AMO XIII Capodistri' 1 Settembre 1879 N. 17 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il lu ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qna-primestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso ìa Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. EFFEMERIDI ISTRIANE Settembre 1. 1399, — Cividale. Il patriarca Antonio elegge per un anno Venceslao di Spilimbergo a marchese governatore d'Istria coll'obbligo di numerargli 300 zecchini. - 9, 191. 2. 1604. — Viene proibito alla città di Trieste ed al suo territorio l'introduzione di vini esteri, ove non sia prima consumato il proprio vino - 36, II, 168. 3. 1296. — Il conte di Gorizia consegna al patriarca Raimondo in seguito a sentenza arbi tramontale alcuni luoghi d'Istria, spettanti alla Chiesa aquilejese, tra' quali Albona, Fianona, Valle, Piuguente, Due Castelli, ecc. - 14, XXVI, 277. 4. 1368, — Bartolomeo de' Stoiano e Francesco de' Bonomo, delegati dal comune di Trieste, sommettono la città col suo territorio alla Repubblica di Venezia, le promettono di mandarvi entro un mese i capi della rivolta, i giudici cioè Michele Ade e Domenico de' Leo, e di bandirli dalla patria e suo distretto ove vi si rifiutassero. - 4. 5. 1459. — Cittanova. Il consiglio proibisce a chic- chessia il taglio di legna nel bosco Liceìlo e ciò per ragioni igieniche. - 52, 99. 6. 1341. — Il senato officia l'ambasciatore, mandato ai conti di Gorizia, d'informarli essere stati alcuni loro sudditi di Pisino e di Terviso, che commisero eccessi nel distretto veneto di Montona. - 7, 20-10, 6.* e 7.a 7. 1366. — Francoforte. Carlo IV conferma alla Chiesa d'Aquileia la donazione del marchesato d'Istria ed annesse pregogative. 48, I, 145. 8. 1341. — Venezia II senato scrive all'ambasciatore presso il patriarca di renderlo avvertito, essere stato Giovanni de Sterbech, fratello del marchese governatore d'Istria, quegli che fu capo ai derubatori nel territorio di Montona, guidati da uno di Portole, praticissimo dei luoghi. - 7, 2810, 8. a 9. 1509. — Trieste. Il consiglio prende la deliberazione di registrare i fondi di ragione della camera imperiale (fisco)' situati entro il raggio dei luoghi. - 7, 20-10, 8.a 10. 1369. — Vienna. Alberto e Leopoldo duchi d'Austria accettano la dedizione di Trieste, che dopo due mesi e giorni passò poi a Veneaia. - 4. 11. 1485. — Marco Scampiccliio lascia con suo odierno testamento un legato, perchè si eriga in Albona, sua patria, un ospedale. - 82, 263. 12. 1518, — Augusta. L'imperatore vieta alla Car- niola di costringere la città ed il territorio tergestino a qualsiasi contribuzione - 75, 88, - e 6. 13. 1341. — Venezia. Il senato ordina di rendere grazia ai messi dei Conti di Gorizia, per la deliberazione presa da essi di voler risarcire le rubarlo fatte da certi loro sudditi a due' di Montona e di voler punire severamente ì ladri appena ne avrebbero conosciuti i nomi. - 7, 20-10, 9.a 14. 1248. — Venezia. Si sottoscrivono i preliminari di pace col patriarca; la Repubblica gli accorda il trasporto del suo vino istriano in Aquileia, tenendosi però alla via di mare. - 46, I, 22. 15. 1566. — L'Arciduca Carlo domanda al neoeletto vescovo di Trieste, Andrea Rapicio, di volerlo informare delle persone che seminano in Trieste principi secondo Lutero, e di suggerirgli i mezzi più efficaci per porvi un fine. 6. - e 29. GLI ISTRIANI SUL MARE | vi.» Anche dalla industria della pesca pare a me c'ie gli istriani potrebbero ricavare risultati econo-i dei maggiori di quelli che hanno ottenuto finora. Preparare le sardelle al sale nei barili è un metodo vecchio, ornai sfruttato e che bene sarebbe fosse sostituito da quello più proficuo della preparazione all'olio nelle scatole. In Francia e nella Liguria fabbriche di sardelle all'olio ne sono sorte parecchie in quest'ultimi anni e la quantità di prodotto che smerciano per l'Europa fa inferire la grande convenienza che ne ritraggono. Una di cote- ste fabbriche è stata pure tentata anni la nell'Adrie atico, presso Trieste, da quanto mi venne detto, è' credo vi perduri ancora; perdurando, anche questa dimostra che in essa i capitali non sono stati malè impiegati, Se altre di consimili ne sorgesserv lungo la costa istriana una certa vitalità n k potrebbe loro mancare, imperocché la posiziff l dell'Istria per siffatti stabilimenti presenta vai?!' taggi e garanzie che altri paesi non hanno. La fo d"_ tunata giacitura dell'Istria si affaccia alla mente & ogni pie sospinto, allo scattare di ogni più piccola, idea. Mutando il metodo s'ingentilirebbe eziandio il prodotto, il quale, meglio preparato, riescirebbe più accetto ai consumatori. Infatti le sardelle all' olio sono cibo oggi d'ogni ceto di persone, mentre quelle al sale non lo sono che della povera gente. E in commercio quanto più grande è il consumo e la ricerca degli articoli, tanto più sono questi rimuneratori. Se poi il Governo, come è suo debito e come fa pei prodotti dell'interno dell'Impero, sostenesse cotesta industria contro la concorrenza estera mediante i dazi di confine le fabbriche istriane potrebbero essere sicure del loro avvenire, e ai poveri pescatori dell'Adriatico avrebbe dato così un mezzo onde sfamare le loro famiglie diseredate. D'altre non poche industrie e che sarebbero naturali in Istria potrei ancora trattare; ma per flniic un accennerò soltanto una, clie è d'interesse generale e che mi sembra di speciale importanza per la provincia, sulle cui sorti marittime potrebbe avere una grande influenza. È mestieri però sia dessa prima bene studiata, imperocché non è senza difficoltà pratiche per chi non ha capitali ingenti da disporre e la cui attuazione richiede un non comune ardimento. Dimostrano le statistiche dell'emigrazione che il numero maggiore degl'italiani che si trasferiscono nell'America meridionale in cerca di lavoro e di miglioramento di condizione è dato dalle provincie venete, e specialmente dal Friuli, che cotesti emigranti vanno in cerca delle navi che li trasportino al loro destino a Genova ed a Marsiglia, percorrendo così una distanza maggiore che se dovessero imbarcarsi in un punto qualunque dell'Adriatico. Alla medesima condizione si trovano pure gli e-migranti dell'Austria-Ungheria e di una gran* parte della Germania. Ora io credo, che se cojt testi infelici trovassero a Venezia o a Trieste una nave di grande portata, con macchina potente che la rendesse celerissima al corso, condotta da uomini che parlano la loro lingua e il loro dialetto e ne dividono i costumi, essi sarebbero ben lieti di poterne approfittare. Chi meglio degli i-striani, così provetti alla navigazione e d'indole così affettuosa ed ospitaliera potrebbe offrire agli emigranti dell'Adriatico cotesto agognato mezzo di trasporto? E di quanta utilità non riescirebbe agli intraprenditori cosiffatta impresa 1 Ma il vantaggio maggiore non lo si ritrarrebbe dall' andata in America coi passeggieri; bensì dal ritorno. Gli scompartimenti interni della nave pei porti di 3a classe dovrebbero essere fatti in modo che facilmente e senza spesa potessero essere trasformati in tanti box per animali bovini. Neil' America meridionale i buoi sono a sì bel prezzo, che giunti in Europa, e dopo averne detratte le spese di trasporto e i danni per la mortalità, rendono ai trafficanti guadagni favolosi. Gli scorsi mesi in Inghilterra è giunto dall' America un carico di cotesti animali; il loro prezzo è stato così basso sui mercati inglesi, che gli allevatori del luogo se ne commossero, ed esercitarono tanta pressione sul governo inglese, che con cavilli e pretesti stranissimi questo fu indotto a proibire lo sbarco della merce. In Italia e nell'Austria-Ungheria, ove di animali bovini vi è sempre difetto in ragione dei bisogni, una tale proibizione non sarebbe mai a temersi, ed io lascio pensare ad ognuno di quale vitalità riescirebbe al Veneto e all' Istria l'importazione periodica di tanti animali fruttiferi, il movimento d'incettatori che ogni approdo della nave arrecherebbe di qua e di là dell'Adriatico. Presa a primo acchito, l'idea sembra soverchiamente ardita ed arrischiata, ma bene esaminata la si trova pratica ed attuabile. Io non oso sperare che gli istriani possano da soli intraprendere un traffico così importante, ma essi hanno vicino Venezia, una città che ha bisogno di lavorare, di darsi al mare e che sarebbe certo lietissima di poter associare le sue forze con quelle degli esperi-mentati antichi compagni della sponda opposta. Gli abitanti delle coste Adriatiche bisogna che si mettano bene in mente una cosa, che cioè il loro benessere ha sempre dipeso dalla loro unione nel lavoro, dagli scambi che si fecero reciprocamente attraverso il mare che li separa, e che pensare ad una vita diversa da quella che loro addita il passato è sognare, niente altro che sognare. G. M. Agli amatori di studii preistorici riescirà gradito il seguente articolo, che c' inviava colla preghiera di pubblicarlo un nostro comprovinciale, allo scopo, senza dubbio, di dare incremento a simil genere di studii, ora specialmente che ce ne porgono esempio luminoso le scoperte antropo-pologiche fatte in ogni luogo della penisola ita-, liana ed altrove con tanto vantaggio della scienza: % CONGRESSO ANTROPOLOGICO Li 28 e 29 Luglio p. p. ebbe luogo il I Congresso Antropologico dell' Austria (esclusa 1' Ungheria e parti annesse) nella città di Lubiana. Opportuna fu la scelta di questa città per accogliere gli scienziati che si dedicano all' interessante studio dell' Antropologia, avvegnaché ella stessa, il suo circondario e gran parte dell' attuale Carniola sieno ricchissimi di monumenti storici e preistorici. Il forestiero poi trova comodo ricetto negli alberghi ; e V aria fresca, i lunghi viali ombrosi, e i ridenti contorni invitano ai passeggi ed alle escursioni. Qual dispiacere fu il mio di non trovarvi nessuno dell' Istria, eccetto il Nestore degli scienziati nostri,l'illustre commendatore de Tommasini ! . . . . Ma qui non voglio enumerare quelle egregie persone che avrei volentieri incontrate a Lubiana e che se fossero intervenute avrebbero riportato seco una grata memoria. Chi non avrebbe volentieri veduto il sullodato Tommasini ? chi non si sarebbe compiaciuto d'incontrarsi col celebre indagatore dell' Africa, Riccardo Burton, il cui brillante conversare affascina ed istruisce? . . . Anche ia gentilissima cousorte di lui, intervenne alle radunanze ed alle escursioni. Nel pomeriggio del 27 Luglio fu visitato il bel Museo, diretto dal Dottor Carlo Deschmanu, indefesso promotore delle memorabili scoperte antropologiche ed archeologiche nella Carniola. Di là si passò aila trattoria del Casino di Società, e dopo breve conferenza si diede la presidenza del Congresso al cavaliere de Hochstetter, conosciuto nel mondo scientifico per la relazione della parte scientifica del resoconto sul viaggio intorno al globo della Novara. Si voleva poi passare al Giardino - Trattoria della stazione ferroviaria, ove si stava allestendo una bella festa; ma ce lo impedì ua forte acquazzone, che però rinfrescò 1' aria e bandì la polvere per due giorni. Li 28 vi fu grande banchetto alla trattoria del Casino, ove si fecero molti brindisi spiritosi e cordiali. Lubiana ha un podestà che sa degnamente rappresentarla e che posiede tutti i numeri di un brillante oratore. — Il sig. Burton parlò in lingua francese e fu molto applaudito; commovente ed applaudito fu il discorso del signor Tommasini, che rammemorò il tem-pus aduni se juvene. Il poeta Dottor M. Federico Keesbacher declamò uua poesia, allusiva al Congresso, ricca di pensieri e di arguzie. Dopo il banchetto si fece un' escursione in carrozza al Castelliere presso Cérnuc, in prossimità al fiume Savo, che ha la particolarità d' essere in pianura. Nel pomeriggio del 29 una cinquantina di carrozze ci portò nelle vicinanze del villaggio Igh, il quale probabilmente giace sulle rovine di Ernona transalpina. Fra Igh, Oberlaibach (Lubiana sup.e) e Laibach (Lubiana) sta il grande padule, una volta lago, e ad onta di molti lavori idraulici, più soggetto alle acque che nei tempi romani. Esso comprende un' area di 4 leghe Q, ossia 40,000 jugeri, sulla quale s'innalzano alcune colline una volta isole. La prima scoperta d' una colonia di abitatori preistorici sopra palafitte fu fatta in prossimità di Igh; dopo un escavo alla profondità di circa tre metri ed una ricchissima raccolta di ossa d'ogni specie di quadrupedi, di vasi di terra cotta, di ordigni di osso, di silice, ed anche di bronzo, che ornano il Museo di Lubiana, quel terreno fu posto a coltura e vedemmo -v-s;.* .. 4 135 crescervi rigogliosamente ogni specie di piante. Per dare ai membri del Congresso un' idea della vastità di queste sigolari colonie, il Dottor Deschmann scelse due punti distanti circa 1000 passi 1' uno dall' ^ltro, fra i qàli scorre il fiumicello Isica; quivi furono aperte due fosse larghe circa 5 metri e lunghe 25, Noi Covammo, gli scavatori giunti alla profondità di quasi ìlue metri, occupati in uno strato di torba che era ormai favata ; i pali erano già sporgenti e si poterono agevolmente recidere, mentre per iscavarli ci sarebbero oc-M brse delle forti leve e catene. Stavano in due file 10 ! Operai, 5 per fila; dietro ogni fila un pajo di cestoni i nei quali gli operai gettavano le reliquie rinvennte e che erano in tale quantità da non passare un minuto secondo senza che un operajo non ne trovasse qualcuna; e che potevano esser prese a piacimento dagli amatori -- tutte testimoni d'una popolazione che nou conoscendo ancora 1' agricoltura era costretta a cibarsi di carne e di pesce. Da po.hi anni, anzi da due anni a questa parte, si volse ogni cura ai tumuli che in diversi luoghi della Carniola sono dispersi e che gli Sloveni chiamano Go-mile. Questi tumuli sono di varia grandezza e servivano ad un popolo, molto più avanzato iu civiltà che gli abitatori dei laghi, per seppellire i suoi morti o piuttosto per deporvi le ceneri raccolte in urne assiemo ad oggetti preziosi, ad ordigni e ad armi. — Le fibule, le collane, i braccialetti, i cotti sono poi coufeziouati con un gusto quasi etrusco. Il Museo ne ha fatto una giade raccolta e vi si ammira perfino un ornamento muliebre d'oro e diverse collane d' ambra. Questi tumuli rammentauo una popolazione più antica dei Romani ; poiché i Romani chiamavano ad acer-vos una staziono di marcia fra Emonia e Siscia ove appunto si trova una quantità di tali tumuli, e poi mancano anebe altri caratteri per farli riconoscere come reliquie romane. Molti di questi sepolcri furono trovati in varie altre località della Carniola. Come luoghi ancora non bene esplorati, ma riconosciuti avere dei tumuli funerari, vengono indicati nella Valle della Pi ulta (Capoluogo Adel-sberg Postumia) Shillertabor, Grafeubrunn, — nella Valle del Reka, Dorneg (Ternova); anche gli altipiani di Oblack e di S. Vito presso IZilr.e sembrano non difettarne. E s'incontrano Tumuli funerari lungo i sentieri che prima della costruzione di strade carreggiabili venivano frequentati da pedoni e da animali da soma. Il chiarissimo Dottor Deschmann osserva in un suo opuscolo, che difiòilmente vi sarà un altro paese in Europa sì ricco di monumenti antropologici quanto la Carniola, i quali fanno prova eh' ella fosse bastantemente popolata anche nei tempi preistorici. E come lo dimostrano gli oggetti trovati nella maggior parte delle Gomile, non era un popolo nomade, . uè orde transeunti di conquistatori che lasciarono queste ginteressanti reliquie, ma un popolo che esercitava 1* v agricoltura e la pastorizia, che sapeva estrarre dalla terra ed impiegare utilmente i metalli, che conosceva il mestiere delle armi, che costruiva per suo asilo for-talizii nelle sommità, e che dopo valorosa difesa e resistenza dovette cedere alle vittoriose legioni di Augusto. Aggiungo qui alcuni cenni atti a servire di guida nelle esplorazioni archeologiche, che si praticano nei » paesi attualmente abitati da popoli slavi. Ciò che gì* Italiani iu Istria chiamano Castellieri vengono fanto dagli slavi istriani che dagli slavi caruioli chiamati Gradisce ; talvolta essi usano a, nìe il nome di Gradine - Graéisce. Quando dunque da contadini slavi viene indicata una località con tale denominazione si è sicuri di trovare le rovine di un castelliere. — Li denominazione slava Mirje, Mirina, Mcrina, significa rovina di muraglia e proviene dall' antiquata parola slava mir che significa muro. In Istria non ho sentito nominare simili rovina eli; Merine e Mirine ; tutte non saranno antiche, ma ojf archeologo farà bene di non trasandate. Bisogna a » vertire alla denominazione di Ternova che indica luojdi-ove crescono spini, i quali crescono spontaneamente s^ pra antiche rovine. Gomila in islavo vuol dire mucchio • tumulo ; la porola è comune anche fra gli slavi istriani ; per lo più vengono indicati i mucchi di letame come gomile. A Fiume una parte della Città vecchia porta il nome di Gradnja - Gomila e parrebbe luogo ove si accumulavano un tempo le immondizie della città. I Bussi con trasposizione di consonanti dicono Mo-gila ; e la città russa Mogilco proviene da ciò ; anche i bulgari dicono Mogilii invece di Gomile. Come ho detto Gomile si chiamano dai Carnioli i tumuli funerarii d'un popolo preistorico; se in Istria esistano tali tumuli mi è affatto ignoto e benché sia verosimile che vi fossero, temo che per la conformazione scoscesa del suolo ed anche per la povertà della terra, i tumuli sieno stati in gran parte distrutti dalle intemperie o dagli agricoltori che avevano bisogno di terra per le vicine loro campagne. Forse se no scoprirebbero negli agri di Pola, di Rovigno, di Parenzo, di Cittanova che sono i più piani. Chi volesse andare in traccia di tali antichità dimandi presso gli Slavi se ci sia qualche Gomila fuori in campagna; poiché vicino all'abitato non earobbo cho un mucchio di letame. Ove la popolazione è italiana si dovrebbe dimandar conto di Acervi. I Romani che rispettavano simili tumuli funerarii li appellavano Acervi e sulla strada romana che da Emona conduceva a Siscia, la prima stazione (presso il fu convento di Sitsich) portava il nome di Acervo, Acervone, ad Acervos. II nome di Acerboni lo ho udito in Istria ; facilmente Acerboni può derivare da Acervoni. Se in una nostra villa o città italiana vi fossero famiglie col cognome di Acervoni o Acerboni, io andrei nel vicinato in traccia di Acervi ossiano tumuli. I nomi dunque di Castellieri ed Acervi, di Gradisce, di Mirine, di Temove e di Gomile sono tante bussole indicatrici all' esploratore di antichità nell' Istria. Vi sono molte persone nella Camola che si occupano con lode e successo di studii archelogici ; tra queste ho fatto già menzione del Dottor C. Deschmann, che visitò l'Istria e fece personale conoscenza di alcuni nostri amatori di Archeologia. A suo fianco sta il professore e conservatore Alfonso Miilluer, il quale, giovane ancora, ha peragrato in tutte le direzioni l'interessante sua patria ed ha or' ora pubblicato un' erudita opera cha< è un saggio della sua attività, do' suoi indefessi studii/ della sua solida ed imparziale induzione. Il mio giudizio non è competente perchè non m'intendo di Archeologia ; ma ritengo che avrà l'approvazione dei nostri eruliti. Indubbiamente la Giunta provinciale istriana ne avrà latto 1' acquisto per la sua biblioteca. Ecco il titolo : Emona — studii archeologici sopra la Carriola di Alfonso Mùllner i. r. professore e conservatore ; con sette tavole; Lubiana, stamp. e lìb. di Ig. ds Klein-mayr e F. Bamberg, 1879, prezzo fior. 3.50. Per giudicare l'autore d'imparzialità, basti sapere ch'egli nega essere Lubiana edificata sulle rovine di Emona, ma sostiene che lo sia Igh, ora umile villaggio a pie' delle Alpi e dove ha principio la pianura di Lubiana. Singolare combinazione è questa ; che io, il quale non mi sono occupato mai di Archeologia sospettava molti anni fa che Igh o Oberlaibach (Lubiana sup.e) potevano essere l'Emona a pie' delle Alpi, giammai Lubiana. E ciò per due ragioni : Lubiana non era sede di vescovo prima del 1461, ma dipendeva immediatamente dalla giurisdizione episcopale del Patriarca d'A-quileja. Appena nel 1471 l'imperatore dei Romani Federico III vi fondò un vescovato ed il primo vescovo di Lubiana fu Sigismondo de Lamberg. C)me poteva Lubiana chiamare suoi ed erigere statue nel duomo di San Nicolò ai vescovi emonensi B. Gennadio, S. Florio, S. Massimo, B. Casto, che la pia leggenda asserisce essere stati vescovi di Emona dal 242 al 485, quando non v' era sede vescovile e qnando v' era un' Emona istriana, sede vescovile dai primi secoli dell' Era cristiana, la quale fino ai giorni nostri coservò il titolo di Dioecesis Emonensis ? Qui vi dev' essere una mistificazione dissi fra me stesso, e consultai la Cronaca del Valvasor, dalla quale rilevai che Igh ha più iscrizioni romane che Lubiana, che Oberlaibach ne vanta pure, che tanto Igh che Oberlaibach hanno più diritto di essere l'Emona transalpina perchè sono a pie' dello Alpi, mentre Lubiana è già nel piano. — Non ho fatto mai, ripeto, esatti studii archeologici per potermi decidere in favore dell'uno o dell'altro di questi due luoghi: Igh mi sembrava meritare la preferenza per la quantità dei monumenti, Oberlaibach per la sua posizione presso la strada che supponeva fosse la via romana. Dall' annessione dei vescovi affatto illegittima e dalle poche inscrizioni romane che vanta Lubiana e che probabilmente non vi furono trovate ma trasportate, riconobbi il falso e restai convinto che Lubiana non sia stata l'Emona transalpina. Il dottissimo ed elegante scrittore Schonleben era un fabbricatore di storia ideale, ed i posteri senza esaminare scrupolosamente la cosa gli prestarono cieca fede. Le quattro statue dei vescovi, come rilevasi dalle iscrizioni, furono erette nel 1712. L'illegittima annessione di santi vescovi istriani è sì potente che non me ne occupai; ma il sospetto che Lubiana non sia nemmeno l'Emona transalpina lo comunicai, anni fa, al nostro signor Carlo Defranceschi, il quale forse se ne ricorderà. Per le sedute del Congresso di Lubiana, la Giunta provinciale cedette la grande sala del Ridotto, ove furono esposti campioni di oggetti trovati nei tumuli funerari. Il resoconto di quelle sedute verrà senza dubbio pubblicato. Il cav. Dott. Dcschmann parlò sulle recenti scoperte fatte nei menzionati tumuli ; il conte Gundaker Wurm-brand tenne un discorso sulle abitazioni sopra palificate (materia in cui egli è specialista) con molta scienza e facondia ; il prof. Gurlitt trattò della Ceramica e dell' origine e sviluppo dell'ornato; il prof. Mullner perorò sull'Antropologia e sulla Storia primitiva con particolare riguardo alla Stiria inferiore ; il sig. Szombathy spiegò il metodo in progetto di misurare i cranii umani, e presentò 1' apparato craniometrico del Museo di Corte di Storia naturale a Vienna ; il giovane Dott. Felice de Luschau, il quale già come studente di medicina copriva la carica di / segretario al Museo antropologico di Vienna, ed appena conseguito il grado di dottore fu nominato commissario iella sezione austriaca di antropologia ed etnologia dell'Esposizione mondiale di Parigi, non potè intervenire al Congresso, causa un recente lutto in famiglia ; in di lui vece il Dott. Deschmann lesse una memoria dello stesso Luschau riguardante i suo' studii antropologici e storici fatti in Bosnia, essendo stato chiamato per quella impresa militare a recarsi da Parigi immediatamente il! armata. Ebbe luogo qualche discussione, ed interessanti furono certi schiarimenti dati dall' abate prof. Neumann di Vienna, versato nella Storia ecclesiastica e nelle lingue orientali. Da una di queste discussioni appresi che le chiese dedicate a Santa Margherita, a San Giorgio, a San Vito, a San Michele (ai quali io aggiungerei anche San Giovanni Evangelista) sono di! regola antichissime td indizio di Comune pagano convertito al cristianesimo ; così le più belle scoperte di tumuli funerarii pagani, in Carniola, furono fatte in vicinanza di una chiesa dedicata a Santa Margherita. Il Congresso si sciolse col divisamento di riunirsi uovamente un altro anno, ma non ne fu destinato il ogo ; certamente non sarà così vicino all' Istria e difficilmente potrà offerire tanto di rimarchevole agli diosi di archeologia e di antropologia quanto lo potè ilio di Lubiana. S. NOT5ZIE In base agli Statuti sociali nei giorni 30 e 31 del e decorso ebbe luogo 1' XI generale Congresso della ietà Agraria Istriana, nella città di Rovigno. Cose locali Nel nostro Ginnasio ottennero quest'anno licenza di passare all'università, perchè dichiarati maturi, i seguenti signori : J^cglòjde Belli da Capodistria, Pietro Fonda da Capodistria, Giovanni Rodolfo 11 inulti da Capodistria, Agostino Tommasi dn Montona, Angelo Vascon da Capodistria. In questo pubblico mercato si commerciarono quest'anno chilogrammi 92226.54 di bozzoli, divisi in 9066.45 di razza gialla nostrana, in 144. 70 di giapponese riprodotta, ed in 15.39 d'inferiore in genere. Il prezzo massimo giunse fino a f.ni 3. 20 per chilogram-rna, e la media sul complesso risultò di f.ni 2,65'/8 -«■Appunti bibliografici Letteratura Manzoniana (') Ma gli è ormai tempo di vedere ciò che del riformatore, del poeta, del romanziere, del linguista dissero i critici ; e così meglio penetrare nell' argomento. E anzitutto del riformatore. Il Rovani nel citato opuscolo combattè 1' opinione che il movimento letterario italiano sia stato una conseguenza della riforma letteraria già bene avviata in Germania ed in Francia, e che il Manzoni abbia intorbidate le pure e limpide tradizioni della scuola italiana, e che tutto quauto ha fatto non sia che soffio venutogli dalla Francia per Chateaubriand l) Continuazione. Vedi Numero antecedente. c ■ e dalla Germania per merito di Goethe. L'illustre Ma-miani si affretta a'erecisare il vero merito della riforma manzoniana, e scrive: Questo chiamare il Manzoni padre ed autore in Italia della letteratura romantica devesi intender solo nel significato onorevole, che egli volle riconducre le lettere e la poetica alla verità, al naturale, agli affetti profondi e spontanei, alla dottrina storica nou travisata e usando uno stile e una lingua attinta al parl^ comune, e non punto accademica. è certo però che anche senza il movimento bè il Manzoni sarebbe divenuto uno scrittore lordine, ma non un ingegno universale. Ingegni universMi sono quelli che non rappresentano solo la vita, il movimento e i bisogni d'un paese o d' una nazione ; ma quelli che intendono la jvita dell' umanità, e come Dante imprendono opere alle quali pongono mano e terra e cielo. Ora Dante, fu ingegno universale, quando l'Italia repubblicana era grande, e il centro del movimento politico commerciale; il Manzoni, per divenire universale, non potea e non dovea rappresentare solo la vita d' una nazione politicamente decaduta, ma inspirarsi altrove pur rimanendo italiano. Ecco perchè 1' Alfieri e il Parini grandi scrittori italiani, poco sono conosciuti e non come da noi stimati altrove. Nè 1' aver seguito il movimento oltremontano toglie già 1' originalità al Manzoni. Egli è originale, non per avere da sè solo tutto preveduto, iniziato, riformato ; sì invece per 1' originalità con la quale la riforma iniziata altrove seppe adattare ai bisogni e all' indole della nazione, e con quel suo modo di presentare le cose che è tutto suo e non d'altri. Il merito adunque del Manzoni stà intero; e consiste nell' arer reso la letteratura nostra, come già le altre letterature in Europa, rappresentante delle idee e degli affetti nazionali, di aver celebrato i domestici fatti, di aver ricondotto, come egregiamente scrive il Mamiani, le lettere alla verità, al naturale, agli affetti profondi e spontanei, allo studio insomma del cuore umano, Ecco in che consiste il romanticismo e la vera riforma. Gli antichi di fatto come bene osserva il Settembrini, con l'animo effuso nella contemplazione dell'esterna bellezza, non molto avvertivano i fenomeni del mondo interiore : 1' arte antica avea divinizzato la natura ; il poeta perciò riceveva di seconda mano, per così dire, le impressioni di un fiore, di un ruscello; fra la natura e il suo cuore c' era sempre una storiella che si avea più o meno a raccontare. Udite il Pindemonte : Malinconia, Ninfa gentile, La vita mia Consacro a te, Che cosa è questa ninfa che ci viene tra i piedi a scemare 1' affetto ? E nel Prati invece con quanta evidenza: Le subite e profonde Malinconie del ver. Eaahesono mai tutti i lamenti delle donne tradite, che non s$.iino mai parlar sole senza dare in freddure ret-toriche ; e tutti i piagnistei delle Arianne abbandonate in paragone di quel verso profondo, scultorio di Pia "Salsi colui che innanellata pria?„ E l'altro di Piccarda Donati hDio lo si sa qual poi mia vita fusi ? „ Certo anche nel mondo pagano le eccezioni non mancano, come nel lamento di Didone del casto, del soave Virgilio, del ^oeta cristiano nella medioevale leggenda. — y Poco ho a dire del Manzoni poeta lirico, e pochi gli appunti a fare a' suoi critici, pei non. ripeterò cose già dette e ridette. Piacerai però riferire le seguenti parole del Rovani — '"Il Manzoni conservò pure nell' impeto della più ardita innovazione quel profilo inalterabilmente-severo e regolare che lo attesta figlio legittimo di questo suolo italo - greco ; chè segnatamente come poeta lirico, è impossibile a trovare in Manzoni um-solo elemento che lo accusi seguace d' una della sciÀle fiorite oltr' Alpe « j, Ed è appunto questa italianità di forme, quest^castiga-tezza classica e ricchezza d'immagini che dauno tu ragionevole spiegazione del lusso e del bagliore degl'Inni i/acri, che altri avrebbe voluto più popolari e più consoni alla semplicità della fede. 11 poeta anche cattolico si sente italiano ; le impressioni religiose le ha ricevute nel duomo, tra la luce dei doppieri *) il fumo degl' incensi e la maestà delle cerimonie, non tra le severe e nude pareti del tempio protestante. Infondata è quindi 1' accusa del De Sanctis che asserì l'inspirazione derivare nel Manzoni dalla fantasia e non dal sentimento; accusa, dicono, ripetuta teste dal Gubernatis in un suo libro sul Manzoni, che esaminerò nel terzo ed ultimo articolo nel prossimo numero. Ma dove più discordano fra loro i critici è nel giudicare il poeta drammatico. E qui ne trovo subito due agli antipodi: il Rovani e Marco Monnier. Il primo intento a dimostrare 1' originalità del poeta italiano, dopo aver provato che la novità della tragedia consiste nell' aver infranto le tre famose unità, soggiunge. — "La grande novità della tragedia di Manzoni sta nell' esersi coraggiosamente emancipato da quella legge che comandava di non offendere le credenze popolari ili fatto di tradizioni storiche per trovare un facile plauso; sta per 1' appunto nell' aver innalzato la tragedia, sempre conservandole il poetico suo scopo, all'ardua altezza della critica storica.,, -- E continua col dire, che non si dovrebbero trattare soggetti dove non ci fosse a rettificare credenze che il pubblico ha accettato senza esame. Marco Monnier tiene opposta sentenza, non approva simili scrupoli nè la distinzione tra personaggi storici ed ideali, la quale toglie interesse all'azione; e citando la massima celebre di Goethe conchiude: — Il n'y a point, à proprement parler, de personnages historiques en poesie; seulement, quanti le poète veut représenter le monde moral qu' il a concu, il fait à certai'ns indi-vidus qu' il rencontre daus 1' histoire 1' honneur de leur emprunter leurs noms pour les appliquer aux étres de sa creation. „ Goethe, ou le voit, était d'accord avec Alfieri, et en général avec tous les hommes du métier. L' histoire est un clou ou je pends ma pièce. „ Davvero che leggendo la critica del francese più d' una volta ho esclamato con Dante — Marco mio bene argomenti ! Ma senza ingolfarmi in più questioni, quello è certo si è che il Marchese di Posa ó <1 don Carlos di Schiller con tutte le sue inconveniei^e ci fa fremere e pensare ; e che 1' obbligare il poeta a brattare (1) Qui mi sia lecito accennare a un ribo poco ncto della chiesa ambrosiana, e che spiega qnei versi della risurrezione: Sacerdote in bianca stola, Esci ai grandi ministeri, Fra la luce dei doppieri II risorto ad annunziar. La resurrezione non vi si celebra come nella chiesa latina col canto del Gloria ; ma il sacerdote intuona tre volte la formula: Il Signore è risorto — e allora suor; -io le Rampane e l'organo. Evidentemente il poeta allude nei ve»-'"' "fi-i,,,,, questo rito. ^ uor. o.5 sul teatro solo soggetti che diano al pubblico argomento di rettificare i suoi giudizi come vuole il Revani, e in parte ha fatto il Manzoni, è la negazione deflP effetto drammatico. Perciò le tragedie del Manzoni stupende a leggersi, non reggono sulle scene. Date al Manzoni uh» platea di letterati galantuomini come Napoleone I m promise una di principi al Talma ; e il successo sarà strepitoso. Ma il teatro è solo pei letterati; e potrà mai il progresso innalzare in Italia, e fuori d'Italia, il popolo a tanta altezza di concetti da intendere l'esattezza storica e la cristiana serenità d' Ermengarda-i Ed or due parole ai critici del romanzo ; Marej) Monnier esclama anch'egli con entusiasmo: Non mi ronl-pete il capo con disquisizioni. "Per novantanove ragioni il romanzo storico può essere forse un genere falso; ma i Promessi Sposi hanno la bontà intrinseca che dura, la bellezza che sempre vive. — Ma si diffonde poi in qualche appunto. La parte storica pare al lrancese troppo lunga e nojosa; la peste trova non solo descritta, ma discussa; la descrizione dell'ammutinamento fredda (ahi ! Marco mio,) e solo ridestato l'interesse nella fuga di Renzo. Il francese non tollera discussioni, disquisì- j zioni, osservazioni; ma quando il Manzoni rientra nel dramma non può fare a meno d'esclamare : bello, stupendo ! Gli si potrebbe rispondere che, se pur questi sono difetti, devonsi ascrivere al genere del romanzo storico e non all'autore ; e che al tempo in cui comparvero i Promessi Sposi non era ancor di moda di fare ai lettori rompere il collo e mancare il fiato e venire il capo giro nel leggere di avvenimenti incalzanti, accorrenti come i cavalli del Foscolo, e che in ogni modo anche la fretta ha i suoi riposi. Un' ultima parola del riformatore in cose di lingua. Vittorio Bersezio, il Gelmetti, e qualche altro, sostengono che 1' autore ha fatto male a risciacquare i suoi panni in Arno, che il pubblico diede torto e continuò a leggere la prima edizione lasciando in disparte la riduzione fiorentina. Ora nulla di più falso; tutte le e-dizionichesi moltiplicano ogni giorno e si usano nelle scuole sono fatte secondo la celebre risciacquatina. Che poi non si abbia ad occhi chiusi ad accettare tutte le conclusioni della teoria, manzoniana, come pretendono gl' imitatori e* discepoli, parmi aver detto altre volte in questo medesimo foglio. E chi poi sulla scorta del libro del Signor De Capitani (*) sì desse la pena d'instituire un confronto, vedrebbe che il Manzoni si è guardato dai riboboli e dalle stenterellate, e che novanta su cento le correzioni sono fatte per ragioni di stile e per maggior lucidità di locuzione, come ha benissimo dimostrato pure il professor D' Ovidio ne' suoi Saggi Critici, dei quali non è molto, si è discorso in questi appunti. (Continua) P. T. i1) De Capitani. Voci e maniere di dire mutate da Ale* Sandro Manzoni. Brigola 1875. — Da ultimo chi volesse un& completa bibliografia di tutti gli scritti che trattano dell'illustre poeta veda — Bibliografia Manzoniana di A Vismara. — Paravia, Milano 1875. Programma dell'I. R. Ginnasio superiore di Capodistria. — Capodistria. Stabilimento tipografico B. Appolonio 1879. Contiene, oltre i soliti dati statistici, un diseorsS del Cav. Babuder, ed un trattato del Prof. Schiavi — Sul!' use del Soggiuntivo. — Nel discorso del Egregio Direttore taluno potrebbe desiderare una mag-{ior temperanza di concetti e di forme. La lettura Hi Tacito, grande cittadino, intemerato scrittore e mae-tro di dire stringato gioverà al chiarissimo Babuder, de d'altronde è versatissimo nel latino, e ne tempererà [li spiriti, affinchè la penna non corra ad epiteti ed i metafore non più di moda. Erudito è il lavoro del valente professore Schiavi èe dà a divedere profonda conoscenza della lingua no-lira. Ma forse poteva l'autore ricorrere più di frequento all'uso vivo, distinguere tra le forme arcaiche e le Boderne, e citare più le ultime. Sta bene che la gram-«atica ci additi le sue leggi ; ma tutto non si può ri-iorre a legge; rimangono sempre gli anacoluti, le sintesi scapigliate che sfuggono all' impero della regola, ome l'esempio citato a pag. 18. da Benvenuto Celiini. Ha il professore stesso ne è persuaso, e non pretende li dettare teoriche che abbiano "un valore di lermezza esclusivo d'ogni eccezione,. Si abituino adunque i gio-rani (e ciò farà, non ne dubito, l'egregio professore) a riflettere, e a meditare le leggi fondamentali della lingua, per avere sicurezza nello scritto ; ma con molta temperanza, e si addestrino praticamente con buone letture, anche dei migliori moderni, affinchè la penna (corra libera, lo stile incalorisca, e la locuzione acquisti biella lucidità che i precetti e le grammatiche non kanno mai dato e non daranno. Gli è come di chi impara a nuotare: uno due, uno due, grida il maestro, Ba il discepolo gravita sempre sulla corda. Lasciarsi mdare ; ecco il grande secreto. Ma il coraggio uno non se lo può dare, quando non l'ha : ecco adunque la necessità di un qualche precetto. E se le scuole non (iranno gli scrittori, almeno insogneranno le leggi dello scrivere corretto per gli usi quotidiani. Tocca al maestro scoprire gl'ingegni-, e lasciarli un po' muoversi a modo loro, chiudendo un occhio. Anche non sarei d'accordo coll'egregio professore nell'ammettere che nei versi danteschi "Muovausi la Capraia e la Gorgona,, E faccian siepe ecc. ecc. e nelle imprecazioni : Ti colga il malanno ecc. ecc. si ibbia a riconoscere la forma soggiuntiva dipendente da in verbo sottointeso : — È necessario che muovansi - desidero chéti colga; perchè evidentemente muovano, licosa ecc. sono invece modi imperativi. Nell'ira il concetto è rapido, le parole pronte, e si va per le scor-ciatoje. Il soggiuntivo e in questo caso una sottigliezza grammaticale, un'alzata d'ingegno; con l'imperativo il pensiero è pronto, lo stile ha calore, vita. E chi è in collera non gira la frase, non abbuja il concetto ; l'invettiva è torrente che precipita rapido, non fiumana, ricina alla foce, che gira pigra e tortuosa. P. T. Bollettino bibliografico Pirano. Monografia storica del D.r Pietro Kandler. Parenzo, tipografia di Gaetano Coaua, 1879. Pirano è indubbiamente fra le città costiere dell'Istria, eie meritano particolare menzione per la cortese e proverbiale ospitalità della popolazione, per l'amenissima e pittoresca sua postura, per la venustà e ricchezza de' suoi fabbricati, ma sopratutto per essere stata, a dire del Kandler, tipo prezioso delle città del medio evo, mica nelV Istria, e tale da non trovare facilmente la seconda, se non fosse Ancona. \ E di questa nostra città, venne alla luce coi tipi GaetanoCoana di Parenzo una monografia storica dettata dallo stesso Kandler, e pubblicata per cura di quello spettabile Municipio nella fausta ricorrenza dell'apertura del nuovo palazzo di città, fabbricato sulle fondamenta dell' antico. E il Municipio di Pirano approfittò di quella patria circostanza, oltrecchè per rendere omaggio all' illustre e indimenticabile storiografo, anche per "ricordare ai suoi buoni concittadini che la storia di Pirano, non cominciida oggi, che anche nei secoli scorsi, tempi dai nosfi detrattori tenuti barbari e negletti, troviamo delle m^iorieatte ad infiammarci il cuore di carità patria e di sa fo orgoglio, e infine per rendere meno arduo alle nwelle forze, che intendono studiare le nostre cronache, l'aspro sentiero che alla meta conduce., E per questo gentile e nobile divisamento va tributata lode specialissima al Municipio piranese, il quale volle in ciò farsi emulo ai Municipii di Montona e di Pola, che nella ricorrenza del VII e del IX congresso agrario che si tennero nella loro città, pubblicarono com'è noto, due preziose monografie col titolo Notizie storiche di Montona (Trieste, tipografia del Lloyd austro-ungarico 1875) e Notizie storiche di Fola (Parenzo, tipografia di Gaetano Coana, 187G). Queste due monografie contengono, come quella di Pirano, per la massima parte, lodatissimi lavori storiografici del Kaudler, che fu infaticabile conservatore pel nostro litorale, ma vi si leggono pure con sommo diletto ed istruzione dei dottissimi scritti di Tommaso Luciani, nome caro a quanti hanno fede nei migliori destini della patria, e che meritò di essere posto nel numero dei Petronio, dei Negri, degli Stancovich e di altri valenti. Ritornando poi alla monografia storica di Pirano, diremo, che sebbene ella non sia un lavoro di forme complesse e in perfetta relazione tra loro come richiede-rebbesi in una storia, anche municipale, si legge però tutta d' un fiato. Veggansi a mo'd'esempio gli articoletti sul castello della città, sugli statuti, sulle mura, sulla basilica, sul porto e sull' antico palazzo podestarile; anzi riportiamo qui quest'ultimo, perchè calza a capello in questi giorni dell'apertura del nuovo palazzo, essendo certi con ciò di fare cosa gradita a chi non avesse ancor veduto la bella operetta del Kandler, di cui ora abbiamo succintamente parlato. : "Corre tradizione a Pirano, (così 1' autore della monografia), che tre palazzi di Podestà si succedessero 1' uno all' altro nella serie dei tempi, dei quali il più antico fosse stato alla Punta non discosto dalla Chiesa di S. Clemente, l'altro sulla piazza detta la vecchia, ed il terzo quello che in oggi, pericolante, mostra nelle fessure e nei strapiombi delle muraglie, l'età di settecento sessanta anni. Noi dubitiamo che quello di Punta fosse palazzo comunale, piuttosto di altra carica, del gastaldo cioè; del secondo sappiamo soltanto che era di stile quale si usava nel XI secolo, e durava ancora7 ion sono molti anni. Il terzo fu alzato ai tempi del Governo Veneto, nell' anno 1291 come è segnato nella lapida tutt'or esistente: +' SIT • TIBI ■ CHRISTE • DATA • HAEC • DOMVS • 1NITIATA • PRESENTI • DIE ■ SEPTIMO • INTROEVNTE • MARCIO • AN • M • CC • NONA-GESIMO • PRIMO • 1ND1CT10NE • IIII • HAEC • DOMVS • VTILITER • FACTA • TEMPORE ■ PO-TESTATIS • VIRI ■ NOBILITATA • MATHEl • MENOLESSI • Q • FECIT • HVNC • LAP1DEM • Il palazzo che fu l'ultimo, poggiava alle mura che separavano Porta Canapo da Poita Mediana o Misara, col quale nome di porta intendevasi quartiere di città; la facciata principale, ove aveva l'unico ingresso, stava verso la piazzetta di Campo, che è fra il palazzo e la loggia; una scala esterna di pietra metteva al piano superiore; la facciata che ora è la precipua stava allora sul mare, sul mandraccbio o porto interno; la terza facciata sulla piazzetta della pescheria era decorata; all' angolo sinistro dell' odierna facciata principale alzavasi una torre, della quale dura la parte inferiore, torre che non era a difesa ma a segno di alta^jurisdi-zione, e certamente vi stavano sopra campane ir convocare il consiglio, e l'arengo o concione generale del popolo. Il corpo principale del palazzo, aveva nel centro, sotto portico lungo forse come tutto 1' edificio, da un lato del quale v' era dapprima un locale per cancellerie, poi l'ingresso dal mare, poi altro stanzone, dall'altro lato altri tre luoghi, per repositori o per carceri. Il piano superiore aveva presso alla scala, una sala, o piuttosto stanzone, poi a diritta ed a sinistra stanze, lasciando luogo iu mezzo ad altro salone ; presso alla torre v'era un lii\gò od altana coperta, ma non chiusa, pochi, sebbene grandiosi locali: un corridojo coperto che dicono oggidì liagò, metteva alla loggia o sala di giustizia, sovrapposta agli Archivi (l'odierno Casino) e ad una cappella intitolata S. Giacomo, sovrapposta a porta di Città. Dietro al palazzo stavano la cisterna, e come pensiamo le scuderie pei cavalli da sella, gli alloggi pel famulizio. In tempi posteriori alla costruzione si collocarono stemmi, busti, iscrizioni iu onore di podestà veneti; le inscrizioni furono cancellate al cadere del governo veneto, e non sono leggibili. Dura intatto un busto in marmo, ed il leone alato, bello quest' ultimo di forme, sebbene guasto dal tempo. A piedi della scalea durano lo misure di capacità, scavate in pietra; quelle lineari stanno su due pilastri, i quali non erano già dove oggi si veggono, l'uno dedicato a S. Marco, 1' altro a S. Giorgio, ma fra la chiesa di S. Pietro ed il palazzo.,, E prima di chiudere il presente cenuo raccomandiamo agli studiosi istriani un altro lavoro, che, se dalla modestia dell' autore fu battezzato per Note storiche, non crediamo di andar errati dicendo che sarà una vera storia dell' Istria, complemento quasi di quanto scrissero da lungo tempo il Tomasini, il Petronio, il Manzuoli, il Carli, e nella nostra epoca con più sana critica e con più ampiezza di vedute il Luciani e l'illustre Combi. Le A^esfonc/je dell'Istria sono di Carlo Franceschi, segretario emerito e benemerito della Giunta provinciale istriana; della sua rara perizia abbiamo sparsi lavori storici, archeologici, e statistici, pubblicati specialmente in vari periodi nella Provincia. Il Franceschi non fa ora un lavoro di semplice compilazione, cogliendo i frutti degli studii del Kandler, ma un' opera, in cui si vedranno, ne siam certi, i frutti del proprio ir'i'egno e de'propri studii. E ce lo lascia trasparire egli'stesso nelle seguenti parole che precedono la scheda