ANNO XI Capodistria, 1 Novembre 1877 N. 21 DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-(trimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso li Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. NUOVA SERIE dì Effemeridi Giustinopolitane (Cont. V. n. 20) novembre 1 1340 II vescovo Marco Semitecolo consacra la chiesa d'Ogni Santi, fabbricata sopra una delle civiche porte. - 22, - Vili, 727. 2 1535 Defendi de Vavasori, nostro vescovo, dà a To- maso Pechiaris a livello perpetuo un terreno posto nella contrada Alber, ora Scofia. -10. 3 1330 II Vescovo Ugone riconosce i privilegi pa- pali, accordati alle RR. MM. monache di S. ) Chiara. - 22, - Vili, - 726. 4 1431 Ducale Foscari che aggrega Domenico Al- merigogna e suoi discendenti tra i nobili del patrio consiglio. - 1. - 14b 5 1430 II pod. e cap. Omobono Gritti arrola tra i nobili del maggior consiglio Vergerio di Simeone Vergerio, Giuliano del fu Giacomo del Bello, Giovanni di Cristoforo Sereni, Gasparo e Pietro di Santuccio Bonzanino, Rantolfo di Guidone de' Mazuccbi, Gaspare di Almerico de' Budri e Martino di Arrigo de' Musella e ciò in base dello Statuto avendo ogn' uno di essi raggiunto l'età di 20 anni. - 1, - 13 b 6 1432 Ducale Foscari che officia il pod. e cap. Bernardo Diedo a costringere i debitori morosi di rimborsare il comune entro due mesi sotto pena di due soldi per lira. - 1, - 15b 7 1487 Ducale Barbarigo che officia il pod. e cap. Francesco Nani a rendere noto il deliberato che vieta ai sudditi di frequentare un ginnasio fuori dello stato,e richiama entro un mese sotto gravi pene all' università di Padova que' sudditi che frequentano l'università di Bologna. 1, - 250. 8 1452 II comune autorizzato ad eleggersi annual- mente il medico, il chirurgo ed il pubblico precettore, od anche a confermarli. - 12, - 133 9 1332 II beato Monaldo dell' Ordine dei Minori Con- ventuali, nostro, concittadino, muore in patria» - 14, - I, — 237. 10 1493 II vescovo Valaresso consacra la chiesa pie- banale della villa Canno. —• 11, - 398. IT 1266 II vescovo Corrado condona alle monache di S. Antonio in Torcello la decima delle vigne che possedevano in Pirano ed altrove, salvo l'annua offerta d'una libra di pepe il dì 8 settembre. - 2. 12 1387 Ducale Veuier che dispensa giusta l'antica consuetudine il clero tanto regolare che secolare ed anche le monache in loco dal dazio vino dei due soldi per orna. - 1, - 23.t> 13 1504 Ducale Loredan al pod. e cap. Sebastiano cav. Giustiniani in riscontro alla lettera dei 24 ottobre con la quale il Giustiniani gli a-veva notificato i terreni coltivati nel nostro distretto. - 10. 14 1756 Don Andrea del Tacco, canonico-arcidiacono e vicario capitolare, accorda alla famiglia Bruti di poter erigere una chiesuola nei beni che possiede sui monti d'Oltra, - 10. 1420 Ducale Mocenigo che comanda al pod. e cap. Nicolò Coppo a difendere i beni che il convento dei santi Felice e Fortunato di Ai-manis, diocesi di Torcello, possedeva entro il raggio del nostro territorio. - 1, - 33> 15 NAVIGAZIONE NEI PORTI del LITORALE NEL 1876 La Camera di Commercio triestina ha pubblicato un interessante quadro statistico della navigazione nei nostri porti, della importazione ed esportazione per la via di mare. E ci piace mettere sottocchi ai nostri lettori 1' eloquente importanza delle cifre in confronto agli anni precedenti: 1876 — Navigli arriv. A IJ. 40513 1875 — ,, 41329 1874 - „ 37071 1873 — „ 37662 1872 -, „ 33171 1876 — Navigli part. A. U. 40832 1875 - „ 41183 1874 -, „ 37111 1873 - „ 37981 1872 - „ 33371 1876 — Navigli arriv. esteri 9023 t 1875 — „ „ 9524 ! 1874 — „ „ 9084 ! 1873 - „ „ 8904 1872 — „ „ „ 9104 1876 — Navigli part. esteri 8969 1875 — „ „ „ 9504 1874 — „ „ „ 9113 1873 — „ „ 8930 1872 — „ „ „ 9088 1876 — Merci esportate per fi.ni 121,882243 " 125.571217 112.744653 110.076163 114,298198 r cui l'importazione media fu per anno di fi.ni 172,558772; l'esportazione media per anno di fi.ni 116,914494 B ® t o 2 5 © e © © © tu cm © in per la conoscenza delle cose istriane. (V. Provincia pag. 133) Memorie antiche della Nobile Famiglia Carli estratte nell'anno 1775 dal Libro Manoscritto del Nob. Sig. Prospero Petronio intitolato: Memorie sacre e profane dell'Istria e sua Metropoli La Famiglia Carli, quale stese iu molte Provincie e Città principali della nostra Italia le sue feconde radici, e che da questa germogliarono molte piante, tanto in Siena, Savoja, Verona, Friuli et Istria, quali diedero al Mondo insigni Soggetti, sì in Armi, come in Lettere, facendone di ciò larga testimonianza l'Istorie Senesi e particolarmente Luca Contile a carte 16 tergo nel suo Trattato fi Imprese, . come ebbe la stessa il dominio della predetta Città di Siena, così anco i Rami traspiantati già più secoli sono di due fratelli Gio. Carlo nella Città di Verona, et Almerico nella nostra Città di Iustinopoli, non si mostrarono men fertili di queir antico splendore che ben poteva colle nobili parentele et alleanze fatte con Illustri Famiglie autenticare la chiarezza e nobiltà del loro glorioso sangue; pòsciacchè l'anno 1340 G. Cesare Carli, Cavaliere, figliuolo di Leonardo (1) si maritò nella Patria del Friuli con la Contessa Eleonora di (1) È di questo clie la Nob. famiglia de Fecondo-Ronzoni possiede il ritratto, dipinto ad olio, colla inscrizione: Caesar Carli iigliiis !it>o:iar<[i, liques S. II. I. Aimo 1>. MCCCXXXXVIII. Colloredo, dal cni ceppo discende l'Eminentissimo sig. Cardinale Colloredo, ora vivente;.e da questo matrimonio nacque Teodoretta che fu moglie di Francesco de Beaziano e madre d'altro Francesco Cavalier e Grancancelliere della Serenissima Repubblica di Venezia, famiglia benemerita et antica della nostra Patria. Et per tralasciare di questa molti Soggetti di maggior rimarco, dirò di F. Domenico Carli Vescovo "di Zante Soggetto di santa vita, morto l'anno 929, e delli Cavalieri Simon e F. Innocente Carli, il primo spedito da Carlo VII Re di Francia l'anno 1430, con carattere di Ambasciatore ad Inspruck appresso l'Arciduca Federico l'Austriaco, per solennemente stabilire il trattato delli sponsali tra sua figliuola Radegunda e'1 di lui primogenito Sigismondo; (2) et il secondo come Cavaliere dell'ordine di S. Giovanni, spinto da generoso zelo l'anno 1565, mentre Suleiman Imperator de' Turchi cinse d'assedio con poderosissima Armata l'Isola di Malta, volò alla difesa dell'oppressa sua Religione, dove, dopo molte prove d'eroiche azioni sacrificò pure la stessa vita. — La Repubblica Serenissima di Venezia rimarcò parimenti le benemerenze di questa Nobil famiglia, mentre, oltre .le .distinta grazie dispensate alla linea mascolina, furono anco con estraordinaria generosità estese le moderne sino alla linea feminina, come risulta da Ducali 1620 e 1630, colle quali Catterina figliuola di Nicolò Carli e Lugresia Carli restarono con generosi assegnamenti beneficate. Nè tacerò che di presente fioriscono Gio. Stefano, D. Agostino (3) e Gio. Rinaldo (4) fratelli Carli, il primo nell'Ordine Militare, il secondo nell' onore dell' Abbazia di S. Andrea Apostolo di Bisztria di sacra Mitra e Pastorale insignito, et il terzo Dragomano delli più accreditati della Serenissima Repubblica, che versato in varie lingue, turca, persiana, araba e greca, viene impiegato dalla medesima in frequenti pesanti et ardui maneggi colla Porta Ottomana. Spiegano questi Signori lo scudo inquartato, primo punto d'azzurro con leone d'oro rampante coronato, con palla d'argento fra le zanne; secondo punto una palma divisa in due rami verdi nell'oro, d'oro nell' azzurro ; terzo punto una croce dimezzata nera in campo d'argento con due gigli a lato, fregio ottenuto dalle benemerenze del Cavalier Simon Carli da Carlo VII Re di Francia, e d'argento in campo nero, e quarto punto d'azzurro con leone d'oro semplicemente rampante.,, (2) Anche di questo la Nob. famiglia suddetta possiede il ritratto, in grande, dipinto ad olio, colla seguente iscrizione: — Simeon Carli Eqiifs Anno MCCCCXXX a Carolo 1 li Galliarum IScge Legati» Oenipontem inis-sus est apud Federicum Arcidweiu Austriae quo cani ti;-p ti;« s inter (psins llliam Rhade-gnndiim et Sigismundum majoreni Begis natii rite tirmequc sancirei. (3) Di questi pura conservasi il ritratto ad olio nella più lodata Nob. famiglia Ronzoni colla seguente scritta; Angusti» isus Carli decere Abbatiae Š. Andreae Apostoli de Itisxtria in Regno Sclavoniae a Leopoldo I. Augustissimo Komanoruni Imperatore insignitili*, aetatis suae aimoiuiu XX1XV. il Diploma relativo porta la data di. Vienna 5 Settembre 1^90. (4) A complemento ed illustrazione di quanto qui espone il Petronio riporteremo più sotto nell' intiero suo testo la Ducale del 1716 della quale ci diede estratti il benemerito. Stancovich (Biu gratta ecc. Tom. II pag. 279-82, e T III p. 169-70,). Giova farne conoscere l'intiero testo, perchè da questa risulta che allora, per i meriti di questo Gio. Rinaldo fu dalla Repubblica Veneta conferito alla famiglia dei Carli il titolo ereditario di conti.! 1876 — Merci importate per fi.ni 179,611129 1875 — ,. „ „ 175,158227 1874 —■ „ „ „ 158,268168 1873 — „ „ „ 160,034173 1872 — „ „ „ 181,722116 18/0— „ „ 3 874- „ 1873 ~ „ 1872 - „ Perchè non manchino ai lettori della Provincia notizie della famiglia Carli anche posteriori al tempo nel quale scriveva il Petronio (m. 1688) — aggiungeremo l'albero genealogico e cinque altri brevi documenti, tratti anche questi da MSS. originali, o da copie autenticate esistenti presso la piùlodata nob. Famiglia de Fecondo-Ronzoni: NOBILIUM CAROLORUM GENEALOGIA GENT1UM CIVITATIS JUSTINOPOLIS AUGUSTINUS I I) Hieronymus II) Eqs. Io. Ilavnaldus Praes-Mediolanl n. 1720 III) Io. Stepvanus — IV) Sebastianus n. 1738 j ___________I_____n. 1726 _n. 1727 J Hieronymus ltuvualdus n. 1695 ' J Augustinus Abbas lo. Stepyanug n. 1643 Io. Raynaldus Interpres Magnus Carolus Carolus Hierunvmus u. 1607 L Stephauus Carolus Petrus Andreas n. 1553 HieroBymus Stephanus Nascinguerra I Duminicus n. 1522 1 Georgius Paulus Franciscus Bernardus !_ Ferdinandus Anjnistiuus u. 1500 Aloysius Zuferedus n. 1478 _L Nascinguerra _} Hieronymus Gregorius Itartolomeus n. 1457 Gregorius I__J Petrus Andreas Leonardus I_;___1 I____ Caesar Eqnes Petrus JVicolaus n. 1439 ± Franciscus Hieronvmus Paulus Augustinus n. 1418 Laurentius Simon Eqnes. n. 1379 1 Augustinus Leonardus n. 1348 1 Stephauus -____1 Carolus Laurentius I j Hieronymus Iaccbm 11. 1316 .1 Leonardus Hieronymus I _______ Ferdinandus M.s Antonius Carolus Andreas n. 1293 I Facinus n. 1277 L Bernardus Bartoloineus Petrus n. 1259 __I ________ Caesar I). Fu Regio Avvocato fiscale e Consigliere d'Appello; poi Rfgio Capitano di Giustizia. Capo della Curia Collegiale Criminale e Direttore Generale della Polizia in Milano. Hieronymus Znferedus n. 1209 loannes LI_I__I Almericns n. 1170 II). Fu in Milano Presidente del Supremo Consiglio di pubblica Economia e Decano del Tribunal degli Studi, poi Presidente del Regio Ducal Magistrato Camerale. III). Fu Sopraintendente ai boschi in Istria per la Repubblica Veneta. IV). Fu Capitano di Corazzieri ai servigi della Veneta Repubblica. DELLA VITA E DEGLI SCRITTI di Giuseppe Pasquale Besenghi degli Ughi Istriano (F. il N. prec.) La battaglia di Navarino, 28 ottobre 1827, aveva posto fine al lungo e sanguinoso conflitto de' Greci contro i Turchi. Tutta l'Europa aveva stesa la mano a quel pugno di prodi, che rinnovarono più volte i prodigi delle Termopili e di Platea. L'Italia, sorella della Grecia, a cui doveva le arti, le lettere e le scienze, ch'essa poi colle armi di Roma portò agli altri popoli della terra, l'Italia pagò generosamente col suo sangue l'antico beneficio. Non è solo l'umile monumento di Sautorre Santarosa a Sfacteria che gli Italiani, fiuchè duri il culto delle virtù, coroneranno di fiori; ma le donne d'Idria, di Psara, di Missolungi, di Nauplia, di Scio per luogo tempo insegneranno ai loro bambini i nomi dei capitani Dania e Passano, genovesi; del principe di Strabia, siciliano ; dei Kossarol padre e figlio," napoletani; del conte Gamba, ravennate, fratello della G luccioli, venuto in Grecia col Byron; del conte Porro Lambertenghi, milanese, intendente generale dell' esercito ; del comandante delle artiglierie Giacomuzzi, veneziano ; del principe Paolo di Luciano Buonaparte, a cui la morte causale tolse di dare il sangue per una di quelle nobili cause così mal valutate dal suo gran zio. Era potente nei Consigli della Grecia il conte Alerino Palma, piemontese, che col Pecchie aveva adunata l'assemblea nazionale di Trezene, 0 poi presieduta quella di Argo. I partiti cominciavano a quietarsi e comporsi; e come la Grecia sino allora aveva avuto bisogno di braccia, così ora cercava uomini d'ingegno e di studii, che attendessero al suo ordinamento civile. Il Besenghi era partito dall'Italia col medico Giambattista Zecchini fratello'di Pierviviano. Ebbero a patire una fiera burrasca di mare. Il Besenghi beu diverso da quel pittore francese, che per istudiare gli effetti di una tempesta, durante l'imperversare d' un uragano, si faceva legare sulla cima dell' albero maggiore del bastimento, il Besenghi correva urlando su e giù per la corsia del vascello in guisa, che si dovette legarlo e chiuderlo nella stanza del capitano, ove minacciava di spezzarsi il capo se non fosse stato liberato. Giunti in Grecia ed accolti amorevolmente dal conte Palma, il Zecchini ebbe uu ufficio nelle farmacie militari ; al Besenghi fu offerto un posto nel Ministero degli esteri, ch'egli non accettò, desideroso com'era di vedere e di studiare i luoghi più famosi di quella classica terra. Si era legato in amicizia con Teodoro Colocotroni, che fu generalissimo del greco esercito ; uomo avaro, ma valoroso, vincitore a Calanuta, a Tripoiizza, a Corinto; salutato salvatore della patria, e poi messo al bando come traditore; uomo insomma nel quale, più che in altri, si vide espresso il carattere del Greco moderno. Avea il Colocotroni perduto il figlio Pano a Rofeo, presso le mine di 0-limpia, uccisovi dai soldati suoi che si erano accordati ch'egli macchinava uu tradimento; e gli era rimasto un altro figlio, Gennèo, che nella battaglia di Falera, presso il porto di Atene, combattendo a fianco del Caraiscaki, si era mostrato degno del padre. Volle che questo suo figlio si educasse nelle arti della pace; e però affidollo al Besenghi, che percorse con lui i luoghi più rinomati della Grecia. Poche volte si offerse al poeta un campo più bello; il passato, il presente e 1' avvenire davano materia a nobilissimo cauto. Fra quelle schiere di eroi non erano mancate le eroine. La Bobo-lina, nativa dell'isola di Spezia, armò del suo e capitanò tre navi della flotta de' confederati; nell'assedio di Nauplia, uccisole da una palla nemica un figlio, non versò una lagrima ; ma gettata sul cadavere la sua sopravveste ed impugnato il timone della nave si spinse fulminando sotto le mura dell'assediata città. Altra donna insigne era la Maurojéni, dell'isola di Micono, che giovinetta sollevò l'Enbea e giurò di non essere sposa finché uu solo de'Greci fosse schiavo. Non parlo di tante vergini, che per sottrarsi all' ottomano furore vollero generosamente morire. Il Besenghi raccolse i pensieri, che gli venivano suggeriti da que' luoghi e da que' fatti in un diario che aveva per titolo — Viaggio in Grecia, ch'egli negli ultimi anni di sua vita lesse al Tommaseo, il quale si offerse di procurarne la stampa, correggerne le bozze ed agevolarne lo spaccio ; tanto era preso della bellezza di quelle pagine. Il Besenghi più incontentabile non consentiva col giudizio dell'amico; per cui quel libro giacque inedito, e forse ora è miseramente perduto. De' suoi pensieri sulla Grecia rimane un frammento poetico, di cui vi recito le prime strofe: 0 pupilla dell' Eliade ! felice Un d'i stanza di numi, E d: belle e gagliarde alme nodrice, 0, già verde e ferace Argo, ove sei? Io per le tue ruine Corro meravigliando, E te invano, e di te cerco'e dimando. Ov'è il Ginnasio e il Foro? Dove, del sasso solitario in cima, La rocca Larissea, Le pelasgiche mura ? Erra ed urla la volpe ivi secura. E là 've l'alta reggia Del re de' re sorge» L'obbli'oso papavero rosseggia; Mentre a dirute intorno atre pareti Asciuga al sole il pescator le reii. Che se il soffio de' secoli ti sperse, Non vivi eterno, o dolce Argo, nel canto Di lui che si vuol cieco, e avea m i 11' occhi? Novellamente intanto, Vinta l'onnipotente ira e la cruda De' rei casi fortuna, Le dismesse vestivi arine, ed un giorno Valse a lavar d'età molte lo scorno. E ver! Non più su per gli erbosi clivi Le viti lussureggiano e gli ulivi, Nè vau d'orzi e frumenti Biondi i campi cruenti ; Ma alle care non più figlie e alle spos9 Solleverà gli osceni occhi il tiranno ; Nè, finche giri il ciel, più sorgeranno Dalle valli, che inalbano funeste, Le turche abboniinose ossa e le teste. Dopo due anni di dotte e di gioconde peregrinazioni pnssò a vivere in Corfù. Lo chiamava alla famosa isola di Alcinoo la fama del poeta Dionigi Solomos, e l'amicizia del conte Dionigi Roma. Il Solomos era vissuto molto tempo a Milano nell'amicizia del Monti, del Giordani e del Malfai; principale fra i poeti greci moderni, egli scriveva con pari eleganza in italiano, come si vede da quell'ode a Dio, che la cortesia del nostro collega Giovanni Ve-ludo mi ha concesso di pubblicare nella sua vera lezione. Il conte Roma, che i Greci avevano eletto loro Presidente prima del Capodistria, amava le belle arti ed onorava gl'ingegni che le professavano. La famiglia Roma è di origine veneta, anzi vicentina. La causa del suo trasferimento a Corfù nel cinquecento è curiosa; a me la fece conoscere l'amico mio dottor Bartolomeo Bres-san, peritissimo di quanti mai furono e sono delle memorie vicentine. Permettete eh' io ve ne dica una parola, che serve a mostrare quanto siano mutati, e non in peggio, i tempi dall'ora a noi. La famiglia Roma era delle più potenti di Vicenza; le sue case erano a Santa Corona presso l'angolo che volge a San Faustino. Antica discordia ardea tra questa famiglia, di cui era capo un Galeazzo, e la famiglia Valmarana composta di tre fratelli, Alberto, Tommaso e Nicolò dottore. Il giorno 3 luglio 1548 Galeazzo Roma di pien mezzogiorno irrompe co' suoi bravi nelle vicine case de' Valmarana, eh' erano ove adesso è il palazzo Salvi. Scannano i tre fratelli e due servitori; passano alla casa del dottore Giambattista Monza, e uccidono anche lui ; la città rimane percossa di stupore e spavento. Fuori delle porte erano approntati i cavalli, che portarono i Roma fuori de' confini del Veneto. Galeazzo venne a Corfù, ove la sua famiglia crebbe in ricchezza e riputazione ; oggi è legata per vincolo di sangue col Vladica del Montenegro. Nel 1833 un conte Giorgio Roma si laureava in legge alla Università di Padova; e l'anuo scorso un altro Roma venuto in Italia palesava a un mio amico il desiderio di vedere la culla de' suoi padri. Non altro avrebbe trovato de' suoi antenati che un pilastro del portico di Santa Corona con questa iscrizione: Questo e il loco ov' era la casa del sceleratissimo Galleazzo da Roma, il quale con Jacopo Almerigo ed altri suoi complici commisero atrocissimi liomicidii in questa città dell'anno M. D. XLVIIIai dì III luglio. Le case erano state smantellate per decreto della Repubblica ; e quel pilastro è la colonna infame, che ricorda un delitto più vero, che quello del povero untore narrato da Manzoni. Tornato il Besenghi in Italia verso il 1830, visse nel Friuli, ora in Udine ora in Ramoscello, sempre occupato b' prediletti suoi studii. È dell'anno 1831 l'ode sua al parroco Domenico Brovedaui, in cui si scorge la piena maturità del pensiero e dello stile. Se gl'Italiani un giorno o l'altro torneranno all'arte, che fece gloriosi i nostri padri, leggeranno con ammirazione le strofe seguenti: 0 Brovedani ! un dono Tristo è la vita: e santo Fu '1 voler che ti tolse Ai dubii casi e a' fieri scontri e a tutta L'alta miseria de le umane cose. Te un solitario tetto Accorrà desiato ospite pio : Grata ti fia la mesta aura de' campi: Un picciol rivo, un orto Ti daran dolce all' anima conforto. Tu a i pargoli nascenti Dischiuderai la fonte Che de la Fede è porta: E de la benedetta acqua perfusi Gli drizzerai ver l'ultima salute. Ti cresceranno intorno ; Ne udrai le gioie giovenili e i canti : Un dì poi ti sarà cura gioconda Tra ghirlande di rose Lo innaneltar le vergini amorose. E allor, quando la squilla Chiamerà alcun de' tuoi All' ultima quiete, Io ti vedrò benigno Angiol di pace D'infra gli sparsi tumuli e le croci ; E le congiunte a Dio Palme innalzando, t'udrò dir: Tu all'uomo Desti compagna la sventura: ah, fine Abbiati qui le sue pene ! Tu '1 desta a più felici ore serene. L'anno 1833 fu il più fecondo per l'ingegno poetico del Besenghi, che scrisse in esso le sue due più belle can-loni. L'una è diretta ad una gentildonna in morte di un suo figliuoletto. Mi spiace di non potervela recitare intera per l'angustia del tempo; ma non so tenermi di dirvi una stanza nella quale il poeta esprime lo stato dell'anima sua quando la scriveva: 0 verno ! altri ti chiami Rea stagione e malvagia. 10 no: mi piace quella tua canuta Fronte pensosa e quel tuo grave passo. Assiderato e lasso In orror t' abbia il mandrian : non io. Amo i foschi color di che t'adorni, Amo le lunghe tue notti serene, Amo i brevi tuoi giorni. Che se per ermo colle 11 piè tacito invio, Nè più belle di folta erba le zolle Ma di giel trovo e neve alta ripiene; Io tra me dico allora : Così beltade, giovinezza, ingegno Duro verno disfiora ! E così rapidissime in dileguo Ve ne andate, o bugiarde ombre ch'io seguo! Mi pento del mio proposito di non dirvi che una sola strota di questa canzone : udite questi altri pochi versi sull'illusione del dolore materno : Vive il fanciul che piangi ! . . . Tu lo vedrai 'n un roseo Raggio di sole moribondo a sera, In una goccia di rugiada : udirlo Ti parrà nel concento Del ruscello e de' zefiri, nel canto Degli augelletti: ei fia Delle tue notti '1 sogno, Il soave pensier che ti disvia Da tutti gli altri. Obblio non cape in seno Superbissimo spirito bollente: Beato chi quaggiù vive e non sente! i (Continua) Il nome di Cesare Dell'Acqua non ha bisogno qui d'illustrazione, avvegnacchè di tanto merito sieno le opere uscite dal suo pennello che non v'ha paese della nostra provincia, il quale non lo conosca appieno. Accade ciononostante d'imbattersi talvolta in qualche suo lavoro che porti nell'etichetta accoppiato al nome di lui quello di paese straniero in cui pretenderebbesi avesse avuto i natali. Leggesi, ad esempio, nel catalogo pubblicato testé dalla Esposizione di Belle Arti in Trieste, al N. 159, come il sullodato artista abbia eseguito fra altre sue opere Uno studio di pittore, sotto cui vedesi segnato il nome di "Cesare dell'Acqua di Brusselles,,, scambiandosi così la città dell'attuale domicilio di lui con quella che veramente gli fu culla. A togliere possibilmente ogni ulteriore dubbiezza in proposito, ci sembra opportunissima la ristampa di una biografìa, scritta intorno al nostro Dell' Acqua, da Michele Fachinetti di Yisinada, valoroso e coltissimo ingegno, che meritossi i più larghi encomi dall'autore della Francesca da Rimini, e delle Mie Prigioni. Ed ecco la biografia stesa dal Fach; netti come si legge nella R iccolta delle sue poesie e prose, stampata in questa città coi tipi di Giuseppe Tondelli, nel-1' anno 1865: Cesare Dell'Acqua Nacque a Pirano il 22 luglio 1821 da Andrea Dell'Acqua di Capodistria e da Carolina Lengo di Trieste. La prima educazione da fanciulletto 1' ebbe a Pirano. Fino da quella età ei rivelò la sua inclinazione istintiva per la pittura, disegnando ogni volta che il poteva, figure fantastiche sulla carta. Morto il padre nel 29 maggio del 1826, la vedova madre passò a Capodistria cou Cesare e altri due figli e una figlia, a cui procurò quella educazione che a quel tempo si poteva. Da lì a pochi anni la famiglia passò a Trieste, dove Cesare continuò gli studii, finché si diede colà alle occupazioni d'una scrivania commerciale. Ma il suo genio per la pittura lo predominava anche tra gli aridi calcoli del commercio. Sicché pel suo desiderio, per cura materna e per l'altrui benevolenza, ha potuto seguire la sua vocazione nell' Accademia di Venezia, dove riuscì alunno amato e riverito. I nuovi primi lavori gli procurarono già l'opinione di un predestinato all' arte. In seguito la di luì fama non ismentì il concetto clie gl' intelligenti avevano fatto di lui. A Brusselles espose parecchi quadri storici, che gli assicurarono la stima di artista provetto, e non avendo egli ancora trentanni. L'Istria che affidò a' suoi connazionali e all' Europa parecchi nomi immortali di propri concittadini, segue ora, coi voti e coll'orgoglio di madre, le palme che va cogliendo il Dell'Acqua nella sua arte difficile. L'Istituto dei poveri di Trieste offriva a' suoi benefattori uu disegno avuto iu dono dall' autore Cesare Dell'Acqua. Il disegno rappresenta, piuttosto che una scena domestica, uu dramma sociale. V' ha l'innocenza che fugge dai pericoli del vizio, e si ricovera dove nou manca il pane e l'educazione. Uu uomo offre Uria boiva di denaro come prezzo del disonore, eh' ei domanda dalla innocente che fugge. Ha sulla faccia l'impronta dell'uomo corrotto, e che ha perduta 1,' ultima energia dello spirito. Un'altra fanciulla, inginocchiata, prega serenamente, come a ringraziare del pane e del ricovero che riceve. E un vecchio dal volto benevolo e sicuro istruisce un fanciullo volonteroso. Così il dramma potrebbe dividersi in tre parti : carità agi' ignoranti — carità agli affamati — carità agli esposti alla seduzione. A prima vista 1' osservatore nota come si tratti di una scena educativa, ma forse non tosto ei coglie tutta l'idea che l'ha ispirata, E forse ciò ner troppa reticenza dell'autore? O quel vestito assegnato ai cinque personaggi non ha tipo reale nella nostra età, quantunque il dramma sembri essere contemporaneo ? È vero che il genio dell'artista si annichila quasi, se vuol vestire le creature della sua fantasia alle foggie sgraziate e misere di Parigi, e che non so quando noi Italiani cesseremo di scimieggiare. E forse questo solo motivo avrà indotto l'artista a creare egli stesso un vestito ai cinque personaggi. Dobbiamo lodare 1' autore del disegno, in cui 1' arte fraternizza coli' intelletto e col cuore ; dobbiamo lodare lo Stohl ed il Linassi, che hanno conservato al disegno tutta la sua elevata nobiltà, gareggiando fra loro nella accuratezza ed evidenza dell' arte propria. E possiamo dire, a lode della litografia Linassi ed Amati, ■che prima di loro non si stampavano a Trieste che disegni di poca entità, e che anche questi riuscivano guasti: cosicché chi voleva ottenere in ciò qualcosa di meno mediocre, doveva ricorrere a Venezia od a Monaco. Furono il Linassi e l'Amati che nel 1835 eressero a Trieste quello stabilimento litografico, che procedette sempre, e a cui aguriamo continuo incremento. Ma quello che ci consola sopra tutto nel disegno di Dell'Acqua si è la nobiltà del concetto, l'idea educatrice, la pacifica gloria dei contemporanei: pane — educazione — ed asilo offerti dalla carità collettiva. E volendo donare a un istituto di poveri un proprio lavoro poteva scegliere l'autore argomento più opportuno-,e più confortevole a Idro? - -f ' > - t L *) Il nostro p'eriooico ha parlato altra volta con meritate lodi di Cesare Dell'Acqua; cioè nel N° 24 dell'anno 75 a proposito del suo quadro esposto a Gand raffigurante la Dalila che mostra il terribile Sansone colla capigliatura da lei recisa. All'Esposizione triestina di quest'autunno ammiravasi di Dell'Acqua oltre il quadro, Uno studio di pittore, anche un acquerello rappresentante un Vecchio albanese, di cui leggemmo la seguente descrizione nell' Indipendente di Trieste del 12 ottobre:,, Guardate quell'albanese dal bel costume; se i capelli bianchi e le rughe servono ad indicarne l'età, a lor volta la tinta della pelle bruciata al sole ed ai venti, il fuoco degli sguardi accusano ch'egli appartiene ad una razza robusta e rigorosa, il cui sangue sente il caldo dei paesi orientali. — Fuma-, e nell'ozio voluttuoso vi figge addosso un'occhiata saettante — egli ha l'anima tutta nell'espressione; è uu vecchio, simpatico,j uno di que' vecchi che sono là a deridete quella parte di gioventù rachitica ed isterica, cresciuta fra i canni dei nostri sarti,j e fatta vegetare al calor delle stufe come gli amorini che muojo-'] no allo sfregio del primo vento., NOTIZIE La Giunta Provinciale nella sua seduta del 12 ot-J tobre pp. (vedi Verbale dell',Osservatore Triestino" N.1 244), deliberava: di prendere per notizia, con riserva e senza pregiudizio degli ulteriori passi legali, eventualmente da farsi, il tenore del decreto 17 settembre a.c, n. 1071, dell' I. R. Tribunale del Contenzioso Amministrativo, col quale viene restituita per mancanza di veste la petizione prodotta dalla Giunta Prov. contro l'Eccelso I. R. Ministero del Culto e della pubblica istruzione per il parziale annullamento della decisione 20 maggio a. c., N. 6981, riguardo all'unione di più distretti scolastici sotto un solo ispettore scolastico distrettuale. Assegnava alla I. R. Luogotenenza il chiesto importo di fior. 450 a titolo di concorrenza del fondo provinciale sulla spesa per la prosecuzione del progetto di regolazione delle acque sulla valle d'Arsa. Nominava iu seguito alla morte dell'onor. D.r C. de Belli a membro dell'i, r. Consiglio scolastico distrettuale di Capodistria, il sig. Francesco de Ria. Aderiva, salva la successiva ratificazione dietale, che le rimunerazioni dovute ai catechisti per l'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche popolari con più di 3 classi, sieno soddisfatte a principiare dell'anno scolastico 1877-78, in via di anticipazione del fondo scolastico provinciale, verso successiva rifusione dai rispettivi Co- I muni, e metteva a disposizione dell'I. R. Consiglio sco- I lastico provinciale la chiesta dotazione suppletoria sul preventivo scolastico dell'anno 1878 peli'importo di fiorini 800. Non contraria in massima di sussidiare pecuniariamente dal fondo proviuciale l'inchiesta agraria, che il segretario della società agraria istriana proporebbesi di intraprendere, affine di rilevare lo stato ed i bisogni dell'agricoltura | di questa provincia, la Giunta provinciale si riserva però di pronunciarsi definitivamente sul progetto, dopo conosciuto il questionario, che dovrebbe servire di guida nella rilevazione dei principali fatti interessanti l'in- ; chiesta stessa. Il ministero della Giustizia ha coluto all' Archivio proviuciale la collezione dei processi criminali e civili già appartenuti al vecchio archivio di Pinguente e che risalgono al 1500, continuando fino alla caduta della repubblica di Venezia. Questa mattina alle ore cinque cessava di vivere d'anni 41 ^ RXOQ&Q 11SB4SI di Capo d'Istria Direttore di questa I. II. Scuola Reale Superiore Elisabettina e Vicepresidente dell'I. Refcfia Accademia di Scienze e Lettere di Rovereto. Confortato dalla Religione, e dalle amorose cure degli amici, abbandonava questa terra, lasciando due teneri figli. Il corpo docente, nel mentre partecipa la dolorosa trdita, raccomanda alla memoria di tutti il caro stinto. Rovereto, 12 ottobre 1877 Il Museo di Trieste acquistò per la somma di 20000 lire un gruppo marmoreo del Milanese Donato Barcana, rappresentante La vita che vuole arrestare il tempo; lavoro che ottenne già uu premio all'Esposizione li Filadelfia. Nella città di Trieste si costituì un comitato per erigere un monumento all'illustre Bartolomeo Biasoletto tanto benemerito degli studii fisici del nostro paese. Di lui si conservano specialmente i seguenti scritti: Fon-limlis capillacca; — Agave fiorente a Trieste; —• Sopra alcune piante della Flora triestina ; — Narrazione di un viaggio in Istria nel maggio 1828 ; — Elenco degli alberi e degli arbusti indigeni del Carso; - Saggio d' alcune alghe microscopiche; — Escursione da Trieste in Istria nella primavera del 1833 in riguardo specialmente alla Botanica; — Di una punta dattero che fiorì e porta frutto in Trieste ; — Prospetto di alcune piante dell Istria; — Relazione id viaggio fatto nella primavera dell' anno 1838 falla Maestà del Re Federico Augusto di Sassonia heli' Istria ecc. — Escursioni botaniche sul Monte Nevoso. All' erezione del monumento l'inclita Giunta provinciale dell'Istria concorse con fi.ni 200, e lo spettabile Gremio farmaceutico della stessa provincia con fi.ni 100. Un' altra preziosa esistenza perdette l'Italia nel mese or' ora decorso: Antonio Scialoja di Teduccio presso Napoli, mori la mattina del 13 ottobre in Procida. nell'età d'anni sessanta. Fu nel 1845 professore di Economia politica a Torino, nel 1848 Ministro dell' Agricoltura e del Commercio, Ministro per interim degli Affari Ecclesiastici fino alla dissoluzione della Camera nell' aprile 1849. Nel 1860 fu chiamato al governo di Napoli come Ministro delle Finanze. Quando la capitale fu trasportata in Firenze, fece parte del Ministero Lamarmora col portafoglio delle Finanze. Ritiratosi dal Ministero Rat-tazzi, divenne Senatore e promosse con Luzzatti e Lain-pertico la Società degli studii economici. Lo Scialoja, di fama europea come economista, lascia parecchi scritti, che quasi tutti ebbero l'onore della traduzione iu parecchie lingue straniere. Fra i premi stabiliti dal Regio Istituto Veneto per venturi concorsi, notiamo i seguenti : Lire 1500 per la migliore monografia geologica e paleontologica del Lais delle Alpi Venete, con spaccati e figure dei. fossili; — Lire 3000 a chi farà meglio conoscere i vantaggi che recano alle Scienze Mediche i moderni avanzamenti della fisica; — Lire 3000 alla migliore memoria sulle coudizioni del commercio di Venezia dal 1869 ad oggi, nelle attinenze coi mutamenti politici, legislativi, economici, suggerendo quanto lo Stato, le Provincie, i Comuni ed i privati potrebbero fare per ammegliorarle. Tra le recentissime produzioni italiane che furono date già in quest'autunno annoveriamo: Agrippina del duca Maddaloni ; Dianora Bardi e Ippolito Buondel- monti di Francesco Vaccieri; La famiglia degli accattoni del Petrucelli della Gattina; I ricattatori in guanti gialli del Naguemi; Dopo i confetti si vedono i difetti del Lanza ; L'appigionasi del Calenzuoli ; Il signor Ypsilon di Trambusti; Corrado del Grimaldo; El ma-nin 'della santola di Gallo ; Quel che nostro non e di Moremo ; La solita scena dell'ormai celebre Gallina. --K><-- Cose locali Il pubblico mercato delle uve venne aperto il 1° del mese decorso; la quantità pesata ammontò a chil. di refosco 70370 per un valore di fior, 11575.49, ed a chil. 52767 di uva per fior. 5638.45; in totale chil. 123137 a fior. 17213.94. La media del prezzo fu pel refosco in soldi 16.5|i0, e per l'uva in soldi 107lio. A paragone dell' anno scorso ci fu in complesso un valore in meno di fior. 4750.68 Il Conto preventivo del Comune per l'anno 1878 approvato nelle due tornate della pubblica seduta 29-30 settembre decorso, è : Introito. Affitti, fior 7132:27 — Interessi di capitali, e corrisponsioue del Ginnasio fior. 2898:441,2 — Interessi di effetti pubblici fior. 99:9072 — Diritti comunali, fior. 908 — Incassi diversi ed eventuali, fior. 672:94 — incassi di arretrazioni fior. 1865:15 — Restituzione di anticipazioni fior. 800 — insieme, fior. 14376:71. Esito. Imposte erariali, fior. 640:17 — Ufficio Municipale, fior. 6600:42 — Polizia urbana e campestre fior. 2455 — Pubblica Istruzione, fior. 5820:50 — Interessi di capitali,fior. 2329:90»/, — Ristauri di edifici!, mantenimento della fontana, delle vie ecc. fior. 2350 — Polizia sugli incendii, fior. 250 — Illuminazione fior. 1500 — Camposanto, fior.100 •— Beneficenza, fior. 2550 — Pensioni,fior. S93:33' 2 — Spese fisse diverse, fior. 835:82 — Affrancazioni di capitali, fior. 500 — Imprevedute, fior. 1000 — Anticipazioni verso restituzione, fior. 800 — Restituzioni a fondi diversi, fior. 525 — Insieme, fior. 28650:15. A togliere la risultante deficienza dei fior. 14273 44 si calcolò, sulla fatta esperienza, di poter incassare l'approssimativo di fior 14115:17 diviso nelle seguenti poste a) fior.9030, coli'addizionale del 75o[0 sulla carne sul vino, e sulle bibite spiritose; b) fior. 3914: 23 coli' addizionale di fior. 1:70 per ogni ettolitro di birra venduto al.minuto (stimato il consumo di ettolitri 453; c) fior. 400 coli'addizionale del 6°|0 sull'imposta fondiaria a debito dei possidenti nella frazione comunaledi Lazzeretto per le Guardie campestri (legge 28 maggio 1876). E detratto tale incasso di fior. 14115:17 dalla sopra indicata deficienza, rimangono ancora fior. 158:27 da potersi coprire agevolmente con eventuali risparmii sulle partite preventive. Bollettino bibliografico Manuale di Oecgrafia dell'Istria del D.r B. Benussi Di questo erudito e assai diligente lavoro dell'egregio professore Benussi, rovignese, ne ha già parlato con lode tutta la stampa della provincia. Leggiamo ora con piacere come anche la Statistische Monatsschrift, organo della Commissione Centrale di Statistica in Vienna, ne faccia in proposito un elogio veramente meritato, ragionato, e giustissimo, il quale di tutto buon grado qui riportiamo, siccome attestazione di animo riconoscente verso uno studioso nostro comprovinciale per quello che finora ba fatto e per quello che è capace e che ha in mente di fare: Ecco pertanto l'articolo del periodico succitato, quale ce lo offre tradotto la Rivista triestina di Scienze, Lettere, ed Arti, diretta dal professore ginnasiale Carlo Treclie, nel Fascicolo III0: Questo libro si occupa di una provincia dell'Austria, intorno alla quale finora nou s' è raccolto che poco materiale geografico-statistico, ond'esso merita che gli sia fatta la più lieta accoglienza. E ua vecchio lamento che nelle grandi opere geografiche le singole parti integranti della Monarchia si trovino considerate molto disugualmente, e pur troppo codesto rimprovero è non meno giusto che spiegabile. Imperocché tali o-pere collettive si fondano su descrizioni speciali, e dove queste manchino, l'autore non può far nulla, dacché anche la divisione del lavoro intellettuale è già troppo progredita perchè si possa pretendere dall' autore di un manuale geografico l'autopsia di ogni luogo, quale nemmeno gli scrittori di quelle "cosmografie,,, che erano in uso qualche generazione addietro, poterono effettuare. È perciò cosa degna d'ogni lode che uomini i quali per la loro professione sono in istato di fare esatte ricerche su territori più piccoli, imprendano a dipingere questi in particolareggiate monografie, come appunto ha fatto il Benussi con la sua Geografia dell'Istria, il quale paese egli ha potuto esattamente studiare. E sebbene il suo libro abbia per suo fine prossimo di promuovere lo studio della geografia del paese negli scolari delle scuole medie, al che intendeva già il Saggio di Geografia dell'Istria, pubblicato dal medesimo autore nel 1873, tuttavia la sua utilità si stenderà molto al di là di quei confini e 1' autore proverà senza dubbio piena soddisfazione quando più tardi in opere geografiche collettive egli vedrà il paese, del quale tratta il suo lavoro, descritto, mercè questo, più particolarmente che non sia fatto finora. Il disegno dell'opera è strettamente accomodato all'andamento dell'istruzione per la geografia e per la statistica, quale è prescritto — troppo scarssmente a dir vero — nelle scuole medie dell'Austria. Precede quindi in poche pagine im prospetto generale che contiene in stringato compendio le cose più importanti a sapere. A questo segue uno schizzo storico, breve, ma chiaro e fondato. La parte speciale all'incontro, che occupa il più bel libro, contiene una grande copia di materiale raccolto con molta diligenza. Le notevoli articolazioni della costa e le isole, le rade, ed i porti, le varie configurazioni del suolo, le strade terrestri e le marittime si trovano qui descritte molto più particolarmente che in qualsivoglia altra opera e non crediamo di sbagliare pronosticando che questa parte del lavoro del Benussi ben presto sarà volentieri usata qual fonte per quelle descrizioni militari particolareggiate — quasi Baedeker militari come li chiamano nella Camera dei deputati — a cui oggigiorno si lavora con grande solerzia. Interessantissimo è il capitolo dove si tratta delle condizioni etnografiche del piccolo paese, il quale come con piena ragione osserva l'autore, in piccolo spazio racchiude una popolazione cosi diversa per lingua, per origine, per usanza e foggie di vestire, quale non si trova in nessun altro della monarchia. Perfino a etnografi di professione potrebbero riuscire a bastanza nuove le notizie che qui si danno intorno alle stirpi slave dei Bressani, dei Fuchi, dei Besiachi. Quanto ai Valacchi, che si trovano ancora nell' interno del paese in numero di più che 3000 chiamati dagl'Italiani Ciribiri o Ciciliani, l'autore sta in contradizione aperta col Dr. Bidermann, il quale nel suo libro ultimamente pubblicato, 1 Romani in Austria, nega a questo frammento di popolo l'origine romana, laddove il Benussi dichiara che sono avarzo dell' antica romana colonizzazione che parlano un dialetto simile al Valacco dei Principati Danubiani, quale due secoli addietro vuoisi abbia dominato anche fra gli Tschitschi (cici) ora completamente slavizzati, e che in tutto il loro carattere, insomma, dimostrano la derivazione da sangue romano. Alla descrizione geografico-topografica dei distretti giudiziari, a cui s'intessono anche brevi notizie intorno ad uomini insigni, seguono altri capitoli intorno all'agricoltura, alla pastorizia, alla industria, alla navigazione e al commercio, tutto con ricco materiale statistico attinto dalle migliori fonti; così, per esempio, nel capitolo del Commercio sono inserite delle tabelle, molto diligentemente lavorate, intorno alla importazione e alla esportazione dell' Istria, le quali debbono essere state tratte non senza molta fatica dalle relazioni della Deputazione della Borsa in Trieste, e dove si parla della istruzione popolare sono con molta intelligenza utilizzati gli operati intorno alle nuove erezioni di scuole nel 1871 e nel 1875. Un'appendice apposita reca delle tavole statistiche intorno a superficie e popolazione, stato del bestiame, navigazione e scuole popolari dell'Istria, le quali devono essere certo di grande utilità sì per le singole Provincie della metà occidentale dell'impero come per lo scopo didattico a cui il libro è indirizzato. Insomma, nel libro del dottor Benussi noi abbiamo un lavoro, a cui possiamo dare con piena soddisfazione il benvenuto, e facciamo voti perchè esso sia anche apprezzato e usufruttato nel suo pieno valore. Un' opera postuma di Alessandro Manzoni •Alla biblioteca nazionale di Brera in Milano venne testé donato un poema inedito di questo "patriarca della moderna letteratura italiana,, con note dello stesso. Il qual poema verrà stampato per cura di quella biblioteca e sarà preceduto da uno studio critico-biografico sulla giovinezza del sommo italiano, diviso in quattro parti : Ambiente letterario. — Religione di Manzoni. — Sua politica. — Suo classicismo.