Arheološki vestnik (Arh. vest., AV) 41, 1990, str. 257-266 SOCIETA ED ECONOMIA: STUDI SULL'ATTIVITA AGRARIA E COMMERCIALE DELL'ISTRIA IN ETA ROMANA GIORDANO LABUD Lund University, Museum of Classical Antiquities, Solvegatan 2, S-223 62 Lund II tramonto dei traffici commerciali dei commercianti-navigatori greci e della potenza etrusca all'inizio del 4 sec. a. C., nel litorale Dalmato e nell'arco superiore dell'Adriatico, una nuova prosperity commerciale ed economica iniziata dai com-mercianti italici, in seguito alle fondazioni di Arriminium nel 268 a. C., e di Aquileia nel 181 a. C., favori le regioni.1 L'interesse per il territorio istriano si contesta gia durante le prime spedizioni di conquista romana nel 178-77 a. C., in cui parteciparono anche coloni aquileiesi tra questi i Gavillii che troviamo cosparsi per tutta l'lstria." I Gavillii erano forse i primi coloni ad acquistare terreni nel territorio istriano. In quest' epoca forse anche discendenti del rango senatoriale ebbero interessi e posseduto terreni in Istria, come il console del 171 a. C., C. Cassius Longinus, in cui la gens dei Cassii si riscontrano in Istria ed Aquileia. ' Quali interessi avevano i coloni aquileiesi del territorio istriano? La popolazione autoctona dell'Istria prima della conquista romana, viveva prevalentemente di caccia, pastorizia, della raccolta di conchiglie, ostriche ma anche di pesca e agricoltura. Per la lavorazione della terra, si adoperavano strumenti della falce, falcetto e vomere che servivano per il taglio e la coltivazione dei cereali quali orzo e grano.4 Numerose furono ritrovate nei castellieri le macine per la macinazione cerealicola e di fusaiole per la lavorazione tessile.5 Nessuna prova si e trovata per la coltivazione della vite e dell'olivo. Sappiamo comunque che all'inizio dell'eta imperiale l'lstria ebbe un efficace sviluppo agricolo, prevalentemente lungo la costa occupando i terreni piu fertili di oliveti, vigneti e campi di grano, mentre nella regione interna, di natura rocciosa, si occupavano dell'allevamento delle greggi.1' Se l'introduzione della vite e dell'olivo sia avvenuto in questo periodo o prima non e ancora accertato. Gli Istri che praticavano un'attivita piratesca-commerciale nel 3 sec. a. C. lungo la costa Dalmata,7 venendo in contatto con le colonie fondate da Dionisio il Vecchio, avevano certamente avuto occasione di commerciare con questi popoli. Le attivita piratesche come dice il Nikolanci, potevano fiorire solamente dove si praticavano i commerci.8 Le colonie siracusane che erano di carattere agrario e commerciale, contribuirono alio sviluppo della coltivazione dell'olivo e particolarmente della vite gia nel 4-3 sec. a. C., introdotte dai coloni greci.9 Senz'altro, anche le anfore, per il trasporto dei prodotti, furono fabbricate nelle figline dalmate.10 Dai risultati ottenuti dalle ricerche archeologiche, delle anfore vinarie e olearie, intraprese negli ultimi anni nel litorale Dalmato e nelle isole del Quarnero (Kvarner), potrebbe azzardarsi l'ipotesi che l'attivita agricola dell'olivo e della vite in Istria abbi inizio nel 3-2 sec. a. C., ottenuta in seguito ai contatti pirateschi-com-merciali tra le due regioni. Dall'isola di Issa (Vis/Lissa), conosciuta per il suo vino che Agatharchide da Cnido, nella prima meta del 2 sec.a.C., giudicava tra i migliori del mondo antico, puo esser provenuta la coltivazione della vite.11 Plinio ricordera l'eccellente vino picinum dell'Istria settentrionale che l'imperatrice Livia acquistava ed esportava nelle anfore bollate a Magdalensberg.12 Interessante e da osservare che l'anfora recuperata presso Pirano (Piran)del tipo greco-italico del 3-2 sec. a. C. (tav. 1: 1), dal corpo a forma di cono, anse e collo corto a orlo espanso, contenente forse vino, corrisponde alle forme delle anfore ritrovate lungo il litorale dalmato13 (tav. 1: 2). Certamente, effettuando le ricerche dei fondali marini lungo la costa Istriana, ricca di reperti archeologici, si potrebbe ottenere degli ottimi risultati sull'attivita commerciale tra le due regioni in questo periodo. Vorrei aggiungere, che la forma delle anfore greco-italiche del litorale Dalmato, rappresentate in diversi tipi, sono probabilmente discendenti dalle anfore »greche« del 4 sec. a. C., imitate nelle figline locali come ad esempio a Issa (Vis), dove si attestano fabbriche di ceramica gnathia,14 L'Istria, gia battuta dai navigatori greci, susseguitasi dall'attivita piratesca-com-merciale con la Dalmazia per via marittima, sussistera a nuovi mercati con la vicina Aquileia. Ad assumere l'impegno mercantile sara una nuova societa, di provenienza Italica, stabilitasi principalmente lungo la costa, nelle fertili valli della penisola, forse gia nel 2 sec. a. C., in cui interessi economici non restano circoscritti all'ambito della campagna ma si allargano ad una piu ampia sfera di commerci. Ci induce a credere, che l'avvio dei capitali e una organizzata produttivita e navigazione, lungo la costa Veneta e Istriana, si sia effettuata nel 2 sec. a. C., nel periodo in cui la Cisalpina importava olio e vino dalle regioni dell'Italia meridionale, dalla Grecia e anche dalla Dalmazia,16 in seguito ai numerosi fabbisogni neccessari alia nuova colonia di Aquileia di prodotti agricoli come anche di manufatti tessili, che come contesta il Panciera e la Righini, la colonia ebbe un rapidissimo sviluppo in un periodo di pochi anni dopo la sua fondazione.17 Non e da escludere che in questo periodo recipienti di fabbricazione locale, venissero utilizzati nei commerci per conto dei nuovi proprietari terrieri, per il trasporto dei prodotti. Presenze di depositi argillosi si conoscono in diversi luoghi dell'Istria occidentale, che ha visto sorgere fabbriche di ceramica e di laterizio a Fasana (Fažana), Bosco Siana (Šijana), Loron, Vilisan (Viližan) e attorno a Trieste.18 Una produzione locale proviene forse dall'Istria meridionale, in cui si testimonial anfore del tipo greco-italico del 2-1 sec. a. C. (tav. 1: 3), dal corpo arrotondato a anse fibide e spalla segnata, e di altro tipo locale (tav. 1: 4) dello stesso periodo.111 Anfore olearie trovate presso la Punta di Pirano (Piran), indica il commercio dell'olio nell'Istria nel 2-1 sec.a.C. (tav. 1: 5—6); la 5) corpo arrotondato, collo e anse lunghe, mancante di orlo, la 6) collo lungo a cilindro, orlo diritto e anse lunghe, pancia arrotondata che finisce su un piede cilindrico, le quali forme si testimoniano presso il centro di produzione laterizia si Baška20 nell'isola di Veglia (Krk) nel Quarnero (Kvarner). Fino ad oggi l'attivita commerciale tra l'lstria e Aquileia, nel 2 sec .a. C. e di scarsa conoscenza forse perche lo studio della produziona agricola istriana e ancora da approfondire o anche perche le ricerche sui prodotti dell'olio e del vino come anche del materiale archeologico delle anfore, si limitano attorno al periodo della romanizzazione. Vediamo che gia al principio del 1 sec. a. C., i traffici commerciali si intensificano con Aquileia, che a quest'epoca aveva un intenso e ricco movimento con le regioni Danubiane. Che Aquileia fosse il centro principale delle importazioni dei prodotti istriani, lo dimostra anche lo statio portorii di Prapotto,21 dell'eta sillana, e particolarmente dai numerosi porti lungo la costa.22 Dall'eta repubblicana, gentilizi e uomini d'affari di un'aristocrazia commerciale, agraria e industriale, di provenienza italica e aquileiese, fanno la loro apparenza nell'Istria per interessi finanziari, i cui poderi erano amministrati da schiavi e liberti che vivevano e lavoravano nelle tenute padronali o industrie laterizie. Molti dei gentilizi che acquistarono fertili terreni nella regione, si conoscono dalle numerose iscrizioni su lapidari, bolli su anfore e su materiale fittile.23 Le gentes aristocratiche stabilitesi in Istria, accelerarono lo sviluppo economico e commerciale, probabilmente accanto ai piccoli poderi contadini esistenti, soprattutto nelle risorse agricole dell'olivo e della vite che dal tempo di Catone aveva un ruolo fondamentale nell'agricoltura italica.24 Dalle notizie di Plinio e di Pausania, sappiamo che l'olio istriano era solamente inferiore a quello di Venafro,25 nella Campania e di Tintorea nella Focide che comunque si produceva in piccole quantita"6 e pari all'olio iberico per colorito e gusto.2'' Plinio ricordera anche la lana dell'Istria, le ostriche ed i pesci che saranno stati esportati ad Aquileia che dal 1 sec. a. C. commerciava con i prodotti del mare.28 Cassiodoro ci rivela l'importanza di un commercio libero veneto-istriano di frumento, lardo, olio, garum i quali prodotti istriani venivano ricercati anche a Roma dagli emptores romani che risalivano l'Adriatico per caricare le merci.28 Oltretutto solamente attraverso una lunga tradizione di attivita agraria poteva dare all'Istria, lontana dalle guerre annibaliche e devastazioni varie, quella vasta rinomanza che perdurra durante tutto l'impero romano. Se gia al 50 a. C. il commercio istriano causo il declino di quello apulo,31 l'esportazione dei prodotti istriani in grande scala e da attribuirsi alia prima meta del 1 sec. a. C., principalmente con Aquileia che forse dal 2 sec. a. C. aveva una diretta influenza almeno sulla zona costiera dell'Istria settentrionale.32 L'Istria era collegata con Aquileia attraverso la principale strada consolare, di origine preistorica, che passava per Tergeste seguendo la costa toccava Parentium, Pola, Nesactium e Tarsatica. Questa strada fu ricostruita sotto Vespasiano e Tito nel 78-80 d. C. e prese il nome di Via Flavia,33 Una strada consolare passava pure nell'interno dell'Istria passando per Tarsatica si dirigeva verso il litorale Dalmato.34 Altri centri dell'Istria come Pinquente (Buzet), Pisino (Pazin) erano collegati alia Via Flavia con delle vicinales, cioe strade secondarie.35 Una vicinale importante per il trasporto dei prodotti verso la Pannonia, sara stata la via che univa Tergeste ad Emona. I trasporti meno costosi avvenivano dai porti sia dalle citta che dalle villae, che con la deduzione delle colonie e dei municipi"' si intensificarono, lungo la costa occidentale e anche verso l'interno della penisola. " Di notevole importanza per i servizi marittimi erano pure le vie fluviali come il fiume Ningis-Quieto (Mirna), dove a Ningum-Ponte Porton (Botac) presso Montona (Motovun) fu allestito un porto e una stazione doganale. II trasporto per via fluviale era affidato ad armatori privati dei naviculari. Comunque l'esportazione dei prodotti istriani non si limito solamente con Aquileia ma si espanse anche nella valle Padana e nelle regioni transalpine, gia solidamente avviate negli ultimi decenni della repubblica.39 L'esportazione aweniva per mezzo delle note e discusse anfore di origine istriana, della Dressel 640 (tav. 2:1-2) di cui la produzione gia fiorente nella seconda meta del 1 sec. a. C., e della Dressel 2-4 trovate nella Longarina di Ostia.41 Anfore della forma Dr. 2-4 si testimoniano anche nelle isole del Quarnero (Kvarner) e sul litorale Dalmato dal 2 sec. a. C.42 Altri tipi di anfore della tipologia Dr. 10 e 11 (tav. 2: 3-4) trovate a Parenzo (Poreč) e Pirano (Piran) e una non identificata da Rovigno (Rovinj) (tav. 2: 5), datate tra il 1 sec. a. C. e il 1 sec. d. C., indica che dal territorio istriano si esportava diversi prodotti quali olio, vino e anche garum e mulsum,44 La produzione delle anfore di tipo istriano e da attribuire alia prima meta del 1 sec. a. C. cioe con l'inizio dell'intensa attivita commerciale con Aquileia, presumo influenzate dalle forme greco-italiche dalmate o anche da altri tipi di produzione locale. Noti personaggi come il console Vibius Pansa, morto nella battaglia di Modena nel 43 a. C., oppure di Appius Clodius Pulcher console del 38 a. C., erano impegnati nei traffici istriani nella prima meta del 1 sec. a. C. in cui le anfore bollate delle Dr. 6 provenienti dalle officine locali, si riscontrano nella valle Padana e le regioni transalpine.46 Dall'eta augustea si attesta la figlina di Coponius a Bosco Siana (Šijana) presso Pola (Pula) le quali anfore Dr. 6 si trovano a Verona.47 L'lstria indicata come centro principale di un'importante commercio d'esporta-zione,48 Plinio mette l'lstria nel secondo o terzo posto dell'intera produzione olearia italica.49 Awiati i commerci verso l'arco dell'alto Adriatico raggiungera l'apogeo dell'esportazione dei suoi prodotti nella seconda meta del 1 sec. a. C., che perdurera durante tutto il 1 sec. d. C., nel periodo in cui le anfore bollate di M. Herennius Picens50 console del 34 a. C., di L. Tarius Rufus e di T. Statilius Sisenna Taurus consoli del 16 a. C.,51 raggiungeranno i mercati lungo l'Adriatico, Pompei, Ostia, Roma, Atene, nell'Africa ad Adrumentum nella Byrsa e a Cartagine.52 A contribuire alio sviluppo agricolo-commerciale ed edilizio nel periodo in Istria, saranno stati anche i nuovi arrivati dei veterani appropriates! delle terre a loro dedotte.53 Tra i grandi produttori in Istria nel 1 sec. d. C. era C. Laecanius Bassus console ordinario del 64 d. C. che possedeva vasti predii, una fabbrica di laterizi a Fasana (Fažana) e un deposito d'anfore in valle S. Pietro (Sv. Petar) presso Pola (Pula).54 C. Lecanio Basso quale grande produttore, fabbricava anfore del tipo Dr. 6B e Dr. 2-4.55 Nel periodo del regno dell'imperatore Nero, una ricca signora che possedeva vasti terreni in Istria era Calvia Crispinilla le cui anfore Dr. 6B e Dr. 2-4 si producevano a Loron presso Parenzo (Poreč), esportava olio e vino nelle regioni nordiche.56 Dall'eta del 1 sec. d. C. padroni agrari del territorio istriano erano pure gli imperatori che traevano cospicuo vantaggio economico." I territori possono essere passati alia famiglia imperiale per eredita o per confisca,58 oppure appartenevano a membri delle famiglie imperiali ed alti magistrati dell'impero romano come C. Lecanio Basso o Calvia Crispinilla che probabilmente avevano un'esportazione diretta dei loro prodotti verso il Nord, anziche attraverso Aquileia.59 Le anfore del tipo Dr. 2-4 di Paffurius Sura, filosofo e amico di Domiziano furono trovate a Ostia.60 A dominare il commercio saranno state le case commerciali come i Barbii e Statii, aiutati dai liberti procuratores o agenti commerciali che con il produttore, se questo non era anche commerciante, l'impresario dei trasporti ed i naucleri, proprietari o capitani di navi da trasporto, formavano un saldo nucleo organizzativo commerciale ed economico.61 La conosciuta gens Barbia che possedeva vasti territori in Istria, commerciava anche nelle provincie danubiane e aveva filiali sia a Trieste, Pola (Pula) e in Dalmazia.62 Sembra che dall'eta antonina il commercio dei prodotti istriani cessi nei mercati mediterranei,63 probabilmente a causa della massiccia penetrazione nell'Italia dei prodotti spagnoli dell'olio e del garum e dei vini gallici.64 Mentre la sfera d'interesse economico rimase salda verso il Norico e la Pannonia fino al tardo impero.65 Negli ultimi secoli dell'impero romano, in un periodo le guerre civili le impostazioni fiscali e in seguito le invasioni barbariche travolsero l'ltalia, la popolazione istriana mantenne in base alia tradizione antica i propri usi il modo di vita e di produzione agricola67 i cui prodotti vennero nuovamente ricercati sul mercato con Roma, nel 4-5 sec. d. C. Un legame ristretto commerciale si ebbe con Ravenna nel 6 sec. d. C. che importava su vasta scala frumento, olio, vino, i quali tribuni maritimorum, s'interessarono del trasporto tra le due regioni.eti II definitivo declino della richezza agricola istriana, dovvra cedere in seguito all'irruzione degli Avari e degli Slavi al principio del 7 sec. d. C.69 In conclusione, presumo che il progresso dell'attivita agraria in Istria, che ebbe vasta rinomanza all'eta imperiale, ha radici anteriori alia romanizzazione e prima della diffusione delle villae rusticae, che i piccoli proprietari o coloni aquileiesi, dopo la conquista del 177-176 a. C., seppero usufruire un profitto economico e commerciale dei prodotti che il popolo autoctono istriano aveva anticamente coltivato. 1 C. Daicoviciu, Gli Italici nella provincia Dalmazia, Ephem. Dacorom. 5, 1932, 60-65; S. Panciera, Porti e commerci nell'alto Adria-tico, Ant. Altoadr. 2, 1972, 104-106. 2 A. Degrassi, Aquileia e l'lstria in eta romana, Scritti vari di antichitd 2 (Roma 1962) 951-954; A. Calderini, Aquileia romana (Mi-lano 1930) 503; J. J. Wilkes, Dalmatia (London 1969) 194. 3 A. Degrassi, II confine nord-orientale dell'Italia romana, ricerche storico-topogra-fiche (Berna 1954) 64; F. Tassaux, reimplantation territoriale des grandes families d'Istrie sous le Haut-Empire romain, in: Problemi storici ed archeologici dell'Italia nordorientale e delle regioni limitrofe dalla preistoria al medioevo, Atti Civ. Mus. St. Arte Trieste, Quaderno 13/2 (Trieste 1984) 204-206; G. Lettich, Appunti per una storia del territorium originario di Tergeste, Arch. Triest., Ser. 4, 39, 1979, 88, un ritrovamento di un deposito di monete attorno l'anno 170 a. C. indica almeno una penetrazione indiretta in questa zona. 4 M. Škiljan, L'lstria nella preistoria e nell'eta protoantica, Atti Centro ric. stor. 10, Rovigno 1979-80, 7-68; K. Mihovilič, in: Praist. jug. zem. 5, Željezno doba (Sarajevo 1987) 323. 8 C. Marchesetti, I Castellieri preistorici di Trieste e della regione Giulia, Nuova Ed. (Trieste 1981). 6 Degrassi (sopra n. 2) 956; M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero Romano (Firenze 1933, Reprint 1976) 270. 7 H.J. Dell, The origin and nature of Illyrian piracy, Historia 16, 1967, 334-358; G. Capo-villa, Cholchida-Adriatica Peregra, Rend. 1st. Lomb. 91, Ser. 3, 1957, 739. 8 M. Nikolanci, Maloazijski import u istoč-nom Jadranu, in: Jadranska obala u protohi-storiji (Zagreb 1976) 280. " G. Novak, Pogled na prilike radnih slojeva u rimskoj provinciji Dalmaciji, Hist. zbor. 1, 1948, 145; D. Rendic-Miočevič, L'Adriatici e la colonizzazione Greca, Preist. dell'Emilia e Romagna 2, 1963, 109-116; id., I Greci in Adriatico, Studi Romagnoli 13, 1962, 53-54. 10 D. Vrsalovič, Istraživanja i zaštita podmorskih arheoloških spomenika u SR Hrvatskoi (Zagreb 1974) 58. If Agatharchide, Atheneum 1, 28; Rendič-Miočevič (sopra n. 9) 53-54. 12 Plin. N. H., 14, 60; 17, 31; Tassaux (sopra n. 3) 208-209. 13 E. Boltin Tome, Slovenska Istra v antiki in njen gospodarski vzpon, Slovensko morje in zaledje 2-3, 1979, 48-49, fig. 4c; D. Vrsalovič (sopra n. 10) p. 138, 238-239, fig. 90-94. 14 Vrsalovič (sopra n. 10) 60; D. Manacorda, Produzione e proprietari nell'ager Cosanus, in: Societa romana e produzione schiavistica 2 (Roma-Bari 1981) 23, la produzione di anfore greco-italiche nel 3-2 sec. a. C. riflette situazioni storiche geografiche ed economiche molto diverse... tende a concentrarsi nelle zone di massimo sviluppo economico; C. Gre-gorutti, La figlina imperiale Pansiana di Aquileia ed i prodotti fittili dell'Istria, Atti mem. Soc. istr. arch. st. patr. 3, 1886, 248-253, anse di anfore con iscrizione greca in dialetto do-rico furono trovate a Ossero nell'isola di Cres. 15 J. Šašel, Koper, Arh. vest. 25, 1974, 446-461; F. Scotti Maselli, II territorio sudorien-tale di Aquileia, Ant. Altoadr. 15, 1, 1979, 345-381. 16 P. Baldacci, Le principiali correnti del commercio di anfore romane nella Cisalpina, in: I problemi della ceramica romana di Ravenna, della valle Padana e dell'alto Adriatico, Atti Conv. Inter. (Bologna 1972) 113, nota 21, un P. Annaeus Q. L. Epicadus e ricordato da un'epigrafiche di Narona, come magister Na-ronitorum, italico residente a Narona, le cui anfore furono trovate in Cisalpina, e dei Safi-nii impegnati in attivita commerciali nel 2 sec. a. C.; Daicoviciu (sopra n. 1); J. Hatzfeldt, Le trafiquant dans l'Orient Hellenique, Bibl. Ec. Frani;. Ath. Rome 1919, 22. 17 Panciera (sopra n. 1) 106-107; V. Righini, Lineamenti di storia economica della Gallia Cisalpina, Collection Latomus 119 (1970). 18 Lettich (sopra n. 3) 89, grossi banchi d'argilla con strati dal eneolitico all'eta romana. 19 Vrsalovič (sopra n. 10) 139, 238, fig. 109, 111. 20 Boltin-Tome (sopra n. 13) 48-49: V. Dau-tova-Ruševljan, Tipologija kvarnerskih amfo-ra, Diadora 5, 1970, 161-170. 21 S. Panciera, Vita economica di Aquileia in eta romana (Aquileia 1957) 62; Degrassi (sopra n. 3) 16-17. : A. Degrassi, I porti romani dell'Istria, Scritti vari di antichita 2 (Roma 1962) 821-870; Panciera (sopra n. 1) 79-112. 23 Tassaux (sopra n. 3) 193-229. 24 Catone, De agri cultura; H. Gummerus, L'azienda agricola romana e l'economia agra-ria nell'epoca di Catone, in: L'agricoltura romana guida storica e critica (Roma-Bari 1982) 5. " Plin., N. H., 15, 8. 29 P. Baldacci, Dial. arch. 4-5, 1971, 323- 324; Panciera (sopra n. 1) 100-101. 27 Paus., 10, 32, 9. 28 Plin., N. H., 32, 62; Panciera (sopra n. 21) 21. 29 Cass., Var., 12, 22, 24; L. Ruggini, Econo-mia e societa nell'Italia Annonaria (Milano 1961). 30 A. J. Toynbee, L'eredita di Annibale 1-2 (Torino 1981); id., Nuove esigenze e opportunity economiche nell'Italia peninsulare e nella Cisalpina dopo la guerra annibalica, in: L'agricoltura romana guida storica e critica (Roma-Bari 1982) 67. 31 Baldacci (sopra n. 16) 113, e probabile che il declino apulo sia awenuto in seguito alle devastazioni delle guerre sillane e post-sillane. 32 Maselli (sopra n. 15) 351-352. 33 Degrassi (sopra n. 2) 956. 34 A. Domaszewski, Le stazioni dei benifica-rii e le reti stradali romane nell'Illyricum, Suppl. al Bull. arch. st. Dalm. (1904) 1-16. ® G. G. Corbanese, II Friuli Trieste e I'Istria dalla preistoria alia caduta del patriarcato d'Aguileia (Bologna 1984) 80-83. 36 Degrassi (sopra n. 3); R. Matijašič, Ageri antičkih kolonija Pola i Parentium i njihova naseljenost od 1. do 3. st. n. e., Magistarski rad (Dubrovnik 1985). 37 Šašel (sopra n. 15) 457. 3B Corbanese (sopra n. 35) 84-85. 39 F. Zevi, Anfore istriane a Ostia, Atti mem. Soc. istr. arch. st. patr. 16, 1967, 29; E. Buchi, Commerci delle anfore istriane, Aquil. Nostra 45-46, 1974-75, 431. 40 E. Dressel, Di un grande deposito d'an-fore rinvenuto nel nuovo quartiere del Castro Pretorio, Bullettino comunale 7, 1879; P. Baldacci, Importazioni cisalpine e produzione apula, Recherches sur les amphores romaines (Roma 1972); id., Alcuni aspetti dei commerci nei territori cisalpini, Atti del Centro e docu-mentazione suliltalia romana 1, Milano-Va-rese 1967-68, indica la forma delle anfore istriane di provenienza apula; V. Righini, Sul commercio romano nella cispadana, Riv. stor. antich. 1, 1971, 219. 41 A. Hesnard, Un depot augusteen d'am-phores a la Longarina, Ostie, The Seaborn Commerce of Ancient Rome, Mem. Amer. Acad. Rome 36, 1980, 144-145, dalle anfore di provenienza istriana si possono distinguere le Dr. 6 A-B e la forma Dr. 2-4. Dalla forma Dr. 6A e Dr. 2-4 si vuole riconoscere le anfore destinate al trasporto del vino e forse anche del garum e mulsum, ritrovate nella Longarina, mentre la Dr. 6B, diffusa a Magdalensberg, si esportava l'olio e le olive; C. Panella, Merci italiche destinato al commercio transmarino, il vino, La distribuzione e i mercati, in: Societa romana e produzione schiavistica 2 (Roma- Bari 1981) 55-80; Tassaux (sopra n. 3) 196; F. Cambi-G. Volpe, Contenitori da cantina e da trasporto, Settefinestre, una villa schiavi-stica nell'Etruria romana 3 (Modena 1984) 72-92. 42 M. Orlic, Antički brod kot otoka Ilovika, Mala biblioteka Godišnjaka zaštite spomenika kulture Hrvatske (Zagreb 1976) p. 20; Rušev-ljan (sopra n. 20) 168. 4:1 Vrsalovič (sopra n. 10) 139, fig. 112, 113; Boltin-Tome (sopra n. 13) 49, fig. 4b. 44 E. Zevi, Appunti sulle anfore romane, La tavola tipologica del Dressel, Arch. Class. 28, 1966, 217-219. 45 Gregorutti (sopra n. 14) 219; Zevi (sopra n. 39) 29. 46 Baldacci (sopra n. 40) 33; Buchi (sopra n. 39) 434; Zevi (sopra n. 39) 29. 47 A. Gnirs, Jahresh. Osterr. arch. Inst. 9, 1906; E. Buchi, Banchi di anfore romane a Verona, Note sui commerci cisalpini, in: II territorio Veronese in eta romana, Convegno 1971 (Verona 1973) 570; R. Matijašič, Roman Rural Architecture in the Territory of Colonia Iulia Pola, Amer. Jour. Arch. 86, 1982, 60. 48 Zevi (sopra n. 44) 217-219. 49 Plin., N. H„ 15, 8. 50 Tassaux (sopra n. 3) 207-208, le quali anfore bollate provenienti dalla regione Ter-gestina. 51 Wilkes (sopra n. 2) 330; Baldacci (sopra n. 40) 20; Tassaux (sopra n. 3) 211-213; M. H. Callender, Roman Amphorae, with index of stamps (Oxford 1965) 167 n. 947. 52 M. Fulford, Pottery and Economy of Carthage and its Hinterland, Opus, Rivista inter-nazionale pa la storia economica e sociale dell'antichita 2, 1983, 9. Degrassi (sopra n. 3); Matijašič (sopra n. 36). ''4 Degrassi (sopra n. 2) 958; id., L'esportazione di olive istriane nell'eta romana, Scritti vari di antichita 2 (Roma 1962) 962; Callender (sopra n. 51) 103, n. 365. Tassaux (sopra n. 3) 208; Hesnard (sopra n. 41) 145. 56 Tassaux (sopra n. 3) 204. 57 V. Sirago, L'Italia agraria sotto Traiano, Universite de Louvain 16, 1958, 259, era l'im-peratore che possedeva i migliori terreni nelle regioni italiani di maggior produzione vinicola in Campania, nel Lazio e nell'Istria. 58 Degrassi (sopra n. 3) 80. 59 Panciera (sopra n. 21) 78-80. 60 C. Panella, Le terme del nuotatore, am-biente 1, Anfore, Studi Miscellanei 16, Ostia 2, 1970, 127-131. 61 P. Baldacci, Negotiatores e mercatores frumentarii nel periodo imperiale, Rend. 1st. Lomb. 101, 1967, 273-291; Panciera (sopra n. 21) 93-100. 62 J. Šašel, Barbii, Eirene 5, 1966, 117-137; V. Scrinari, Tergeste, Italia romana municipi e colonie 10, 1951, 39-40; Tassaux (sopra n. 3) 198-200. 6:1 Zevi (sopra n. 39) 29. 64 F. Ghinatti, Olivicultura italica, Tecniche e aree di diffusione, Atti mem. Soc. istr. arch, st. patr. 23, 1975, 40-42; Panella (sopra n. 60) 124. 65 J. Šašel, Caesernii, Živa ant. 10, 1960, 201-221; id., Ancora un Caesernius aquileiese, Aquil. Nostra 41, 1981, 165-168. r,fi Y.-Marie Duval, Aquilee sur la route des invasions (350^152), Ant. Altoadr. 9, 1976, 237-298. 67 V. Jurkič-Girardi, Scavi in una parte della villa rustica romana a Cervera Porto presso Parenzo, Atti Centro ric. stor. 9, Ro-vigno 1978-79, 265-298. 68 Ruggini (sopra n. 29); B. Forlati Tamaro, Pola (Padova 1971) 26. 69 Degrassi (sopra n. 54) 970-972. DRUŠTVO I PRIVREDA: O POUOPRIVREDNOJ I TRGOVINSKOJ DJELATNOSTI U ISTRI U RIMSKO DOBA Sažetak Trgovinska razmjena izmedju Istre i Dalmacije odvijala se vjerojatno i prije rimskog osvajanja, u vrijeme kada Dalmacija doživljava ekonomski procvat kao grčka kolonija. Prateči tipologiju amfora duž dalmatinske i istarske obale, vjerovati je, da su transporti vina i maslinovog ulja, iz Dalmacije u Istru započeli več u 3 ili 2 vijeku pr. n. e. (t. 1: 1, Boltin Ibilj. 13] fig. 4c i t. 1: 2, Vrsalovič [bilj. 10] fig. 91). Ovo je moglo pridonijeti poznavanju uzgoja vinove lože i maslina u Istri, kao i vještini izrade amfora več u 2 vijeku pr. n. e. (t. 1: 3-4, Vrsalovič [bilj. 10] fig. 109, 111). U rimskom periodu intenzificira se trgovina sa bliskom Aquilejom (nakon njenog osnutka godine 181 pr.n.e.), gdje se istarske amfore rabe u sve večem obimu i u širokoj namjeni: prijevoz vina, maslinovog ulja uz garum i mulsum (t. 1: 5-6 i t. 2: 1-5, Boltin [bilj. 13] fig. 4a, b, d i Vrsalovič [bilj. 10] fig. 106-107, 112-113). Amfore, izradjene u Istri, su nadjene u sjevernoj Italiji, Panoniji, duž italske obale na jugu, u Ateni, u Africi - Adrumentum i Kartaga, u Pompejima, Ostiji i u Rimu. Tav. 1:1, 5-6 Piran, 2 Korčula, 3-4 Pula. - 1 Anfora del tipo greco-italico, 3-2 sec. a. C.; 2 Anfora del tipo greco-italico, 3 sec. a. C.; 3 Anfora di provenienza locale del tipo greco-italico, 2-1 sec. a. C.; 4 Anfora di provenienza locale, 2-1 sec. a. C.; 5 Anfora »olearia«, 2 sec. a. C.; 6 Anfora »olearia«, 1 sec. a. C. - 1 sec. d. C. - 1, 5-6: da Boltin-Tome (n. 13) fig. 4c, a, d; 2-4: da Vrsalovič (n. 10) fig. 91,109,111. T. 1: 1, 5-6 Piran, 2 Korčula, 3-4 Pula. - 1 Amfora grčko-italskog tipa, 3-2 st. pr. n. e ; 2 Amfora grčko-italskog tipa, 3 st. pr. n. e.; 3 Amfora grčko-italskog tipa, lokalne izrade, 2-1 st. pr. n. e.; 4 Amfora lokalne izrade, 2-1 st. pr. n. e.; 5 Amfora »za ulje«, 2 st. pr. n. e.; 6 Amfora »za ulje«, 1 st. pr. n. e. - 1 st. n. e. Tav. 2: 1-2 Zadar, 3 Piran, 4 Poreč, 5 Rovinj. - 1-2 Anfore del tipo »istriano«, seconda meta del 1 sec. a. C.; 3 Anfora romana, 1 sec. d. C.; 4 Anfora romana, 1 sec. a. C.; 5 Anfora romana, 1 sec. a. C. - 1 sec. d. C. - 3: da Boltin-Tome (n. 13) fig. 4b; 1-2, 4-5: da Vrsalovič (n. 10) fig. 106, 107, 112, 113. T. 2: 1-2 Zadar, 3 Piran, 4 Poreč, 5 Rovinj. - 1-2 Amfore »istarskog« tipa, druga pol. 1 st. pr. n. e.; 3 Rimska amfora, 1 st. n. e.; 4 Rimska amfora, 1 st. pr. n. e; 5 Rimska amfora, 1 st. pr. n. e. - 1 st. n. e.