ANNO XXVI.
Capodistria, 16 Settembre 1892.
N. 18
LA PROY
DELL'ISTRIA
Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese.
ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli ab bonamenti si ricevono presso la Sedazione.
Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Ud numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati
IDieta, ZEPro^in-ciSvle
Prima seduta. — Parenzo, 9 Settembre. — Presenti : 11 Capitano provinciale cav. Matteo Dr. Campitelli. L' i. r. Consigliere di Luogotenenza Alessandro cav. Eluschegg, quale Commissario governativo e 21 deputati. — 1. Apertura della sessione: — 2. Comunicazioni della Presidenza : — 3. Costituzione degli uffici ; —* a) elezione dei due segretari ; — b) elezione dei sei revisori ; —- 4. Presentazione d' atti ; — 5. Elezioni di Commissioni
Aperta la seduta alle ore 2l/2 poni' il Capitano provinciale tiene il seguente discorso :
Onorevoli signori deputati!
Solo cinque mesi sono decorsi dacché, dopo una sessione lunga ed operosa, abbandonaste quest' aula, nella quale veniste per oggi inopiuiata mente convocati all' ordinaria sessione annuale da Sua Mai istà l'Imperatore, affinchè, specialmente, possiate in "tiempo votare il bilancio pel futuro, non lontano, eserc izio.
Nel breve periodo trascorso, quantunque sensibilissimamente, per varie cause, stremat a nelle sue forze, la vostra Giunta ha non solo regolar mente adempiuto alle importanti sue ordinarie mansioni ed esauriti gli affari di sua competenza, che, mano ma io, s' accrescono ; ma ha pur dato evasione a tutte le deliberazioni da Voi prese nell' ultima sessione, le qua li per numero ed importanza non trovano certamente r iscontro in altre precedenti.
Sennonché alcuni degli incarichi datile sono di tale portata, che, e per gli atteggi che richieggono, e per l'estensione, e varietà dell' oggett o, e pel numero delle corporazioni e parti ebe devono essere consulate, in fine per la gravità dell' argomento e delle conseguenza attendibili esigono al completo loro esaurimento uu lavoro lungo e ponderato così, che potrebbe essergli appena sufficiente il tempo ordinar iamente interposta fra le annuali sessioni.
Nè degli stessi progetti di legf ;e e proposte avanzate all'eccelso Governo potea attendersene in sì bnjve lasso di tempo la voluta evasione.
Gli è perciò che la Giunta non solo non er?j al caso di proporre nuovi argomenti, ì aa neppure di elaborare la solita Relazione generale, es; irniente ed illustrata.

E nel mentre potrà essa da ciò trarre forse occasione di dare in avvenire una Relazione ordinata per oggetti e quindi non comprendente il variante periodo da sessione a sessione, ma Panno solare, sull'esempio delle Diete di maggiori Provincie; si limiterà in questa ad esporvi sommariamente l'esecuzione data ai vostri leliberati, unendovi, debitamente corredata, quella parte Iella Relazione generale che riflette i fondi provinciali alche sarà a suo tempo pubblicata assieme ai relativi conti consuntivi.
Ed è appunto in attesa dell'esito sulle deliberazioni predette, le quali influir potranno anche sull' amministrazione provinciale, e per non pregiudicarne ? audameuto cbe, quantunque le condizioni <M fondo provinciale e le crescenti esigenze dell' amministrazione rispettiva consigliassero un aumento nel relativo copri-mento e conseguenti aggravi ; la Giunta provinciale credette all' ultimo istante, consulto di non portare mutamento, agevolando eziandio così il compito della Dieta, il cui lavoro, se limitato agli oggetti presentatile dalla Giunta — che si restringono ai preventivi dei vari fondi — sarà breve, per quanto accurato sia per essere lo studio che saranno per applicarvi, col solito interessamento, le Commissioni, cui 1' affiderete, qualora, come non dubito, il trattamento Mietale segua colla richiesta oggettiva sereuità, bandendo ogni oziosa discussione, ad impedire la quale io mi atterrò rigorosamente, più che non 1' abbia fatto finora la Presidenza, allo statuto provinciale.
Ciò esposto, nel porgervi il mio cordiale saluto, lieto di. vedervi a nostro conforto iu questa sede, Vi invito ad iniziare la parlamentare nostra operosità coli' inalzare ossequienti il pensiero con sentimento di fedele sudditanza e leale attaccamento all' Augustissimo Imperatore.
Viva S. M. I. e R. Francesco Giuseppe I. Evviva
I	deputati ripetono l'evviva in italiano e la minoranza in lingua slava.
II	capitano provinciale dichiara in nome di S.^ M. l'Imperatore aperta la sessione, e presenta l'i. r. Consigliere di Luogotenenza, Alessandro Cav. Eluschegg, quale delegato Commissario governativo, che saluta la Dieta in nome dell'Imperiale Governo iu italiano ed in slavo.
I	deputati slavi appena sentito dal presidente il nome del cav. Eluschegg, proruppero iu grida di pereat
II	presidente li richiamò subito all'ordine, e passò ad II. comunicazioni :
Il Reverendissimo Ordinariato vescovile ha disposto per la celebrazione d'un solenne ufficio divino nell'occasione dell' odierna apertura della Dieta.
Monsignor Olavina, vescovo di Trieste-Capodistria, ha annunciato di essere impedito d'intervenire alla sessione dietale.
L'on. Dr. Dukic, impedito da affari chiede permesso di 8 giorni.
L'on. Lius — affollato d'affari — chiede permesso di 10 giorni.
L'on. Marinoni scusa telegraficamente la propria assenza dall' odierna seduta.
Le suddette comunicazioni vengono prese a notizia, dopo che il Capitano aveva dichiarato che, riguardo al deputato on. Lius, si riservava di consultare la Dieta, qualora la di lui assenza avesse a prolungarsi oltre a-gli 8 giorni.
L' on. deputato provinciale Giov. Maria Craglietto chiede, per causa di malattia, uu permesso per la durata di tutta la sessione.
Posta a voti la domanda, viene accolta.
ad III. Procedutosi, mediante schede, all' eleziona dei segretari e dei revisori, risultano eletti:
a segretari gli on. Dr. Giacomo Lius e Dr. Tomaso de Vergottini;
a revisori gli on. Babuder cav. Giacomo, Becick conte Dr. Guido, Cleva Dr. Giovanni, Gambini Dr. Pier Antonio, Marinoni Leopoldo, Tamaro Dr. Marco
ad IV. Presentazioni di atti:
1.	dalla Giunta provinciale:
a)	la relazione sull'esecuzione dei deliberati dietali;
b)	il conto consuntivo prò 1891 e preventivo 1893 del fondo pensioni degl'impiegati provinciali;
c)	il conto consuntivo del fondo confraterne pel
1891;
d)	il resoconto del fondo depositi e denari altrui prò 1891;
e)	il conto di previsione per 1893 del fondo di esonero del suolo ;
/) il conto di previsione del fondo provinciale per l'anno 1893.
2.	Dal Consiglio agrario provinciale il conto consuntivo prò 1891 e quello di previsione prò 1893-
3.	Dal Consiglio scolastico provinciale i conti consuntivi prò 1891 e preventivi prò 1893 del fondo scolastico provinciale e del fondo di pensioni dei maestri delle scuole popolari.
Tutti i detti conti sono già stampati e distribuiti agli on. deputati, meno gli accennati due ultimi preventivi che, per tardata presentazione, non poterono essere stampati.
4.	Dalla Commissione d' inboschimento del Carso il conto consuntivo prò 1891 colla relazione di sua attività nell'auno stesso, ed il preventivo 1893.
Dà iudi lettura della Nota 3 settembre 1892 dell'ecc. Luogotenenza, che comunica il dispaccio dell'i, r. Ministero dell'interno 1. settembre 1892 per la compilazione di un progetto di legge che accordi agli ospe-
dali per malattie epidemiche il diritto di pubblicità per la durata dell'epedemia.
Ritiene che dovrà occuparsene la Commissione di finanza.
L' on. de Franceschi propone di nominare la Commissione di finanza, composta di 7 membri, cui deferire gli atti presentati per esame e riferta.
Accolta la proposta dalla Dieta, e procedutosi all'elezione mediante schede, risultano eletti gli on.: A-moroso Dr. Andrea, Babuder cav. Giacomo, Bubba Dr. Giuseppe, Lius Dr. Giacomo, Stanich Dr. Domenico, Veni er Dr. Silvestro, Vergottini Dr. Tomaso.
Il Presidente invita la Commissione a costituirsi subito.
Esaurito così l'ordine del giorno, il Presidente si riserva di comunicare agli on. deputati il giorno ed il programma della prossima tornata e leva la seduta alle ore 1 pom.
Rivediamo i conti?
Il Giovine Pensiero di Pola che con senno maturo difeude la causa della nostra civiltà contro le mene croate, in un articolo del 17 Agosto p. p. intitolato — Alla chiusa dei conti, dopo avere dimostrato a tatto rigore di logica essere l'elezione dell' avvocato Laginja, virtualmente nulla, perchè frutto dalla violenza morale e delle minaccio di morte verso 12 persone cne avrebbero sènza quella pressioni votato pel Marchese Benedetto Polesini, conchiide doversi attendere dal Parlamento senza ulteriori indagini 1' annullamento dell' elezione Laginja. Se nou che aggiunge subito opinare molti che una auova elezione politica non sia desiderabile, per a troppa concitazione degli animi. E finisce l'articolo dichiarando da parte sua di essere di pareri contrario, nella speranza che le severe lezioni inpartite a quei tali perchè riuscisse il candidato ad essi beneviso, • abbiano servito ad aprire gli otchi a molti e molti altri ingenui e fatto rinsavire parecchi matti della campagna.
Dunque si hanno o non si hanno a rivedere questi benedetti conti? Ecco la questione. Per parte nostra ecco il nostro modesto parere.
Una cosa poniamo iu sodo prima di tutto. Si annulli o non si annulli dal parlamento viennese l'elezione del deputato Laginja, dopo la sentenza del I. R, Tribunale di Rovigno rimane chiaro come il sole che il rappresentinte slavo, se pur ci rimarrà, non sarà l' eletto dalla maggioranza ; e che il vero deputato morale dei comuni foresi dell' Istria è il Polesini. Si facciat» pure pressioni quanto si vogliono; si cerchi di vivere alla giornata, dando un colpo alla botte, ed uno al cerchio, si chiudano gli occhi
per paura del peggio, e si tiri innanzi barcamenando per timore di possibili danni, noi rimaniamo sempre d*' a parte della ragione: il Laginja potrà essere un deputato officialmente riconosciuto : moralmente mai. È già qualche cosa, anzi una gran cosà ; la politica ha i suoi giuochi, la burocrazia le sue esigenze: ma al di sopra di tutto sta la morale; ed ?1 suo trionfo, se anche tardo è sempre sicuro. Si aggiunga che qui si tratta di aritmetica pura e semplice, come disse benissimo il Giovine Pensiero, e che l'aritmetica non è un' opinione. Ed ecco un caso, in cui la morale va d'accordo con l'aritmetica ; caso importante e significatissimo !
Ciò posto, poiché P aritmetica e la morale lo vuole, riconosciamo tutti essere il legittimo rappresentante dell' Istria il Polesini ; contentiamoci delle proteste fatte e non aggiungiamo parola. Ci pensino quei signori lassù.
Quanto al desiderare vivamente la nuova elezione, e crederla opportuna o meno alla causa nazionale, ecco il nostro parere. „Il Giovine Pensiero „ spera che le cose abbiano a riuscir meglio e che gli Slavi della campagna, dopo la lezione meditata in gattabuja, possano rinsavire.
Ho tanto in mano da credere che oggi come oggi farebbero peggio. Leggo di fatti nell' Indipendente del I settembre che in occasione delle elezioni amministrative di Portole, un contadino della contrada Monti venne a denunziare di essere stato minacciato di morte da certo Giuder qualora avesse votato pel partito nazionale. Immaginiamoci poi che cosa farebbero per una nuova elezione politica.
La volpe cangia il pel, ma non il vizio. Bisogna adunque lasciar tempo al tempo, perchè i nostri poveri contadini abbiano occasione di cono-noscere quali siano le volpi ; o con una altra degna metafora tolta dal regno animalesco, a distinguere i falsi dai buoni pastori, e a conoscere i lupi con la veste di agnello introdottisi nell' ovile. Veramente in qualche luogo hanno già cominciato ad aprire gli occhi; e si è letto di certe lezioni date a un famoso capoccia. Ma è troppo poco ; lasciate fare al tempo ; perchè la verità entri in certe teste un po' dure ci vogliono lezioni sopra lezioni ; oggi un disinganno sul conto della famosa banca croata, domani un altro ; picchia e ripicchia anche i semplici si ricrederanno ; specialmente poi se alla propaganda nemica opporremo la nostra costante, efficace, propaganda non dell' odio, ma dell' amore, della benevolenza, della pazienza, della carità a tutta prova. Poi in sei anni possono nascere di gran cose ; e se la politica dell' avanti ti e muro ha il
sno lato hello, e spinge molti all' azione, anche si ricordino questi gli esempi di Fàbio indugiatore. Si aggiunga pure che così si dà tempo ed occasione a certi messeri di mostrarsi ai governanti ed ai governati quali sono veramente, di fare molti spropositi e di levarsi . la maschera e la giubba per mostrare sotto la pelliccia cosacca. E con questi intanto non pazienza, non benevolenza intendiamoci. Pietà pei poveri di spirito, per gli illusi, per gli ignoranti ; ai lupi guerra aperta, continua vigilante.
Conchiudiamo. L'annullamento dell' elezione del Laginja sarebbe oggi un atto di giustizia. Non
10	si può ottenere ?
Acqua in bocca.......noi ci abbiamo
tutto a guadagnare. Wir Jiónnen warten. Noi possiamo aspettare, diceva tale ministro
Semper ego.
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Questioni del gicmo
(Continuazione vedi Numero 12 e seg.)
Classici e Romantici? A che questa rifrittura? Non è forse una questione morta e seppellita da un pezzo ? Così pareva, specie alla metà del secolo.
11	romanticismo trionfante da per tutto avea già celebrato i funerali di prima classe di Vincenzo Monti, dichiarato 1' ultimo dei classici ; sopravvennero altre cure tra il 1848 e il 1SG0. Ma ecco con altri nomi, e con altri intendimenti ricomparire la eterna questione. Non più classici e romantici, ma idealisti e realisti: se non è zuppa è pan bagnato. Senza alcuna voglia; per dare al lettore una chiara idea dell' attuale evoluzione letteraria, siamo adunque trascinati pei capelli a parlarne. Si aggiunga, che dopo tante disquisizioni e trattati, molti anche oggi,non hanno esaminato la questione che da un lato solo, e dimostrano nei loro discorsi di averne una cognizione molto imperfetta. A sentirli, classici erano quelli che volevano conservata la mitologia nei loro scritti; romantici gli altri intenti ad escluderla. Prendono la parte pel tutto ; l'accidentale pel sostanziale : un ragionare a vanvera insomma. Vediamo adunque perchè e come sotto un altra forma si sia sviluppato il Classicismo durante la rivoluzione francese e il primo impero.-
E qui cade in acconcio di fare anzi tutto una osservazione. Poiché in Italia e in Francia dal secolo dell' umanismo, (e poiché non dire addirittura da Dante, discepolo di Virgilio in poi?) i classici furono sempre ritenuti e studiati quali i grandi maestri del bello, convien ben dire, che il classicismo si

sia al tempo della rivoluzione francese presentato sotto altra forma, e con intendimenti nuovi, se ha subito provocato, per mezzo del romanticismo una così repentina generale e nuova reazione : dico nuova perchè i tentativi di guerra, erano stati nei tempi anteriori assai deboli e parziali. Ciò posto la più superficiale cognizione dei tempi, senza tante alzate d'ingegno, senza quella filatessa di argomenti con cui molti si danno oggi l'aria di aver trovato i nodi nel giunco, panni ci autorizzi con la massima semplicità a riconoscere che durante la rivoluzione e il primo impero il classicismo non fu, come nei tempi anteriori, solo una imitazione delle forme antiche, ma un violento ritorno al pensiero pagano, una artistica esplicazione dell'odio al trono ed all'altare. Al noto grido di Voltaire risposero i neo classici ; ai trionfi, alle feste della rivoluzione, ai ballabili intorno all'albero della libertà ci voleva lo sfondo di scena rappresentante le orgie di Roma scettica e repubblicana: era una esuberanza di vita materiale, una smania di rompere in nome della ragione i ceppi del despòtismo civile e religioso; una furia di abbattere i privilegi, il convenzionalismo, l'ipocrisie spagnolesche ed arcadiche: sparirono le parrucche, la cipria, le code ; amore regnò nudo come in Grecia ed in Roma, e la ragione si alzò sicura statuaria, nerboruta come gli antichi gladiatori sulle rovine degl' infranti altari.
Finito poi quel primo carnevale dell'arte classica e sorto l'Impero, alla moda del nudo, succedette lo studio degli artistici drappeggiamenti, delle clamidi e dei manti. Al nuovo Cesare la toga, lo scettro, e il globo; e nell'arte del dire per la letteratura cortigiana il lusso dei tondeggianti periodi, e P abuso dei superlativi incalzanti, accorrenti a provocare il pistolotto finale dell'assordante peana. Al grande, al massimo, al divino, al nuovo Cesare che emulava le glorie degli antichi imperatori ben si conveniva l'arte di Roma. Allora si alzarono archi di trionfo, anfiteatri, palazzi ; allora p.ceti, letterati, oratori appresero ad ingrossare la voce; allora l'arte grande; la posa, l'incesso, il gesto medesimo classico ; ed è in tal modo che l'attore drammatico Talma dava lezioni di inimica imperiale al suo augusto discepolo.
Il neo-classicismo adunque negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi del presente non fu solo un' ostinata difesa del mito antico; ma un ritorno al pensiero pagano, una manifestazione voluta dai tempi, della giocondità della vita presente, senza paure della futura. Così spiegata l'origine del classicismo rivoluzionario e napoleonico si può benissimo
anche accettare una recente definizione. — Il neoclassicismo, inspirandosi all'imitazione degli antichi e ad una concessione realistica ma superficiale della natura riduceva in sostanza il fine vero ed ultimo dell'arte ad una rappresentazione formale della vita; l'ideale unico del bello nella perfezione della forma. ')
Esclusione adunque della rappresentazione intima, e del soprannaturale, siamo perfettamente d' accordo, con quelle debite restrizioni già ammesse in principio ; perchè sarebbe grossa bestemmia ammettere sempre escluso l'intimo della scuola classica.
La verità delle suesposte ragioni apparirà ancor più evidente, quando si rifletta alla rapida cadiua del neo classicismo ed al sorgere della scuola opposta. Caduto Napoleone, l'umanità stanca di tante stragi sentì un immenso bisogno di riposo e di soprannaturali conforti. Il concordato, il ristabilimento del culto sotto Napoleone era stato più un atto officiale e calcolato che un vero ritorno degli spiriti alle antiche credenze. Sparito lui, senza intermediari, senza faccende burocratiche l'umanità tornava naturalmente a Dio; ed ecco quindi al classicismo, sorto quale negazione, succedere subito il romanticismo, come una naturale reazione e il trionfo dell'idea cristiana. Si diano pure quante definizioni si vogliono di questa secouda scuola letteraria del^ secolo; in ultima analisi si vedrà che i romantici, anche quando negano, sono in fondo credenti e naturalmente cristiani. E non occorre dire che in Francia ed in Italia i due campioni, anzi i fondatori della scuola furono due cattolici per eccellenza: il Chateaubriand e il Manzoni. Il romanticismo adunque nella prima sua origine fu un ritorno al soprannaturale, e avuto riguardo a' suoi intendimenti civili ben si potrebbe definire : la manifestazione nell'arte, delle idee, dei sentimenti, dei costumi, delle tradizioni moderne, e di tutto ciò che è necessario a rendere la letteratura più democratica e popolare. Questa panili 1' essenza del romanticismo puro, senza tenere conto delle esagerazioni, e degli sviamenti dei posteriori romantici; sviamenti, esagerazioni benissimo compendiate da un francese così: „Libertà nell' arte, sostituzione del senso proprio al senso connine esaltazione del sentimento dell' io, passaggio dall'obbiettivo al subiettivo, dalla drammatica alla lirica, cosmopolitismo, sentimento nuovo della natura, curiosità della natura, curiosità del
') Tulio Fornioni. — Il presente momento dell'evoluzione letteraria. „Nuova Antologia" ì agosto 1892.
passato, delle vecchie pietre e delle tradizioni, introduzione nella letteratura dei processi e dei mezzi della pittura, ecco il romanticismo. L'esaltazione del sentimento dell'io n'è il carattere principale. Insomma emancipando 1' io dalla tutela delle regole « del giudizio dell'esperienza classica, la lettèratura del secolo XIX, specialmente la lirica, fu condannata all' adorazione perpetua del signor me. Quindi la mancanza delle proporzioni e della misura. ') A me preme dimostrare subito come le esagerazioni •del romanticismo siano però tutte derivate da una esagerata applicazione del principio cristiano, ■e della tendenza a gettarsi agli estremi opposti, e di oltrepassare i limiti che è propria pur troppo d' ogni reazione. Il principio della morale cristiana c' impone la conoscenza di noi stessi, e il raffrenamento radicale delle passioni; l'arte nuova non tanto si lascia distrarre dallo spettacolo dell'esterna bellezza ma c'invita allo studio dell'intimo e del bello morale. Come questo principio malinteso ha prodotto le esagerazioni dell' ascetismo orientale prima, e le paure del medio-evo poi, così nella prima metà del nostro secolo ha causato il gnosticismo dell' arte, e fatto arrampicare sulle colonne i mistici calcolatori delle pulsazioni del loro cuore, assorti nella contemplazione dell'intimo. L' odio al paganesimo e alle regole arbitrarie -^hfi. li' vecchia, retto rica avea creduto desumere dall'esempio dei classici, portò all'anarchia, ed al disprezzo di tutte le regole. L'avversione ai mondo classico, anziché invitare gli scrittori allo studio della vita contemporanea, fece resuscitare le viete tradizioni del medio evo, considerato più semplice ■e credente, e gli cacciò nelle biblioteche dei conventi a cercare l'ideale tra le ammuffite pergamene: bando quindi alle serene concezioni dell'arte classica, guerra alle ninfe ed ai satiri per amore dei lemuri e delle streghe, delle monache e dei frati: idealizzare la barbarie, ecco il fine del romanticismo in una delle sue posteriori e più ripetute manifestazioni.
Tali più o meno i difetti presso i grandi ■scrittori di questa scuola, in Francia, e tali più
0	meno negli imitatori in Italia. Se non che qui giova subito rilevare la differenza che passa fra
1	due caposcuola il Chateaubriand ed il Manzoni. Nel primo apparisce più chiaro 1' intento : rendere caro e poetico il cristianesimo ai nipoti di Voltaire ; il secondo si serve del romanticismo per raggiungere uno scopo civile; il francese di necessità
') Le Mouvement letterarie au XIX siede par G. Pelissier Paris 1889. Hachette. Vedila recensione del Brunetiére nella ReTue. 15 ottobre 1889.
è strascinato agli estremi, scrive con un disegno be,i fermo in mente, obbedisce alla tesi; l'italiano non ha accettato la nuova scuola come arma di difesa: il romanticismo suo risale ad esempi più vecchi, è frutto di un giudizio letterario ; prima che al cuore si è imposto alla mente. Anche senza i consigli del padre Tosi, il Manzoni avrebbe scritto tragedie senza le tre famose unità e avrebbe dato all'Italia un romanzo. E perciò i suoi immortali Promessi Sposi rappresentano il tempo moderno, non il medioevale, la sua monaca è la più calma e quindi efficace condanna della vita claustrale, il suo padre Cristoforo stesso è ideale e reale insieme, in quella lotta simpatica, umana tra l'uomo vecchio ed il nuovo, tra il nuovo che tante volte andava d'accordo col vecchio e valeva allora per due: osservazione questa pur troppo o non avvertita, o non intesa da volgari e non volgari detrattori. E in quanto a' suoi — Inni sacri — senza negare gl'intenti dell'autore, a nessuno sfuggirà certo il movimento dell' ode classica in quelli, come fu notato argutamente dal De-Sanctis. Concludiamo: il romanticismo del Manzoni è opera civile, è il romanticismo ne' suoi giusti limiti; e perciò i suoi Promessi Sposi rimangono e rimarranno, piaccia o non piaccia ai pedanti, abboracciatori di Antologie classiche, quale modello unico del genere, al di sopra di ogni baruffa. E dico uuico, perchè i suoi imitatori meno poche eccezioni, più o meno fuorviarono subito, e ci diedero il romanzo di maniera, trasmodando in ogni sorta di morbosità psicologiche. Lo stesso dicasi in poesia. La scuola della Sand, del Lamar-tine ecc. ha trovato subito imitatori in Italia fino all'Aleardi ed al Prati.
Perciò se dopo tutto quanto si è detto finora, vi è ancor taluno che non sa- formarsi un giusto giudizio delle stranezze e fantasticherie romantiche, e domanda che cosa sia poi questo benedetto romanticismo, il romanticismo, risponderò ne' suoi tentativi fu la negazione della realtà, fu un abuso di fantasia sciolta da ogni regola; fu una riproduzione falsa della natura e dell' uomo, proveniente da una specie d'isterismo, che alla riippresentazione della vita e della natura, qual è ; sostituiva le storielle di traviate pentite, di fraticelli e di monachelle in atto di spiegare le ali per un cielo color di rose dipinto a guazzo su di un scenario a fondo di caffè col latte. Così fuorviato il Romanticismo dovea necessariamente morire, ed ecco per reazione alle sue stranezze sorgere il Realismo che tiene oggi il campo. Il quale nou è in ultima analisi che un ritorno al classicismo, una reazione prodotta dalla,

ipertrofia dell' io dall'abuso dell'immaginazione. Se il Classicismo, scrive il citato critico francese è morto al principio del secolo, d'una specie d'incapacità di vivere, il Romanticismo è morto d'una specie di necessità di morire. Non è la stessa cosa; il primo è morto di tabe senile; il secondo di un male misterioso ed acuto nel fiore degli anni. Il . passaggio quindi dall'ideale al reale era un bisogno: una reazione dovea necessariamente succedere; il mondo era stucco e ristucco di ragazze tisiche, di bianche suore di carità, di pii fraticelli, e voleva un po' sapere se agli ideali dell'autore erano conformi i fatti. Ma la letteratura fuggendo Scilla diede in Cariddi ; le suore diventarono, come pur troppo qualche volta accadde infermiere rabbiose e volgari,
0	meglio lasciando in pace monache e frati, l'artista andò a pescare nei bassi fondi sociali e gridò con lo Zola ai quattro venti: Non più giulebbi; a estremi mali estremi rimedi, il mondo è così. Ed ecco il Romanticismo battuto dal Classicismo nuovo : le due vecchie scuole sparirono ina ricomparvero sotto altre forme : idealisti e veristi in ultima analisi sono romantici e classici vestiti a nuovo;
1	primi aspirano ancora all'ideale, all'infinito; i i secondi alla rappresentazione della vita materiale, ma con uno spirito più conforme ai tempi, e alle tendenze scientifiche.
Così in Francia, e così dicesi, avvenne anche in Italia con tendenze però non tanto spiegate, e battagliere. Che ciò sia vero, specialmente per i romanzieri che guardarono e guardano allo Zola come a loro speglio, e per la scuola dei poeti veristi capitanati dallo Stecchetti, convengo; ma si ha subito a fare un eccezione per il Carducci, potente individualità che ha stampato un' orma propria, e rappresenta un momento storico, una nuova. evoluzione del pensiero moderno italiano, indipendente da ogni imitazione forestiera.
E qui a render chiaro il mio concetto è necessario richiamare l'attenzione del lettore a quanto già si è detto di sopra sull' origine e la natura del classicismo ai tempi della rivoluzione francese. Come questo ebbe origine allora dal desiderio di vita chiassosa senza preocupazioni oltramondane, e rappresentò 1' odio al cristianesimo, così il neo-classicismo del Carducci, è una spontanea rifioritura de', pensiero e della forma pagana iti Italia, in un tempo in cui questa baldanzosa delle nuove vittorie, insofferente degli ostacoli jeratici, piena di vita e di giovanile vigore, più sentiva ripugnanza, non per la religlione, ma per un partito, in nome della religione intento solo alla difesa de' materiali inte-
ressi, e ciecamente ostinato ad impedire l'unità & l'indipendenza della nazione : Qual maraviglia se in odio a Roma papale, sorse allora la musa inneggiante a Satana, alla fortuna latina e agli antichi Dei della patria! Il Carducci sotto questo a-spetto, fa il poeta nazionale, continuatore delie-grandi tradizioni della scuola italica, con Dante col Macchiavelli, col Manzoni stesso aspirante all'unità e indipendenza della patria, alla divisione del temporale dallo spirituale, alla lotta coli' antico e sempre nuovo Fariseismo combattuto da Cristo e rinascente sotto altre forme, e con altri nomi.
Certo nel classicismo rinnovato del Carducci tutto non si ha ad accettare ; certo il suo odio, specialmente nelle prose giovanili manifestato contro il Manzoni e il romanticismo, in ultima analisi si riduce o- almeno può far credere a molti si riduca ad uua decisa avversione all' idea cristiana. Ma quando si rifletta alle circostanze, alle prime impressioni ricevute dal poeta, uscito forte e pieno di vita dalle maremme selvagge, , dalle etnische cavalle esercitato, quando si ricordi l'impazienza, la forza che tutta Italia trascinava a Porta Pia, a compiere l'unità della patria, allora si comprenderà di leggieri, che molte ardite negazioni uscirono più dal cuore e dalla fantasia del poeta, che dalla mente del novatore, che quella ardita ricostruzione del passato fu tentata più con coscienza artistica che morale, e che il suo Inno a Satana non tanto è un atto di ribellione, del nuovo Capaneo al sommo Giove, imposto dalla massoneria ; ma più un' implicita protesta contro i rappresentanti di Giove; una violenta reazione della coscienza italiana costretta suo malgrado dagli abusi del gesuitismo e della intransigenza a staccarsi da Dio e a rinnegare momentaneamente la città invisibile, ideale, romantica, per affermare, vita sua naturale durante in faccia a tutti, e avvenga che vuole, il suo pieno diritto, alla patria visibile e terrena. Più che le esagerazioni e le prepotenze classiche del Satana del poeta, si hanno adunque a condannare le prepotenze prosaiche del Gesuitismo e dell'intransigenza che quelle hanno fatto nascere, disamorando tanti spiriti eletti dal culto del puro e santo pensiero cristiano. Comunque sia, gli è certo adunque che il poeta Carducci fu ed^è l'uomo del tempo ; e che il suo neo-classicismo, non è opera d'imitazione forestiera.
(Continua)	P. T.
2nT o tizi e
Il Concresso della Società storica
e la commemorazione di Cristoforo Colombo
(dall' Istria)
Come annunziato, mercoledì scorso ebbe luogo, nella sala dietale, il congresso annuale della nostra Società storica, dinanzi a discreto numero di soci.
Aperto il Congresso verso il meriggio dall'on. presidente avv. Andrea dott. Amoroso, questi diede la parola al segretario, cbe fece il resoconto morale della I Società per l'anno 1891. Alla fine del resoconto commemorò i soci defunti durante 1' anno, fra cui l'avv. dott. Vidacovicb. Dopo di che tutti i Congressisti si alzarono in segno di partecipazione al lutto.
Fatto questo 1' on. Prof. L. Morteani lesse la sua commemorazione su Cristoforo Colombo, in mezzo alla più viva attenzione dei convenuti. Daremo un breve sunto della bella lettura.
Esordì dicendo, che mentre tutto il mondo [civile commemora il quarto contenario del grande scopritor dell' America, la nostra Società storica non poteva restarne apatica; quindi la Direzione aderì giuliva alla sua proposta di commemorare Cristoforo Colombo mediante una lettura. Ciò premesso entra nell' argomento.
Si rifà dal tempo della guerra di Chioggia che pose fine alla lotta secolare tra Genova e Venezia, assicurando a quest' ultima il dominio de' mari. 1 nostri COTtmni parteciparono del movimento glorioso delle più potenti reppubliche d'Italia; nè le discordie e la divisione politica cagionarono mai la morte del pensiero e dell' arte.
I genovesi rimasero fieri arditi navigatori, e dal mezzo loro esce Colombo a trovare fra gli orrori paurosi della tradizione un nuovo mondo, e ciò avviene nell' età più splendida del rinascimento.
All' autore fa meraviglia tante discussioni sorte sul luogo di nascita di Colombo, e sì che egli stesso seppe additarcelo in modo indubbio. La data della morte poi ci determina quella della nascita di lui.
Assodato il luogo di nascita, cioè Genova, parla dei parenti, della prima educazione, degli studi successivi, dei primi viaggi lungo il Mediterraneo e il Levante e finalmente della sua prodezza nella sua qualità di combattere contro i pirati.
Ed eccolo, dopo una serie di vicissitudini, a Lisbona, centro delle idee che doveano ingrandire i suoi disegni, e dove acquistò nozioni sempre più esatte sull'Oceano e sulle regioni di mezzogiorno. Qui imparò a conoscere donna Fillipa di Perestrello, e gli fu dato di conversare coi più grandi personaggi. Da Lisbona colla moglie viaggiò a Porto Santo, a Madeira, alle Azzorre alle coste della Guinea ecc., ampliando ovunque il campo delle sue esperienze.
Sin dal 1474 venne nella determinazione di muovere alla scoperta di nuove terre verso 1' ovest, mentre potè iniziare commercio epistolare coi più celebri scienziati italiani, fra cui il Toscanelli, matematico e cosmografo.
Desiderando che la patria sua raccogliesse il frutto delle intuite scoperte, si rivolse dapprima a Genova, che tenne fatalmente la sua proposta iu conto di un orgoglioso vaneggiamento. Dicesi che si rivolgese di poi a Venezia, ma invano. Allora Colombo si diè a navigare i mari polari.
Ritornato in Portogallo, presenta il suo progetto a Giovanni 11, ma qui, in luogo di adesione, si conosce tradito, chè la corte, conosciuti i piani di lui, manda una caravella a navigar verso occidente, ma questa ritornò senza aver nulla scoperto.
Sdegnato fugge dal Portogallo, e dopo varie vicende, che qui sarebbe lungo ripetere, ha la fortuna di battere alle porte del monastero di S. Maria della Ba-dida presso Palos, il cui guardiano, frate Juan Perez de Marchena, valente astronomo e cosmografo, lo a-scolta, lo incoraggia e gli ottiene i favori della regina Isabella di Castiglia.
Finalmente può partire con tre caravelle e slanciarsi nel grande oceano. L' autore qui ricorda uon solo le peripezie del viaggio, ma le osservazioni e le scoperte astronomiche, fisiche ecc., fatte dal Colombo lungo il tragitto.
Ed ecco che alle 2 del mattino del giorno 12 ottobre 1492 si scopre terra, e il sogno di Colombo è tradotto in realtà! L'autore parla poi delle successive scoperte, delle trepidanze di quelli di Palos che non vedevano ritornar le caravelle, e delle ovazione ricevute da Colombo quando rivide glorioso e trionfante la terra da cui era partito.
Quindi dice degli ulteriori viaggi che fece Colombo per la nuova terra, dall' ultimo dei quali la scienza cosmografica, mercè sua, venne in possesso delle tre grandi verità, cioè: 1. dell'esistenza d'un nuovo continente; 2. del rigonfiamento equatoriale ; 3. della gran corrente oceanica.
Con brevi tocchi racconta quindi le ingratitudini colle quali Colombo fu ricompensato, gli ultimi giorni di sua vita, e le vicende toccate alla sua salma, che per lungo tempo non fu lasciata tranquilla.
Accennato ai fatti salienti della vita di Colombo, 1' oratore passa a dare uno sguardo generale di lui nella storia e nella poesia — parte questa che venne molto gustata.
La calunnia che avea tormentato incessantemente la vita di Colombo, implacabile si levò accanita contro il suo nome, si assise sulla sua tomba e infamò per secoli interi la sua memoria. Ai dì nostri si manifestò un movimento di giustizia riparatrice e di benevolenza per la fama di lui. L' errore storico ha condensato però le sue tenebre intorno alla sua memoria, così che le nuove ricerche e i profondi studi moderni non hanno saputo ancora diradarle del tutto. Il genovese Spotorno l'americano Irving, l'accademico spaguolo Navarete e l'illustre prussiano Humbold per quasi tacita e retrospettiva associazione si appropriarono la storia di Colombo imponendo colla loro autorità i loro errori ai contemporanei. Se Colombo non era un genio di scienza e se gli mancava una certa coltura in altri rami dello scililie, in materia nautica stava all' altezza de' suoi tempi e non era per certo inferiore a nessuno Tutto quanto era stato studiato e detto in codesto campo egli lo co-
uosceva, talmente che, unito questo all' altro che egli fece, non può non dirsi che nella storia del progresso delle scienze ha tale posto dal quale non sarà mai che alcuno riesca a spodestarlo.
Più importante sarà P opera che illustri scienziati italiani stanno compilando già da quattro auni per incarico del Ministero della pubblica istruzione. All' Italia spetterà il merito di conoscere la sua grand' anima e di apprezzare il suo genio. Di fatti l'Italia non perdette mai la memoria di Cristoforo Colombo; e dal solo scritto di quest' uomo stampato a Roma net 1493 da Alessandro di Casco continuò nella voce degli storici e dei poeti che isvegliarono 1' amor patrio fino al nostro Gaz-zoletti. E 1' opera di Colombo fu celebrata in modo che già alla metà del 500 abbiamo indizi che provano esser stata diffusa l'idea che la scoperta d'America fosse degna di poema. Un primo principio di quest' epica italiana 1' abbiamo nel poemetto di Giuliano Dati, al quale segue il poemetto di G. B. Strozzi, pubblicato nel 1580. L' oratore ricorda poi i versi di Curzio Gouiaga nel suo Fidanzante e quelli più famosi del Tasso nel canto XV della Liberata. Nel 1596 uscì in Jesi il primo vero poema epico d'argomento colombiano, Il Mondo Nuovo del Giorgiui. Attìne a questo è II Mondo Nuovo di Tomaso Stigliani. Oltre questi, due altri secentisti s' erano messi al lavoro d' un poema colombiano : Giovanni Vil-lifranchi ed Alessandro Tassoni; ed infine Agazio di Somma, Guidobaldo Bennamati e Girolamo Bartolomei fiorentino che lasciarono incompiuti i loro lavori..
In tempi più vicini a noi ripresero l'argomento il veneziano Alvise Querini, poi Bernardo Bellini e Lorenzo Costa, col quale si chiude la serie dei poemi italiani sulla scoperta d'America.
Ma non solo^la storia e la poesia, anche la musica, la pittura e la scultura pagarono i loro tributi al grande Genovese. E quali sublimi considerazioni non restano al filosofo, confrontando Colombo con ,quei conquistatori il cui nome è divenuto sinonimo di gloria, di genio ?
Ma infine tutto il mondo civile riconosce che l'impresa di Colombo è senza pari nella storia: e specialmente l'Italia vuole in ogni dove rivendicata questa sua gloria; Genova gli innalza monumenti, inscrizioni e fa leste in onore dell' eroe ; ma tutto, conchiude 1' oratore, "non è che un languido contrassegno di gratitudine, perchè soggiace alla rapina degli anni; mentre lo spirito solo della gloria è immortale e si difende da sè contro la forza degli anni e degli uomini. Anche i sepolcri di Achille, di Patroclo e di Telamonio giacciono sulle campagne Retèe, squalide reliquie, e sotterrate fra le sabbie dell' Elesponto, ma il valore memorabile di quegli antichi non laugue, e per l'omerico canto passa agli orecchi di quanti vivono e vivranno in perpetuo. Altrettanto dicasi della memoria di Colombo, di poema degnissima e di storia, che durerà quanto il mondo e servirà di nobile eccitamento in tutti i luoghi dove il dolce sì suona. E ciò sarà sempre nell' Istria nostra dove la Società di stroria patria nel commemorare la scoperta d'America segue 1' esempio di tutte le Società civili che tributano onore all'Eroe; e raccolta a congresso nella città di Parenzo, ove sacre memorie ricordano gli avvenimenti dell' epoca gloriosa delle due più potenti ' republiche d'Italia, invia un saluto alla superba Genova,.
Una salva d'applausi, che durarono a lungo, salutò il bel discorso del professor Morteani.
Dopo ciò il Direttore-Segretario, in scambio del Di rettore-Cassiere indisposto, dette lettura del conto consuntivo dell'anno 1891 e del preventivo per l'anno 1893 colle seguenti proposte:
Piaccia al Congresso:
I.	approvare il reso-conto dell'anno 1891, coli'introito di fior. 2146:74 e coli'esito di fior. 1282:74, e col civauzo di cassa di fior. 864 da passarsi nel conto dell' anno seguente ;
II.	approvare il conto di previsione per l'anno 1893 coli'esito di fior. 1500, coli'introito di fior. 1431, e col disavanzo di fior. 69, da coprirsi col civanzo di cassa che risulterà alla fine del 1892.
Le due proposte sono accolte senza discussione.
Si procede quindi alla nomina della nuova Direzione, e dallo spoglio delle schede risultano eletti i seguenti siguori; avv. Andrea dott. Amoroso, presidente; prof. Bernardo dott. Benussi, vicepresidente; dott. Marco Tamaro, segretario; dott. Guido conte Becich, cassiere; dott. Giovanni Cleva, direttore; G. B. de Franceschi, idem; prof. Luigi Morteani, idem; prof. Alberto Pusclr, idem; dott. Bernardo Schiavuzzi, idem.
All'ultimo punto: "Eventuali proposte, dimanda la parola l'on. cav. dott. M. Campitelli. Avrebbe voluto parlar prima, ma non lo fece per non intralciare 1' ordine del giorno. Elogia molto la lettura del prof. Morteani, e gli applausi con cui fu accolta dimostrano quanto venne gustata, mentre tutti jgli serbano anche gratitudine. Per nou defraudare però tutti gli altri soci che uon l'udirono fa proposta cne venga "stampàtìf negli "Atti e Memorie,.
11 presidente dott. Amoroso conviene nel giudizio- ' dell' on. preopinante, e ringrazia alla sua volta il prof. Morteani.
Questi si schermisce, dicendo che, per le molte occupazioni, non ha potuto come avrebbe desiderato, approfondire di più il suo soggetto; ad ogni modo è riconoscente della benevolenza con cui venne accolto.
Il socio sig. Corva-Spinotti propone, ed è accettato, un ringraziamento al presidente ed a tutta la Direzione.
Finalmente il presidente, ringraziando gl'intervenuti, leva la seduta ad un botto e mezzo.
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PUBBLICAZIONI
Atti e Memorie della società istriana di archeologia e storia patria. Volume Vili, fascicolo 1. 2. — Sommario — Direzione-. Documenta ad Forumjulii, Istriani,. Goritiam, Tergestum spectantia (continua). — Bernardo dott. Benussi: Privilegio Eufrasiano. — Direzione-, Relazioni dei Podestà e Capitani di Capodistria (continua). — Direzione-, Della chiesa di Parenzo. Cap. II e III di Mons. Gasparo Negri.
Parenzo presso la società istriana di archeologia e storia patria. Tip. Gaetano Coana. 1892.
M. Tamaro — Le città e le castella dell1 Istria — Volume primo — Parenzo Tipografia di Gaetano Coana, 1892.	_