ANNO V. 11. Sabbato 16 Maržo 1850. Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione._ L' abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. MMISM1T1CA. Nelle pubbliche e private collezioni di monete ve-neziane rarissimi compariscono que' nummoli, finora ano-nimi, che nel campo del dritto hanno una croce a brac-cia eguali ed intorno il nome di un doge; nel rovescio il busto del leone alato pošto di faccia, col disegno detto Smimarco in sotdo: e col motto : VEXILIFER VENkTIA-RVM; monetine indicate talvolta d' argento fino, tal altra di biglione, od altresi di rame. Gli scrittori che della zecca di Venezia si occuparono, ne riportano silenziosa-mente qualche raro esemplare, limitandosi a credere sulla fede del Carli che cotali inonelucce si battessero pella prima volta col nome di Marco Cornaro; ignorano poi come si denominassero, a quale scopo servissero, e qual valore fosse da loro rappresentato. In tanto buioilcaso mi forni qualche raggio di luce. Giunto sul declinare deli' anno scorso in Grecia, venne in mia proprieta una massa di sifFatte monetine rinvenula poc' anzi in Morea; altra porzione e maggiore era stata comperata da un medico di provincia che a questi giorni me ne feco gentilmente totale cessione. Gia tra i primi nummoli, oltre al nome di Marco Cornaro, io rinvenni anche quelli dei dogi Lorenzo Celsi e Giovanni Delfino suoi predecessori immediati; e tro-vandomi in Venezia nel dicembre scorso, ne diedi noti-zia al sapiente bibliotecario della Marciana che cortese-inente mi concedeva ispezione di quella magnifica rac-eolta di patrie monete e medaglie; povera unicamente nella serie dei nummi che dal loro motto diro Vessil-hferi. Al mio ritorno in Grecia, nella massa delle monetine cedutemi dal medico amico, trovai (oltre agl' inrii-se Popone. Rifu-giato nell' Istria il nostro palriarca Orso, Orseolo temendo il popolo Veneto sollevato contro il suo fratello (Utone doge, penso Popone esser questa 1' occasione opportuna di sfogare il suo simulato sdegno, che da gran tempo nutriva nel suo animo contro questa cattedrale; percio entrato in quest\isola col falso pretesto di coadjuvare l'ab-sentato prelato, dato il giuramento a questi cittadini di non commettergli ostilila alcuna, perche gl' impedivano lo sbarco, appena pero entrato con la sua gente profano chiese, attero altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppelli I' ossa persino dei morti, rubd e spoglid ogni chiesa ed abitazione, portando via le reli-quie che pote ritrovare; e dopo quesli sacrileghi eccessi del suo furore, lascio presidiata quest' isola dai suoi sol-dati. Per coprir con qualche apparente titolo 1' eccesso commesso, Popone spedi subito ambasciatori a Giovanni XIV, accio gli soggettasse 1' isola di Grado, asserendo questa canonicainente e giustamente appartener alla sua giurisdizione, promettendogli in ogni tempo di provargli questi suoi titoli e privilegi. Credendo il pontefice Giovanni alle false dicerie e promesse degli ambasciatori di Popone, ne sapendo 1' eccesso commesso, fu facile segnar nel mese di settembre nell'indic. XI nell'anno quarto del suo pontificato la carpita bolla di soggezione deli' isola di Grado ad Aquileja. Dal doge Pietro Centronico intesa la ■rappresaglia di Popone, allesti con prestezza una valida flotta, e portatosi in quest' isola, scaccio il presidio ne-mico, richiamando alla sua sede 1'absentato patriarca Orseolo. Restituito questo prelato alla sua chiesa, nel vederla deturpata e spoglia pianse amaramenle, onde subito spedi in Roma un ambasciatore con la veridica informazione deli'eccesso commesso dali'Aquilejese prelato per infor-mar il pontefice Giovanni, che nel leggere 1' esecrandita di Popone praticata in Grado, resto senza loquella e senza moto. Radund tosto un concilio, citando Popone a render conto non solo dei sacrilegi e nefandita com-messi in Grado, ma aneora del carpito, con inganno, decreto di soggezione di Grado ad Aquileja. II concilio di Giovanni XIX appresso di me lo conservo, cd e nel Codice antichissimo MS. Trevisan; essendo troppo lungo, solo accennero in parte quello che fa per noi, cioe per sostenere le opinioni di certi scrittori che sostenlano, aver Popone ottenuto decreto di soggezione deli' isola di Grado. " Cujus rei gratia omnibus S. Dei ecclesiae filiis „ notam esse volumus, quod inter Ursonem patriarcham „ Gradensem, et Poponem Forojuliensem patria cham proh „dolor! nostris temporibus diabulo ventilante commotum „ est, et ad quod usque perduetum. Conspirante namque „ Venetiarum populo contra Dominum suum Ducem, et „ praelibatum patriarcham fratrem suum etc. Intcrea „vero antiquo zelo accensus hostis Forojuliensis patriarchi „ Popo Gradensem civitatem adit, pretendens se recipi a ci-» vibus adiutorem confratris sui patriarchae (iradensis, „ et amici sui Ducis. Cui cum noluerit adquiescere per „ Deum, oeto suorum saeramenta firmavit sicut referente „ Ursone patriarcha, et quamplurimis Veneticorutn nobi-„libus, ac cum provincialium episeopis didicimus, quod ad „ salvam faciendam duci, et fratri suo patriarchae civita-„ tem intraret. Ubi postquam intratus est, oblitus sa-„ eramentorum, Gentilium more, ut de secularibus audi-„ vimus quicquid in ecclesia inventum est unca manu de-„ praedatum est, duorum monasteriorum Sanctiinoniales „ stupratae ac violatae a suis sunt, neque monachis pe-„ percit. Quin etiam defunetorum corpora quielein desi-„ derantia a propriis tumulis auferens ad civitatem suam „ inhonorata transtulit, reliquos minus tamen, quam de-„ siderabat similiter secum devexit, altaria confregit, the-„ sauros abslulit, civitiitem aliquibus patronis Gradensem „ licet destitutam munitam suis relinquet. Cui non suf-„ ficiens hoc apposuit iniquitates supra iniquitates; nos „suis legatis petiit poscens confirmationem omnium lo-„ corum suorum a nobis, et nominatim Gradensis insu-„ lae: quibus cum responderet non sibi juste, etcanonice „ ad perantiqua privilegia pertinere; dixerunt, non aliter „ ea petit, Dominus noster sibi confirmari n si quemad-„ modum per privilegia vestrorum antecessorum, suis an-„ tecessoribus, et ecclesiae suae confirmata est: et sibi „ juste et canonice pertinere videtur, ac ipsa probare po-„ test et promittit. His auditis nec arbitrantes eum audere „ illud auetoritate Apostolicae sedis .. de insula Gradensi inseri „jussimus sicut audistis. Quod totuin in contrarium ac-„ cidit, quia nec juste sibi pertinere convinctum est: qnia „ vocatus ad satisfaciendum de hoc Gradensi patriarchae „ sicut promis t, venire distulit nec secundum Deum dic-„ tam ordinavit insulam, neque per antiqua privilegia eam „ sibi pertinere et promiserat ostendit. " Posteavero congregata synodo in ecclesia B. Syl-„ vestri infra nostrum palatium residentibus nobiscum „ venerabilibus episeop s, nec non Diaconibus quorum „ subtus nomina aseripta esse subjunguntur; omnes res „ per ordinem relatae sunt, privilegia antecessorum no-„ strorum silicet Sanctissimi Pelagii, Gregorii, et Honori, „ Štefani et Gregorii, Leonis, Sergii, Benedicti, Adriani, „Bonifacii, Romani, Theodori, Anaslasii, Joannis, Sylve-„ stri et Sergii ostensa, quorutn imitantes, quamplurima „ de eadem Gradensi sede instituta, talem definitionem „promeruit et privilegium confirmationis judicio, nostro-„ rum episeoporum sibi, suisque successoribus de ejusdem „ sedis stabilitate perpetualiter faceremus. Quod et fa-„ ciemui statuentes aposto(ica censura sub divini judicii „ obtestatione, ut nulli unquam in tempore praedietum „ Ursonem patriarcham ac successores ejus de praedieto „patriarcatu Gradensi, sive de rebus, ac posses ionibus „ ejus inquietare aut molestare praesumat; sed potiuss^e-„ pius nominatus patriar. Grad. cum sua integritate quie-„ tum remota omni contradictione ipso, suique successo-„ res perpetuis possideat temporibus etc.„ lo non so intendere, dopo aver letto questo decreto sinodale, come un soggetto di stima neglianni de-corsi, in un manoscritto che per 1'Italia correva, potesse asseriie parlando del patriarcato d'Aquileja, che Giovanni XIX (a Popone) li accrebbe la dignita con dare alla chiesa patriarcale d'Aquiieja la preminenza sopra tutte le chiese d'Italia. Di piu ad istanza di Corrado assoggetto alla medesima nostra metropolitana la chiesa di Grado con tutte le dipendenze e perlinenze sue tanto nello spiri-tuale che nel temporate, e qui accade, che il patriarca Ulrico accresciuto grande di forze e di potenzu, tento di ricuperare Grado per farsene egli il padrone.— Sin qua il predetto autore. Se quest'autore fonda le sue asserzioni sopra la bolla carpita con inganno al pontefice Giovanni XIX rgli e in errore; poiche essemlo quosta concessa con la condizione, che: "šibi juste et canonice pertinere videtur „ac ipse prohare potest, et promitlit.„ Popone percid mai provo benche citato, perche mai questo poteva provare; percio questa bolla per lui non fu di niun valore, onde Popone non ebbe mai alcun diritto giusto d'invadere Grado, ne tampoco Ulrico, ma tutti due questi prelati furono perturbatori della giurisdizione Gradense. Anzi Popone fu condannato tosto in questo concilio da Giovanni pontefice, quanto da Benedetto IX in un altro concilio come vederemo. Vero e che la debolezza di qual-che pontefice segn6 qualche volta decreto di soggezione di Grado ad Aquileja, ma cio fecero perche insligati da-gl' imperatori, o essendo questi nemici dei Veneti o trop-po parziali dei prelati d'Aquileja; ma conosciuta la ve-rita, e dato luogo alla ragione, subito si ritrattarono; perche i patriarchi Gradensi coi loro privilegi alla mano constar facevano tanto a'concilii,quantoa'pontefici i giu-sli e canonici antichissimi loro titoli. Ouanto Popone poi depredo in quest' isola ostilmente di ricchezze e tesori, in questo saceheggio, si puo giu-dicare, che con lo spoglio di questa citta fabbrico la sua cattedrale, e 1' alta torre, come pure rifece le mura della citta, mura d' un' altezza e grossezza considerabile, ed ancora molto gli resto. Cosi Ugellio. Cron. Aquil. pag. 50. " Tesauros quos ibidem praedecessorum ob metum v barbarorum condiderant, Aquilejam deportandos cu-„ravit, quam cum solo aequatam recipisset, muros civi-„ tališ instauravit. Templum sumpluosissimum cuin pul-„ cherrima Turri Sanctissimae Virginis Deiparae Ti ulari „ extruxit. „ Oui si parla che Popone " deportandos curavit come fosse stata I' isola sua, ma invece di " deportandos curavit„, si deve scrivere " eripiendos vel furandos curavit „. 1044. Quantunque Popone fosse stato canonica-mente condannato nel concilio reo spergiuro, sacrilego, iinasore, e della Santa Sede ingannatore, pure piu con-tumace che mai, ottenuto decreto informe di soggezione di Grado ad Aqui!eja dali'antipapa Silvestro III, le di cui parli favoriva, per la seconda volta s'introdusse in quest' isola, le da sacco, atterra altari, uccide sacerdoti, e quello che non pote trnsportare via a guisa di gentile consumo con le fiamme. II doge Contarini con Parmi voleva vendicarsi, ma citato Popone in Roma da Benedetto IX, lo ritrovarono per giusto giudizio di Dio, senza confessione e viatico, ali' improvviso mortolCosi si spie-ga il decreto sinod, di Benedetto IX. " Sed antequam a „ nobis de tanto eververatu ausu divino judicio sine con-„ fessione et viatico ab hac luce subtractus est„; edj il Dandolo Cronic. Aquilej.: "Sed antequam de tanto actu „ coerceretur idem Popo sine confessione et viatico J} moritur turpissime.„ Benche morto Popone, tuttavolta il pontefice Benedetto volle terminare il concilio gia intimato, prima per confermare ogni e qualunque privilegio alla metropoli Gradense da' suoi antecessori concesso, ed in secondo per in firm ar, rescinder ed annullar 1'importante, illegale e nullo decreto segnato dali' antipapa Silvestro a favor di Popone, acciocche in alcun tempo dai successori di Popone non si pretendesse ragione o titolo sopra P isola, i beni, e chiese di questa veneta cattedrale. Ondo esso pontefice unito a' suoi vescovi nel concilio dopo di aver tatta una giusta, e canonica narraliva di quanto aveva decrelato il suo antecessore Giovanni XIX contro Popone, passa a confermare la chiesa di Grado esser pa-triarcale metropoli dei lidi Veneti ed Istria, come pure tutti i beni e possessi in qualunque luogo posti; e final-mente annulla il fraudolento decreto deli'antipapa Silvestro. Essendo questo concilio molto lungo, e tenendo io la brevita, P ometto, ma solo accennero le cose piu necessarie. Ouesto e nel Codice Trevisan: " Poponi vero epistolam direxit„ (parla qui il sinodo del pontefice Giovanni a Popone) " ut cuncta oblata sub „ trium personarum Sacramenta Gradensi patriarchae re-„ stitueret. Quod non solum non adimplevit, sed etiam „ contra divinum jus, et S. Petrum sancita quibusdam „ inoneste sibi sulFragantibus privilegium fraudolenter im-„ petravit de stabilitate suae ecclesiae et Gradensis pa-„ triarchatus subjectione. Qui ad cumulum suae damna-„ tionis addens quoque iniquitatem super iniquitatem no-„slro etiam teinpore iterum Gradensem civitate furti in-„ gredient cunctis abominabile in ea commisit flagitium, to-„ tam videlicet civitatem cum ecclesiis incendit, altaria confregit, thesauros abstulit et quidquid ab igne re-„ mansit, paganorum ritu secum detulit,,. I beni onde questa patrlarcale sede ritraeva i suoi canonici e giusli emolumenti sono i qui solto, che vengono confermati. " Ouin etiam privilegia nostrorum predecessorum „ palam oslensa de statu suae ecclesiae renovenunus, atque „ confirmaremus, sive de rebus atque possessionibus sui pa-„ triarcalus, quatenus quae infra Venetiae vel Italici re-„ gni ditionem, seu in comitatu Istriensi consistere no-„ scuntur, videlicet, ut omnia quae in Rivo alto, im Mathe-„ mauco, in Equilio, in Pineto, in Civitate nova, in „ confinio suae jam dietae civitatis Gradensis, seu Ur-„ siano, vel Gajazo, in Zi-mulis, partim in territorio Aqui-„lejae, et in marino termino, in Istria, in Trigeste, „ Justinopoli, Pirano, item in Civitate nova, Parentio,..... „ Pola, atque in Castello S. 1]leorgii, et reliquis locis tam „ infra quam extra, seu in Bononia, vel Romania, Ra-„ venna, Arimino, Pesauro, sivi in quibuscumque locis „ Italici regni, seu Venetiae habere, ac possidere sui an-„ tecessores visi sunt, ipse, suique successores absque „ cujusquam contrarietate, seu refragatione relinere, et „ possidere quivissent. " Uršo S. Gradensis ecclesiae patriarchae, ad quam „ nune nostrum conversionum sermonem praecipue ob ju-„ stitiam, quam te, tuamque ecclesiam petere evidenter „ novimus, per quod apostolorum principis Petri et no- j „ stra cujus vicem geriinus auctoritate, antecessorum no-;;strorum privilegia imitantes pracdictam Gradensem ec-„ clesiam perpetua stabilitate patriarchatum esse sanci-„ mus, tibique patriarchae officium libere peragenduin con-„ cedimus, et de omnibus vestris possessiombus praeci-„piendo interdicimus ut nullus patriarcha, archiepisc. prae-„ positus, decanus, vicedominus, dux, marchio,comes, vice-^;comes, aut exactor alicujus rei, nec ullus judex pubblicus, „ vel quilibet ex judiciali potestate vim aliquam, vel j;invasionem inferre praesumat, aut aliquo modo mole-„ stiam ingerere tibi Ursoni patriarchae tuisque succes-„ soribus, sivo in ecclesiis et plebibus, seu monasteriis „ tuae ecclesiae pertinentibus, seu in familiis, in colonis, „ servis, vel mancipiis et rcliquis, quae super ejusdem „ ecclesiae terris manent. " Privilegium vero, quod Popo Forojuliensis praesul „ de subictione Gradensis patriarchatus fraudolenter ab „hac sede conseputus est, quia nulla illud canonica auc-„ toritate munitus decernimus, residentium nobiscum ve-„ nerabilium fratrum auctorali censura corrumpendo poe-„ nitus omnino corrumpimus et evaeuamus.„ Ora come si potra per difesa degli eccessi di Po-pone, e deli' ostilita d' Ulrico, prelati Aquilejensi, portar il fraudolento nullo e reciso privilegio di Giovanni XIX e di Silvestro III dal sig. autore ? Dopo questo barbaro saccheggio non pote questa nostra infelice citta risorge-re, e quantunque 1'innata pieta e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia ristorato in parte i danni di questa divota popolazione, col rifar in parte le alterrate fabbriche ed abitazioni, e col rinnovarle ogni e qualunque privilegio d'esenzioni dei pubbliei aggravi, pure mai piu ricupero la bellezza e le ricchezze primiere; e da questo tempo principia la decadenza di questa citta, e della patriarcale sede; poiche essendo stato alterato il patriarcalo, e dovendo questi prelati abitar in Venezia o altrove, questa cattedrale non era si onorala come allora quando residevano i propri suoi patriarchi. Tanto piu, che di tanti beni, donazioni, censi e possessi che gode- 1 va questa patriarcal chiesa, resto non si sa come priva che i posteriori patriarchi appena potevano vivere; cosi ci fa fede ligellio che Domenico Marengo mori oppresso da una soinma miseria. " Curn deinde maxima inopia la-„borasset, plenus dierum sub Alexandro II mortalitatem „explevit„. Correva Panno 1074. 1053. Leone IX avendo convocato il concilio romano, invito con i suoi suffraganei il patriarca Gradense, e dal concilio si confermo alla sede di Grado il titolo di patriarca e metropolita dei lidi Veneti ed Istria, e di piu il privilegio di portar innanzi a se Ia croce, fuorche pero in presenza del pontefice. Cosi Dandolo, Baronio ed Ugellio, Arduin. Coll. concl. tom. 3. "Hoc in concilio „ romano S, Leonem Dominico (patriarchae) pallium con-„ cessisse, et episcopis Venetiae provinciae et Istriae scrip-„ sisse, ut hic tamquam primati suo obedirent.„ Epist. Leon. episc, sub indic. V. 1064. Notai alla pagina 8 di questo tomo, che qual-che volta i pontefici istigati dagl' imperatori segnarono decreto di soggezione di Grado ad Aquileja: ecco che appunto ancor Alessandro II concesse al patriarca Aqui-lejese Gottobaldo ad istigasjione di Enrico III re d' Italia 1' isola di Grado per le solite gia tante volte condannate pretensioni. Ma questo pontefice informato della verita, e conosciuti i giusti antichi titoli della sede metropoli-tana Gradense, nel concilio Mantovano si ritratto, e confermo i privilegi, gli onori, e preminenze che sempre possede quest* sede sino dal suo nascere, e ratifico quan-to decretato avea Leone IX a pro della medesima. Cosi si spiega Ugellio pag. 1117 nell'adizion deli'erndito Co-latti. " Patriarcalem sedem ibidem (cioe in concl.) Leo „ approvabit, et episcopis Venetiae et Istriae scripsit ut „ Dominirum tamquam primati sui obedirent eumdemque „ revereantur. Haec omnia approbata deinde fuerunt ab „ Alessandro II in Mantuano concl. sicque plene translatas „ fuit, patriarchatus Gradensis Venetum, qui etc.„ 1075. La bolla spedita al senato Veneto da Gregorio VII segnata li 31 dicernbre, e una prova chiara e manifesta della poverta cui era ridotta questa cattedrale; onde il S. Padre con questa insinua alla pieta e religione di questanostra Repubblica accio le assegnasse quanto ba-stassea poter vivere ai suoi patriarchi. In fatti Domenico Seivo doge, inteso il sentimento del pontefice, con somma liberalita fece un diploma, che fosse dal suo ducale palazzo as-segnato un tanto, e gli assegna beni e terre, e comanda che la cattedrale di Grado sia con decoro mantenuta in pena di libre 5 d' oro. 1155. Volendo Adriano IV decorare questa patriarcal sede, ed onorar Enrico Dandolo, prelato di somma virtu e pieta adorno, gli concede primazia della Dalina-zia, cioe 1' arcivescovo di Zara con i suoi suffraganei. Ex Tubulario patriarch. 1157. Ouesto istesso pontefice concede alla patriarcale di Grado un specialissiino privilegio, cioe che po-tessero i patriarchi Gradensi conservar vescovi in Co-stantinopoli, ed in tutte le citta della Grecia dove la Veneta repubblica dominio godeva. 1163. Ulrico spalleggiando Parmi e le storte pre-tese deli' iinperatore Federico detto Barbarossa, il quale volea con ogni sforzo collocar su Ia sede della chiesa 1' antipapa Vittore, essendogli contrari i principi cattolici che sostentavano prima Adriano IV e III legittimi suc-cessori di S. Pietro; con quest' occasione, per sfogar ancora 1'antico implacabile odio, s' impossesso di Grado ri-trovandolo sprovvisto di difesa, per 1' impegno che ave-vano learmi della Repubblica d'attendere alla difesa di Padova, Adria, Vicenza e Verona contro la forza del-1'imperatore Federico. II doge Michieli II intesa que-sta rappresaglia, tosto si porto in quest'isola, e fe'schiavo il patriarca, dodici canonici, e quantanobilta, e porto seco Ulrico. Fu liberato e vero, ma con un annuo tributo di un toro, e dodici porci. Ouesto prelato Ulrico ottenne da Federico Barbarossa, in ricompensa d'averlo spalleggiato con farmi contro Alessandro III, ogni regalia dei vescovi deli'Istria, ch'erano soliti a pagare alla cattedral Gradense, come pure i proventi delle tre abbazie, cioe di Šesto, di S. Maria degli Organi, e di Valle con tutte le sue attinenza e perlinenze. Di piu l' isola di Grado con tutte le sue pertinenze, ed ogni terra posta tra la Piave e la Livenza: u Insulam Gradensem cum omnibus suis pertinentiis, et „terram inter Plavim et Liquentiam jacentem„. Cosi il diploma imperiale ricevuto dal eodice delPill.mo Zeno se- gnato: " Acta sunt liaec Dom. Incarn. MCLXXX ind. XIII regnante D. Federico Romanorum imper. anno regnis ejus XXVIII I naperi vero XXVI datum Vircamburcb. VIII (Kal. Febr. feliciler. Amen.) Ouesto diploma segnato il l.feb-braio 1180 crederei che avesse 1'errore nel millesimo, poiche dopo la pace seguila in Venezia nel 1177 tra A-lessandro e Federico, come pure tra Ulrico che detesto alla presimza del detto pontefice lo scisma, e riconobbero quesii due collegati belligeranti Alessandro vero vicario di Cristo, non nacquero piti discrepanze tra i due emoli patriarchi, perche alla presenza d' Alessandro Sommo pontefice molti cardinali e molti vescovi d'ainbe le me-tropolitane chiese suffraganee, si conchiuse ogni discre-panza e pretensione, ed il patriarca Enrico Dandolo con una carla di traslazione per se e suoi successori, cede ogni giusto titolo sopra i vescovi deli'Istria ad Ulrico, come pure ogni pretesa di restituzione dei danni appor-tati dal prelato Popone. Se adunque nel 1177 nacquero questi aggiustamenti e traslazioni, come si potra mai cre-dere che Federico tre anni dopo soggettase 1' isola di Grado ad Aquileja ? Ouesto sarebbe stato un voler su-scitar di bel nuovo i litigi el'ostilita, e mancar a quella fede, di che in Venezia con tanta solennita si ebbe a conchiudere. Cio si puo vedere dalla bolla d'esso A-le-sandro III, con la quale soggeltd alla chiesa d' Aqui-leja e, ad Ulrico tutti i vescovi deli' Istria : e questo ap-punto in forza della cessione del patriarca nostro Dandolo, che stipulo con esso patriarca Ulrico. Dunque tener si deve per certo, che 1' errore e nel millesimo, poiche Federico nella donazione che fa con questo diploma, o non intese 1' isola propria di Grado, perche sopra d' essa non aveva ne pretesa ne dominio alcuno, oppure se quest' isola egli pretendeva di donare lo segnd in tempo ch' era initnico dei Veneti perche difendeva la causa giustissima d'Alessandro III, onde questa donazione e appunto una di quelle, che qualche volta per stratagemma si praticano dalli belligeranti, come Annibale sotto Roma incanto i palagi dei senatori romani, benche non era in possesso, ed i Romani incantarono il terreno ch'era cal-pestato dai soldati d'Annibale. Cosi lo stesso Ugellio Cron. Aquil. pag. 65. " Interea Ulricus patriarcha anno „ I sui praesulatus cum Gradum esset adortus a Venetiis „ duce Vitale Michaelio una cum septingentis nobilibus Fo-„rojuliensibus capitur, et Venetias perductus cumomnibus „ in custodiam conditur. Demum vero pactus se quotan-„ nis duodecim porcos, et duodecim panes duci inejusdem „de daturuin; ipse cum omnibus liberatur. Institutum „ inde mansit, ut quotannis ludricum in foro in ejus rei „ memoriam aderetur: edotus a clade illata, animarum „ pastoribus de caelesti regno potius, quam de terrestri r esse certandum. Demum. Anno 1177, cum omnibus suis „ suffraganeis episcopis (teste Romualdo in chronic.) Ve-„ netiis Alexandro pontifici accurrit, abjuratoque schi-„ smate, deditque pacem ecclesiae, simul cum Federico im-B peratore, caeterisque eidem adhaerentibus Alexandrum „verum Christi vicarium adoravit: a quo benigne excep-„ tus pro se, suisque successoribus favorabile privilegium „ obtinuit,,. In questo tempo pertanto cessero le tante ostinate contese dei prelati Aquilejensi per i vescovi deli'Istria con tante bolle ed in tanti concilii assoggettali alla me- tropoli di Grado, ma per non vi vere in continue risse, ostilita e guerre cede Dandolo Enrico ogni suo giusto e canonico titolo alla chiesa d' Aquileja, che sopra i me-desimi, e lo loro terre sempre godeva. I pontefici poi concedettero a questa sede me-tropolitana oltre la primazia della Dalmazia, ed il privi-Iegio di consacrar i vescovi nelle citta greche, gli as-segnarono, che in Costanlinopoli potesse riscuotere le decime da S. Archinto, come pure gli assoggettarono di-verse chiese in Venezia, dove potesse esercitar i ponti-ficali, ne disturbi nascer potessero tra il vescovo di Castello, ed il patriarca Gradense, che dopo P esecrado fatto di Popone, dovette vivere in Venezia. Come que-sto si puo vedere nella sentenza arbitraria tra esso patriarca ed il vescovo di Castello sotto li primi dicembre 1237. Era consuetudine antichissima, che tutti i vescovi suffraganei alla sede Gradense, dovessero visitar la propria metropolitana chiesa ogn' anno, e questa visita appunto era fissata pel giorno d ei SS. MM. Ermagora e Fortunato, nel qual giorno ancora si dovevano portare i patriarchi dopo che le loro abitazioni fissarono in Venezia ; anzi accio tenuti fossero i vescovi a comparire indispensabilmente ogni anno, prestavano il giuramento de visitando. 1231. Ouest'onore che godeva ogn'anno questa chiesa metropolitana d'esser visitata da suoi suffraganei prelati si comprova appunto dalla sopra citata sentenza arbitraria, con la quale si esenta il vescovo di Castello di tal visita personalmente ogn' anno, ma col mezzo del nuncio ed ogni 3 anni in persona: "Episcopus Castel. in festo beatorum Hermacorac „'et Fortiiiiati Graden. ecclesiam visitat, quolibet anno se-ajnriel per se nuncium; de triennio in triennium per se ip-„suin, si praesens ibi fuerit patriarcha: nisi forsan episc. „ canonici fuerit praepeditus qui sequenti suppleat anno, „ quod omissam fuerat praecedenti: Ancora nel 1225 il vescovo Stefano Natale di Tor-cello nell'investitura che fa al Priore Cristoforo della chiesa di S. Antonio ogn'anno una ricognizione, che pa-gar deve il monasterio, si riserva appunto pel viaggio che far deve di Grado nel giorno dei SS. MM. Ermagora e Fortunato: " Ouapropter nos Stephanus Natalis Dei „ gratia Torcellanus Episcopus cum nostris successoribus „concedimus tibi Christophoro presbytero priori ecclesiae „ S. Antoni de Torcello, et infra et singulis annis in „ mense martii dare, et solvere nobis, et successoribus „ nostris pro festo S. Hermagorae ad Gradumvenerimus; „ quindecim blancos, et... unum omni anno. Ed in altra investitura nel 1246. u Et omni anno cum „"ad Gradum venerimus in testo S. Hermagorae tenemini „ nobis dare octo solidos pro audjutorio viae et starium „ unum, et pro marcialica obolos 15. Ed in altra investitura pure nel 1303. "Et quar.-„ do episcopus Torcellanus praesens, vel futurus ibit „ Gradum pro festo Ss. Mm. Hermagorae et Fortunati da-„bunt, et solvent eidem octo soldos denariorum parvo-„ rum, et unum bonum sentorium„. Ex exempl. exislenti in monast. eisd. Comprovasi questa annua visita con un monumento di questa comunita; poiche ricorsi al doge nell'anno 1323 questi spettabili giudici, che tenevano bisogno di ristorare le mura ed il campanile, ed essendo un tal de-bito appeso al patriarca giusta gli antichi compatati, percio lo supplicarono, che obbligasse esso patriarca a dover concorrere a tali ristauri. Intesa 1' islanza dei giudici, parlo al patriarca, e gli spedi le qui annesse ducali, av-visandolo, che dovendosi portare il patriarca a Grado per la festa dei SS. MM. Ermagora e Fortunalo che sul fatto vedra il bisogno. "Franciscus Foscari Dei gratia Dux Venetiaruin no -„ bili et sapienti Viro Nicolao Delphinio de suo mandato „ concili Gradi fideli dilecto salutem, et dilectionis affec-„ tum. Fuerunt ad praesentiam nostram prudentes viri „Vitus Scozano, Albertus Marceno, Bernardus Marino fi-„ deles et cives nostri Gradenses curn litteris vestris fa-„ cientibus praecipuam mentionem de faciendo reparatio-„ nem murorum illius terrae etcampanillis, quod inceperunt, „ et egestate non possunt facere sine subsidio et sub-,;ventione Rev. D. patriarchae Gradensis, et de fectu „ presbyterorum. In quorum litterarum presentatione idem „ dominus patriarcha Gradensis se reperit causuliter esse „lcum Domino nostro propter quosdam causas; Cum au-„ tem cum onoraverint inultum quod debeat super inde „providere, sicut ei specialiter incumbit, atque tenetur „ nobis promisit cum efficacia, quod ad prope festum fu-„ turum S. Hermacorae et Fortunati veniet Gradum, et „ tam de facto reparationis murorum terrae, quam de rae-„ dificatione campanillis, quam etiam presbyteris sibi of-„ ficiaturi taliter providebit quod illi fideles nostri pcterunt „ inerito concertari. Data in nostri ducalio palatio die duo-„ decimo Juaiiindic prima anno 1423. Ex lib, pril. pag. 5. Altra ducale con la qu- le sono avvisati i giudici che devono visitare ed onorare la persona del loro patriarca che si porta in Grado, e permeltere allo stesso di leg-gere i privilegi, scrilture e gius della comunita. " Franciscus Foscari Dei gratia Dux Venetiarum. „ Accedit personaliter revers. dom. patriarcha .Gradensis, „ et ecclesiam suam pro ejus ecclesiae ac cleri ejusdem „ reformatione; mandamus itaque vobis, ut personam dieti ,, patriarchae in isto suo adventu visitare ac honorare de-„ bcatis secundum quod convenit tantae dignitati, quanta „ est sua; verum quia ipse dominus patriarcha requ rit „ velle videre aliqua privilegia, et jura ibi existentia, quae „ ipse dicit facere pro juribus ecclesiae volumus,et man-„ damus et contenti sumus, quod permittatis, ipsum videre, „ quaecumque privilegia seripturas, et jura voluerit. Ita „ tamen quod de dietis privilegiis, juribus et seripturis nihil „ eum permittatis accipere, sed illis visis quantum volue-;>rit omnia ipsa privilegia et seripturae, ibi sunt ad prae-„ sens prorsus debeant remanere. Data in nostro ducale „ palatio die s^ptima Julii indic. prima anno 1423„. Ex lib. privil. cumm. pag. 6f (Continua). rbemp1tijra, ' N J H F E I. Fra le mura di Pola dal lato di settentrione e 1'an-fiteatro sgorga dal terreno sorgiva abbon lante, la quale non e acqua condotta, ma naturale emissario di acqua . che fu verificata (per qu»nto ci venne detto) in regione ' superiore e propriamente nella valle che mette al san-r | tuario della B. V. delle Grazie; di che avrebbesi prova anehe in cid che 1' acqua intorbida non di rado e si tin-ge di quel colore che ha il terreno nell'Istria meri-dionale. L' emissario naturale di quest'_acqua vedesi tutto giorno ornato di opere d'arte, che risalgono al primo secolo deli' era nostra; si formo un serbatoio a semi-cerchio, nel lato piu prossiino alla sorgiva, con traver-sata a linea retta nel lato verso il mare; nella quale tra-versata si apri varco proporzionato alla colonna d'acqua, e da questa traversata fino al mare fu costrutto canale regolare, traendo forse profitto deli' acqua per qualche opifizio siccome dur6 fino a tempirecenti per uso di mola. L'opera e tutta a grandi massi di pietra calcare bene tirati e bene connessi da manifestare il tempo di loro squadratura. L'emiciclo e disposto a gradinate quasi teatro; or sono cento anni, chiudevasi 1'emiciclo nella parte superiore con parete marmorea nella quale erano scolpiti bassorilievi; i quali vennero levati da non so quali inglesi e portati oltremare. I quali, se e lecilo di dedurre dal tempo di decorazione di questo Ninfeo, e dal materiale riconosciuto per marmo greco da intelli-gente persona che lo vide, non dovrebbero essere stati di cattivo lavoro. II Ninfeo di Pola e ora rinchiuso en-tro ed.fizio alzato per liberalitž deli' imperatore France-sco I, e di Carolina, edifizio che e destinato a coprire la fontana. Singolare coincidenza! Anehe in Trieste a breve distanza dalle mura della citta romana, in settentrione, ed a breve distanza dal mare vi aveva sorgiva altra-volta abbondantissima a segno da far muovere mola da macina, ora diminuita per movimenti di terreno e scavi di pozzi fatti nei dintorni; e per altre cause che non occorre toccare. I nostri vecchi la dicevano fontana di S. Niceforo, credendo che questo santo vescovo di Pe-dena vissuto nel 524 1'avesse suscitata miracolosamente, quando recandosi a giustificazione di calunnie dinanzi al Patriarca di Aquileja, passo per Trieste. Nel secolo passato, venuto il vezzo di prediligere le voci del volgo, ed a preferenza dei rustici campagnuoli, lo dissero la Fontana della Zonta, nome questo che si dava al vinello secondo; e tanto era il vezzo non ancora cessato che la contrada pella quale passava il rivo forinato da questa sorgiva, o che nella lingua marittima dicono valle, essendosi detla valle del Rivo o Valderio, la scrissero BAVDARIV imitando la pronuncia di chi ignora e non puo digerire P italiano. Intorno il 1820 si rifece P edifizio che copriva la sorgente, dandogli la forma di antico battistero, forma ottagona ripetuta nella cupola della chiesa di S. Maria Maggiore, imitando lo stile usato nel tempo dei Longo-bardi per tali alzati. In corso di costruzione P edifizio crollo repentinamente; e Pinvestigazione delle cause del crollo (per la responsabilita che ne doveva avere 1'ap-paltatore deli' opera) fe' conoscere che intorno la sorgente v' erano antiche gradinate disposte a semicerchio formate in pietra; coperte da terriccio, non conosciute quando si volle ricostruire P edifizio. Anehe in Trieste v'era Ninfeo simile alfatto a quello di Pola.