe 3 chefono tiit te in loro 3 anche nelle guerre mi par che le maniere tenute da Federigo a quelle dello Sforma fano da anteporre. che egli ripotta la ffada nelfodro dipone ita t alterezza fp lo fdegnoi il che non faceua colui. Hauendo lo Sforza, tra le altre cofe che fece 3prefo am cafellofopra Oglio, tutti quel lì che tà erano alla difiefia, gli fé ce pittare nelfiume. Eug. Mtto fu quefto‘-veramente troppo fiero. Noi. &/1 Federigo neramente bafiaua uincere. Etgran tefiimonianza del la fitta manfiuetudme fi che, battendo egli prefie delle terre di Gifimondo ^Malatefi a [ito nimico capitale , in quelle fai noi figliuoli di lui; liberi, c>ficurialla cafia delpadre gli rimando. Eug. Gran bontà di Capitano <-valorofio. Nob. Poi fiu egli religiofi , & amico di r c ligio fi : fif nello Stato di Vrbino le memorie de' moniBerij, fgfi delle limo fi ne da lui fitte ne rimangono. Co'fiudditifiuoi fugiuBiffi-mo , amoreuoliffimo , e> liberaltjfimo : le quali uirtu tutte egli adoperaua , (fip efiercitaua con lo aiuto delle lettere, tifi delle belle dificipline ,• delle quali ignudo ne fu lo Sfiora %a,& egli ornatiffimo , tgfifiudiofi(fimo : & da' dotti di quella età per dotto efiato celebrato. Il che fece anche a lui piuageuoleilfuperareirPrencipi& i Capitani (fif della fiua, & di altre età,per eccellenza di <-virtu,& confieguen temente di nobiltà. Eug. Sento confolaticne , che i fecali nofiri hauuto habbiano un rPrencipe tale, che con gli Antichi piu rari pojfia contendere. Ma,per dare in parte con clufione a queBo ragionamento : In che ti rifiliti in fiamma della Eugenia de' Greci,et della Nobiltà de' Latini ? Nob. Che fitto quel nome rven^ono propriamente comprefi colo ro, che naficono difamiglie honorate: sfotto quefio i uir tuofi. chefie quellofiggi fica bontà di naficimento, dir fipuò che buona origine fi a quella di coloro, che nati fimo di padri , di duoli ,ttfi di maggiori, che nelle loro città B atifi.- Crudeltà di France-feo Sforza Benignità di Federigo- Federigo religioso, & dotto. Eugenia. Nobiltà. Gemile. no nel primo ordine. Et fe quefiofigmfica merito di effer cono fiuto , dir non fi può che quefio d nairtuofi propriamente non fìconuenga. Et poi che molte maniere di nobiltà già detto s’è che ci fno , oltralaprincipal della uir tu 3 le quali alla <~vera nobiltàfno piu frumenti , che par te di quella, habbiamo da tener 3 che tanto piu nobile fra ogniuno 3 quanto egli ne hauerd aggiunte piu conditioni, adoperandole con la <~oirtù. Eug. Mi piace quefla tua ri folutione. Ma difdero bora intendere da te, donde fa fa noi quefio nome Gentile, il quale con Mobile f ufa per una co fa iflejfa. Nob. Cof lo ufa Dante : che nella Can-zpn giàpiu mite detta, fg) nel Commento di quella,Nobi-le ,& Gentile ,& Gpgbiltà, (gp Gentilezzafno una co-fa med,efma : Et in quel <~verf di fopra allegato difie , 0 poca no Eira nobiltà difangue. Eug. llmedefimo ufano di fre il Tetrarca ,& il Toc-cacào : che colui difie, In nobilfangue tilt a humile, queta. Et, Gentilezza di fangue, & l’altre care Cof fa nei. Et Gentile, & Nobile ufa egli pur indifferentemente. Et quefio altro nel te fio da me pur dianzi allegato confonde il nobile col gentile : (fi gentili huomini, fg) nobili huomini : fi nobili donne, Argentili donne ufa egli di dire fenzg. differenza, per tutte le fue fritture. GMa pur donde ha egli hauuto origine quefio nomedi Gentile, che noi ufamo per commendatione; & nelle fritture Cathohche figmfica infidele? Cgob. Di que flo ti diro anche quanto alpreferite mi occorre. Quefio nome Gente ,oltra n larghiffmo fìgnificato ,che diremo ,T uttalagente del mondo ,(ìgnifica nelle facre lettere con ifetial[ignifcatione tutti coloro, i quali non erano nelpopolo da Odio eletto. Là ondepercioche quello doue-rn effer e per la fua incredulità ributtato , profetato fu, ss che in Chrìflo do usuano ferar legenti , (fi che nel lume 33 di lui doueuano caminare. Di che negli Atti degli Apofioli 33 e anche fritto3che ejfiapredicare alle genti(ì imitarono. sì Et Olaolo ci lafciofritto :E' egli Dio forfèfo lamento degli ss Hebrei,(fp non delle genti? Et, Quando le genti,che legge ss non hanno, naturalmentefrisano quelle cofe 3 che fono ss della legge. Et in piu altri luoghi della Scrittura 'e naft- i che le genum f ) germogli delle genti, fìamo Siati ineflati nell,a glorio fa pianta di cribrai]amo : quegli altri pur rampolli delle genti, che nelgiardino di Chrifio non fono flati trapiantati, da catholici ferittori Gentilifino appellati, come dallegen tidifefì, (fi Pur nella loro infìdelità rimafl. Et quello è quanto all uno deflgniflcati di queflo nome -, film fi altra dubitatione non ti rimane. Eug. Seguita tupure$chc in quefla parte iofino interamente fo disfatto. Nob. Gen te fignifica anchora quello che Dpatìone : onde diremo la Gente T e de fica, (fila E rane efca.perche di Mitridate è fritto, che egli par laua con le lingue di ruentidue genti. Etnei Vangelo fi legge ; La tua gente, & ipontefici a me ti (diro co ta quella njoce in talfignificatione. Or dapt ti hanno lafede riceuuta, e> che noi quali fi Gente. If* .11.60. Ad.11.i3. Ro. 3.1. 1.74 E>EL GENTILHVOMO iì hanno dato. il che pure è la tua natione. Sirifiringc an, chora piu quefìa noce : che egli fi dice3 la gente Iulia 3 irla gente (forneHa $ che e quanto a dire la tale 3 tifi laaltrej tale famiglia : & di qui dificende il nome di Gentile nella nofir afignificatione .che appreffio Latini tanto <~vuol dir-Gentile 3 quanto di ~ona fiejja famiglia : che parlando Cicerone di Tullio Hofiiho3 lo chiama fino Gentile. Et fieri uè egli nella Topica3 Gentilifono quelli 3 i quali fino tra lo a ro di njn me defimo nome 3& da liberi hanno la loro origi » ne : de cui maggiori ninno ha fieruito. Da quefta diffini-v> itone ft comprende3 che quefio nome di Gentile ad altre3che a perfine di nobili famiglie 3 non fi conuemua. & perciò aufio io 3 che quella noce 3 la quale anticamentefìgnificaua, che quefii era con colui di que ila 3 (fif quegli con quell’altro di quella famiglia nobile 3 allargando fi il fignificato ho ra a noi dimofìra in generale 3 che altri c perfina nobile. Etfi come gentilifi chiamauano tra loro coloro che erano di famiglie nobili 3 co fi bora coloro 3 chefino nobili 3 fi chiama no gentili. Et dapoi che gentileTga maggiore non ci e3 che quella della nj'irtà 3 gentiliffim h uomini farà da dire che fianoi<-virtuofi. Eug. Ho hauuto molto caro intendere anche in quefiaparte la tua rifiolutione : che molte mite ne ho giàpenfato 3 ffi parlatone con molti 3 ne ho trouato chi. cefi gentilmente mi habbia fidisfatto 3 come hai fatto tu. Nob. Ti rimane intorno a ciò altra dubitatione ? Eug. Piu di runa me ne rimangono anchorapur nel/aggetto di nabli ta. ma prima, ti ojo dire} che ne hofentito far diuerfie di- fiintionii LIBRO SECONDO. '175 flint tornì che oltra la opinione della mirtu ; del[angue-, £* delle ricchezze $ altri cogliono , che nobili [ano eque' foli> che difcefi fino di [angue di Prencipiì altri di fle ,• altrii varie opi che le dignità temporali ,• altri , che lefiirituahficchino no nobiltà. bili i altri , che le opere honorate, & grandi, altri le pofi fefioni di feudi, & le giuri ditioni s fi cofì ininfìnitogaf [ano quefle opinioni. Che dunque rifondi a que fi e totite cofe ? Pgob. Con quello, che già ti ho detto, a tutte quefle cofefi è rifio fio, fi que Hefono non tanto dàHintioni, rquanto confuflonì. Et tutte quelle,chefi,irfipafono fono compre fifiotto uno de tregìàpropofti beni, dell'animo, del corpo, & della fortuna. S i che di quello, che parlato fi è ingenerale di tutte, non accade tornare a ragionare in par ■ticolar dì ciaf una. Detto s e a die ero, che molte fino le maniere della nobiltà, & quale fa la mera. Et ti aggina gero, che ildiuinHiatoncdiuidcua la nobiltà in quattro piatone. parti:di coloro,che di buoni fi giufli huomini erano nati: di que Ili,che da Prencipi & da Signorifio fiero difcefì: di quel li,i cui maggiori per opere di arme, & per corone di littorie foflìro flati celebrati : fi di quelli, che per mirtu idi animo gli altri auancg-fiero : Et quelli fopratutti gli altri giudicaua nobitifimi. La quale c in fomma la dottrina che dame fi difende. Eug. Et a gran ragione per mio parere . éMa quefiaper lo girar del Sole comincia ad efier non piu buonafianca. Nob. Et que Ho girar del S ole mi ha ri tornato a niente che Inerì iopofl ordine dà trouarmi con cer ti miei amici allapiazga in fu la meni una bora, per dare fi e ditione ff editione ad alcune mitre bifigne .perche buono far a che mene uada. Eug. Già ti ho detto, o Nobile, che mi haifht to non pie dola off e fi a non ejfer tenuto a difmontare alla cafa, che è tua. Bt perdo ti prego, che alla prima tu non uo gli aggiungere anche la feconda ingiuria 3 di non ci tornar ijlafera afard meco quelpoco o molto tempo,che hai dafer mani m Fiorenza. Spob. Stuello 3 che fu cagione ch’io non di uenni 3far a anche cagione che queftafera non ci tor ni: & dò è la compagnia 3 con la qualefino uenuto che ab bandonarla farebbe difiortefia. Eug. Et con la compagnia ci douem uenire : & con quella anchora qui te ne puoi tornare . Dpob. Et queflofarebbe uillania 3 chefumo troppi. Et fi a contati e pr e fritta la legge 3ch e il numero delle mufi non fi ecceda 3 molto piu mi par che fiadaofferuare nello andare ad albergare a cafa gli amici : Bt noi pajfamo quel numero. Bug. Orfa come a te pare. Ma non uogliamo noi domane ritornare allo incominciato ragionamento 1 Nob. Se co fa a dir ci rimane fa quale bora a te piacerà. Bug.Ghti adunque te ne uerrai pura defìnar meco. Bt,acdoche ci bob biamo a Bare piu adagio3 io farò metter la tauola nella loggia del giardino, che guarda a T ramontana,doue non cifarà ne caldo3 ne altro, che ci dia impaccio. Nob. Bt io ci uer rò. Bug. Doue ci troueremo domattina ì Nob. Sarò a mef faaS. Lorenzo: (f fatti con Dio. Bug. Dio ti accomando. LIBRO DEL GENTILH VOMO DEL M V T I O LI B l^Q T £ K. Z 0. IE dagli antichi fàutj Nobilijfimo Signore fono flati con molto fìudio confortati f i huomini alla cognitione di fe Beffi 3 nanfe ne dee per fona difano intelletto punto ma r(Migliare. percioche ninna co fa conobbero alt animo humano effer piu mutile3 ne piu necejfaria : intefero anchora, che3 quanto ella era necejfaria, tanto era malageuole a confeguire. Concio fa co fa che molti fi ueg-gano tutto dì non folamente ricchi de' beni della fortuna3 & di corporali doti poderofi3 ma ardhora adornati di honorate difaplvne 3 ì quali nella conofenzg di fe tuttama piu ciechi ejferfi dimoflrauo. cDella qual cofa inuefligan doneio la cagione 3 altrapiuprincipale non me ne pardi poter ritrouare di quel malordinato amore3 che ordina riamente portiamo a noi me defimi. Eglifuole in mi ado per are 3 che3 quanto chiaramente in altrui difcerniamo3 O1 agramente riprendiamo lecofe riprenf bili 3 tanto in noi fleff compiacendoci 3fen%a hauer loro confideration everuna 3 ce le perdoniamo. Onde ne hebbe anche luogo lafkuola di Ifopo delle bifaccie3 che ogni unofi porta alpet to 3 ff allefalle : la quale è poi slata da poeti con molto Z> fauor Cognitió di te Hello L'amordi fe fidici. •} 178 DEL GENTILHVQ.MO fauo? celebrata. Manonflamentegli frittoti gentili co tal fervenza hanno abbracciata 3 anfii nofiri Catholici an-eh or a da un maggior T?hilofpho3 & da <~vn meglior Mae lue*.7' ne '0(inno h attuto il thema. T u rvedi la paglia nell’oc- » CrjiO di tuo fratello3 £ef nel tuo non <~uedi la tratte. Poi fi» come negli altrui rviti] fono acute 3 &• ne' noflri cieche le nofirenjifle 3 co fi dalla altra partefono delle nofire3 (fif delle altrui<■virtù ingiurie efaminatvici. percioche tanto degli altrui meriti 3 fip delle altrui lo difgliono diminuir iperuerfi noflri giuditì]3 guanto difòuerchio a noflriprò prìj ne cercano di attribuire. Et3quel che èpeggio3molte noli efi sforzatiti con la torta interpretatione di riuolgere al triti in biafimo le ruirtuofe operationi 3 i propri] misfatti conuertendo in commendatione. Etbreuemente daque fio dfiordinato affetto in tutti iprecipiti] dì <-uiti] fi laf ia Daii’amor noglì huomini traffettar e. Da qiteflo ci nafee il furor del uengono la ira: Da queflo l'ardor della ambitione: Da queglo la fete tutu i ma pepd auarjt}a: qUefl0tormento della imidia : & in fomma tutti quegli altri mali 3 donde piu gli animi noflri ammorbano 3 & piu i corpi 'noflri fi corrompono. Or come che in ogni condition di perfine dannabilefa da flima re quefla mal regolatapaffione 3 in quelle fopra le altre giu dico3 che pia fi a da^uituperare;, le quali douendo hauer ne gli sludi] delle lettere purgatigli animi da ognifallacia3{gJ Coen Jet- da ogni errore facendoprofeffione di ammaegirar fi,i altri3 aouerebbono non altroue hauer la mente intenta3che LIBRO TERZO. 17 9 alla inquininone del '-vero ; & pur nondimeno dal particolare interejfe molti diejjijìlàfciano difuiare. Il chefico me nelle altre maniere di fritture è ageuole da notare3 co-fi nella materia di nobiltà auifì io di batterlo troppo piti che apertamente conofciuto. Che oltra quelli cheper compiacere alma hanno detto forfè quello che non fintiuano3 non ci fono mancati degli altri3 che in fe Hejfi riguardando 3 quale inrvna parte3 ?ef quale in altra fi fino andati trafuiando. Et di qua c auuenuto 3 che altri a Drencipa-ti3 & altri alle Prelature ha la nobiltà conceduta : ftj che i nati nobili non cedono alla '-virtù : & i nati '-vilipreceder ■ njoghono a nobilmente nati : quelli 3 che da Drencipi fino fiati priuile fiati 3 non confiniono 3 che nobile fia chi tal non è. Et cofì ciaficuno tenendo anzi quello 3 che egli piudefiderachecofi fia3 che difendendo ciò 3 che egli intende cofi ejf re 3fifono moltii faticati di svolerfiir credere altruife ejfier nobili3 & non che gli altri meramente tali diuengano. Da quefii cofi fatti ho cofi nel trattar di que Ha materia come in ogni altra maniera di ficriuere fernpre tenuto Hrada diuerfi.percioche ne di compiacere a perfi-naparticolare 3nèdi cercar la propria mia eccellenza è Hata la mia intentione. Dfièmifino io configliato con perfine interejfiate3 ne uiuenti : anzi a quelgiuditio 3 che dalla natura mie fiato conceduto 3ho aggiunti per compagni quel- Aifonfo lische zAlfonfio Refioleua dire effere ottimi confìglieri3 ciò e LUm otti i libri3 da quali egli diceua3 che udirpcjf amo fienza paura giL^!uG* Z ij &fenza i8o DEL GENTILHVOMO (fjJ finta grada fedelmente tutto quello 3 che di intendere è il noflro defìderio. Et quefto ha fatto che uolentieri ho prefa la fatica di fcriuere quello ragionamento3 per ejfere egli alla opinion mia molto conforme. Et per andar la no-fra nohil materia continuando. La mattina feguente hauendo Eugenio trottato Evoltile al luogo tra loro poflo fiata infìerne una uolta per la terra3ad bora debitaa caffife ne tornarono.doue già ejfendo ogni cofà in ordine per mangiar e 3n e II a frefca loggia a gran dilettofi ne defìnarono:& leuata la tauola3(gf iJeruidoripartiti 3 in tal maniera fra loro fu al loro ragionare dato nuouo co-minciamento. dfob. Noi farno Eugenio ( nonfo come ) entrati in que Ho fuggetto di nobiltà3 nel quale io ho teco ufàta nona co-tal libertà di dire, quale fra gli amici fi richiede: & quando di fuori foff cinte fa 3 non fi quello che adir ne haueffe-ro le brigate. rBe:ie e <~uero 3 che3 quando altrifenzg arn rnofìta le mie parole haueffe da efaminare 3 dall altrui giudi do non rni crederei punto di doner effer dannato. dAla perciochc f come gli occhiali di <~vetro3 o di criflallo 3fecondo che tintifono in giallo 3 in uerde 3 in roffo 3o in altro colore 3 cof di quello moHrano colorate agli occhi noHri cor-OcchiaH^ por ali le cofe 3 doue indirizziamo le noHre uiHe ,• non al-tioni. tramente gli occhiali delle affettioni 3 & rie gli inter eff a gli occhi de gli animi noHrifiotto altre, chefitto le uercfor me apprefentandogli oggetti intelligibili ,fanno che molte uoltc LIBRO TERZO. 181 volte quello, che e veramente bianco, rojfo, ucrde, ogiallo viene ad efjer giudicato.Et per tanto ciòcchefra noi fi è det to, bene e che fra noi fi rimanga: che oltra che molti nati di fangve nobile3 molti Signori3cbe non hanno ruirtù, da noi oltraggiati fifiimerebbono3 quafi come noi 3 & non effi proprij di nobiltà gli priuaffimo ,• i feguaci anchora di Enfiatele di temerità ci dannerebbono:(ffi i L eggifii aprefìm-tione mi attribuir ebbono, che iofoffiflato fi ardita }cbe3 altra diuerfe cofe3 le quali di loro,& contra loro fi fino dettegli loro Cartolo mi/offe bafiato l’animo di ripigliare : & cofi degli altri per altri fcrittoriàgli\finitoris che anchora ci umano 3da me fi ter ebbono offe fi. "Ver tanto ti ritorno a dire3 che le cofefra noi dette e bene chefa noifi rimanga no . Eug. A ciò non fi ha da mirare Nobile. Chefe da alci* no tupur foffi dannato3 noti mancherebbono da altra parte di quelli che furgerebbono in tua difefa : che i meramente nobili 3 (fif i Prencipi ruirtuofi ti leder ebbono, & ti e flit e-rebbono : & i Philofophi quello approuerebbono', che hai detto di dianolo, o di altro Dottore : i Dottori godereb bono da haverti pentitoparlar contra Arinoteleil mede fimo dico degli altri auttori. Nob. Et da quefio puoi anchefiire argomento di quello3 che io della affettione ti dicevate ogniunogiudàica fecondo che egli e diquella,o di quel la altra fetta: & non per dirittogiudicio. Eug. E te dee bafiare di hauer la verità per compagna : et gracchi pur chi molgracchiare. Nob. Jfiuefio ti ho voluto dir e,per ricordarti il 182 DEL gentilhvomo dati il perìcolo chefar ebbe,fi quefìe coje da moltifri fifef fero. Et fe bene non men moltifojfero quelli, acuì elle ag-gradijfcro, che coloro,a quali elle dtfiacejfero,hai anche da riaddkof ■J'aPere> fernpr e piu graue, et piu lunga è la memoria del benèfici^6' ^ C°^ annoiano, che la gratia di quelle chegiouano. Et 1 tanto fa detto a quejìo propofìto. fagionfì hoggimai di quello che a te epiu in piacere. Eug. Infino a qui tu hai co f copiof mente, & cof particolarmente parlato di nobiltà, chea tepuo hoggimaiparere che altro a dir non te ne riman ga.et io con tutto ciò non fono anchorafodisfatto. Nob. Et che ci auanza a diré ? Eug. Hora lo intenderai. Gioite Sono gcn- uolte ho fentit odire ad alcuni pentilhuomini. Io fono tan comeiiRei0,gentiluomo quanto il l{e, ftj quatito lo Imp erador e. C ome pare a te che quella cof fa ben detta ? Òfob. Ella può ejfer <~uera in alcuni : <&* nondimeno non è ben detta. £Ma fg) coloro, in cui ella può ejfer uera, non la direbbono. Eug. Vfim ti intendo : cof intricatamente mi parli : (fi perciò parla piu chiaro, accioche io pofa trar frutto dal tuo ragionamento. Nob. Io fero di douerti incontanentef disfare. Detto ho, che la co fa può ejfer ue rain alcuni. percioche, della nera nobiltà parlando, che è quella della '-virtù : (fi cof, e> piu nobile può effere <~un huomopriuato , che un Tge, offendo di lui piu uirtuofo. fg) dijf, che nondimeno la cof non e ben detta ; percioche io fono feuro, che quell anon è parola fe non di qualche uno di quelligentdhuomini di fangue, i quali di uirtu ignudi LIBRO TERZO. ixs ignudi fi gloriano nella nobiltà de loro maggiori. T i dìffi appreso 3 che coloro 3 in cui ella può effer <~vera 3 non la di-rebbono: che3non potendo effere huomo '-veramente rv\r-tuofofenza modefiìa3 non mirtuofo non mfcirebbe in una co fifatta gloriatione di uolerfi nel coffetto del nvulgo pareggiare a fe 3 ft) adlmperadori y i qualifono pur algo-uerno degli huomini da Dìofiati ordinati. Et quantun que anche de’ rei fe ne ritrovino 3 non perciò honorar non fi debbono y che anche quelli da Dio ci fono dati per punitione de' peccati de' popoli. Et alla '-vanità di que’ men tofigentiihuommi ritornando ti dico 3 che fe alcuno altro di famìglia 3 ò non co fi antica 3 ò non cofi ricca 3 ne cefipotente come e la loro 3 dicejfe fe effer cofigentilhuomo come efifi3 non lo uorrebbono confentire 3(fp farebbono ro-more correrebbono a dar mentite : & efft a fipremi PPrencipì fi'-vogliono agguagliare. Eug. Tu hai adunque que fi a co fa per mal detta. Nob. Per peffimamente Diverti detta la ho io.che nonfo con qual ragione dirfipojfa3cheper Nobiltà. effere alcuno natogentilhuomo 3 debbia effere ìncontanen te tanto gentilhuomo 3 quanto coloro 3 i quali danno altrui priuilegij di nobiltà3 & titoli3 fp gradi fi quali molti gen tilhuomini mengono ad effere inferiori. Di 'una famiglia ifieffa fi trornno effere de' Drcncipi 3 & de'prillati, Quelli con lo fflendore de' ^Principati illufirano la famiglia 3 & quefli da loro la chiarezza riceuono. Et nvoler dir ) che tanto fon chiari gli min, quanto gli altri 3fareb he come fe altri diccf e, che ccf è rifflcndcnte la Luna> conte il Sole. Non è in alcun modo '-vero, che come 'vno ègentiluomo , cefi egli fi a gentiluomo come ogni altro gentilhuomo , quaf come nella nobiltà non ui habbia grado dipiu, fu) di meno. Etperciocbcgià,della mirtu parlando, ti ho detto che quella ad ogni altra nobiltà dee effere antepefia: (ff bora,che i Trencipiper la qualità del le loro conditioni a’priuatiJono di nobiltà fuperiori p- ti dico che non Jolamente mettendo in comparatione nobiltà diuerfe, ma comparando etiandio i nobili di ogni (fette con quelli della medefmaffetie, tra loro anchora difagua glianzaf ha da ritrouare. Eug. Tarlami piu p articolar mente, accioch e meglio ti intenda. Vfob. Cominciamo dalla nobiltà fuprema, la quale è quella della <~virtu. Non diciamo noi,comunemente parlando, che altri e ilprudentifftmo, il temperanùffmo ,il fortiff-mo, (gr il gtufliffmo nobilifflmi ? Sug. Cote fio non fi può negare. Nob. lo con te ragiono come ffk nella uita ciuile. neuoglio LIBRÒ TERZO. 18; ne molto uenire a contef co’ SophifiiJ quali non uogliono che nella uirtìi fa piu 3 o meno. Ma paliamo bora alle altre nobiltà. 6tper dir di quelli del fangue antico3mrrei faper da te fe tu credi3 che tutte le fitmiglie nobili habbia no bamto origine in non tempo mede fimo3 ò pure in di-uerfi. €ug. In diuerfifcnzp dubbio. Nob. Ce ne fono adun que dipiu & dimeno antiche. 6ug. Cofì e per fermo, Nob. Or fe la antichità del fangue e quella chejkglihuo mini nobili3 que Ili3 chefaranno di fangue piu antico, non doneranno ejfi e fierpiu nobili ? ftfigli antichijfmi nobilif fimi? Eug. Cof uuolla ragione. Nob. £t cofi bifogne rà anchor dire della nobiltà de’ beni del corpo 3 delle ric-chezge 3 degli honori 3 & delle dignità degli fiati : che, fecondo che altri ne haueràpiu & meno3 & maggiori (fif minori 3 cofi farà piu ftfi men nobile. Eug. Cofi è da dire . Nob. CMa odi anchor a questa altra co fa 3 che aggiun ger ti ci uoglio. Saranno due fratelli difamiglia nobde na ti ad un corpo 3 de quali l’nono contento della natur al.fua nobiltà fene fiaràincafahoneflamente '-viuendofi della parte fua dellapaternaheredità : (fif l'altro fene andrà in alcunofiudio 3 douediuerràDottore eccellente : o andrà alla guerra 3 b a corte di gran Trencipe 3 doue per il fuo <~ualore fi acquifierà grada di Caualcria. Dirai di quefli duefratelli 3 che fi ano. egualmente nobili? o pure che tomo dì nobiltà l'altro auan%i. Eug. Stando quel-chegià fi e detto 3 che le lettere nobilitano 3 e>= che le ar- tAa mi Erronea opinione. un nobilitino 3 chi alla, nobiltà del nascimento anche un al-tro titolo di nobiltà hauerà aggiunto ,• mi parva che fa da dir dell altro tanto piu nobile 3 quanto epiufoauer duegra di di honore 3 che un Jolo : (fi come Inerì da te fu conchiu-fi* ) Et effendo i due frate Ili pari nell’uno ,• (fif nell’altro l uno l altro auanzando3neceffario è a dire che l auanzi di nobiltà. Nob. Cofi e per fermo. che fe un non nato nobile 3 col Tàottorato3 ftf col Caualerato fi uiene a nobilita re 3 non foperche altri con que’ gradi alla nobiltà del fuo nafcimento non debbia aggiungere accrefcimento. "Eoi fe il Dottorato3& il Caualerato nobilita:<&>fe ( come det to habbiamo)quale ha cotah gradi da maggior Ercncipe dee precedere chi gli ha battuti da minore^quantunque fa flato primo in confeguirloichefi dee dire donde ciò uenga3 fe non che alla minor nobiltà ha da antecedere la maggior e? CMa {gj ricorditi di quello che ti ho mo firato , che nobile njuol dir quanto degno di effer cono fiuto. Or che diran no qui i no Etri gentiluomini ? diranno forfè che ogniuno è tanto degno di effer cono fiuto3 quanto ogniuno? Gfuefio non poffono dir e: che pur è piu degno di effrr cono fiuto co lui 3 il quale effóndo nato nobile 3 con le opere <-virtuof honore 3 ($f pregio fi hauerà acquifiato; c> ilquale con gli efempìj rifueglierà gli altri al bene operare 3 che quell’altro 3 ilcui nome non farà mai rcfito fuori de’ domefiicipa retì3ne di nobile hauerà altro che il nafcimento. Eug, Mi ricorda bauer fentito3che un Eàottorc in quifiion dà duci- LIBRO TER Z O. ,§7 lo uoleua difendere, che come nvno è gentìlhuomo , c pari ad ogni gentìlhuomo : & diceua fra le altre co/è , che fi co me fino cofì cafe le picciole , come le grandi : ftj fi come e co fi albero un falce , come un pino: un /orbo , come un lauro, gr njn cedro : &fi comefono co fi caualli quelli de nottri contadi, come i T urchi, e> i corferi di l{eame, o di Spagna; cofì è me defìmament e gentìlhuomo quefli} coinè quegli. Z\ob. Indottamenteparlaua quel Dottore: eraperauentura <-venuto di contado : & per lo Dotto rato parendogli di effere ingentilito sfarebbe <-voluto fkr (ipari ad ogni altro 'Dottore quantunque nobilmente netto, & di altre honor e noli conditioni adornato. Eug. Cote fio potrebbe effere. Nob. M lui fi farebbe potuto con quel fùo argomento rifondere , chef come è animale t h uomo,(ff il carnllo, egli era cofì animale, come <~un cauallo. -Eug. Buona riffofìa. Ma perche hai detto, che egli in-dottamente parlami Nob. Dercioche manifèllo è non effer naero quello, che egli diceua delgentilhuomo. Vero e, che cofì è cafìa, cofìfonopiante , cofì fono caualligli unì, come gli altri : ma non perciò fono cofihonoremli, (ff co-fi nobili le rune come le altre cafe : non cofìpreciofe, nè co fi nobili le nane come le altre piante: non cofì genero/', nè cofì nobili gli uni come gli altri caualli. Cafe, piante, & cauallifono tutte, & tutti : ma non hanno per ciò tutti i me defìmi accidenti. Cofì diremo anchora de gli huomini: che il contadino,ilfebeo,il nobileil Prencipefimo htto Ma ij mini Contra, Dottori, mìni cofi l’uno come l’altro : ma non co fi udienti 3non co fi dotti,noncofi nobili l’uno come l'altro.Del udiente,ftfi del dotto notf credo che alcuno fia per negarmi ,ch e tra gli huo rrnni non ce nefiano , che gli <~vni gli altri auanfino. Et del nobile non fi perche fi debbia negare. Et non dieta-mo noi tutto di dfiobile ,piu nobile, & nobilijfìmo Agenti le j piugentile gentilijfimo? Et fiei gradi ci fono ne nomi della nobiltà , come cogliamo nói negare igradi in ejfa nobiltà ? Ma & quella materia e da 'Dottori trattata 3 i quali danno aperiiffimamente igradi della maggio re 3 (fi della minore nobiltà. *Di che non fi fi mi debbia credere, che quel Dottore piu par lafe indottamente,o ca tùlio finente. che non ue ne. mancano di quelli, (& ò non fojferopur ipiu ) che quante caufi loro nvengono alle ma ni, ogiufie , o ingiufie che ellefiano, tutte per giufle le uo gliono difendere : & quella dottrina, la quale fono debitori dì adoperare per difefa della giufiitia, la fanno arme dì ingiufiitia. La onde quel grado di Dottorato, che dee ejfere in loro fegno di njera nobiltà, in molti di ejfi fi contiene in notabile iniquità. laquale fiejje evolte con molta loro infamia nelle loro fritture fi manifefia. Che poi che in un cafio haueranno configliatoper una parte : chi andrà col me de fimo cafì mutati i nomi,pur che corrano z danari iglifaràfiriuere contra quello, che haueranno giàficrit to figillato, & fermato di lorpropria mano : della qual co fa non fi qualpojfa ejfer piu uergognofa in perfine 3 che dì rifonder di ragione facciano profeffone. Et quanto al la domanda mi rifoluo : chefi come gli accidenti dì dottrina, di nvalore, di ricchezze, di antico fanguedi qualità di [lati fi alterano fecondo il piu 3 (ff fecondo il meno ; cofì anchorfa da tenere della nobiltà : & che tifano de gli huomini nobili,de’ piu nobili,& de’ nobiliffmi. 6‘ug.In torno a quefio a me piu non ne rimane dubitatione alcuna : anzi ho per fermiffmo, che cof f habbia da tenere. Upob. Et io in quefa opinione ti zoglio anchor a maggior mente confermare. Eug. Mi far àcaro. Nob. Or Atten- Nobiliti di. Fra quefa nobiltà di(angue, Dgobihffma e quella di quartieri. quattro quartieri. €ug. Et quale eque Hai Nob. jQuan do altri è nato di padre, (fp di madre, de’ quali l’uno, l'altra hauuékabbianopadri, & madri nobili. Che di que Hi tali, battendo eff tante radici di buona flirpe, non fi ha da pr efemere che habbiano da producere altri che ottimi frutti. Et cof anche da que Fio (fe la conditìon delfangue ft nobili: fgd fe que fi, che io dico fono nobilifimi) ne uer-rà in confguenza che piufarà nobile chi hauera quattro,o tre quartieri di nobiltà,eh e quale ne haueràflamente due 0 un fio. Eug. Cote Ho è tanto uero, che nonf in quefa materia uedere uerità piu zera. Ter cicche e da dire ,fe nobiltà difangue porta gentilezza, che multiplicata nobiltà multipliebigentilezza $ 0 che non importi piu nafeer di nobilfangue che di uile. Nob. Già fi e detto che la nobil-tazeramente difende dalpadre, (ff non dalla madre: %Ma rpQ DEL GENTILHVOMO Ma non e da altra parte da tenere3 che piu honor ernie non fai effer nato dì padre > & di madre nobili3 che difio pa drBadandoci majfimamente le madri il fangue. Et quindi rviene anche la honoreuolegga de'gentiluomini de quattro quartieri. Et a queflopropojttorvoglio che tu in tenda la confideratione che intorno ciò hauuto ha la fapien-njjima Republica Vindiana. Eug.Quale e ella? Nob.Faf to hanno un Decreto3che3fe alcuno de'loro nobili prende-ràper moglie femina di uil conditione 3 i figliuoli nati di quel matrimonio allaproua della nobiltà non fiano accetta ti. é'ug .Che uuol dir quefia proua? IT(ob. Chea loro mae firati a’ loro configli nonfono ammejfi. do e che non gli hannoper gentil’huomini. Eug. tìonoreuol determinatio ne> & degna neramente di perfine che pmnrino di confer mre immaculata la loro nobiltà. Nob. CPuoi adunque anche da quello fare argomento che le Donne ac ere fono 3ft) m O | f < / ‘ i \ Ì t leuano nobiltà nella generatione : & che nella nobiltà del fangue fono i gradi delpiu 3 & del meno3 come nelle altre co fi. Ne altronde uenne la deliberatione di qui Signori, la quale detta ti ho 3fi non che hauendo effi3per lopiu3no» che per quattro3 ma(diro co fi) per quaranta quartieri fir nato un tale ordine di prendere igentiluomini mogli nobilis C> di dare alle gentildonne nobili mariti 3 non bollono comportare che introdutto fojfe un nuouo} & dan nabile coHnme3 perlaquale lanticoapprouato andafi fi in dfufmga. Eug. Turni udì tuttauia facendo paret LIBRO TERZO. 191 piu honoreuole la Uiriitiana nobiltà. Nob. Non che bona-reuole, ma mirabile ti ha ella da parere. Che I’effer Gen tilhmmo V indiano è di tanto pregio, che i "Prencipi Illu-slrijfimi Eccellentiffimi procurano di ejfer di quel numero: & a noBri giorni da nana fuccejjlon di Pontefici e' fiata impetrata quella nobiltà aUe famiglie loro nobiliffì* me.. Et qual può effer nobiltà maggior che là foynanaì Nobiltà Etpur Paolo T erzo agli IlluBriffimi fuoi Par ne fiprocuro paoTo Ter anche laZJ indiana. Et che diro di quella riputatione,nel di la quale fi mantengono a Napoli qui loro fublimi Seggi: Napoli. che i arche fi i Duchi forestieri con gran dijfcultà Quarto. uifono riceuuti ,fiepur anche ni fino ritenuti. Et pur non dimeno "Papa "Paolo Caraffa della ZI indiana nobiltà uol-le anche nobilitare ifuoi. Eug. Vanofirebbe lo fudio di h uomini talli {fi tanti, nobili effen do, di procurar nuoua nobiltà fe come altri e nato Geniilhuomofojfe Gentdhuomo come ciaf uno altro Gentili: uomo, come i fe {fi co- me llrnperadore. CNfb. Tu lo intendi. Matrima che mi parta dal parlar deliaZJindiana nobiltà: Ti uoglio etian- e (èmpio dio recitar non notabile efiempio della dignità,che fruam noublle' que’ granitimi Signori in concederpriuilegij della loro no biltà. €ug. Et chefar a cote fio? Nob. Hebbe Pio phtar pio Qua» to na forella maritata in cafa nobiliffma a ZMilano3(gJ t0-procuro per li figliuoli di leifirn nipoti che riceuuti f offero fra nobili V indiani. Et fu riffoBo,che parlar nanfe ne poteua, non effondo effì della iBejfit famiglia del "Papa. Et Et chefiefiati fojferofigliuoli difratello, cóme erano di fi rella, non uifar ebbe fiat a contradittione. €ug. Ogranri-ffiofia. Nob. 6tfu ellafatta alla prima richiefia : che trattata non fu ne loro configli : ma r if iuto, eh e nonfi ne po-iena parlare. Sug. Or quella è a me <~vna gran te filmo-nianzg non piu di nobiltà di fanone 3che di nobiltà di animi. Nob. Tàen detto. dMa ci e che dire altro ? Eug. Mi fimiene anchora una altra cofa, che fi altri dice altrui,di Megliore. effer miglior di lui, par che quel Meglior fi intendapia no bilmente nato. €t che di tu di quefta opinioneì Nob. Che ella non è punto meglior di quella 3 che pur borafi è trattata. Eug. Laragione. Nob. La ragione è3che Megliore e da chiamarfiaffolutamente l'huomo, quando egli auanza l'altro huomo di quella bontà3 o uogliamo dir 3 di quel bene, che è principal nelT huomo. De beni dell huomo già se detto che fino tre, dell'animo, del corpo ,& della fortuna. Si certa co fa3 è che I'effer nato di nobilfangue non e il maggior bene dell'huomo. ^Maggiori beni fino quelli dell'animo , che non e quefio, il quale è attribuito alla fortuna. Et perciò il dìr,Sono miglior di te, fi ha da intender fecondo la <-virtu, che altri finte effere in fi, Io fino pii* magnanimo,piu temperante, & piugiufio di te. Et non effendo p affata parola precedente, alla qual fi applichi quella uoce Migliore, fempre fi donerà intendere dà niir-tu,(fp di bontà. Et nota, fi dirò io, Sono cofìbuon firuido re del He come tu,fi intenderà buon dà opere filammo,^ Buono. di fede : & non di nafcimento: & cofìfàràanchora dicen do Megliore. Diro di un T?rencipe3cbe egli è Buono,(fi di uno altro, cbe egli e Migliore : fi non farà da penfare che io intenda ne ben, ne meglio nato: ma che bene, fi me gito regga i popoli a lui J'oggetti. Se ^veramente altrui det iofarà,che egli e un poltroneche colui rifondalo fono un huomo da bene, & meglior di te intender affi con le arme in mano ,• & ualeni e come tu 3 c> piu di te. Se a Mercatante farà oppoHo mancamento né fuoi trafìchi:<&* che egli fa micidiale, o concubinario, o co fa peggiore,potrà rifondere 3lofono huomo da bene: (fi farà fgnficato di aviere atante leale. P ar landòf di lettere/Buono & Megliore uerrà a dir letterato 3 & piu letterato ; Buono & ^Megliore huomo di guerra f dirà chi haura renduto meglior tefiimonian%a delualorfuo in fu la guerra. Et Bua no & Meglior re ligiofo, piufanto £> piu denoto. Se con do le cofe adunque delle quali f tratterà cof farà da ìnter pretare Buono, fi Megliore. éMa affo lutam ente parlan do f donerà fempre intendere 3 unrtuofo, fi)piuuirtuo fo, da bene 3 e> piu da bene: ouero interpretar la parolefe ■■condo la intentione di chi le pronuntia. 6t,per rifoluerti in breuitàja ragion de contrari) è la medefma. Se tu di rai, ojlfranio e ilpeggiore huomo del mondo, io non hauro daintendere ilpiuuilmente nato, mailpiu tritio, fi il piu federato. Non altramente.Meglior e e il piu da bene, O* ilpiu uirtuofo. Bug. "Buone ragioni, & ottima con- B b clufone Virtuofo Chi. iP4 DEL GENTILHVOMO clufione e la tua. Ma da molti gentiluomini di[angue non fi conofce altra nobiltà,che quella del loro naficimento ; Et perciò intendono Megliore meglio nato. SNfib. rDalle tor te opinioni regolar le finitile non fi debbono ; anzi da quel le, che hanno fondamento di ragione. cMa fe altri ne da fi fi, ne da altrui svuole imparare,nelle tenebre della Jua ignoranzafepellito fi rimanga: & ufi co fimi pari perfiuo linguaggio quelloy del quale infieme faranno in concordia. Eug. Ti ho intefio. Vna non minor dfficultà mi preme ho ra la mente , della quale io defidero effer liberato. Nob.&t quale e ella? Eug. Tu <~uuoi,che il<~uirtucfi fia boeramente nobile: (ff io nonfi chi fia colui,a cui propriamente que fio nome fi comenga-.chemi pare che egli a tante cofiefifien da, che a piu non fifiende quello della nobiltà. Odo chiamar fi njirtuofi i letterati, i Caualieri, chifi fonare, (fif cantare, ft) di fognare, ò ritrarre. Si dice tra le donne, la tale è unagiouane molto <~uirtmfa, ella con le fuc mani fa tutto quello, che ella uede. & altre co fi tali finto dir da-torno, che lo intelletto mi confondono. Nob. Jfiueste fono tutte nvolgari opinioni: pf cefifimo filfi que(li nomi di uir tu, come mostrato habbiamo effere anche quegli altri di no bdtà. Io quando hieri ti ri fio fi dellaimitatione de maggio ri, non ti difii che Altri doueffe efferefiudiofio nè di lettere, nè di arme, nè di mufìca, nè di pittura,nè di altre opere manuali: ma ti dipinfi de gli effetti dà prudenza, digit* 0itia,di temperanza,& dà fortezza.. Che hauendo l’huo- mo moper Witter ciuilmente da regolar fe mcdefemo in manie Ya , che ne fàccia co fa, che a lui habbia da efj er di dis honore 3 nè altrui di ojfefa3 potremo dir <~uirtuofo effer colui, il quale per propria elettione ha fatto un tal cofiumc di di rittamente <~uiuere, che in tutte lefue operationifìntefo disfàttione di animo3 regolandof con la ragione. Il che è tanto a dire, quanto L’huomo da bene. Eug. 'Defederò che di questa tua diffinitione tu mi dichiari alcune cof, le quali non mi par di bene intendere. Dfob. domanda pu re : che per me non intendo , che a rimaner ti h abbia alcuna dubitatione. Eug. Perche dice sii 3 che hafatto un copiarne di dirittamente rviuereì Dpob. Percioche non ba fia3che hoggi 0 domanefellamente fefaccia opera <~uirtuo-fa ; ma è di mettieri che in ogni tempo , in ogni luogo3 (fr con ogni per fona l’huomo fempre fi fatichi in tal maniera dii ben operare , & fe confermi in tale njfo,che egli lo hab bia come per <~vna arte propria 3 -fife particolare. Et diff, <~viuer dirittamente ,percioche nonbifogna declinare nè al la de (ir a 3 ne alla fìmttra, nè auuicinarfe alla estremità; ■che il Philofopho dice , la noirtu effer e rvno habito, il qua le confette nella mediocrita:(fe nel meno ttanno le rz>irtù: -<>* i --L’itijfono fei e fremi. Gli efìremi della magnanimità fono l’audacia, & la timidità:& della liberalità3lapro digalità, & la auaritia. Et cefi delle altre nvirtù gli altri rvitij. E.ug. €t perche dicesti,per propria elettionei PKpb. rPer ciò che non è naie tuof colui, il quale bene ope- Pb ij ra Diffinitis del virtuo fo. 196 DEL GENTILHVOMO ra sforzato da altrui , nè per paura delle leggìi nè perire ranza di premio. Il benefi ha da fare, per effer bene : & limale fi ha dafchifare per effer male. La tàrtu è per fe JieJfa amabile3(fj dcf derabile:&, quando ogni altramer cede le manchi , ella è fola mercede di fe flefj a. Odi quello che ne dice Cicerone nelle quiftioni Tufculane. Ella” hafotto di fe tutte le cofe} chefìtto thuomo pojfono cade- ” re ,& quellefrettando non faflima degli humani aum» nimenti: fjff mancando di ogni colpa, non giudica che fuo- » ri dàfe Beffa co fa alcuna le f appartenga. Eug. ^Perche » dicefi, che fìntefìdisfattione di animo, gouernandof con la regola de Ila ragione? Ufob. ‘Percioche thuomo,che ha fatto l habito nella rv‘trtù,(che è ilcofume del dirittamen te njiuere ) fìnte diletto nel bene operare, èt chi tale non fifente ,fìppia che egli non ha anchora fatto l habito. il che accioche tu meglio intendagli ti dichiarerò con efìmpio. Diffìcile&fafiidiofì coffa è a fanciulli, Imparar lettere: ma da che fono diuenuti h uomini, & fono fatti dotti, di quelle innamoratifì altra confìolation maggiore nonfìento-no, che il dare opera a quelle. Non altramente graue malageuole coffa è a chi è nuouo il combatter contra i rvitif, & il domar gli appetiti, ftff i dannabili affetti. CMa poi che egli di quelli è fìtto Signor e,nell'operarcuirtuofamen te fente incomparabile dolcezza. Eug. Et quefìo è quello, chefì legge della lettera di Pithagora : & di Hercole, che alla diuifìone delle Brade trouo le due donne, la feue- raffi grane, la piace noie &* lafciua: c> la Brada erta,& alfine diletto fa. Ofiob. Tu lo intendi. Dififi poi, regolan 33 dofì con la ragione : che la ragion perfetta (come dice Se-os necafe un ben proprio dedhuomo: che gli altri con gli altri 93 animati gli fono comuni, prode e l'h uomo, & ì leoni, bello 99 è thnomo, (ffi ipaltoni, veloce g l’Intorno, (ffi ì cauallì : & 99 in tutte quefie cofe egli eviene fiuperato. Fin qua Seneca. Se adunque negli altri beni da altri animalifi amo fupera ti3 & ter ragione tutti gli altri auanfiamo, la ragione •vuole che con ragione gouernar ci debbiamo. (fi tanto maggiormente, quanto dal me de fimo ci viene anchor det to,che, dando ella allhuomo laperfettìone, lofamedcfima mente beato. BVla (fi anche cArifiotele vuole,che fi huo mini, i quali piu con ragione tra gli altrifigouernano,filano Signori, (ffi rettori degli altri huomini. Et dice Cice-33 rone, che la vera legge, (ffiprencipe di comandare & di 93 vietare, e la diritta ragione. Et di queBa dice il beato 33 aAgofilino nel libro dello Spirito, & della anima, che ella 93 e vno afifietto della mente, col quale dificerne il bene, (ffi 99 il male: elegge le virtù, & ama Dio. Or dal diritto reg pimento di quefla goffi amo dire che ciuenga la prudenza, la quale dice dAriBotele nelfeBo della Et bica ejfiere uno habito di operare intorno le cofe humane con vera ragione. €t qui non accade dififiutare ,fe lapruderne* fia tutte le virtù fiofe ellefilano in quella; ofe ella è vna delle quat tro} come da diuerfii diuerfornente fi è tenuto. Bafia bene, Ragione. Beatitudi ne del huo mo. Prudenza. i3 che i Re per le p offe filoni de loro Regni, €ug. Bora ti ho in te fi. fihicfla farebbe bene una, bella nobiltà, (fi beate quelle T{epublicke3 & beati que fiegni3 che da cittadini cefi nobili3 (fi da cofinobili Refifero retti, & gouerna ti. dJVla di cofi fitti nobili non credo che moltefamiglie fé ne ritrouino. Cpob. Ci'o dei tu tener per fermo. Et dice 33 tArislotelenel quinto libro della Apolitica, che tutti in pa 33 yole la nobiltà 3& la njirtu fi ufurpano: ma che ueramen 33 te filano nobili 3& da bene in njenin luogo cento non fi 33 ne trottano. Eug. Tu hai in fiomma conchiufi 3 che il uir tuofioc nobile ; (fi mofirato chi e il--uir tuo fio . €t non dime Mondandomi di/òpra cfimpij di nobili j mi allegafti nobili per arme, fi per lettere eccellenti : & pur ne gli '-uni, ne gli altri non uengono dirittamente fiotto la diffinitione del '-virtuofio.Cpob.Tu ben dfiorri.Ma ricor dati3che ti ho già -detto due ejfer le maniere della nobiltà‘Ja naturale3 fi la ornile.esilia naturale fi fattamente fi accommoda la diffini tione del uirtuofi,che dir fi può che nobile e il uirtuofo3fi che uirtuofioeil nobile. Et ti difil3che dar uolendoti e film pij di nobiltà 3 dall avvita ernie trargli bifiognana da que-■Tte due pr ofe filoni 3di arme 3 & di lettere $ per ejfire elle tra le altre nobiliffime. Etperci oche in que di e confi (le il gouerno ,&la difefia delle città 3 & de Regni 3 ejfenda la ciud nobdtàifiit ultaper reggimento 3 fi per confiernatione di quelle3 fi di quelli3 ragioneuol cofia è, che in que Et A entrino coloro 3 che hanno quefia amminifiratione, quejlo Arme. Lettere, Duele ma niere della nobiltà. aco DEL GENTILHVOMO quefìo pef. Bug. Saranno adunque nobili tutti quelli, . che daranno opera a lettere , & tutti quelli, che andran no alla guerra? Nob. Non tutti: nè coji incontanente: che,per dare altri opera a lettere, non perciòfi intende ef fer nobile, fe egli non hauerà tal teflimonianzg di grado, & tale approbatione della fua dottrina, che egli per quel la fa degno di ejfer conofciuto, (ff non altramente. ‘Ter andare altri a foldo ,fe non confeguiràper uia del fìio m . lore di que gradi, che f danno fra foldati ,o per proua . non fi mofrerà degno di quelli 3 non perciò douerà ejfer .. nobile riputato. ‘Ter fentire io alcuno nominarjì Capitano , b per uederlo portare uno Stendardo, b nana bandiera, nonperciò lo hauroper buon foldato, & confeguen temente per nobile ,fe non intenderò che egli per proprio ualore Ji habbia quel luogoguadagnato. Che i gran Signori, e> Capitani danno JJeff'e nuolte que gradì ad huo-rnini nuoui,per ejfer coloro atti a fojìener la JJefa delle com pagme. Et que3 taliapprejjo dime tenuti faranno ricchi Capitani, (ff non nobili , fe altro non intenderò di loro. Ad alcunifi danno i Capitanati per parentado, o per amici tia : & que fi diro io chefono J'auoriti, & non nobili, fe non ne hauro altra nouella. Non mancano di quelli,che hanno le compagnie per altrui interceJfone,& quefichia mero Capitani raccomandati, & non nobili ,fe altro non fapro delle loro prodezze. Taccio quegli altri, che perfonar diperjone impudiche, o con male arti,tali dignità con fe gufano, 201 LIBRO TERZO. fègtnfcono 3 cheto di parlarne mene '-vergogno'3 nè fi come non fi vergognino que'Jòldati 3 chefi anno fiotto le loro infiegne. éMa poi tali fino i fildati3 quali i Capitani: che fino i primi a rubbar gli amici, & iprimi a voltar le Et fi che a que’ Signori 3 eh e gli pagano, partorifiono di notabili vittorie. Quegli adunque, & gli altri co fifatti 3 (ì come di nome di fi Idati non fino degnili cofii (fipmeno fra nobili meritano di ejfiere annouera-ti. I Dottori determinano 3chey quale dieci anni fiatto haurà il mefliero della armata militiafiarà nobile : ma a me fiembra3 che mal difiegnarfipojfiafi fatto termino : per cieche egliauuerrà, che tale in uno anno haurà piu occafioni di far e 3 & farà piu opere honoreuoli, che altri in dieci. *~Pur fipotrà anche dire 3 che}qualeper dieci anni fatto ha urà il mefìier della guerra, haurà fatto un tale habito 3che potrà dirfi ejfier fioldato da douero. Eug. Saranno adunque que’ letterati 3 & que’ fidati veramente nobili? Vfob. Saranno nobili per prefiuntione. Eu6t come? Nobili p Nob. Si come detto se3che i figliuoli de’padri nobili3per la ^fuml° bontà del nafeimento loro 3 nobili effèr fiprefiumono ,per la me defima ragioneper nobili fi hanno que faldati 3 & que’ letterati3 per effer fi dati a quegli cfiercitif che princi palmente alla humanagenerationepofjono giouare : Et di . ogniunofi ha da tenere che egli fia buono ,fie non fiproua in contrario. Là onde anche di co loro fi ha da credere che bene3 virtuofamente & le arme3\fj le lettere habbia Cc no ffalle a nimici. 202 DEL GENTILHVOMO no da adoperare ,• & per quella prefuntione fono nobili. vViz par quafi comprendere la tua rafone. Si come hai detto3 che i nobilmente nati la nobiltà, della loro origine con la njirtu hanno da mantenere: cof tu rvuoi ancho-ra, che quefii altri con la njirtu nella nobiltà della loro prò fejfionefi confer nino. Dpob. CMipiace3che tu l'habbia del to3 accioche tu conofa fi euidente ejfer la mia ragionerie la ragione ti conduca ad ifiorgere la mia intentione. Et per dio cominciando da queflo capo, Non è brutta co falche, effondo la guerrafiata or dinata per difefa della giufiitìa3per confruare ogmuno ?iello flatofuofer liberar gli opprejfij pf per partorir pace a popoli,• Che il militare efercitio 3 il quale douerebbe ejfer e una religio fa difciplina 3 fa bruttato dafordidi rvitij3 & dalla licentiofa ulta de’fidati, i quali come hanno le arme in dojfo 3 quafi come il diritto confifia nella forza. Il libito firn lecito in lor leggo: Et uiuendo alle fi e fi di Gio. Villano 3guereggiano piu con tra i fudditi de’ Signori cui feruono3 che contra i loro nimi ci? 6t chi in que(lo modo nelle arme fi efercita 3 fimbra a te che habbia fatto il cofiume del dirittamente <~uiuere3fi come ti diffi del'-virtuofì? Eug. Non già a me. Nob. Et pare a te3 che egli con la regola della ragione fi gouerni 3fi come del me defimo ti dijfi? Eug. V\Ei pare che faccia tutte operationi contrarie. Epob. Non <~uiene adunque fitto la diffinitione delnjirtuofioì Eug. In niun modo. Nob. Et per LIBRO TERZO. 203 per confeguente rie anche del nobile3 nè dellhuomo da bene? Eug. Procede la tua ragione. Nob. Soleuano que' primi buoni T{e3 que' 'Trencipigloriofi 3i quali per la loro ‘-virtù a TPrencipati erano eletti 3 rvfar ogni loro /ìudìo per reggere in tranquillità , & congiujìitia.fé) dirittura ipopoli a loro commefjì: nèperjuafi da ambitione3 nè (pinti da auaritiapenfauano di ampliare i loro confini. E rimi furono (per quanto dalle hi fioriefi raccoglie)Sefoflre fie di Egitto3 & Tanali fie de' Tartari3 i quali ‘-vaghi di acquiliarfama con mano armata njficirono contra popolifira meri3 ffi lontani: Et contenti di hauer uinto3 coloro la-fciauano nelprimiero loro fiato. Eug. TDoueuano ejfere huomini ntalorofì. Dfob. Et ingiufii ambitio fidando molestia a chi non daua loro noia. Nino fu ilprimo (il qua le tirato da cupidigia di fìgnor eggiar e3a guerreggiar comin ciò co'popoli <■vicini : & di mano in mano paefe apaefie aggiungendo3 ampliò la fua giuriditione. Et poi di giorno in giorno piu i co fiumi de gli huomini corrompendofì 3 il mondo è continuamente andato, (fi t ut tatù a ua di male in peggio. Eug. Tu mi diletti con quefia tua feuerità di fien tenzs. (Nob. Et pur in queflo Joggetto continuando: Quanti credi tu 3 che de' moderni nofiri capitani 3(fif fiol dati ‘-vadano alla guerra con quella intentione, che alla re tigion militarfi richiede? Quanti credi chefilmano alcun IPrencipe per difender principalmente lagiuflitia ? 0 per opinione, la quale habbiano 3 che la loro parte difenda cau- Cc ij fa Sefoftre$c di Egitto. Tanai Re deTartari. Mine, fa honefìa? Et che quando fpejfero di muouer le arme contra il diritto 3f ne ritrahejfero? Eug. ‘Pochi > o ninno. Nob. Et quanti credi3che ui nvadano piu per ntbbare il Signore3 cuifruono3 fgj iJudditi di lui3 che per combat ter e? Eug. ZJn numero infinito. Nob. Et poi quefli [i chiamano Caualieri3 (ff Capitani: & ejfendo la feccia de gli huomini 3 nobilitimifono riputati. Difidati non dico già3che nome non meritino: che ogni triflitiafi mettono a fare per hauer fidi. Furono nelpajfatofecolo alcuni buo mini ‘vihjfmi3 che3per ejfer 'valenti dellaperfna 3&di animo afiuti3ragunatefihaueuanofquadre di ladri ar-Capitani mai\. ai ventura torno uano guerra: & bora quello Signore3hora quell altrofer uiuano : (fp erano per chi piu loroproferiua. Or credi tu3 che quelli cercajfero di difender la giufitia? jQuandopoi fido non haueuano 3 andauano a danni di chi men poteua: & cofviueuano, & di violenze3 & di ladronecci f in grandmano. Et co fi oro nobili erano nominatiper la gran deroga degli animi loro3 e> per le cofe ‘-valentemente ope rate. Et tale e di loro la opinione del nvulgo3 per la quOr-le ti ho tratto col mio ragionamento per conducerti alla cognitione della '-vera nobiltà, dalla quale coloro tanto furono lontani3 quanto ‘vera virtù non hebbero. Che tanto 'vuol dire in fentenzp Capitano di & fotto nome di Capitani di uentura andauano at-: tf la òpera loro ‘vende uano a Prencipi, che face- i quali fenza rifguardo sforzano chiunque èpiu debil di lo ro. ZJero e>ch e altri può far fi Capitano di ‘-venturaper ri couerareiljuo da chi glielo ufurpa , andando a danni del paefe dell'ufurpante: é'tpuò andare a fruir ‘Trencipe^che habhiaguerray & danneggiare i popoli del[ito nimico. Che fermarey & per terra fìa cofa da Caualiere far delle im-prefe contra infide li/non fi ha da mettere in dubbio. éMa chi altramente fa da fe ragunanza di foldati auuenturie-ri 3 dir non fi può fe non Capitano di ladri. Et hai da batter quella per conclufìone fermijfima 3 che non tanta laudepuò mer itare alcuno per dimofiratione che egli faccia di adoperar le arme con auuedimento 3 con grandezza di animo 3 quanto biafìmo di prenderle coniragiuflitia 3 o di maneggiarle non fecondo la ragione3 le leggi. Eug. Co fipar che ci ditti la ragione: che come huomini habbiano da guerreggiar e 3& non da fere. Nob. T roppo cifarebbe da dire intorno a queflofggetto, chi partit ament e per tutti i capi con ragione3 con auttorità 3 (fif con efempij <~uolejfe diforrere: ma fola una cofa ti uoglio dire. Di due huomi nigagliardijfimiy ftj robufiiffimi degli antichifecolifra gli altri è celebrata la memoria : 6t quefii fono Hercole} & Hercok. EMilon da Crotone. Coluiyper ejfere andato per lo mondo i tiranni abbattendo, & domando i mofiri a beneficio del la humana generatione3fra Deifu annouerato, e> con di uinihonori celebrato. Di quefio altro nonfi ne parla3fi Milonr. non come delle forzo di rvn fachin robufio. D orche bene fcriue Contri i mali lette rati. Jcnue Cicerone nel libro della ‘'vecchiezza , uer Itti ilparlar dirizzando; Tuper te flejfo non fofli mai degno di efi»> Jer conofiiuto , ma per li tuoi fianchi, fip per le tue brac-» eia. Doue fi dice3 che perfé nonfu degno di effer cono-a feiuto ; per inferire che non era nobil di animo , nel quale fi dijfie a dietro che confifie la eccellenza dell’huomo ; ma che era flato cono feiuto perle file forze3che haueua l’in-firumento del fuo corpaccio. Bug. Tu haiparlato della no biltà de fidati in maniera , che non fio quanto la maggior parte di loro,rifapendolo,della tua fintenzahabbia a rima ner fodisfatta. Affetto bora quello 3 che tu mi habbia da dir de’ letterati. Nob. altrettanto ti dirò anche di loro, in quelli che le lettere male adoperano. ^Primieramente ricordar ti dei, che in quel tefio3 il quale ti recitai dello Spi tapino di Platone, fono quefleparole: Ogni faenzafenza » giufiitiafenza altra uirtu,non par chefafkpienza,ma >3 aflutia. 61 poco e queflo che ne dice ^Platone : che il fa- » pere aggiunto ad una mala mente, e xmpeflifero rveleno. €t per lafciare bora da parte coloro, le cui fritture piene fono o di maldicenza, ò di dishonefià, de’ quali dir fipuò, che la penna in mano di xn maligno ,òdi nano impudico} fapeggio che una(fada in mano di unfurio fio , òche nana xelenofafierpe tra le herbe nafcofta.Ma & alla fine quel le puzzolenti fritture piu dishonorano i loro auttori, che offendano altrui. fDi quefli adunque ( come di perfine non degne chefe nefaccia7nentione tra buoni) altro non ne ne dicendo3 ardìfco a direbbe non ci ha fra nf inenti magp glori nimici delle anime nostre : de’ no tiri corpi 3 & delle noftre facilità^ che i mali lettorati. Imali Theologi fono gli auttori delle herefìe , i mali medici danno n.veleno fiotto fietie di medicine& i mali giure confuti con le loro ca mllationi3 co’ loro iniqui configli 3 fi con le loro fifefen-tenze ci tolgono lo hauere, Etfe queile ti paiono arti rvir fuofi: fe ti paiono opere gouernate con laregola della mae.--fra ragione3 tupuoihauer que’ cefifittamente operanti per nobili^ (fi non in altra maniera, Mggumgafianchoray che nonfio come nobili chiamar fipojfano quelli fi quali dan no opera ad alcuna maniera di lettere con quella intentio.-ne3 che ipiu <~ui danno opera: che'fi di tener poi mercato dellaficien%a loro fra il <■vulgo3 tendendola a minuto : che queilo non e mo/lrarfidirvirtù sludiofi3 ma di guadagno defiderofi Eug. Delìinfinito numero di coloro3 che efi fer nobili fi reputano 3 con quefatua regola 3 la qual mi par che <~ueramente fi a la regola della ragione 3 io <~ue^go la cofia in molto pochi efi ere riflretta 3 (fi in meno affai 3 che non fono i cento di miriti ot eieper ogni citta. Nob. 'Tur che non habbiamo difficulta di trottarne quelpoco numero3 •nel quale ultimamentefi riftrinfie Abrahamo3 quando egli pregauaper la fialute di Sodoma. Ma fi quanto la mala-geuolezga è maggiore 3 tanto piu affaticar fi dee ogni rara finto per confeguir e una co fi honorata dignità. Che3oltra che la nvirtu è perfe deffderabile3 ellafa anchora3che .colo- Arme, lettere. ro, né quali ella ri(flende3fra ipochi fono annetteratì3&> commendati. Bug. Hora dirpojfo bene3che mi hai cefi cont piutamente fo disfatto 3 che-piu non mi rimane co fa da dtt~ bit are altra che unafola 3 della quale dtfdero gran demen te diintenderne datela refolutione. Uff. Et quale e ella? Eug. Tra la nobiltà-delie arme 3 (fif delle lettere $ quale debbia ejfere antepofla. Nob. 4?ueflo è un figge t-to 3del quale chi pienamente trattare3(fif difiutarne mlej fejbifignerebbe dirne pìu3che detto non fi e in tutto queflo ragionamento dì nobiltà. Elle fino arnendue profejfioni nobiliffime 3 & eccellentiffime ; & per le quali principalmente le città 3 gli flati 3 & i regni fi difendono 3 figouer nano 3fi amplificano 3 & fi confer uano. Etfi hanno b fogno luna dell’altra 3 che ne l’una fin%a l’altragouernar fi può giufiamente3 ne l’altrafintai’una mantener ficura-mente : nein fkuor dell’una determinar fi può, che ifigua ci dell altra off e fi non fi tengano. Eug. fitte fio non ci ha datenere 3 che perciò di intendere il naero non habbiamo a cercare. Et quale pare a te 3 che piu habbia bifigno dell’altra ? Et quale pare a te queliti chetandone l'una5 per fi sleffa megliofipot effe mantenere ? Uff. fiuefla e affai ageuole qui flione da rifoluere. Chi le arme leuaffe del mondo 3 non ci ejfendochi perfirza cercajfe di njfur-par l'altrui 3 il tutto in pace con le leggi della giufiitia figt uernerebbe: (6t quelle ci fi infognano da i letterati ) & ogni co fa in pace3 ip‘ in tranquillitàfi uedrebbefiorire 3con tentandofi tentandofi ogniuno di quello che fojje Juo. Di che ben fu detto dei Agefilao3che, fietutti fofjèrogiufii3dimalor non ci farebbe me fieri. Celebrato e per notabiliffima fentenza il detto di Probo Imperadore, il qualefoggiogdto hauendo l'Oriente fijf?, che fieraua di douer toflo operare 3 che il Romano Imperio piu di foldati non hauerebbe battuto bifo gno:giudicando a quefio modo dipromettere a quello Imperio fimma felicità. Quando nveramente la profejfonc delle lettere del tutto fojje tolta mia3 rimanendo ogni co-fa nello arbitrio de' foldati 3 ne ci ejfendo chi loro preferì-uejfie le regole delle guerre giu fie 3 e> ingiufie 3 gfi la forma dell efer citarle congiufiitia3 ogni co fa, anderebbefotto fopra: & ogniuno fi darebbe a danni di chi meno potejfc: ne mai ci farebbe fine 3nè termino alle ingiurie. Il che farebbe a punto mn le tur del mondo tutta quella felicità3 che batterpofono i mortali 3 dicendo Diatone nell'ottano 33 libro delle leggi3che3quale muolfelicemente miuere3Prin 33 cipaltnente è necejfario 3 che nè egli ficcia3 nè riceua ingiu-33 ria. Et in fimmafìgnoreggiando lefole arme 3 tanto farebbe la humana generatione piu mifera di ogni fette di animanti 3 quanto ninna fi etie di animanti è al mondo3che piu tra fc fi confiumi, che fifacciano glihuomini. Di che è nonprouerbio, che thuorno è lupo allhuomo. Et ben dijfie 33 Plinio Auttore grauififimo: Lafierezza de' leoni tra fi non » combatte : il morfio de’ fierpenti non ferifce i firpenti : ma 33fermamente allhuomo dallhuomo ne mentono molti ma- Agcfilao. Probo. Platone. Felicità di uiuere. aio DEL GENTILHVOMO ■ Eug. Tu di il ‘-vero. Mafinza le arme e il mio auuifi, che al mondo mancherebbe un grande ornamento3 & gran mezo difargli h uomini grandi-, &glo rio fi. Egob. Ci mancherebbe anche un gran trauaglio3 fgj <~un gran me-& occupargli altrui beni3 ds* gli altruipaefi3 {fi diAggiogar le citta liberent di metterle in feruitu. Sug.Quan do le arme gonfiamentefi muouono,non è da dire chefia al tro che bene. Egob. Ghà fia il fatto 3 che giufiamentefi nefie^uer & anche quando le guerre fono giufiamen regiuftef te mojfe3 quante fono leingiufiitie3 chefeguitano quella giufiitia? lpopoli.fudditi innocenti 3 a quali non tocca di giudicarefe la guerrafiagiufia o ingiulla : ffj chefiotto pe na di mancamento di fede 3odi tradimento fono sforzati ad oh e Tir e i loro/ignori : & i piu anche Ti loro non prendendo ffada3 ne coltello contra i nimicifinofattiprigioni, Tir aliati 3 taglieggiati 3 amazgati 3 le donne molate ,• le cafe rubiate $ le Chicfe naituperate. (fif per dirlo in nana par ola, le città3 & i paefi mejfi a ferro 3(fip a fuoco. Et quello par forfè a te che fia nano fiettacolo diletto fi. Eug. £t quellefono a punto quelle cofe 3che a uincitoriglo ria3 & immortalfama partorifcono. Nob. Non ti naoglio negar 3 che la co fi in apparenza nonfiia cofi. TMapare a te co fi humana il defiderar di acquiflar grandezza dalle mi-ferie humane? Et nota terrore del mondo. aAllhuomo par bella cofanaincer per forza l’altro huomo: & egli non intende 3 chefi gloria di quello» che non è proprio dellhuo LIBRO TERZO. aiZ mo, ma che gli è comune co’ bruti: anzi (come pur dianzi fi dijjeperfentenza di Seneca) donde egli è evinto,da bru ti: che il leone, il torofielefante,{fi ilcauallo, e> degli al tri animanti per forze corporali fimo alTkuomo fuperiori. Et noi mettiamo la no Bra gloria 3& il noBro honore in cofa3 douefiamo alle beBie inferiori. non gloriar fi nelle nveci foni, negli incendi], negli Bupri,& ne fiacri legij. Stfieguatar douerebbono quella bella fintenzg di Archidamo,il quale,lodarfintendofì, chehauefie con armefuperaligli efirciti di Arcadia, ri fio fi, Moltofarebbe meglio chervintigli haueffimo conprudenza, che con arme. Et detto del Re zAlfonfifu, che grande co fa era effer Capitano contra i rimici, magrandifiìma ejf ?r Capitano di ogni ‘-virtù a Cittadini. Eug. Nonfi gloriano ejfi del le co fi malamente adoperate, ma dell'efferfifitti conofie-re per magnanimi, & per <-valorofi3 il che non e tanto honor del corpo, quanto dell animo. Et do fi anchora , che tutto difa Caualieri nafeono querele da diffìnircon le ar me, alle quali(finti dall honore fi conducono, per non la-ficiar di fi opinione nelle altrui menti, che effiper nvilta di cuore fiano mancati al debito loro. Et al giuditio delle ar me anche nel duellofi ricorre per zelo di giufiitia, (èfr co- Dd ij me Archia- mo. Alfonfo Re. Duelli. 212 DEL GENTILHVOMO me alla feritene dì Dio : che fr le leggi\ftamfcono 3 che> quando cofia alcuna ciuilmentegranar non fipojfa ? p£'' di arme fi hahhia aprouare.Sgob.Non dir co/l Eugenio, he leggi queflo non flatu fieno : anzi ordinano ejje3 che per naia di arme non fipruoui quello ..che ciuilmente fi può prò uare. Il che muol dire 3 che alla prona incerta ricorrere non fi debbia 3 done la certa figoffa hauere. Inccrtiffima e laprona delle arme ,• ne per legge alcuna diurna 3 ne humana e appronato pergiufia prnona il duello: anzi è egli dannato infìn da coloro 3 da quali noi in Italia hauuta ne hab-biamo la prima ifìitutioneiche nel nero diritto giudicìo ha-uer non fi può nella determinatione delle arme:nefolamen te nelle priuate battaglie3 ma anchora nelle guerre publi-chefempre e Baio filmato 3 che gran parte ne habbia lafor tuna. Si che non tanto a magnanimità3 & a <~valore attn buirfi debbono le ~vittorie 3 quanto ad altre cagioni3 che a noi fino naficofie. Efepvalorefi ha da dir quello 3 che dal la ragione & dallagiufiitia non e accompagnato3 ma teme rità, (fif furore. Et dice Diatone nel fecondo Alcibiade3 Magnani- che quefio nome di Magnanimità è uno honefliffimo nome di pazzia. Eug. Or non e Dio nella Scrittura chiamato dìo de gii Dio degli efierciti ? Et fie Dio ne è egli il Signore3 non e da deicui. Aire che filano fie non con giufiitia determinate le guerre. Spetto nei y(ob. fihà in un gran pelago ci bìfiognerebbe entrare a uo le guerre lerparlare de gìudlicq di Dio. cMa tu dei fiapere 3 che giuftitia. anche in quelle guerre 3 che per human giuditio ingiufia- mente mente fono rnofie , chi la ingiùfiitiafuorifce , benefefi-fo uincitor ne rimane, potendo hauere ildìuin giudicio ri-fetta a cofe, che agli humani intelletti fono occulte. Che colui 3 il quale in quella guerra difende la giu fitta, può ha uer tal peccato 3 che merita quella punitione : l?uò --veder Dio 3 che uincendo egli, male ufcrebbe quella r>vittoria: rTuo anche uoler cafligare ipopoli} a Tirannofìttometten dogli 3 co fuoi nimicide’ fuoinimici njendhcandofì. Et altre cofe infinite pojjono ejfere intefe dalla incomprenfìbi le altezza, della mente fiua : onde egli (ìmuoue a fitr delle determinationi, che, fi bene dal mondo fono uedute, non perciò le cagioni ne fono conofiiute. Et con tutto che egli conlaguerra tolga lo slato ad uno 3 che per antica fuccefi fìone legittimo pojfejfore tenuto nefìa,& lo dia a per fona 3 dii cui nonfi'/appio,y che ut habbia attion nveruna3 non per tanto e da dire,Che in Dio fa ingiùfiitia. Che, e/fendo il mondo, ffi tutto quello che e nel mondo cofefine, egli ne può diforre come gli aggrada, da coflui togliendo, & dando a coluis fi comefacciamo anche noi, che hoggi pre-fiando una cofia ad uno,poi ripigliandola la prestiamo ad uno altro, neper que/ìo tifiamo ingiùfiitia alcuna. Eug. Con quefìa ragione adunque potremo noi dire, che “Diofk cejfe dalpopolofuo nell uficir di Egitto portar ma i itali del loro, (ifj dell argento, ciaf uno de fuoi uicini: Et che a coloro hauendogh lafciati un tempo uolejfe che per innan-%ifio fero degli hebrei. Ufob. Co/i intendo io quel luogo ai4 DEL GENTILHVOMO della, Scrittura3 quantunque di coloro non ci manchino 3 che dicono3 quelli da Dio effere flati loro conceduti per mercede delle opere che fatte haueuano a Faraone. Jsflteft o può ej] ere 3 che per tal cagione Dio deffe loro quel le ricchezze : ma la mere e de delle opere ( h umanamente parlando ) fi conueniua che pagat afoffe dal Fijco 3 & non da Judditi : perche quefla altra interpretatione (al parer Le^ arme mio ) dirittamente uiflpuò accommodare. Eug.Horator gli huomi nando alle no sire arme3 quelle mipar che molto piu e falli ni" no gli huomini 3 che non fanno le lettere. Et principali efempìf cipojfono effere Giulio Ce fare, (flf < LIBRO TERZO. 221 le b e filei ricorrer ci bifogna alla ‘-ultima, quando non ci fi a luogo alla prima. Et notarci) e egli diceva pruoua dellafor %a ejferpropria delle bejìie. Eug. fuefio allegar detti di letterati in fuor delle lettere3non fo quanta auttorità deb Habanere. Chine domandaffeifidati,forfèdirebbono altramente. Nob. €t i letterati , & ifidati,fono huomi-ni} il che <~uuol dir e,animali di ragion capaci. Et quando in qufiion fì<~uiene dì co fa alcuna, quella dalla regola della ragione ha da ejfer e e faminata. Et chi uorrà direbbe le guerre fen%a ragione farfi debbiano 3 dirà cofa ad huorno non conueniente. Chi concederà3che per ragionefi deb-bian prender e, & con ragione efrcitare 3 bifgnerà che anchor conceda la cognition dellaragione douerf apprender da letterati. Onde ne eviene in confeguenza tutto ■ quello che difoprafi è detto. rT>oi non fi njede a che fine le guerrefi efercitano? C ome fi e guadagnata una città3 0 nanofiato 3 cofiincontanente allagiufiitia de dottori 3 fono rimeffi raccommandati. Cug. Ne perciò gli leuano del le mani de’fidati3 che anche ejji ne hanno la parte loro alla guardia, fiff alla dfefa rimanendone. CNob. Gli runi cui Hanno come rettori 3 & gli altri come guardiani. Et quella differenza e (fecondo Fiatone) dagli <~vni agli altri,che e in una cafa dalpadre di famiglia3 al cane, il quale è tenuto perfar la guardia che i ladri la notte la cafi non. offendano. 6ug. 0 quefia e ama in furio fa compara iene. Nob. Non dir co fi. Anzi è ella in commendatione della ope ra Compara rione de letterari a foldau. Piatone. Dottori. 222 DEL GENTILHVOMO raloro.zA cani gener of affo miglia quel grande fcrittore» i foldati neifecondo della fepublica,dicendo che allaguifa » de' buoni cani hanno da effer '-vigilanti afentire inimici, a pretti afeguitargli, & '-valentia combatter con effo loro, »y poi che gli hanno raggiunti. Et nel quarto dice: Habbiamo »> nella cittapoflo i fidati, come canì3 i quali a principali cit- i> tadini obedifcano3 come ad alcuni pattori delle città. Et » quali fono quefi pafori 3fe non coloro 3 che la ragione 3 O* la giuttitia amminittrano? i quali pur fino i Giurecon(ulti. Eug. In tutti ipajfati ragionamenti 3 quante '-volte di Leggitti ti è rvenutafatta mentione3 tante gli hai danna-ti, & lacerati : (f bora cof honoratamente ne fanelli. ENfb. Non dir co fi che anzi ho io molte 'volte approuata (ff allegata la lor dottrina: & a quella etiandiopiu di una >volta mi fono rimeffo. Etfe ho qualche lorof utenza dan nata3non perciò dei p e tifar e 3 chefatto l’habbiaper odio che io porti loro 3 ne per lacerargli, che di ciò hauereigran torto. Ma lo ho folamente fatto, percioche in altro modo non poteua rifolutamente dirti quello, che iofentiua periate rità. Effi fono nelle città huominiprincipali: che & le leggi ci interpretano, ftfi le confuetudini ci infegnano3che da noi feruarf debbono: rifondono a quello, chervuoila ragione: (ff con giuttitia le controuerfe, ftj le liti diffnifto noi & in fomma,per conchiudere con Cicerone, fono ora-eoli nelle città. Eug. Or fattoi'Dottori nobili quanto ef firfi cogliono, i foldati a mepaiono nobilumi : che confi fendo flendo la HJirtu nella, operatione ,ftu dirai che bella cof fla il dire , il che e co fa propria de’ Letterati : fgj io diro, che molto piu bello e ilfltre : & que flo eproprio de’ fidati. Nob. Che la uirtu nella operatione confìttalo lo ti conce donna non ti concedo piaghe piu operinogli armatile i letterati. Eug. Or queflo uorrei intendere io perche tu co fl dica. Nob.Hor bora lo intenderai.!) a letterati afidati Comp«3 ui e quella differenza, che è in una nane tra colui che in da^iette poppa [lede al temone, (gjr coloro che uogano, che tirano le ratl' fxrte, che notano la fontina, ff che qua & là corrono,fe condo che da colui ‘-uien loro commandato. Idotti,in confi fio fedèndo, agli armati le leggi prefcriuono, nella città la egualità conferuano, (ff reggono il temone dà quella na ue, per la quale quegli altri corrono, & fanno quegli altri efercitìj. Che,fe cofì grecamente <-uorraidire, che piu honor euole fa il fare, bifognerà anche tenere , che piu he norcuole fla il fidato che combatte, che il Capitano, il-quale, tenendo lafìada nel fodro,gouerna tutto lefrcito: & che piu nobile fluii minftr o, che andando qua & là efequifce Lf utenza, che il giudice, il quale fedendo la ha data. Eug. lo non f che conferuatione di città fla quel la3 che tu di degli huomini che fìggono in configito .f ben> che non uifu confìgho di Letterati nell atto di Horatio, U Horatio, quale fio coluator fuo difefe floma contra lefrcito di *Torfna : e> da tre Horatij tu fai che Romafu nonfla- Tre Ho,a* mute difef, ma efltata, (fìf ampliata. Di che parche J questo nome fojfefatale alla difeffua, allapia gran- dezza. C\ob. zAtto nel mero honoreuole, ftj natile alla città di Poma fu quello di quello huomo meramente malo rofo : fgfi di quegli altri tre. Ne io dico,chegli huomini di guerra nonfacciano di gran beneficij alle città loto:ma non perciò dei tenere,che gli huomini di conpglioptte non hab biano delle opere cofi, (fppiu honorate anchora. Nonfen-tono le città pericoli maggiori, che quelli delle ciuilinimici tie3 & delle popolari dittàfoni, poma era disfatta,&fai ta preda de'popoli rimici, onde ella era circondatale Me Menenio renio z/lgrippa con la eloquenza fua non riconciliaua il pò-H"m- polo alla nobiltà: tt) Romani con 'Pirro fitti haunbbom AppìoCie dishonoratapace,fe ilfper di Appio Cieco nonglihauejje ritenuti: & Catilina erapermetterPpma in feruitu, fi Cicerone. Cicerone con lo ingegno fuo,fg) con la fua lingua rotti non hauejfe ipoi difegni, gjf cacciatolo del Senato, di Ro- ma. Là onde a lui da Ppma liber a primieramente fu dato nome di Padre della patria, il che non erafiato mai detto di Horatio, ne di altro Confole, ne di Dittatore, ne di Ca pitano, 0 di Trionfatore. Fa comparatione 'Piatone delle guerre che fipnno co* rimici di fuori alle fiditioni cium, ftfirecitatihauendo alcunimerfidi Tirteo ‘Poeta, che loda il malore de fidati, tra quali fono quefìi: Ho in diprezgg ciaf un, che non ardifie H)i mirar le battagliepinguinof, Et di adoprar le man contra nimicu Tirteo. Et npprejfo oppoBi hauendo querti altri del TPoeta T heogn't. Colui alpuro argento, & alfìn oro Theogai. S’ha da agguagliar, che fé delfi conferua T ra’lfuror de’ tumulti popolari. Si rifolue,che quefla e molto maggior njìrtu di quella.per~ cioche quella in moltifìritruoua ,• 0 che que’ tali, da pochi infuori,fono feroci, ingiuriofìfuperchieuoli, &fenzg. ceruello: Là doue. querta altra è propria di huomini, orna ti nonfolamente dì fortezza, ma digtufìitia anchora, di temperanza, & difapienza. Benché & Tirteo fcriffe que’uerfìper inanimare i Lacedemone alla battagliai qua li dopo tre fconftte riceuute,da quelli furono in tal maniera acce finche rinouato il fitto di arme rimafero nvincito ri: Tanto poffono le lettere anche nelmezo del furor della guerra. ‘Poi il calore de tre Horatij quantogiouo a fo Tre Hora ma, tanto nocque ad zAlba. Et ilpiu delle 'zjolte piu no-dono gli armati, che non giouano. Et (fecondo il detto dì Cornelio Tacito) quandoJurgono le guerre,gli innocenti Cornelio parimente, 0 i nocenti patifcono. CfgaqueHo poffono T2Clt0-porger rimedio i Prencipi, nei Capitani : (fp ciò da letterati non atmene. Diurna, & Licurgo (de’ quali già det- Numa. to s è Jafoma ,(fpa Sparta fecero conia loro fapienzp L,curg0’ giouamento incomparabile fenzA altrui danno, o nocimen- Al r ■ n TL .... . ... Trifmegi- to. AltrettantofeceTnJmegiHo,dando le leggi a pop oh di fio. Egitto. Zoroafiro a Perfi, (ff a \Battriani: Minojfe aire Mino*?” Ff gno 226 DEL GENTILHVOMO Zamolff2’ &no di Creti •' Carenda a quelli di Tiro: Zamolfìa T'arta-Dracone, ri : bracone3 & Solone agli Atheniefij&Platone a Si-piatone, ciliani. ($j co/i gli altri componitori di leggi alle altre citta3 & agli altri Regni. €tfono le leggi dijfofie tutte al dirit to 3 & allafiufìitia : & hanno rijguardo al bene de buoni3 ffi alla punitione de’ rei 3 & non opprimono i giu sili ne e fallano gli federati: come tutto dì fi medefra Capitani di arme 3 fra fidati : che quellifono i piu honorati3 che piu hanno rubbato. 7?oi nana altra cofa hai da confiderà)’e 3 che non folamente maggiore e lagiu&itia3&mag fiore è il beneficio de letterati 3 che quello de fidati : ma anchora piu lungo 3 & piu continuo : che & nella guerra, fp) nellapace il letterato ha cura della giufiitia. Et le leggi dateci da faulj durano non f lamento quanta e la loro ut taf come fa l’opera del fidato) maper moltifcoli3(f/ infin che quelle città fi mantengono. Eug. Io anchora non bene intendo3 come tu pur intenda di preporre tanto le let M. Curtio tere alle arme. rDiuulgatiffima cofa e3 che M. Curtio ma-loro f giouine Romano3il quale a cauallo armato fi fitto nel lago3 che da lui poi prefi il nome3 mi fi fitto come cofnobi lijfima: ne quiui furono in confiderationefiureconfulti3ne altri letterati. Si che in quello atto data fu la fintene del la mag fior nobiltà con lapruoua dello effetto3 (ff non con argomenti di parole. Sgob. A quefia cofafembra a te che non ci fia riffofia, con tanta gaglierdezga di animo la hai pronuntiata. Eug. Sppnfio che a me nefimbri: ma afiet LIBRO TERZO. 227 to di fentir quello 3 che tu ne faprai dire. C\ob. eAfcolta adunque. ^Primieramente tu hai dafpere3 che Liuio 3di quefta co fa fcriuendo3 le dà nome difiiuola3come a quella3 a cui egli non trouo fondamento di '-verità. Si che quando io por tale la 'volejfi ributtar e3altro non mi accader ebbe a douer dire3 per abbattere qucfla tua ragione. SMa da poi che ella è pur comunemente per hifioria riceuuta 3 come di hiftaria anche parlandone t i '-voglio rifondere. Scriue il medefimo auttore 3 & replica Valerio Majfmo3chefatta la apertura di quel luogo3 ne potendofìper alcun modo ri-turare3per tf rifiofte de loro indo nini fi intefe3che la men te de’fàei era3cl?e quel luogo à richiudere nonfi ritornaf Je3fe dentro non uifigittajfe quella co fa 3 ne Ila quale piu <~valeua ilpopolo fiomano. Quella cofa3in cui piu maletta quel popolo fu rifiofio3 (fif non quella chefopra le altre fofj e nobilijfima. Et chiariffima co fa è, che in quella età la militia Promana fioriua: (gfi che di lettere non nji era 'veruno ornamento. Che quefto fattofifiriue ejferefiato alcu ni anni auanti che Liuio poeta dejfe la primafiutola alpopo lo 3 la quale ( fi crediamo a Cicerone )fu data auanti che nafcefie Ennio3 il quale fu anche piu antico di 1? lauto3ftfi di Neuio. Si che tu puoi di qui comprendere che letteratura era a fama in quella età 3 che Ennio non era anchor nato. C ome cofa adunque 3 nella quale piu rvalejfe ilpopo lo di famafaltò quiuì Curtio 3 & non comefopra le altre cofi nobile.Et dice Valerio in conformità diLiuìa3 che Cur Ff ij tio liuio Poe ta. Ennio. *23 DEL GENTILHVOMO tio interpreti)3 che fiomaper rvalor di arme fojf t eccellente. Et fi --uno oracolo tale adAtheniefifojf efiato dato3sij farro > che ejfi per lafiienza interpretato lo haurehbono, (fif non per calore di arme, per cicche ejfi cofi per dottrina furo eccellenti3 come fio maniper pregio di arme. Eug. Or dunque 3fi come la <~uirtu defiomanifece maggior fio-tna 3 che la rvirtù degli Atheniefi sAthene , cofi ne ‘-viene in configuenza.3 che piu eccellente 'virtùfiatafia la Roma na3 che la Atheniefi. Upob. Tu pur ritorni a quello } che altra uolta efferfitlfi ti ho dimoflrato : che non ine ontaneti te è da dir3quella arte3onde 1 huorno diuentapiu ricco3opiu potente3 ejfer la piu nobile} ma quella che piu lo fa noìrtuo fi. Et farà anzi datenere 3 che quella città habbia da efferfra le altre piu nobile riputata3 la qualefi piu beneficio alla humana generatione3 che alcuna altra per grande, (éfr Compara potente 3 che ella fifi a, che nonfaccia tale ejfett o. tZ) alle Roma & arme de Romani ne nacque efàltatione a fioma3 con lafog di Athene gCtploneppernon dire oppreffione 3 & ufurpatione ) delle altre città3 degli altri popoli3 & delle altre nationi. ED a glifi udìj di zAthene ueramente ne nacque beneficio a Gre ci3 ad Italiani3 & a Barbari: & con la dottrina loro fi fecero chiari gli firittori di Roma3 di Latio3 frj di tutta Italia: &fi fanno tuttauia3&fifaranno tutti ipiu nobili (fi riti dà tutte le regioni. Che di la a noi svenne la inflitutio ne delle belle difiipline, le quali (parfi per l'miuerfio lo hanno per tantifi coli'tenuto adorno3 lo tengono tutta- ttia* t ma. Et non c natione alcuna , che della, de flrunione di %/libenc non babbi a gufiiffirna cagione di douerfene dolere : là doue le piu di quella di Roma fi bantìo da gloriare. Eug. lo non ‘-vorrei o CNlpbile,che il fòuerchio defiderio dì efaltargli fludij delle lettere, la gloria di Grecia a quella di Italia tiftcefie antepone. Nob. Cofàpropria di buomo giuflo},il rendere ad ogniuno quello, cbe gli[t appartiene. Si comefupremagloria di Roma e,l'e [fereflata Donna del mondo}cofi dlAthene, I’efferefiata maettra. Et fe bene ve’ Greci efalto la gloria delle lettere, non perciò vii antepongo di -virtù a 'Romani : cbe di grandezza, & dì mode radon di animo s di fortezza, (gip dipatientias di co fianca & di continenzas di Immanità, & di pietà 5 digiuHitia, di liberalitàs digrauità,{jt) di fede} difeuerità, (fif di religiones &* di ogni altra ‘-virtù dipace, & di guerra la fola città di fonia ci ha dati tanti efempij,che ella non che ad Atbene,ma a tutta Greciafipuò anteporre. Et quefle tante opere diluir tu ci diede Roma non nella grandezza fua, ma nella fua pouertà. Confìflendo adunque la nobiltà nellarvirtù 3&effendo la ‘-virtù altra co fa cbe lettere, quanto Roma nelle alorofi danno loro fuggetto dafcriuere , & dafar fi fcriuendo chiari,<&* immortali, vfob. Ala nonfai tuy che gli huomini chiari per arme altro modo non hanno da mantener fifitmofi, fe lacortefia dà alcuno frittore non mantiene uiui i nomi loro? Et che dalla altra parte a glifritto ri non manca modo da far celebrar la fama loro3 quantunque hifiorie non firmano? Infinite fino le materie3le qua li lorofi ojferifono da douer trattare, Gguefii adunque fin za quelli <~viuerpoffono a futuri fecoli: là dotte quelli(enzg quefli non poffono. Eug. Et per le mani de glifinitori fi conferuano anche le memorie de gli huomini attenti. Nob. Et quello anche gli moflramen nobiliche ILettera-ti: Et che pur hanno bifogno della opera altrui3per confir uarfìin njita.oltra che quelle medefime Statue mute altro che la firma de’ corpi (nefi quanto njeramente ) non ci rappr e fiatano. & a '-volere intendere di cuifìanoque ri tratti fenecejfar*) ricorrer e aglifirittori.Si cheeffi etalua lor de glxhuonffif & allefiatue infieme dà cui ellefifiano . > rendono LIBRO TERZO. 251 rendono certa3 ^'fedeltefiimonian^a. Nè di molti fiottò ri antichifi hauerebbe memoria pur de‘ nomi loro 3fi dagli firittori flati nonfojfero celebrati. Ma percioche tu con 4’oracolo de’Dei hai nvoluto dar nell’efimpio di Curtio aut ìorita alle arme3 ^voglio dire anche io quello3che ne trotto in commendatione delle lettere. Daltoracolo di cApolli-ne in Delphi[coperti furonogli ucciditori di Archiloco Poe ta. Simonide cenando unafera con altre perfine in cafa di rvn fuo amico3 da due giouani coti molta iftanza fu fatto chiamar e,pregandolo chefubito njfiifJ'e nellafirada: doue egli <’vfiàto non trouo per fina : ma in quello isteff'o punto la camera doue fi cenaua ruino con morte di tutti i conuì-uanti. il che fu giudicato ejfere a lui auuenuto per j,nuore di Cafiore3 & di "Pollucefa luì ne fitoi uerfi celebrati.Ct ejfendo allo affedio di Athene Lifandro fie de5 Lacedemo nfi a lui fu piu evolte da "Pacco comandato in fogno 3 che egli lefue delitie doueffe lafciarfipellire.Et hauendo il fé fatto opera per intendere 3 chi colui[offe, c> intefio3che So fiele "Poeta Tragico era mortoJafiiò che conpace lefue e fi quie fijfero celebrat e.Per non ifìare bora a dire che fagli altri firittori i "Poeti hanno hauuto titolo di Diurni. Ghie fìi honori 3 queste teflimoman!zg3& quefii titoli nonfi io che a fildatiy ne a Caualieri fano fiati dati in età3nè in par te alcuna. Et queflo anchora ti njoglio aggiungere 3 che i Lacedemoni'j huomini grauijfimi 3 guerreggiando con The barn3 (fif prefa hauendo Jgfi minando la loro citta3 mieta- rono3 Archiloco Simonide 2J2 del gentilhvomo Pindaro, tono, che la cafa di Pindaro fojfe abbattuta, per ejfere ella fiata cafa di Po eta. Et che dirò della riuerenza cheporia~ rotto ifùmofiffimi Caualieri ^Argonauti a gli huomini lette rati : che tirando il remo Hercole, Thefo, (fffgli altri a Mopiò. lenti, Orfeo, (ff Mopfopoeti attendeuano a poetare .-per lafciare bora di dir,che Vergilio tra i bofchifortunati, (ff fra le fedie beate 3 loca come principale il ‘Poeta IMufeo. Eug. Dicano quel3 che fi voglianogli altri poeti in parti-Petrarcha colare de letterati, che ilPetrarcha ingenerale prepone pur i caualieri3 quelli ponendo da man de fra allafama&f i letterati dalla manca. Soprala qualfentenza Francefo Fikifo fc° Adelfo fa vn gran difcorfo 3 le arme alle lettere anteponendo. Or che diffonder ai a queflo ? Nob. Rifonder ti potrei,Platonprepone iletterati d caualieri: maggiore è la auttorità di ‘Platon, che delPetrarcha : adunque la opinione del Petrarcha ha da effer riprouata. éMa non voglio ne etiandio diffondere a quefio modo. Et ti dico 3 che non è da dire 3 che il l?etrarchaper quello3 che da te fi allega, dia il primo luogo di nobiltà alle arme. Eug. Et come no? Ópob. ndttendi 3 Eugenio. Gran differenza è Fami. dafama a nobiltà 3 da fama a virtù. Scriue il E* e- trarcha il trionfo della fama, e> non della virtù. Et può bene effere, che vno fi apiu conofciuto, & per confe-guente piufamofol'altro piu depno di effer conofciuto, Miccio Pie per effer piu dell'altro virtuofo. Chiara co fa e, che Epico emme. j0 piccmino }-)Homo civilmente nato nelpaffuto fecolofufit- mofo LIBRO TERZO. 2 33 ynofo affai piu3 che il Signor Giouanni Pico dalla éMiran-dola3per nafcimento ,per dottrina 3 & per un fu ncbiliff mo. Etfcnza comparatione alcun a fu piu de?no di ejjcr cono fiuto il -Pico3 che il "Piccinino. I Capitani di arme or dlinariamentc fno piu cono fiuti 3 che i letterati; per cicche de3 fitti di coloro ne hanno notitia huomini3 & donne 3 IPrencipi, e> ‘-vulgo 3 dotti 3 & ignoranti : là doue de fi fritti di que Pii altri non hanno cognitione 3fe non gli fìudiof delle lettere. Et coffno piu famof 3 & piu cono fiuti coloro 3 che cof oro: ma non perciòfno per ‘-virtù piu degni di ejfer cono fiuti. Eug. fucila a me fmbra una troppofottìi diPlintione. V\ob. fiuefia ti moPlrerò io efier na cri filma. 'Dice ilPetrarcha 3 che la fma hauea Ce far e 3 ftfi Scipione alla man de Pira 3 Ma qual piu prefo a gran pena sàccorfe. fiueflo fa bene 3 par landò della fama 3 che amenduefno fmofffrniy onde e3 che di altri h uomini gentili non fiamo njfati dii metter nome a noPlri figliuoli piu che di quefìi due. Sug. MoltiMlejfandriàfonoanchora. Klob. Sue ro3ma habbiamo anche nel Catalogo de’ fanti quefìo nome. Sì che può rvenir cof dal finto 3 come dal Re. Sta bene adunque (come ho detto) quel3 che detto hailPetrarcha, parlando de Ila fama : maf egli haueffefritto un trionfo della uirtu3 non hauerebbe hauutofatica dipenfarey quale di loro le f'ojfc Plato piu <■vicino. Che S cipion dallafan-(iullezga infino aliamonefu <-virtuofJfìmo : fif quell al- Gg tra Gio.Picco Cefare. Scipione. Petrarcha dannato. 2^4 DEL GENTILHVOMO trofuper molti nAtij infame. EhEt come è cote Elèi Epob. Da primi anni dellafua pueritia cominciò penfart alla tirannia, hauendo in bocca quel detto : Se l dritto s ha a macchiare, Ter regnar s’ha a macchiare. EPoinonfu egli infame per lofìor della età fua male fefo aPPreJf° Nicomede? il che rimpf onerato gli fu etiandio nel triompho dà fuoifidati, tg) gridato fu, che i maritiguar dajfero le mogli, che conduceuano l’adultero caluo. Mapo co e quefo. Scriue Catullo due epigrammi di lui,& di un fuo fuorito CMamurra, nel quale ci fa un fummario ritrat to della fua lorda ulta, dellefuc rapine, ftj del con fumar ipatrimoni],& le ricchezze delleprouincie in uituperoff finta conuerfattone, della quale non comporta la honefià, che fe nefucili. Poi quelfrfì tiranno della patria mife al uiuer fuo una compiuta conclufone. Perche mi mar aulì glio bene del Petrarcha, che lo nominale con Scipione inferne mancipio di '-virtù. Che egli mài per amor dievirtù non operòcofaueruna : ma folamenteper ambitione con malitia, (f con molta audacia, & temerità. Eug. Che dif tacer ti hafatto Giulio fe far e, che tu ne di tanto male ? Nob. zA me non ha egli fatto ne piacer, ne dif tacere . àft4a fe uoglio dire il njero, bifogna, che io dica ccf. Fu Giulio Ce far e un grandiffmo Capitano, huomo dii aitiamo ingegno, nolente,follicito, dotto : ma menorifuro no tutte quefie doti, che non furono i fuoi ulti]. Et lafàan do il LIBRO TERZO. ijf do il parlar di lut3 fifp affando a quello 3 che hai detto del Eilelfo 3 per non battere e pii pipato distinguer la fama FWeih didalla '-virtù 3 ffp dalla nobiltà3e caduto in quell'altro errore di uolcrpreporre le arme alle lettere. O* hauendo propo fi quattro merifflmì argomenti per le lettere3 fpj di quelli prouatenc tutte leparti 3 ne fa poimn tale in fauor delle arme. Il ben publico 3 & uniuerfale e molto piu degno di honore ,i di laude3 che il ben priuato, ft) particolare. La arte militare è per ben publico 3 (fff mmuerfiale 3 Icfcienze 3 & gli Studi] fono per bene particolare3 adunque la difciplina militare e piu degna di laude 3 che qualunque altra/acuita 3 o fetenzapriuata. Cof dice quelmalen t’huomo. Eug. Et che dirai bora? Non è quefla ragione mera ì Nob. ZI ero e3 che il ben publico e da anteporre al priuato : ma non è mero3 che le arme fano di beneficio mnì uerfiale 3 & le lettere di particolare : anzi ti moStrero io ef fere il contrario. Eug. Et cornei Nob. ZJniuerfal bene Tra le ar-ficio non può portare l'efercitio delle arme: che3fi due "ere^iHi efirciti combattono in campagna3 (arafilamente della par- fi?no di. te mincitrice,t'altra ne fi mira maleficio 3 del quale parti- ciò. cneh" cip era anche chìhaurà uinto3per le molte morti de’ Juoi.Et questo è ordinar io di tutte le guerre : poi di quella mittortati beneficio è del Signore 3& di pochi altri : (ff il maleficio di molti $ olir a che molte molte ì popoli 3 che quietamente miueuano fitto mn Signore 3 fattiJudditi di uno al tro} fono maltrattatili tiranneggiata & altra l'uniuer- Gg ìj fiale 2J6 DEL GENTILHVOMO Jale maleficio 3(fi danno di tutti ipopoli 3 & dì tutti ì paefi per le grauezge3che dalle guerre fi fintone dall'una parte3 et dalTaltr,a.Et non ci fino lontani gli ejempij. Da cinquan ta3ofiJfixnta anni a dietro come e Baia trattata la Italia? Le terre rumate: ìpaefi abbandonati dà latioratori: lepri-uateperfinei communi taglieggiati: i configli de’ fidati, ne di Capitani fi chiamino rifatte di prudenti 3ma fi ben quelle dà letterati : ftfi che la prudenza ordinariamente prende forma dalla cognition delle molte cofe, le quali non può faper dalla efpencnza l’huorno nella tanta breuità di ulta 3 ma lepuò bene imparar da' libri, che hanno confer-uata la memoria dà molti fecali. Si che anche della prudenza lorofono debitori i Caualàeri d letterati: ne per altro fu- *S8 DEL GENTILHVOMO pifani Cdi r delle femine federate ? Non è Impietà3 hauere fatte adorar legatte3 %li ff>aruieri3 & i ferpenti ? Et quefle religioni ti par che fia no fiate degne che i loro capi meritino di effer laudati fimiì Eug. Egli hauerà iute fio di Mofe3(fp di Chrifto? Nob. Et di zMacometto anchora. Che ben fappiamo 3 che la opinion fua era3 cioè tre grandi huominifofferofiati al mondo3(per non ufar la parola che da lui era ufàta ) i quali sperano fatti capi di fieli fiorii. Huomini chiamaua egli i capi della religione Hebre a 3 (fip della Chrifliana : della RMacometta na. fi}ella Maomettana fu ben capo non bicorno 3 & njn trifiiffimo huomo : della Hebreafu Dio, (fpMofe ne fu mi niflro : Et della Chrifliana ne fu Chrfio Dio3 figliuolo di Dio. Ti par adunque ben detto 3 che laudatiffimifragli H h ìj huomini hmminifìano i Capi delle Religioni. Eug. Non fo che me ne dire 3finon che non fipuò negare 3 che il EAlacchiauelli nonfoffe tale3 quale da te fi dice: €tfra buoni e egli in que {lacittaper talefimpreflato tenuto: poi dalfìtpremo tribu naie fato ni e posi o il figlilo. Sgob. Tanto fa detto della fuaimpieta. Ma nota anchor impruden^ difcrittore. Egli mette in quarto luogo i letterati : Et dice 3che gli ordinato n delle religioni fono nelprimo grado. Et gli ordinatori del le Religionifono i letterati, PA'lofi chefu dottifflmo ordinò là Religione hebrea3 S. Paolo con lefue pifìole (fp altri Apo foli pieni di dottrina di Santo fprato, & dapoi Ifanti Pontefici con le loro lettere decretali3 I Concilij in iairtù delio Spirito Santo ragunati con la dottrina de fapientiffi mifacerdoti ne’fieri loro canoni3Et apprejfo di mano in ma no iferi dottori andati fno ordinando la Religione Chri-fliana. Et anche Ser fio PAIonaco ordinò quella di CAlaco-metto. Et fì come coloroflatifno lodatiffìmiy cofl coflui ne e mi uperatifflmo. Nelprimo grado adunque de’ laudatijfi-mifono i letterati. Che di tu bora di quel ojostro cofl pru-dente fattore ? Eug. C(o?i mi marauigliofe infognando mala dottrina egli hauef]'e l intelletto pieno di confuflone. Nob. Traprimi adunque ha egli locati i letterali : ma nota anchora3chefiafecondi da lui fono accompagnatvche non mai fra ben fondato Regno3 ne Republica3fin%a chi dialo ro le leggi. Et queflo da altre perfine affettar nonfi dee, che da huomini letterati. guanto neramente a que Capi tani di e fretti, bifgna anche dire, che nè ejfi efer citar pof fono l'officio loro fenza prima fperfe la guerra è giufias il che necefario è, che dalle lettere fi dichiari. eAlle lettere adunqueprincipalcommendatione f conuiene, come a quel le, di cui co fa propria è, rnoflrar i nueri ordini di tutte la cofe dittine, & delle humane. 6ug. Pur che ti par di quel librofuo ingenerale. Cpob. Che egli è<~un buono, & ufi le libro, dal quale molte cofe apprender f pojfono alla natta àmie appartenenti s mauiha anche troppo di quello che auue lena gli animi : Et ottimamente fatto giudicherei che fojfe,ilpurgarlo, (fppurgatop ubicar lo,con licenza che eia feuno legger lo potejfe. Et queflo far fi potrebbe con Iettarne afaipoche carte, qui ptj la cafindone alcune righe: Se condo che in quefìo cagitolo, ( non che po/fa la forza. Eug. Io iflimo, che maggiore honore meritino nelle città quelli, cheper quellefpportano maggiori -pitiche, ftfi met tonfi a maggiori pericoli. Nob. Ufi dallefatiche, ne da pe ricali da giudicar fi hanno le nobiltà delle prcfejfioni, & delle arti, (fi degli efircitij. Che, fi dalle fatiche, <& da pericoli filmar le uorremo, nobili oltra i letterati, & oltra ifidatifaranno i marinai : che efji confatiche incomporta bili, con pericoli continui con la morte femprc uicina il marfalcando, portano grano, (fi altre cofe necejjarie ai-tufo della tilt a humana, & dellahumana comer fattone a quelle città, che della opera loro hanno di mefìicroj fan no benefìcio fienzafar danno altrui. €t con quella tua fin tenzaanchorapiu farà da honorare il Bargello di campa-gna, ft) lafafquadra, cheti Gouernadore, & i maestra ti cofi ciuili, come criminali della città. -Mia aggiungafi, che if)ldatifanno ilpiu del tempo a godere inguarnigione,,& agli alloggiamenti : & bene [feffop affano di molti anni3 che contra al nimici mano affada non mettono3 ne pur oda no fono di tr ornba 3 chefa per cagion di guerra. De letterati '-veram ente fono le fatiche continue 3 i quali in ogni tempo fi trauaglianoper beneficio delle anime 3 de’ cor- pi de' popoli} per confieruatione della giufiitia ; per mantenimento delle leggisperinflitutione de' cittadini ,• {fiper ammae(Iramento dellagiouentu. Di che a loro bene fi colimene quello 3 che da Platone è detto nel primo della fie-pub. Che e_(fi fempre uegghiano. Et tanto fono le loro fatiche piu honoreuoli3 quanto elle fono principalmente dell’a-nimo; che e parte principale delThuomo3 b pur Phuomo ifìef f:& non del corpo 3che ci è commune congii animali bruti. €ug. Et comenonfìgouerna l’arte militare con fatica dell’animo anchora ? Nob. Ma non e ella fatica di tutto lo efr cito3&di ognifidato 3come quella de letterati 3 de’ quali a ciaf uno e neceffario che egli con la mente lauori. Senza la intentione dell’animo non efereità il fuo meHiero ne il legnaiuolo 3 ne il calzolaio 3 ne le altre arti piu njili :perche e ben ragione noie anchora3 che inrvno efreito di tanta im portanza 3 di quanta e l'arte militare 3 i Capitani penfino & diforrano delle cofe 3 che allaprofeffione loro fi richieg (reno : nè percio i penfieri loro fi leuano da terra. Eug. In fomma da tutte le parti alla militare difciplina ti moHri po co amico . C\ob. Mila militar difciplina poco amico mi di-moHro in quella maniera3 che a dietro ho fatto de’:Edotto- Difciplina artificiofa. Difciplina confulca- trice. La militare è parte della culle • ri: che nonperennar quella di lo de,maper darle quella che le fi cornitene cojì ne ragiono. Et accioche tu fitppia che que fle conclusioni non mi formo di mio ceruello ,• Telatone nel fuo dialogo intitolato delfiegno,o C iuile, pa riandò delle ar ti 3 onde gliflatifi gouernana, dice, che quellafaenza, con la quale combattiamo con quelli, contra cui habbiamo publi cata la guerra, e difciplina arti fido fi, (gJ che ella e diuer-fa da quella, la quale confultandò puòprudentemente deli ber are con cui fi h abbia da fitr guerra , ò pace. €t que Ha non puoi dir chefia profeffione fe non di h uomini letterati, & da configlio. Sug. z/1 que fio non contradico io , anzi conferito, che elle fonoprofejfìoni diuerfe. SMaper effere elle diuerfe,non perciò conchiude, che piu questa a quella, che quella a quejla fia pupe rior e. Nob.Statti queto ,che fini to non ho di recitarti ciò che egli dice. Soggiunge apprejfo, che lafeienzafia quale della guerra confult a , a que Ila,che » fa laguerra,dee'fiqnorc?giare. Et nota,che egli dice figno-reggiare,et non ejfer folamente antepofia.ilche ottimamen tefi accorda con que Ilo,che detto ti ho,che ifoldatifono i mi ili fin,et gli efecutori delle f utenze de le iterati.Et nel fuo Protagora dice,che la faenza militare e una certa parte del la ernie.€tfe quella dà quefia èparte,non fi come tu uoglia, che ella piufia nobile di quel tutto,dà che ella è parte.Ma et non uoglio lafiiare un terzo detto fino del terzo libro della. d(ep. Che quando furono formatigli huominifDio a co loro » chefono atti agouernare mefcolò dell oro nelU loro genera >> tione: LIBRO TERZO. 151 » tione :a quelli chefino atti ad Aiutare ,dell’ argento: a conta Oro, Ar->3 dini,et a gli altri artefici,del ferro.Che gli atti agouernare Ferro,’nel furio 1 letterati, & ad aiutar fiano i foldati, non credo che ne "cano_ ne dubiti. Et co fi ttedi che di tanto egli antepone le lettere alle arme,quanto è piu pretiofo l'oro dell argento. Eug. Et per che uuoi tu co fi intendere,che egli intenda i letterati ef fere atti al gouernonon altre perfine. Nob. T'ercioche egli me de fimo in altri luoghi fi dichiara. Egei principio del ,,/uo 'EMcnefinomottra, che al Philofipho fi appartiene at De'lettera 3, tendere algouerno della citta. 6t nel quinto della Repub. verno .S°" 33 che non pojfono ejfer felici quelle città, douc i Tàhilofipbi 33 non fio nereggiano foiS ignori legittimamente, b/officien-33 temente non Phdofiphano. Etnei duodecimo delle leg-33 gl non uuol,che al reggimento di quelle fiaprepofio chi non 33 hauerà dato opera aglifludìj delle co fi diurne. Onde battendo anche recitati alcuni ruerfi di Hcfiodo in laude di Minoffie, nel dialogo da lui intitolato s che fono i figuenti; Che maggior fu di tutti i Tfi mortali > Et mantenne tImperio di piu genti: Et lo feettro tene a delfommo Gioite, Onde egligouernaua le cittadi. fui (dice Platone ) per lo feettro di Gioue egli altro non intende, che la dottrina di Gioue. Poi chiara co fa è ancho ra, che non e opera da foldati ilgouernar la città. perciò- ff-dc jur.& che per fient entga di Taolo giureconfiulto a foldati c lecito non fiapergh ordini di ragione. Sug. Io non fo che fi dica li ij Platone, 2?* DEL GENTILE VOMO 1 lettone j ne i giureconfulti. So bene io quefio , che i Du Cauaiìero chì> 1 ^ Wz ^rnperadori CCalieri fi appellano, & non Prenripi.*' ®omr'h Pbilofipbi, & armati nellegiofire, (fi ne tor nei fi appre fient ano, fi nella campagna anch ora in mezp al le battaglie : (fifia circoli di letterati a dififutar non dificen dono. Nob. ’ZJ ero è tutto quello che tu dì .ma nonfidi per che cofi ufino difiire. Bug. Nonfio peraltro ,fie nonper efi fier l efiercitio delle arme piu proprio di grandi, che non fio no le lettere. Nob. Non dir cofi, che quefia è <~una openio ne di 11 ar bari, i quali tengono che a gentiluomo fila uergo gnafiaper lettere : (fi che a luifirichiegga armeggiare, cac dare, fiaperfonare il corno, fi cofie altre fimiglianti piu al l’efiercitio del corpo, che all’ornamento dell animo apparte nenti. Laqual cofia hauendo qudita il Re nAlfionfò, che da alcun 7{e di Spagna era fiata detta, dijfie quefia effer njo ce da bue, & non da Tfe. Bug. fiual ne è adunque la ca filone? Ctpob. fiuellache bora udirai. Dottori, ne fPhi lofiophi non fi chiamano i Trencipi : percioche ò non fiono Hhilofiophi, ne c.'Dottori, o non fono difuori conoficiuti per tali : Et ilnome di Dottore, o di fPìnlofipho, non fi da ,fie non a chi fii publica profiejfione di lettere. & a far quefia profieffione ci uuol lungo tempo, fi lungofiudio, &pruo-m. Anto- ua di meritar effer chiamato tale. La onde & M. a/lnto-nino Imp erador e di Philofipho anchora tiene il nome. Il no me di Caualiero neramente e tra noi in piu uulgar confide ratione ; chepur che altri habbia nome di nobile, quantun- Alfonfo Re. LIBRO TERZO. que mai non fa fiato in guerra 3 ne babbia battuto gradi di Caualerato, compar fé in giuochi di arme , (ff Cambierò rxjien nominato. Toif flende questo nome , fg) quo fio grado anche a perfone , che arme non mettono : Cbe fi ufa da Prencipi difar Caualieri igranlOottori : (fp gli Amba-, fciadori , che njanno a loro : i quali per ordinario fono piu huomini di lettere , cbe di arme. Et come anche altri e ec celiente in alcuna arte manuale , co fi gli danno cotalgrado: (ì come a Scultori> & a Dipintori. Eug. Ho io anche cono fiuto nano , il quale, per effer buongiucatore di palla, fu ftto Caualiero. Nob. Etgli cAthenief già fecero loro cittadino zArifonico giucator di palla, & gli drizzarono una Ariftoni-fatua. •bA'la £gj quefle fono delle pazfie, che fanno qual c° ' che ^olta i "Prencipi, (fp le fepublicbe. Che anche in T hebefu pofìa unafatua a Cleone cantore con uerf in fua cieone. commendatione : Et a Pindaro non ne fu pofa nulla. Pindaro. €ug. ^Pindaro non haueua di bifogno ne delle altruifatue, ne degli altrui uerf per effer confricato nella memoria de <~uiuenti. CKpb. fBene hai detto : ma pur noe di come poco giudiciofamente fano diflribuitigli honori. Et per torna re alnome del (faualiero, Tu intendi come egli e(diro cof ) molto communicabile : il eh e non è quello del Dottore. Et ciò non efuori del diritto : Che ejfendo l’efercitio Caualle- u nome refeo opera del corpo, di ognuno che habbialaperfona ben Dotto diffofa prefumerfpuò, che pof a far mefier di C aualiero. Et come dice Cartolo nelfuo trattato delle teflimomanze, e da Le lettere pareggia nojpnua ti a Prenci pi. è da pr e fumer e3 che i nobili 3 & quelli che ufi fono Acumi care 3 filano atti alle cofe di Caualleria : fi come al mefiiere a piede fono i beccai 3 che adoperano coltelli & ififargonofin gue i {gj i magnani 3 (fif altri filmili operatori. che a quel gentilhuorne era j- era, molto amico 3 con effo lui ritrouatofì3 gli riferì ciò che detto fi hauea il Mar chef : perche egli da, quella irnpre-f fi ritirò, a Ce far e lafciando quello 3 che era di Ce far e, gjpob. F ecefamam ente.Ferie co/è adunque dette da mc3 per le dette da te3 tu uedi3 come le lettere fanno in qui Bione di dottrinagli huominipriuati non che ejfere eguali, ma'fuperiori anche a Trencipi. Etper che fece Augu/io morire ilfuo Aiace in fu la//ugna 3 fé non percioche cono-fceua 3 che altri fcrittori3 i quali haueuano trattato in Tra-gedia quel(oggetto} gli erano fuperiori ? Et perche fece sperone uccider Lucano 3fe non percioche nello fcriuere de' njerf lo auamaua ? PAla & (fe ben mi ricorda) uidi già non fo che rime dell'Imperador Federigo fecondo 3 & £sf del Re Enzo fuo figliuolo. Eug. Ci fino bene alcune loro Canzoni. Nob. Et come riefiono nelloJleccato de' let terati col Tetrarca 3 (df con gli altri fcrittori di queBa Un gua ? €ug. Cerne gli altri compofitori di quella età3 che di gran lunga fino fiuperatinon che dal Tetrarca3 ma da mcl ti altri non molto nobili fcrittori. Upob. Ver tornare adun que a quelpropofto 3 che tirati ci ha a queflo ragionamento 3 Se i Prencipi Caualieri fi chiamano >(fif fie fi"a Caualie ri compari fono 3 ciò fi conuiene loro grandemente per toro intere/fe 3 fp) per loro honore : che piu pronti fino i foldati a combattere negli occhi delPrencipe 3 & per lafallite del la per fona di lui3 chepre/ente non lo /intendo. Pofi'ui3fie egli e/fer fi ritroua in campo 31’honor della uittoria a lui uìe KK ij ne Augufto. Nerone, Federigo 11. Re Enzo 260 del gentilhvomo ne tutto attribuito : il tutto dalla prudenza dalfuo ualorefi ricomfce.Etfe eglifc nefi a a coffa gloria e de capitaniyfgjde’ Luogotenenti $ ne di lui altro che la buona fortuna fifinte commendare. fUa che diremo3 che fi bene anche i Re ne gli eferciti comparifiono 3 non perdo molti fi ne riseggono 3 che facciano pruoue da faualieri? Anzi nel caminare 3nelì'alloggiare 3 & nel combattere fi piufiecuri, & gli ultimi luoghifimprefino i loro. Et bene fino le cefi alla nec effit a ridutte 3 quando effi hanno da en* trare in battaglia. Et credi a me3 che molti Aleffandri 3 molti Cefori non ci fi trouanofi quali nonfidamente col configlio 3 ma con la mano anchora le tintorie fi acquietino. Et Xerfc. già di Xerfie ti ho detto 3 che egli }fie bene tra Caualieri fiu-perbo fi apprefientaua 3 era poi ne’ pericoli ilprimo che in fu gafi metteua: €t3fe egli meritaffe nome di Caualiero3 o pur di effere del loro ordine digradato 3 giudicalo tu da te fi (fi Précipì fa fi • Si che divenire armato in campo non e incontanente letterati. fodicio di far profeffione di Caualiero. diafla che quiuifia no igran fPrcncipiper riputatone della imprefia3(ff per ho nore. Che fiebene confedererai 3fi come in campagna per lo ro inter effe fi riducono frafioldati 3 cofi nelle camere fifac~ colgono fia t letterati 3 effindo quella profeffione da Sole3 & quella da ombra. Eug. Et che ècotefio 3 che uuoi fi-griificareì io non ti intendo. Dfob. Voglio dire3che3 quan tunque i Trencipi3 di Dottori nome non fi afurpino3 non perciò meno fra glihuormni togati3chefragli armati compa rifiono : rifiono : &r ciò forno quando in con figlio fi riducono per di fiutar delle cofie algou erno dello (lato appartenenti, cofi di quelle dellaguerra, come dellapacefoue non la forza,ma il fiapere -} non le arme 3 ma le lettere tengono il Prencipato. fihùui adunque proporle le materie 3 delle qualifi ha a trat tare,i rDottoriyet i configlieli hanno da combattere. Et fe i Prencipi hanno opinione 3 la quale vogliano per ragion difendere, in quello atto fanno officio dì letterati : quando nò 3 laficiano combatter gli altri ,&a quel parerfi appiglia no 3 che e poi parato il megliore. Etfi come ne fi eferciti, auuenga che e fi non combattano 3 la <•vittoria e pur attribuita a loro 3 cofi la conclufione che fi tragge dalla di (futa de’ letterati e publicata per fient en-^a de' Signori. "Poi lo fcriuere in chi atto a tale efircitiofi finte,mipare opera cofi honoreuole3che non fi qual piu fipofafar da ogni maggior fi gnor e : (fj qual far lo fa,punto nonfe ne vergogna. Ve ro e,che uorrei,che i Signori afiriuerfirnettefero non cian ce 3 nò fimole 3 ma cofie conuenienti allaperfiona 3 che da loro fifio Stic ne 3 c> che al reggimento de’ popoli in pace 3 (fif che alle cofi di guerrafi appartengono : che da poi che ogni-uno dee ragioneuolmente bene intendere quella arte 3 nella quale egli fi efircita 3 ej fercitando effi continuamente larte delgouernare gli fiati, & iffeffe evolte gli efercitis di quelle fipra fi altri douerebbono hauere maggiore 3 ftfi megliore intellfewza, & piu particolare. Et per concluder quello articolo ,fe bene i Prencipi Dottori non fi appellano. Lo fcriuere cfcrci-tio nobiiif fimo. i6ì DEL GENTILHVOMO pillano 3 non perciò nonpanno efilprofèjjìone di lettere3 dì-fiutando 3 ftfi ificriuendo. Voiper parlare anche de’nomi, fi legge mn belT e fio di ZI [piano 3 nel quale lo Imperado-£ de iur. r e chiamaigiure confiditi con titolo di amici. Et eie unRe-c.de joc. firitto dell Imp erador e nAlefifdndro a Sabino 3 nel quale & cond.L. cbiama Vlpiano padre. Il eh e e granfiegno della nobiltà del le lettere 3 da poi che i 'Prencipi cofigrandi di co fi honorati titoli honor ano i letterati. èug. V dito ho anche dire 3 che il moderno Imp erador e mfiàua di chiamar padre Mercuri-no di Gattinara 3fiuo gran Cancelliere. Nob. Et e filerà pur Dottore. Ma aggiunga.fianchora3che riceuendoi Papi al bacio del piede anche igran Prencipi 3 Angiolo Dottore fu da Papa Vrbano riceuuto al bacio della pace. Eug. T ut to quefìo fi a bene. Ma come e3 che tu detto hai3che i TPren dpi non <■vengono inpruoua di arme con Qaualieri priuati3 Gioftre;& fi come entrano in pruoua di lettere co Lett erati ? Sfori Tornei, entrano effi in fiioflre3 & in tornei con Caualieri 3 che loro digrado non fimo pari? Ofob. Mnche aqueflo rifonderò. L’bonor del Caualiero confitte in fiirfi conoficer tale, che eglino pericoli per uiltdnon fia per mancare al debito, ffi ad honor fuo. Et lhonor del Letterato confitt e in far fi conoficer e eccellente perficiendi & per dottrina. Quan do i IPrencipi entrano ingiottre3 (fipin torne'h nonfimet tono in pruoua di rvero malor di Caualiero 3 ma mi entrano come in giuoco 3 per efier citar laper fona. Che in uno fileccato3doue fi bada far meramente pruoua dellamirtu LIBRO TERZO. 2ój del cuore , non entrerebbonoJl non conpari loro. Et l’ho nor del Prencipe non ibi a nel correr bene <-una lancia, ne nel ben maneggiare nano blocco, o njna magga: eh e, fe con s» do il te fio di Platone, ( che anche allegato ti ho ) I’effer agitar do, rveloce & forte può conuenirfì ad ogniuno: ma al )3 *;Prencipe le uirtù dell animofi rìcchieggono. Pfon fi trat tando adunque in quegli ffettacoli di cofa che all’animo propriamente fi appartenga, non par difconueneuole, che anche altri fi '-veggafar qualche cofa meglio di 'un Prenci pe. dMa quando entrano in ifcriuere, & in diffondere d letterati, trattandofi di dottrina, di fapere,fiuede che entrano in querela di quello, che e ■-veramente il fine del letterato . Et cofi nel duello dellefaenze le lettere fanno pari l inferiore alfuperiore : ilche non fanno le arme in que re la di honore. PAI a (fj per dirti liberamente quello, che io fìnto, non lodo che <-vn "Prencipe entri ingioblre, ne in tornei i maffiinamente doue egli e Signore: che pure in una altra forte, douefofjero de’ fuoi pari, non lo dannerei. Eug. Stperche di tu co fi Nob. SPercioche io reputo cofa djdiceuole, che egli di fe faccia ffettacolo di giuochi al fuo popolo. Dfè mi par cofa honor ernie ,che p ubile ament e fac eia pruoua della per fona fua in atto alcuno con menori difi, ffj doue può effere che altri fac eia meglio di lui : oltra i pericoli che ci corrono. 'Di che un miferabile efernpio ne han no hauutoi noblri tempi nella per fona di Henrico fe di Francia, con gran pregiudkio di quel Pregno, & di tutta AlelTan-dto. Nerone. Eccelléza delle lette re. la Chriflìanita/Perche lodo io la magnanimità di eAleJfan dro, il quale, confortato ad andare a fkr moflra di fi ne giuochi Olimpici, ri fio fi, che andato uifarebbe, quando ha tiejfe h auuto da uenire in paragone con degli altri fie. Et quanto in ciò lodo lui, tanto mi par degno di biafimo Vfero ne, il quale, oltra i dishonoratifiettacoli, che egli di fi die de per gli T he atri, ne’ giuochi Olimpicififienne di lafiiar-fìcoronare di quello, onde egli non era fiato ‘■vincitore. Eug. Oh oh, di quefie cofi ho io ^veduto fare anche a no-fi ri giorni: che igiudici ,&?i popoli al fituor de Prencipi fimpre inchinano ; oltra che hanno mille altri vantaggi. Si ha difetto diferirgli ,fi cercano lance che nonfiano fer me, & che non gli offendano: fìharifguardodinonfiegnar loro alla tefia. Poi mi ricorda ^v e dere, che douendo <~vn gran Prencipe entrare in <~vn torneo ,fufatto cercare il piu alto cauallo chehauer fipotejfe : fp fittola fella fu mejfa nana buona ballino : St efi 'endo egli anche grande, di tanto fiopraHaua agli altri, che niunopoteuagiungere a ferirlo al capo, ne far colpo, che ‘-valefi'e. ne quitti effendo Caualie ri altri che firn figgetti, ogniunopuò confederare a cui toc coffe la corona della<■vittoria. Nob. Et in quefto anche fi fiorge la eccellenza, delle lettere $ che troie fritture di un priuato, & quelle di un fie non ui ha quefia difaguaglian-za digiudicio, & difauore. €t quando ella pur ui labbia in fienza lettere non fi può fiir Giudicio giudicio dellaficienza altrui. Bug. ZI eramente la cofia fi a giare?68' come tu di : che io ritrouato mi fono in tal citta 3 douefi ufia ff effio digioflrare 3 (fi iffetiaimente in Ferrara. Et ho Ferrara. fientito le donne dar cofi ben giudicio tra Caualieri 3 come a pena fiaprebbono fare i Caùalitri ifieffi. Stanno a/ignare i colpi : chi porta ben la lancia 3 chi è tardo, chi è prefio a metterla in refi a 3 chi non la portafalda ; chi ciuetta col capo 3 (fi cofi altre tali3 che mi hanno fitt o maramgliare. (Kob. Ecco adunque che delmeHiero delle arme fimo atte a giudicar quelle perfine 3 che non nefanno profejfione. _ Sfion cofifarà delle lettere; che per lafiiarefiar le cofi ma^ Giudicio glori 3fie darai loro in mano rvn componimento pur di que- nimeau? fia lingua comune 3 quello haueranno effie per lo piu bello3 che piu ageuole farà da efifiere apprefi dal loro intelletto 3 ò che haurà cofia alcuna da fiar ridere. Onde ne e anche auuenuto quello 3 cheficriue Diatone nel fecondo delle leg- Ll 256 DEL GENTILE!VOMO gkC he ilgiudicio del njulgo ha corrotto i Poeti, i quali ferì a Mrror«e U°n° Per comPMcere Agli altrui torti appetiti: Et chea que « Ho modofonoguafligli flettaceli : che offendo il diritto, » ch e gli filettatori odano cofi me fori, che non fi noi loro» cofiumi, & che cofimegliorpiacer configurano, bora dal» T he atro ne amìene tutto il contrario. ^Ala tfp nelfecon- » do , & nel terzo libro della Republica danna egli i IPoeti, che ficrimno male fiuole, & che alla inHitutione de’ buoni cofìumi non attendono. Ipopoli non hanno rifguardo alla inuentione , non alla difiofittone ,• non alla elocutione-, non al numero ; non alle figure , & Agli ornamenti : fip finalmente non al decoro ,finza il quale non merita lode qual che fifa piufiorita compofitione. Et que fio non <~uiene al fronde ,fi non che de farti dello intelletto non pub hauer contea chi nella contemplatione di quelli non ha beneefir Le Donne citato , tfi ben purgato ilgiudicìo. Et di qua anche nrie-cauaiitri. ne , che le piu delle donne piufi tengono rvaghe dell amor de’ Caualieri3 che de' Letterati : chefiembra loro effer cofi molto bella chefi ueggano armeggiare, & comparire con le loro imprefie, & co’fiuo ri da effe a loro donati in fu lepiavi gè. Et le fciocchepojfono pur fipere 3 che non furono mai donne amate da Caualieri3da E’rencipi fida ‘Re, che tan to f p off ano de’ loro amanti gloriare, quanto le amate da Loretta. Piante, ftp dal Petrarca. delle quali l’una di Loretta di-Bice. uenne Laura$ & l’altra di Ilice fu fatta Beatrice,con e fai tallone di nomi honorati (fif immortali. €ug. E aerarne» te co fa. bella njno ffettacolo di Caualieri 3 i quali con nuo~ ue, igfì ricche foggie di habiti facciano la mofìra 3 & cheap prcjjo della lorprodezza facciano dimofìratione. Nob. Et quale e piu bello ffettacolo3 che il ueder ben recitare una bel la Comedia con belli appreflamenti3et belli ornamenti. nella quale dalprincipio alfine t animo gode delle cofe 3che egli ue de3et intende: etfifa fiffefo da quelle, che di mano in ma no tirato dalfilo della materia ua affettando: (fifprende in fiemepiaceuole diletto3 et utile giouamcnto, ptfi ammaeflra mento alla infìitutione della humana ulta ; fe la (fomedia è come neramente hanno da effer le Come die ài che da alcuno ffettacolo diarme non fipuò ne hauere,neferace. £ug. €t nelle cofe da giuoco, & in quelle da douero adunque hai tu per determinato che le lettere alle arme debbiano effere an tepofle. Cfob. Odi anchora quefla altra co fa, che pruoua la maggior nobiltà delle lettere. Uinfegnar le belle dif cipline è cofa honoreuole . onde ipiu eccellenti Dottori fino delpublicogr off'ament eflariati, honorati : & in quel le profeffioni continuando diuengono illufìri : il che non auuiene di coloro 3 che infegnano armeggiare 3 ne caualca-re3ne quale altra cofa che fifiaja quale alla arte della guer ra fia neceffaria. rDa queflo adunque3 fgj dalle altre cofe3 che dette fifino 3 tu puoi da te fieffo neture in cognitione della nverità ; & da quel che s e detto trarne tutte quefie conclufioni. Che maggior benefìcio e quello 3 il quale fi ha dalle lettere che dalle arme, (fip piu la fepublica) cA gli h uomini da bene3 & preclari non bi~ 33fogna chefa commandato :percioche ejf fanno quali fano 33 quelle cofe che f hanno dapire 3 (pJ come f hanno da fare, ‘Perche interrogato a/lrifio tele, che cofa egli haueffeguada Arinotele gnato dalla ‘Philofphia 3 rifiof3 che fenzg commandamen tofceua quello 3 che moltifanno per paura delle leggi. Et Ariftippo dijfe Arifippo3 che3fe etiandio tutte leggi mancajfcro, i Phi lofophi dirittamente rviuerebbono. dMa (fif fiatone nel fuo rPhedone dottamente 3 & pienamente tratta quefia materia3 dimofìrandoci come per la purgatione della mo'ral Philofphia l’huomo da quelle cofef allontana 3 che dal cor po coinè cofe diletteuolifno defiderate. e> come per laff e culatione da’ corporalif ntimentiliberandofifpraf slef f ruiene adinalzarfi. Et qual piu bella auttomà p off amo noi hauere 3 che quella di Socrate 3 dquale beuendo il ttele- Socrate. no philofophaua. Et cof fforge la profeffone de Lette rati effer e di adornare 3fpJ di fortificar l’animo 3 & quella de Soldati il corpo. Et quanto quello di queflo è piu no bile 3 tanto quella di quefia epiu nobilprofeffone. Confiderà 270 DEL GENTILH VOMO der a tu anchora , che la militia configufie chiarezza ,per difender laragione , & non la ragione è honefiaper le arme : anzi, quanto piu nobile e la ragion dellaforza, (fif fiu le leggi che le armi, tanto i dottori di quelle piu che gli ado p oratori di quelle fono nobili. St gli antichi, &’piufiuij Dhilofiphi ,i quali altro lume di nyeritànon hebbero, che quello della natura, uolcuano, che la uera contentezza del l’h uomo confflejfe nellafieculatione. Et diffe oArchitaTa>y rentino, che lafitpienza è fra tutte le cofe humane la piu ec » celiente, come tra fentimenti il ^vedere , nellanima la meni r te, & fa le felle il Sole. Et quelle f utenze certo e che 3» non d faldati, ma a’ letterati fi conuengono. Et fegli anti chi Philof pianti hebbero cotale opinione, molto maggiormente la tengono i nollri, i quali da lume fpranaturale il luminatifanno che nella contemplatione di Dio confile la no fra uera, & eterna beatitudine. TPercbetratti dal de fiderio di quelfopraceleflefflendorefando anchora co’ cor pi in terra,!ale del!intelletto battendo f leuano fopra le ce le Ih ali [fere a confiderar lafuprema, infinita , tfif incom-prenfibile diuina effenza, lafua perfettione, la fua poten Za, la fua fipienza ,& lafua bontà : (fif come in runa me defmafufìanzafa un Dio in tre perfine : (fif come dal pa dre fa generato il figliuolo : dal padre, dal figliuolo proceda lo fintofinto in nana me defma eternità. Dalla cognitione di Dio mene !huomo adintendere, con qualmo do egli lo habbia da honorare, & adorare : & intendendo fi qual riuerenzafi Labbia dafare a Dio,fi apprende ancho ra di quattrinài humano animo fi Labbia da adornare: donde fi riene ad efie quire quello che fcritto e da Platone » nel quinto delle fine leggi, chela prima cura nofira debbia >3 ejfiere del culto diurno, (fif appreJJ'o di quello degli animi no » Uri $ rimettendo nel terzo luogo ilpenfiero de’ corpi no fin » mortali. Che ti diro della cognitione che hanno i letterati cognitio della creatione degli Angioli , dellafuflanza loro, della lo "'c«crati ro --virtù, della loro cognitione, della loro r olunta, del 2^°** loro amore ? & della malitia, ftfi della ruina di quelli, che al loro creatore furono ribelli ? & della loro eterna dannatane , (èfi punitione ? SDi que fi e cofie eredi tu che la arte militare ne infiegni fio ne intenda -veruna ? Eug. Di que fi efono io ben certo di no. 5\ob. Se adunque (come ti difi fi) in non certo modo le lettere con le arme hanno pur rn me defimo fine intorno alla cura delle cofie terrene, elle han no poi anchefioprani oggetti dalle, arme del tutto lontani, et fiep arati. Vfièmi negherai già quefo, che tanto è piu nobi le ognificienza, quanto è piu nobile la co fa, della quale ella è fetenza. €ug. Jhui non ci è cbntradìttione. bMafinita ti prego a parlar della nobiltà delle lettere, da poi che co fi altamente hai cominciato. Nob. Ciinfiegnano appreffo le lettere quale fioffe la creatione dellrvniuerfi : che ti cielo empireo, tofio che egli fu formato, diff triti angelici fu ri pieno,per effercofila luce ricetto conueniente alle anime beate, come le tenebre alle dannate : cheilfìrmamentof co ^ermami" fi chiama DEL GENTILHVOMO fi chiama la Scritturali cielo ) fu He fi (fecondo il Salmo) come rvnapelle tra le acque , & le acque. Et di quefio fi cerca, fi egli comporlo fa de gli elementi, o fiaquafi ‘zan femplice elemento della natura degli altri 3 ma non di' effi compofio: b purfa un quinto corpo diuerfo dalla natura de gli altri quattrosfìfi qualifiano quelle acque3 ofuftanzefpi rituali3b acque dementali,b nofò che fiano congelate, etfitc ciano ( come altri ha uoluto ) il cielo cri fi allino: et cofe altre Dieli. ditaleffi e culatione. Or quefio cielo fi firmamento: b fia uno diuifio in otto (fiere, b fiano pur otto cieli, certo è, cheilmag giore , il quale è ilpiu alto, detto la ottaua(fiera , in fé con tiene lo innumerabil numero dellefellefife ,• & che nelle altre di mano in mano fono collocati i fette pianeti, i corfì de quali fi come fono tra loro diuerfi, co fi anchora a quello della ottaua (fiera fono contrariò] ,raggirandcfi quello con ue lociffimo impeto aldefiro lato, tifi fico all'occidente traffior tando le altre3che pur uerfiotoccidente inalzando fi uerfoil -manco lato tengono il loro camino. Jfiui borafi uoleffi entra re a ragionarti della natura de’ pianeti, deltempo de’ corfì di ciaf un di loro, de circoli del cielo (Iellato ideila obliquità del Zodiaco,fitto il quale continuando il firn maggio il Sole tra duefiolflitq ,(fif due Tropici comparte l’anno in quattro fiagioni: Et comefi facciano gli ecliffì del Sole,& della Lu na: conte ilpianeta di Venere preceda il Sole in Leuante, & come lo fiegua in Ponente : ftfi delle altre cofi fitte co fi affai, primami mancherebbe il tempo, che la materia, b le parole. parole. Daffa, che elle fono tutte cofe confederate, diffuta te, & trattate da letterati3 e> che quiui non arriuano ifi dati. Cug. Dfm me ne marauiglio , che nè effe, nè i loro caualli nonfì leuano dallo elemento della terra. c5Ma come fetnno i letterati a falir tanto in alto ì Upob. Effe adopera no gli alati corfìeri de’ loro intelletti, de' qualifinoproprie quelle confiderationi. quando da terreni oggetti fono fùfiiditi, con quelli leuati a nolo per le regioni fuperiori uan no ff aliando : fi/bene ffefjo bora intorno alpolo ^Artico, & bora intorno allo Antartico dàportandofi:1gfi bora fetccn do la <~via biancaper lo latte ffarfo dalle poppe di Giunone, bora quella, che è figurata dafegni, donde i me fifono diufi , quiui ficorgono lab ella, fif bruna Andromeda, & quiui ilpadre (fepheo, ftj in una altra parte t amante, fi/ liberator di leiPerfeo uccidit or della nimica balena,& del le fiere Gorgoni. Da loro fi riconofee Califfo da Gioue amata, Cinofura fua balia, & la bella fi/ •~uana (fafeopea, che per ejferfe di beltà antepofia alle Dee del mar e,nefa la penitenza in Cielo. Tra quefie uiene raffigurato Erittho nio, che primo aggiunfe i caualli alle carrette di quattro ro te : & Phorbante nacciditor di frpenti. Che diro della amor ernie fratellanza di C affor e , fpj dà Do lluce ? che del la uirtuofa Vergine, che, le ingiù ffitìe de gli huomini non potendo comportare, nolo di terra in Cielo ? Cfon tacerò Croto amico delle Aklufe : nè Deucalione, che in memoria del dìluuio anchora rverfar fi njede continui fonti : nè il Mm fauio Della ot-tauaSper* 274 DEL GENTILHVOMO fciuio C hìrone nutritor del fumo fi Achille. quefiifi ag giunga il non mengrande cantatore 3 che cacciatore Orio ne infieme con lo S cor pione 3 dal quale e gli fu uccifio. Et a cofluifi accompagni l animale3 che morfi ilpiede ad Herco le3 quando egli con laHidra combatteua: Et con laHidra3 ftj col Leon Spertico non fi lafiiil Serpente guardiano de’ pomi di oro3 negli horti delle Hefferidi. fiuìui uola l'aqui la rapitrice di Ganimede3 nuota il Delfino auttor delle noz^ Zg di Amphitrite con Nettuno$ et batterfi uede lale il gran Pegajò . Fra quelli ha honorato albergo il PMontone por tator di Thrijjo3 di Helle 3 (fif tutto e rifilendenteper quel avello di oro 3 che già tante fatiche diede a Caualieri3 la cui naue etiandio tra le altre celefliforme rìpofla efferfi njede j gjf la memoria di lui anchora fi conferua dal collo pendendo a’ Prencipi3ftfi a’ faualieri illuflri. 6t il T oro che porto Europa in Creti, & il cane guardiano dà lei quiui fi ripofano. PMa nonfi fi alcuno piu degnamente del Capri corno 3 geg deludilo fia flato di quella alta habitatione honorato 3 de’ quali l'uno ne’ cuori de’ giganti 3 mentre contra i 'Dei combatteuano 3 rnife horribile ffauento : di quello che thuo mo h abbia dafuggir e 3 (fi dafeguitare. Eug. Granfiiclifi fnttione ^veramente3 & grande ornamento! qui fio di. li humani animi y poter e3 in terra flando, contemplar le cefi, che fono in terra , in cielo 3 (fi[oprai cieli j & inferne far giouamento alle humane creature. (fiob. Non ~voglio bora fi endermi in dir3come da letterati fi hanno le arti del ben parlare, & del dirittamente firiueredelperfuadere3 del (fin dificer- Delle arci liberali. 282 DEL GENTILHVOMO difcernereil rvero dalfklfo; de' numeri 3 delle mifure ; de fuoni3 (gf delle rvoci; dell’edificare; delle bifigne della tedia: Et in fomma3 che anche la arte militare apprendono i fol dati daglifcrittori. In quelle cofe3 dico3 non mi uoglio flen dere a dire quanto diletto 3 quanta 'utilità ( merce de glifiudiofi di lettere)nefenta luniuerfo. HAla3 in fu ritor nando 3 poi che dellafidisfkttione dell animo h abbiamo par lato 3 '-voglio che anche ilgiouamento dell anima h abbiamo Delia utili a confi dorar e. Le lettere ci in legnano adunque, come l huo ti deli-ani r j , • « Z J- • 1 ma. mojuaa Dio creato giusto3 e> diritto 3 atto a mai non mori re: & come per propria colpafatto trafgreffore delcomman damento di rDio3 a lui fatto nimico3 fi acquifio la morte; di quella,3& delpeccato da lui contratto lafciando herede3& fucceditrice la humana generatione. La quale non potendo neper legge di naturaleperfacrifìc fine per circoncifione3 ne per legge Mofdica racquietar la perdutagratia3 lafùper na dMaefià3 mofja a pietà della miferia degli huomini 3 & uolendo nondimeno3che alla colpa de' primi par enti per giu fìitiafojfe fio disfatto3con lafruttuofìffìma incarnatione3con la dolorofiffima morte3(fip con la gloriefiffima refurrettione dell' unigenitofuo figliuolo in un tempo & alla giufiitiafidis fece afe riconcilio per Chrifio quelli 3 che in lui credo no 3& che a lui obedifcono. fine fi e cofe tutte habbiamo. dalle lettere: & con quefie infieme la cognitione della nvir tu del Santo Batte fimo din cui rinafeiamo3 quella della fan- ta LIBRO TERZO. aSj ia Creftna }per la quale nella fede ci confermiamo , quella della penitenti) donde di mano in mano ci renouiamo^quel la del pane 3 & del nino trafmutato nel corpo, & nelfangue del Signore3per lo metp del quale con Dio ci uniamo; (fp quella della naltima njntione3 nella quale contra la ten tatione del nimico cifortifìchiamo. £t de due altri facra-menti anchora3 de' quali l'uno a foli laici3 & l’altro a foli fa cerdoti f appartiene. Quelle ci dimo(Irano anchora 3 qual fa la giufifìcatione della fede vanita con quella delle opere; come fa libero il noslro arbitrio 3 c> come la diurna bontà ci fa dellafua gratia larga donatrice; comepre deUini3fgJ come condannifecondo l'infallibiiJuoantiuede re3(éffecondo il proponimento della fua mifericordia parimente3 et della fua giuflitiadn quelle ci appari]ce etiandio la ampiezza della podestà della Chic fa3de' foncili]3&del Vicario di Chrifo in terra,& delle traditioni anchora: Et di quata uenerationefamo debitoria fanti3et alle loro ima gini.Et da quelle anchora f apprende la utilità delle indul gente3et la uerità delpurgatorio infeme con tutte quelle al tre cofe3che dalla Santa Catholica Chie fafono infegnate3&* approuate3 & delle quali qualunque s’è lttna3 che dall huo mof diffrezfi òfi neghi 3 ò non f offer ut 3 egli di tutte ne uiene a rimaner reo. Jfuefle dottrine ci danno le lettere3 {tf in quelle ci conferuano 3{tj ci fanno forti a combattere eontra i rimici dellafede confondendo gli ber etici 3 (fp con C\n ìj tra zS4 DEL GENTILHVOMO trai dimani], ftj contro, tutte le tentazioni del mondo. Si che dalle lettere ci fi ingegnano anchora quelle cofe,che alla fidate dell anima fono neceJfiarie.Là doue(fe uogliamo dire il uero) le armi per l'ordinario operano l'altrui perditione. na infide- dt come e ciò? Quelli che contra infideli combatto-li. no, fi muoiono,non nanna in luogo di fallite ? Dpob. ‘Ter qnefìo dij]ì,per l'ordinario-,che pur anche de morti in batta gliafi ne fabiano-, ne tutti quelli,che contra infideli combat t endo fono uccifi, lafialute acquistanoj ma coloro che per la fede combattono, trf non con intentione di rubbare, & di arricchir dell1altrui,l?ói anche quelli,che con buona intentione combattono,b fiogna etiandio,che credano quelle cofie, le q -‘di dette ho,che la Chiefia Catholica ci infogna ,(gf appretta. Che lo fi ardere il[angue per C brillo non gioita ad eternafallite a chi nveramente non crede allafiantiffimafio fa di Chrifio. €t,per ‘'venire ad una conclufìone, le letterefono di molto aiuto anchora alla conferuatione de nofiri Delia me- corpi : Che la medicina rifinagli infermi, & i fimi mantiene infinità, perche giuftiffimamente fiamo ammoniti ne Ih Ecd. 3 s. fdre lettere,che hàbbiamo ad honorare i medici. Tt diffe Homero. il medico molti altri huomini uale. Delie leg- Sono anche di confer uatione alla ulta nofira, & alle noSlre facoltà : che le leggi con fkpplicij caligando chi altrui offien de, fanno, che gli federati dal mal fare fi guardano : (fif rendendo LIBRO TERZO. 2gj vendendo a elafe uno il fio la egualità della giufìitia ferivano . Et ultimamente le lettere alla poflerità mandano La fama. i nomi noflri : thè i Poeti & gli hiflorici (come anche a dietro s’e detto) nelle carte loro dalla ingiuria della morte hbe randoci fra mortali la immortalità cipartorifeono. Et da poi che dalla buona antichità cofì nobile, ftj cofì lodeuole co fa fu reputato il benfare altrui : che coloro, i quali alla hu-mana generatione alcun benefìciofitto haueuano3 erano da loro con diurni honori celebrati, e> nel numero de’ Dei era Di quanto no trasferiti : di quanta lode, & di quanto honor nvorre- fano^m rno dir,che fano degne le lettere,di quanta nobiltà,da che lc elle agli animi, alle anime, d corpi, alle ‘-vite, alle f colta , {£/ a' nomi noflri danno tanta utilità, fanno cotanti ho non, (gr confierifeono cotanti beneficii] ? Eug. Tu ti rifol vii adunque a dire, che lo Eludilo delle lettere fi a fopra ogni altro nobiiijfimo . dfiob. Et fi piu che nobiliffimo fipuò di reanchora. ur,fie tu ri troni, che larte militare, ò altro Studio di efircitio alla utilità della humana generatione cofì alt amen chTnobi-te fi inalzi, & cofì ampiamente fi diffonda, come irne fi Mimo‘ hai che fanno le lettere, io ti concedo che ad effe degnamen te fipojf'a comparare : quando ‘-veramente nò, non ci accade piu lungo ragionamento. fucilo per conclufione ti il meftier aggiungerò, che il meEliero delle armi non ha battuta origi damala « ne,fi non da malprincipio: eh e,fi con le arme non fifoffe co glonc' minciato ad offendere ( che fai bene,eh e tra i primifiate Ili,i quali origine. qualifurono al mondo3 hebbe principio 1'homicidio ) non dC cadeua che altri fi me tt effe alla dtfeja. Siche per lor natura dir fi puo3 che elle fono ree: ptfi3quando fono bene adope rate 3 fino come le coffe rvelenofe3le quali corrette dall'arte Le lettere del medico 3fi danno in medicina. Le lettere a/eramente afilo benefìcio nofiro fino fiate ritrouate da coloro 3 che la uerita delle coffe fono andatiinuefligando : & da fi fino fermamente buone: Et,fipur talhora fono male ufate3non perdo debbono effffer dannate 3fi non come le altre co fi buo ne3 che dalla malitia de gli kuomini male fino adoperate. €ug. Io per me non fiprei che altro dirmi3 fi non che le tue ragioni mi paiono cofì chiare , (fff cofi euidenti, che elle non hanno contradittione. Et per lo auenire3 come io finta di al^ trui3 che egli fia huomoper dottrina eccellente3 io lo hauero in quella riuerenza3 che fi h uomini nobilifffftmi fi debbono hauere. Nob. fot e fio non mi dffpiace. ricorditi an- chora3 che3 fi alcun huomo hauerà tutte le fetenze 3Ù* la co Jchbe- guidone di tutte le cofi diurne3(fff humaneche egli non ;ire.tla fug labbia quella nairtu 3 dii cui ti ho ragionato, laquale e3che egli fia huomo da bene: ne nobiliffimo, nè nobile haura da efffer riputato : anzi da ogniuno per co fa aborrnneuole doue rà effferfuggito 3 come colui chefepellito hauendo il pretio fiffìmo talento da Dio riceuuto 3 tantofarà piu atto a nuoce re altrui 3 quanto egli haurà piu potenti armi da ntfir Per ìLirumento della fuamaluagitd. Et quello tifiaperfig lo Letterato non mo ne gire lo di tutta la materia di Dppbilta. Eug. Et quefìo mi lesero bene al dito3 Ccome e in prouerbio. ) éAladapoi che con fi grato razionamento babbiamo lungamente dato opera al nutrimento dell'animo 3 e tempo3 che Ji attenda anche al rifioro del corpo. Et già i fernidori hanno fatto cenno3 che la cena e in ordine. d(ob. ^Andiamo. Et3fe cofà altra ci occorrerà a dire 3 non ci mancherà tempo da tornare a ragionare. IL FINE. i. < W ym 4, ■' S : ' •' V '