ANNO V. — SO. Sabbato 18 Maggio 1850. Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. DISSERmiOHE SUL FIUME TIMAVO del def. cons. Francesco Dr. Sarin. (Continuazione. V. n. 19.) I. Topica situazione del Timavo e sue aggiacenze. Gli antichi geografi, che traltano parlando di que-sto fiume, hanno descritta la di lui topica situazione e deterininata in modo, che i posteri non si facilmente po-tessero andare a cercarlo ove non doveva essere, ed a fronte di tutto cio s'ha presunto d averlo ritrovato in si diversi e fra di se distanti luoghi. II Timaavo adunque secondo gli f.nt chi geografi e situato tra Aquileja e Trieste, e cio che disse Strabone sull' autorita di Possidonio e Polibio, che cita, si riscon-tra esser vero anche al giorno d' oggi. L' itinerario di Antonino, la Tuvola di Peutinger gli danno il mede-simo sito. Virgilio,. Silio Italico, Lucano 2), Stazio, parlando di ') Ouesta Tavola, che dicesi di Peutinger, e una carta scrit-ta ali' inclinar del secolo IV sotto Teodosio il grande, che Corrado Peutinger, giurisconsulto d' Augusta dal secolo XVI, ricevette da Corrado Celtes. Ouesta fu fatta di pubblico diritto mediante la stampa da Marco Velser in Venezia. Di questa si e fatta una ristampa in Vienna. Ora si e aperta un' associazione presso Morschner e Jasper librai di Vienna per una nuova edizione di questa Tavola, che si fa dal Dr. Fross col titolo: Tabula Peutengeriana ad editionem F. C. de Schub opere lithographico expressa, adjuncto commentario tuculentissimo. 2)LoSeardeonio al luogo citato nella nota 1, pag. 132. col. 1, fa vedere che il passo di Lucano non possa prendersi per sicura norma da poter indi conchiudere, chelaBrenta sia il Timavo. Ecco le sue parole: Ast non quan-tus (Timavus sciliceO a Poetis et praesertim a Ma-rone fieri videlur. Hi tanti facere cum soluit ut cum de Falavio canunt alludentes ad illum Maronis Ti-mavum eumdem patavinum esse flumen credere vi- questo fiume s' esprimono in guisa tale, da poler indurre facilmente in errore quelli che non conoscevano queste vicinanze, e che non sapevano, che la geogralia dei poeti sia troppo vaga. Da questi poeti fu tratto in errore senza dubbio Flavio Biondo, scrittore rinomato nel secolo XV, il quale nella sua Italia illustrata sostiene, che il Timavo sia il Medoaco maggiore ossia la Brenta, come riferisce lo Scardeonio; ma per quanto acute e studiate fossero le ragioni di Flavio, la di lui opinione non trovo soguaci. Nei tempi a noi vicini vi furono parecchi, i quali, non si sa da quai motivi indolti, s' immaginarono d' aver ritrovato questo fiume, chi nel Tagliamento, chi nella Piave, chi nelle fontane del Timau della Carnia; ma contro questi intemperanti eruditi insorge merilamente il co. Fi-liasi e rimprovera ad essi, che in tanta luce di storia e di geografia, abbiano presunto di farsi autori di si stra-vaganti opinioni, delle quali non vi e neppur una, che possa venir plausibilmente sostenuta da quei molti dati, che vi somministrano le antiche memorie intorno al Timavo, sia che se lo consideri nella sua sorgente, sia coi rapporti delle di lui aggiacenze tanto nei tempi remoti che in quelli piu vicini a noi ')• deantur, cum tamen per hunc indicare tanlum velint Patavii regionem vel fines intra Venetiae provinciam comprehensos, el non urbis locum. Sicicti Lucanus, qui t/uando locum proprium, ubi Patavium est vult intelligi. Aponum fontem ponit, qui proximus est. Cum vero fines, ac provinciam designal Timavum nominat, e dopo i versi di Lucano citati alla nota 5 soggiunge: Vide, quaeso dum enim Aponum euga-neorum collium fontem nominat, an vicum vult intelligi ubi augur Cornelius residebat ? Sed cum dicit: Atque antenorei dispergitur unda Timavi. Designat Venetiae provinciam, et regionem conti-guam alludens ad illum virgilianum Timavum qui Venetiae regionem disterminat etc. Stazio poi col chiamar Livio Timavi alumnum, fa vedere o che non avesse cognizione alcuna della situazione del Timavo, o che pel Timavo prendesse la Brenta. ') Cio si legge dilTusamente nelle citate memorie del conte Filiasi, tom. II, cap. XXVII. Al Timavo, che decorato viene col titolo di nobi-lissimo, dagli antichi scrittori si danno diverse denomi-nazioni di fonte, di fiume, di porto, di lago Parlando dei tempi piu lontani, le aggiacenze, delle quali presso gli antichi si trovano memorie, sono il tempio di Diomede, cho vedevasi in vicinanza della sorgente, la selva che d' indi prendeva il suo nome, e che percio Diomedea si appel ava erano le isole Ciare delle quali fa menzione Plinio, erano finalmente i bagni. Al giorno d' oggi non avvi piti vestigio di tempio, la selva e ridolta a pochissima cosa, quando dir non si voglia, che a questa appartenesse anche quel bosco, che, pošto a destra lungi la strada che conduce a Duino, di presente cinto si vede da un muro che il co. Raimondo della Torre verso la fine del secolo passato vi fece e-rigere. Le isole Clare sono sparite, cid che derivato esser deve o dal fatto, che il mare se le abbia ingoiate o dal fatto opposto che unite si siano al continento 3). I bagni che anticamente vi dovevano aver avuta celebrita, erano andati quasi in dimenticanza, se non ihe nel 1433 furono alquanto restaurati4); ma caddero in ap-presso totalmente in abbandono, sinche dopo la caduta della repubblica veneta, si penso di mettere a prolitto della paziente umanita queste terme; e se le diede quel-1' aspetto, che hanno di presente. II concorso a questi bagni sarebbe senza dubbio maggiore se fossero piu comodi, e se quello che piu mporta, le esalazioni delle contigue paludi non fossero cosi pestilenziali 5). Strabone chiama il Timavo fiume, porto-, Virgilio, fonte-, Livio, lago. '-)Ecco quello che dice Strabone nel lib. VII, pag. 148: Templum Timavum Diomedis memorabile est, por-turn habet et lucum amoenum, etiam fontes septem aquae fluvialis statim lato alloque flumine in mare exeuntis. 3) Quanto certo e, che quest'isole al giorno d'oggi piu non esistono, altrettanto malagevole cosa e il con-ghietturare il luogo di loro situazione, e conside-rando il paese nel presente suo aspetto si ha motivo di conchiudere che se piu non esistono, lo sia perche il mare se le ha ingoiate. 4) Del ristauro di questi bagni parla il co. Filiasi al cap. XXIX del tom. II delle sue memorie, ove ripor-tati si leggono otto esametri latini in stile barbaro in lode di Francesco Nani, che allora era pretore di Monfalcone per la repubblica veneta. Questi versi riportati vengono anche dal co. Agapito nelle sue descrizioni, ove racconta che la lapide in cui vi sono incisi, si ritrovi sopra la porta d'ingresso alla grande vasca. 5) Non si vuole gia trarre in dubbio, se quest' acque ter- mali sieno efficaci o meno contro quelle molte malattie dalle quali il conte Agapito nelle sue descrizioni coll' autorita del signor Francesco Vosca ne da la serie; ma non si puo pero negare, che P uso di questi bagni sia congiunto con molti inco-modi, tra i quali il primo si e d' avere in vicinanza Tra le aggiacenze poi di questo fiume dei tempi piti bassi vi era un abadia di monaci Benedetlini detla d, S. Giovanni del Timavo , o anche della Tuba e del Carso; vi era la villa stessa di S. Giovanni, che faceva corona alla sorgente 0- Di questa abadia che reputasi una delle piii antiche, perche quasi coetanea ali' institutore deli' ordine, oggidi altro non e che la chiesa che vedesi, seppure questa non sia stata molto tempo dopo fabbricata; istes-samente della villa vi sono appena visibili vestigia. Per altro sino alla meta del secolo passato si vedevano ancora delle čase; sopra la roccia, da cui sgorgano le acque del fiume, torreggiava un castello, vi erano i magazzini dei sali erariali, vi erano due molini, 1' abitazione del curato, una časa per I' uffizio mudale e di tutto cid non vi e altro rimasuglio, cho la chiesa come si disse ed i due molini 2j. Avvegnache poi il sito topico di questo fiume fosse si bcne descritto e determinato, con tultocio ci furono molti dispareri intorno alla provincia, a cui dovesse ap-partenere. Altri lo posero nella Giapidia, altri nella Car-niolia, altri nell' Istria, altri finalmente nelt' Italia 3). un tralto di molte centinaia di campi tutli palustri che tramandano esalazioni mefitiche; che per aver acqua per bagnarsi aspettar si debba la colma; che acqua bevibile non si ritrovi fuorche quella che si fa venire da luogh: piu vieini; che finalmente quelli che fanno uso di queste acque termali, usciti che sieno dal bagno dopo un breve riposo in quelle an-guste camerette che si ritrovano nel fabbricato, deb-bano farsi condurre a Monfalcone per ritornare alle loro abitazioni. ') Di questo ci assicura il sig. Giuseppe Lirutti nelle sue Notizie delle cose del Friuli tom. III, pag. 173, e-dizione del 1777 fatta in Udine dai fratelli Gallici : " A questa Badia della Bellina fu unita quasi gia „ sette secoli 1'antichissima Badia di S. Giovanni del ,, Timavo, detta anche della Tuba e del Carso; percio „ di questa, che si črede la piu antica del Friuli, „ quivi produrremo quelle notizie che di essa ci „ sono pervenute. Appena giunto a questo patriar-„ cato Olderico o Valdarico 1, fu monaco Benedettino „ e abate di S. Gallo, come si dira, circa 1' anno 805 „ vedendo questo buon prelato che P una volta ri-„ nomatissimo monastero e chiesa di S. Giovanni del „ Timavo era deserto e giacente nelle proprie rovine „ occupata da laici.......„. Ouelli che conlano 60 anni di vita, e che la combi-nazione porto di passaggio per S. Giovanni di Duino, devono aver veduti tutti questi avanzi, come li vide chi scrive le presenti memorie. 3) Virgilio, come si osservo nella nota 2, pag. 132, col. l,lo pone nella Giapidia; questa confinava colla Carniolia, come lo attesta Plinio nella Storia Nabirale lib. III, cap. 19, ove dice: Carnorurn regiojuncta regioni Japi-diae. La Carniolia confinava coll'Istria ancora, con questa confinava Venezia. Ma questi confinPerano vaghi, e da cio deriva che questo fiume, senza fargli can- š giar situazione,. se lo ponga dagli scrittori ora nel- La ragione di si varianti opinioni e riposla pro-priamente in questo, che i confini dei suddetti paesi nei tempi antichi non erano bene determinati, e si dava ai medesirni ora maggiore ora minore estensione. Ma dopo che sotto i cesari, come riferisce Strabone, i confini del-1'Italia erano stati portati sino ali'Arsia principal fiume deli'Istria, non si pote piu dubitare, che il suolo natale di questo fiume famoso appartenesse ali' Italia. Dopo la cadula dell'impero romano in occidente, molte furono le vicissitudini alle quali doveltero sottostare questi paesi, ed incostante e vaga e percio la divisione polilica di questo e dei limitrofi. Giusta 1' odierna ripartizione appartiene ali'Istria, a cui fu aggregata la signoria di Duino, nel perimetro della quale nasce il Timavo. Lo Scardeonio, ove combatte 1' erronea opinione di Flavio, che eercava il Timavo nel Medoaco maggiore cioe nella Brenta, determina la di lui situazione in questo modo : Is ergo Timavus, ut in praesenti cernitur (cosi scri-veva alla meta del secolo XVI) non longe a Goricia in vico S. Joannis,