ANNO Vili. Capodistria, 16 Febbraio 1874. ■I(t0 9 N. 4. LA PROVINCIA giornale degli interessi civili, economici, amministrativi DELL'ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Atti ufficiali della Società agraria istriana. N. 47. AVVISO. Avendo la sottofinnata Presidenza ricevuto domanda, da alcune Società agrarie, sulla possibilità di avere o meno, per la campagna serica di questo anno, luon seme bachi qualità gialla nostrana a sistema cellulare, confezionato in provincia; si rivolge essa ai produttori del paese, onde vogliano comunicarle entro dieci giorni quei dati necessari per poter corrispondere alle domande piudette ; facendo conoscere iu pari tempo a quantità di cui potrebbero disporre, e il relativo »rezzo. Rovigno 9 Febbraio 1874. LA PRESIDENZA ad N. 31. AVVISO. Secondo una relazione pervenuta al Ministero di igricoltura da un Comitato costituito in Brema, quivi nel Parco.di Città e dal giorno 13 fino al 21 Giugno corr. anno si terrà una esposizione internazionale agricola di animali, oggetti relativi alla selvicoltura ed alla caccia, prodotti agricoli e manufatti tecnico-agricoli, macchine ed istrumenti agrari, prodotti d'orticoltura e vinicultura e finalmente produzioni , di investigazioni scientifiche nel campo delle succitate ripartizioni. Siccome dai programmi presentati dal suddetto Comitato, questa Esposizione potrebbe riescire di somma importanza per l'Agricoltura e per 1' Industria agricola, così viene raccomandata la partecipazione a " > esposizione. 1 suddetti programmi sono ostensibili nell'Ufficio iel Comitato Esecutivo in Brema , Brendenstrasse N. 11. Rovigno 9 Febbraio 1874. LA PRESIDENZA Abbiamo avuto occasione di leggere la Opposizione, presentata alla I. R. Luogotenenza, della Deputazione comunale di Decani alla concessione e rispettiva investitura alla Città di Trieste, della presa d' acqua contemplata nell' Editto 5 Novembre 1873. E un documento che contiene validi argomenti espressi in modo chiaro e preciso; e di molta-importanza, nella grave questione del Risano, perchè la Spett. ■ Deputazione di Decani agisce a nome e per conto 'del Comune di Louche proprietario delle sorgenti del fiume. Per queste ragioni abbiamo stimato opportuno darne pubblicazione col permesso dello Spett. Municipio di Decani. Opposizione della Deputazione comunale di Decani alla concessione e rispettiva investitura alla città di Trieste, della presa d'acqua contemplata nell' Editto 5 Novembre 1873 N. 11691. Eccelsa i. r. Luogotenenza ! Senza pregiudizio del voto emesso dalla Dieta provinciale dell' Istria nella or chiusa sessione, col quale ia Giunta provinciale restava da lei incaricata di fare petizione all' Imperiale Governo, affinchè, in via di delegazione, venisse destinata altra Luogotenenza pella trattazione e decisione nell'argomento della presa d'acqua dalle sorgenti del Risano, deliberata dal Consiglio municipale di Trieste, il Coniuue locale di Decani insinua a mezzo della propria Deputazione comunale, entro il termine fissato dall' Editto 5 Novembre 1873 N. 11691, contro la domauda del Magistrato civico di Trieste, tenderne ad ottenere la concessione e rispettiva investitura di 30,000 m'tri cubi giornalieri di acqua dalle sorgenti del fiume Risano, le seguenti : Obbiezioni. 1. Il Municipio di Trieste chiedendo, mediante il civico Magistrato, la concessione o l'investitura rispettiva di 30,000 metri cubi giornalieri d'acqua dalle sorgenti del Risano, domanda assai più di quello che confessatamele ammettono in più luoghi la Relazione 28 Febbraio 1873 della Delegazione al Consiglio municipale, la Relazione Bürkli dell'anno 1870, e l'altra Relazione dello stesso Bürkli e degl'ingegneri Buzzi, Kiihnel e Vallon dell'anno 1870-71, faccia realmente bisogno alla detta Città, allo scopo di raggiungere l'approvvigionamento della occorrente quantità d'acqua potabile. È ammesso, infatti, da tutte queste pubblicazioni che la Città di Trieste, possa per lungo volgere d' anni soddisfare larghissimamente a tutt' i bisogni del consumo domestico, degli scopi industriali^ e di altri usi pubblici con 20,000 metri cubi giornalieri d'acqua. Se così è, come non puossi dubitare, dal momento che lo stesso Comune che chiede la concessione dell' acqua, non si perita dall' affermarlo pubblicamente, sorge quindi, per primo, spontanea l'obbiezione della insussistenza dell'accampata domanda d'investitura di 30,000 metri cubi giornalieri d'acqua dalle sorgenti del Risano, ch'equivale a tutta la portata delle medesime nei tempi di massima magra-, quandoché di rincontro a questi non giustificati bisogni della Città di Trieste, stanno quelli ben più accertati e manifesti, come si vedrà in seguito, della popolazione di questo Comune, cui la conservazioue della detta acqua è indispensabile. 2. Senonchè, anche per concedere che la Città di Trieste abbisogni per ora di 20,000 metri cubi giornalieri di acqua potabile, converrebbe premettere la supposizione che, prima di adesso, nessuno abbia pensato a provvederla di una goccia di questo prezioso elemento ; od altrimenti devesi ritenere che questo provvedimento d'acqua esageri i bisogni reali di quella Città. La prima supposizione è distrutta dal fatto che la Città di Trieste potè successivamente accrescere la sua popolazione sino a quasi 100,000 abitanti, fornendo alla medesima coi provvedimenti pubblici e privati, già esistenti, se non in gran copia, tuttavia in misura adeguata al bisogno dei giornalieri consumi, la occorrente quantità d'acqua; dunque l'asserita necessità di convogliare già ora in Città, in aggiunta alle acque pubbliche e private, ond' essa è fornita, una massa giornaliera d' acqua di 20,000 metri cubi, deve essere il risultato dì calcoli esagerati. E la prova di questa esagerazione ci viene somministrata dalla stessa Relazione delegatizia (pag. 6), la quale, nel mentre assegna per Trieste il quantitativo di circa 7 piedi di acqua per ogni individuo, ammette che un simile provvedimento sia limitato nelle più cospicue Città della Germania a 4, o tutt' al più a 5 piedi, ed in Vienna, a soli piedi 3l/s per abitante. La stessa ripartizione del giornaliero consumo d'acqua eccede i più larghi reali bisogni. — Così, nel mentre pel consumo domestico viene assegnata in Vienna la quantità giornaliera d'acqua di 34 litri per ogn' individuo, a Trieste la si vorrebbe portare a litri 60; e se per l'industria, peli' inaffiamento delle vie, e per le fontane, a Vienna si si accontentò di commisurare complessivamente il detto consumo in ragione di 30 litri per individuo, vuoisi invece a Trieste, attribuire al consumo delle industrie una quantità d'acqua ragguagliata al 50% della quantità fissata pei bisogni domestici, più altri litri 75 all'incirca per ogni individuo a soddisfazione dei suaccennati pubblici scopi; talmentechè sui 20,000 metri cubi d'acqua toccherebbe nella totalità ad ogni abitante di Trieste (facendovi ascendere la popolazione a 120,000 anime") litri 167, pari a boccali 122. — (pag. 41 della III Relazione). Pare, anzi, che gli stessi igegneri, compilatori del progetto di conduttura, abbiano presentita la possibilità di questo futuro rimprovero ; poiché, per scolparsene, soggiungono in continuazione di pagina della stessa Relazione le testuali, che qui riproduciamo: „Confrontando le cifre suindicate con quelle previste „in progetti di provvedimento d'acqua per altre città, „ei sembrerebbe che le medesime sieno esagerate ; non „si deve però dimenticare che un dovizioso provvedi-„mento d'acqua per iscopi pubblici, per inaffiamento „delle vie e per fontane salienti, causa la posizione „geografica ed il clima di Trieste, si presenta non solo „quale amenità, ma si eleva eziandio in linea igienica, „ad un effettivo benefizio. Egli è questo un punto ove „il risparmio non è indicato ; per converso un lusso serve a benefizio della popolazione*. Ora, noi non vogliamo fare certamente i conti addosso a nessuno; ma poiché la Città di Trieste non potrebbe procurarsi queste amenità e questo lusso di acqua, che espropriando questa popolazione delle sorgenti del Risano, dobbiamo naturahnente rimetterla anche a soddisfare per lo meno la parte fittizia dei suoi bisogni colle acque che le stanno a disposizione nel proprio territorio, come sarebbe, per modo di esempio, l'acqua della caverna di Trebich, la quale uguaglia in bontà quella del Recca, è abbondante molto più dell'acqua delle sorgenti del Risano, e che se anche non è acqua di purissima fonte, e di superlativa eccellenza, risponde tuttavia benissimo ai riguardi dell' igiene pubblica, e meglio ancora a quelli delle industrie, dell'inaffiamento delle vie, sciacquamelo dei canali ecc. ecc. L'espropriazione è condizionata, da un canto, alla mancanza di acqua sufficiente al bisogno dei Comuni, che a questo estremo espediente legale devono ricorrere per provvedersene; e, dall'altro canto, è limitata al loro puro bisogno, ed al fatto che gli aventi diritto possano fare senza di quella stessa acqua, che si vuole espropriare. Nel caso concreto, dunque, la espropriazione delle sorgenti del Risano non potrebb' essere contro di noi applicata, perchè, prima di ricorrere alla espropriazione fuori del proprio Comune, la Città di Trieste dovrebbe essere obbligata a procurarsi l'occorente approvvigionamento d'acqua, dacché vi sussiste la possibilità, entro al suo territorio; e secondariamente, perchè i 20,000 metri cubi d' acqua, che per intanto sarebbero da convogliarsi in Città, eccederebbero nella massima parte manifestamente il suo reale bisogno. Se poi sia questo anche il caso che gli aventi diritto all'acqua da espropriarsi possano tarne senza, ciò è quanto lo dimostreremo a debito luogo. 3°. E qui cade in acconcio di proporre un'altro quesito: può essere concessa alla Città e Provincia di Trieste, dalle competenti Autorità la espropriazione di un'acqua, che è situata nel territorio di un'altra Provincia? Noi opiniamo sommessamente di no.-— Le leggi provinciali, quand'anche si uniformino fra loro in certe disposizioni, hanno valore soltanto, entro le Provincie, per le quali furono emanate. Perchè queste leggi addivengano interprovinciali, abbisognano di altre leggi, che ne stabiliscano la reciprocità. Ora egli è bensì vero che tanto la legge provin- ciale 28 Agosto 1870 per Trieste, quanto quella della stessa data per l'Istria, sull' uso e condotta delle acque, determinano ai rispettivi §§ 36, che pegli scopi di approvvigionamento d' acqua in favore di quei Comuni, che non ne fossero sufficientemente provveduti, possano essi all' occorrenza ricorrere all' espropriazione delle acque private, o dei diritti dei terzi all'uso delle medesime; ma siccome cotale reciprocità di espropriarsi a vicenda dell' acqua fra la Città e Provincia di Trieste, e la Provincia d'Istria, non è fondata in alcuna legge, non esclusa neppure la legge dell'Impero 30 Maggio 1869, la quale contiene soltanto i canoni generali riservati alla legislazione dell'Impero intorno al diritto sulle acque, canoni questi che si resero operativi appena colla promulgazione delle relative leggi provinciali, nelle quali vennero essi trasfusi; così ci parrebbe anche abbastanza chiaro che, inquantochè una espropriazione delle sorgenti del Risano si rendesse necessaria per assecondare la domanda del Municipio di Trieste, la medesima non troverebbe la sua giustificazione nelle leggi precitate. 4°. L'editto luogotenenziale, per non urtare in questo scoglio, ama girarlo di fianco, dichiarando pubbliche le acque del fiume Risano. Con altre parole : l'Eccelsa i. r. Luogotenenza vindica al dominio pubblico la proprietà delle acque, che sarebbero destinate all' approvvigionamento della Città di Trieste; e poiché, per effetto di questa vindicazione, sarebbe lo Stato quello che ne avrebbe anche il diritto di libera disposizione, essa Eccelsa i. r. Luogotenenza mira ad escludere con ciò antecipatamente l'idea di una espropriazione privata. Ma qui confondesi evidentemente le acque del ìume Risano, colle sorgenti dello stesso nome. Imperciocché la domanda del Municipio tergestino non sia già diretta a conseguire la concessione, e rispettiva investitura di 30,000 metri cubi giornalieri d'acqua dall'alveo del fiume Risano, le cui acque o costituiscono un bene pubblico, in forza del § 2, o riguardo alle quali può reggere almeno la presunzione legale che siano di dominio pubblico, a sensi del successivo § 3 delle legge provinciale succitata, valevole per l'Istria ; ma tenda invece ad ottenere tale concessione ed investitura dalle sorgenti del fiume Risano, prendendo per conseguenza l'acqua alle sorgenti stesse, e non in altro sito del fiume medesimo. Ora conviene sapere che queste sorgenti si at-trovano in un fondo, eh' è di proprietà del Comune censuario di Louche, frazione di Besovizza; che l'acqua che sgorga dalle medesime, forma dapprima un baciuo della periferia di 250 Klafter all'incirca; percorre indi, in un canale, il fondo comunale per la lunghezza di Klafter 47 ; e che a questo punto abbandonando esso fondo, entra poscia in altro attiguo fondo di privata proprietà. La piudette sorgenti, che concorrono ad alimentare il fiume Risano assieme ad altre sorgenti minori, ed alle molte acque torrentizie, che lungo il suo corso gli tributano le proprie acque, non costituisco, dunque, un bene pubblico, ma appartengono invece, pel disposto dal § 4 della legge provinciale prementovata, al possessore del fondo; ed essendo per conseguenza l'acqua di esse sorgenti una próprietà comunale, non potrebbe venire ad altri conceduta, senza privarne in pari tempo il proprietario Comune. Di questa proprietà delle sorgenti in discorso la Deputazione comunale di Decani fa quindi amplissima e solenne riserva per conto e nome del Comune di Louche, da essa rappresentato, contro codesta Eccelsa i. r. Luogotenenza, che nell' editto 5 Novembre 1873 N. 11691 le ha per lo contrario qualificate come di dominio pubblico ; e si riserva per conseguenza anche ogni opportuno rimedio di diritto, pel caso che in questa sede di giudizio non venisse esplicitamente riconosciuta questa proprietà comuuale. 5. L'editto medesimo, premesso che abbiano da restare a vantaggio degli abitanti della Valle del Risano 6,000 metri cubi giornalieri di acqua (1,000 di più della quantità determinata 4al Municipio di Trieste), da condursi mediante apposite diramazioni in quei siti che sarebbero d'accordo fissati, e premesso che sia provveduto da esso Municipio al bisogno di macinazione anche in tempi di massima siccità, mediante la costruzione di un'apposito molino a vapore di una forza motrice in cavalli corrispondente all'effettivo utile dei molini ora esistenti in tempo di siccità, dichiara, per ultimo, che non ostano in modo assoluto pubblici interessi all'opera divisata. Non abbiamo difficoltà di ammettere che coi 6000 metri cubi giornalieri di acqua, che l'Eccelsa i. r. Luogotenenza vorrebbe riservati ai bisogni degli abitanti della valle del Risano, ai quali conviene aggiungere peraltro, in tempo di siccità, anche gli abitanti dell'altipiano del Carso, che costituiscono buona parte della popolazione del Comune locale di Dollina, in tutto quindi 13,000 abitanti all' incirca, nonché altri 15,000 capi di bestiame, i quali vengono dal più, al meno, tutti abbeverati nell'acqua del fiume Risano, allorquando tutt'all'intorno mancano le altre più vicine acque, sarebbe forse per ora sufficientemente provveduto a questa parte dei bisogni della popolazione medesima : certamente però in guisa assai meno larga di chi, a nostro danno, pretenderebbe di privarci di questa stessa acqua, per procurarsi oltre alla soddisfazione degli eventuali bisogni, anche delle amenità. Notiamo subito però che, malgrado quest' ammissione, noi avversiamo la progettata conduttura d'acqua anche pella ragione che, non avendo troppa fiducia nella esattezza delle misurazioni eseguite delle sorgenti del Risano, noi consideriamo questa conduttura, capace di convogliare 40,000 metri cubi d'acqua entro 24 ore, come una minaccia diretta a spogliarci poco più tardi anche delle rimanenti sorgenti d'acqua, che si trovano nel limitrofo territorio, come sarebbero le sorgenti di Clincizza, Bolliunz, Dollina e Covedo, sulle quali anzi il Municipio triestino ha fatto pei tempi futuri sicuro assegnamento (Vedi Relazione Ia Bürkli pag. 19, e Relazione delegatizia pag. 27, 31) ; locchè verificandosi, o per effetto di un prossimo disinganno sulla vera portata delle sorgenti del Risano nei tempi di straordinaria siccità, o perchè col vol"gere degli anni si facesse sentire il bisogno di allargare maggiormente il provvedimento d' acqua pella città di Trieste, tutto il provvedimento d'acqua che sta a disposizione di questo vasto circondario pei bisogni economici della popolazione, corre evidente pericolo di esserle tolto, od almeno di molto scemato; con che anche i predetti 6000 metri cubi d'acqua tanto meno basterebbero, pella evenienza di un tale caso, a soddisfare questa parte dei bisogni della popolazione suddetta. Ma egli non è per questo motivo soltanto che la sottofirmata Deputazione comunale deve vivamente opporsi alla presa d' acqua in parola. Imperciocché, sottraendo dal fiume Risano la giornaliera quantità di 30,000 metri cubi d'acqua, ella è ormai cosa accertata che, nei tempi di ordinaria magra del fiume, i molini esistenti lungo il medesimo in N. di 38, se ne risentirebbero gravemente così, da non potere più lavorare, ammenoché non si perfezionassero gli opifizi stessi, e si costruissero degli appositi serbatoi lungo il corso del Risano (Relaz. IIa degl'Ing. Bürkli, Buzzi, Yallon e Kiihnél pag. 44) ; e che, nei tempi di più, o meno, intensa siccità, dovreb-besi sospendere ogni attività dei molini medesimi, per mancanza totale di acqua. Ora, per tacere 'anche della circostanza che i molini posti sul fiume Risano sono gli unici che assicurino nei tempi di straordinaria siccità la possibilità della macinazione delle granaglie per gli usi domestici agli abitanti di considerevole parte dell' Istria superiore, non potrebbesi passare sotto silenzio il fatto, d'altronde a tutti notorio, che alla costante attività di essi molini non meno si appoggiano la industria del panifizio a scopi di commercio, e quella della fabbricazione del griso, la prima, esercitata su vastissima scala dagli abitanti dei Comuni locali di Decani, Dollina e Paugnano, e la seconda, particolare soltanto degli abitanti del Comune locale di Dollina. Ognuno che conosca, infatti, anche superficialmente queste località, non può ignorare il vasto commercio che si fa col pane, che viene giornalmente portato dalle donne sulle piazze di consumo di Trieste, Capodistria, Pirano, Isola, Muggia, Buje, Umago ecc. ecc., cui tiene subito dietro il commercio delle farine. La sola quantità dei forni basta a dare un'adeguata idea dello sviluppo, che ha preso questa industria dal panifizio nelle suddette località. Così p. e. il Comune locale di Dollina possede N. 1000 forni per la cottura giornaliera del pane, quello di Paugnano N. 119, ed altri 429 forni sonvi nel Comune locale di Decani. Senza esagerazione, si può quindi asserire che la piudetta industria del panifizio, ed il commercio delle farine, costituiscono una delle principali fonti di sussistenza di queste popolazioni, la cui cessazione, od interruzione anche temporaria, arrecherebbe per conseguenza a quest'ultime un rilevante danno economico. E ciò dicasi ugualmente della fabbricazione del griso, la cui produzione annua si fa consistere in 8000 braccia all' incirca ; avvegnaché essendo forniti alcuni molini del Risano dei battitori della lana con apposita ruota, anche questa produzione, da cui trae mezzo di guadagno un grande numero di famiglie fra le più povere della campagna, rimarrebbe distrutta col fatto stesso della inoperosità del molini medesimi. Rimpettò, dunque, alla certezza che, colla presa di 30,000 metri cubi giornalieri di acqua dalle sorgenti del Risano, i molini lungo il medesimo sarebbero condannati all' inazione completa per più mesi dell' anno, e precisamente in quelli, nei quali maggiormente interesserebbe alla generalità che fosse assicurata la macinazione, e che l'officiosità del maggior numero dei molini stessi sarebbe resg, egualmente molto dubbiosa anche nei tempi di ordinaria magra del fiume, ad onta dei consigliati miglioramenti nel loro meccanismo, e della raccomandata creazione di appositi serbatoj lungo il corso di Risano ; la sottofirmata Deputazione comunale deve considerare la divisata conduttura d' acqua come inconciliabile affatto colla tutela dovuta agi' interessi economico-agricoli ed industriali di questa popolazione, e quindi in opposizione assoluta cogl' interessi pubblici di questo Comune. È ben vero che per rendere più agevole alla città di Trieste il conseguimento dello scopo propostosi come sopra, e tentarne la conciliazione coli' interesse pubblico del territorio che verrebbe privato dell' acqua, e quindi anche del benefizio della macinazione dei grani nei molini esistenti sul Risano, l'Eccelsa i. r. Luogotenenza, probabilmente in seguito a successivi taciti accordi, non però ancora accettati, che si sappia almeno, dal Comune di Trieste, mette in vista la riserva di questo, la quale per conseguenza non sarebbe neppure elevata ad obbligo, di costruire, in sostituzione dei molini presenti, un molino a vapore, capace a soddisfare, nei tempi di siccità, ai bisogni della macinazione in quella precisa misura, in cui si prestano gli attuali molini. Ma, ammessa anche la disposizione a far ciò del Comune di Trieste, noi dobbiamo, primieramente osservare che nessuna legge ci obbliga a cedere uu acqua, di cui noi stessi abbisogniamo come mezzo ad alimentare le nostre industrie, a conservare i nostri commerci, ad assicurarci in ogni tempo, e per qualunque straordinaria evenienza di siccità, la macinazione delle granaglie pei consumi domestici, ed a migliorare semprepiù -la nostra agricoltura, per ricevere in compenso di tutto ciò una forza motrice a vapore. Secondariamente, dobbiamo far presente che questo molino a vapore non surrogherebbe la comodità dei molti molini, e delle numerose macine, che stanno ora a disposizione del pubblico, potendo attualmente, con acqua normale, lavorare nei molini del Risano contemporaneamente N. 136 macine, ed in tempo di siccità da N. 36 sino a 57 macine. In terzo luogo, notiamo che nessuno, e probabilmente neppure il Comune di Trieste, vorrà assumere la garanzia della perpetuità della macinazione a vapore mediante 1' offertoci molino ; quandoché, per lo contrario, secondo ogni verosimiglianza, sarà perpetuo il benefizio d 11'uso dell'acqua del Risano, come forza motrice. In quarto luogo, non conviene dimenticare che questa forza motrice la ci viene ora gratuitamente somministrata dalla natura ; mentre la forza motrice a vapore dev' essere appena artifizialmente creata, col-1' impiego di una spesa più, o meno, rilevante, a seconda delle circostanze. In quinto, ed ultimo luogo, osserviamo ancora che un molino a vapore non si presta punto, sotto l'aspetto economico, alla macinazione del grano a piccole partite da mezzo ad 1 staio, che qui sono le più frequenti, e che le continue interruzioni di lavoro che da ciò ne conseguiterebbero, andrebbero a scapito del pubblico, che ricorrerebbe ad esso molino perchè dovrebbero necessariamente trovare l'adeguata compensazione in una elevazione della tariffa di macina, al dissopra delle stesse spese occorrenti all' esercizio del molino medesimo. Noi, dunque, dichiariamo senza esitanze, di respingere questo mezzo di transazione che ci viene messo ili prospettiva dall' editto luogotenenziale, siccome quello che nuli' altro sarebbe che un semplice palliativo del momento, e che non ci compenserebbe punto di tutt' i danni presenti e futuri, derivabili dalla esecuzione della divisata conduttura d' acqua. E non accettando noi il surrogato del detto molino a vapore, nè, lo ripetiamo, stimando noi che altri abbia la facoltà d'imporcelo, per giustificare in qualche guisa che interessi pubblici non ostano in modo assoluto alla conduttura suddetta ; la naturale conseguenza dell' accoglimento della domanda porretta dal Civico Magistrato sarebbe quella che, se nei riguardi della città di Trieste, per servirci delle parole dello stesso editto, non esisterebbero nemmeno dubbi che si possa conseguire lo scopo prefisso nel modo indicato (§ 80 della legge stessa) ; nei riguardi, invece di questo, e d«i Comuni limitrofi, principalmente interessati nella conservazione delle sorgenti del Risano, questo scopo non potrebbe essere raggiunto che a prezzo della distruzione dei pubblici interessi di questi Comuni, e di altri Comuni ancora, situati entro a più larga zona di territorio. Laonde, concretando in una precisa domanda le suesposte obbiezioni, la sottofirmata Deputazione comunale, a sfogo anche del deliberato preso da questa Rappresentanza comunale nella seduta dei 21 Marzo 1873, prega l'Eccelsa i. r. Luogotenenza: 1.° che sia riconosciuta la proprietà civile privata delle sorgenti del Risano, e la loro appartenenza al Comune censuario di Louche, frazione di Besovizza, in armonia al disposto dal § 4 lett. a della legge prov. 28 agosto 1870 peli' Istria,- sull' uso e condotta delle acque; 2.° che sia negata al Magistrato civico di Trieste, la chiesta concessione e rispettiva investitura di 30,000 metri cubi giornalieri d' acqua dalle sorgenti predette. Dalla Deputazione comunale di Decani, 4 gennaio 1874. CORRISPONDENZE. Pisino li 10 Febbrajo. La stagione del carnovale, in cui ognuno è predisposto a fare del suo meglio nei trattenimenti di uso, dovrebbe offrirci fatti ed incidenti, da versarè una piena di corrispondenze per entrò le pagine dei giornali ; ma sempre non è così. Un tempo c' erano nei varii luoghi feste caratteristiche, divertenti quanto mai la cerchia ristretta, ora i divertimenti di stagione sono ridotti a tipo comune e le feste o festini da ballo ne sono quasi 1' unica palestra. Far cenno di tali festini, soltanto a gara di descrizione, sembrerebbe cosa che ricordi troppo il dialogo che Goldoni pone in bocca ai due vecchi che lodano la propria massaia. Ma se anche oramai non la pretendono ad essere descritte, le feste da ballo sono senza dubbio la più bella scuola che possiamo avere, a ricrear 1' animo ed in pari tempo ad ingentilire i costumi, quando vi si appalesa il senso estetico. » In certi luoghi non poca ci vuole forza e perseveranza per tener desto il sentimento del bello, del vero, del conveniente, e di allontanare tutto ciò che possa essere accetto a falsare l'educazione estetica, la quale se non si affina si ottunde, e si presenta sempre d' iufinite gradazioni. Mi concedete un à propos ? Alquanti anni fa, fui presente alla vaccinazione fatta in un villaggio. Immaginatevi un locale in cui una trentina di madri coi rispettivi bamboli, il medico, il curato, il fante comunale. Questi aveva sempre'sete, nè curavasi d' altro ; il medico avezzo a vedere ogni sorta di robe, pareva non badare che all' operazione, il curato alla vista di trenta bamboli poppanti, chi sa che razza di riflessioni andava rimuginando ; e la cosa passò liscia : ma se vi fossero capitate in quel mentre delle signorine non diverse di temperamento ma di diverso raffinamento estetico, talune non avrebbero potuto racchetarsi dalla smodata ilarità, mentre le altre più gentili sarebbero state colte da infinita sorpresa e da misericordioso compatimento, alla vista delle trenta cuffiette, stampate ed ornate per imitazione fortuita di quanto vedesi nelle città, sì che merli, fiocchi, nastrini d' ogni mole e colore con inesplicabile barabuffa s' applicarono su per le teste agli innocenti pargoletti. Ciò detto, credo essermi appianata la via per dire alcunché riguardo ad una danza vocata quadriglia dei lancieri, di cui si ha tanta smania nelle nostre feste da ballo. L' essenziale di questa danza, da quanto potetti cogliere, consisterebbe in una produzione di svariati complimenti ; ma, oh Dio ! il saper fare complimenti ammodo non è sì facile come lo si immagina chi con tutta buona volontà s'accinge di fargli. Per alcune movenze, onde non riescano scabre, angolose, caricate, ci vuole molto tirocinio, anzi bisogna esservi nati. E questa è in certo modo un' esclusività dell' alta aristocrazia o di chi bazzica nei saloni di lei. L'aristocrazia, che in questo secolo venne a cedere e a condividere tante delle sue prerogative, non invidiamola in punto complimenti, che essa poi ci lascia libero campo d'imitarla. Ma che serve; il gentiluomo rurale sia pur bello e valoroso di persona, però di quell' estetica flessibilità arrischia essere molto difettoso ; altri sarà immenso dottore, scienziato, poeta, ma dall' aver fatto il corso nella capitale e visto di gran cose, al saper fare complimenti, ci corre ! Non parlo d' altri meno favoriti d' occasioni d'apprendere, o da particolarità individuali, cioè taglio, tipo, acconciature, con cui devono accordare ogni movimento, 1' aria del volto e il risolino di rigare Somma tutto, risulta il sommesso parere che si lasciasse a parte la non facile quadriglia dei lancieri, quando si ha tanta scelta di ballabili, da far esercizio in altra guisa di altrettanto preziosi atteggiamenti e garbate maniere. *) (* Il nostro egregio corrispondente di Pisino, se l'ha presa coi lancieri. Avrà le sue buone ragioni; pubblichiamola corrispondenza perchè arriva in momento opportuno, quando il nostro mondo abbandona le gravi cure e si piglia un po' di spasso. Darà occasione a brillanti discussioni nei lieti convegni e chi sa che, senza che ne sappiamo- nulla, non si ottenga lo scopo recondito che potrebbe essersi proposto il nostro amico. (N. della Bed.) In seguito alla rettifica (Cittadino N. 11) fatta da alcuni membri della commissione distrettuale d'estimo di Capodistria, di una corrispondenza comparsa nell' Osservatore del 30 Decembre p. p., nella quale corrispondenza si esponevano in modo contrario al vero i deliberati di seduta della Commissione distrettuale raccolta per pronunciarsi sul ricorso presentato contro la tariffa di classificazione ; comparve un' altra corrispondenza sull' Osservatore del 21 Gennaio dove, come non era da dubitarsi, si voleva rettificare la rettifica e confermare quanto aveva detta la prima corrispondenza, A questa seconda corrispondenza venne risposto col seguente articolo, pubblicato nel Cittadino del 3 corr. ARTICOLO COMUNICATO. A completamento della rettifica inserita il giorno 13 gennaio 1874 nel N. 11 di questo giornale e contro r articolo apparso nell' Osservatore Triestino del 21 corrente concernente 1' una e 1' altro il deliberato della commissione distrettuale di estimo fondiario di Capodistria in riguardo al ricorso del Comune di Capodistria e Consorti contro la tariffa di classificazione, i sottofirmati credono opportuno rilevare quanto segue: Dall' ultimo articolo dell' Osservatore Triestino emerge chiaro che la rettifica inserita nel Cittadino narrava una verità coli' annunciare, che la maggioranza della commissione composta dai sottofirmati, lungi dall' approvare il parere del referente, che non appoggiava il ricorso del comune di Capodistria e consorti, emetteva voto per cui quel ricorso veniva raccomandato all'apprezzamento della commissione provinciale, e restava .proposta una diminuzione della tariffa. Questo fatto ormai indiscutibile basta per dimostrare la inesattezza de1 la prima corrispondenza dell' Osservatore 30 dicembre 1873, poiché in quella si disse elevato a conchiuso il parere del referente, mentre è in dubbio che essendo tre membri della sottoscritta maggioranza stati ammessi alla discussione e votazione dallo stesso preside della commissione ed essendo stata la validità del loro voto subordinata alla decisione della commissioue provinciale, fino a che quest'ultima, la quale dall'epoca di quella votazione fino ad oggi non fu convocata, non lo dichiari inefficace, il conchiuso preso dalla maggioranza dei votanti e non quello che favorisce la proposta del signor referente si debba ritenere per adottato. Ridotta così a suoi veri termini la quistione principale, anzi unica, se o meno cioè debbasi ritenere elevato a conchiuso il parere del referente o la proposta suffragata dal voto dei sottoscritti, cade l'opportunità di ritornare sui dettagli di cui si vuole siasi occupata la rettifica e si occupò l'articolo dell' Osservatore Triestino, poiché nulla importa quali siano stati i ragionamenti che condussero all' uno od altro parere, ma non sarà forse del pari ozioso il rilevare, che una subordinata quistione viene a compilare la suenun-ciata, quella cioè : se pel caso 1' uno o 1' altro dei voti dei sottofirmati, che quali rappresentanti comunali aderirono al ricorso, venisse invalidato, debbasi o meno chiamare il relativo sostituto ad emettere il suo. Confidano i sottoscritti che l'eccelsa commissione provinciale quando dovrà pronunziarsi sulla validità dei voti dei membri, che ad onta dell'opposizione loro fatta furono ammessi a discutere e votare, ne riconoscerà in essi il pieno diritto, poiché il fare od aver fatto parte di rappresentanze comunali, le quali statuirono il ricorso, od anche T averlo in quelle corporazioni suffragato del loro voto, non potrebbe ritenersi argomento bastante a renderli incapaci di pronunziarsi nella commissione, non potendosi ritenere la ingerenza nelle per trattazioni comunali che una anticipata emissione di parere, la quale non può togliere il diritto di riesporlo quando ed ove che sia, ne trovandosi nel regolamento (§ 9) alcuna espressione che suffraghi la loro esclusione a votare. Se la legge stabilisce Tinca- • pacità di votare in chi per rapporto di parentela od affinità, o per altre relazioni si potrebbe sospettare interessato, è chiaro che i rapporti impedienti non possono essere che personali, persuadendo così la sana logica e lo stesso regolamento, che più oltre nello stesso paragrafo parla di esclusioni in questioni vertenti in causa propria, e non potrà per certo intendersi che chi forma parte di un comune ricorrente fu eletto a suo rappresentante, o come tale abbia già espresso il proprio parere, incorra nella incapacità comminata. Con ciò sperano i sottoscritti di avere messo in bastante luce l'argomento che pella sua gravità merita di essere perfettamente esposto e perfettamente inteso. Nicolò de Madonizza — Andrea Bratti — Antonio Bartole — Francesco De Rin — Francesco Gabrieli Antonio Pauletich. Continuiamo la pubblicazione del Ricorso del Municipio di Albona presentato alla I. R. Commissione Provinciale per la regolazione della imposta fondiaria, Contro la tariffa di classificazione concretata e stabilita per la provincia dell' Istria. Inclita i. r. Commissione del Censo ! Continuazione Vedi JV. 3. L'esame della tariffa pubblicata e accolta da Co-testa Eccelsa Commissione Provinciale, da a divedere che nella sua compilazione non si presero a riflesso le più vitali circostanze e le condizioni ben distinte dei vari Distretti. È cosa notoria che i boschi del Distretto di Albona sono assai più scadenti di quelli dei limitrofi di Parenzo e Pola; è pure notorio che la spesa di taglio, legature e condotte dei fasci al mare è assai più dispendiosa in Albona che nei detti due Distretti forniti di buone e piane strade; infine ognuno sa che quand'anche i nostri fasci sieno di qualità eguale a quelli di Parenzo e Pola, pur tuttavolta nella vendita si ha una diferenza almeno di due fiorini per migliajo, e ciò per la ragione della maggior vicinanza della costa occidentale dell'Istria con Venezia e Trieste e della circostanza che da Rovigno, Pola o Parenzo si va e si torna in linea retta e con un solo vento da Venezia, mentre partendo dal Quarnero e giunti alle Proinon-tore, le barche devono attendere per proseguire un vento affatto contrario a quello che le spinse fino a quel punto. Nessuna di queste circostanze fu presa in considerazione nello stabilire le poste delle varie classi, inquantochè in quasi tutte le classi Albona e Pisino hanno prezzi o uguali o assai poco diferenti da Parenzo e Pola. Per i boschi pertanto in relazione alle cose dette ed alle risultanze e calcoli dall' Allegato sub F. si propone la seguente riduzione nei prezzi della tariffa cioè : Invece di f. 5.— nella I Classe f. 2.40 V » » 4.— « II v n 2,— w V » 3.—- » III 'li » 1.50 » J> » 2,— p IV » * 1.10 » V » 1.50 n V » n —.75 » » » 1.— Iii, VI ti ' r> —.50 »-1' - » V —.70 VII » » —.— Resta ancora a dirsi qualche cosa dei laghi e delle paludi. Solo diremo che nessun calcolo si può fare sulla presunta rendita dei laghi e paludi presso di noi e che specialmente i primi dovevano essere assolutamente esclusi da qualunque tariffazione. Delle paludi poi o non se ne fa alcun uso perchè non si possono vendere, o tutto al più si adoperano in alcuni luoghi per coprire le stalle, ma in ogni caso la spesa del taglio supera l'entrata. Se pertanto vi deve esistere anche la tariffa dei laghi e paludi la medesima sia almeno ridotta a proporzioni, esigue e tali che non agravino chi ha la disgrazia di essere possessore. Egli è perciò che si raccomandano le seguenti modificazioni cioè : Nella I Classe invece di f. 2 — f. — sol. 80 » II » » » » 1-— „ — „ 40 Dall' esame che brevemente si è fatto sulla tariffa applicata ai varii generi di coltura deve essere entrata la convinzione che il nostro Distretto di Pisino Albona è stato soverchiamente aggravato e che in quasi tutti i generi e in tutte le classi si computarono redditi che o non esistono o sono assai lontani dal vero. Albona specialmente, che per forza della consuetudine e delle circostanze è da epoca remota aggravata dal sistema colonico, il quale non può essere nè così presto, ne così facilmente mutato, è costretta a veder falcidiati in ogni maniera i meschini redditi delle sue terre. Giova ritenere che gli onorevoli membri dell'Eccelsa I. R. Commissione Provinciale conoscano e siano informati delle nostre condizioni locali. Secondo le medesime i coloni dovrebbero pei patti stabiliti contribuire al padrone la giusta metà dei prodotti delle terre loro concesse in colonia, ma pel fatto non ne somministrano neppure la terza parte. Riguardo alle granaglie, negli anni di grande abbondanza il padrone percepisce qualche cosa, ma certo non mai la giusta metà; ma negli anni critici egli può chiamarsi ben fortunato se può salvare la semente perchè il colono o per fas o per nefas, si accaparra prima della divisione quanto gli si rende neccessario pei bisogni della famiglia e per sopperire alle spese di coltura che da noi sono veramente enormi a cagione della miniera di Carpano. Che se il padrone, come ne sarebbe in diritto, volesse a spese comuni tenere presso il co- lono un sorvegliante durante V epoca dalla segatura alla divisione delle granaglie tutte, senza contare alla grave difficoltà di trovar sempre persona onesta all' uopo, non ne avrebbe il suo tornaconto a cagione della spesa troppo grande in relazione all'utile. 11 proprietario quindi suo malgrado si trova nec cessìtato di stare in balìa del suo colono se non vuole perdere la capra e i cavoli, accontentandosi di quel poco che il colono gli consegna dopo fatti i debiti difalchi prima della raccolta e appena il grano dà qualche segno di maturazione. Anche per la vendemmia succede la medesima manovra. Il colono stretto dal bisogno di notte ne antecipa una per proprio conto, e dopo chiama il padrone a partecipare alla seconda dividendo per metà quel poco che rimane. Ma neppure cogli animali il padrone è più fortunato perchè del latte delle armento e pecore non ne percepisce neppure la quarta parte, e perchè l'abitudine inveterata di rubare al padrone e tanto grande da nascondergli perfino una parte degli agnelli che di soppiato vi vengono venduti. Se a questo si aggiunga la circostanza che il colono allora quando prende possesso di una tenuta per solito manca di animali, e che il padrone deve anticipargli, senza percepire alcun interesse, il capitale, si vedrà quanto poco reddito dieno le nostre possessioni. Nè si dica che il proprietario di terre dovrebbe cambiar metodo di coltura lavorando per proprio conto, impe-rochè prescindendo da tante e straordinarie difficoltà che si oppongono al cambiamento di un sistema vigente da molti secoli, egli non potrebbe farlo perchè gli mancherebbe assolutamente la mano d'opera necessaria che presso di noi ci vien tolta come fu dimostrato dalla Miniera di Carbon fossile alla quale non possiamo fare concorrenza. Infatti mentre un minatore trova sicuro impiego e d'inverno e d' estate, e col buono e col cattivo tempo, e di giorno e di notte; mentre si vede assicurato e medico e medicine durante la malattia, ed una pensione per caso d'inabilità al lavoro, non si può ragionevolmente pretendere ch'egli abbandoni tutti questi sicuri vantaggi per dedicarsi all' agricoltura, la quale perchè tanto aggravata da imposte, da addizionali, e da altre spese0 non può offrirgli neppure la metà di tanti vantaggi. E bensi vero che la professione di minatore anticipa la vecchiaja, è bensì vero che lavorando in miniera il povero operajo arrischia ad ogni istante la propria vita, ma tutto questo non basta per distoglierlo da una professione che gli offre pronti e sicuri vantaggi. Ecco in breve tracciato il quadro dei poveri pro-prietarii di terre, i quali possono dirsi ben fortunati se in mezzo a tante lotte riescono a procacciarsi una stentata esistenza coi meschini redditi delle loro terre. Quello che finora fu detto dovrebbe a nostro credere, persuadere cotest' Eccelsa Commissione della neccessità di regolare le tariffe a norma delle fatte proposte. Tuttavia a maggiore convalidazione delle nostre osservazioni prenderemo brevemente ad esaminare un affittanza dei beni del defunto Dottor Nicolò Conte de Battiala, uomo conosciuto in tutte le Provincie e per la sua dottrina, per le sue cognizioni agricole, e ritenuto uno dei più abili amministratori. Possessore di molti terreni, egli seppe colla sua economia ed intelligenza raddoppiare le sue sostanze. Tuttociò fu premesso per dimostrare che se egli concesse in affittanza per ben sedici anni una parte delle sue terre e precisamente la sua tenuta di San Martino in Albona, giacente nei Comunj censuari di Cerre, Vettua e Cugn, a cui va pure unito il Molino di Novi, lo fece nella certezza che con tale metodo ne andava a ritrarre un maggiore vantaggio che lavorando per proprio conto. L' esame di una tale affittanza servirà luminosamente a dimostrare che il reddito di quelle terre non giunge neppure al 54 p. cento di quello fissato dalle tariffe compilate da cotesta Eccel'sa Commissione. Il Certificato rilasciato dai coeredi del defunto Dr. Nicolò Conte de Battiala che si dimette sub čr, dimostra che la possessione di S. Martino fu affittata in complesso per 16 anni cioè, i primi 7 in ragione di fiorini 3300 annui di convenzione pari fior. 3465 V A. e gli altri 9 in ragione di annui fior. 3600 di convenzione pari a fior. 3780 V. A. e quindi in medio al prezzo di annui fior. 3642 1812/16 i quali moltiplicati per 16 danno la somma complessiva di fior. 58,275. V. A. Dall' Estratto di possesso rilasciato dall' I. R. Ufficio delle Imposte di Albona che viene allegato sub H, risultano dimostrate tutte le estensioni, le Classi e generi di coltura delle terre affittate. Il certificato sub I, contiene il reddito certo del Molino di Novi degli ultimi 6 anni annesso pure all'affittanza, dal quale si può con tutto fondamento ded-durne la rendita durante l'affittanza stessa la quale per essere stata percepita dagli affittuali o morti o assenti non può essere oggi conosciuta. Diffalcato quindi l'importo di fior. 607.49 ritratto dal molino di Novi, il reddito della Possessione di S. Martino durante i quindici anni di affittanza risulterebbe di annui f. 3034. 69. Ora applicando ai fondi compresi nell'estratto sub JET, i prezzi della nuova tariffa compilata dall' Eccelsa I. R. Commissione Provinciale come sub L, e addattandola in modo equo e proporzionato alle singole classi, si viene alla conclusione che 1' affitto annuo dei 16 anni nell' importo depurato dalla rendita del Molino ascendente a fior. 607.49 in confronto dei redditi che ne risultarono dall' applicazione dell' attuale tariffa di fior. 5673.25 sta come 54 a 100, quindi con un aumento nel reddito di fior. 2638.56 annui. Qual prova maggiore di questa dell'esorbitanza dei prezzi della nuova tariffa proposta da cotesta Eccelsa I. R. Commissione? Se il Dr. Conte Nicolò Battiala fosse stato un'uomo comune si potrebbe forse credere ch'egli abbia conchiusa l'affittanza con suo danno; ma la sua vasta coltura, la sua diuturna pratica, le sue vaste cognizioni agricole, il suo grande e ben conosciuto desiderio di aumentare la propria ricchezza, danno la certezza morale che i calcoli da lui fatti riuscirono per lui oltremodo vantaggiosi. Avendo pertanto cogli addotti argomenti esuberantemente dimostrato quanto fu proposto a provarsi si presentano le Comuni censuarie di Alboua, Cerre, Ripenda, Dabrova, St. Domenica, Samberg, Vettua, Cugn, Bergod, Vlacovo, Cerovizza e Cherinenizza, aggregate al Comune di Albona e dal medesimo rappresentate a Cotesta Eccelsa I. R, Commissione Provinciale del Censo, perchè si compiaccia di riformare la tariffa di Classificazione Albona-Pisino, accogliendo quella proposta nel presente ricorso ai varii generi di coltura. DAL MUNICIPIO DI ALBONA li 24 Luglio 1873. Il Podestà Gr. Br. de Lazzarini m. p. Notizie e documenti per la conoscenza delle cose istriane. Egregio amico ! Ringrazi, prego, in particolar modo da parte mia il sig. G. B. per la spiegazione che ci diede della voce chioca nel senso usato in Istria, cioè di pozzo dei torchi da olio, destinato a raccogliere l'acqua adoperata nella spremitura, pozzo che si affitta per i rimansugli di olio che ancora contiene. È una spiegazione interessante, e perchè dà il modo d'interpretare antichi documenti, come quello da me pubblicato nel N. 23 della Provincia (1873), e perchè attesta una antica e, come capisco, tuttora sussistente consuetudine della nostra provincia. L' Istria fin dai più antichi tempi è stata, a non dubitarsi, provincia oleifera, e gli olii istriani furono meritamente lodati da Pausania, da Plinio, da Marziale e da Galeno. — Più tardi, non per volontà, ma per forza di avverse circostanze, 1' Istria decadde anche in questa, come in altre industrie, le quali adesso promettono di rialzarsi. — I torchi da olio ai tempi romani non erano presso di noi un ramo di pubblica speculazione, nè una privativa comunale o baronale, come divennero nei secoli di decadenza. — Quando 1' Istria era in fiore la spremitura delle olive era una industria legata strettamente all' agricoltura, industria privata e dirò quasi domestica. Ciascun predio o podere aveva il suo torchio, e la spremitura delle olive procedeva colla raccolta. — Di questo fatto abbiamo in casa nostra indizii non dubbii nella quantità di mole (macine) che rinvengonsi per le campagne a marina, per tutto ove si trovano avanzi di caseggiati. Io stesso ne vidi di molte nei territorii di Pola, Dignano, Valle e Rovigno, e fui assicurato che lungo il resto della zona marittima istriana abbondano egualmente. La spiegazione è interessante anche perchè nel dialetto veneziano la voce chioca, adoperata qui come in Istria in varii altri significati, manca di questo ; che altrimenti non sarebbe sfuggito al diligentissimo Boerio. Non è la prima volta però che mi accade di trovare conservate in Istria voci o significati di voci ignote o perduti a Venezia. Fra le altre, la nomenclatura delle saline, che ha tanto del latino e che man-tiensi così viva fra i salinari dell'Istria, a Venezia è perduta da lunga pezza, e non resta ormai che nei documenti più antichi. — Salaro, moravo, colio, corbolo, cavedin ecc. ecc. da salarium, morarium, callis, corbulo, cavaedium ecc. ecc. sono eredità preziose delle quali bisogna tener bene di conto. A tacere dei tesori di lingua e per conseguenza di storia patria che serbatisi nel testo dei molti Statuti municipali e nel linguaggio popolare di Gallesa-no, Dignano, Fasana, Valle e Rovigno, ogni luogo dell' Istria ha dei gioielli da portare nel sacrario della lingua comune. Come Capodistria ha il ferir, V ocar, il farmentar, il pastinar il comodo (quomodo), gli agnar i, e tanti altri ricordati nella Porta Orientale del 1859, così Albona ha il mondar il gran (nettare il grano dalle male erbe) e le monde (l1 epoca di tale lavoro ed il lavoro stesso ;) ha le vallicule (piccole valli) i tegori (tetoie per animali) da tegere, la socida o soccda di animali per società, il Sozàl quasi social, socio per coltivatore di ua podere a metadia con dovere di abitanza ; ha le regalie tributo che pagano i Sozàli o Coloni al padrone pel godimento dell' orto del cui prodotto, per patto, non sono tenuti dargli la metà, il fruo, frutto fructus, contribuzione in formaggio e ricotta proporzionato al numero delle pecore da latte, ha le jpancogole panicuocole, fabbricatrici e venditrici di pane, e tante altre, a tacere i chii clivi di Pola e il mon per monte, (Monpaderno, Mondellebotte, Mon-salese, Montreo ecc.) di tutta l'Istria. Ritenga, mio caro amico, che molte voci che ora si asseriscono di altra lingua, sono nostre istriane, antiche, originalissime. I sopravenuti, non avezzi a pronunziarle, le storpiarono col loro accento natio, e a lungo andare i nostri ne perdettero la conoscenza. Collo studio calmo e paziente bisogna rivendicarle. Altre volte 10 stesso lo confesso ho creduto, che valca e valcar o come dicono valcat, sieno voci importate. M'accorsi più tardi 'che sono nostre. Non c' è che lo scambio della g in v, come in vardare per guardare in vardia per guardia, valca e valcare valgono gualca o gualchiera e gualcare. Recentemente incontrai questa voce nel Capitolare dei Cappellai di Venezia, che è del secolo XIII. Può vederla, se vuole, in uno scritto del prof. B. Cecchetti. — Le industrie in Venezia nel secolo XIII — stampato nell' Archivio veneto tom. IV parte II — Ivi a pag. 232 troverà pure ricordata la lana d' Istria, e se scorrerà avanti coli' occhio, troverà a pag. 235 le pietre d' Istria, (Pola, Parenzo, Rovigno) ; a pag. 236, le legne d'Istria, a pag. 237, gli alberi da Trieste, a pag. 238, i panconi di Trieste, a pag. 239, il legname da' remi di Fiume, Segna, Farra, Montona ecc. Tant' è, non si può scrivere di cose venete, se non si tocchino insieme le cose Istriane. Dicono che i Morlacchi venuti qui dalla Dalmazia nei secoli XVI e XVII, o i Carniolici che scendono a marina per isvernare le loro mandre, abbiano portato in Istria le cosare o kozare, chiudende di animali minuti che si trasportano da un punto all' altro dei pascoli o altri terreni per letamarli, obbligando con esse le pecore a dimorarvi una o più notti ove più si vuole. Così dicono e sia. Ma prima delle cosare o kozare Carnioliche o Dalmate s' erano in Istria le Gasare e Casarie istriane casaria pecu-dum, come lo attestano codici del secolo XII. Tutto serve alla storia anche la vana lezione dei nomi, lo fui censurato, lo so, perchè stampai molte volte Carsano e non Chersano come comunemente si scrive il nome del castello posto tra Albona e Pedena, noto per le lotte di confine tra la Repubblica e l'Arciducato. Da prima fui condotto a tale lezione dalle etimologie ed analogie, (Carso, Carsi, Carnizze, Car-naro, Carnia, Carniola ecc.) ora ho la compiacenza di trovare che nei documenti dei secoli XIII, XIV e più oltre si scrisse Carsano ; soltanto in tempi posteriori fu introdotta la nuova e, dicasi pure, arbitraria lezione di Chersano. Nè si meravigli che sia prevalso 11 peggio. È vecchio vezzo negli uomini di vedere il meglio e di appigliarsi al peggio assai volte. Insomma sarebbe desiderabile che 1' esempio dato dal sig. G. B. sia imitato da altri. Gli antichi documenti devono essere occasione di studio, altrimenti restano lettera morta. Più si voltano e rivoltano, più divengono fecondi di storiche rivelazioni. Sarebbe desiderabile che al confronto dei prospetti e delle note di entrate, spese, prodotti, prezzi ecc. ch'io vengo, come posso, esibindo, si ponessero altri prospetti e note di epoche più recenti. Dal confronto nascerebbero nuove idee e queste aprirebbero la strada ad altre, tanto che la parola per gradi si cambierebbe in azione, si ragionerebbe cioè, e dal ragionamento ne verrebbe la cognizione, 1' amore, la pratica, la convinzione delle cose nostre, allora davvero la Provincia sarebbe non solo il registro di famiglia, com' ella con felicissima frase la definiva, ma diverrebbe il. foro dei nostri interessi, la palestra dei nostri studii, la me— saggera dei nostri pensieri. In conclusione sarebbe desiderabile, è anzi necessario ed urgente, di raccogliere, oltre i vecchi documenti, anche le voci e le frasi di dialetto che scappano. Dal materiale così raccolto e portato in pubblico il filologo, il glottologo, (il pensiero corre spontaneo all' eminente nostro Ascoli,) trarrebbe presto, non è a dubitarsi, nuove scintille di luce per illuminare anche da questo lato i più antichi secoli della nostra esistenza. L' opera del raccogliere, che par diffìcile a chi non vi si mette, incominciata s'appiana e procede agevole. Questo è proprio il caso di dire: chi ben comincia è alla metà dell' opra. Io mi sono posto un dì a notare alcuni proverbi che avevo imparato da mia madre, o sentito in Albona dal popolo. Cominciai colla speranza di farne su un centinaio in pochi giorni, aiutato soltanto da persone di famiglia, e da donne di servizio, ne raccolsi, tra proverbi e modi di dire, oltre 2000, dico due mille, non tutti di fondo Albonese o Istriano, ma se anche veneti od italiani tutti però confermati al dialetto nostro e fa-migliarissimi al popolo di Albona. — Trovandomi a Firenze li feci vedere un bel dì all' illustre Atto Van-nucci, se ne compiacque, e dopo esaminati mi confortò a pubblicarli. Avrò tempo di depurarli, di coordinarli così che possano essere presentati al pubblico ? Temo, ad ogni modo sono lì ad attestare i costumi, le credenze, le virtù, i vizii, l'indole, la coltura, la vita insomma, il pensiero del nostro popolo. Venezia 20 gennaio 1874. Suo affez.mo amico Tomaso Luciani. NOTIZIE. Il giorno 26 Gennaio ebbe luogo la Seduta della Commissione distrettuale di Pola d' estimo fondiario, onde deliberare sui ricorsi presentati dai comuni di Canfanaro, Dignano e Pola, Rovigno, Valle, contro la tariffa di classificazione. Il sig. Referente dichiarava inattendibili i ricorsi, perchè avvanzati dalle rispettive Deputazioni comunali senza la necessaria autorizzazione delle Rappresentanze, in base all'articolo XII della legge fondamentale dd. . 5 marzo 1862 e del § 29 del regolamento comunale dd. 10 luglio 1863; nonché dei §§ rispettivi dello Statuto della Città di Rovigno. Però la maggioranza dei membri accolse i detti ricorsi perchè voglia la Commissione Provinciale prenderne notizia e giovarsene onde riuscire a risultati più giusti ; salva sempre la sua decisione a dichiarare legale in relazione agli accennati paragrafi di legge, l'accettazione dei ricorsi stessi. Il giorno 2 febbraio aveva luogo il congresso generale della Società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai di Capodistria. Ci gode l'animo nel constatare l'ottimo andamento di quella società, ciò che forma uno dei più splendidi elogi della nostra classe operaia, ed è dimostrazione di vero civile progresso, per cui la nostra città deve andare giustamente superba. La società ha raggiunto il suo quarto anno di vita e possiede già un capitale in denaro di fiorini 3932. 05, e, sommato il valore dei mobili : fiorini 4333.95. L'introito nel 1873 fu di fior. 2379.23, al quale sommato il civanzo di cassa dell' anno precedente di fior. 88.33, e sottrato l'esito di fior. 1973. 84, rimane in cassa alla fine dell'anno spirato l'importo di fiorini 493. 72. Negli introiti non figurano gli incassi degli interessi delle cartelle del prestito nazionale scaduti il 1 Gennaio e che ammontano a 80 fiorini. Furono distribuiti durante l'anno per giornate di malattie N. 1275, fior. 982. 36. Il numero dei soci arriva a 196 ordinari, tutti in perfetto ordine coi pagamenti alla fine dell'anno; il numero degli esclusi per arretrazione fu limitato assai : per cui si può dire che i nostri operai hanno saputo dare un bell'esempio di puntualità, malgrado le critiche circostanze dell'annata. Nel congresso olire che avere approvati i conti consuntivi e preventivi pel 1874 ; si è deliberato di affidare il servizio sanitario ad un medico apposito stipendiato. La massima era un desiderio di ancora quando si è istituita la società, ma appena oggi si è potuto metterla in pratica incontrando i desiderii del maggior numero dei soci. Un apposito regolamento dirigerà il servizio del medico sociale. In quest'occasione l'assemblea a voti unanimi esprimeva i sensi di riconoscenza verso il corpo medico della città, per il servizio fin ora prestato gratuitamente a vantaggio della società. Ci siamo procurati dati positivi riguardanti il fatto accaduto al brich "Istria, „ cap. R. V. Zagabria, appartenente all'Associazione marittima istriana, e che non fummo in tempo di inserire nel numero precedente. Dopo aver atteso oltre 15 giorni a Troon, carico di carbone, quel naviglio faceva vela la mattina del 17 gennaio p. p. per l'isola Trinidad (Antille) già noleggiato con zucchero da quel porto per l'Inghilterra. Distante otto miglia circa dal porto di partenza, e precisamente alle 3% ant. del giorno seguente, venne in collisione collo scooner inglese "Surf, „ il quale gli arrecò danni da prora, rompendogli il tagliamare 1' asta e buonpresso, sicché aperse tosto una forte via d'acqua che a stento si poteva superare mediante le pompe, correndo grave pericolo di sommergersi. Così malconcio si diresse verso il porto di Troon in vista del quale venne in suo soccorso l'equi-* paggio del barck aust. ung. "Sloboda„ nonché quelli d' altri navigli italiani colà ancorati. Una perizia ordinò 1' immediata scaricazione di gran parte del carico per far entrare poscia il bastimento nel dock asciutto e visitare il suo fondo. Dalle deposizioni fatte risulta chiaramente la colpa dell' Inglese e ciò emerge anche da quella del capitano del "Surf,, il quale asserisce che già da dieci minuti correndo in poppa, aveva scorto 1* "Istria, che con vele basse, navigava a traverso mentre imperversava tempo burrascoso, avente i voluti fanali in pieno ordine. I danni riportati dall' Istria sembra non essere di quella importanza che a prima vista appariva e dovranno al certo venire indenizzati da chi ne fu la colpa essendo già stati incominciati all' uopo i passi necessarii. COSE LOCALI. Non ci voleva di meno della avveduta perseveranza della direzione teatrale onde vincere uno ad uno tutti gli ostacoli che si opponevano alla venuta della drammatica compagnia Vernier. Pochi giorni prima del suo arrivo qui, una voce voleva far credere che la compagnia si fosse smembrata e che soltanto i pochi rimasti, le peggio ruote del carro, sarebbero venuti qui. Ma si è saputo ben presto che quella voce non aveva fondamento, ed abbiamo avuto il piacere di assistere ad un corso non interrotto di rappresentazioni della compagnia, completa nel suo personale. Il nostro pubblico n' è rimasto soddisfattissimo, e lo ha dimostrato col frequentare numeroso il teatro tutte le sere. Buona scelta di produzioni, molta decenza nella decorazione, vestiario ecc. ecc., quel che si dice in gergo delle quinte la messa in scena; diligente l'esecuzione; nulla che offenda— .. meno i trombini, tromboni e le trombette dell'orchestra, la quale vorrà permettere questo sfogo alle nostre orecchie intronate. E passando dalle generali a dover dire dei singoli artisti, ci riesce gradito plaudire alla graziosa signorina Antonietta Coltellini, la quale, giovanissima, con vero coraggio si è assunta le ardue parti di prima attrice. Ella sa di trovare pronte risorse nel suo ingegno, ma vi si affida troppo senza ricercare con severo studio lo spirito dell'autore. Non si contenti del facile applauso di quella parte di pubblico eh' è sempre pronto ad applaudire ; si metta allo studio sotto buona scuola e potrà riuscire una egregia prima attrice. Il sig. Vernier primo attore è una vecchia conoscenza; se avesse a memoria sempre la parte non gli mancherebbe in sul più bello, il colorito vivace e giusto. L'amoroso Sig. Cristiani riesce. Il [brillante sig. Mancinelli si è fatto la simpatia del pubblico, sopra tutto per i suoi modi garbati. Anche le altre signore e signori sanno disimpegnare abbastanza bene le loro parti. Insomma quando ci mettiamo nei nostri panni, cioè in una piccola città di provincia, dove i mezzi devono limitare le pretese bisogna dichiararsi soddisfatti ; ci auguriamo ogni anno altrettanto. Non vogliamo far punto senza raccontare che per la beneficiata della prima attrice signorina Coltellini, alcuni ammiratori avevano apparecchiata una lettera da distribuirsi a centinaja di copie, come s'usa, al momento opportuno; se non chè poco prima dell'ora del teatro, arriva un telegramma della tipografia Ap-polonio & Caprin, di Trieste, col quale annunzia che la I. R. Polizia aveva sequestrata la lettera!