ANNO XX. Oapodistria, 1 Novembre 1886. N. 21. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni meie. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporiione. — Gli abbonamenti li ricevono presso la Redazione. Concorso internazionale di apparecchi contro la crittogama e gl' insetti dannosi alle piante — Scrivono alla Perseveranza, da Firenze 23 ottobre : Come già avete annunziato, domenica fu dal nostro sindaco marchese Pietro Torrigiani inaugurata l'Esposizione degli apparecchi presentati al concorso internazionale, per 1' applicazione di sostanze anticrittogamiche ed insetticide per le piante coltivate. Il concorso si divideva in due classi: la prima per le macchine e congegni per la preparazione, il trasporto, la distribuzione, 1' applicazione delle sostanze anticrittogamiche ed insetticide; la seconda per gli strumenti ed apparecchi occorrenti all' uso dei mezzi meccanici o fisici atti a combattere le crittogame e gl' insetti dannosi alle piante. Oltre a (puasi^,—>«-erano due classi fuori concorso: una per le sostanze insetticide, liquide, polverulenti e gaz-zose; l'altra pei libri e pubblicazioni relativi alle malattie e cure delle piante devastate dalla crittogama e dagl' insetti. La Commissione, e gl' invitati — numerosi, ma non quanto sarebbero stati senza la pioggia e il cattivo tempo — visitarono l'Esposizione e la scuola di po-motologia. L'Esposizione era abbondante per parte degl' Italiani di tutte le regioni, scarsa per parte dell'estero. Lunedì vi fu la prima conferenza, che approvò le seguenti conclusioni: 1.° La peronospora colpisce maggiormente le viti coltivate in basso e scoperte, che quelle dell' alto e riparate ; 2.° Non si conosce ancora vitigni inattacabili dalla peronospora : solo tra le differenti qualità del vitigno v' è differenza di resistenza, la quale pare dipendere dall' intima struttura organica del vitigno e del suo sviluppo ; 3.° La peronospora attacca di preferenza le foglie e talora gli alti organi verdi. La forma più grave è quella che si manifesta sui peduncoli, sui fiori e negli acini. Martedì 1' Assemblea approvò la conclusione del prof. Cavazza, cioè che i rimedi gazzosi non hanno dato alcun utile risultato. Pei rimedi polverulenti, accettò la conclusione che i più efficaci sono quelli di cui fa parte il solfato di rame ; infine la seguente : la miscela di calce e zolfo e quella di calce e cenere, furono senza buoni risultati : in alcune località diede soddisfacenti risultati lo zolfo-acido. Alla conferenza di mercoledì il prof. Cavazza parlò del latte di calce e degli ottimi risultati ottenuti, ove Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Ub numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. se ne fece 1' esperienza. Dopo gravi contrasti, fu approvati questa conclusione : Fra i rimedi liquidi, il latte di ealce convenientemente preparato ed applicato, diede buoni risultati, ma il suo impiego dal lato pratico ed economico va, in molti luoghi, soggetto a gravi difficoltà. Lo stesso giorno si parlò della miscela di solfato di rame con latte di calce, detta poltiglia bordolese, se ne rotò l'efficacia e i difetti, si paragonò col liquido Aycbnaud della scuola di Montpellier, cioè solfato di ram« in soluzione dell' 1 0/0 mescolato coli' 1 0/0 di amnoniaca, il quale sporca meno le viti ; alla fine tutti, nostrani e forestieri, approvarono che, fra i rimedi efficaci e confermati dall' esperienza, i migliori sono le miscele liquide contenenti solfato di rame. Oltre alle conferenze di questi giorni i convenuti fecero esperimenti pratici colle macchine e apparecchi. Alla mattina del giorno 21, l'Assemblea visitò la stazione entomologica, alla sera vi fu pranzo generale, offerto dal Sindaco, nel locale delle conferenze, alle castine. I commensali erano un centoventi e tanto fu bella la festa data agli ospiti che ne terranno lunga memoria. Tra 1' entusiasmo universale furono fatti brindisi a S. M. il Ke e alla famiglia reale, e gli si spedì un affettuoso telegramma; al quale poi giunse la risposta telegrafica delle LL. MM. Il tramvai a vapore che portò gl' invitati dalle cascine a Firenze, era riccamente adorno di bandiere. Oggi ha luogo l'ultima conferenza e nella entrante settimana vi sarà la distribuzione dei premi, presenziata dal ministro Grimaldi. Gli studi e i lavori molto seri e importanti delle varie conferenze non si possono ridurre a sunto, quindi chi v' ha interesse deve procurarsene la relazione completa. Si può affermare che a differenza di tanti altri Congressi, questo avrà un risultato soddisfacente. Le osservazioni, gli studi profondi fatti sulle crittogame, sugi' insetti nocivi, i loro precipui caratteri, i risultati ottenuti da molti esperimenti, insomma tutto ciò che la scienza fece conoscere agi' insigni personaggi stranieri ed ai nostri uomini competenti, fu confrontato, discusso, sperimentato. Per queste conferenze si fa un passo avanti e grande per raggiungere la meta desiderata, cioè la distruzione delle crittogame e degli insetti che infestano le viti e i frutteti, o almeno la scoperta dei mezzi atti a renderli innocui. I vini dell'Istria all'esposizione di Bolzano La Rivista di viticoltura ed enologia italiana che si pubblica in Coneg'liano porta nel suo numero del 15 Ottobre, una relazione dell' esposizione di Bolzano, eh' ebbe importanza principale per la frutticoltura, e molta anche per 1' ampelografia; ma più ricca di quella delle uve era l'esposizione dei vini. „Al concorso prendevano parte (così il sig. „relatore della Rivista) il Tirolo, il Trentino, il „Goriziano, ecc. ecc. L'Istria era all'esposizione, „per quantità di prodotti, assai bene rappresentata „e i vini tipici, quali il Trebbiano, il Ribolla ed „il Moscato fra i bianchi, il Terrano ed il Refosco „fra i neri venivano esposti da molti viticoltori e „principalmente da quell' ottima istituzione che è „la stazione Eno-pomologica di Parenzo, alla quale „si deve anche un' accurata statistica della produzione t» del commercio istriano divisa per centri „di produzione. „L'Istria, da quanto potemmo rilevare dal la-„voro anzi accennato, produce circa 200,000 Ett. „di vino dei quali solo 40,000 di bianco, e della „totale produzione in provincia vengono consumati „circa 120,000 Ett. ed il resto viene espoitato „perfino nel nostro Friuli. „Generalmente i vini di questa regione si „presentavano, in quanto a preparazione, abbastanza „bene come in generale tutte le altre regioni. I „vini dell'Istria ci parvero un po' con caratteri di „rini meridionali ancora non bene tolti; un eccessivo di asprezza talvolta mascherava eccellenti „ qualità ; tal' altra era la materia colorante in eccesso se si considerava il vino come da pasto, „deficiente se lo si calcolava anche come vino da „mezzo taglio. L'Istria però è un paese sulla via „del progresso e noi non ci meraviglieremo punto „se in pochi anni la si vedesse occupare un bel „posto nell' enologia nazionale." DIGRESSIONI*) L'architetto Domenico Vergerio ! Il foutanaro della città! Aggiungerò pure che nel Libro II a c. 85 v. tra gl' Infrascripti qui fuerunt ad custodiendas nundinas ad risanum In festo s.tae mariae de mense augusti Anno MDXVIIP, tra i dieci di Porta Mazor il sesto è un D.nego schiauina — e che nel libro Q a c. 53 *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 1, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20 an. XX — Digressioni. v. ai 5 di aprile del 1875 M.ri Michael Slauina, et Ioannes Maria de monte Falcone riferiscono al cancelliere del sindicato di avere veduto e stimato taluni miglioramenti fatti nel castel Leone da D. Vrsetta q. (?) Bernardi della porta olim caporarij in castro leone. Il lodato meccanico fontanaro Magister Dominicas Vergerius dictits Slauina faber lignarius, figlio a magister Ioannes dictus Vergerijs faber lignarius egli pure de lustinopoli, fratello a magister Michael de Vergerio dictus Slauina o Schiavina (?) carpen-tarius e forse padre — v. l'ultimo istrumento — ai maestri Francesco e Zuanne Verzieri cognominati Manichi carpentari — ingegnosi soggetti che per ben sessantaquatto anni pendono dalle sitibonde labbra de' giustinopolitani — o si chiamasse piuttosto Dominicus Glanina dictus de Vergeriis, costui vorrei credere io dunque sia quel desso eh:' & ricordato dall' iscrizione sul duomo d' Isola : un pseudarchitetto qualunque, come suppose P[aolo] T[edeschi], una specie dell' odierno nostro tònico del comun, capace appunto d'ideare — ed anche di dare una mano a costruire — i due mu-raglioni sgarbati con le volte di sotto, sorregenti la facciata di detto duomo. E s'intende che l'insignis dell' iscrizione — pensando un' iperbole de' pii isolani, che riderò salva la chiesa più per merito de' due sostegni che per quello di chi gli ebbe ad ideare o a costruire, o forse altro non fece che prendere in appalto 1' opera — si dovrebbe dare a fornix piuttosto che ad architecti. Quantunque sia lecito porre in dubbio se con fornix si abbia voluto significare proprio que1 due mura-glioni. Il Naldini a pg. 331 (recte 341) dell' opera citata accenna la chiesa di s-. Maria d' Alieto ristorata nel 1553. E a pg. 343 (recte 353) dice eli" è "oggi - r-ioè ) intorno al 1700 — col gedimento d' una sola Navata compita, ed altra incoata., Quel ristauro però del 1553 ben conbinerebbe con 1' epoca in cui visse Magister Dominicus. Cui 0. F. Tommasini ne' suoi Commentari storici-geografici della Provincia dell' Istria — Ar-cheografo triestino S. I, IV, IV Commentarii della Città di Capo d'Istria, Isola Terra, pg. 352 — assevera, sempre che sia quello dico io, a dirittura architetto di tutta la chiesa, quando scrive : "La terra è piena di belle abitazioni con una chiesa di onesta grandezza divisa in tre navi, della quale ne fu 1' architetto Domenico Vergerio molto ingegnoso.» 0 ricavò questa notizia dall'iscrizione stessa? Visse il Tommasini dal 1595 al 1654. Sarebbe dunque in contraddizione la sua notizia con la seconda surriportata del Naldini — o si dee credere che imagini ormai finite le tre navate eh' erano al tempo suo tuttavia in costruzione? E però ad una delle tre navate o a tutt' e tre insieme alluderebbe l'iscrizione e al suo architetto ? — A quest' ultima domanda conviene rispondere affermativamente, s'è vera l'asserzione di quel parroco Zamarini: i due muraglioni, di cui sopra, essere stati eretti a memoria di vecchi suoi parrocchiani ancor viventi. Comunque sia, se l'architetto fu quello che dico io, l'insignis dell' iscrizione va ancor sempre attribuito a fornix. E questo Domenico Vergerio giustinopolitano non avrebbe nulla a che fare col Domenico capodis-triano e col Domenico istriano del Filarete e dell'A-verulino, vissuti, non molto, ma prima di lui. Ma sebbene, chi la consideri, non sia la Colonna Giustiniana opera così geniale neppur essa — sarebbe tuttavia troppo onore, mi penso, attribuire pur questo lavoro allo Slanina. E vi si oppone l'italici — altrimenti non so compiere quell'IT., e non IL., come già lessi, non bene, preoccupato dall' insignis dell' iscrizione isolana — che ancor meno dell' insignis là, si adatterebbe qui al mio mastro. Poi quella terza iniziale è proprio una N. e non già una S.. Dove mi scrive il Luciani, lettera citata, così press' a poco : *Nobilis non ci sta, nè Noster, elle ben capisce. Dunque? — Io ri-nuncierei al proposito di attribuire anche quest' opera a Domenico Vergerio e spiegherei D. per Domini. E, poiché a quell' epoca, come attestano mille fatti, fu costante 1' uso di premettere il nome al cognome, io cercherei un nome che cominciasse per V ed un cognome che per N.„ — Dunque? — Un altro architetto ci fa capolino fin' ora ignorato — illustre assai o poco — tale che i nostri vecchi tennero in considerazione? — Uno degli architetti she dalla Descrittione dell1 entrata in Capodistria del vescovo Agostino Valiero visitatore apostolico della provincia dell' Istria nel 1580, 7 gennaio — v. Provincia XVII 7 — evidentemente risulta vivessero a quel tempo nella città nostra? — Ma "non è improbabile poi, anzi è probabilissimo, che il monumento, specie la statua, sia stato lavorato in Venezia ; in ogni caso il disegno potrebb' essere dato e fatto in Capodistria. Ci pensi., continua a scrivere il Luciani. Come vede, io ci ò pensato la mia parte. Ad altri ormai abbandono il vanto di scoprire il mistero che s'asconde sotto il velame delli versi strani e che tanto più stuzzica la curiosità — potrebbe osservare taluno il quale non sappia nel campo dello scudetto non avrebbero trovato posto più altre lettere — che il nome doveva essere a qiW tempi abbastanza noto, se a significarlo si credettero sufficienti le sole iniziali. — 0 1' iscrizione tut-taquanta si dee inrerpretare altrimenti che come ò fatto io? (Continua) Appendice alla recensione sul Vergerio lei Ferrai SECONDO ELENCO delle famiglie Capodistriane, parenti, amiche ed avverse del vescovo Pietro Paolo Vergerio, i di cui membri, rilevati negli archivi comunali e parrochiali, vivevano nel secolo XVI con brevi cenni; compilato da Andrea Tommasich Percico Giorgio, Percica-Maria, Cav. Paolo. Non esiste. Il cav. Paolo, fratello di Pietro Percico, vescovo di Secovia nella Stiria superiore, il cui titolare risiede oggidì a Graz, eresse in questa città, sulla via degli Orti-grandi, in contrada Ponte-piccolo, un casamento divenuto di proprietà dei Tarsia e poi dei Marchesi Polesini di Parenzo, e due nel territorio, l'uno nella contrada Perariolo e l'altro nella contrada Ariolo, denominata per l'addietro Passadella. Il primo è posseduto da Marco ') Continuazione. Vedi n. 1, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 17, 20 anno corrente. Cadamuro-Morgante, il secondo fu acquistato da Francesco Michele Carali da Scio ; percui convien ritenere eli' egli vi tenesse in questa città non breve dimora e possedesse cospicua facoltà. In quale grado di parentela si sia il cavaliere Paolo trovato con Andrea e Giorgio Percico, apparenti dall' iscrizione sepolcrale, posta nella chiesa di S. Giorgio di Portole nel 1561, non si ha potuto rilevare. È certo, che qui i Percico ebbero non breve dimora, come è certo che a Portole dal secolo XVI impoi tengono domicilio ; però è ignoto se quelli ebe qui soggiornarono sieno pervenuti da Portole e poscia colà ritornati. Piatto Don Francesco, Nicolò, Laura, Luca. Estinta. Pozzo Antonio detto Visentin, Pellegrino, Gaspare, Nicolò, Fransesco. Estinta. Raffaelli Francesco, Raffaelle, Polo, Gabrielle. Si traslocò nella Dalmazia. Orsola Raffaelli nel 1770 si fece iscrivere nel registro della confraterna dei Cordiglieri come sorella. Possedeva la casa N. 204 in contrada S. Martino sulla via di S. Nicolò detta anche del Porto. Rino (Derin) Paolo, Giacomo, Fiornovella, Stefania, Giovanni, Nicolò detto Patre. Esistono varie famiglie in questa città ed a Trieste. Possedeva la sepoltura N. 70 nel chiostro di S. Francesco. Rozzo Francesco, Vian, Bernardo, Giuseppe, Giovanni. È divisa in vari rami. Aveva la propria arca nella chiesa di S. Maria degli Angeli (S. Anna). Santorio Antonio, Elisabetta, Laura, Santorio, Paola-Apollonia, Dr. Isidoro, Elisabetta-Lucia, Antonio-Marzio d'Isidoro. Estinta. Possedeva le case N. 253 in contrada Zubenaga ora d' Enrichetta Marinaz, dove nacque li 29 Maggio 1561 il celebre medico Santorio, e N. 1140 sulla strada Callegaria, di Lucia Bencich. Queste case furono acquistate nel secolo decorso da Daniele Ceriani, nativo di Clauseto, distretto di Spilimbergo nel Friuli. La cronologia universale stampata a Milano nel 1850 comprese il nostro Esculapio nel novero di quelli che fiorirono nel secolo XVII ; comprese pure il Carli tra i celebri del secolo decorso. Nella nuova chiesa dei Padri Serviti, ora magazzino di Giovanni Martissa - Carbonajo esistevano il busto in marmo del nostro Santorio ed una iscrizione lapidaria, eretti da sua nipote Elisabetta, che si trovano, il primo a Vienna, la seconda sulla facciata del Duomo, per cura del conte Giov. de Totto. Stradi Cintio, Giustina. Esistono parecchie famiglie. Quelle della classe dei pescatori conservano il cognome di Stradi, le altre della classe dagli agricoltori si denominano Destradi. Tresoldi Gregorio, Maddalena. Si trasferì nel Veneto. Tofanio (Teofanio e Tofani) Pietro, Bortola, Odorico. Estinta. Totto Francesco. Esistono due rami. Dell'uno vi sono tre famiglie, una qui, una a Trieste e la terza a Venezia. Dell'altra, una famiglia qui ed una seconda a Zara. La casa del conte Michele, morto il 1 maggio 1814, fu presa di mira dai rivoluzionari nel 1797 (quantunque i Totto non appartenessero al Consiglio nobile, che appena nel 1802 vi fu aggregato il conte Giovanni) però non ebbero il coraggio d'entrarvi, perchè il capo della loro concerìa di pelli, Francesco Coceverin, appostatosi sul pianerottolo della scala con armi da fuoco e da taglio, li intimorì colla sua voce tonante e colle minacciose parole: Entrate! vi uccido tutti!! Valle Pietro, Paola, Cristina, Vincenzo detto Cavogrosso, Caterina, Pierino-Didaco. Estinta nel presente secolo. L'ultimo fu Bartolommeo, morto or saranno 30 anni. Possedeva la sepoltura N. 13 in chiesa di S. Francesco. Vecelli Giovanni, Manetta, Antonia, Ruffino, Lucia-Fio-renza, Eufrasia. Estinta nel presente secolo. Li 27 Giugno 1800 fu tumulato il cadavere di Francesca Vecelli nell' arca della Concezione in chiesa di S. Francesco. Madre Felicita Vecelli è stata una delle ultime monache del convento di S. Biagio delle Agostiniane. Vittori Lorenzo, Giovanni, Aurelio, Marcello, Andrea, Andreanna, Giov. Batta, Omobon canonico arcidiacono, Francesco canonico, Giovanni cancelliere del vescovo Pietro Paolo Vergerio. Erano tre famiglie ora estinte, abitanti nella contrada Pusterla. La prima finì con Omobon, nella casa N. 812 di Pietro Debel-lich ; la seconda si estinse con Pietro fu Giulio Cesare, nella casa N. 802 degli eredi di Alberto Pattay ; la terza fu accennata parlando dei Sereni. Da questa ultima provengono i Vittori (Conti Capo d'Istria) di Corfù, dei quali contiene il primo numero del cessato periodico V Unione, un breve articolo. Alcuni della famiglia Capo d'Istria (Vittori) abbracciarono la religione greca, come i fratelli Giovanni, Agostino e Viaro. Dei rimasti cattolici, uno divenne canonico di quella cattedrale. Possedevano le sepolture N. 19 e 75 in S. Francesco di questa città. Zorzi (Dezorzi) Pietro, Lugrezia, Vincenzo. Esiste in più rami che portano il sopranome di Sonno, e nei secoli scorsi di Zocco. Possedeva le sepolture nella chiesa di S. Francesco N. 24 e 66. (Continua) IST o tizie Monsignor Voscovo di Parenzo - Pola ha divulgato di questi giorni una circolare, nella quale, fatta, diremmo, la storia della fondazione del Convitto diosesano di Capodistria, così si esprime: »Conscio, per molte prove già avute, della generosità, ande qui da noi e nei vicini paesi si appoggiano tutte le opere che interessano la religione e la educazione, ben lieto di aver constatato quella generale propensione pel Convitto che infuse animo a contrar debiti per poterlo approntare già coli' iminente principio del p. v. anno scolastico, — io rivolgo ora un caldo appello, una instante preghiera, non solo al venerabile Clero, agli spettabili municipi e ai fedeli cristiani della mia diocesi, ma a tutte le onorevoli Corporazioni e ai caritatevoli individui anche fuori di essa, che dividono il desiderio di formare, coli' aiuto di Dio, buoni sacerdoti a queste parti, e in generale promuovere la educazione dei giovani sulle solide basi della morale cristiana, perchè vogliano concorrere con pie offerte spontanee ai molti e grandi ed ora straordinari bisogni del mio Convitto a Capodisnria; sicché messo il medesimo fin da quest' ora in un assetto, modesto pure, ma decente, possa rendere in breve i frutti che sono propri a codesti giardini della Chiesa cattolica, frutti di benedizione e salute. »Qualunque sia l'offerta all'Istituto, sia con assegnamenti fissi che per una volta tanto, sia in danaro che in generi, sia anche 1' obolo di carità del poverello e della vedova, verà accolto con intimo affetto di riconoscenza, e, ciò che più monta, segnata da Dio nel libro della vita." Un' analoga circolare venne anche diretta dalla Giunta provinciale a tutti i Municipi della provincia, perchè vogliano assistere codest' opera del Convitto diocesano. 1— Nella seduta della presidenza della Società politica istriana, eh' ebbe luogo il giorno 10 Ottobre in Pisino, venne ricordata con atto di condoglianza la perdita del benemerito socio Pietro Cerovaz da Pinguente ; e discusse varie questioni relative a sussidi venne affidata a un comitato composto degli onorevoli Costantini Dr. Marco, Sbisà Francesco e Venier Dr. Silvestro, lo studio e ri-ferta sulla proposta modificazione del §. 1. dello statuto sociale. La Giunta provinciale, di Trieste nella seduta tenutasi il 20 del mese decorso, risolse, dietro proposta dell'onorevole Piccoli, di sollecitare il governo per la definizione della petizione della Dieta provinciale intesa ad ottenere la istituzione d'una Università italiana a Trieste. Il giorno 24 ottobre p. p. auspice e iniziatore il sig. avv. Marani, fu inaugurato in Gorizia il gruppo locale „Pro Patria." Il gruppo di Trieste era rappresentato dall' onor. Venuti. Seduta stante arrivarono alla presidenza due telegrammi, uno di questi da Roveredo, sede del gruppo centrale, l'altro dalla nostra animosa Portole. — Venne eletta la direzione con a capo il Dr. Francesco Marani, ed i rappresentanti all'assemblea generale. Si è costituito a Pirano un nuovo club nautico canottieri Salvore, e furono eletti direttori i signori Nicolò Zarotti, presidente, Lorenzo Petronio e Luigi Bosso vicepresidenti, Giuseppe Fragiacomo cassiere, Domenico Chierego segretario. L'Istria del 23 ottobre, pubblica una lettera del nostro cav. Tomaso Luciani diretta al Dr. Antonio Scampicchio di Albona, su di una aretta romana scoperta recentemente in Albona nel cortile di casa Scampicchio. Il sig. Luciani la giudica ,bella, importante, interessantissima," ed eccola come dal calco è interpretata nel-1' accennata lettera : Lucius Granius Voltimes fìlius Eufus ' Iutossicae ' Votum solvit libens merito È interessante, perchè ci fa conoscere un nuovo individuo della famiglia antico - albonese Voltimes, nota per altra iscrizione esistente già nel Comune rurale di Vettua, ora incastonata nel muro della loggia comunale di Albona ; iscrizione pubblicata prima da me ( sig. Luciani) nell1 Istria al N. 542, e dal Mommsen nel Corpus vol. III, N. 3059 : — più in- teressante ancora perchè alle divinità patrie o indigete dell'Istria ne aggiunge una nuova Intossica. Ci venne fatto di vedere la bellissima opera francese : Lcs Arts Industriels a Venise au moyen age et à la Renaissance note di G. M. Urbani De Gheltof, illustrate dai migliori artisti, opera di molto lusso, uscita a Venezia nel 1885, editori Usiglio e Diena. Il volume è diviso in tante parti quante erano, si può dire, le arti industriali a Venezia nelle epoche suddette, e precisamente : orificerie, lavori in bronzo, sculture in legno, tessuti (velluti, rasi, damaschi ecc.), tappezzerie e lavori ornamentali, ceramiche, vetrerie, lavori in ferro e in cuoio — il tutto, come si è detto, illustrato da bellissimi disegni intercalati al testo quasi ad ogni pagina, così da formare per sè soli un' opera veramente artistica. Valgano, per accertarsene, i seguenti nomi di artisti che traemmo, currenti calamo, esaminando il volume : E. Tito, E. Brugnoli, V. Bressanin, P. Orefice, E. Mainella, E. Giudici, G. Canella, S. Eosa, L. Cima, G. Carlini, A. Einaldo, L. Tessali, G. Lavezzari, G. Favretto, L. Nono, G. Allegri, A. Bianchi, D'Este, E. Benuzzi — tutta gente che vedemmo, a quando a quando, lodata pei rispettivi lavori, e molti anche premiati nelle esposizioni artistiche, sia dell' Italia che dell' estero. Ma fra questa eletta schiera di prodi disegnatori ne abbiamo omesso uno, che è nostro, istriano, e che qui vogliamo particolarmente ricordare per la bella figura che ne fa in mezzo ai suoi colleghi in arte, tanto per copia di disegni che per squisita diligenza nell'effettuarli. Intendiamo dire di Giulio De Franceschi, figlio al nostro storico, il quale primo ha cooperato moltissimo colla sua matita in codesta artistica pubblicazione così da meritare sinceramente un attestato di pubblica lode. Ce ne congratuliamo perciò di cuore col bravissimo disegnatore, al quale non potrà mancare, certamente, un brillante avvenire. (L'Istria.) La commissione esecutiva del VI congresso degli ingegneri e degli architetti italiani in Venezia, ha pub- blicato alcune circolari in preparazione al VI congresso che sarà tenuto in Venezia nell'autunno del 1887. Potranno essere ammessi al congresso ingegneri ed architetti stranieri ; e ciascun membro dovrà pagare una tassa di lire dieci, ed avra la polizza per le riduzioni di viaggio ; riceverà gratuitamente il volume degli atti. Nel mese d'agosto del venturo anno 1887 avrà luogo in Siena il concorso agrario della VII circoscrizione. Il concorso è internazionale per le machine e strumenti. — Società Alpina delle Giulie L'infrascritto si pregia di portare a conoscenza dei Signori Soci che : I) Il Programma delle escursioni pel mese di Novembre venne fissato come segue : 1. Domenica 31 Ottobre : Salita del M. Iavornik 1270.m e del M. Ee 1262.m Itinerario : Partenza da Trieste Sabato 30 corr. col treno delle 6.30 pom. oppure con quello delle 8.30 pom. per Adelsberga. Domenica 31 corr. : Salita del M. Iavornick, discesa a Circino (Zirknitz) e visita della palude Lugea. Da Circino per Eachek, Adelsberga a Präwald ove si per-nota. Lunedì I. Novembre : Salita del M. Ee. Eitorno per Präwald - Divaccia. 2. Domenica 7 Novembre nel pomeriggio : Passeggiata sulla cresta della Vena, da Òpicina a Prosecco. 3. Domenica 14 Novembra: Escursione alla volta del castello di Cristoglie. Partenza di buon mattino. 4. Domenica 21 Novembre : Escursione nel pomeriggio al M. Cocuzzo. 5. Domenica 28 Novembre: Visita alla grotta di Corgnale. Ulteriori informazioni nella Cancelleria sociale. II) Il "Comitato Grotte» à riprese le investigazioni nelle caverne di Trebiciano, Corgnale e del Monte Spaccato ; III) La Cancelleria sociale fu traslocata in Via delle Poste N. 18, P. II, e sarà aperta ai Signori Soci ogni sera dalle 7 alle 8 pom. NB. Quei Signori Soci che desiderassero prender parte attiva quali membri dei Comitati "Grotte, ed "Escursioni, sono pregati d'insinuarsi nella sede sociale. Trieste li 25 Ottobre 1886. La Direzione della «Società Alpina delle Giulie» Cose locali La vendemmia si è fatta negli ultimi giorni di settembre, e si calcola poco più della metà del prodotto; in compenso le uve furono bellissime. La peronospora comparsa subito dopo la fioritura, specialmente sui vitigni Refosco e nelle contrade più depresse, si arrestò come per incanto per la prolungata siccità. Molti avevano medicato le loro vigne col latte di calce, ma in modo imperfetto, alcuni esperimentarono le polveri con preparati di rame mandate qui dalla stazione sperimentale di Parenzo. Ma non fu possibile pronunziare un giudizio sull' efficacia degli accennati rimedi ; e restò provato che la siccità giovò assai contro la peronospora. Ricominciate le piogge e copiose rugiade nell'Ottobre, la peronospora riprese la sua forza micidiale, ed oggi si possono vedere i refoschi con le foglie accartocciate, o cadute, mentre gli altri vitigni le conservano rigogliose. Il mercato delle uve sulla nostra piazza venne aperto il 27 Settembre e chiuso il 13 Ottobre ; il quantitativo comparso e pesato fu di : uve miste chil. 112,081 prezzo medio fiorini 7.54 al Q.le refosco „ 145,574 prezzo medio fiorini 12.39 al Q.le uve scelte da tavola „ 5,945 prezzo medio fiorini _ 11.32 al Q.le assieme chil. 263,660 Appunti bibliografici In Summam Catholicae fidei contra Gentiles Divi Thomae Aquinatis elucidationes ecc. ecc..... auctore Francisco Petronio Protonotario apostolico ad instar participantium capituli concathe-dralis justinopolitani. Neapoli ex tipographia A et Salvatoris Festa 1885. Benigno lettore, se mai il latino ti allega i denti sappi che qui si tratta della famosa Somma di San Tommaso d'Aquino con ai singoli capitoli, dilucidazioni e confutazioni dei moderni errori, opera di Monsignor Francesco Petronio Preposito, Parroco, Protonotario Apostolico ecc. ecc..... E non occorre punto arricciare il naso. E ottima cosa che il clero istriano pure secondi il movimento e i progressi delle scienze teologiche, e si uniformi alle intenzioni del regnante Pontefice Leone. E Monsignor Petronio cultore di belle lettere a tempi perduti, e di studi teologici rappresenta degnamente il clero istriano. Del Petronio di fatto abbiamo un poemetto in terza rima, un po'vecchio nel concetto e col solito apparato rettorico, in fondo buono però. Ed ora ecco di lui un grosso volume di pagine trecento-sessantuna di soda dottrina e in un latino scolastico e piano per render più facile ai giovani teologi l'apprendimento delle profonde dottrine dell'Aqui-nate. E ciò, mentre moltissimi suoi colleghi, dimenticato quel po' di to ego, e to esse, appreso sulle panche del seminario caserma, o si danno a studi enologici nelle canove dell'Istria, o, forse peggio, ruminano gli articoli della Nasa Sloga. Onore dunque e lode piena all' egregio nostro Preposito. Più che dello stile perciò, e della sostanza del libro, qui ci abbiamo alquanto ad occupare del genere del libro stesso, per vedere quanto ci sia di buono e di accettabile anche dalla società laica in questo risveglio di studi nel clero. Il Sommo Pontefice, mente eletta ed uomo positivo, non aspetta, come il suo antecessore, le schiere di Maccabei, e di angeli per vincere i nemici della chiesa ; sa che il mondo morale si conquista con la scienza; vuole quindi il clero dotto ; ha aperto la biblioteca vaticana per i studi storici ai dotti ; ha raccomandato San Tommaso, ritenendo la sua dottrina rimedio a tutti i mali e confutazione a tutti gli errori delle menti agitate dalla vertigine dell' empietà (solito stile curiale questo) nelle tenebre profonde. Sta bene; ma a questo altissimo concetto, (e lo dico con la massima riverenza) causa i tempi, e le diverse attitudini e i desideri inquieti degli uomini che lo circondano, o più ancora per lo spirito farisaico e di setta che attira 1' acqua al suo mulino, non sempre corrisposero gli atti susseguenti. La biblioteca è aperta ; ma la storia a priori deve essere fatta così, e così; i documenti devono servire ad majorem. Dei gloriam, altrimenti o sono apocrifi o si mettono sotto chiave. La scienza vuol essere onorata s'intende; ma uno de' suoi più illustri cultori ; per esempio P illustre Ab : Stoppani vien tenuto d'occhio ; è uno dei pochi che con grande ingegno e conoscenza dei tempi si studia di conciliare la scienza con la fede; ma ha scritto parole di fuoco contro gl'intransigenti; e a sentire i clericali, strapotenti e i loro giornalacci, Stoppani è un eretico, e finirà male. Per rialzare il clero bisogna tornare all' antico, e studiare San Tommaso ; ma nello stesso tempo, in nome del Santo, che c'entra come il lumen Christi in sinagoga, s'intima la guerra all'illustre filosofo Rosmini ed ai Rosminiani; al Rosmini che quasi ad ogni pagina delle sue opere cita San Tommaso a sostegno della sua filosofia, al Rosmini fondatore di un sodalizio santo, ed uomo di carità insigne; ai Rosminiani vecchi sacerdoti di condotta illibata e di grande dottrina. Così si ebbe recentemente lo scandalo di un vescovo caparbio e ignorante, il quale sopprimendo un no, fa comparire panteista Rosmini, e condanna indirettamente la congregazione dell' Indice che decretò incensurabili le dottrine dell' illustre roveretano, e un ottimo e dottissimo prete, il Ci-cuto arciprete di Bagnarola nella Diocesi di Concordia nel Friuli, il quale difese la dottrina del Rosmini contro gli stupidi assalti e le matte scorribande dei nuovi Farisei. Ma tutte queste dispute teologiche, se non fanno freddo nè caldo alla società laica che ha ben altre faccende sulle braccia, pur troppo contristano i buoni credenti che sperano sempre in un sospirato accordo in Italia tra la chiesa e lo stato, tra la scienza e la fede ; e persuadono il giovane clero essere meglio, pel quieto vivere, legare l'asino dove vuole il padrone senza alcuna convinzione, e continuare pacificamente negli studi di alta enologia e scienze affini. Lasciamo adunque da parte anche noi i Ros-miniani ed i pseudotomisti ed occupiamoci di un altro inconveniente di questo esagerato ritorno all' antico e a San Tomaso. Ritornare all' antico, va benissimo, con discrezione però ; e tenuto sempre calcolo del presente, dei progressi della scienza, e dell' attuale stato della società. Tornare assolutamente all' antico in ultima analisi non vuol dire altro che rinnegare il progresso; e credere per e-sempio che l'umanità dopo San Tommaso non abbia fatto altro per sei secoli che dormire placidamente. La tendenza, il ritorno all'antico coi debiti riguardi è segno di spiriti forti, di larghe menti, che in tempi torbidi e confusi ritengono necessario fare un passo indietrò, interrogare la sapienza degli antichi per rimettersi a camminare poi con le proprie gambe. Senza di ciò il semplice ritorno all' antico ò segno invece d'ignoranza, di animuccie grette di teologastri e scrittorelli, stalattiti e stalamiti della scienza e della fede. E questo difetto lo accenno tanto più volentieri, perchè si riscontra oggi anche in letteratura. Guai a fare un passo più in là del Manzoni, guai a farsi seguaci del realismo, del buono intendiamoci, e di appagare nel romanzo, nella novella questa tendenza moderna al trionfo del piccolo sul grande, della folla sull' eroe, il bisogno d' uno studio analitico, minuto d'una passione, senza il Deus ex machina e il trionfo finale di Mardocheo coi fuochi, e con la banda; guai a render l'arte interprete delle grandi scoperte della scienza nel mondo fisico non rinnegando, lo torno a dire, il mondo morale. E non intendono che 1' arte vera, come la religione vera, si accomoda a tutti i tempi, soddisfa a tutti i veri bisogni, e perciò è cattolica come il cristianesimo ; e che il conoscere i propri tempi, e farsi il rappresentante della società, e rispecchiare con 1' arte la vita in generale, ma anche in particolare è virtù in ogni tempo dei sommi. Tornasse Dante, non immaginerebbe certo i suoi cieli cristallini, non un romanzo storico il Manzoni. Ma Dante ma il Manzoni rimarranno sempre sommi ; e i loro ciechi imitatori scimmie. E per rifarci donde abbiamo preso le mosse, lo stesso dicasi in teologia e in filosofia. San Tommaso non iscriverebbe oggi la Somma contro i gen- tili, e chi si attacca a San Tommaso per filosofare e teologizzare oggi, con quegli ibis reclibis aristotelici e le forme scolastiche fa ridere i polli. Prendete un po in mano questo volume. Misericordia infinita di Dio! Pagine 361 diconsi, trecentosessantuna, per dimostrare che Iddio esiste. E poi leggete i titoli dei capitoli. — Dio conosce le cose che non sono — Dio è uno — Dio è buono — Dio non può volere il male — Dio è vivente — Dio è vita — Sa-pevamcelo, sapevamcelo; subito che egli è (e che egli sia la ragione e il sentimento ce lo predicano) non può essere che così ; e il provarlo è inchiostro sprecato. E al povero chierico che per saper tutto questo, e che per conoscere che Dio non é corpo si ha anche a stillare il cervello con 1' algebra (pagina 95); e a studiare chi sa quanti altri volumi, io non so dar torto se manda piuttosto per vino in cantina come il famoso curato del mio San Colombano. Il qual curato visitato un giorno da due gran collaroni, da due maestri della Dottrina cristiana, perchè sciogliesse loro un dubbio sugli attributi di Dio, ebbe (e non è molto tempo) il buon senso di mandar subito in cantina la Perpetua a spillare da una botticella di un certo vino di quella collina beata, e conchiuse col dire che intanto bevessero di quel dono di Dio, e che sul conto di certi misteri bastava crédere, sentire, e sopratutto amare; e che anche lui, dopo aver tanto studiato ne sapeva come loro. Ai capitoli originali poi del libro delle trecento e sessantauna aggiungi le spiegazioni e le confutazioni degli errori, composte dall' egregio Petronio spesso opportune e ben fatte ; ma anche di sovente tirate sulla falsariga del metodo aristotelico. Così, per dirne una la storia di Virgilio profeta a proposito della famosa profezia, accomodata (sia detto qui tra parentesi a Pollione e non ad Augusto) mentre dopo il libro del Comparetti tutti sanno oggi come Virgilio avesse, e perchè la nomèa di mago nel Medio Evo; e del dono profetico (pag. 35) concesso alle Sibille perchè erano vergini. Troppo ingenuo monsignor Petronio ! Per la verginità delle Sibille io non metterei neanche la punta delle mie scarpe sul fuoco. Insomma c' è più da apprendere oggi da poche pagine degli scritti ascetici e filosofici del Rosmini, che da tutta questa Somma di San Tommaso così ridotta ad uso dei nostri poco Serenissimi Delfini. Tutto quanto si è detto non vuole essere inteso a danno della scienza teologica in generale, ed in particolare del bravo nostro Petronio al quale riinane intero 1' onore di aver risposto così alle intenzioni del Sommo Pontefice, e cercato di spiegare col suo molto ingegno, e la incontestabile cultura un libro famoso di autore famoso; ma con le forme che non sono più dei nostri tempi. Carlo Combi — Istria. Studi storici e politici. Milano. Tipografia Bernardoni 1886. Carlo Combi e l'Istria! Sono due nomi che si fondono in un nome solo. 11 titolo dice tutto; e ben fecero gli egregi collaboratori ad intitolare così la raccolta delle fronde sparte; fronde sparte sì, ma che di butto raccoltesi, si convertono in un albero forte non già di color fosco e con pomi attossicati come nella selva dantesca, ma ricco di fiori e di frutta. Il volume è dedicato ai giovani istriani. Segue un' opportuna prefazione, quindi il discorso — Carlo Combi — letto nell' Atteneo Veneto dall' e-gregio patriotta Tommaso Luciani; poi gli scritti di Carlo pubblicati nella Porta Orientale, e nei migliori periodici italiani; ultime le lettere. Il lettore vede subito che questo volume non è una raccolta di tutti gli scritti del Combi; mancano gli studi suoi letterari, alcuui di grande valore come il Discorso su Vergerio il seniore: buoni tutti. Benché anche in questi si rispecchi la vita dell'Istria, e nel comporli il Combi abbia sempre obbedito ad un concetto unico, direttivo; pure non furono accolti dai compilatori per attenersi strettamente al loro programma. Dire del valore degli scritti di Carlo, rilevarne gl' intenti è un portar ciottoli in Mugnone, e il discreto lettore comprenderà le ragioni del nostro silenzio. P. T. PUBBLICAZIONI Alla tipografia della camera dei deputati è in corso di stampa una nuova pubblicazione periodica (1887 anno I.) intitolata libro della Patria, che sarà in piccolo spazio una grande raccolta di notizie, indicazioni, dati statistici, finanziari e storico politici sull' Italia, tratti da fonti ufficiali e compendiati in un volume tascabile col metodo e nel formato dell' almanacco di Gotha. Trattasi di lavoro nuovo per l'Italia ed utile a quanti amano conoscere con esattezza, risparmio il tempo e spesa, lo stato civile ed economico e i progressi compiuti dalla nazione. Il sig. Francesco Suppan dirigente l'ufficio anagrafico della città di Pola, ha disegnato una pianta di quella città, e la fece litografare dal noto stabilimento ÒAPODÌSTKIa, Tipografia di Carlo Priora. Linassi di Trieste. Il lavoro è riuscito assai bene, e per la esattezza del disegno, e per la chiarezza della nomenclatura, e buona scelta dei colori e delle loro gradazioni. La scala della pianta generale è di 1: 4000 ;• vi si trovano uniti il bacino del porto sulla scala di 1: 36000, e la pianta dell'anfiteatro sulla scala 1: 1440, Il vademecum della ricamatrice. Abbiamo ricevuto il primo numero di questo nuovo periodico che si pubblica a Gorizia il primo ed il quindici d' ogni mese. Contiene disegni bene eseguiti e scelti con buon gusto. Notizie storiche della città di Pirano, raccolte dal prof. Luigi Morteani — Trieste, tip. L. Herrmanstorfer — Edit. Prof. L. Morteani. 1886. (Estratto dall' Arche-ogiafo Triestino). Abbiamo ricevuto e pubblichiamo : Spettabile Redazione. — Interprete dei sentimenti dei miei conterranei studenti a Vienna e degli altri colleghi italiani, la prego d'inserire nel prossimo numero della „Provincia" il cenno necrologico qui unito. Ringraziandola antecipatamente ecc. ecc. F. Costanzo Gian Donato Fonda Dopo lunga e crudele malattia moriva ieri alle 6 pom. Gian Donato Fonda, capodistriano, studente di legge in questa università. Limpida intelligenza, fine criterio, nobile e generoso cuore, a lui la morte fa redenzione. Poiché le aspre necessità della vita, al cozzo delle quali tante anime forti s'infransero, lui pure strinsero nel cerchio fatale, e lo soffocarono. Il volgo le chiama esistenze sbagliate codeste, e si stringe, compassionando, nelle spalle ; e sono strazi del core, miserie, abbattimenti, supremi martiri del corpo e dello spirito. E Gian Donato Fonda fu pure uno di questi poveri pallidi martiri. Della vita non gli rise nessun raggio soave, nessuna carezza d'una mano pia gli sfiorò la fronte pensosa, nessuna confortevole voce gli giunse a susurrargli : coraggio ! E così, solo, derelitto, si ripiegò su se stesso, e sparì via dalla vita, lui, tanto giovane, benedicendo alla morte. E noi, suoi compagni, l'abbiamo accompagnato all' estrema dimora, in questa triste giornata d' ottobre, là nel vasto camposanto : ed ora sotto il bigio cielo settentrionale questo figlio dei paesi del sole dorme, dorme del sonno eterno dei morti. Vienna 27 ottobre '86. V. M. Errata-corrige Nella Provincia del 16 ottobre, N. 20, nell'articolo Appendice alla recensione sul Vergerio del Ferrai ecc., di Andrea Tommasich, alla pag. 157, seconda colonna, linea 49 e 53, leggassi Paolan in luogo di Padovan. Pietro edit. a redat. responsaRH