T w.'i 'S 1 é -i S s. 6 s. v «.k*.® fcì T aiPlfUèffi ss à.S.a.£ HANNO FUCILATO LA LIBERTA’ LA PAGHERANNO Hanno rinfrescato in questi giorni le nostre sommarie nozioni in materia il massacro degli Ostaggi innocenti commesso dal criminale governò Ql Atene, e ce ne hanno fatto convinti ancor me gl:o le espressioni di certa stampa americana e la definizione sull’eccidio, dei capo la missione americana Criswald e del rappresentante ufficiale del “mistero degli Esteri americano. «Esempio di libertà e democrazia» ha detto il Pt-itno «Un atto di giustizia nei confronti di crimi-sanguinari» ha detto il secondo. Anima implaeata di Hitler esultai La lue è ereditaria. Con questo caldo nessuna meraviglia che la spirocheta abbia avuto un esplosivo risveglio nei 'mutagiati cervelli, stomachevoli anche se serviti dorati e fritti con contorno di vegetali in scatola. Nella dichiarazione di mister Criswald c’è quan-basterebbe al carnefice di Norimberga per cotti-^ere la sua opera di giustizia. In quella de» rap-P esentante ufficiale del Ministero degli Esteri elicano c’è quanto basta per condannare tutto sistema di politica estera americana basato su «giustizia» del tipo Grecia. „ 1 massacri di Beisen, Buchenwald, Auchwitz, ri-dot?n° nelle azloni di rappresaglia in massa con-ta dal governo illegale greco, governo illegale tehè nessuna nazione civile potrebbe riconosceva11 governo che si mantiene al potere con il Più spietato e con l’Ingerenza straniera, ch’è ben lungi da qualsiasi principio de- tanto, quali principi! democratici si potrebuj, attendere da chi semina odio ogni dove, tenta fra^lettere ^ Padre contro il figlio, incita l’odio eìu/m°’ 8i serv,e delle forsennate e macabre bels'Ubra2*0ni dei ProPaSand;sti seguaci di Goeb-c„ rimesse a nuovo per l’occasione, approva In »^® ài democratico si serve dell’atmòsfera di errore per il proprio tornaconto? p, 154 democratici sono caduti ad Atene sotto il ,, mbo del plotone d’esecuzione. Sono caduti sotto vWo: ee Piombo delle pallottole fabbricate in America, f 8bandi stabilimenti dei mercanti d’armi cne bbo sui massacri, come i corvi, senza curarsi pg cadavere è d’un estraneo o di un suo stretto n^e> Sente che ha gettato gli scrupoli e la eo-^cnza nel secchio della spazzatura, gente che ere-. Degli Ideali che propugna come noi crediamo famose lire «smelare». »Ai rappresentami dell’ingerenza straniera iv j^fitorio greco, gli uomini liberi di tutto il mondo wailn° inviato una energica protesta DISFATTA A noi ci ha rovinato ia coda Signore, un’altro terribile massacro è stato commesso in Grecia dagli imperialisti, come lo registriamo — In conto sospeso. ™a nessuna chiara risposta ha dato soddisfazW ^ agli uomini liberi di tutto il mondo. tje, carceri di Atene intanto altri 800 dennocna-e 1 “anno alle nude caviglie una catena di ferro, condannato è dietro le sbarre attendendo 8113 ora P61 lo prossima rappre- lajy1 °Sni cella un uomo pensa ai soldati che a aìut® a toille sbarcarono un giorno in Europa per tìijj-56 coloro che combattevano e caddero ih Uirw? di quelle libertà, che oggi alili soldati or-- dagl: stessi padroni dell’altra volta, sbar-6 ° mille a mille vengono a dar manforte •un, 'duella libertà vuole affogare nel sangue dei 1 difensori. sto ^ues,o pensano gli 800 democratici e a que-chy ^fbsaVano anche quando sentirono le scariche gìopp “battevano i loro 154 compagni. Tra qualche ®Prir° COn un c°lP° alla serratura le loro celle si bagnanP° e in Nla con il compagno o con la coniche sbafÌOldatÌ ve’st*ti aHa stessa foggia di quelli i cani frc'arono ih Europa, un giorno, per abbattere fosso 1 lCÌ de^ popolo; li accompagneranno verso il «Oen,».,01^0 di sangue dei 154 fucilati in nome della 'tazia occidentale». flitarig1113 ^Placata dj Hitler esulta! La lue è ere- de^Ut* toglesi, americani, che dividete il fango Siete ®cPo!tura .con i partigiani d’Europa, fre-àVet-' ab^ t*nUa ^'insult° ai vostri cadaveri, dopo !Viostre 3 u*° un Pass®to con il sacrificio delle Uq ^*°?***e si tenta di rimettere in piedi en e c^e Potrebbe costare il sacrificio di sono le vostre, ed un pas- «hwù. c VJle potreb «ten ^.nt,e tombe Quante ed efferato peggiore del primo. “ato delittuoso ^ihe1 nu°0TO»bbdi fabbri31-6-"” nUOVO Hitler un *or~ wS”, T“”,gA, M'““- quest^voHa ut° ,Un aHtra ^erllno- non in Germania ^cichstoi?' p 6 altra bandiera rossa su un’altro »otterT E Unaltro Cancelliere avvelenato nel terraneo di un’altra Wilhelmstrasse Avete notato che appena qualcuno comincia a parlar chiaro gli americani non capiscono più niente?. Il temi>o volge al brutto» Beh allora prendo l’ombréllo. Né, nè, li bastone. Sapete quali sono i numi più cari ai qualunquisti? Gii dei" Zebbe, o Zcbbe... dei. * Pare che in Terra Santa se le diano proprio di... Santa ragione Non mancano neanche gli... stinchi di santi, perù, in Tèrra Le hanno prese ma ce le hanno dette! Santa. Che te ne pare dei vari movimenti neofascisti? A me M. L S.à che un giorno o l’altro finiranno male. Conoscerete certamente la storiella di quello che le aveva prese in quantità e che si consolava andando a gridare Intorno: «Però, glie ne ho dette tante»? Beh, pres’a poco è quello che è accaduto ai nostri gazzettieri gialli, che oltre che per colore politico sono pure gialli dalla bile. Come tutti sanno la giornata del Lo maggio è stata una di quelle molto nere per gli sciovinisti triestini e per i loro ispiratori di lingua inglese. La grande partecipazione delle masse popolari alle manifestazioni indette dalle organizzazioni del lavoratori, alia quale faceva riscontro la logica diserzione delle commedie messe su dalie organizzazioni padronali è stato un colpo formidabile per tutti coloro che sognavano folli ritorni al passato, E siccome ammettere la bruciante sconfitta non era possibile, così «Voce Libera», «Giornale», «Ultimìssime», ecc. hanno creduto dì mascherare la loro bruciante sconfitta evitando di parlare delle loro manifestazioni e insistendo su un asserito fallimento di quelle popolari. In fin dei conti, considerata la maturità intellettuale dei lettori di questi me ravigliosi fogli, questa tattica potrebbe avere anche un certo successo. Insistendo molto sul — Signor Presidente, ci sono . * « ■— Oggi non ricevo nessuno! — «.. appunto, ci sono i lavoratori della C. d. L.f (Dis. di Red) COME I POLIZIOTTI TROVANO LE ARMI *■— Vedrete che anche questa sera, dopo accurate indagini, troveremo armi a casa di qualche antifa scista. (Dis. di Red) L' E R E M I T > ■— Io il Primo Maggio l’ho r issato in un posto solitario. «— Ho capito, sei staio al comizio di Piazza Unità. (Dia. di Red) RUBRICA per i ragazzi dell’Azione Cattolica Da quando quel sant’uomo di Don Paolo, mi ha preso sotto la sua protezione mi vuole sempre con lui. Dalla mattina alla sera e così io imparo un sacco di belle cose, e posso vieppiù appczzare le sue elette qualità di a-postolo. Questa mattina Don Paolo, poveretto, si è alzato di malumore, io non so se a causa di quella caraffa di bardolino cne gli rotolava per la pancia o se per l’inaspettata guarigione di un ricco e devoto signore ohe alla sua morte avvrebbe lasciato tutto all’istituzione giovanile della Azione Cattolica. Da quel sant’uomo ch’è Don Paolo ha subito provato un’urgente bisogno di purificarsi. A tal uopo ricorse, come sempre, alle consultazioni del libro delle Vita dei Santi Padri. Dopo una veloce scorsa alle pagine, la sua decisione era presa. «Bisogna ch’io cominci a dormire sui pruni selvatici — disse volgendo uno sguardo al suo soffice letto. — Bisogna che dentro alle federe dei guanciali ci faccia mettere un paio di selci». Ciò stabilito mi accarezzò sulla fronte e mi pregò di radunare nel piazzale tutti i boy-scouts. E quando tutti i baldi giovani che sono l’orgoglio della Democrazia Cristiana furono riuniti nel piazzale dell’oratorio Don Paolo parlò: «Ragazzi — disse — giovani speranze del Regno dei Cieli, ho bisogno di pruni spinosissimi e selci, i più duri possibili». «Pruni — chiesero mera vignati i boy-scouts — E che se ne vuol fare?» «Io — disse Renzlno, quel boy-scouts che era mio compagno di infanzia nell’ospizio dei minorati psichici — credo che i selci gli occorrano per tirarli su gatti che miagolano di notte sotto la sua finestra». Quel sant’uomo di Don Paolo, che lo aveva inteso, rivolse lo sguardo ispirato in direzione di Renzino, e giungendo le manine paffutelle, gli fà: «lo colpire frate gatto? Oh, se esso viene a interrompere il mio sonno, lo benvenuto sia, imperocché il Signore lo manda per punirmi delle mie peccata». Renzino è scoppiato in una risata e ha detto: «Ma come, se fino all’altra notte si è alzato vociamentando contro i gatti e gli ha tirato i ferri di stiro?» Ma Don Paolo ch’è un sant’uo-no non ha voluto ascoltarlo e ha continuato: «Fratelli, vi sarò grato, e pregherò per la salvezza delle vostre anime se vorrete procurarmi per questa sera un fascio di pruni spinosi e dei selci durissimi e grezzi» Allora i boy-scouts che conoscono bene tutte le campagne a-diacenti per causa delle loro recenti escursioni hanno risposto in coro: «Pruni? Magari ce ne fossero! Con le bonifiche dei terreni coltivabili non se ne trova più uno a pagarlo un occhio. E’ i selci! Con l’affare della ricostruzione se li son portati via tutti.» E allora Don Paolo tuonò: «Ecco i frutti della propaganda anticlericale e antireligiosa si vedeva che il sant’uomo era sinceramente addolorato — Ricostruzione... Ecco una buona scusa per lasciare i devoti servi di Dio senza selci e senza prugni necessari alle loro penitenze e alla loro santificazione. O tempora! O mores!» Si segnò, pianse, si battè il petto, dopo di chè corse in casa — tutto contento poiché se i prugni e le selci fossero state trovate avrebbe dovuto metterle nel letto e lui sarebbe stato costretto a dormire su qualche canapè. Sciolta l’assemblea 1 giovani boy-scouts si sono avviati a gruppetti di venticique ad assalire gli operai isolati. Morte allo scandalo e l’eresia. Amen. TRIESTE P UZZA Il mondo gira e Trieste stà ferma. Sta ferma perchè pressata e quindi istupidita da una pesante atmosfera pregna di noia e di stanchezza che la rende fiacca e puzzolente. Si, Trieste comincia a puzzare. Di un odore graveolente, indecifrabile forse di Colonia. O di Protettorato. In questo villaggio tentacolare, in questa borgata cosmopoli- in fondo il fascismo non era che un vecchio signore malato di lue e d’altro, il quale al momento di tirare le cuoia ha lasciato i suoi beni a tutti: Alla «Polizia Civile... il mam-ganello e gli squadristi. Al popolo triestino— il Governo tyLlitare. Alla «Lega Nazionale»- le spedizioni punitiva e le bande armate. Agli imbecilli... rirredentismo. Ai fascisti... I’MSI e la tessera e l’aasoluziome delle Corti d’Assise. Ai giornali di destra«, la prosa, le adunate oceaniche, e i giornalisti. Agli antifascisti... la galera. Alla «Democrazia Cristiana» .... la GIL, il bianco del vecchio distintivo moltiplicato per quattro, la Fede e alcuni membri della camera dei Fasci. Al «Governo Militare» .... la casa del Fascio, con lavandini d’acqua calda e fredda, il podestà e il prefetto. Agli ebrei ... la Palestina. Al Papa .... il Balcone. Ai «Giovani italiani» — Il mitra e le aggressioni. Alle «giovani italiane» .... la possibilità di fare le segnorine». Allo «Stabilimento Tipografico Triestino» .... il «Piccolo» e le «Ultime Notizie». ta piena di attrattive misteriose e di avventure affascinanti, avvengono dei fatti più strani: Svengono persino i cavalli. Di fame o di puzza non si sa bene. Un povero ronzino s’è accasciato fra le stanghe mentre il suo padrone, rispondendo a un americano, affermava di esser libero. Prima di svenire pare che il cavallo abbia nitrito ironicamente. Anche una ragazza è stata trovata svenuta, mezzo soffocata, non si trattava dì puzza, ma di una cravatta che un inglese le aveva stretto al collol Dalla cioccolata alle cravattel Però le signorine tengono duro: in jeep, un pò meno allegre ma sempre svolazzanti, quelle di buona famiglia; agli angoli, più gialle e stanche, le altre. Strana città Trieste coi suoi trecentocinquanta mila abitanti di cui parecchi sono triestini! Impera il GMA che non lo si vede ma lo si sente, proprio come la risa, e governa il cosidetto podestà eletto da Borwman il famoso. C’è anche un ufficio alloggi che non funziona perchè non è utile, ma che dice vabene e incassa. Logico che chi non ha danaro si arrangia come può: io mi son procurato la felicità con tre metri cubi di nido per misere cinquemila mensiliI Adesso mia moglie mi guarda torvo come se quell’antro l’avessi fabbricato io! Per fortuna in questa città stanca e stracca piena dì disoccupati, dì poliziotti, di case diroccate, di automobili, di mendicanti, di nuovissime piste da pattinaggio e di lenoni, c’è anche la Sisal: così abbiamo campo di di- scutere i nostri pendiosi prò- j spettatori sopportano di ma-blemi famigliavi con minor j Invoglia e sospirano. Pare pessimismo, e possiamo os-. vogliano dire: ma quando la servare le ricche vetrine dei ; smetteranno, loro, la radio, negozi deserti, quasi con in- ! e certi giornali di stracciarsi teresse. Intanto, come se non ' boffice per cose che non li bastasse l’atmosfera, anche i j riguardano? cine puzzano: la gente vuol j « Ultimissime» tentano di dimenticare questo brutto ! gridare gli strilloni adimis-periodo di storia cittadina e, sioni di Molotoff» ma non va. al cine. Due ore dì stu- \ ce la fanno. O forse non ne pidag girti, di attese, di sudi- hanno la voglia perchè st i ) Z/VY1 /1 /È/Vi / n/M f u - • 7 . * 7 * T ciume intercalate da frequenti battimani e lancio di nostante le quotidiane dimissioni di Molotoff sanno che manifestini da parte di ra- . Trieste si è stancata di *Ul-gazzucci biancofiorati. Gli time notizie». "NEI,, ~ E* un buon partito ma ha un neo. — Quale? Neo-fascismo. (Dis. di Zergot) ■ Jo non /e mosche.p- UNA TRADIZIONE DI IWIIIiLIA: Patir* A PROPOSITO CACHET FIAT aohef òhe non ta male ai cuore o / — ». I due democristiani: — Di', ma ci credi proprio che la Russia abbia la bomba atomica? fo«. di Serse) * x ; ^^ c-Mm CU ASSASSINI SONO TUA DI NOI Questo film, dato in anteprima all’Università popolare, non è stato menzionato dai giornali che di solito portano ai sette cieli qualsiasi iniziativa, per quanto balorda possa essere, di questa diramazione della Lega. La cosa è molto significativa perchè questo film pone con molto coraggio e in maniera decisa e profonda il problema del dopoguerra, in un modo che non si riferisce soltanto alla Germania ma che è valido dappertutto. L'Opera, pregevolissima anche dal punto di vista tecnico e artistico, è decisamente polemica e nella stessa impostazione del uro-bltma centrale, pone anche la sua soluzione: la classe che ha prodotto la rovina, ritorna a viverci sopra, grassa e tronfia e si appresta a prepararne altra ancora. Perchè il protagonista vero del film è la rovina; la rovina materiale e quella morale che travaglisi la Germania del dopoguer- ra, che stringe In un amplesso mostruoso di ricordi atroci e di ferite profonde lasciate dalla sofferenza, gli esseri che hanno u-na sensibilità e una natura umana. Così il giovane medico, protagonista della vicenda, diventa rovina fra le rovine e trascina la sua esistenza nella dissolutezza e sull’orlo del suicidio senza saper reagire all’ambiente che lo circonda e che è anch’esso vittima del suo stesso male. Lo salverà l’amore e la dedizione di una giovane donna che, reduce dal campo di concentramento, anzi forse appunto per questo, sa intendere la tragedia di questo uomo che in fondo è la tragedia del suo popolo. Con l’amore la fiducia nella vita e la coscienza di sapere e di dover fare ancora qualcosa. Nello stesso tempo però, come i topi ingrassano fra le rovine, così altri topi ingrassano fra le rovine della Germania, di quel- la Germania che essi hanno portato alla distruzione. Il capitano che in Polonia massacrò centinaia di innocenti, sordo alle preghiere del giovane medico, ora vegeta grasso indifferente parlando di democrazia e di rispetto della dignità umana, della nuova Germania che bisogna costruire. E’ il tipico borghese, a-morale, inespressivo, insensibile; l’espressione tipica della classe colpevole di quei tremendi delitti sfruttando le conseguenze del quali essa gozzoviglia ancora. Per due volte consecutive il giovane medico sarà sul punto di uccidere il topo; ne sarà impedito la prima volta dal grido disperato di una madre che cerca un medico per la sua bimba che muore, la seconda dalla sua donna, che arriva giusto in tempo per evitare l’irreparabile. Il borghese andrà a gridare la sua innocenza dinanzi ai giudici, mentre i due giovani riprenderanno la lotta con maggior vigore ora ohe sanno che gli assassini sono fra noi. Ed è appunto in questo il profondo valore polemico e sociale di questo film diretto e interpretato da giovani. Gli assassini sono fra noi. I responsabili delle nostre sciagure sono ancora vivi e tornano a ingrassare sulle nostre sofferenze. E nel porre questo problema, che non è soltanto della Germania, ma anche nostro, il regista ci dà implicitamente pure il modo di risolverlo, ossia ci dice che non basta sgomberare le macerie e mettersi a ricostruire, ma bisogna pure sterminare i topi. «Enormi somme sono state spese nella speranza ài salvare dalla morte il traditore Mihailovič. Um. petizione in suo favore fu firmata da giornalisti, » quali affermavano di essere «antifascisti». Il «generale» Bar fu accolto in America con grandissimi onori, per quanto fosse il capo delle »bande nere» polacche. Sui giornali si possono leggere lodi a Schu-schnig, complimenti post mortem a Mussolini, nonché odi al generale Franco. I mestatori dei trust americani s’infischiano altamente dei cetnici, dei falangisti, e delle bande nere polacche ma contro il proprio popolo essi sono pronti a mobilitare persino i fantasmi.» Il brano è stato tratto dal meraviglioso volumetto di 11 j a Eherenburg, edizione popolare intitolato «America» che tutti possono acquistare presso la «Casa Editrice Popolare» — Trieste™. " : ,y; - ■ r. ULJA BllfìG . ' .-IsL ‘‘V- ’ t .;>■ , . -, ■ A.VV". ■ V ? • macchia ■ L di II]A EHERENRURG L'OPINIONE PUBBLICA — E’ accaduta una disgrazia? — No, è caduto in mare il « podestà »! (Dis. di Zergol) Responsabile: REMIGIO PAVENTO Redazione e Amministrazine: CAPODISTRIA - Via Cesar# Battisti n. 301 Concessionaria esclusiva per la distribuzione In Italia 0 all’ estero MESSAGERIE ITALIANE S. p. A. via Paolo Lomazzo n. 52 — MILANO 3Jm Chiù ciotte TEATRO GOniTIMPORAniEO Ha ragione lui AU’alzarsi del velario il Presidente di Zona sta cercando di mettere in moto l’automobile gentilmente offertagli dati GMA — verso pagamento. — Alzato ti cofano vi caccia dentro rotoli e rotoli di carta d'ogni specie). IL PRESIDENTE DI ZONA — (soddisfatto) — Macché! Proprio 6on va, passante — scusate «e mi immischio nei fatti vostri, ma *t avete messo la benzina? IL PRESIDENTE DI ZONA — (sorridente) — No: ci ho messo i rotoli, tanti rotoli. Passante — Rotoli? E per che *arne? IL PRESIDENTE DI ZONA — ^ dirò, la stampa di sinistra rilute ogni giorno che con Vamministrazione attuale a Trieste «tutto va q rotoli». Ho voluto provare e (con orgoglio) sono lieto di Poter proclamare che non è vero! Sj tratta evidem temente delle ‘olite notizie tendenziose fatte circolare dagli agenti pagati da mosca. CALA IL CERVELLO a Concorrenza (La scena rappresenta una mi-*eHa indescrivibile) H FANTASMA — (Appare nel-19 camera da letto di uè disoccupato) — Uuuuhhh! IL DISOCCUPATO — Ciao, col-**®a> n°n mi fa: mica paura. Non vedi che ti ho battuto? Guarda come sono magro! IL FANTASMA — Esageri. Io hon ho ne carne ne ossa. Sono urn IgtizuoIo dentro il lenzuolo non niente. IL DISOCCUPATO — Bè... Io ®on ho nemmeno il lenzuolo. Lo bitimo me lo sono impegnato ieri! NON CALA NESSUNA TELA j PERCHE’ NON CE1 ' Il voto (La scena rappresenta l’interno d’una chiesa. Numerosi fedeli immersi nella preghiera. Ricchi industriali invocano dal Signore la grazia di far durare il più a lungo possibile l’attuale governo; p veri diavoli pregano il Signore di tutto il contrario. Sull’altare, il Cristo non sa come fare per accontentare tutti e riempie alcune schede della SISAL. Accanto all’altare c’è il FEDELE che sta facendo due voti, UN SACERDOTE gli sta vicino). SACERDOTE — Come mai figliolo fai due voti io una volta? FEDELE — Padre, uno lo faccio da senza tetto affinchè il Signore non mandi la pioggia. Lo altro la faccio come morto di fame affinchè il Signore mandi molta pioggia per far crescere U grano, CALANO I PASTI ■ Il fesso ATTO PRIMO (La scena rappresenta tl 1918, la disfatta dei tedeschi, la fine della guerra). IL FESSO — Finalmente la pace. ATTO SECONDO (La scena rappresenta il 1921, il fascismo si impadronisce del potere per *...far cessare te discordie interne»). IL FESSO — Finalmente la pace! ATTO TERZO (La scena rappresenta il 1945, la fine della guerra). IL FESSO — Finalmente la pace! ATTO QUARTO (La scena rappresenta la morte del FESSO). IL FESSO — (dal cielo) Finalmente Sa Pace/ FINE SUL SERIO — Bene, si fucilino pure tutti i greci traditori della loro patria americana! «GIUSTIZIA» SIA FATTA! Un disastro Tarticolo «Astuzia e metodi» PERCIÒ* IL PAPA TACE Santo Padre, sarebbe prudente fare qualche lchiarazione a proposito della Grecia. ~~ Ma no, non mi sembra il caso di incoraggiare Cora il governo greco! L’articolo «Astuzia e metodi» della settimana scorsa è sitato una vera polveriera alla quale un astuto di primo grado ha avvicinato, impavido, la sua torcia. In verità, non mi sarei mai sognato che due fessertele dette alla carlona avessero il potere di destare il risentimento più acceso iin persone che per intelligenza e cultura stimavo, e che non tentennavo nel classificarle alla testa della esigua schiera degli astuti di secondo grado. Coel ho ricevuto una lettera del dotti Mario F., di Napoli, il quale mi accusa di aiver calunniato Tom. Alcide De Gasperi. Dice: «... se tu avessi attaccato De Gasperi direttamente, lealmente, come suol agire l’avversario cavalleresco, cioè civile, nessuno ti avrebbe fatto una colpa, ma il tuo articolo, sotto un velo umoristico dia quattro soldi mira a calunniare un uomo moralmente ineccepibile. De Gasperi, che io sappia, non ha mai usato sostenere, con chicchessia, 1 suoi ragionamenti col coltello. La tua, di conseguenza, non è onestà giornalistica». E se l’amico mio, a fine lettera, non avesse dimenticato di essere una persona colta e bene educata, avrei interpretato le sue proteste come una prova di umorismo sopraffino. Invece no. Il mio vecchio amico dott. Mario non ha scherzato. Ora, io dico, è giusto che il mondo sia pieno d’imbecilli ma non è perdonabile che siano proprio gli imbecilli a muovere degli appunti ai non imbecilli. Edio, pur peccando maledettamente di modestia, non sono disposto a reputarmi un imbecille. Per i nostri 32 lettori die eventualmente avessero dimenticato l’articolo in questione, il punto sul quale ha fatto leva il mio vecchio compagno di studi è il seguente: «Così se io dico: De Gasperi è un santone, va in chiesa tutte le mattine per confessarsi e comunicarsi, conforta le vedove e regala arance agli orfani, voi', per spirito di contraddizione. andate in cerca di documenti e di vecchi giornali austriaci, e dopo averne esaminati per parecchie centinaia di migliaia, mi venite a dire che De Gasperi è un austriacante, un venduto, un traditore della patria; che nel 1900, dopo aver bestemmiato in chiesa, gravemente feri con arma da taglilo un. sacerdote, che nel 1912 schiaffeggiò un bambino tubercolotico, che nel 1913 prese a calci nel sedere una vedova triestina che voleva a tutti i costi mantenere la nazionalità italiana. «Io, allora, nuovamente mi fregherò le mani perchè sarò riuscito a sapere molte cose che non sapevo su De Gasperi non solo, ma sarò riuscito a dare il via, senza compromettermi, ad urna campagna contro un uomo di una certa importanza». Tutto qui. Tuttavia l’accusa che io velatamente ho lanciato a De Gasperi, quella cioè di avere, nel 1900, bestemmiato in chiesa e ferito un sacerdote è imperdonabile. Mario dott. F. di Napoli non me la perdonerà mai. E’ grave signori, è gravissimo. — Io ho calunniato De Gasperi! E non direttamente, lealmente com’è costume d’ogni giornalista d’onore, ma velatamente, impregnando il mio articolo con dell’umorismo da quattro soldi! — Ahimè, cosa ho fatto? Che ne sarà della mia professione che, in buona fede credevo onestà e preziosa? Tutto Crolla intorno a me, e per giunta sono un disonesto, un calunniatore, un vile che non osa dire apertamente pane al pane, vino al vino. Dove andrò? Forse, vestito da sacerdote buddista, mi rifugerò nelle lontane regioni del Tibet; forse, profondamente addolorato, berrò la cicuta e Mario dott. F. approfitterà della mia morte per scrivere il Fedone. Comunque sia, sempre più mi convinco della bontà del mio articolo «Astuzia e Metodi», il quale voleva essere un articolo come tanti altri, senza pretese, ed è invece una vera opera d’arte di psicologia propagandistica; opera che si basa sulle capacità intellettive e sull’astuzia di primo grado di cui gode la stragrande maggioranza dell’essere u-mano. Maggioranza della quale, pur non sapendolo, fanno parte migliaia e migliala di signori del tipo del dott. Mario F. Ritengo con ciò chiuso il dibattito, un pò perchè non amo le polemichette tirate per i capelli su un argomento così squisitamente idiota, un pò per non far torto a quell’intelligenza e a quella cavalleria giornalistica che gli a-miei e i non amici mi hanno sempre riconosciuto. Finis. E L G A R — Cleofe, figlio mio, — disse Giacinto al suo tenero pargoletto, — io sono per l'evoluzione! La calma, pacifica, metodica, santa evoluzione! Evoluzione che vuol dire progresso! Progresso che significa libertà. Pace e libertà. Libertà ai popoli ! — gridò Giacinto accaloratosi. — A morte il fascismo! — rispose pronto 11 precoce Cleofe, credendo di far bene. — Libertà americana intendevo dire — precisò Giacinto, guardando suo figlio con occhio sospettoso, — viva Truman! E cosi dicendo Giacinto si trasformò in bandiera americana. Garrì al vento per alcuni minuti pretendendo che Cleofe lo imitasse. Questi non sapendo garrire si limitò ad agitarsi festevolmente. — Orbene — continuò Giacinto, — no ch’io sia filo-americano per partito preso o per simpatia personale verso Truman, no! sono per l’America perchè dopo lunghe e ponderate riflessioni ho capito da quale parte età la ricchezza. E la ricchezza è tutto! Lo dice anche II mio signor direttore. Cleofe sbirciò il ritratto dell’amico di famiglia e sospirò con soddisfazione. Le malt-lingue — riprese Giacinto, — dicono che solamente 1 soci, anzi affermano che più sono ricchi più americanismo dimostrano. C’è qualcosa di giusto lo questa menzogna: più amore per gli Stati Uniti dimostri e più ricco diventi! Ecco la verità. Capito Cleofuc-cio caro, capito il latino? Per questo sono tutti ricchi i filoamericani; prima erano del miserabili! E pensare che tl Piano Marshall ancora non funzionai Era logico che Giacinto dopo questa lunga tirata sentisse il bisogno di trasformarsi. Decise per il Piano MarshalL Cleofe volle suonarlo e toccò qualche tasto, ma Giacinto, pur facendo « don » spiegò al figlio che quello era tutta un’altra cosa. — Vuoi diventare ricco? — disse, — bene, spediscimi telegrammi di adesione, promettimi che non farai mai il sinistroide, approva l’unione occidentale, simpatizza per il Benelux, impara l’inglese e tu sarai ricco, capitalista, magnate, re di qualche cosa! Dimmi, Cleofe, vorresti essere re? Cleofe non rispose. Si accontentò di accarezzare dolcemente il Piano Marshall sulla zucca, cantando sottovoce una ninna- ricchi se la fanno con Truman e ! nanna portoghese. scorno in Gloria». Ed ecco che n oi con il riprodurre questa vignetta tratta da «Candido», organo del capitalismo italiano, concludiamo in «gloria» tutti i «salmi» pre-elettorali del (non tanto noto) signor Guareschi, autore della vignetta ed accanito difensore della bruttura reazionaria nazionale. La vignetta esprime in pieno la linea propagandisticO-politica di «Candido», cioè la linea che dovrebbe rispecchiare il punto di vista della borghesìa italiana (ma che non rispecchia altro se non le aspirazioni degli industriali italiani) «condurre all’accatonag-gio il proletariato. La frase rivolta da Guareschi al capitalista: «Con il suo aiuto hai vinto, ora sappi perdere un poco del tuo per aiutarlo», crediamo non abbia bisogno di commento alcuno. Granellini Un somaro, vedendosi smerciare per vitello, da un buco oste, a prezzi cari: — Bravo! — gli disse — Valorizzi i somari tu pure, come fa la Società! PROPOSTE COSI' Il democristiano: — Onorevoli, poiché la nomina di Einaudi a Presidente della Repubblica ha suscitato scalpore e disapprovazione in tutta la Repubblica, io Propongo che tale incarico sia affidato a S. A. R. n Principe ereditario Umberto di Savoia. (Dis. di Erio) AUTUNNO, ADDIO Autunno si chiamava una fanciulla che conobbi tanti anni fa. Non era bellissima, Autunno, ma lo strano motivo di tristezza misteriosa che traspariva da tutte il suo essere le dava uno strano fascino. La sua voce pareva Implorare e rimpiangere una vita che non aveva mai vissuto: una vita fantastica, permeata di visioni arcane, di paesaggi incantati. I suoi occhi pareva implorassero sempre, incessantemente il perdono e l’oblio. I suoi capelli di oro vecchio incorniciavano meravigliosamente, come se la mano bizzarra di un grande artista ve li avesse posti, l’acuto o-vale del viso. Autunno era entrata nella mia vita come un dono inatteso, quasi con violenza, con una sfacciataggine che non era ancora il sacrificio ed era oltre l’eroismo. La sera, seduti sull’erba, contemplavamo il cielo. Intorno, lontano, le case e gli alberi erano così miseramente piccoli e addossati gli uni alle altre da dare un senso di soffocamento, di nullità di miseria. «Pare anche a te», le dicevo, «che noi. uomini e case e alberi, siamo così piccoli da correre pericolo d’annegare! nel cielo?» «Sì», rispondeva Autunno, e si stringeva al mio braccio per sentirsi più sicura. «Senti anche tu, cfhe la nostra vita, rispetto all’eternità delle stelle, è così breve, così insignificante da costringerci a trattare con indifferenza le gioie 6 i datori e l’amore stesso?» Autunno non rispondeva. Aveva la testa appoggiata alla mia spalla, e dalle sue ciglia umide scivolavano le lagrime. Sapeva Autunno, poiché questo era il perno dell’amore nostro, ohe un giorno sarei partito. Sa- peva che sarei andato lontano, tanto lontano, e che le mie parole erano state dette per alleviarle la pena del distacco. E Autunno piangeva e il suo cuore batteva così forte quasi volesse scoppiare. « Che cosa mai potrebbe legarti a me, gettarti sul mio cuore devoto, farti tremare d’un’al-tra angoscia?», pensava vedendomi assorto, estraneo, perduto nei sogno. «Forse un grade dolore, un colpo improvviso, una delusione crudele, un male irreparabile. Forse». Ed io leggevo nel suo doloroso silenzio tutte le parole che non pronunciava. «Un grande artista come io sento d’essere», le dicevo, «non può vivere inchiodato alla terra. Io voglio dipingere con il mio intelletto gli uomini e le cose, come li vedo, con questi miei occhi d’artista. Devo, devo evadere da questo piccolo vecchio mondo, devo staccarmi da queste piccole cose che mi soffocano, che mi avvelenano a poco a poco! «Bisogna vivere un’ora suprema e poi sparire; sparire prima che ogni fascino sia svanito, prima ohe ogni illusione sia morta». Autunno sentiva l’immensità dei miei pensieri e vi si lasciava perdere: sapeva che nulla avrebbe potuto trattenermi più di quanto io stésso non avessi acconsentito. «Tu, Autunno», le dicevo, «sei la dolce tristezza del vespcro. Ed io ti vedo, ti vedo: sei una ninfa eterea, lontana, lontana. Da me ti divide un vastissimo pianoro attraversato da un fiume. E’ sera, e tante figure biancovestite, li-taniando, lentamente si dipartono da me per avvicinarsi a te. Son mille, centomila ombre incolonnate — che cantano e s’al’on-tanano. Il cielo d’un azzurro scuro è rotto quà e là, e dagli squarci piovono incandescenti raggi di luce. Ti chiamo, grido il tuo nome ma tu non senti. Il coro delle ombre sovrasta la mia voce. Oh, Autunno, Autunno, potessi almeno saper perdere!» Autunno stringeva il mio braccio e soffocava i singhiozzi sulla mia spalla. «E’ caduta una foglia», dicevo raccogliendo una foglia caduta sulle mie ginocchia.. «E’ vero», rispondeva, «di autunno cadono le foglie» «Ma siamo d’aprile» «Si, d’aprile, ma io sono l’autunno», rispondeva angosciata, «e attorno a me la vita deve morire. Sono l’autunno che non può godere che del tramonto della vita. Sono il crepuscolo, io, sono l’annunciatrice della fine. E’ il mio nome. «Ma no, Autunno, ma no! Tu sei la vita, l'aria, il sole, l’amore Tu annunci la gioia. Il tuo nome triste e bellissimo è in contrasto sì dolce e, alle volte, sì violento con tutto il tuo essere, che tu appari come un perfettissimo accordo wagneriano». «Sì, un accordo, null’altro che un accordo perfettissimo. Ma il mio cuore, questo mio cuore è amaro: nulla sà di gioie e di speranze. Questo mio cuore vede incessantemente cadere i suoi sogni più puri come l'autunno vede cadere le foglie». «Autunno, Autunno, non piangere! Non piangere, Autunno: io devo, io voglio spiccare il volo! Non voglio annegare!» Restammo così tutta notte, vicini, quasi avvinghiati l’uno all’altro nel vano tentativo di difenderci da chi ci aveva uniti a patto di dividerci un giorno. Lontano, nell’ombr! degli alberi, una civetta ripeteva il suo canto di morte. Le stelle a poco a poco impallidirono e l’aria si fece fredda e umida come l’aria d’autunno. Autunno, nel sapore amaro delle lagrime trovò l’intima scintilla dell'addio non pronunciato. Trovò, nel sapore degli ultimi baci, il conforto estremo per tutto quel che piange, spera, delira, anela nell'immensità della vita. ELGAR Granelllni Con tanti «piani» e con tanti «pianisti» sorti a salvezza del genere umano sia un piano inglese oppure americano i suonati slam noi, poveri cristi! VERITAS Finalmente, con la vittoria democristiana, le manifestazioni per la nomina del nuovo Presidente delle Repubblica si sono svolte in un clima di fratellanza e d'amore. (Dis. di Erio) 3Jm Chisciotte TEMPO PERDUTO C'è gente che con tanto entusiasmo e con tanta passione dice e scrive che gli americani si trovano — beati loro! — nel paese più libero del mondo che, noi costretti a vivere nel TLT, con invidia, ci sentiamo spesso di indagare per sapere se i nostri sacrileghi dubbi in proposito siano fondati o no. Questa tentazione mene poi corroborata dal desiderio di trovare finalmente un esempio che non si presti a false interpretazioni, un esempio che non serva ai servitori degli imperialisti, categoria che — oh noi sfortunati — abbonda in questa nostra povera città, per fare la loro propaganda. Infatti indaga di quà, indaga di là, ecco che saltano fuori dei fatti, diciamo così, noiosi. Ce ne sono parecchi ma noi ci limiteremo a citarne alcuni. L’espulsione di Charlot «per attività anti-amer ficane» dall’America solo perchè in un suo film di recente programmazione accusava il mondo capitalisti co dei fabbricanti d’armi come responsabili di tutte le tragedie dei popoli, l’arresto della nota slgnorb Curie, i processi di Hollywood contro i «rossi» della cinematografia, l’ultimo sciopero dei minatori registrato dalla stampa soppresso a suono delle armi automatiche della polizia privata al servizio diretto degli industriali, con un bilanciò di ventisette vittime tra gli scioperanti, nonché la questione del giornalista Pierre Courtade che per recarsi in America dovette richiedere l’intervento dell’ONU solo perchè comunista e corrispondente parigino dell’organo comunista francese sHwmanitè». Le giustificazioni che si sono tentate ad un provvedimento cosi draconiano, non sono di valore alcuno. In Russia «misterioso paese orientale dominato da una dittatura tirannica* nessuno si è mai sognato ad esempio — di prendere simili provvedimenti riguardo i giornalisti stranieri, sul tipo — di quelli presi dalla «libera America», ove vige una democrazia rispettosa della libertà — di pensiero (vedi processi per attività anti-americana) e di stampa (vedi sabotaggi alla stampa non appartenente al gruppo «Hearst*). Ma c’è di più, infatti nelle nostre indagini ecco thè veniamo ad imbatterci in alcuni libri di celebri autori contemporanei. Il primo è intitolato: «Le porte dell’inferno* il secondo «America». Eccovi quà qualche passo del libro di Taddei S proposito di libertà americana: ' «NeW Alabama (USA) vidi una fila di negri, copie le formiche, con la catena, camminavano. — Dove vanno? — chiesi. — Sono condannati alla catena. — Cos’è? — Vedi, è il padrone della terra che quando Do bisogno di mano d’opera la chiede al giudice. — Sai.... — gli dice — Mister Joe, mi servono 800 neri per la raccolta. — Per quanto tempo? — domanda il giudice. — Due mesi. —Mister Joe parla con il capo della polizia. Il capo della polizia fa regalare una bottiglia di wi-sky a un nero che si ubbriaca e la notte canta. Allora il capo ordina l’arresto di 200 neri per condotta disordinata e l’indomani Mister Joe dice: — Voi siete degli incoreggibili. Non siete dei Dooni cittadini. Due mesi di catena. — Cosi dopo li manda dal padrone della terra per il raccolto...» Ed ecco un brano dei libro di Rja Ehrenburg: «L’antisemitismo in America è un fenomeno eomune, molti non lo notano, tanto pare loro naturale che questo o quel padrone accetti soltanto lavoratori icariani», oppure che esistono degli alberghi dove gli ebrei non possono entrare. Un americano mi ha detto: «Nulla di male: se un ebreo non' viene accettato in un albergo può sempre andare ht un altro albergo. Fortunatamente non mancano gli alberghi fomiti d’ogni comodità! Come far capire ad un tale americano che oltre al «comfort», esiste la dignità umana? Il razzismo a New York e costretto a mascherarsi, ma tale camuffamento non inganna nessuno. Ad esempio è proibito scrivere: «Albergo Victoria Vietato agli ebrei». Allora scrivono: «Albergo Victoria Clientela limitata, chiesa nelle vicinanze. Tutti sano bene che cosa significi una tale formula e non capiterà certo che un ebreo entri nel «Victoria». Un ebreo sa pure che i laghi dello Stato del Cunnecticut sono molto pittoreschi ma pericolosi: il bagno è permesso soltanto agli «ariani». » Questa è la libera america, libera per quel gruppo di sfruttatori che ne ha in mano la redini, e che premono i bottoncini che fanno ballare Truman. Ci si potrebbe anche dire che gli Stati Uniti sono padroni di fare quello che a loro pare e piace. Ma il fatto — è che la cosa interessa noi triestini molto da vicino, ed è perciò che ci diamo ad indagare ed a criticare laggiù, per evitare malintesi quassù. Ed ora guardiamoci negli occhi, ma ci credete pera-mente alle libertà americane? QUESTI GIORNALI* I giornali che vivono di fattacci, hanno bisogno dii sangue, di ammazzamenti, di suicidi, di grossi disastri ferroviari, di crolli di palazzi, di furti clamorosi, di scandali, eccetera. Se non c’è il fattaccio, se non c’è la notizia sensazionale, questi giornali non sanno come tiščite. Avrebbero bisogno tutti i giornali di almeno tre oquat- Idraulica — Scusi, c’è il Podestà? — Sì, ma è guasto. (Dis. dì Zergol) tro notizie da pubblicare sotto titoli di questo genere: «Ammazza la moglie e tre figli, fa a pezzi la sorella, avvelena la madre e il padre, violenta una bimba di quattro anni e si getta dal sesto piano». E’ un vero guaio, per questi giornali, che non vi siano tutti i giorni fattacci di questo genere. D’altra parte, il più delle volte ai titoli sensazionali corrispondono notizie che non fanno minimamente rabbrividire per il raccapriccio. Ma c’è la moda dei titoli sensazionali, e non ci stupiremo, ormai, se la stampa giallissima si orientasse verso un sistema dà drammatizzazione dei più futili avvenimenti. Qualche esempio: «Sette donne rapite a Genova». Bel titolo no? Ed ecco la notizia: «Sette bellissime e giovani donne sono state rapite ieri a Genova. Il fatto è avvenuto durante un concerto. Sette donne sono state notate in atteggiamenti e-statiei, e si comprendeva benissimo che la soave bellezza della musica le aveva rapite». Altro titolo sensazionale: «lina donna dà alla luce diciotto bambini». Poi. sotto a questo titolo, la notizia: «Una donna di Catania ha dato alla luce ben diciotto figli, tutti perfettamente vitali. Abbiamo immediatamente assunto informazioni, e siamo in grado di assicurare che la donna, la quale è in ottime condizioni di salute, ha dato alla luce i diciotto figli ad intervalli l’uno dall’altro, nello spazio di circa ventidue anni». Di questi tempi —- Sono venuto per iscrivermi al fascio! (Dìs. dì Zergol) Numero 23 Il sangue In Grecia scorre per rappresaglia orrenda E’ un’azione tremenda che tutto il mondo aborre. Che qualcun la difenda vai la pena di esporre? Quei certi Magazzini chiamati Generali son beni personali di colonnelli e affini. (E in ambienti locali si fa ancora 1 cretini ! t !) L’anglo Churchill ha un’idea (a parlar di briganti ti capitan davanti!) per l’Unione europea. Vuole Franco fra 1 tanti: denti guasti e piorrea! Associando il pensiero viene in mente Giuliano delinquente balzano. Generoso davvero? No! Buffone sovrano oltreché masnadiere! Vedi la Ci. di. Elle che, servetta da poco, si va prestando al gioco facendone di belle. Ora un rimbrotto reco le fa veder™ le stelle! Ma come vuoi che duri con l’inganno e la frode quando il tarlo la rode? Quali sono i «sicuri»? di che uomini gode? Descfamann? Beh, ti figuri?!! C’è stata l’apertura del nuovo Parlamento oh’è frutto di spavento. Non pianga di paura chi, servo del momento, creò la dittatura! Una ancora fra tante! Truman ha dei pensieri con i suoi ferrovieri, e perciò sull’istante «preme» senza misteri. Libertà™ ma pesante! DULCINEO Quanti, dal banco degli accusati, hanno creduto dì difendersi esclamando: «Se noe ero io era un altro«? Molti Tutti quasi. La frase suona bene, e generali, ingegneri, industriali, ammiragli, ministri se ne sono serviti nell’immediato dopoguerra come di un’arma infallibile. Ora, se risaliamo la scala della responsabilità è giungiamo al pianto che il responsabile di ogni conflagrazione mondiale è un uomo solo, mentre ìli altri, vassalli e valvassini no-n sono che le sue leve, possiamo facilmente dedurre, che se queste leve si rifiutano di muoversi, e con queste tutte le altre che l’uomo può avere a disposizione, la macchina si ferma. Fermata la macchina l’uomo che voleva servirsene viene a trovarsi nell’impossibilità di agire, viene cioè immobilizzato dall’apparato che egli stesso ha costruito. Questo è il procedimento teorico, quasi utopistico per -sventare ogni azione che minaccia o tenda a minacciare l’interesse comune: la pace. Purtroppo, non sono pochi gli uomini che in buona fede credono alla necessità di una guerra per salvare la pace e sono questi che in buona fede assorbono le responsabilità delle direttive di una potenza straniera che nella guerra non l’orrore e la distruzione vede, ma il potenziamento « 1° scampato fallimento delle proprie industrie. Così in Italia De Gasperi, cosi a Trieste il Consiglio di Zona. Il Consiglio di Zona di Trieste non è nato dalla volontà popolare, ma dalle direttive dell’A M G. Il signor Miani, da qualche tempo, si è autoeletto «Sindaco di Trieste» e abusando di alte carice, svolge attività disgregatrice tra la popolazione di Trieste, attività condivisa e incoraggiata soltanto da chi da questa disgregazione può trarne profitto. America e Inghilterra vedono Trieste come unti solida base navale per le loro flotte. Come procurarsela senza destare sospetti? Incoraggiando ora una, ora l’altra fazione in maniera da rafforzarne le aspirazioni, servendosi ignominiosamente del nazionalismo dell’uno e dell’ideologismo sociale dell’altra. Di vise le due fazioni in parti nettamente opposte, e per qualità e quantità uguali e contrarie sì da annoiarsi vicendevolmente, ecco che il piano di servirsi di Trieste pef scopi tutt’altro che pacifici è conseguito. Non rimane che consolidare le posizioni raggiunte dando ora un colpo al cerchio, ora un colpi» alla botte. Miani, il signore e Sindaco di Trieste non è chi un fantoccio trovato nel letamaio dei politicanti fuori uso. Se non ci fosse Miani, è esatto, ci sarebbero altri. Non bisogna dimenticare però, è questo * pure esatto, che se non d fossero altri le potenzi marinare d’oltre Manica e d’oltre Oceano dovrebbero assumere un atteggiamento ben diverso dà quello attuale, dovrebbero cioè apparire nella veste dell’occupatone di prepotenza, anziché in quelli di pacere, veste questa molto più encomiabile, si veramente necessaria, dì quelle di occu-patore di prepotenza. Ma il signor Miani e il suo Consiglio di Zonà fanno le orecchie da mercante. Domani, se si riterrà necessaria una' spiegazioni sul suo operato ci auguriamo che il «Sindaco* non risponda con la frase usata dai generali, dl^ ministri e dai grandi industriali nazisti, perché è bene si sappia, i criminali di ogni epoca soni finiti come sono finiti. Non intendiamo dire con questo che Miani sii criminale, anzi tutt’altro, vogliamo soltanto di** c?Te egli essendosi assunto il monopolio deU’italil' nità di 'Trieste non agisce da italiano o, almenOi il suo atteggiamento non mira a conseguire quelli mete che gli italiani di Trieste si sono prefisse- E siamo certi di non sbagliare se affermiamo che Miani, queste cose lo sà. Ma insomma, che cosa vogliono questi quattro idioti del M. S.I. (Movimento Sputtacchiere Italiane?) Nella sezione di Trieste (permetteteci di ridere, Ita chiamano «sezione» i sessanta ((nostalgici iscritti) ri lamentano poiché tempo addietro alcuni giornali neo fascisti pubblicarono alcuni articoli su una pretesa e prossima amnistia e poi non se n’è fatto niente. I camerati del M.S.l. dicono piangendo che nelle prigioni lan-guono i «figli migliori della Patria». Ora a parte il fatto che nelle galere del Territorio di Trieste sotto l’amministrazione Anglo-americana se c’è qualche fascista ancora detenuto è certo per qualche errore tecnico poiché la scarcerazione dei criminali fascisti fa, a quanto pare, parte della libertà democratiche recateci dal-l’oltre oceano, di che cosa si lamentano questi ladri di galline in camicia nera? Si sono forse dimenticati di quella loro canzone che diceva: «...ce ne fregammo un di delia galera...» E allora se oggi, per uno sbaglio, qualcuno dei loro criminali camerati si trovano nella stessa che vanno cercando? Se ne freghino... come del retto diceva la canzone. • II giornale americano in lingua italiana, definito dal lepido buonsenso nostrano come: «L’ort-%ale di Trieste» pubblicava la settimana scorsa un articolo in cui assieme alla cronaca delle o-noranze recate, dai rappresentan ti del comune e dei rappresentanti i partiti dell’ex CLN, a* triestini caduti per la libertà, tino lista di nomi dei caduti stessi. Ora noi, poiché amiamo l’obiettività, abbiamo tra questi nomi, riconosciuti moltissimi campa gain che combattevano tra le nostre file, e fino a qui niente di male poiché è logico che ognin triestino degno di questo nome, rechi onoranza ai caduti figli devia stessa terra, indipendentemente dal loro ideale politico. Ciò che invece ci meraviglia è che come mai i partiti dell’ex C. L.N. ed il comune recando omaggio ai nostri caduti da un lato, dall’altro cercano con tutti i mezzi di colpire e di denigrare quelle organizzazioni politiche, sindacali e culturali per la realizzazione delle quali gli stessi caduti si sono immolati. Segue alcuni nomi dei caduti tratti dalla lista riportata dal «Giornale di Trieste» a proposito della celebrazione sopracitata e della consegna da parte del comune ai familiari dei caduti. Bruno Giuliuzzi - Guardia Popolare. Antonio Salotto - Guardia Popolare. Armando Volpi - Attivista. Mario Macovaz - Attivista. Antonio Caselli - Brigata Garibaldi». Giulio Cubi - Ufficiale organizzativo Brigata «Fontarot». Mario Bello — Brigata «Alma Vivoda». Mario Kralic - Portuale- Questa breve lista ci sembre più eloquente di ogni altro articolo. Tutto questo mentre la «Voce Libera» consorella del «Giornale di Trieste» chiama «criminali» gli apaprtenenti alla «Guardia Popolare», «Spie» gli attivisti, «banditi» gli appartenenti alle formazioni partigiane. Petth, quanto disgusto, e quali vergognose commedie! # Quando, da ragazzi, ci si sprofondava nelle strabiglianli letture di Scherlok Holmes, Nat Pinkerton, Henry Wade e tutti gli altri eroi della nostra infanzia, credevamo fermamente nelle qualità quasi sopranaturali dei poliziotti americani. Divenuti più grandicelli questa nostra credulità era stata alimentata dagli innumeri films gialli in cui tl poliziotto americano o inglese assicurava inesorabilmente il criminale alla giustizia servendosi del suo infallibile intuito. Gli stessi giornali seri, ancor oggi, quando annunciano in caratteri di scatola un delitto misterioso accaduto in qualche parte del mondo aggiungono che un celebre poliziotto d’oltre oceano ha lasciato gli Stati Uniti, ner assumere l’incarico dell’irìch’.esxa. Noi abbiamo goduto e sofferto per molti anni insieme ai celebri «dectectives» anglo-americani con le dispense di 20 centesimi al numero, con i «gialli Mondadori», con i films, con i giornali seri. Questi meravigliosi uomini dai nervi dal cuore di leone, dall’intelligenza superiore e dalla generosità, invero poco comune, ci hanno dominato per lunghi armi, al loro cospetto ci siamo sempre sentiti dei minorati, noi poveri diavoli che ci chiamavano Giovanni Pestaguè o Raffaele Pelii-ni anziché con gli esotici nomi di Sherlok Holmes, Nat Pinkerton o Henry Wade. Ci volle addirittura una tragiga guerra ed una occupazione militare da parte degli anglo-americani per restituirci la sicurezza in noi stessi Ci vollero tre anni d’amministrazione alleata, tempo in cui i crimini commessi a dozzine durante questo periodo non sono mai, nonostante le «accurate indagini condotte dal «Governo Miliare Anglo-Americano», venuti a galla. Un operaio (Planlsek), tanto per citarne i casi più recenti, cie- co viene ucciso a bastonate in pieno corso, la polizia indaga, T.,a l’esito delle indagini risulta negativo: bande di delinquenti politici aggrediscono liberi citta lini per le vie della città, niente, nessuno riesce a mettere le mini sui criminali, terroristi si presentano nelle abitazioni dei democratici abbandonandosi a questa o quella violenza, ma anche qui le indagini hanno, naturalmente, esito negativo. Allcha piano piar slamo convinti che questi americani non sono ioi per niente degli superuomini, e che tutta la loro fama sia una fama usurpata. Cominciamo, piano piano, a credere che veramente i migliori siamo noi, noi antifascisti triestini che, in quanto ad assidi re i criminali alla giustizia più d’una volta abbiamo dati prova di qualità ben più brillanti dei vari «detectlves» d’oltre oceano, vedi «Caso Passerini» eì altri svariati oasi meno noti. Tutto questo senza pipa in boc- ca e lente d’ingrandimento nel taschino. • — E’ apparso sud giornai1!!, circa dieci giorni or sono, con titoli che andavano dalle otto colonne in bastone gigante alla notiziola m sei tondo su una colonna senza titolo, la notizia dell’efferrato crimine, ultimo di una lunga serie, commesso ai danni del popolo greco. Cioè la fucilazione dei 154 detenuti politici per ragioni di rappresaglia per l’uccisione del ministro degli interni greco, — Qui noi non discuteremo sul crimine e non ci dilungheremo sulla spiegazione di come l’imperialismo in Grecia abbia passato in ferocia i nazisti con il rapporto di 10 vite per una, alla maniera di Kappler, e le 154 per una, alla maniera di Rendis. L’argomento è già stato trattato in qualche pagina di questo giornale; ciò che a noi interesa- in questo tali onci-no è il silenzio di complici tà del Va- ticano verso questo esecrando delitto. Non una parola in difesa delle povere vittime, non una gii*' stificazione al suo silenzio. Pio XII ha voluto fare cono® gli struzzi, ha nascosto la testa, per tirarla fuori non ap' pena sentiva che un comunista ha bestemmiato San Giuseppi in un momento di rabbia. Eppure il crimine commesso dall’imperialismo in Grecia no® poteva passare inosservato. E allora vuoi proprio dire che allessassimo dei 154 democratici greci, il Papa non d ha trovato niente da ridire. Forse perchè con le s-offereh' ze terrestri ci si guadagna p:^ facilmente il paradiso? O nom piuttosto perchè i Grecia il governo fascista mas-| sacra la popolazione ma ri' | spetta la chiesa? | Ma sì, diciamolo Santo Pa' ! dre, conosciamo il punto di vista del Vaticano (non osiam® 1 dire cattolico): la ferma di go' j verno non ha importanza; l’in' I teressante è che sia garantita ; libertà piena e assoluta alla Chiesa. Muoiano i cristiana j vengano torturati, scannati, pi'*' - vati dai sommi benefici della ’ libertà di pensare e agire, purché si consenta a) clero d1 j dir messa tutto va bene! No® di predicare il Vangelo perài | perchè nel Vangelo non c’è u-| na sola parola che autorizzi co-, loro che si sono assunti Vinca' rico di fare i ministri di Dio ® incoraggiare gli assassini e S'’’ I oppressori, intendiamoci!