ANNO III. Capodistria, I Settembre -18G9. N. 1,7. LA PROVINCIA ■ 6I0MIH.E DEGLI UTERESSI CHILI, ECONOMICI ED AMMISISTRiTITI BELL'ISTRIA, Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI 4ZI0\E per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presse la Redazione. LA SCOVA LEGGE PER LE SCUOLE POPOLARI; Che una nuova legge sull'Istruzione primaria accolga quei più larghi principii, a cui la civiltà progredita condusse anche in questo argomentò, è cosa troppo naturale e necessaria, perchè s'abbia a farle per questo un merito speciale? Sarebbe veramente e-norme, che nei giorni che corrono, e fra tante dichiarazioni d'amore, strappate ai cuori più selvaggi, per la giovine libertà, si fosse rimasti ancora tra le braccia. dei vecchi sistemi, per ciò che riguarda uno dei principali oggetti del nuovo programma sociale, e lòsse mancata pai la piccola scienza di copiare il buono, che altrove s'è operato già da molto. Noi, dunque, non vogliamo considerare sotto questo riguardo la nuova legge dei 14 maggio a. e., sebbene non poco sarebbe qui pure a ridirne, e facilmente potremmo dimostrare, come talora la innovazione scambii la veste della seria riforma coi pennacchi e colle lustre della comparsa teatrale. Quello che ora ci sembra opportuno di rilevare è la soverchia soggezione al potere centrale, a cui viene condannata la scuola popolare anche dai nuovi suoi ordinamenti. All'autorità provinciale non è accordata che una ristretta sfera d'azione. La legge, quantunque si annunzi! limitata alle massime fondamentali, che debbono essere seguite in cotesto campo dell'istruzione, si estende in tante particolarità, vòlte a serbare al ministero la somma delle cose, che manifesto ne spicca il proposito di escludere dalla direzione dell'insegnamento primario qualunque veramente efficace ingerenza delle provincie. Sui piani d'istruzione, sulla scelta dei libri di testo e di lettura, su tutto l'ordinamento interno delle scuole non v'è altra attribuzione per l'autorità provinciale che quella di presentare proposte o di emettere semplicemente il proprio avviso circa i progetti ministeriali. Al governo l'ordinare tutto quello che gli piace meglio. Perfino ri- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 p,er linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. spetto alla lingua d'insegnamento sono posti limiti alle decisioni delle provincie. Quanto ai comuni poi, che pure sono chiamati a mantenere quasi intieramente le scuole popolari, non è consentita loro pressoché nessuna facoltà: il che riesce veramente strano a vedere, in grembo ad una legislazione, che pretende di fondare le libertà civili sulla gran base dell'autonomia comunale. Se noi prima-d'ora non abbiamo fatto parola di ciò, egli è per la naturale avversione che proviamo di discutere i tatti compiuti, e dire cose senza pratica vantaggio. Nondimeno, appressandosi ora il tempo, in c;>i le Diete saranno chiamate a deliberare qualche regolamento speciale sui principii, accolti dalla delta legge dei 14 maggio, ci rechiamo addebito di eccitare i nostri rappresentanti a veder; modo di rendere, per quel poco che rimane ancora possibile, meno grave il danno deH'adottato sistema di accentramento. L'autonomia della scuola popolare dovrebbe, di regola, essere la conseguenza più immediata dell'autonomia del comune. Tenendo fermo a questo concetto, lo studio principale della rappresentanza provinciale non può non essere quello di allargare, quanto meglio è dato di fare dopo tante restrizioni già fatte, le facoltà dei. comuni riguardo alle scuole popolari. Non è forse questa la istituzione che più dav-viciuo li riguarda, la. istituzione che s'incarica di sostituire l'autorità famigliare, e assume l'officio-di curarne gl'interessi morali più intimi? Quale teoria spartana è mai questa di mettere cosi assolutamente sotto l'impero dello Stato perfino l'educazione dei fanciulli ? 11 principio che propugniamo ci sembra tanto più giusto, ch'esso non esclude i temperamenti, i quali possano essere consigliati da considerazioni d'ordine generale, nè una diversa misura di attribuzioni, da conferirsi ai comuni, secondo il diverso grado della loro coltura. Ed è anzi su quest'ultima distinzione che pare a noi essenziale sia richiamata finalmente l'attenzione degli ordinatori della cosa pubblica. Noi comprendiamo le difficoltà che si oppongono a distinguere con sicuri criterii. Ma non per questo è lecito cancellare un principio irrefutabile, e mettere tutti i comuni sotto tutela, o levameli tutti, secondo che l'argomento dia o no preoccupazioni a quel pensiero politico, di cui a noi non è consentito parlare. Di solito, quando si tratti di aggregazioni comunali, l'importare delle forze economiche di tutti gli aggregati porge un segno del grado di coltura, a cui esse sono pervenute. Confrontisi il censo privato dei comunisti istriani, sommandolo comune per comune, e si vedrà, come abbiamo veduto noi, formarsi una gradazione di ricchezza assai corrispondente alla gradazione delle risorse inorali. Questo fatto, che si riproduce per sicuro in ogni paese, non fu punto preso a considerare nello stabilire l'autonomia dei comuni. Qui si stimò di applicare il principio di eguaglianza nel senso di concedere una certa larghezza indistintamente a tutti, perchè poco c nulla ha di che allarmarsi la nostra vecchia scuola della meno retta amministrazione dei patrimoni comunali. E quando una tristissima esperienza forzò la mano a porvi un qualche riparo, non si pensò ad altro che a fondere insieme gl'inesperti cogli inesperti, o ad aggiungerli in tal numero ai più colti, da esporci al pericolo di avere sul corpo più parti ammalate che sane. Lo stesso fatto della diversa coltura, propria ai comuni, venne posto intieramenle da parte nell'ordinamento delle scuole popolari, e la scusa n'è sempre la ragione dell'eguaglianza dinanzi alla legge, quasi la legge fosse qui d'ordine privato, e si trattasse di diritti civili. Varia qui per altro il modo di livellazione, perocché in tale bisog«a non si segue più il metodo di alzare anche gl'ignoranti alle prerogative dei più colti, ma si prende invece il partito di assoggettare questi e quelli alle slesse restrizioni, come tutti avessero in capo lo stesso cervello da pupilli. Tra il comune più civile e il più rustico non v'è distinzione di sorta. L'uno e l'altro, per ciò che spetta all'insegnamento primario, hanno bisogno egualmente della mano della balia. Così l'autonomia comunale apparisce qui negata per dilfidenza verso le comunità più incivilite, come in altro campo si vede accordata niente per altro che per non esservi luogo a concepirne le consuete paure. Ci consta benissimo, che sosteniamo una teoria altrettanto peregrina ai più che bene compresa da quelli che possono, e chea certi venditori all'ingrosso di frasi liberali pan a assurdo, che si propongano distinzioni tra comuni e comuni nell'uso di alcuni di- ritti sociali; ma noi non ci rimaniamo per questo dallo esprimere con franchezza il nostro pensiero, tanto più che lo riteniamo particolarmente acconcio alle condizioni dell'Istria, e conforme alle più oneste nostre voglie di operare il bene di tutte le popolazioni istriane, togliendo di mano un'arma insidiosa a coloro che sfruttano la rude insipienza di certe plebi delia campagna, per fare danno non meno a noi clic ad esse, sotto colore di proteggerle. Alla nastra Dieta pertanto, e lo ripetiamo, corre stretto obbligo di attribuire ai comuni più colti quante più facoltà è ancora possibile di attingere alla scarsa fonte lasciataci dalla legge, di cui abbiamo fatto questo breve cenno, e di essere gelosa, rispetto agli altri comuni, dell'autorità provinciale, di confronto a quella del ministero. Inaugurazione dell'Istituto forestale di Vallombrosa. Nella parte più romita ed incantevole del Casentino, giace FaUembresa, fino a jeri asilo di frali nititi e sfaccendati, oggi palestra di eletti e nobili sluilj. Agl'imbelli druidi di quelle stupende selve, subentreranno in breve coltivatori intelligenti, vigili ed operosi. E iali usciranno senza dubbio dal grandioso Istillilo, che testé vi s'inaugurava, lutti quelli (e non son giù pochi) che si dedicheranno ceti amore alla scienza forestale. Porgendo la descrizione delle feste ch'ebbero luogo in tuie circostanza, crediamo far cosa grata «' nostri lettori, ora che anco fra noi si palesa un certo risveglio peli' imboscamento de' nostri monti, su cui fatalmente passò il soffio della devastazione. Domenica, -lo agosto alle 6 1/2 antimeridiane, una comitiva di elette persone si riuniva alla stagione ferroviaria per portarsi ad assistere alla inaugurazione del nuovo istituto forestale di Vallombrosa. Il corani. MinghellL, sorpreso da una improvvisa indisposizione, aveva pregato il ministro dell'interno di presiedere alla cerimonia, e questi vi si recava accompagnalo dal conviti. Devincenzi, dal cornili. Berli, dal prof. Luzzals, segretario generale del Ministero del commercio, dall'ing. Cadolini, segr etario del Ministero dei lavori pubblici, dal cav. Blanc, segretario generale degli esteri, e da tutte le persone che avevano avuto qualche parte alla fondazione di quel cospicuo stabilimento. A Vallombrosa la comitiva era accolta dal sindaco di Reggello, dalla direzione e dagli allievi dell' I-slituto. Nell'antica libreria del convento aveva luogo i'i-naugurazioue mercè un eloquente discorso del comni. Ferraris, il quale dopo aver lamentata l'assenza del suo colléga Minghetti, ringraziava gli intervenuti del loro cortese concorso, parlava della importanza che hanno gli ordinamenti forestali, facendo voti perchè il nuovo istituto rispondesse degnamente all'aspettativa del governo e del paese, e mirasse a meritare l'approvazione del sovrano cui l'Italia deve la sua unità. Applausi fragorosi ed unanimi accoglievano il discorso del comm. Ferraris e la sua proposta di inviare un evviva al re d'Italia. In seguilo il cav. di Berenger, direttore della scuola, lesse un discorso- d'occasione. Sorgeva infina il prof. Luzzali che incominciò lina eloquente improvvisazione, ringraziando l'onorevole ministro- dell'interno ed associandosi al suo ram-masìco per l'assenza del commendatore Minghetti, il quale con parola autorevole ed adorni» avrebbe affermato le grandi speranze che il Ministero d'agricoltura riponeva nella nuova scuola forestale- Accenno come lo scopo di questo istituzione fosse duplice; formare i bucai amministratori e vigilato-ri delle foreste pubbliche e private; ridonare alle nostre montagne con opportuni rimboscamenti suggeriti dalla scienza ed aiutati dall'arte, l'onore del perduto manto silvano.. Disse che sebbene nell'istruzione pubblica, come affermava il Guixot,£desiderai-più modesti diventino sovente presuntuosi- usi campo dei;fatti, tuttavia non era presumer troppo affidando quel compito al sapiente istituto forestalep che- la. scuola forestale di Nancy in Francia, quelle della Russia, la scuola di. Vilavicosa in Ispagna, dove è pur sì lento il progresso economico, mostravano L buoni, effetti di queste istituzioni- Ma a chi ne dubitasse,, accennava l'esempio della Germania dove l'istruzione forestale è grandemente diffusa in lutti i- suoi gradi* dove non solo studiano la scienza e l'arte forestale quelli.che devono metterle in pratica,, ma essa» costituisce., si può dire, una delle principali discipline del. pubblico insegnamento imparata come si apprendono presso di noi le matematiche e le scienze naturali. Attribuì.codesto fervore di studi al rispetto generale che in Germania ispirano le foreste, il quale si annoda ad antiche superstizioni religiose. Questo rispetto trasformandosi e facendosi più sapiente,, ha contribuito efficacemente alla buona conservazione delle foreste- La superstizione di un tempo ha Lisciato il luogo al culto ispirato dalla religione; il che ò appunto uno dei precipui uffici della scienza. L'eloquente oratore discorse quindi dellè leggi forestali; disse che esse possono riuscir sufficienti a prevenire o reprimere quei mali che derivano dalla malizia e dalla frode,, ma sono impotenti contro quelli che hanno fonte nella imprevidenza e nella ignoranza; a questi prov-vederà la scuola forestale. La scuola forestale è il complemento di una buona legge forestale, e mentre il prof. Luzzati non ha in quest'ultima quella illimitata fiducia che molti-vi ripongono, ne nutre moltissima nella prima. E rifacendosi all'esempio della Germania dimostrò che le leggi forestali erano rispettate perchè si radicavano nel rispetto tradizionale delle foreste e nella diffusione dei precetti della scienza forestale; allo stesso modo che la legge sull'istruzione obbligatoria è osservata perchè mette le sue radici, nella- propensione e nelle abitudini dello studio. In istruzione come in materie forestale le leggi sono la cornice: ma il quadro lo formano le buone costumanze e le savie cognizioni Continuò con brevi ma efficaci parole provando l'urgenza che v' è in Italia di riparare all' opera devastatrice dell'uomo in materia forestale. Le foreste sono gli. argini della natura contro l'irrompere delle acque, argini tanto richiesti dalla nostra agricoltura; forniscono il legname di cui abbisognano le nostre industrie e specialmente la marina da cui attendiamo lustro e prosperità. Se dunque abbiamo abbattuti improvvidamente i nostri boschi, conviene ora rifarli col sussidio della scienza e dell'arte : di quella scienza oramai venuta a tanta perfezione da farci conseguire la riproduzione artificiale, delle foreste, come la Zootecnia riproduce artificialmente le specie d'animali. Il professore Luzzati,rivolgendosi ai giovani alunni'' con affettuose parole,, li avverti della grandezza del loro compito: disse loro che l'uomo guidalo dall'avidità del lucro, non temperato dal sentimento della giustizia e non rischiarato dalla luce della scienza abbatte le foreste, distruggendo in pochi momenti le opere secolari della natura. A- loro era serbato il combattere colla scienza queste fatali tendenze, e diffondere in tutta Italia i buoni precelti dell'arte forestale. GOnchiuse poi con alcune parole che, liscile dal cuore,, commossero tutto l'uditorio, e che riproduciamo testualmente. » Beati- voi,, giovani egregi, ai quali è concesso di » passare alcuni anni fra queste solitudiui studiose, do-» ve l'anima si eleva alle più nobili compiacenze e si » fa sublime come le montagne e le foreste che ci fan-» no corona.— Noi che, dopo brevi ore di riposo, sia-» mo costretti a scendere di nuovo nelle aspre batla-» glie dei. pubblici affari,, vi lasciamo con rammarico » e invidiamo la vostra pace. » Generali e prolungatissimi furono i- plausi che risposero al nobile discorso del prof. Luzzati che lasciò in tutti la più grata e simpatica impressione. Dopo di che i convenuti si raccolsero a lieta mensa rallegrata dai concerti della brava banda musicale di Reggello e terminala con vari brindisi portali dal ministro dell'interno,, dall'onorevole Salvagnoli e da altri egregi personaggi» E finì la festa lasciando in tutti il più gradito ricordo e le più fondate speranze sopra l'avvenire dell'istituto e i benefizi che il paese ne deve attendere. ìl tarlo 0 la tignòla dell'uva. Non consentendo i brevi limiti di questo Giornale di riferire per intero, come avremmo desiderato, l'opuscolo sul tarlo o la tignòla dell' uva del signor Alberto Levi,, ne daremo qui in estratto le parli più notevoli ad ammaestramento di ehi si dedica con amore all'agricoltura, e più specialmente alla coltivazione della vite. Il tarlo dell'uva è una nuova minaccia ai tralci che allietano le nostre colline, quasi non sia bastato il flagello della crittogama, che se ha rimesso del suo infìerire; non è peranco intieramente domala, poiché a guarentirsene sia mestieri spendere, e per così dire profondere in operai e zolfo, massime dacché l'avidità degli speculatori neutralizzò l'efficacia del prezioso minerale con ingredienti vilissimi. Il signor Levi pertanto, educato ad ottimi studj - e maestro in agronomia, ed esempio à'ricchi per apprender loro che col solo denaro non si fecondano le terre, ma si piuttosto con la scienza, e con la saggia applicazione de'suoi principi, ci apprende che il tarlo dell'uva non è malattia nuova, come altri che si danno il nome di scopriltori vorrebbero far credere, ma che è invece guaio antico, non altrimenti che sia l'oidium, preesistente al Tuekero, e la pebrina o i corpuscoli ovoidali oscillanti, preesistenti al Cornalia, al Vittadini, all'Osimo. In un manoscritto dell'Ambrosiana del se-secolo XV si parla della comparsa della polverina bianca nelle vigne come condizione di esonero del pagamento del canone d'affitto; ed il Zanelfi ha trovato che la pebrina, o i corpuscoli hanno imperversalo nei bachi in Provenza nel 1688, perdurando fino al 1710; e nella Lombardia nel 1726, per guisa che l'avvocato generale Gabriele Verri perorava allora per l'esonero delle imposte ai coltivatori, che erano ridotti ad estirpare i gelsi per manco di fiducia. La nuova malattia altri vogliono sii manifesti cella presenza dì ima piccola macchia rossastra sugli acini di alcune varietà di uve, la quale poi si dilata e produce una specie di schiacciatura, cui sussegue Parrossamento di lutto l'acino, che avvizzisce bentosto e si disecca senza fendersi nè vuotarsi; altri ammettono la presenza di eerti piccoli vermi, che penetrerebbero negli acini dell'uva per divorarne la polpa ed il succhio, in guisa da farli inaridire e marcire; altri credono che que' medesimi vermi rodano i peduncoli e pedicelli de'grappoli onde gli acini avvizziscono o in-fradictscono; ed altri infine facendo lutt'uno degl'indetti che corrodono i peduncoli e gli acini dell'uva, coli'insetto quasi microscopico che fu trovato vivere da parassita sulle radici della vile, scambiano i guasti del parassita del frutto con quelli del parassita della pianta, per attribuire a questi diversi effetti il nome comune di nuova malattia della vile. Il signor Levi però ritiene che i fenomeni morbosi della vite leste accennati non siano punto nuovi, ma abbiano esistilo gran tempo prima che fossero avvertiti, e siano probabilmente antichi quanto la pianta su cui si sono testé manifestati. Fra i delli fenomeni uno solo merita di richiamare lo studio de'viticoltori,-ed è quello dell'insetto o degl'insetti, cui si ascrive il guasto recato quest'anno in molli vigneti del Friuli, tanto con la corrosione de' peduncoli e pedicelli e conseguente caduta dei grappoli principali e secondar], quanto col perforamento degli acini e con la corrosione della loro polpa, per rui ebbero quegli acini a diseccarsi, o ad ammuffire. Il tarlo o la tignuòla dell'uva è un insetto indigeno dell' isola di Reichenau sul lago di Costanza, dove commise per lungo corso di anni le sue maggiori devastazioni. Abita pure nella Germania meridionale, nella Svizzera, nell'Italia settentrionale ed in Francia. L'insetto perfètto appartiene alle più piccole farfalle notturne; il suo corpo è giallo sporco, ha le antenne finamente dentellate, due occhi glandi e neri, le ali semitrasparenti e grigio venate, e precisamente le anteriori più chiare, intersecate da una fascia traversale bruna e leggermente arcuate sul davanti, e le posteriori alquanto più scure, più piccole, e più arrotondate. In riposo tiene le ali ripiegate a foggia di tetto; di giorno siede tranquillamente dietro le foglie sulla parte ombreggiata della vite, e non vola che all'imbrunire fino alle 7 od 8 del mattino. 11 suo volo è sicuro e discretamente rapido, sicché non è facile impadronirsene senza reccargli offesa ; ma è nel tempo stesso un volo irrequieto, breve e limitato, perchè non s'allontana punto dalla vite, e può dirsi piuttosto uno scorrazzare intorno al ceppo, anzicchè un vero e proprio volare. La vita della farfalla dura brevissimi giorni, e il volo d'una generazione non oltrepassa i cinque a sei giorni. La farfalla apparisce coi primi caldi di primavera; si accoppia bentosto, e depone le sue ova bianche, lucenti sopra i grappoletti non peranco sfioriti, e sopra i più delicati germogli della vite. La larva che ne sbuccia dopo circa quattordici giorni, ossia ai primi di giugno, cresce rapidamente, ed è voracissima. Compie le sue mute spogliandosi quattro volle della vecchia pelle, e giunta a maturanza si rinchiude in un leggerissimo tessuto bianco a foggia di otro o sacchetto, nascosto o sotto le foglie della vile, o sugli stessi fiori dell'uva, o nelle screpolature della corteccia dei ceppi, o nelle fessure dei pali di sostegno, per subirvi la metamorfosi in crisalide bru-norossastra. d'onde si sprigiona nuovamente fra otto a quattordici giorni, quindi due a tre settimane dopo la fioritura la farfalla della seconda generazione. Tutti gli cntomologisfi sono concordi nel!" ammettere una doppia generazione, quella del maggk) e quella del luglio. Il solo Roser trova supponibile il principio di una terza generazione. Se non che il Levi si crede autorizzalo per le osservazioni da lui istituito di affermare l'esistenza di una terza generazione, la quale si differenzia sostanzialmente dalle altre due. e pei costumi ben diversi dell'insetto, e per gli effetti ben altrimenti funesti che ne derivano al frutto della vite. Non è possibile disconoscere la esistenza di tre diverse generazioni della tignòla dell'uva, cioè la prima dal principio di maggio alla metà di giugno; la seconda dai primi di luglio alla metà di agosto, e la terza dai primi di settembre alla metà, e talora anche alla fine di ottobre, se si tien dietro alle indicazioni e ai caratteri che ne porge il Levi a distinguere l'una dall'altra, a rilevare con invidiabile precisione il diverso sviluppo dell'insetto, le diverse abitudini, la diversa arte di nuocere. Dopo detto della terza ed ultima generazione, prosegue il Levi: la larva appena nata incomincia a nutrirsi della polpa dell'acino praticandovi prima di tutto un canale che dai vinaccioli si estende fino alla buccia, dove termina in un foro rotondo, corrispondente probabilmente a quello praticato dalla farfalla col suo dardo ovidotto per introdurvi l'ovo. Questo foro, del diametro di circa un millimetro e mezzo, corrispondente alla grossezza del bruco nel suo maggiore sviluppo, serve fra altro ad espellere fuori dei-Pacino i suoi escrementi. Il bruco, vuota a poco a poco del tutto Pacino attaccalo, riducendolo il più delle volte alla sola buccia e vinaccioli. Consumato il primo acino l'insetto s'affaccia pian piano al foro rotondo praticalo nel granello che gli servì di culla, e spignendosi innanzi afferra un secondo acino, lo attira a sè e lo appiccica al primo mediante la sua bava viscosa per forarlo del pari ed introdurvisi. Cos'idi seguito, in guisa che si vedono spesso sullo stesso grappolo cinque e se; acini appiccicati insieme e corrosi da un modetùrao braco, e interi grappoli distraili dal concorso simultaneo di parecchi. Il bruco pertanto danneggia le viti tre volte all'anno: la prima volta alla epoca della fioritura, mangiando i fiori; la seconda all'epoca deJPcugrestamenlo dell'uva, corrodendo i peduncoli e pedicelli; e la terza finalmente all'epoca dell'invajolare, o cangiar di colore dei grappoli, divorando la polpa degli acini. Non tutte le uve però vanno egualmente soggette alle devastazioni dell'insetto. Vi sono alcune varietà ch'egli appetisce assai, altre per le quali si mostra quasi indifferente, altre finalmente che sembrano destargli una certa ripulsione. Non fu in grado il Levi per peculiari circostanze di osservare le inclinazioni dell'insetto della prima generazione; ma il potè benissimo riguardo a quello della seconda, che vide prediligere le varietà più precoci a peduncolo più lungo e sottile, quali la Riboia del colle, e nel piano i Pinot&, gli Auvergnants3 V A-lìcante, la Caillaba, e parecchie uve piemontesi; fra le nostrali il Rifosco e il Corvino; finalmente le uve di peduncolo corto e grosso, quali alcune varietà del Reno, ed i Moscati nero e rosso. Anche il hruco della terza generazione sembra a-vere le sue simpatie e antipatie per alcune varietà di uve, preferendo nel colle il Revo gentile bruno, e -nel piano il Kadarkas e la Lambrusca. In pieno la seconda generazione predilige le varietà a peduncolo più sottile, e meno legnoso, la terza invece ricerca la varietà ad acini più dolci e a buccia più sottile. Amendue poi attaccane a parità di condizioni le varietà più precoci, che offrono succhi più e-laborati e più nutritivi, e quelle ad acini fitti, dove trovano una ritirata più sicura ed un nascondiglio più impenetrabile, e dove la terza generazione trova inoltre maggiore opportunità di soddisfare all'istinto di appicicare insieme parecchi granelli, per passare dall'uno all'altro inavvertita. Parlando infine il Levi dei meezi di distruzione e preservativi contro l'insetto accenna a quelli che sono affatto indipendenti dalla nostra influenza, quali la presenza di alcuni insetti carnivori dell'ordine dei Coleopteri che si nutrono di bruchi, e divorano quindi anche molti tarli dell'uva, e la comparsa d'Icneumoni, che vivono da parassiti sulle larve e crisalidi della tignòla; nonché ad altri preordinati dalla natura, e che possono essere favoriti dall'umana attività, e fra questi primeggia l'opera degli uccelli insettivori, come gli stornelli, i passeri e le rondini, che sono il più grande ausiliare dell'uomo per infrenare il soverchio incremento degl'insetti nocivi all'agricoltura. Come che pertanto i mezzi forniti dalla natura sieno i soli da cui è dato ripromettersi vantaggi costanti e radicali, non mancano però alcuni mezzi artificiali, la cui efficacia fu già provata in altre contrade mediante una più o meno lunga esperienza. Meglio inspirati sembrano al distinto Autore dell'opuscolo i consigli del Nòrdlinger di evitare il piantamelo delle viti in luoghi bassi e ombrosi; di scegliere quelle varietà di uve che non vanno a sangue all'insetto, e di astenersi dal piantare uve dolci ad a-cini fitti a buccia sottile; di ripetere la vangatura o zappatura del terreno quattro a sei settimane prima e dopo la fioritura, per distruggere le crisalidi incappucciate sul suolo. Gioverà sopralutto: levare subito dopo la vendemmia la vecchia corteccia delle viti: cercare dHigcnte-mcnte le crisalidi sotto quella scorza nelle fessure del ceppo, e nella inserzione de'suoi rami, raccogliendo il tutto in un drappo sottoposto, ed abbrucciandolo subito. Gioverà altresì raccogliere in settembre e ottobre tutti gli acini bacati e corrosi che contengono il bruco e distruggerli tosto; nonché asportare dalla vigna, subito dopo la potatura, tutli i fastelli di legna e bruciarli innanzi la primavera; e gioverà finalmente netlare diligentemente i vecchi pali dai tessuti esistenti nelle loro screpolature, al qual effetto basterà anche intonacarli con latte di calce, o scottarli con aqurt bollente, o passarli semplicemente al forno dopo la cottura del pane. Nel concludere il Levi la bella sua monografia eccita i viticultari a slrignersi in forte falange per debellare il nemico che ci minaccia, e con nobili parole invoca dalle autorità il suo concorso, c dalla scienza i suoi consigli. -or»» iyo.it ,!tài03 onnole. ih oìa'ioqo'i o.ViV Oi- 'ih ■ ozh&Jz oJfl-.mrjlosfn tìis^i nuÌi4^ìf> ia '>.i Società' Agraria Istriana. Tubale della seduta 29 luglio I8G9. Sentita la esposizione sugli abbeveratoj fatta direttore D.r A. Milossa, viene a voti unanimi deliberato di fare al Comitato della Società le due seguenti proposizioni : I. Di consacrare quest'anno la sovvenzione dello Stato per abbeveratoj di fior. 2500 ai bisogni di Parenzo, Dignano, Pola, Rovigno, Pirano, le isole di Cherso e di Lussino, e del distretto di 3Ionlona e S. Giovanni di Sterna. II. Nei distretti suaccennati la Presidenza farà la distribuzione di questo sussidio sia ai comizi, sia si singoli comuni sulla base di coucrete proposte falle dagli stessi, ed in proporzione ai bisogni e verso sicuro impegno dell'esecuzione del lavoro e con partecipazione dei mezzi locali, e con ciò che questi ultimi coprano almeuo un terzo delia spesa. Iti) '>!.'52';S ." al Comitato. Ad li e III. (Fedi programma nel N.° 45). Si proporranno le seguenti modificazioni: 1. Aggiunta di un premio per vacche nell'importo di f. 40 nello scompartimento di Pirano. 2. Tenuto fermo Buje come luogo di esposizione. 3. Aggiunta di un premio per pecore di fni. 40 per lo scompartimento di Pinguente - Capodistria. 4. Tolta la condizione che l'armenta non abbia figliato. 5. Bastare che il toro sia entrato nel 32.° mese. 6. Non doversi tenere esposizione nè a Volosca nè a Lussinpiccoloj. ma entro agli altri luoghi dello scompartimento^ 7. Intervento del medesimo veterinario a tutte le esposizioni e conseguente esclusione dei medici alle commissioni, con obbligo di. farne alla società e rispettivamente alia Presidenza complessivo rapocto tecnico. 8. Visto il maggio» numero di premi e la maggior spesa del veterinario, e non essendovi la sicurezza che tutti questi; maggiori dispendi: sieno per essere coperti colla sovvenzione che verrà all'uopo assegnata pei 4870, verrà impiegata allo stesso scopo Mia. o in parte la somma civanzala quest'anno. 9. Al §. 20 si aggiungerà « premiato nella precedente esposizione. » 10. Visto l'operato di< alcune commissióni; contrario alle disposizioni del regolamento di esposizione, si aggiungerà al regolamento stesso speciale disposizione che dichiari nullo l'operalo divergente dalie lissate norme., a. Al §.. 24 si: ponga' «deputazione » in luogo di «rappresentanza,» e si, accolga una disposizione, che dia alla presidenza della S.. A. !.. il. diritto di. nominare i rappresentanti comunali di esposizione senza precedente proposizione,, pel. Gaso che la deputazione comunale o non proponga,, o non possa proporre alcuno o non lo faccia a. tempo- o il proposto non accetti.. BIBLIOGRAFIA.. DELL'ARTE DELLA LANA IN ITALIA E ALL'ESTERO, 110- tc di A. Rossi, Firenze, 4869. L'Esposizione universale del 4867 fti argomento di varie pubblicazioni: e i giurati italiani ne pigliarono occasione per farci consapevoli dello stalo comparativo delle nostre industrie. Nessuno però seppe trarne partito come il Rossi,, il quale non si limitò a. descrivere una relazione ufficiale,, che gli pareva lavoro secco ed ingrato ( p. 2), ma diede, opera ad una monografìa dell'arte della lana in Italia. Il libro riuscì di tale pregio che pochi o nessuno fra i pubblicisti italiani potrebbero vantare opera di altrettale profondità di concetto,, eleganza di. stile e distribuzione di parli. Tu leggi da capo a fondo cotesto volume,, di meglio che duecento pagine, senza addarti della tensione intellettuale che vi si addimanda; VA. conduce, in modo chiaro ed evidente, il pensiero dei lettori attraverso le vicende dell'arte in Italia, in Francia, in Inghilterra, nel Belgio, in Prussia, negli Stali della Germania del Nord, in Austria, in Ispagna, in Portogallo, iu Olanda,, nel Wurtemberg, in Baviera, negli Stati Uniti. I profani nell'industria sono, per così dire, eruditi nelle segrete cose mano mano che VA. svolge il proprio argomento, e ciascuno, deposto il bellissimo libro, dice a sè stesso : ecco un uomo che conosce a meraviglia ciò di cui scrive, e ne dà esalta notizia a-gl'Italiani. Arrogi, la bellezza perspicua della forma, che rende cari i concetti svolti, e l'ordinamento armonico del libro,, pel quale si seguono, per filo e per i segno, le Note delL'industKiale,.divenuto uomo di lettere. lì Bassi discorre,, in sulle prime,, dell' Arte della lana all'Esposizione di Parigi, rappresentata da oltre 500 espositori: passa dalla forestiera all'indigena, e rettifica parecchi errori di statistica nostrali, e fa ascendere la quantità delle nostre lane a eh. 40.687.500 circa,, prodotte a eh. V» per vello da 9,500000 capi di razza ovina. Le considerazioni comparative le attinenze eh' egli riscontra, L computi fatti, le notizie pratiche raccolte, sono degnissime di studio. Il secondo capitolo riguarda le lane meccaniche o artificiali, tema che il dotto economista aveva già trattalo negli atti dell'Istituto Veneto (4864-5): quindi tratta della Sezione italiana dell'Esposizione, della lana pettinata all'estero, dei: tessuti di, lana sodata all'estero, delle macchine e in fine delle tintorie. Cosi si chiude la prima parte: la II è particolarmente dedicata. all'arte delle lane in Italia, e s'incomincia colle 1 stesse, per poi. favellare dalle lane scardassate e pettinate,. non sodate o leggermente sodate, dei tessuti di lane sodate., delle condizioni del lanificio (e su questo capitolo interessantissimo (richiamo in particolare la vostra attenzione), delle forniture, degl'operai, della necessità dell'istruzione tecnica. Segue in appendice lo statuto del Collegio de' drappieri di Biella e parecchie tavole illustrative. Comprendete da tale rapido accenno l'importanza dell' opera, modestamente chiamata dal Rossi, una monografia^ I molli pregi che l'adornano da ciò, che V A- il quale conosce la propria industria in modo ma-raviglioso, e fece studi: profondi- sull'arte della lana nei vaiti paesi, si studia sempre di trovarsi lontano dalla forma prettamente tecnica;, egli adopera i vocaboli, speciali all'arte, ma li cerca nella nostra lingua, dà loro il carattere d'italianità, in luogo di prenderli alla vanvera, come si odono, anco fra noi, sulle labbra deiropcrajo e del capofabbrica. Oltracciò il Rossi ha il metodo, per cosi dire, oggettivo :: non è di sè, non deHa grandiosa fabbrica di Schio, ma è sempre dell'industria nelle sue grandi; manifestazioni ch'egli favella, e se scende ai particolari, lo fa con imparzialità, serenamente, senza prodigare biasimi o lodi per preoccupazioni personali. Se poi si tiene conto delle molte ricerche storiche, della vasta cultura economica, dello spirito liberale, che animano questo libro, se ne comprende vieppiù l'importanza. La Francia ha le troppo vantate opere di Rey-baud. Ma dove ci è un libro che faccia riscontro a quello del Rossi.?. Non diciamo dell'Italia: se il Ro-becchi sali in grido pella sua notevole monografia, quanti lo hanno imitato? Se togli le pubblicazioni ufficiali del Ministero di agricoltura, industria e commercio, le statistiche e le monografie industriali sono tuttavia di là da venire. Il libro del Rossi è adunque un avvenimento e nella scienza e nell'industria in Italia: in Germania e in Inghilterra esso desterebbe ammirazione, ma non sorpresa: da noi auiendue questi sentimenti invadono l'animo, quando si rifletta alle rozze scritture della maggior parte degP industriali, al niuti senso pratico dei letterati, che scrivono d' arte, e alle dottrine protezioniste, che purtroppo hanno acquistato terreno in L«l'iella parte delta del Regno, eli'è il Piemonte. Trof. A. E. Annuario industriale e delle istituzioni popolari, per cura del dott. Alberto Errerà: IL anno, 1868-09. — Venezia, tipografia Ripamonti-Oltolini, 1869. Veniamo un po' tardi a parlare di questo lavoro, ma prima ce ne mancò la possibilità. Chi conosce quale lunganime petulanza di ricerche si richiegga per lavori di simile genere, e quale al lungo promettere segua per solito attendere corto, saprà valutare al vero il merito del signor dott. Alberto Errerà nel perseverare nella pubblicazione del suo Annuario industriale. Il nome di questo egregio scrittore si trova associalo ad ogni nuova istituzione popolare sorga in Venezia, sua patria, e non c'e difficoltà d'impresa che io disanimi nella patriottica opera di soccorrere al prostramento intellettuale ed economico delle classi ignoranti e povere, mediante lo stabilimento di quelle benefiche associazioni che sono uno dei caratteri distintivi dell'epoca nostra. Nè v' è chi non comprenda 1' utilità somma della pubblicazione animale del dott. Errerà. Infatti non havvi migliore maniera di lavorare al fiorire delle industrie e delle istituzioni popolari in un paese die quella di dare al più frequente un inventario che ne descriva i progressi e lo svolgimento, che dica a qual punto si trovano e a quale punto possono arrivare, che ammaestri coi confronti del latto altrove e suggerisca i miglioramenti dimostrati necessarj dall'esperienza, e che, ili fine, esponendo i beneficj de»4a generosa opera dei promotori, dia loro il ben dovuto premio di lode. E a questo è diretto l'Annuario del dott. Errerà, il quale non è un annuario generale delle industrie e delle istituzioni popolari di tutti i paesi, ma riguarda esclusivamente il Veneto e le contermini sorelle Provincie dell'Istria, di Gorizia, del Trentino e di Trieste, delle cui industrie e istituzioni popolari soltanto s'occupa. ___ L'opera è divisa in 2 parti; la prima illustra le industrie venete alle esposizioni del 1868 di Venezia, di Udine e di Verona, la seconda le istituzioni popolari del Veneto e delle altre provincie sovraccennale. La città del beato Marco non è più la Venezia mattiniera Quando ancora dormìan le sue rivali: quei tempi sono passati, forse senza più ritorno. Ma troppo severo il poeta quando rimproverò che . . . all'età dei magnanimi perigli Successero i riposi Degeneri, i fastosi Palagi, l'ozio, i carnovali e il sonno. Che poteva Venezia fare per arrestare la sua caduta, essa princeps provincianim facta sub tributo? Ridotta da dominatrice dei mari alla povertà delle sue la- girne, tenuta bassa dallo straniero che dovea tanto temerne le immortali memorie, dove le sarebbe slato possibile di trovare le forze per continuare le gloriose tradizioni, per conservare quel commercio che a-veva già incominciato ad abbandonarla con le nuove vie apertesi nell'occidente? Arrogi l'opera della natura congiurata a'suoi danni. Qualunque sforzo l'ingegno umano adoperi por tenerle aperto il mare, teatro de1 suoi fasti imperituri, noi temiamo che Venezia vada a cessare d'essere città marinara, e che per essa s abbia ad avverare quello che già per Aquileia e per lìavenna. Pereiò è necessità che la si prepari un altro avvenire, chè non le è permesso starsi contenta a' suoi monumenti e poltrire all'ombra degli allori passali. Ogni generazione ha il suo compito, e compito della generazione presente sarà di formare Venezia città industriale. Se ne veggono confortanti principii, ed il viaggiatore mentre ammira, c s'esalta, e si educa dinanzi ai portenti della citlà artistica, saluta con tutte le sue simpatie P operosità della citlà lavoratrice nei fumatili opifiej della Giudecca. M'è impossibile pur sojo accennare a tulio che il dott. Errerà nel suo articolo sulle industrie venele alle esposizioni del 1868 discorre con bella vivacità di forma e con molta opportunità di confronti. Con speciale amore s'occupa egli principalmente delle industrie esistenti in Venezia, come dei musaici, delle conlerie e dei soffiatti che ne sono quasi una specialità, e dedica parecchie pagine ad una interessante e pressoché entusiastica descrizione della fonderia di Ne-vilie che n'è uno degli stabilimenti più importanti. » Più che duecento lavoratori, egli scrive, sul cui volto brilla la gioia d' un lavoro intelligente e ben rimunerato, sono governati da provvido ordinamento, •che schiacciò le perverse radici del male, fece guerra implacata al furto, alle risse, alle crapule, alle battiture come alla pigrizia. » Questo regolamento che vuole il costante miglioramento tisico e morale dell'operaio e s'informa ad ogni esigenza di uno spirito u-manilario, fra altre saggissiine prescrizioni contiene questa che debba venire allontanato dall'opificio quel lavorante il quale in un mese non si trovasse per due lunedi al lavoro, misura che avrebbe ad essere adottata in qualunque lavoratorìo per cessare la vergogna della bestiale baldoria prolungata dalla domenica nella settimana. La parie II. del volume, chc tratta delle istituzioni popolari, dopo alcune verissime pagine sull'abbrutimento e sulP immoralità della popolazione delle campagne, sul dovere dei Gomizj agricoli di far progredire in una alla coltura dei campi quella delVanimo e della mente del paesano, sul bene già prodotto nelle città con le scuole, con le banche e con le società, sulla fratellevole solidarietà con cui si legano i benefici sodalizj, su alcune riforme che avrebbero a fare il Veneto, P Istria e il Trentino perchè le loro istituzioni popolari approdassero a sempre migliori risultamenti contiene in articoli distinti interessanti notizie e dati slatistici intorno alle istituzioni popolari di Venezia e delle altri principali città del Veneto, dell'Istria, di Gorizia, del Trentino e di Trieste. Le notizie relative all'Istria furono raccolte con molta accuratezza da quel distinto patriolta che è Tommaso Luciani, e se sono poche la colpa non n'ha il raccoglitore ma pur trop- m po la povertà del nostro paese in simili istituti. L'egregio dott. Errerà, che volge agli Istriani le più lusinghiere espressioni di simpatia, chiude i cenni sulla nostra provincia con le seguenti parole: «attuino (i popolani dell'Istria) la cooperazione e per produrre e per consumare, e i ricchi del pacee li aiutino aW uopo, facciano viaggiare e istruire a proprie spese i più degni, e si mettano a capo della generazione morale ed economica del paese. » E eoli' aiuto di Dio qualche passo si fa su questa via, e s'hanno segni che lasciano sperare dai ricchi un'intelligente ed amorosa iniziativa al risollevamento delle condizioni intellettuali ed economiche dell'abbandonata provincia; A' Trieste è dedicato un appositi) capitolo, lavoro eselusivo del giovane scrittore Michele Levi che attende con amore a questo genere di studi!. Peccalo che l'economia dell'Annuario non gli permise di dare alla sua rassegna tutto lo sviluppo di cui sarebbe stata capace. Le industrie di Trieste sono non inferiori a'suoi commercile i grandiosi suoi stabilimenti del Lloyd, di Tonello e dello Stabilimento tecnico basterebbero a porla fra le maggiori città industriali. Le istituzioni popolari,.poi, vi crebbero in quesli: ultimi tempi eon straordinaria alacrità, e benché giovani hanno già consolante rigoglio di vita per numero di socii e ricchezza di capitali. Noi non vorremmo certo che nell'Annuario del dott. Errerà degli anni venturi venisse mai- a mancare il capitolo di Trieste, ma ci pare che, oltre a questo, darebbe materia a un grosso volume uno studio,., che ancora da nessuno fu fatto, su tulle le industrie di quella città, sui solidi suoi stabilimenti di credito, sui grandi suoi istituti di beneficenza, sulle molteplici sue associazioni di mutuo soccorso, sulle società pei» la diffusione della coltura nel popolo e via dicendo. E una lacuna che importerebbe venisse presto riempiuta, e il .signor Michele Levi sarebbe hi' persona da ciò, Un'idea felicissima che risponde assai bene allo 'scopo dell'Annuario fu quella del dott. Errerà di aggiungere in ultima al suo lavoro, in forma di appendice, il resoconto di un'adunanza generale della banca mutua popolare di Venezia, un altro resoconto di un' adunanza generale della socielà di mutuo soccorso fra i servitori di barca, traghettanti e baltellanli, la relazione di un esercizio della prima società anonima cooperativa di consumo per Venezia, e finalmente l'intero statuto organico della società di mutuo soccorso e di lavoro fra carpentieri e calafati. Insomma, per finire, il volume del signor dolt; Ergerà contiene nozioni preziosissime che sono la migliore istruzione pratica per tutti quelli che non vogliono assistere ignoranti ed indifferenti alle questioni delle i-stituzioni popolari, questioni tra le più simpatiche e più vivamente dibattute dei nostri giorni. X. __ Stobià e Fantasia, Prose diverse di ÌSscorre Moniorio. Sotto gasato titolo l'egregio autore pubblicava un libro net quale, vestendo con i colori più poetici concetti peregrini, propugna alcune di quelle verità che nel secolo nostro benché contraddette da molti, vengono con tutta forza difese da quelli che inspirano i loro scritti alla vera sapienza, L'opera varia nel genere, una nello scopo è divisa in due parti. La prima consta di un romanzo storico intitolato: Beppo, ovvero il condannato a morte ; nella seconda ci hanno vari scritti versanti sopra argomenti diversi: Il condanna^. che a nei semhra il miglior lavoro del libro, è un racconto il; cui scopo ultimo si è quello di attaccare la pena di morte e di mostrarne la immoralità; il che risulta naturalmente, tanto dall' intreccio, quanto daltè riflessioni di cui. van seminata quelle pagine eminentemente, sociali. Gli scritti varj versano eome dicemmo sopra argomenti diversi, per cui lungo sarebbe il* discorrerne ; e ben altri più versati nelle lettere di quello non siamo noi ne terranno parola. Diremo solo che fra tutti e per altezza di vedutele per altri pregi non pochi, ci sembrano bellissimi là disertazióne sul cristianesimo e la filosofìa, e lo schizzo sopra Dante Allighieri. La lìngua del libro è bella, sciolto e piano Iò stile, sublimi i voli tirici di cui ad ogni qual tratto egli frammezza il suo dire. Santo poi è lo scopo che gli suggeriva la pubblicazione di sì interessante lavoro, dacché il giovane autore pare non iscriva che col pensiero di educare, intrecciando i suoi scritti continuamente di accenni.mo-rali sulla donna, e sferzando i vizi deL secolo in cui vive. Tal lavoro, che è il preludio di altri moltissimi di simil.genere, noi salutiamo con vera compiaccnsa; e preghiamo i nostri patrioti a leggerlo, sia per procurar loro un utile trattenimento, sia per contribuire anche noi alla diffusione di quei .libri che riescono veramente giovevoli alla società, M. G. STIPENSI DI STATO PER LA SCUOLA, AGRARIA MEDIA IN MÒDLING. L'i. r. Ministero dell'Agricoltura ha accordato per la scuola agraria media 111 Mòdling, il programma della quale fu già stampato e pubblicato, quattro sti-pendj, ognuno di f. 250: V. A. Per l'accettazione in quest'istituto si richiede: 1.° I/assenso dichiarato dei genitori 0 dei tutori. 2>° L'età almeno di 16 anni, dalla quale condizione si potrà ottenere la dispensa dalla Direzione (Curatorium) soltanto in, casi meritevoli di speciale riguardo. 3i0 La prova di possedere un grado tale di coltura scolastica che corrisponda agli studj assolti nella prima metà delle scuole medie pubbliche (scuole reali, Ginnasi, Ginnasi reali.) Allo scopo di ben comprendere le lezioni agrarie è desiderabile che lo studente, prima della sua accettazione, abbia acquistato alcune cognizioni intuitive sulle operazioni agricole. Nel caso di una prova- insufficiente sia riguardo alla coltura scolastica, sia alle cognizioni agrarie intuitive, l'aspirante potrà assoggettarsi ad un esame di ammissione il quale deciderà sulla sua accettazione nel corso biennale agrario, 0 nel corso preparatorio. 0 sulla non accettazionc. Le suppliche documentale come sopra, dovranno essere presentate alla più lunga fino li. 15 settembre 1869 alla Direzione (Curatorium) della scuola media in Modling. Vienna li 13 Luglio 4869. «■■■min—ir-^—————» - NICOLO' de MADONIZZA Redattore.