ANNO IX. Capodistria, 16 Giugno 1875. N. 12. LA PROVINCIA DELL' ISTRIA, organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. ìU) Esce il 1° ed il ltì d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gra-tpitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un 1 annero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Atti ufficiali della Società agraria istriana. La peste economica e 1* agricoltura (Dall' Italia agricola) ('Continuazione Vedi pagina 1659) Tatti sanno benissimo eh' egli non vide che assolutismo, dispotismo, feudalismo e schiavitù. Dovunque privilegi che inceppavano il movimento dei popoli ; ogni sorta d'oppressione che annichilava il valore dell'uomo, ogni sorta d'ostacoli materiali e morali che arrestavano 1' umana volontà, e le sue azioni. Tatto e-ra legato da diritti e privilegi esorbitanti dei principi, delia nobiltà e del elevo. Gli operai vincolati da corporazioni piene di arbitrii, da statuti che prescrivevano lunghi tirocinii e obblighi d'ogni fatto. L'agricoltura era angariata da leggi tiranniche, oppressa da oneri servili, esausta da esazioni inique, e da rapine fiscali ; vincolata da prescrizioni assurde che credendo di assicurare le derrate colle coltivazioni obbligatorie imponevano la quantità di frumento da seminarsi, impedivano di dissodare i prati, proibivano le esportazioni dei prodotti, non tenevano conto dell' interesse privato nè della scienza, e legavano le mani al coltivatore. Poi volendo il buon mercato per forza, venivano prescritte le mète al pane, al vino, alla carne, come se non fossero le leggi naturali del prodotto e del consumo, della domanda e dell' offerta che fissano il prezzo, incoraggiano il lavoro, provvedono al bisogno ! E come se le strade rotte non difficoltassero abbastanza la circolazione degli uomini e delle merci, s'aggiungevano dovunque le sbarre che reclamavano diritti di pedaggio, dogane che esigevano visite e tasse, polizie che volevano passaporti, bolli, vidimazioni. Persino il pensiero era vincolato dalle censure, dall'indice, dalle scomuniche, dalle torture, dai roghi. Era proprio impossibile muoversi, e andare avanti. Un grido d'indignazione doveva prorompere dall'animo generoso d'un uomo illuminato, d' un amico dell' umanità, che soffriva di vederla dovunque stretta nei ceppi, e tal grido non poteva essere altro che questo; — lasciate fare, lasciate iiassarc. Un tal grido riassumeva tutti i biso- gni sociali del giorno, e quindi servì di grido di guerra a tutte le riforme economiche. Gli economisti che posero giustamente la libertà come base d' ogni altro progresso, adottarono questo grido come un dogma fondamentale. Ma intanto che Smith gridava dall' Inghilterra — lasciate fare, lasciate passare, i popoli incominciavano a fare le rivoluzioni, e facevano passare i tempi delle tirannidi, le colonie inglesi d' America per una questione economica si rivoltavano alla madre patria, e intraprendevano le guerre d'indipendenza, la Francia angariata da mille vessazioni inaugurava la sua rivoluzione proclamando i diritti dell' uomo. Un trono caduto nel sangue, l'abolizione della nobiltà, il decreto popolare che fissava l'eguaglianza dei cittadini davanti la legge fecero crollare da ogni parte il tarlato edifizio feudale; tutte le barriere che arrestavano il movimento sociale vennero rovesciate, le scienze sciolte dai ceppi ebbero libero il campo ai loro studi, e poco dopo le meravigliose applicazioni del vapore e dell'elettrico cambiarono il valore del tempo e dello spazio, rendendo impossibile il ritorno d'un passato, morto e sepolto. Adesso che non solo nulla arresta lo slancio del genio umauo, ma anzi tutto lo spinge ai suoi voli, tutto gira liberamente nel mondo, gli uomini, le cose, e le idee; la libertà è la norma delle nazioni civili; la suprema esigenza dei popoli, la solenne promessa dei Re, ora la forinola d'Adamo Smith, avendo raggiunto il suo scopo, ha naturalmente perduto gran parte del suo valore. Al suo tempo la società accasciata ed immobile aveva bisogno d' una spinta vigorosa, come il masso che sul vortice della montagna aspetta 1' urto che lo faccia discendere al piano. Ma una volta che il corpo immobile si è messo in movimento, ha più bisogno di direzione che di nuove spinte. Alcune leggi che reggono 1' universo valgono tanto per le forze fisiche che per le forze morali. Quando Galilei scopriva le leggi della gravità, e dimostrava che gli spazi percorsi dai corpi crescono come i quadrati dei tempi, questa verità matematica poteva estendersi tanto ai corpi materiali che ai corpi morali, tanto alla discesa d' un bolide che al movimento della libertà. La scoperta di Newton sulla gravitazione universale può egualmente applicarsi alla scienza economica e politica. Il princìpio della forza e della resistenza dell'azione e della reazione sono tanto necessarie al movimento regolare degli astri quanto a quello del corpo sociale. Se uu corpo immobile ha bisogno dell' impulso d'una forza per muoversi, un corpo in movimento ha bisogno d' un' altra forza per regolare il suo corso. Chiamate schiavitù l'immobilità, libertà la forza impulsiva, e legge la resistenza, e vedrete chiaramente che se la libertà è indispensabile per uscire dalla schiavitù, la legge è indispensabile per regolare la libertà. Adamo Smith trovando la società immobile ha dato la forinola del movimento; ora questa stessa forinola potrà essa servire a dirigere il moto come ha servito di stimolo per ottenerlo? — questo ci sembrerebbe un assurdo. Usciamo dalle astrazioni con un esempio volgare. Quando volete che un uomo immobile cammini, gli dite : andate avanti. Se quando l'uomo camurna gli ripetete: — andate avanti, egli corre. So quando corre continuate a dirgli : — andate avanti, egli precipita il passo, e non avendo più la forza d'arrestarsi sul margine d'un precipizio, fa un capitombolo e si rompe il collo. Ora è evidente che ottenuto il movimento bisogna cambiare la forinola, invece di continuare le spinte bisogna dirigere il moto, invece di dire:-- andate avanti, a chi cammina sarà meglio indicargli ove deve andare se a diritta o a sinistra, {mostrandogli gli ostacoli della via, i pericoli i precipizi. (Continua) CORRISPONDENZE Ferrara, giugno 1875 (rit.) L'anno scorso, quando ci siamo visti nella stupenda città delle lagune, si discorreva, se vi ricordate, del lodevole costume oggidì invalso in Italia, di solennizzare il centenario de' più celebrati suoi figli, che le ■prepararono col sublime loro genio, la presente grandezza. Ed io che veniva allora da Ferrara, ove, come sapete, da pochi anni dimoro, v'intratteneva del nobilissimo progetto vagheggiato anche qui, di festeggiare simultaneamente i due centenari dei ferraresi Girolamo Savonarola, e Lodovico Ariosto. Anzi, se ben vi rammentate, io mi offersi fino d'allora d'inviarvi uua re-Janzioncella pel vostro giornale, sperando che sarebbe accetta ai vostri gentili associati ; benché sieno essi al caso di leggere su pei giornali del Regno relazioni più dettagliato. — Dopo tanto tempo voi avrete pensato mi sia sfuggita la promessa; ma indovinate chi mi rinfrescò la memoria? . . N. E., mio vecchio commilitone di studio, il quale, dopo essere stato in parecchie città del Regno, per ricerche comparative sull'agricoltura, volle vedere anche Ferrara, che in materia di perfezionamenti agricoli non la cede a molte altre città nostre. Intendete che io voglio riferire specialmente all' inal-veamento delle acque, tema sempre tanto importante, tanto discusso, e pur tioppo spesso maudato alle calende '). ') Ferrara, sopra una superficie di ettari 2('>1000 ne conta 211000 di terreno in pianura ; il rimanente è costituito da terreni sommersi, che si vanno con grandi sforzi bonificando mercè Ed ora salto di pie pari alla relazione delle feste ferraresi. Vi sarà noto in primo luogo come allo scopo di favorire gli accorrenti, la direzione delle ferrovie dell'alta Italia abbia prorogata di 48 ore la validità normale de' biglietti, e come perciò sia stato strabocchevole il numero degli intervenuti. Nel giorno 23 del mese decorso, alle ore 9 del mattino, ebbe luogo la inaugurazione della statua di Savonarola, egregia fattura dello scultore Galletti. Innanzi ad essa stava collocato un padiglione, in cui prese posto S. A. il principe Umberto colle primarie autorità, ed il comitato della festa. Dopo il suono della musica, si scoperse fra gli applausi della folla il monumento, il quale consiste in una figura marmorea poco più alta del vero, sopra un piedestallo che ha scolpite le parole: — A Girolamo Savonarola — In tempi corrotti e servili — Dei vizii e dei tiranni •— Flagellatore. Presidente della commissione pel monumento fu il cavaliere Antonio Trotti, il quale lesse un elegante discorso, in cui fece spiccare i benefici effetti sortiti dalle dottrine del Savonarola. Si sa che la fama di questo insigne repubblicano suonò per tutta Italia, e che molti nonché alla sua innocenza credettero alla sua santità. Mi ricordo anzi di aver letto nel La Farina, come il pontefice Giulio II permettesse a Raffaello di dipingerlo nella disputa del Sacramento, collocandolo fra i dottori della Chiesa in una sala del Vaticano. Dopo il cavaliere Trotti, parlarono il sindaco marchese Varano dei duchi di Camerino, (il degno discendente di quell'Alfonso Varano, le cui " Visioni „ sono ancora apprezzate) ; il conte Peruzzi sindaco di Firenze, ed il ministro Finali in nome del Bonghi. Auche il Parlamento aveva la sua rappresentanza negli onorevoli Mangilli, Seismit-Doda, Galletti: così pure l'Università di Bologna nel suo rettore Cappellini. Tra le notabilità di grido vidi Aleardi, Prati, Mouteverde, Ar-rivabene etc. Terminata l'inaugurazione del monumento a Savonarola fu inaugurata da S. A. il principe, 1' Esposizione agraria regionale, dove il ministro Finali, dopo il sindaco di questa città, disse nobili ed ineoraggiauti parole per l'avvenire del nostro paese. — Permettetemi di ripetervi le parole seguenti, che sebbene ormai divulgate " Dall' uno all' altro mar „ non sono mai a ba-bastanza ripetute : Disse dunque il ministro che solennità di tal fatta sono un nuovo trionfo per la libertà del pensiero : che all'opera assidua di eletti cittadini, oggi^si aggiunge la potenza dello spirito di associazione, la quale sempre avanza laddove procede a gran passi la libertà ; capitali indigeni ed inglesi. I prodotti principali sono grano e canape in massima parte; i foraggi, il vino, il granoturco vengono in seconda linfa; finalmente in piccola misura si coltivano l'orzo, 1' avena, ed i legumi. Si calcola a 12 ettolitri per ettaro il prodotto del grano, ma in qualche sito si eleva anche a 20. E la provincia di Ferrar», dopo di aver messo da parte quanto occorre ai bisogni della sua popolazione pone ogni anno a disposizione del commercio circa 000000 ettolitri di nettissimo grano e c'rca 15 milioni di chilogrammi di tiglio di canape, grandemente stimato nei mercati europei. Così mentre nell' Italia, in generale, un raccolto abbondante non eccede i bisogni che di circa due mesi, un raccolto medio è insufficiente ai bisogni, un cattivo raccolto basta appena ad otto decimi della necessità del paese, il Ferrarese si trova in condizione di venire largamente in ajuto di molte altre provincie meno favorite dalla natura. -- (Dalla Gazzetta di Venezia) (Nota della Red. che tali Esposizioni sono la prova di quanto possa in un popolo libero e civile, l'iniziativa privata, anche senza la forza espausiva " cbe il governo non mancherà mai d'imprimerle. „ Tra le cose più rimarchevoli dell' Esposizione si trovavano cento e tre qualità di leguami d'opera delle provincie di Belluno e di Forlì; una bella collezione di aratri, di erpici a catena, di estirpatori, di zappe a cavallo, di rincalzatori e così via; — molti articoli di caùciu, destinati per locomobili, cinghie per trebiatrici, tubi a spirale metallica per le pompe d' acqua, per far sifoni da travasar vino, tubi per botti pneumatiche, destinate allo spurgo dei pozzi neri, ed altre cose tali da far venire 1' acquoliua a più di 1111 campagnuolo. Ma qui devo finire dovendo parlarvi ancora dell'altra bella solennità in onore d'Ariosto. Immaginatevi una vasta piazza, molto più vasta del vostro Brollo, che, a dir vero sarebbe una bella piazza d'evoluzioni. Ponetele all'ingiro una serie di colonnini eleganti, apparecchiati per l'illuminazione. Sulle finestre delle case e dei palazzi, drappi, arazzi, festoni, fiori e bandiere a mille a mille. In mezzo della piazza sopra altissimo piedestallo un'alta statua, quella del celebre poeta, dell'Omero ferrarese; di faccia la statua un ricchissimo padiglione eretto per il principe Umberto. Immaginatela ancora gremita di migliaja e migliaja di persone, tutte in silenzio, tutte animate da un solo pensiero, da un solo sentimento, ed avrete un' idea, benché sbiadita, di ciò che era la principal piazza di Ferrara all'aprirsi di questa grande solennità. Parlarono primo il deputato conte Lovatelli, poi il ministro Finali, indi il professore de Sanctis; e tutti dissero cose bellissime e toccanti; ma in ispecial modo iL de Saactis con quella forma spigliata, arguta, incantevole, per cui è riverito tra primi critici d'Italia. Finita la cerimonia inaugurale, le autorità e gl'invitati si misero in corteo, e percorrendo le vie Palestro, Giovecca, Terranuova, e Scienze, tutte imbandierate ed accalcate di popolo, portaronsi a visitare il sarcofago dell'immortale poeta nel palazzo della Libera Università. Quivi si lasciò il passo ai soli invitati, che in religioso silenzio entrarono nella sala dove giacciono le preziose reliquie di quel grande in marmoreo avello. Dinanzi a questo avello prese posto il principe Umberto; — quindi il Rettore della Università ferrarese professor Gril-lenzoui, lesse uu acconcio discorso; poi ne lesse uno a nome dell'Università romana, il professor Ciampi, ed uno a nome dell'Università di Pavia, il professor Zon-cada; finalmente il ben noto poeta Regaldi, che trova-vasi presso il monumento insieme ad Aleardi e Zendri-ni, improvvisò e disse egregiamente una bellissima poesia. — Alla sera illuminazione nella via Palestro con una serie di lumi (oltre 9000 fiamme) che cominciando dal lato destro e dal sinistro della via, salivano in una curva e s'incontravano in un vertice, che capitava nel mezzo. I colori cangiavano ad ogni quattro 0 cinque di coteste serie doppie, cosicché a guardare al fondo si vedevano una quantità di striscio di colori racchiuse l'ima nell'altra fino a perdita d'occhio. Altra illuminazione egualmente grandiosa nella piazza Ariosto. L'indomani 20 maggio, un'altra solennità, sempre in onore dell'Ariosto, nell'aula maggiore della Libera Università. Voglio dire una Accademia letteraria, dove fu rono letti bellissimi discorsi, e recitate eleganti poesie. Vi ricorderò qui soltanto due discorsi, quello del Borsari, egregio magistrato, e l'altro del de Sanctis. Il primo tratto di trovatori, di giullari, del sorgere della lingua italiana in Provenza, del culto della donna, e delle leggende cavalleresche. Cose vecchie e trattate in mille guise dai letterati, ma esposte in una forma così nuova, così splendida, da entusiasmare gli a-stauti. Del de Sanctis non vi dirò altro che incantano i suoi concetti originali, arguti, e pieni di freschezza; ei terminò il suo dire alludendo alle famose parole di quel tale, che considerava corbellerie, i divini canti dell'Ariosto 2). A vedere, diss' egli, il castello degli Estensi illuminato in onor del grande poeta, curiosi pensieri mi si suscitano nella mente;— principalmente che il cardinale, se avesse potuto risorgere per un momento, avrebbe forse creduto che si festeggiasse un qualche suo nipote, e sarebbesi bDn maravigliato se avesse sentito che la Corte Estense serviva a far ora da corteggio alle feste di quel disprezzato cortigiano, divenuto il re dell' arte. L'accademia letteraria durò parecchie ore, e negli intermezzi delle letture si udivano i dolcissimi concenti delle bande. — A sera la distinta compagnia Ciotti-Marini, diretta da Alamanno Morelli rappresentò una nuova produzione di Pietro Cossa intitolata "Lodovico Ariosto e gli Estensi, „ produzione di molto inferiore agli altri lavori di questo bravo drammaturgo. Vi si distinse per altro la simpatici Marini, attrice che a-vrete applaudito più volte a Trieste, e eh' è ormai salutata tra le più celebri. Qui fo punto, omettendo di parlarvi delle feste godute i dì successivi, quali le corse al trotto, quelle dei sedioli, il ballo di beneficenza, i fuochi d'artificio, la distribuzione de' premi agli espositori del Concorso agrario, perchè feste tali sono press' a poco le stesse ia ogni luogo. Vi saluto dunque e a rivederci tra breve. Relazione al Consiglio di agricoltura nell'adunanza 7 marzo 1875 (Continuazione Vedi pagina 1660) Idraulica agraria. In due parti d'Italia, nella provincia di Caserta e nelle Marche, si è dato mano a studi che saranno nel corrente anno seguiti da opere per la fognatura dei terreni.—La fabbricazione di tubi si era dappertutto in- 2) Il cardinale Ippolito I da Este, fratello del duca Alfonso. Sembra che le parole dette da questo cardinale fossero: " E dove, inesser Lodovico, avete trovate inai tante fanfaluche? ., (Vedi — Orlando Furioso di L. Ariosto etc. recato ad uso della studiosa gioventù dall'abate Giovacchino Avesani.) — A queste parole del porporato Estense si fanno vari commenti. Non crediamo però sieuo da prendersi in mala parte, ove consuonino a ciò che seguo: "Messer Lodovico, perchè non occupaste il vostro divino ingegno in materie più degne degli uomini, ed ai lettori sinceramente proficue ?„ Si suol ripetere, che Ippolito quant' era eccellente astronomo, altrettanto poteasi dire profano al gusto poetico. E ciò sia pure. Ma s' egli parlò con riguardo agli effetti che all'Italia recar doveva la lettura del Furioso, quel suo dire fu quasi una divinazione. (Vedi —Alcuni brani dell'Orlando Furio^ so di L. Ariosto e della Gerusalemme Liberata di T. Tasso etc. — estratto dal Manuale didattico - storico etc. — compilato dal prof. Schiavi. Venezia tip. municipale diG. Longo, 1873.) (Nota della Red.) dicata come un ostacolo grave a superare, laonde fu necessità ricorrere all'estero per l'acquisto di macchine. Alle vostre deliberazioni due proposte di premi sono presentato per promuovere le opere d'irrigazione o di bonificamento. — Un sussidio di lire 10,000 è stato accordato alla provincia eli Cosenza per la continuazione degli studi del bonificamento dell'estesa valle del Crati. — Altro sussidio di lire 2000 fu accordato al comune di Piove anche per studi di bonificazione. Vuol essere ricordata la inchiesta iniziata e condotta a buon termine per conoscere se e dove, e nel-1'affermativa in qual modo, si utilizzino a prò dell'agricoltura le acque delle fogne urbane di scolo. — È fuor di dubbio che una rilevante copia di materie fertilizzanti che riuscirebbe preziosissima per l'agricoltura va di continuo dispersa senz' alcun vantaggio nella più gran parto delle città italiane. — Dalle poche risposte finora ottenute non si può trarre alcuna conseguenza; non pare quindi il caso di anticipare considerazioni. — E frattanto il conrm. Pareto esporrà a voi i risultamen-ti di uno studio statistico, al quale intende da molti anni, in ordine al modo con cui nei diversi comuni del Regno si trae profitto dalle materie fecali. Il servizio pluviometrico nella valle del Po è quasi interamente ordinato ; 60 udometri vi furono collocati nel decorso anno; a tutto il 1874 ve ne erano in funzione 190. — Sono stati condotti a termine gli studi, sui quali dovrà ora pronunziarsi la Commissione i-drografica, per la apposizione di 15 idrometri sul Po e sui confluenti nel tratto di fiumo superiore alla immissione del Ticino nel Po. — Il servizio pluviometrico nel bacino^del Tevere si è aumentato di cinque stazioni. È stato condotto a termine lo studio per l'impianto del servizio pluviometrico ed idrometrico nella provincia di Basilicata, ed iniziato quello per le Calabrie, Citra ed Ultra Seconda. Per dieci consorzi di irrigazione fu chiesta nel decorso anno la facoltà di riscuotere le quote con i privilegi fiscali ai termini della legge del 29 maggio 1873. Meccanica agraria. Presso la scuola superiore di agricoltura in Portici fu istituito nel decorso anno un deposito di macchine agrarie, e quello che era in Bari fu trasportato ad Altamura presso quella scuola speciale di agricoltura. Al 31 dicembre 1874 si avevano nei 13 depositi governativi 595 macchine ed arnesi, dei quali 100 circa erano stati acquistati nell' anno stesso. Fra gli acquisti fatti vogliono essere ricordati 10 trebbiatrici a sistema Weill, che furono inviate in quei luoghi dove la proprietà è sminuzzata, e dove conseguentemente l'uso di esse può tornare molto profittevole. Ad aleuni Comizi fu fatto douo di macchine, o furono accordati sussidi perchè se ne provvedessero. Anche su questo argomento bisogna ricordare lo conferenze di meccanica agraria presso il Museo Industriale di Torino ; alle quali assistettero 100 soldati prossimi a lasciare le bandiere. Il Ministero ebbe cura d'indicare ai Comizi, nella di cui circoscrizione rientravano i militari stessi, i nomi di quelli che avevano tratto maggior profitto da siffatte esercitazioni. E così si va spargendo per l'Italia un numero considerevole di persone che sapranno maneggiare sii strumenti che la meccanica ci fornisce, e si va togliendo uno dei nou pochi ostacoli che alla introduzione delle macchine perfezio- nate si oppongono. E frattanto è stato disposto che presso il Museo codeste conferenze sieuo d'ora innanzi fatte periodicamente, e accessibili a tutto. Anche presso alcuni depositi di macchine agrarie, cito Altamura ed Udine, furono dettate conferenze volte allo intento di cui sopra. Silvicoltura. Argomento di gravi preoccupazioni in Italia è quello che alla coltivazione di boschi si riferisce. Le aumentate vie di comunicazione e le vendite delle numerose foreste della manomorta condurranno in poco tempo a considerevoli variazioni nei rapporti fra la superficie addetta a coltura agraria e quella addetta a coltura forestale. In molti casi questa variazione è un bene, e vuol essere favorita, ma non dee nascondersi che spesso si denudano monti e pendii che per le loro condizioni altimetriche, geologiche ed agrarie un ben inteso tornaconto consiglierebbe di conservare vestiti di quella coltivazione che la natura provvidamente vi aveva collocato. A fronte però di questo lavorio che per certi rispetti potrebbe dirsi di distruzione, viene formandosi sempre con maggior consistenza un' opinione favorevole ai rimboschimenti. — Il Parlamento fu mosso da considerazioni che collimano con siffatte opinioni, allorché esaminava il disegno che fu legge il 4 di luglio 1874, inteso a renderà obbligatoria la cultura a bosco di terreni incolti dei comuni, che per la loro specie e situazione possono, dissodandosi, influire e disordinare il corso delle acque, e produrre altri danni. Il Ministero ha dato tutto le necessarie disposizioni onde la legge venga prontamente eseguita. — E frattanto ha raccolti alcuni elementi statistici dai quali risulta che la estensione dei terreni incolti appartenenti ai comuni in monte od in collina, o in situazioni nelle quali è necessario rendere obbligatoria la coltura forestale, ascendo a circa ettari 469,337. Ai cinque Comitati provinciali forestali che esistevano se ne è aggiunto un altro nel decorso anno, quello di Arezzo, con facoltà di unirsi in consorzio con l'altro di Firenze pel rimboschimento delle terre situate sui versanti dei monti che separano le due provincie. Il Comitato di Firenze ha speso circa lire 8000 in acquisto di seuri per distribuirli gratuitamente. Quello di A-quila ha ottenuto l'approvazione di progetti di rimboschimento per ettari 2493,87, con una spesa di lire 265,715, la quale verrà fatta in diversi anni. — Il Comitato di Cuneo ha impiantato quattro vivai, ed ha eseguito un rimboschimento sopra ettari 107,50, con la spesa di lire 9985. — Per quello di Genova si è approvato un progetto di rimboschimento per ettari 180 con una spesa di lire 13,102. — Il Comitato di Messina anche nel 1874 non ha iniziato lavori; si spera però che nel corrente anno darà principio ad essi; come si darà principio in questo auuo ai lavori di un tentativo di rimboschimento con semi di Pinus Sylvestriti, Pinus Alpensis, Pinus Maritima e Spartium Junceum in quella vasta plaga del contado di Siena conosciuta sotto il nome di Crete di Siena. AH'infuori dell'opera dei Comitati forestali sono stati rimboschiti da privati e da comuni con qualche concorso del Governo ettari 2578,21,93, con una spesa di lire 38,267. Nei boschi demaniali inalienabili si sono impiantati due vivai, e rimboschiti ettari 18,40. Nell'ultimo triennio furono fatte le seguenti di- stribuzioni gratuite di piantine tratte da boschi demaniali inalienabili: 1872 ........ 239,588 1873 ........ 154,000 1874 ........ 137,000 L'obbligo imposto ai comuni di rimboschire, come dianzi si è detto, i terreni incolti che si trovano nelle coudizioni dianzi accennate ha fatto manifesta l'opportunità di predisporre le cose in modo che i comuni possano venire in qualche modo aiutati nel loro compito. Il perchè il Ministero ha deliberato di venire gradatamente fondando nelle diverse regioni d'Italia vivai e piantonai nei quali alleverebbe le piante che darebbe poscia in dono ai comuni. A Brescia un vivaio sarà iniziato col prossimo autunno. (Continua) Monografia di economia agricola (Coni. Vedi pag. 1661) 13. — Quale e il numero dei bovi da lavoro, dei cavalli, delle vacche da latte, delle pecore, delle capre, dei maiali? Divido la risposta a questo quesito, stabilendo 4 categorie di animali: la equina, la bovina, la ovina e caprina e la suina, e riguardando il complesso della Provincia : Specie equina Stalloni......................3 Cavalle......................539 Cavalli........................75 Cavalli castrati..............645 Poledri da 1 a 3 anni... 77 Muli ........................500 Asini ............1,211 Specie bovina Tori........................459 Vacche......................32,942 Buoi........................6,502 Vitelli...........12,028 Specie ovina e caprina Arieti ........... 2,076 Pecore........... 64,962 Agnelli...........14,708 Capre ...........16,223 Specie suina Verri........................35 Scrofe........................373 Maiali da ingrasso.....3,108 Maiali lattonzoli......1,831 È quasi impossibile stabilire come questo numero di animali va suddiviso nei poderi, poiché a seconda dei luoghi prepondera una specie o l'altra: ad ogui modo in ogni medio podere si può calcolare approssimativamente e sempre nei tre distretti agricoli, 1 paio buoi, 5 vacche, 12 pecore ed 1 maiale, più qualche allievo di tutte le specie. I cavalli da lavoro non si usano. 14. — A quali razze appartengono più particolarmente questi animali? I cavalli provengono per la massima parte dal Friuli e dal Trevigiano. Gli asini ed i muli sono per la maggior parte di razza indigena. La specie bovina è indigena e va grandemente migliorando : in poca parte si trae dalle valli del limitrofo Tirolo. Le vacche da latte sono scarse, ed è quasi sconosciuto l'ingrassamento dei buoi. La razza ovina è trascurata, è piccola ed a lana corta. Sarebbe desiderabile l'importazione di migliori razze. Le capre sono pur troppo indigene, e bisogna far voti che un po' per volta scompaiano, perchè sono dannosissimo ai boschi e specialmente ai germogli. La specie suina è quasi tutta d'importazione, poiché si acquistano i lattonzoli da altre Provincie si allevano fino ai 18 mesi circa, indi s'ingrassano. Le carni e le salsiccie si consumano in luogo. 15, — QuaVe il peso medio dei bovi e delle vacche ? Come si è accennato nel prec. quesito, l'ingrassamento dei buoi non esiste quasi affatto, per cui il peso di questi animali non può venire calcolato negli interessi della macellazione. Ad ogni modo, per rispondere al quesito riflettente il peso degli animali da lavoro e da latte, si assicura che in media un bue pesa circa 400 chilog. e una vacca 300 chilog. IH. — Quanto latte si ha generalmente da una vacca nelV anno ? Quanto burro, quanto formaggio e ricotta si ottiene da un ettolitro di latte ? Calcolando che una vacca fattora stia tre mesi dell'anno senza latte, e quindi moltiplicando i residui 270 giorni per 6 litri, produzione media giornaliera di una vacca in latte si ha che il prodotto annuo è di litri 1620. Si calcola che il latte pesi, in media, per ogni litro chilog. 1.022. Da un ettolitro di latte, notando che il caseificio è male organizzato e poco produttivo e che il formaggio grasso non viene fabbricato perchè si trae tutto dalle altre Provincie e dall' estero, si ricavano circa 4 chilog. di burro, 10 di formaggio magro e 5 di ricotta magra. 17. — Quanta lana si ha da una pecora; di che qualità ed a qual prezzo al chilogrammo,? Una pecora in media produce circa 3 chilogrammi di lana di qualità sufficientemente buona, ma molto corta che si vende a poco più di 2 lire al chilogramma. Se si potessero introdurre nuove razze e si migliorassero- gli ovili, che sono sucidi e mal costrutti, si potrebbe certamente avere un utile non lieve, poiché l'aria, l'acqua e i foraggi sono in generale molto adatti all' incremento di questa industria, potendo anche coi prodotti dei lanuti dar vita e sviluppo alle manifatture di panni e di mezze lane. (Continua) NOTIZIE Ci scrivono da Firenze che persona dotta e paziente ha divisato di pubblicare in un opuscolo i 400 e più dispacci di condoglianza spediti da ogui parte d'Italia al Municipio di Milano dopo l'annunzio della morte di Alessandro Manzoni, nè verranno ommessi quelli spediti dal nostro Litorale e dalla Dalmazia, ben inteso in lingua italiana. Comprenderà pure il suddetto opuscolo tutti i discorsi fatti e letti nella luttuosa circostanza in onoro del grande italiano. Il ricavato netto dell'opuscolo verrà devoluto a scopo pio. Sotizie "bacologiche e campestri Favoriti dai nostri gentili corrispondenti della Provincia pubblichiamo le seguenti informazioni: !tI»ntona. Si temeva nell'anno passato che il prezzo dei bozzoli sopra tutti i mercati e dell' Istria e del Regno, abbassatosi all' improvviso oltre ogni proporzione, avesse ad influire sulla campagna bacologica nell'anno in cui siamo. E tale avvenimento, che io reputo una sventura provinciale, ebbe pur troppo ad avverarsi — in tanto in quanto una quantità di possidenti smisero dall'allevamento, calcolando che il reddito di questa industria non potesse stare in proporzione colla spesa complessiva di produzione. Non faccio calcolo del valore della foglia del gelso che subisce 1' altalena di prezzo dei bozzoli stessi, ina del valore della mauo d'opera che in questa stagione da noi e in tutta l'Istria, si è innalzato in modo da atterire i poveri possidenti. — Naturale, che se a tutti fu cresciuto il salario polla ragione dell'alto prezzo dei generi, anche al bracciante devesi allungare la dose, ma allora com'è che al producente in generale riducasi più che si può sempre il valore delle derrate ? 11 timore quindi di perderci sopra, ha fatto sì che iu quest'anuo i bachicultori si contano agevolmente, e fra questo bel numero manca il contadino che colle molteplici partitelle di bellissimi bozzoli popolava il mercato. Calcolo quindi la produzione di questi inferiore in questo comune locale della metà in confronto al passato anno, e temo che se il barometro di carta non si alzerà, nell'anno venturo la gentile industria verrà ancora ridotta. In generalo i disastri furono pochi, e toccarono a quelli che fecero da soli il seme senza quelle cure suggerite in questi tempi di atrofìa dall'arte e dall'esperienza, e, cosa verissima, che il seme di Digitano del sig. T. Sottocorona ottenne la palma. L' andamento adunque del mercato che stà per a-prirsi sarà o 1' alba di un nuovo risveglio per questa industria patria, o il nero lenzuolo che verrà gettato sulla sua bara. In complesso la campagna è bolla, promettente copioso raccolto, specialmente in uva, ma canteremo l'o-sanna quando avremo il grano nel granajo, il vino iu cantina, l'olio noi vasi. Quante bellissime speranze vennero tolte in poco tempo dall' ardente spie, dalla critogama e da altre campestri diavolerie?— I mesi ìi maggio e giugno fanno ogni anno dell'Istria un bardino di natura, il luglio canicolare la ritorna bruì-i.ì e povera, e si deve aspettare appunto la fine di luglio per tessere la storia della produzione della terra, e no;; prima, quando ancora tutto è in fiore, in germe e chi ne parla prima, pare sia un messaggiero delle cava- lette, che a tali precoci notizie, si lisciano già le ali per piombare addosso alla grama possidenza. Eusanna! Intanto ringraziamo la Provvidenza di quanto ci promette, e senza perdere la speranza di un risultato complessivo eccellente, aspettiamo fiduciosi il momento, e allora vi darò altre notizie pel mio comune. Riije. Sull'andamento dei bachi allevati in questo comune ancora non ho sentito muover lagnanze da nessuno, anzi generalmente sento ripetere che procedono bene, e che si spera avere un buon raccolto di bozzoli. La qualità sarà variante, chè di varie provenienze è la semente che qui si fa schiudere e non sempre bella. A raccolto fatto vi darò esatto ragguaglio del risultato. Parenzo. Sento vociferare che varie partite e non piccole di bachi andarono a male, come molte altre daranno buoni risultati. Con altra mia vi darò più sicure informazioni, desiderando depurare esattamente quauto di vero vi sia in queste vociferazioni. (Attendiamo il vagliato responso del nostro corrispondente parentiuo, a cui diamo molta impoitinza, poiché a Parenzo si confeziona ottima semente di bachi ; seguendo i migliori metodi ora usati, si allevano molti bachi, e bravi ed esperti sono gli allevatori di quel comune. Egli ha fatto bene tenersi nelle riserve fino a cosa bene chiarita). Clicrsaito. Qui si allevavano bachi da set i fino a che la semenza si manteneva sana, e veniva bene compensata. Ho sentito di uno che gettò via tutto, tre o quattro tengono pochi bachi e sperano che vorranno filare, se riescono saranno poche libre. A Pisino sembra che vada bene, a Parenzo molti lagni, a Rovigno uno dei principali allevatori si trova contento, da Al-bona non ho notizie. — Vi saluto. Digitano. Di fronte allo sviluppo che prese l'industria serica nella nostra provincia. Dignano rimase da 6 anni a questa parte ancora stazionaria, allevandosi nel suo giudiziario distretto la meschina cifra di 22 oncie di seme, 21 delle quali cellulare, ed 1 industriale, tutte a bozzolo giallo nostrano, sistema seleziono Pasteur che da tutti viene generalmente preferito. I bachi del presente allevamento nati dall' 11 al 18 Maggio subirono costantemente assai bene le mute e con straordinaria prestezza, tanto che i primi hanno ormai fatto il bozzolo e quelli nati posteriormente salgono ora al bosco. Tre partite di questi e precisamente 1 da oncie 6, 1 da 1 e 1 da oncie 1 [2 hanno fatto il bozzolo nel periodo di giorni 25. Insomma l'andamento in generale è dei più soddisfacenti e tutto ci fa sicuri di un ottimo finale risultato. La semente è stata confezionata e somministrata dal bravo e coscienzioso sig. Tommaso Sottocorona — che giustamente gode in provincia meritata fama. Rovigno. Nel nostro Comune si alleva poci quantità di semente di bachi, appena una ventina di oncie, perchè mancanti di gelsi, essendo le nostre campagne folte e popolate di olivi. Questa ventina di oncie la si è avuta dal sig. Tommaso Sottocorona di Dignano, meno 4 cartoni originali del Giappone, ed i bachi nati vennero allevati da soli 6 coltivatori. L'andamento dei vermi è finora regolare e promettente pieno raccolto essendo tutti saliti al bosco alacri e sani. In una prossima mia vi darò 1' esatto risultato dei bozzoli ottenuti. Pisi sto. A mercato finito vi saprò dfte il risultato dei bachi allevati nel nostro Comune ; sappiate però intanto che qui quest' anno se ne fecero nascere ben pochi, e c'è poca gara e poca curiosità a sapere come fortuna propiziando giuochi. A mercato finito si sentiranno più cose iu proposito, e ve le riferirò. Tisi nuda. Quasi tutta la semente fatta schiudere in questo Comune, la si è avuta dal sig. Tommaso Sottocorona. Aicuue partite salirono già "il bosco e le altre sono prossime a salire. Speriamo bene assai, e quanto prima vi darò ragguaglio dei risultati. Oinago. La buona prova fatta gli anni scorsi della semente bachi preparata dal sig. Tomaso Sottocorona ha determinato naturalmente anche questo anno i nostri Bachicultori di ricorrere alla stessa provenienza, nò certo avranno a pentirsi, poiché se gli anni scorsi il prodotto dei bozzoli è stato soddisfacente, questo anno i bachi, favoriti da un tempo propizio, hanno salito e stanno per salire il bosco pieni di vigore e promettenti ricco raccolto di bozzoli. E credo di non andare errato pronosticando una quantità di circa 8000 fanti di bozzoli, di qualità gialli nostrani, nel solo nostro piccolo comune di Omago. Qui da qualche anno si è aperto un formale mercato di bozzoli, al quale concorrono molti compratori forestieri: ed il solerte nostro Municipio, avendo atti-tivata una pubblica pesa, sorvegliata da apposita commissione, ci ha risparmiato l'incomodo, se non fosse altro, di un viaggio non breve, che prima dovevamo intraprendere per vendere i nostri bozzoli sul mercato di Capodistria. Pirano. Non mi limito di informarvi soltanto dell'andamento dei bachi, stimaudo necessario conosciate anche quello di ogni nostro prodotto campestre. 7'ueehèvò iu fine separatamente, altro argomento estraneo affatto. Quanto a cose campestri, vi dirò che la mostra dell'uva non può essere più bella e promettente ricca vendemmia. Gli olivi maltrattati dalle ripetute gelate dello scorso inverno, perdettero gran parte delle loro ramaglie, e l'albero è ridotto ai soli tronchi, e quelli che rimasero (grazie a Dio sono nel maggior numero) illesi, hanno ancora l'apparenza di una pianta senza vegetazione; dunque per quest'anno e un altro ancora, se la anderà bene, olio se ne farà poco o poco niente. Gli alberi da frutta nello sfiorire non attecchirono, e di frutta quest' anno converrà fare astinenza. I tormenti ed i legumi hanno un aspetto ben poco promettente, ed ora la siccità persistente li danneggia sensibilmente. Ai maggiori allevatori, i bachi da seta andarono male, parola unica che esprime tutto ; ed il prodotto del nostro Comune arriverà appena a funti 2500, di bozzoli. E qui lasciando i campi e i bachi, vengo a parlarvi di argomento affatto cittadino e palpitante di attualità, che fra pochi giorni verrà agitato nella nostra Pirano. In bi 'eve si radunerà il nostro patrio Consiglio, onde discutere un progetto compilato dal Comitato per la costruzione del Teatro, e siccome in questa radunanza si tratterà pure del collocamento delle scuole popolari, in quanto che i locali ora occupati da queste, dovranno essere ceduti ad uso della I. E. Scuola reale superiore, così si dovrà porre in discussione il progetto di rifab-'■■:»1 dell'intero mitico Edilizio comunale, posto in piazza, e nel quale saggiamente, si vorrebbero concentrati : gli Uffizi del Comune, del Consorzio delle Saline, le Scuole popolari, il Teatro, Botteghe e diversi appartamenti ad uso di private abitazioni. Né questo grandioso e quasi colossale progetto deve spaventare gli onorevoli nostri rappresentanti comunali, se, penetrati di vero e coraggioso amor patrio, si compiaceranno valutare convenientemente e ponderatamente il savio e decoroso progetto, ed accettarlo senza tema di errare a danno del Comune; e così veder finalmente sparire l'antico e ormai diroccato Edifizio del Comune reso indecente ed incompatibile cogli attuali bisogni della nostra città, sì per riguardi di comodo, che di abbellimento. E gli onorevoli nostri Rappresentanti avranno il vanto e godranno la compiacenza e la gratitudine dei viventi e dei posteri, coll'aver, accettando il progetto, dato vita ed attivato una grandiosa ed utile idea che da ben 30 anni si agita nel nostro Comune, il quale va a possedere in questo modo un palazzo municipale che gli servirà di decoro e di utilità, e così certamente avranno interpretato nel suo vero senso il detto dell' immortale- segretario fiorentino tanto bene applicato nel progetto della nostra casa di ricovero: " il possibile si fa, V impossibile si farà „ ed ora appunto è giunto il momento di farlo; poiché questo è il voto dell'intera nostra popolazione. Nè dubitiamo che lo stile ed il carattere del progettato edifizio, avranno il carattere e lo stile puri della civiltà nostra, in una parola il nostro Blasone. Vi saluto. Biografìe istriane Capodistria, 27 maggio 1875. XICO LO* BASEGOIO Compionsi ormai otto lustri e mezzo, nè sin qui il nome di Nicolò Baseggio fu ricordato alla posterità, se si eccettui la bellissima necrologia fatta dal compianto nostro Francesco Combi, nel giorno della morto di quell'illustre, avvenuta a' dì 13 giugno 1831, in Capodistria, sua patria J), E ben ci sembra che l'utile recato dal Baseggio a questa sua terra, così collo ingegno, come coli' opera, possa esserci sprone a rappresentare in oggi, sia pure in modo disadorno e fuggevole, l'immagine della mente e del cuore di un uomo cotanto benemerito. Ingegno pronto e vivace, — dottrina soda, chiara e bene ordinata, — facondia nel parlare, e nello scrivere, — cuore di nulla inferiore alla mente, — sentimento inchinevole alla filantropia — ecco il ritratto, che si conviene a Nicolò Baseggio. Ed ora cediamo la parola ad altro distinto capo-distriano, 1' avvocato Francesco Combi, morto in Venezia'" a'dì 31 agosto 1871, il quale, come dicemmo più innanzi, ne tesseva la vita in un nobilissimo necrologio : " Scendeva il Baseggio da famiglia che Ireueo della Croce novera tra quelle di antica romana prosapia, 1) Fu data alle stampe in Trieste, nell'anno 1831, c i tipi di M. Weis. le quali dal ferro struggitore di Attila s'ebbero scampo nelle venete maremme, riparandovi le preziose reliquie del gentil sangue latino. — Trapiantata dappoi in Giustinopoli, e scaduta al municipale patriziato, più ancora declinò negli ultimi tempi sotto la ruota volubile della fortuna, fino a ridursi a que' manuali impieghi dell'agricoltura, i quali per altro non isvergo-gnarono i Cincinnati, i Fabi, i Camilli. Ed era a questo egregio riservata la gloria di sollevare l'abbattuta sua casa, e di ristabilirla al pristino lustro. Contribuì dapprima a così prospero mutamento, la genitrice, donna di attitudine e senno incomparabili, che seppe vogliere tutti i risparmi a soccorrere colla più colta educazione le eccellenti disposizioni del figlio.— Contribuì dappoi il figlio stesso coi lucri, che gli fruttò la subita riputazione, scossa da' suoi talenti non meno, che dalla sua probità negli esercizi dell'avvocatura e del tabellionato, al cui doppio ministero ebbe a dedicarsi, rendendo di pubblico diritto molti suoi operati nella ragion civile e criminale 2). E fu appunto questa sempre più crescente riputazione, che guari non tardò ad accumulare sovr' esso tutte le patrie onorificenze colle primarie cariche che solea conferire negli annuali comizi il Consiglio de' Nobili, e coir~»cclamata aggregazione all'Accademia de' Risorti. Al cader poi della Veneta Repubblica, trascinata l'Istria e Capodistria anch' essa negli orrori della anarchia, egli solo, fattosi usbergo di quella illibata coscienza, che-meglio di ogni arma fiancheggia, non esitò di alzarsi imperterrito tra mezzo un popolo furente, e con sua grave faconda allocuzione nell' affollato tempio giunse a ricomporre gli animi in calma, ed evitare ogni presta effusione di sangue. „ Fin qui 1' egregio avvocato Combi. E tutte queste rarissime doti procacciarono al Baseggio le cariche più cospicue anche presso i vari governi che ressero l'Istria dalla caduta della gloriosa e sapiente Repubblica, tra le quali in ispecie quella di 1° presidente della Corte di Giustizia Civile sotto il regno d'Italia; eminenti cariche in cui si condusse egli con tanta integrità, che potendo stendere non poco le fortune sue noi volle mai fare; perciocché egli pensasse doversi riporre il sommo bene nella onestà, cui non può smuovere il continuo aggirarsi della Fortuna. Laonde contento del poco aver suo di altro non curò, e benché oppresso da tanti negozi, non ebbe cosa alcuna più cara degli studi, ai quali infine, messo in istato di riposo, si rese, come stanza di ricreamento dell' animo. E ciò che sopra tutto si die' a coltivare con sommo ardore ed alacrità si fu l'istoria di Roma, l'istoria di quel gran popolo, che miracolo di sapienza, sparse sua civiltà anche su questa nostra terra latina nonché la bella lingua succhiata da fanciullo col sangue materno; avvegnaché ei sapesse come il fatto della favella sia, non solo nell' ordine intellettuale ma nel civile, cosa di somma importanza. Egli fin d' allora sentiva vivamente, come a nostri tempi ebbe a dire il Tommaseo che la lingua è il pensiero, il respiro dell' anima, il vincolo delle 2) A saggio della molta sua perizia legale, rimane ancora stampato un manipolo di Allegazioni (scritture a stile veneto in causa civile). intelligenze e dei cuori, la proprietà della famiglia e della nazione, il frutto e il germe de' secoli. E qui a sommo encomio di Nicolò Baseggio dobbiamo notare ancora questo fatto, cioè che, mentre vi fu tra suoi medesimi concittadini chi, per mire di personale interesse e di vilissima pecoraggine, contrariamente allo stesso progetto governativo, volle introdotta nelle scuole primarie di Capodistria la lingua alemanna, quando nel resto della provincia insegnavasi la lingua nazionale, il Baseggio, anima altamente italiana, vi si oppose con tutta energia, ma, pur troppo, indarno. Ili mezzo però a' diletti suoi studi, gli acciacchi della vecchiaja non poterono affievolire il patrio suo zelo, sì che non s' inducesse a cedere ancora al voto de' suoi concittadini, e ad assumere il pesante incarico di podestà ; ma intollerante della protervia di pubblico funzionario, volle alfine, dimettersi, con che chiuse per sempre la sua decorosa carriera. Fu il Baseggio alto della statura, di aspetto imponente, di occhi vivacissimi, piacevole nel dire, famigliare, tutti si faceva amici. Avvocato de' rei, difese con sicurezza la causa de1 miseri; studiò in una parola di venire in voce di buono presso i suoi concittadini, e di lasciare ad essi, qual vero padre affettuoso, 1' onorata sua fama. — Visse anni ottanta otto. X Prossime pubblicazioni Dallo Stabilimento Tipografico Appolonio e Caprili in Capodistria sta per pubblicarsi : Grammaticliettii della linnua italiana, in rac- contini, lettere, descrizioni e proposizioni ad uso della II Classe (li e III anno) delle scuole popolari maschili e femminili di Simeone Vascotti i. r. I maestro. — Sotto il titolo : Notizie naturali e storiche sull'Isola di Veglia, va pubblicandosi coi tipi del premiato Stabilimento tipografico Appolonio e Caprili in Trieste un interessantissimo lavoro — soggetto di lunghi e profondi studi ■— dettato con somma erudizione e bellezza di stile dal chiarissimo D.r Giambattista Cubich, fisico distrettuale di Veglia. Condizione d' associazione: L'opera si pubblica in fascicoli di 48 pagine in 8.vo grande, al prezzo di soldi 50 V. A. ciascuno-. — Sono pubblicati cinque fascicoli, che formano la prima parte delle Notizie naturali, — cosicché entro 1' aprile p. v. uscirà la seconda parte, cioè, la storia con gli annessi documeuti. Dirigersi per le associazioni al sig. Marcantonio Impastari Veglia. PUBBLICAZIONI. Liberta e Lavoro giornale premiato all' Esposizione Triestina del 1871. Si pubblica il IO ed il 25 d'ogni mese. Prezzo d' abbonamento : per Trieste un anno f. 3, sei mesi f, 1.50. Per i paesi soggetti alla Monarchia nustriaca: un anno f. 3.30, sei mesi f. 1.75. Un numero separato soldi 20, arretrato soldi 30. Pel Regno abbonamento annuo L. 10.