ANNO III. Capodistria, \ Decembre 1869. N. 23 d (kh -. • '■iti*i LÀ PROVIN iqfittfj «!!)fj h> iew»' r «volr o?Hbrtt 'ìfilari l';, T,';rj GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI. ECONOMICI ED AMMINISTRATIVI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 5; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro [ranco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. Sopra l'opuscolo: date e memorie storiche relative alla citta' di rovigno. L'amore agli stndj storici patrj, cotanto per l'ad-dietro negletti, viene ogni di più fra noi manifestandosi, e vivamente ce ne congratuliamo colla provincia, the da essi attende sempre maggiore illustrazione, dalla quale poi nasca eccitamento ne'suoi figli ad adoperarsi fervorosamente a migliorarne le condizioni, e ricondurla a quella floridezza, che appunto la storia attesta avere essa per lungo corso di secoli goduto. Abbiamo sott'occhio un opuscoletto recentemente pubblicato per le nozze Gelmi - Glezer, rectius Glezer - Gelmi, offerto da alcuni amici ai novelli sposi sotto il titolo - Date e memorie storiche relative alla città di liovigno. Lodiamo altamente il pensiero di far omaggio a-gli sposi anziché d'un gentile mazzolino di fiori poetici, appassirli forse già il dì seguente, d'un serto di sode memorie storiche atte non a dilettare soltanto momentaneamente, ma ad insegnare il passalo, desiarvi la meditazione, farne il confronto c^l presente, ed accendere gli animi a quel fòrte affetto del proprio paese, che si risolva a promuovere laboriosamente, e perfino con sagrifizj il progresso vero del medesimo. Ci gode l'animo in vedere che anche fra noi s' incominci seguire l'esempio già in uso in altre città italiane, fra cui nomineremo la nostra Trieste, di pubblicazioni siffatte, sostituite ai sonetti ed alle canzoni epitalamiche, e desideriamo che su questa via si continui e a Rovigno ed in tulli i nostri luoghi. Queste monografie non solo invoglieranno alle ricerche storiche in generale, ma raccogliendo materiali dispersi negli archivi pubblici e delle famiglie, ignorati o dimenticali e facilmente distruttibili, apriranno la via a comporre poi le storie municipali, a decoro dei singoli luoghi, e senza la cui esalta conoscenza non sarà mai possibile dettare una completa storia della provincia micia. La storia dell'Istria per molti secoli fu storia di municipi e di corpi baronali, che ebbero vita propria, particolare, di cui lo storico deve fare maturo studio. 1 diversi corpi autonomici onde era composta l'Istria lasciarono traccie profonde del differente loro sviluppo, tuttodì osservabili, nelle condizioni economiche, intellettuali e morali, sicché chi voglia descrivere l'Istria sotto qualsiasi aspetto, deve esaminarla a parte a parte, tanta è la differenza tra una regione e l'altra, anche se prossime e confinanti. ' 11 compilatore delle date e memorie di cui discorriamo, le trasse unicamente, come egli confessa, dai materiali spigolati con lungo amore e diligenza da un benemerito raccoglitore suo concittadino il defunto Antonio Angelini fu Stefano. Ma perchè limitarsi a quella raccolta; perchè non trar profitto anche da altre fonti per accrescere il bel materiale, e rettificarlo o chiarirlo in qualche parte ove i dati o sono evidentemente erronei o meno precisati? I/editore delle memorie pertanto mi scuserà se ardisco fare al suo pregiabife lavoro alcuni appunti al solo scopo di rettificare qualche indicazione, che potrebbe nei lettori indurre un non esatto apprezzamento della storia istriana in generale, e della rovi-gnese in particolare. Rovigno di cui tacciono gli antichi geografi Stra-bone, Plinio, e Tolomeo, viene mentovala da Pre Guido di Ravenna che scrisse nel 752, e siccome egli compilò la sua geografia su opere più antiche, è giusto ritenere che Rovigno esistesse a'tempi dell'impero romano, e fosse luogo di qualche conto, in dipendenza della città di Cissa sede di Vescovato, la quale, a-veva vicino alla parte opposta altro luogo importante, Vistro, che appena ora per recentissimi studj incomincia a mostrarsi dalle sue rovine. Se come stabilisce il Kandler la scomparsa per sommersione di Cissa ciltà su isola presso St. Andrea, della quale è accennato un vescovo nell'anno 679, avvenne nel 750, e Pre Guido in luogo di lei nomina Rovigno, ciò significa che questo era uno dei paesi non tspregievoli dell'Istria ancor cpiando Cissa esisteva, e che senza dubbio s'accrebbe con quegli abitanti di Cissa che poterono scampare dall'eccidio causato da terremoto. Non parmi pertanto verosimile che il castello di Rovigno, si formasse, come sta nelle memorie di cui discorriamo, appena tra il 600 e 700. In conferma del nostro asserto sull'antichità di Rovigno notiamo l'essere stale trovate colà le seguenti due iscrizioni accennate nelle Memorie cioè l'una Histriae Fanum ab C. Fibio Faro Patre inchoa-tum Q. Caesius Macrinus perfecit, e l'altra Fortuuae Fanum ab C. Fibio Furo Patre inchoa-Uim Q. Caesius Macrinus perfecit. Il compilatore delle Memorie, seguendo il Tom-masini, ritiene che queste iscrizioni erano d'un tempio solo; a noi sembra senza timor d'errare che trattisi di due templi, gemini, quali sono quelli di Pola e Pa-renzo, e crediamo che possano essere sorti in cima al monte dove ora sta il duomo, e ciò per l'esistenza colà di qualche avanzo antico, e perchè intorno all'anno 1840 scavandosi il suolo per piantare le fondamenta d'una casa, fu rinvenuto un rocchio di colonna scanellata, del diametro d'oltre un piede, che poteva appartenere ai templi, e sventuratamente fu ridotta a pezzi dai muratori prima che l'Ingegnere Giacomo Currente che Io vide, potesse salvarlo. L'anonimo Ravennate ossia Pre Guido chiama Rovigno Ruvingium, corruzione di Rubinum. E qui non possiamo a meno d'insistere che cessi il vezzo di chiamare Rovigno latinamente Arupinum in base delle erronee indicazioni de'Corografi istriani dei secoli 16 e 17, dacché Arupinum fu città nota dell'antica Iapidia, nè mai città o castello dell'Istria, ed è un gratuito loro asserto che così si chiamasse la torre romana sulla strada tra Rovigno e Villa delta di Boraso, o come alcuni del popolo dicono di Boraja. Nel placito di Carlomagno del-l'804 (e non dell'802 come per errore è dello nell'Opuscolo), si dice parimenti Ruvingium, e nei diplomi dei sucessivi secoli sempre Rubinum, e notisi che così fu costantemente chiamato dalla Chiesa, la quale conserva più che altri inalterate le antiche denominazioni. Vorremmo pertanto che il teatro di Rovigno cui fu imposto il nome di Arupineo, lo si cangiasse in Rubineo, per non far pompa nel suo frontone d'uno strafalcione storico. Avvertiamo altra menda. Ripetutamente si dice nel primo capitoto Longobardi e Goti, mentre esaltamente dovevasi dire Goti e Longobardi, giusta precedenza di loro venuta e dominazione in Italia. Il compilatore dice a pagina 9: gli Slavi che irruppero formidabili nella nostra provincia, distrussero bensì le nostre castella, posero tutto a ruba e a fuoco, ma noti c'imposero la loro barbarie; e poi a pagina 16: un ponte levatojo univa il castello alla terraferma, e l'arco maggiore porla la iscrizione « lo Reposso dei Deserti » per dinotare come questo castello fosse asilo sicuro contro le invasioni degli Uscocchi, che per la perfidia del Duca Giovanni resero deserta la provincia da florida, popolosa e ricca di produzioni. Diremo innanzi tutto che l'iscrizione « Lo Reposso dei Deserti » non era già sull'arco della porta dove appariva un'iscrizione cancellata ed illegibile, bensì sugli stipiti o pilastri, in guisa che lo Reposso sta\ a su «no, dei Deserti sull'altro, come lo vidimo noi stessi. Si vede che il compilatore ritiene che gli Slavi quali fecero scorrerie nell'Istria o soli o assieme a-gli Avari negli anni 598 e 604, vi fermassero stanza, io che assolutamente non è, non furono quelle altro the incursioni terribili ed esiziali, ma passeggiere. Appena intorno all'800 sotto Carlomagno vi si piantarono Slavi trasportati dal Duca Giovanni, che assegnò loro terre tolte ai Comuni ed alle Chiese per coltivarle, e sopra i reclami fatti ai Messi dell'Imperatore, egli s'impegnò di cacciarli se venisse rilevato che facevano danni a nativi, oppure di trasferirli coli'assenso de-gl' istriani nelle contrade che erano deserte, convien ritenere appunto per le stragi operale dalle incursioni precedenti di Avari, Slavi e Longobardi., sicché anche gl'istriani erano coslretti di assumere forastieri che li ajutasser" a coltivare le loro terre. Insuper scla-vos, è detto nel piacilo dell'804, super terras nostras posv.it, ipsi arant nostras terras et nostras runcoras, segant nostras pradas, pascunt nostras pascua, et de ipsis nostris terris reddunt pensionem Johanni..... per tres vero annos illas decimas, quas ad Sanctam Ecclesiam dare debuimus, ad paganos sclavos eas de-dimus, quando eos super Ecclesiarum et Populorum terras eos Iransmisit in sua peccata, et nostra perditio-ne ... . Aduenas homines ponimus in casa vel Or-torà nostra, nec in ipsos potestatem habemus .... Tunc Johannes dux dixit .... advenas homines qui in veslro resident, in vestra sint potestate. De sclavis autem unde dicitis, acedamus; super ipsas terras ubi resideant, et videamus, ubi sine vestra damnietate va-leanl residere resideant; ubi vero vobis aliquam da-mnietalem faciunt sive de agris sive de silvis, vel ron-cora, aut ubicunque, nos eos ejiciamus foras. Si vobis placet, ut eos mitamus in lalia deserta loca, ubi sine veslro clamno valeant commanere, faciant ulilitatem in publico, sicut et caeteros populos. Sembra dunque che precisamente nell'anno 801 seguisse la prima traslazione di slavi in Istria. Altri vi vennero sucessivamente a varj intervalli trasportati dai Baroni, crediamo specialmente per assicurarsi contro gl'Istriani ricalcitranti al sistema feudale e più tardi dai Principi austriaci e veneti per supplire alla mancanza di agricoltori nelle contrade disertate dalle pesti, da altre epidemie e dalle guerre. Gli Uscocchi nulla hanno che lare nè cogli slavi del Duca Giovanni, nè con quelli posteriormente trapiantali nell'Istria, contro i quali ultimi non v'era bisogno di munirsi di mura e castelli; erano è vero genti fiere e rapaci e moleste assai ai vecchi abitatori, ma a frenarli provvedevasi colle leggi. Gli Uscocchi erano fuggiaschi dalla Bosnia e d'altri paesi esposti alle incursioni turche, ricovra tisi nel 16.° secolo in Dalmazia ed in Austria, la qual ultima diede loro stanza nel territorio croato da Fiume a Carlopago coli'obbligo di combattere contro i Turchi, lo che da principio fecero, poi incominciarono a predare sui vicini territori veneti e corseggiare, perlocchè seguì guerra tra i veneti e gli austriaci, guerra di più anni finita colla pace del 1617 per cui gli Uscocchi furon internati spartitamente sui territori austriaci. Veggasi la storia degli Uscocchi dell'Arcivescovo di Zara Minuccio Mi-nucci continuata da Fra Paolo Sarpi, e quanto intorno ad essi è contenuto nella II annata del giornale «l'Istria. s Conveniamo col compilatore che Dante nel dire che gl'istriani parlassero con accenti crudeli alludesse a quel dialetto che parlasi tuttodì a Roviguo, Dignano, Valle, Fasana e Gallesano, cui aggiungeremo noi Or-sera, e che usavasi, come consta positivamente, anche a Pola. Non dubitiamo che ne'secoli andati questo dialetto abbracciasse molta maggior parte dell'Istria, e noteremo che l'antico italiano della città di Veglia, di cui il chiarissimo Dr. Cubich ci diede un bel saggio nel cesssato giornale « L'Istriano » ha molta analogìa col rovignese anche nella pronuncia. Questo dialetto deve essersi esteso nell'interno dell'Istria, ove v'hanno luoghi che entro le mura parlano lo slavo con accenti del tutto proprj somiglianti a quelli di Rovigno e Dignano,, mentre la circostante campagna non li u- sa punto. Conservano pure parole italiane antiche non più usitate. Alla destra del Quieto altro dovrebbe essere stato il dialetto con desinenze di nomi tronche, ed aveva qualche analogìa col friulano, come si scorge dal saggio del vecchio dialetto di Muggia (Istria anno I.) che fu anche di Trieste. In conferma addurrò il diploma latino con cui il Conte Ulderico nel 4102 divide i suoi beni fra la Chiesa d'Aquileja ed i suoi figli, in cui parecchi luoghi non hanno nè la desinenza latina in um nè l'italiana d'oggidì in e ed o, ma si dice Pin-guent, Cholm, Roz, invece di Pinguentum, Cholmum, Roziuin che in italiano diconsi Pinguente, Colmo, Rozzo, lo che mi mostra che il popolo così li pronunciasse. Noterò però che il dialetto di Muggia ha come il ro-viguese uo invece di o^ ou invece di u, zi (andara) (zeigua) (andava) come il rovignese zi (zei) (ziva) (zeiva) lochè indica affinità. È a deplorarsi che sinora nessun istriano si occupò di studj sulle lingue della provincia ; la scienza filologica applicala agli idiomi italiani, slavi e romanico dell'Istria è atta ne siamo certi, a portare nella nostra storia una luce da pochi supposta, e che dovrà chiarire molte cose ora inesplicabili. Che nell'anno -1500 venisse distrutto dall'incendio l'archivio di Rovigno, sarà vero_, dubitiamo che ciò sia avvenuto per ordine del governo veneto; ma non possiamo ammettere che egual sorte subissero tutti gli archivi municipali dell'Istria, poiché la massima parte durarono sino a'nostri tempi. Sotto l'anno 4526 viene detto che i morlacchi immigrati in epoca non certa nella villa di Rovigno chiesero che il podestà ed il Consiglio di Rovigno eleggessero loro un capo comunale. Non dubito che i morlacchi furono colà trasportali o nello stesso anno o pochi anni prima, lo che non dovrebbe essere difficile di eruire dall'archivio del Comune o da quello della Chiesa, e forse da carte d'investitura che, come altrove, si conserveranno in copia presso qualche famiglia della Villa, ed invitiamo a farne ricerca. È rimarcabile che ancor nell'anno 4680 sia stata progettata la costruzione di una pubblica cisterna, la quale fino ad oggi non ebbe effetto. Speriamo che il Comune provvederà al bisogno di buon'acqua anche per la gente povera, prima di pensare ad una cisterna, coli'utilizzare l'acqua di sorgenti abbondanti che escono alla marina ad entrambe le parti della città. Giusta le Memorie, nel 4700 si ampliò la citlà e si formarono i borghi di Carrera, Dietro Castello, e Driovier. Però secondo il Tommasini che scrisse intorno al 4650, Rovigno cominciò ad allargarsi già allora come si scorge dal seguente passo: Evvi un borgo detto la Riva grande molto spuzioso, e passato il ponte se ne principia un altro. Sarà stala la Carrera. All'anno 4725 si trova: Si dà principio alla costruzione del Duomo che viene compiuto nel 4736. Doveva dirsi del nuovo Duomo poiché si legge nel Tommasini suddetto : Entro vi sono diverse Chiese e la maggiore è dedicata a Santa Eufemia, edificata nel più alto dello scoglio. ... È fabbricata questa Chiesa in tre navi ed adorna di belli altari ed officiata da un Preposilo con quattro Canonici che hanno buona entrata. Nel capit. Ili si accenna che nel 4543 Pietro Landò loda in una ducale l'ameno boschetto di St. An- drea. II Tommasini ne fa pur menzione nelle seguenti parole. ... di St. Andrea ov'è il Convento dei Padri Zoccolanti insigne per il bosco di elici e bosso. La scoglio è graìide quasi un miglio, e vi è un poco d'arsenale da acconciar vascelli, ed alcune stanze di forestieri con cisterna ed orli bellissimi, ed un giardino di Fra Paolo da Rovigno con alcune cose gentili. Noi abbiamo veduto 30 anni fa gli avanzi del bosco e del giardino, e lessimo un'iscrizione la quale rammentava che la cisterna fu fatta costruire dal celebre Beato Giovanni da Capistrano Guardiano del convento. Fu rinvenuta dal defunto cavaliere Frank proprietario dello scoglio. Al tempo di Tommasini l'or nudo scoglio di Figarola era coperto di lauri e pieno di conigli. Diremo forse altra volta cosa fossero le Finide, nome che riscontrasi in parecchi altri luoghi della provincia alla sinistra del Quieto. Notabile si è nel 4747 l'istituzione di una guardia campestre contro il furto dei frutti e delle biade, istituzione che pochi luoghi eccettuati, non è attivata convenientemente in Istria, com' è desiderabilissimo. Dubitiamo assai che il sottoportico dei Barbutti demolito nel 1792 sia stato, come pretendesi, l'antico Ghetto. Non sappiamo che in alcuu luogo dell'Istria vi sia stato Ghetto; a Rovigno ai tempi del Tommasini esisteva una sola casa di Ebrei, cioè quella dei Signori Abram e Lucio Stella negozianti molto amati ed onorati, enei 1599 quando gli Uscoechi, prima di passare all'assalto di Albona, sorpresero con 50 barche Rovigno, troviamo che saccheggiassero le case dei cittadini e degli ebrei senza commettere atrocità, essendo stato uno dei scopi loro d'impossessarsi del Podestà, lo chè però non riuscì; ma sembra che gli ebrei fossero pochi, e vivessero senza restrizioni fra i cittadini. Il cap: VI è dedicato ad alcuni dati statistici intorno ai quali faremo qualche osservazione. Flavio Biondo nel 1481 parlando di Rovigno lo dice Oppidolum, piccola città; il Goina nel 4545 circa Oppidum haud spernendum; Luca da Linda e Man-zuoli del 4600 asseriscono che era luogo molto popolato (s'intende rispetto alla scarsa popolazione dell' Istria a quel tempo ), ma nessuno merita lede maggiore del Vescovo Tommasini, che diligentemente raccoglieva le notizie più precise dalle persone più dotte e meglio informate, e specialmente dal clero. Secondo lui Rovigno faceva ai suoi tempi 4000 anime, e dice che era cresciuto da 60 ovvero 70 anni. 11 cap: VI invece porta il numero delle anime di Rovigno come segue: Nel 1600 ...... 5000 » 4692 ...... 8000 » 4716......7000 » 4755 ...... 44,000 » 4780 ...... 47,260 » 4804 ...... 9655 » 4847 ......41,000 » 4857 ...... 40,456 Se nel 4650 vi furono 4000 abitanti a Rovigno, e crebbe il luogo da 60 o 70 anni, doveva averne nel 4600 meno di 4000. Non è poi credibile che nel 1650 al 4692 si sia radoppiata la popolazione; poi sino al 4716 diminuita di 1000 anime, per indi in soli 59 anni duplicarla di nuovo, ed aumentarla .poscia dal 4755 al 1780 di 3260 anime; non soltanto manca sufficiente ragione di questi rapidi aumenti in tempi a ciò non favorevoli, ma nemmeno vi sarebbe stata nel luogo capacità per tanta popolazione, la quale non vi potrebbe essere contenuta neppure al presente, a fronte che la città s' è di molto ampliata, A questi dati opponiamo altri tratti da altra cronaca, trascrivendo testualmente: Nel 1600, popolazione di Rovigno alli 7 Novembre sotto Giorgio Moschelli Preposito. Erano allora 5000 anime, il terzo ne era di comunione; 5 sacerdoti. Nel 4668 popolazione di Rovigno sotto il Preposito Humilini. La popolazione era di 4600 anime, 3000 delle quali di comunione. Nel 1701 detta sotto il Preposito Don Domenico Ferrarese per la sua lettera 26 Aprile risulta che la popolazione era di 6000 anime. Nel 1780 a Rovigno anime 16000. Nel 1780, 10 Agosto la Comunità di Rovigno col Clero fa istanza al Vescovo di Parenzo che un Parroco e quattro soli Canonici non possono sostenere la cura di 16,000 anime. Nel 1782, 3 Deeembre lettera del Podestà e Ca-pitanio di Capodistria Lodovico Morosini, dalla quale rilevasi che la popolazione di Rovigno è arrivata a A8000 anime. Si vede evidentemente che P asserita straordinaria popolazione degli anni 1755, 1780 e 1782 non fu altro che un maneggio per ottenere un numero maggiore di Canonici ed alcuni Cappellani, lo che risulta indubbiamente da altre scritture che ebbimo occasione di vedere. Per conoscere lo stato della popolazione di Rovigno nel secolo lo.0 gioverà forse l'indice di tutte le famiglie indicate per nome che a quel tempo esistevano, da noi vedute e che vorremmo vedere pubblicalo; e l'archivio capitolare ed il comunale dovrebbero fornire notizie sull' argomento della popolazione dei secoli seguenti. Ci pare che le notizie sin ora raccolte ed altre che persone studiose vanno raccogliendo, possano offrire materiali a scrivere una soddisfacente storia municipale di Rovigno. Si continui a pubblicarle patitamente in opportune occasioni come fu lodevolmente fatto per le nozze Glezer-Gelmi, e questa storia non tarderà a comparire ad opera di qualche valente ingegno, di cui Rovigno non manca. Raccomandiamo specialmente una Cronaca recentemente scoperta d'un distinto medico (D.r Bianchii) condotto dalla Comunità di Rovigno, che visse colà negli ultimi decenni del secolo scorso, il qual sin dal giorno del suo arrivo notava quotidianamente tutto ciò che d'importante avveniva; finisce colla pace di Campoformio, e presenta un vivo ed interessante quadro della vita politica e civile della città; riescendo di molta importanza anche per la storia istriana in generale P esposizione degli avvenimenti che accompagnano la cessazione del dominio veneto in Istria, e la sua occupazione da parte dell'Austria. C. D F. ---- Dieta provinciale istriana. (?) Fra le molte, belle e gravi relazioni della nostra Giunta, che mostra ciò che sa fare, e fa. prege- volissima è quella che accenna al bisogno urgente, onde V Istria abbia filialmente la sua storia rivelatrice delle passate sue vicende, della sua vita sociale, civile e politica, delle sue virtù, delle sue glorie. Non mancano, è vero, alcune povere notizie, sparse nei laceri rimasugli de' suoi archivj, nelle cronache, monografie, leggende, tradizioni; ma un'opera che risalga ai tempi più oscuri, e che con sintesi critica aduiii e coordini gli svariati e infiniti avvenimenti onde fu teatro questa graziosa appendice d'Italia, e scenda fino all'età moderna, è mancanza che tutti deplorano. La Giunta, sagace indovina dell'universale desiderio, dettava perciò la segueiite relazione: "Vivissimo e generale s'è ormai fatto tra noi il desiderio di conoscere il nostro passato, riguardo al quale, è duopo confessarlo, viviamo iu uua deplorabile inscienza. Nessuno pcranco s'accinse ad insegnarci la storia della nostra patria, nessuno ancora, in tanto volger di secoli, imprese a scriverla con qtiell' ampiezza di svoglimeuto, che richiedesi per presentarci in un lucido quadro la vita politica e civile di questo piccolo ma importante paese, il quale nella più remota antichità mostra d'essere stato terra di transito di popoli dalle sponde dell'Eusino all'Italia, ed il cui possesso, contrastato dapprima ai Traci, poscia ai Romani, si disputarono poi Bizantini e Franchi, indi Veneti, Un-gheri ed Austriaci, senza avere in tanta vicissitudine di tempi e nel corso di oltre 2000 anni perduto, nè per un momento cangiato, il primitivo nome d'Istria. Ma se da tutti è sentito che la storia dell'Istria è un bisogno urgente, pochi forse avvertirono il danno gravissimo che dalla sua mancanza ei è derivalo. Non è a porsi in dubbio che il poco conto in cui per l5addietro fu tenuta questa provincia, dipeudetle in gran parte dall' essersi ignorata la sua storia, ricca di fatti e vicende, che intimamente si collegano alle storie dei popoli vicini. Caduta l'Istria in questi ultimi secoli per un cumulo di cause avverse, da lei indipendenti, in basse condizioni, invalse l'abitudine di riguardarla come un paese condannato dalla natura alla povertà, assolutamente incapace di prosperamento, e s'inventò perfino a di lei carico un preteso detto di Plinio: « pauperlas fugit ad Istros » — da taluni ciecamente ripetuto anche ai di nostri. La storia dell' Istria è chiamata a mettere in nuova e piena luce la di lei importanza, la quale se appena in questi ultimi decenni incominciò ad essere in parte riconosciuta, ne va attribuito il merito appunto a que' pochi benemeriti scrittori, che affaticarono a raccogliere e pubblicare materiali per comporla. Giustamente osservava un grande scrittore dell'antichità che l'inscienza di ciò che avvenne pria che nascessimo, ci rende simili a fanciulli; e difatti quest'ignoranza del nostro passato ci tenne per l'addietro pusilli ed avviliti in modo da vergognare spesso di confessarci istriani; perchè questo titolo, anziché infonderci giusto orgoglio, e procacciarci considerazione, ci esponeva ad essere riguardali con commiserazione, e perfin con dileggio dagli stranieri. E questo senti-mento della nostra debolezza insinuandoci nell'animo la disperanza di poter effettuare la rigenerazione della patria, divenne ostacolo a che in noi s'accendesse l'energia necessaria per applicarvi la mente e l'opera. Era necessario pertanto che si destasse in noi la convinzione della possibilità di procurare alla terra natale migliori destini, e questa convinzione incominciò a radicarsi dopo che s'imprese ad esaminare le condizioni fisiche della provincia, e conoscere dagl'ini-liati studj almeno in parte la storia nostra passata; essendoché da questi esami e studj risultò che l'Istria possiede copia di elementi, sin ora trascurati, di prosperità, e che il conveniente sviluppo ai medesimi dato ne' tempi più remoti, l'aveano resa per lungo corso di secoli floridissima. La nuova legge scolastica col prescrivere nelle scuole medie e popolari l'insegnamento della storia provinciale, viene fortunatamente ad affrettare il momento della di lei compilazione. Questa Giunta provinciale aveva fatto conoscere ad essa Eccelsa Dieta nella precedente sessione d'essersi rivolta in data 12 febbrajo -1868 N. 461 alla Giunta provinciale di Trieste coli'invito di promuovere di concerto la compilazione e pubblicazione di «na comune storia delle provinole sorelle dell' Istria e Trieste. Questo tentativo non ebbe effetto, dacché sinora la Giunta di Trieste si mantenne silenziosa sulla fattale proposta. Gli è dunque mestieri che la provincia nostra pensi da sé a provvedere alla compilazione della propria storia, almeno in quanto essa è necessaria pel pubblico insegnamento delle scuole medie, e per diffonderla fra il popolo, sino a che giunga il momento die alcuno si accinga a dettarla con la maggiore possibile ampiezza. Da quella storia verrebbe poi agevolmente fatto un sunto per le scuole popolari. „ 11 Gomitato degli studj, applaudendo al patrioti-co pensiero, proponeva alla Camera con lievi ritocchi il programma di concorso della Giunta, cui veniva con pieno suffragio aderito. Ecco il programma: La Giunta provinciale resta incaricala di fare un appello a tutti quelli che s'occupano di studj storici, perchè vogliano redigere e presentare alla medesima sino al L° di Luglio 1870 una storia dell'Istria giusta il seguente programma : La storia dell'Istria dovrebbe: 1. Essere divisa in epoche a. dai tempi più remoli alla conquista romana; 6. da questa al distacco dell'occidente dall'Impero Bisantino; c. da questo a Carlo-magno; d. da questo all'anno 4420, cessazione del potere patriarchino; e. da questo alla caduta della Bepubbli-ca di Venezia; /'. da questa all'anno 4870; 2. Trattare le origini antiche e moderne degl'istriani, i contini dell'Istria naturali e politici in varj tempi allargali o ristretti, le istituzioni onde fu governala in varie epoche, le vicende politiche e le condizioni economiche, lo stato di civiltà, le cause dell'antica floridezza della provincia, della sua decadenza, e dell'inizialo suo risorgimento,- presentare in somma una chiara esposizione di ciò che fummo e siamo, e delle cause relative. o. Formare un volume in 8.vo di circa 400 pag: La Giunta provinciale assoggetterà le opere presentate al giudizio di competenti persone, affinchè si pronuncino sul loro merito intrinseco e formale, e riferirà alla Eccelsa Dieta prov. proponendole l'opera re- putata più meritevole, ed il premio da corrispondersi dal fondo provinciale all'autore dell'opera prescelta. Il manoscritto, che rimane proprietà della Provincia verrà indi rassegnato al Consiglio scolastico provinciale, acciochè decida se ed in quanto l'opera premiata possa servire di testo nelle scuole medie. : . , :;. / , , . ■• . .. ■ fjfé 'j;fo Notizie di Albona. Piileviamo da lettera privata, che in Albona, a piedi del colle, fra le vie conducenti al porto Rabaz ed a Fianona, è stala scoperta antica aretta dedicata per voto, (V.S.L.M.) da un tale Sesto figlio di Foli a divinità della quale non è scritto il nome. Forse al di sopra dell'ara ne sarà stata collocata la statua o la effigie come si usò più tardi coi Santi dell'olimpo cristiano. La inaspettata scoperta è dovuta al gioviue signor Domenico Clean che dilettavasi, in un suo podere suburbano detto il Casino, a ripescare petrifica-ziooi ed altre rarità naturali delle quali è diligente e fortunato ricercatore. 11 signor Clean fece pronto e spontaneo dono dell'ara al Comune che ne curò l'immediato collocamento sotto la pubblica loggia accanto ad altre iscrizioni romane delle quali parlò già la l'ì-ovincia del 1.° agosto e dei 16 settembre 1868. Rileviamo inoltre che questo fatto riaccendendo il fervore dei cittadini rese possibile al Comune il da lungo desiderato trasporlo e collocamento, sotto la stessa pubblica loggia, di altra interessantissima iscrizione romana, che giaceva nella mezzo diruta chiesuola campestre di S. Sebastiano, dove e correva pericolo di essere guasta, e non poteva essere facilmente veduta. Essendo la delta chiesuola proprietà di private persone, l'accondiscendenza e la interposizione del si-cll0r Giacomo Nacinovich principale interessalo furono decisive perchè l'importante monumento passi fi-4 nalmenle in potere del pubblico. Raccogliamo volentieri questi fatti, se anche locali e speciali, e li rendiamo noti in provincia, perchè l'amore degli antichi monumenti, e il culto della patria storia sono prove non dubbie di civiltà progredita, indizio di nobile sentire, impulso a generosi prò- f posili. E noi istriani possiamo dav vero gloriarci di un passato che. ove lo si studii allenlamente nei suoi dettagli, offre notabilissimi, ed imitabilissimi insegnamenti ed esempi. Pare che l'esempio di Albona sarà presto imitato dalla vicina Fianona la quale collocherebbe le lapidi romane del suo castello e pomerio, nel recinto d'una vecchia torre che, bellamente l'istaurata, serve ora di atrio al suo duomo. Anche la citlà di Cherso ha iniziato una raccolta di lapidi antiche sotto la sua loggia comunale. Bileviamo oltracciò dallo stesso carteggio che la raccolta privata dei signori Luciani e Scampicchio si è in questi giorni arricchita di un'ascia o altro tale i-strumento di pietra rinvenuta sull'isola di Cherso, nonché di bellissime breccie ossifere raccolte sull'isola stessa e ai Lossini. Rileviamo di più che come la già nota e provetta Società dei filodramalici albonesi, che Panno passato diede un corso di rappresentazioni teatrali iu Al- l bona e rallegrò una sera la consorella città di Pisino, abbia ripigliato anche quest'anno la sua attività, iniziando col 1.° novembre un corso di recite. Questo si prolungherà a tutto il Carnevale con grande soddisfazione del popolo, il quale accorrendo e affollandosi al teatro in ogni sera di recita mostra spirito, intelligenza e buon gusto. Rileviamo in fine come sta per rinnovarsi nella stessa Albona una pubblica scuola di musica che sarà sostenuta dal Comune in bell'accordo coi cittadini; come persona del popolo abbia avviato pratiche collo stesso Comune per costituire una Società di mutuo Soccorso fra gli Operai, e come si accarezzi l'idea di una Biblioteca popolare circolante. Perdoni l'autore della privata corrispondenza se la Redazione ne fa un estratto pei lettori della Provincia: i fatti ch'egli racconta sono tali che la provincia intera ha diritto di saperli, e insieme giusto motivo di rallegrarsene. BREVE RIVISTA INDUSTRIALE I. IL VENETO Con brevi accenni è nostro intendimento di esporre la condizione attuale delle industrie italiane e incominciamo dalle provincie che ne sono più vicine. -1. Le industrie principali del Veneto sono; a) industrie delle conterie, vetri comuni e di lusso, bottiglie ecc. Jb) industria della lana, c) tessitura e filatura di cotone, <1) industria della seta, e) industria delle miniere. 2. Le industrie di Venezia sono principalmente quelle della prima categoria. Essa però ha anche parecchie fabbriche di acconciapelìi, di cappelli, di canape, di ferro, di mattoni: Una importantissima salina e officine notevoli di fotografie ecc. ecc. o. La principale fra le industrie è la vetraria. Però adesso una crisi colpì le conterie che sono fuori di moda: 500 operai furono licenziati dalle fabbriche: Prospera invece la officina del mosaico e si dà mano ad una Società pei vetri comuni che sono oggimai in decadenza. Le ultime novità sono le perle imitanti l'oro e le perle brillantate; si tenta anche di riavere la manifattura degli specchi. 4. Fra Murano e Venezia vi sono 22 Ditte che fabbri- cano canna e smalli per conterie per perle e vetri. Hanno S fabbriche a Venezia e 18 a Murano: occupano 683 operai ed altri artieri in numero di 200. I vetri e cristalli soffiati, lastre, bottiglie e campane di vetro hanno 7 fabbriche. II valore ritraibile dalle varie fabbriche ammonta a L. 5,235,071 per conterie, perle, vetri e smalti e canna bucata e massiccia giacente : a L. 900,000 per vetri, cristalli, soffiati: in tutto d .6,135,071. 5. Le fabbriche di Venezia non sono di importanza industriale se togli quelle della Giudecca (acconciapelìi) e di S. Rocco (fonderia). 6. Nessuna speciale istituzione è annessa alle fabbriche sudette: soltanto nelle vetrarie il padrone ajuta l'operaio malato e in qualche altra ci ritiene una parte del salario per costituirgli un fondo pella vecchiaja e pella malattia. 7. In generale nelle piccole industrie i padroni sono così poco occupati che scacciano gli operai che si uniscono in società di mutuo soccorso. 8. Nella fabbrica di carta, di tessitura e filatura di co- tone^, nelle filande e nei filatoi principali ci sono operaje e società operaje. 9. Lo stabilimento che ha più istituzioni popolari è quello di Rossi a Schio. Sono le seguenti : Asilo di infanzia. Società di mutuo soccorso. Cassa di previdenza pei fitti. Case operaje per 40 famiglie. Banda musicale di 60 operai. Prof. E. l Pota, novembre. (B.) Veti' ultima sessione dietale fu proposto dal Governo un progetto di legge per la distruzione dei bruchi e scarafaggi, la quale per lo strascico delle penalità, e procedimenti, e controllerie, ha fatto sorgere il sospetto che bella in teoria, e buona pei proprietari di un orticello, quella legge, appena nata, sarebbe colpita d'atrofia, e data in pastura alle tignuole degli scaffali comunali. Il Comitato d'agricoltura formato in seno alla Dieta Istriana ha di molto sfrondato quel progetto, e l'ha ridotto capace di qualche giorno di vitalità, ma non credo che nemmeno il Comitato osasse sperare dall'opera degli organi esecutivi tanto zelo da preservar le campagne dagli insetti, mentre non arrivano a salvarle dai ladri. Per ottenere Io scopo lodevolissimo bisogna che l'agricoltore prima della minaccia delle pene sia pazientemente istruito sul modo di salvare i suoi prodotti da un disastro, e così stimolato a sortire dalla sua sfiducia e negligenza. Se poi contemporaneamente all'allontanamento di un danno, egli potesse intravedere una diretta utilità, in allora lo scopo non dovrebbe più fallire. Ed ecco pei scarafaggi (Maikiifer), quello che mi accadde di leggere nella Gazzetta Universale di famiglia V. 26 del 1869 pubblicata a Stuttgart, alla rubrica : Cose di comune utilità, e sotto il titolo : Utilità dei scarafaggi nell' economia familiare Il comune scarafaggio (Maikiifer) che in causa delle sue devastazioni negli orti e nei boschi, giunge qualche anno ad essere un vero flagello; é ora un articolo ricercato di economia domestica. Imperciocché con esso si preparò una zuppa, preferita dai buongustai a quella dei gamberi, colla quale ha molta somiglianza nel sapore e nella preparazione, quant' anche un' olio adoperabile per l'illuminazione. Ecco qui il modo di preparar l'una e l'altro. Per la zuppa si pigliano gli scarafaggi, computandone 50 per una persona, si mondano dalle ale, si lavano, e si schiacciano al mortajo; si da quindi una fritta nel burro a quella pasta, la si fa sciogliere nel brodo bollente di carne, e passato il liquido per uno-staccio fitto, lo si versa sul pane sfettato. Quand'anche il brodo della carne sia assai tenue, il succo dei scarafaggi gli dà tanta sostanza e un sapore così aggradevole, da renderlo superiore alla rinomata zuppa di gamberi. Non fu che la sola influenza funesta del pregiudizio, la quale ci contende molte altre cose utili, quella che ci abbia finora privati di questo delicato ed ottimo alimento. Da principio si era fatto correr voce che questo nutrimento fosse malsano, ma l'esperienza ha già pienamente dimostrato il contrario, e specialmente per individui convalescenti e deboli, la zuppa di scarafaggi é un nutrimento corroborante. Oltre a questo, lo scarafaggio offre un' altro vantaggio finora poco conosciuto per l'economia domestica. Schiacciandone in buona quantità, se ne ritrae un liquido o-leaso di color giallo, il quale, riposando alcuni giorni, si rischiara e {venta di un giallo pallido, ed è adoperabile con buonissimo effetto per l'illuminazione in luogo di altro olio. Sarebbe verameute deplorabile che nelle annate di abbondanza di questi scarafaggi non si cercasse di trarne l'utilità che pretentano. Se pertanto il contadino arrivasse a comprendere che col dare la caccia al distruttore delle sue vigne, egli può procacciarsi un alimento sano e più aggradevole del solito tozzo di pan secco e nero, ( supplire all' ol|o costoso del suo lumicino, é certo che si darebbe tutta la premura di inseguirlo e di distruggerlo. Sto a vedere se qualcuno farà la prova ! Rovigno, novembre. (C. A.) Fra gli argomenti trattati in una delle ultime sedute comunali, vi fu pur quello interessante la scuola di musica sulla quale eransi domandate provvidenze mediante apposita petizione. La rappresentanza, ravvisata gran parte del male nella incuria ed apatìa del maestro, discuteva e votava a grande maggioranza il di lui licenziamento. Ma non tutto a veder nostro, potrebbe essere espiato da chi ne fu la vittima; essa non travolse seco che le colpe sue. Colpe invece n'ebbero tutti. Moralmente dispersi i membri della Direzione, quale il riparo a bisogni non rappresentati? Morto nell'animo della gioventù civile il vero culto musicale, l'operoso, quale poteva sperarsi spirito di corpo? Fondazione in fine, vecchia sì, ma come priva di dotazione, così lottante da ultimo con le più urgenti necessità, qual rigoglio di vita potevasi sperare ? . .. La dignità della scuola venne dunque a naufragare ad o-pera comune. Laonde col licenziamento del maestro si può dire esaurita la questione della scuola di musica? No, a nostro avviso. La Rappresentanza non fece che la prima parte. Il suo provvedimento convien completare. I vuoti riscontrati più sopra e le idee affini che se ne posano dedurre certo sono tali da impegnare una reazione iu favore della istituzione nostra: ed è evidente che se sono una dis gustosa emergenza del passato, formano ancora altrettanti queliti per l'avvenire della scuola. O si vuole una istituzione seria, e allora si dee por mano « misure radicali, o la si vuole a ripiego, e allora solo potrà bastare il poco. Se la Rappresentanza votando pel II punto dell'avanzata petizione lo scioglimento della scuola, avea mostrato di comprenderne il vero spirito, che non era altro se non separazione dal Comune per surrogarvi una forza collettiva privata, leva, a nostro parere, la più rispondente alla meta, noi avremmo salutato con gioja il dischiudersi di una via alla formazione di una indipendente società filarmonica. E noi, che non ci raccogliamo nella sfiducia prima di non «ver tentato, crediamo, che con un progetto alla mano si sarebbe sortiti una larga adesione; assicurando così alla istituitone un valido concorso di mezzi e una base durevole nell'amor proprio solidale dei singoli e di tutti. Questa strada la Rappresentanza non l'aperse. Ma non pertanto ci resta di formulare un ricordo, ed è questo ; la Deputazione del Comune, cui fu affidato di ridare un successore al caduto, abbia sempre presente che la questione della scuola di musica se fu mossa d'un primo passo, aspetta tuttavia in ulteriori e non tardi provvedimenti la sua logica definizione. SULLA GRAN QUESTIONE DELL'UTILE SPERABILE NELLE SPECULAZIONI SUI BESTIAMI ED IN PRIMO LUOGO SULLA CONVENIENZA DELLE MANDRE DI VACCHE. (Continuazione vedi n. 21.) Eccomi ora giunto ad un punto molto intricato, c difficile assai a schiarire. Ho indicata la rendita in latte, in formaggio e butirro col mezzo di cifre esatte, precise; ho pure dato il valore ricavato in danaro ; sono cose chiare, evidenti e palpabli per mezzo degli scudi che entrano in cassa. Ma ciò che lascia luogo ad oscurità si è l'espressione del valore del nutrimento impiegalo ad ottenere questi prodotti; valore il quale occorre pur di conoscere il più esattamente possibile, se si deve giudicare sul merito della speculazione, e se si vuol porsi in grado di farne l'applicazione in località poste in condizioni diverse. Io mi proverò a rischiarare per quanto potrò l'argomento, ma dispero di giungere ad un'espressione lucida, precisa; che non credo cosa possibile di ottenere nello stato attuale della scienza agronomica. La necessità di conoscere esattamente il valore relativo di tutte le sostanze che s'impiegano negli a-limenli degli animali domestici per poter regolare iu modo razionale e proficuo, ed in tutte le svariate condizioni di suolo e di clima, il nutrimento da somministrar loro, si era fatto sentire già da un pezzo (1). Sembra che i tedeschi sieno stati i primi a fare delle ricerche in proposito, sia per mezzo di analisi chimiche, sia per mezzo di prove empiriche. I francesi, seguendone l'esempio, non rimasero indietro e fecero molte analisi. Con questi materiali si compilarono le Tavole quantitative dei principii nutritivi degli alimenti vegetali. Ma siccome le sostanze azotate sono quelle che più importa di prendere in considerazione, poiché le altre, pur necessarie alla nutrizione, si trovano quasi sempre in quantità sufficiente associate a quelle azotate, si considerò la quantità di azoto contenuto in ogni alimento, come la misura del suo valore nutritivo. Partendo da quella base, e paragonando la quantità di materia azotata contenuta in cento parti di ognuno dei varii alimenti con quella contenuta in cento parti di fieno di buona qualità, considerato quale nutrimento normale, si vennero a formare tavole di equivalenti nutritivi. Cosi per esempio si disse: 100 parti in peso di buon fieno contengono -1,15 parti di azoto, mentre 400 parti di crusca ne contengono 2,30 ; dunque la crusca ha un valore nutritivo doppio del buon fieno. In altri termini, SO di crusca equivalgono a 400 di fieno; opppure l'equivalente di 100 di fieno, in crusca, è 50. In simil guisa si venne a determinare quante parti di ognuna delle varie sostanze impiegate in alimento ai bestiami equivalgono o rappresentano il valore nutritivo di 100 parti di fieno, ossia quali sono i suoi equivalenti. Ma accadde ciò che doveva necessariamente accadere, cioè che i risultamenti delle analisi fatte in paesi diversi e fra di loro distanti riuscirono disparati. Sa-._ (1) Sarebbe qui fuor di luogo lo esporre la teoria della nutrizione; ma le poche considerazioni che presento ora, mi sembrano indispensabili per la retta intelligenza del tema che sto trattando o del valore delle cifre che rappresentano, secondo le varie stagioni» l'alimentazione della mia mandra. rebbc cosa troppo lunga lo accennare tulle le disparità; basti indicarne alcune. Fieno agostano : Schwerz lo dà come equivalente al fieno buono maggengo; Boussingault dà 58 di a-goslano equivalenti a 400 di fieno; e Paycn dà 57,5. Trifoglio seccato in fieno: Schwerz dal'equivalente 100; Boussingault dà 54 se tagliato prima della fioritura, e 67 se tagliato in fiore; Pabst dà 100; Payen 75; Collot 90. Erba medica: Schwerz dà 100. Boussingault 60; J'abst 400; PaUen do, e se in principio della fioritura Bolo 48; Collot 90. Avena: Schwerz c Pabsi 50; Baussinganlt 61; Payen 60 per quella di Alsazia, e 68 per quella dei magazzini militari di Parigi; Collot 20. Carotte: Schwerz 270; Boussingault 583, e se della qualità bianca 479; Collot 200; Paycn 676; Dombasle 507. Patate : Schwerz 200; Boussingault 250 se rosse, e 287 se gialle; Pabst da 480 a 220, secondo la qualità; Collot 250; Dombasle 487; Payen 288, e 319 se in terreno od in stagione umida. Barbabietole : Schwerz 2.50; BousingauU 2.56 se rosse a zucchero, 462. se bianche di Silesia, 548 se campestri; Pabst da 275 a 525, secondo la qualità; Collot 550; Dombasle 220. (Continua) E. di Sambix a/ della coltura dei prodotti del mare. /I1 ministero dell' agricoltura fece pervenire alla società agraria istriana pochi esemplari di un elegante opuscolo stampato a Vienna dal professore Dr. Schmarda sulla « Coltura del mare in Francia » Questa operetta è il frutto di apposito viaggio gatto dal dotto professore per incarico del ministero, e contiene preziosi materiali che non dovrebbero essere trasandati da noi che viviamo alla costa. « Quella stessa erronea credenza della inesauribilità della vita «mimale, che spopolò le acque dolci, e quell' egoismo poco previdente che antepone il guadagno del momento ad una rendita continua, minacciano anche le coste del mare. » Quesle parole del nostro autore contengono una triste verità di cui non possiamo disconoscere la importanza. Il ministero vorrebbe pertanto che la questione dell' incremento della produzione marittima fosse assoggettata a maturo studio e trattata nel giornale sociale, e ehe la società agraria istriana cercasse d'influire perchè si formassero nella nostra provincia una o più società per la coltura dei prodotti del mare alle coste. Qualora sorgesse una società cou sufficienti capitali ed affidasse la direzione dell' intero e-sercizio a persona dell' arie, capace e meritevole di fiducia,: il ministero sarebbe pronto di far eseguire o di pagare gli stùdi preparatori e di sostenere al caso l'impresa anche con qualche sovvenzione, senza prendere per questo ingerenza alcuna nell' esercizio interno di tale società. L' argomento è- a nostro vedere di tanta importanza da farci, sperare che questi pochi cenni saranno invito sufficiente a maturi ed e-stesi studi. A chi volesse occuparsene seriamente, la presidenza della società agraria sarà lieta di poler offerire una copia dell' operetta tedesca dello Schmarda, e di accordare in genere tutto 1' appoggio a lei possibile. dr. p. bibliografia Dr apicoltura. ì « Le api » trattato teorico pratico di apicoltura razionale di F. Bastimi, tradotto da. Alfonso Visconti. di Saliceto, Milano, Brigola, 1869. E un trattato preciso e serio di apicoltura che tende a scuotere, per quanto è possibile, l'empirismo, sostituendovi la coltura razionale. Le nuove dottrine vi sono sviluppate con semplicità, per cui principalis-sirna qualità ili quest' opera può dirsi quella di aver esposto in modo chiaro e conciso tulto quello che si riferisce alla teoria ed alla pratica. Il traduttore vi aggiunse alcune uote alte a rendere più facili e più adatti alle circostanze nostre gì' insegnamenti dell' originale. La società agraria istriana ne darà in dono una copia a tutti i comizi agrari della provincia. Possano approfittarne f 2 « Trattato di apicoltura razionare di Luigi Sartori di Primiero, Vicenza, Faronì, 4866. » Questa è la seconda opera di apicoltura che verrà data in dono ai nostri comizi» E lavoro dei celebre apicultore di Primiero, dedicato alle esigenze della teoria e della pratica, e può dirsi una delle migliori opere di questo genere, necessaria principalmente a coloro che cominciarono ai dedicarsi all' apicoltura usando 1' arnia del Sartori. Presso 1' autore a Primiero nel Trentino può a-versi per fior. 4,.80. 5 « Il buon Michele, ovvero Dio vi aiuti. Vicenza,Paroni 18G6. » E un breve racconto di apicoltura che vorremmo raccomandato ai maestri perchè ne facessero uso principalmente nelle scuole serali. Se è vero che P ape educa il popolo alla civile santità del lavoro, 1" apicultura, questo geniale e proficuo ramo d' industria agraria, non è soltanto un fatto economico, ma ha insieme un' alta importanza morale. Epperò un racconto semplice e facile che conduca ii contadino all' amore ed alla coltura di questo prezioso e mirabile animaluccio va diffuso e raccomandato. Questo libretto finisce con tre preziosi ricordi, in cui sta forse tutta l' arte dell' apicultura razionale e fortunata : « Guarda sempre il mio- istinto e natura: Togli a me quel che nuoce, e procura Ciò che vuole il mio istinto e natura. Siamo saue, se in molte sorelle, Siam vivaci:—a difender le celle Siamo audaci, se in molte sorelle. Ci proteggi nel verno da' guai: Ridestate coi tepidi rat Di tesoro ministre ci. avrai. » dr. P. AVVISO. La sottoscritta si fa un- dovere di avvertire che col t. de-cembre a. c. sospende te Corse giornaliere Ira Buje e Capodistria, e che ne renderà nota la riattivazione da farsi nella ventura primavera, con apposito manifesto. Capodistria t. decembre 1869. L'IMPRESA..