ANNO III. Capodistria, 1 Gennajo 4869. N. !. Li PROVINCIA O , ■ Jt: » &IWALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI ED AMMINISTRATIVI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gra- ASSOCIAZIONE per un anw> f.ni 3; semestre e quadri- tuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 mestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — la Redazione. Pagamenti anteeipali. Nel segnare oggi, in fronte a questo nostro periodico, la terza annata della modesta sua esistenza, sentiamo il bisogno di rivolgere ai nostri comprovinciali alcune di quelle parole più confidenti e famigliari, che sogliono, come negli usi della vita privata, stringere più saldi i nodi delfa benevolenza e dell'amicizia, anche allora che le schiette voglie del bene comune mettano sul labbro qualche amorevole eccitamento a più solerte e fida corrispondenza d'incoraggiamenti ed ajuti. E qui, innanzi tutto, dobbiamo esprimere la nostra cordiale riconoscenza per lutti quelli che lei IWono cortesi della loro assistenza, prendendo •a trattare, nello spirito del nostro programma, non /pochi argomenti di grande importanza per lo sviluppo della nostra coltura, o pel migliore avviamento delle nostre sorti economiche. É principalmente dovuto ad essi, se quasi tutte le più notevoli migliorìe, da introdurre fra noi, furono poste in evidenza, e ragionate anche nelle parti loro più speciali e minute, per renderne agevole e pronta l'effettuazione. Ma non tutti coloro, il cui ingegno e le cui benemerenze patriottiche ci davano diritto di annoverarli fra i nostri ausiliari più sicuri, corrisposero ancora alla legittima nostra aspettazione; non 'tutti coloro, che sono chiamati a portare le buone idee dalle colonne di un giornale nel campo delle buone opere, si mossero ancora a rimeritare le utili proposte d'altro premio che non sia una mera approvazione astratta, un mero scambio di simpatie. Ed eccoci quindi a sostituire alle solite promesse del giornalista le nostre più vive istanze, jnercbè d'ogni parte della provincia si concorra a fendere veramente profittevole questa nostra pubblicazione, e perchè alle dimostrazioni di ciò che sonviene fare pel miglior vantaggio della provincia, lengano dietro le relazioni di ciò che si è fatto, Per ciò che riguarda il primo di questi nostri desiderii, noi lo ripetiamo tanto più insistentemente, eh'è nostro fermissimo avviso, non valere la sola opera di alcuni singoli patriotti a rappresentare nel modo più vero ed efficace gl* interessi locali. Il nostro giornale non e un giornale politico, ne d'alte mire sociali o scientifiche. Se l'osse l'una cosa o l'altra, e gli fosse duto di essere diretto da chi potesse fargli percorrere con onoie queste altre vie della pubblicità, la numerosa collaborazione, di cui parliamo, non gli sa-rebV ipriamenle indispensabile. Ma esso invece è e vuol essere, come lo abbiamo dello e ridetto, nuli' altro che una pagina aperta ai nostri comprovinciali, per discutervi ogni savio proposito intorno alle cose nostre, il quale non contraddica alle convinzioni e agi' intendimenti di chi credette assumersi il debito cittadino di curarne la compilazione. Non gli è concesso adunque di raggiungere il suo scopo che alla condizione di una perseverante assistenza da parte di quanti sono chiamali a vedere più dappresso i bisogni nostri, e a rilevare il modo più pratico di sopperirvi. Le idee più giuste, espresse pure da ingegni eminenti e lungamente esercitati nell' arduo lavoro delle applicazioni, domandano, per essere fruttuosamente adattale a paesi di povere risorse e di piccoli centri civili, il giudizio e il consiglio degli uomini più sperti del terreno su cui erigere le nuove opere. Se noi pertanto stendiamo la mano più per ricevere che per dare; se intendiamo che questo giornale debba avere, a cosi esprimerci, i suoi corredaltori in ogni luogo dell'Istria, dove si ami con noi la patria e si guardi con fiducia nell'avvenire, ci sembra onesta la nostra lusinga di vederci sempre più ascollati e seguiti. Ma noi desideriamo ancora di raccogliere le buone novelle, che quanto si propone venga anche attuato. Questa, per fermo, è la parie più diffìcile; e i nostri collaboratori più benemeriti sarebbero quelli che ci porgessero argomento di rallegrarci di qualche voto adempiuto. È forse vana la speranza di ottenere questo preziosissimo degli appoggi alla nostra impresa? Noi non accogliamo nell' animo lo sconforto di crederla tale. Anzi portiamo viva speranza, che quest'anno, il quale s'inizia così bene colla formazione della tanto desiderata Società agraria, avremo occasione di riferire ai nostri lettori e nuove istituzioni e saggi miglioramenti in quelle che già possediamo. Con quesl' augurio alla nostra provincia, ci riconduciamo al lavoro, il quale, e lo diciamo senza jattanza, non fu disutile anche in mezzo a condizioni che ad altri possono parere animale da nuovo soffio di vita, ma che, per noi, furono e sono lutt'allro che liete. La Redazione» II giorno trenta di Novembre ed il primo di Dicembre la società agraria istriana ebbe a Rovigno il suo primo congresso generale, che resterà sempre pura e cara memoria per tutti coloro che v'intervennero. Compiuto il sogno da tanti anni accarezzato, ci avviamo per una via che conduce alla rigenerazione di questa nostra provincia per mille flagelli tormentata. Non dobbiamo però illuderci, avvegnaché molli e sentiti sieno i bisogni, poche e disperse le forze. D'altra parte però sarebbe egualmente grave colpa anche il disperare, giacché bene spesso la solidarietà del volere e dell' operare fa raggiungere all' uomo tal mela che prima sarebbe stala follia per lui soltanto desiderare. Ghé se non lulto si ottenesse nel campo dei bisogni materiali quanio ne addita uno statino inspirato alle più larghe vedute, l'effetto morale, l'affratellamento cioè di tutti i buoni istriani, di cui cotanto sentivamo il bisogno^ non potrebbe come che sia mancare, ed anzi fu diggià raggiunto. Alla voce del benemerito Comitato fondatore accorsero da ogni lalo della provincia uomini di mente, di cuore, di buon volere: si conobbero e si strinsero la mano tutti ed unicamente compresi del bene della istituzione e della provincia. Questo fu il colore di tulle le mozioni, discussioni e deliberazioni, ed esso più che altro ne inspira la più vera fiducia nell' avvenire. La mattina dei 30 Novembre si radunarono ben -IGO soci nella sala maggiore delle scuole adornata a festa, decorata degli slemmi della provincia e dei sedici maggiori comuni istriani ed atfollata nello spazio destinato al pubblico. Presiedeva il D.r Campiteli, presidenle del Comitato fondatore; alla sua destra siedeva il commissario imperiale conte Attems, alla sinistra rappresentante la Giunta provinciale l'assessore provinciale D.r Amoroso. Aperse la seduta il D.r Campiteli? con commosse e commoventi parole, interrotte e seguite da lunghi, entusiastici e fragorosi applausi. Il commissario imperiale disse pure parole di occasione, augurò bene della istituzione ed additò il campo, pressoché verdine che secondo lui ci attende, quello della bachicoltura. Applauditissimo fu il discorso del D.r Amoroso, che dette parole d'incoraggiamento assicurava la società del » pieno c costante futuro appoggio della Giunta provinciale. » Proclamato dal presidente in seguito ad unanime deliberato Ict costituzione definitiva della società vi rispose 1' applauso di tutti. La società contava in quell'istante 4SI soci. l[ secondo argomento fu l'adozione definitiva 'degli statuti. La discussione durò tutto il primo e porte del secondo giorno e vi parlarono specialmente i soci D.r Barsan, D.r Basilisco, D.r de Belli. Burich, D.r Antonio de Madonizza, D.r Adamo Mra'ck, D.r Piccoli, procuratore Sbisà e de Susanni, Vi furono portate varie modificazioni, molte delle quali non esenziali, altre richieste dalla progettata colleganza colle società di Trieste e di Gorizia, altre dal modo d'istituzione dei comizi. Si ritenne cioè che ogni distretto giudiziale e non ogni comune locale potesse divenir sede di un comizio agrario, e che esso si potesse dare quel nome che più gli piacesse. Nello stesso tempo si permise la unione di più distretti giudiziali in un comizio solo. Si prescindette però di fissare nello statuto generale o con statuto speciale, come propose il Comitato, nome più particolare per la costituzione e per la vita dei comizi agrari, partendo dal principio che alialo ad una vita centrale, stava bene stabilire una federazione di forze coordinate e rispettare la autonomia dei comizi, che doveano aver vita propria e seguire quell'indirizzo che fosse richiesto dai bisogni di ogni distretto. Che se ogni comizio potrà darsi Io statuto che vuole, questo dovrà però corrispondere alle vedute della Società intiera ed essere approvato dalla Presidenza dietro proposta del Comitato. Questo deliberato si appoggiò anche in qualche parte alla considerazione che al ministero dell'agricoltura si stanno elaborando disposizioni legislative intorno alle società agrarie e che verranno emanate prima ancora della possibile costituzione dei comizi. Tra i mezzi pel conseguimento dello scopo sociale il progetto di statuto ponea i sussidi del fondo provinciale, mentre 1' assemblea vi aggiunse il sussidio dello Stalo che si conobbe prestare volonteroso i suoi a-juli agli studi ed ai consorzi agrari. Durante le discussioni giunsero telegrammi del podestà e della gioventù di Capodistria, che inviavano saluti e voti alla novella istituzione. Accolti con applausi furono per telegramma ricambiati. II secondo giorno si termiuò la discussione sullo statuto, che fu definitivamente adottato coli' incarico dato alla Presidenza di adattarlo alle fatte modificazioni. Eletti gli scrutatori fu aperta la discussione sulla scelta della sede pc: ..lane.ite della Società. Il D.r de Belli di Capodistria assodandosi al D.r Adamo Mrack di Pisino chiedeva che fosse acclamato a sede permanente la città di Rovigno » popolosa e centrale, in cu. sorse il pensiero della società ed a cui appartengono i benemeriti membri del Comitato fondatore.» II procuratore Sbisà ringraziava quale rovignese i soci D.r Mrack e D.r de Belli, pel loro cortese pensiero, ma insisteva perchè l'elezione seguisse per ische-tlc per non menomare la libertà dei soci. Anche il presidente riteneva che per disposizione dello statuto la votazione dovea essere segreta ed invitava quindi l'assemblea alla votazione per ischede. Di sessantacinque votanti sessantaquattro votarono per Rovigno, che tra gli applausi dell'assemblea lu quindi proclamata a sede permanente della società agraria istriana. Passati all' elezione del presidente le schede presentate furono sessanta, di cui 57 col nome del Sig. Marchese Giampaolo de Polesini di Parenzo, che venne quindi proclamato presidente tra vivi e prolungati applausi. Il nuovo presidente prese commosso la parola, ringraziò per la fiducia che gli era dimostrata e disse che accettava perchè rifiutando avrebbe creduto di mancare al dovere di buon palriotla. Che volpa però far preghiera al Congresso di acclamere il D.r Cam-pitelli benemerito della Società agraria istriana. Fra la unanimi acclamazioni dell' assemblea il presidente della società e quello del Congresso si vennero incontro e si abbracciarono. Al punto 6° del programma stava V elezione del vicepresidente, che pel 18 dello statuto dovea cader sopra no socio di Rovigno, dacché il presidente era domiciliato fuor della sede. Venne quindi eletto a vicepresidente con 56 voti tra 58 schede il notajo e podestà di Rovigno D.r Gaetano Borghi, e fu vivamente applaudito. A direttori risultarono eletti il Sig. Antonio Co-vaz di Pisino, ed i Signori Andrea Ghira e D.r Andrea Milossa di Rovigno. A membri del Comitato furono eletti i Signori Biscojitini Eugenio, Bartole Antonio, Fachinetti Francesco di Pietro Giorgio, de Susanni Giuseppe, Corva Spinotti Nicolò, Ermaui Lorenzo, Vatta Pietro, de Pe-tiis Gherardo, Bembo Tomaso, Corazza Giuseppe, Mrack D.r Egidio, de Madonizza D.r Pietro, Depangher Vincenzo, de Madonizza D.r Antonio, Campitelli D.r Matteo e Rismondo Cav. Matteo. Al punto 9° dell'ordine del giorno stava la scelta del luogo pel successivo Congresso. 11 D.r de Belli di Capodistria accentuava la convenienza di scegliere a sede del prossimo Congresso una città d'infraterra, dacché il primo Congresso avea avuto luogo alla costa e così di alternare per l'avvenire, e però chiedeva che il secondo Congresso si radunasse a Pisino. Ad onta delle vive acclamazioni dell'assemblea il presidente riteneva però nel caso concreto contraria allo statuto qualunque votazione che non fosse segreta, e sospese quindi per brevi istanti la seduta affinchè i soci potessero concertarsi. Riaperta la seduta si passò quindi alla votazione segreta, e tra 08 schede il nome di Pisino appariva sopra 65, per cui questa città tra gli applausi fu proclamata a sede del secondo congresso agrario. Ne fu avvertito tosto per telegramma il rispettivo Sig. Podestà. Al punto 10° dell'ordine del giorno si parlò della colleganza fra le tre società agrarie del Litorale. Parlò in proposito specialmente il D.r Antonio Madonizza, che assieme ai Sig. Giovanni Angelini di Rovigno e D.r de Belli di Capodistria era intervenuto come delegato alle conferenze tenute all' uopo a Trieste. Esposte le proposte basi di colleganza, l'oratore ne fece risaltare i vantaggi mostrando come soltanto il comune organo sociale e le comuni esposizioni sie-no esenziali e portino obblighi ed impegni per la società, e proponeva quindi tra applausi la colleganza. Su di che fu adattato ad unanimità il seguente ordine del giorno proposto dai Signori Dr. Basilisco e I)r. de Belli. « 11 Congresso generale della società agraria i-striana plaudendo alla proposta di una colleganza colle società sorelle di Trieste e di Gorizia approva le basi gettale a tal uopo nella radunanza di Trieste e dà ampia facoltà alla presidenza di accordarsi colle altre due società conformemente alle basi stesse, nella ferma fiducia che la società parentina concorrerà a tale unione colla sua fusione. » In aggiunta a questo ordine del giorno furono e-lelti i Siguori Dr. Antonio de Madonizza e Dr. Matteo Campitelli a delegati aggiunti al presidente per rappresentare la società a Trieste. Esaurito cosi l'ordine del giorno fu proposto dal Sig. proc. Sbisà, ed accolto unanimente, un volo di ringraziamento alla costanza ed al prtriottismo del Comitato fondatore, cui la società deve la propria formazione. Il Dr. Basilisco riconobbe il patriottismo dei soci di fuori e ne traeva argomento per bene sperare dell'avvenire. Chiusero la tornata i discorsi del delegato della Giunta e del presidente del Congresso, su di che tra gli evviva all'Istria fu sciolto il Congresso alle ore 7ìA pom. del giorno 4.° Dicembre. Cosi ebbe fine questa patria solennità, unica nei fasli della provincia, e Rovigno che accolse per la prima volta tanta copia di illustri comprovinciali, cercò per quanto slava nelle sue forze di rendere il loro soggiorno festeggiato e gradevole. Rovigno ai 25 di Dicembre 1868 la presidenza della società' agraria istriana. UNA DOMANDA. Suirultima pagina dell'i, r. Osservatore Triestino - la più interessante di tutto quanto il giornale - abbiamo letto un'avviso, di cui non ci siamo saputi rendere ragione. La Presidenza dell'i, r. Tribunale Circolare di Rovigno mette al concorso il posto di Aggiunto Giudiziario ed avverte che li aspiranti dovranno produrre le loro istanze etc. etc. comprovando la piena conoscenza delle lingue usate in questa provincia. Davanti a quest'ultima parte dell'i, r. avviso noi confessiamo d'essere rimasti come la moglie di Lol Quali possono essere coteste lingue usale in questa provincia, delle quali il futuro i. r. aggiunto deve possedere la piena conoscenza? Noi che siamo vcnuli su grandi e grossi in questa provincia, abbiamo sempre veduto che In lingua del foro fu e rimase una sola-quella, che è la lingua civile del paese, la lingua italiana. E se in un tempo non molto remoto si fecero de'tentativi per introdurre fra noi la conoscenza di un'altra lingua, che non era quella usata in questa provincia, la tedesca, ora, non è più permesso credere che si pretenda dal futuro i. r. Aggiunto la conoscenza di colesla lingua, dappoiché dicono che colla inaura-zione del nuovo regime politico si sia dato di frego a tutte le teorie eentraliste, che prima prevalevano. Eppure cotesto lingua tedesca, della quale si reclamava un di la conoscenza dalli i. r. impiegati quantunque non fosse usala in questa provincia, poteva tultaxia trovare ima sembianza di giustificazione nel fallo che essa era la lingua dei governanti : ma ora cade, per quanto si narra, anche quest'unico argomento; e noi possiamo ritenere con fondamento che essa non è una di quelle, a cui allude eoo frasi così larghe l'avviso in questione. Dunque? dunque evidentemente la Presidenza dell'i. r. Tribunale di Rovigno, scrivendo quelle parole di colore oscuro, che abbiamo più sopra accennato, ha voluto evidentemente alludere, prima alla lingua italiana poi alla lingua slava: a meno che non le sia avvenuto invece di pensare invece prima alla lingua e poi, in via di appendice, anche alla lingua italiana, come una di quelle usale in questa provincia. Noi ringraziamo vivamente la i. r. Presidenza del Tribunale di Rovigno della sua degnazione; ma tuttavia sulla ipotesi che la seconda delle lingue usate in questa provincia sia appunto la slava, noi ci permettiamo di sollevare alcune umili objezioni, alle quali non sarebbe inopportuno che si volesse dare una categorica risposta. Abbiamo già detto che anche nei tempi del più puro assolutismo e quando prevaleva il sistema centralizzatore di Bach, la lingna giudiziaria dell'Istria era sempre stata l'italiana. Or come va che in tempi meno rei, quando cioè la centralizzazione è abolita, quando si ammette il rispetto alle nazionalità, possa introdursi di soppiatto una norma diversa? Noi sappiamo che in Istria, olire alla popolazione indigena italiana, vi hanno anche delle tribù sparse di slavi; ma sappiamo altresì, chela intelligenza, la coltura, la possidenza, la vita civile insomma sono e furono sempre rappresentati dall'elemento italiano, e che colesti slavi, che noi ospitiamo, riconobbero essi stessi la necessità di apprendere l'italiano indispensabile in tulle le chili relazioni. E sappiamo ancora che il Governo medesimo mostrò persuaderei di questo latto, giacché altrimenti non avrebbe aderito alle replicale i-stanze l'alte per ottenere la italianizzazione -dell'insegnamento nel ginnasio di Capodistria. Del resto die questo sia il sentimento universale del paese lo han mostralo le recenti discussioni della Dieta Provinciale, ove fu deliberato che la lingua d'insegnamento delle scuole secondarie dovesse essere la italiana, e ove furono approvati i provvedimenti presi dalla Giunta Provinciale per guarentire la italianità della provincia dalli attacchi, di cui l'avevano fatto segno certi fanatici panslavisti. E a noi non consta che il Governo abbia linora preso alcuna misura contraria a questo indirizzo. Or come va dunque che la Presidenza del Tribunale di Rovigno trova d'un tratto necessario che i suoi impiegali conoscano un'altra lingua, che non è la te- desca, all'infuori della lingua civile del paese? Da qu.m-do in qua s'è manifestato questa necessità, che non era conosciuta neppure ai tempi di Bach? E qual'ò l'atto, che l'ha riconosciuta? Certo la presidenza del Tribunale di Rovigno non agisce di suo capo, e se ha redato nei termini suen unciali l'avviso di concorso, del quale ci occupiamo, ciò vuol dire che essa ebbe dall'alto le relative istruzioni. In un paese, come la monarchia austriaca, la quale per ripetere le parole del Sig. Luogotenente della nostra provincia, è uno delli Stati più liberi d'Europa, l'amministrazione non può e non deve aver segreti per li interessati, giacché diversamente violerebbe uno dei canoni fondamentali dei Governi liberi, la publicità. Noi non crediamo quindi uscire dalla sfera del nostro diritto, chiedendo che ci si faccia conoscere la disposizione di legge, in forza della quale fu stabilito che la giustizia debba nella nostra provincia essere promiscuamente amministrata in lingua italiana e in lingua slava. Relazione sulla scoperta d'una sorgente nel Comune di Cosgliaco. Il Comune di Cosgliaco aggregato al Distretto giudiziario di Albona occupa Una parte della costiera occidentale della montagna che è continuazione del Monte Maggiore, e che finisce nella Valle di Fiamma. A ipiè del monte vi è un tratto di terreno alluvionale che comprende i migliori fondi coltivati, soggetti peraltro a devastazioni da parte di molli torrenti, e ad inondazioni da parte del Lago che col medesimo diritto potrebbe chiamarsi Lago di Cosgliaco, come viene chiamato Lago di Cepich. L' altezza della montagna sul livello del mare può stimarsi dai 2 a 5 mila piedi. La parie superiore è pura roccia calcarea; è sommamente scoscesa in qualche plinto e quasi perpendicolare. La parte inferiore lo è meno, ed è fornita di terra bianca e tassello, con buon fondo per bosco, ed in qualche sito anche per 1' agricoltura. Che il terreno tasselloso non sia altro che un in-tonacamento della roccia calcarea lo comprova la circostanza che in qualche punto del piano la roccia calcarea apparisce di bel nuovo. Mercè questo strato di tassello la Gomune di Cosgliaco ha delle buone e copiose sorgenti, di cui una la cede poco alla rinomata di Fianona, percorre una bella frazione del territorio come ruscello, e potrebbe mettere in moto ruote di molino. Ove incomincia il piano vi è sopra una piccola eminenza la chiesa figliale di S. Giorgio col cimitero, e poco lontano da questa chiesa, la villa Imasich, delta Purich. Fanciulli di quelle case pretendevano, che sotto una di quelle frane di tassello, che per decomporsi continuamente in causa delle intemperie, e per essere in pendio non favoriscono la vegetazione, si senta continuamente un cupo romorìo. Verificato un tanto,, si giudicò che sotto vi potess'essere dell'acqua. Due uomini lavorarono un' intiera giornata a scavare la terra, e nella seconda continuando nell' opera, ebbero la sorte di scoprire alla profondità di circa A piedi dalla superficie la sorgente, che cominciò scorrere giù per il declivio. Ciò avvenne dieci anni fa, come racconta quella gente. Ora se ne servono per qualunque uso e ili eslate per l'irrigazione de' sottostaici campi. L'acqua esce in latti da una cavitò, sostenuta da u-na volta naturale di tassello, e doveva prima d'esser stata scoperta, scorrere in giù, come sì può giudicare dalla seguente circostanza. Quando i vicini non hanno più bisogno cf irrigare i loro campi poco si curano della sorgente, che dà loro tutto il bisogno per P ordinario loro consumo. Frattanto le pioggie, i geli, in una parola le intemperie sciolgono il tassello, di cui gran copia ne cade nel canale scavato e che impedisce all'acqua la sortita. Da ciò ne siegue, che non ne scorra sopra terra che una porzione soltanto. Ieri fui io stesso a vedere la sorgente, ed osservai come una quarta parte dell'acqua già sortita dalla cavità, larga circa due piedi, ritorna in un angolo della medesima ove vi deve essere il buco che la assorbe in giù. La gente mi assicurò, che quando hanno bisogno d'irrigare i campi, rimuovono col badile la ierra avanti il buco, onde hanno molto più acqua d'estate che d'inverno, la quale non manca mai, neppure colie più prolungate siccità. Questo fatto prova, che ne'terreni tassellosi lo scavo di gallerie può facilmente procurare dell'acqua. Almeno se n'ha una buona indicazione, ove come a Cos-gliaco il tassello si appoggia ad un vasto territorio di roccia calcarea più eminente. Osservo ancora, che se anche i contadini della villa lurasich non si fossero messi a fare la galleria nel pendio,, o essi stessi, o i loro figli sarebbero venuti in possesso di quell'acqua senza eerla fatica, poiché colla successiva decomposizione e sfranamento di quel pendìo, l'acqua tanto vicina alla superfìcie doveva finire collo scaturire» Se il nostro paese fosse uua vallala delia S\ izzera ove ad ogni tratto scorre un ruscello, sarebbe ridicolo di parlare della scoperta d'un pò d'acqua, ma la povera Istria manca dì molle cose e principalmente d'acqua; quindi non mi pare disutile di dare questa relazione, onde coloro che si trovano in situazioni conformi alla descritta, studino, osservino, e tentino di scoprire dell'acqua» Forse in altre parli d'Istria è accaduto alcun che di consimile; forse al mare, vicino ad una delle nostre piccole città e borgate; forse in terreno meno propizio. Tutto merita d'esser pubblicato, perchè interessa, e serve di sprone a molti di prendersi cura delle acque, e fra molli vi sarà qualcuno dotato dalla natura di particolare perspicacia per dedicarsi a tali ricerche. Mi lusingo che il Giornale la Provincia vorrà accogliere questa ed altre relazioni, che avessero per oggetto un nostro bisogno tanto vitale come è quello dell' acqua potabile. C/terso, -1868. (X) Non coti' intenzione di far polemica, ma per lo etesso a-mure di patria, da cui si mostra animato lo scrittore della corrispondenza di Cherso pubblicata nel n. 23 di questo giornale, io credo necessario di esporre alcune brevi e disadorne mie osservazioni al progetto adottalo dalla Rappresentanza comunale di Cherso di dare in affitto per la coltivazione terreni incolti e deserti del patrimonio comunale. Un'affittanza in massima dei beni comunali anch'io l'approvo, che ritengo potersi con questo mezzo non solo migliorare le condizioni finanziarie del Comune, ma anche portare un' utile generale. Sono però d' avviso, che si debba specialmente nel caso concreto procedere con calma e circospezione tanto riguardo ai terreni da affittarsi quanto alle condizioni dell' affittanza. Il Comune di Cherso oltreché beni patrimoniali possede molla estensione di beni lasciati ad uso comune, i primi boschivi e pascolativi, gli altri nudi pascoli. l)a tutti gl' indizi apparisce, che ora si voglia concedere in affitto una parte dei primi e precisamente la parte pascolativa. Ma con ciò, a mio modo di vedere, la stessa Rappresentanza comunale porrà in continuo pericolo di devastazione i boschi comunali. Difatti non si può negare il danno, che dagli abitanti della città di Cherso si arreca giornalmente a questi boschi ; se ora a duecento e più di quei abitanti sarà libero di andar» ogni giorno nei nuovi terreni affittati in prossimità ai boschi medesimi, si potrà ragionevolmente sperare, eh' essi li guardino e non li tocchino? Chi rubò legna fino ad oggi ruberà anche domani e in seguito e con più facilità e con la quasi sicurezza di non essere scoperto; chi poi è innocentej si troverà in continua tentazione di peccare, e sarà ben difficile vi possa resistere e non cada. Non sarebbe quindi forse più consulto di lasciare in pace almeno per ora quei beni patrimoniali ed affittare invece gli altri beni comunali? Le condizioni d' affittanza si conoscono dai relativi contratti già stampali. Sebbene non ancor approvate dalla Rappresentanza comunale io le tengo già stabilite definitivamente. E a questa con-chiusione mi spingono la sucitata corrispomlenza. il fatto della già seguita stampa dei contratti, e la conoscenza dei rappresentanti e del modo con cui vanno trattati gli affari comunali. Inoltre non mi saprei altrimenti spiegare la spesa incontrata per quella stampa, spesa giammai autorizzata, e che non si potrebbe in nessun modo giustificare se quelle condizioni non vengono approvate. Ma si lasci a chi tocca di giustificare questo dispendio e si vedano le condizioni d' affittanza, che per mio parere non saranno di un reale vantaggio al Comune. 11 vantaggio tutto al più potrà essere provvisorio, ma infine i danni e danni gravi non mancheranno. Io non intendo passarle tutte in rivista, nè esaminare se quelle condizioni portino o meno il pericolo di perdere i terreni comunali con una legge di esonero o in forza della disposizione dell' art. 7 della Legge fondamentale sui diritti generali dei cittadini, sul quale pericolo si potrebbe pur osservare, che varie sono le opinioni 1' una contraria all' altra, per cui a quelli, che si assunsero il non lieve carico di rappresentare degnamente e sostenere con giustizia gl' interessi del Comune, incomberebbe il sacro dovere di prendere tali disposizioni da non lasciar neppur ombra di pericolo, che il Comune possa perdere i suoi beni. Mi fermerò solamente sulla condizione che obbliga il Comune di pagare allo spirare dell' affittanza i miglioramenti eseguiti nei terreni affittati. E qui a mio avviso non basta addurre argomentazioni generiche, ma devesi con le cifre dimostrare che il Comune ritrarrà un sicuro vantaggio dall' affittanza in quel modo condizionata. I beni d' affittarsi si divideranno in tanti animali di pascolo, misura corrispondente a 850 KM. quad: per ognuna di queste porzioni si pagherà per mercede di fitto f. 2 all' anno. Com' è probabile, il terreno verrà ridotto a viteto, e vi si potranno impiantare, secondo il metodo seguito ordinariamente in queste contrade, 2500 viti. Finita dopo 29 anni 1' affittanza, il Comune avrà riscosso a poco a poco f. 58 per ogni animale di pascolo, ina dovrà pagare le migliorie. Queste, valutando al minimo soldi cinque per ogni vite, ascenderanno a f. 125. Se quindi, come dicesi, si daranno in afflt- tanza 300 animali di pascolo, il Comune incasserà annualmente f. 600 e dopo 29 anni la somma complessiva di f. 47400, ma sarà tenuto di sborsare per i miglioramenti f. 37500, ed anche uua somma maggiore, se la vite invece di cinque sarà stimata sei o più soldi, oppure se altre migliorie si troveranno sul fondo. E qui io vedo danno e non utile pel Comune. Taluno asserisce, essere questo un calcolo immaginario e fallace, ed oppone, clie il Comui>e potrà ogni anno mutuare 600 f. e così iu 29 anni almeno raddoppiare questa somma. Ma p«r chi consideri, clie le spese comunali aumentano sempre più, k molto più aumenteranno, se finalmente la Rappresentanza si deciderà a provvedere al miglioramento di più rami dell' amministrazione comunale, che abbisognano di riforme radicali e reclamate dagli interessi dei comunisti e dal progresso, per cui sorge la necessità assoluta di stabilire una sovrimposta; e che la stessa corrispondenza di Cberso dice, trovarsi il Cohtune in istringente bisogno, e col reddito dell' affittanza volersi prevenire un' addizionale od altra imposta sempre gravosa ai comunisti, non potrà non venire alla eonchiu-sione, che quei f. 600 appena incassati, saranno anche spesi e quindi non produranno interessi, e che alla fine dei 29 anni d' affittanza il Comune avrà consumati fior. 17400 e dovrà versarne non meno di f. 37500. Ciò vale anche per abbattere l'altra asserzione, che cioè il Comune coli' aumentata sua rendita potrà fin dal principio prelevare una porzione p. e. il terzo, e formare col medesimo un fondo di e-ventuale riserva: la quale riserva, in qualunque siasi modo non potrebbe soddisfare che una meschinissima parte delle migliorìe. Altri si lusinga di potere andar esente dal pagameuto dei miglioramenti, sostenendo che in 29 anni sparirà ogni miglioramento. Tana lusinga. L' utile delle migliorìe non cesserà in sì breve termine, e tanto più sussisterà, se si farà impianto non solo di viti ma anche di olivi e di ficaje. E poi i terreni non verranno già ridotti a coltura entro il primo anno ma a poco a poco, per cui si può sostenere che passeranno almeno 10 anni prima che la eoltiva-zione sia completata. Di più il caso di pagare tali migliorìe può avvenire anche prima dello spirare dei 29 anni a senso delle progettate e stampate condizioni, e in questo caso il danno pel Comune sarà ancora più grave. Egli è vero che i proprietarii dell' Isola per aumentare i loro redditi danno a colonia i loro fondi pascolivi, e si obbligano a pagare i miglioramenti al finire del contratto; ma è pur anche vero, che i patti vi sono diversi; poiché i proprietarii non stabiliscono già un' annua contribuzione fissa, come intende ora fare il Consiglio Comunale, ma percepiscono una quota determinata dei prodotti, e poiché tali contratti di regola durano fino a che il fondo è produttivo, così essi non pagano miglioramenti, a meno che non vogliano sciogliere prima la colonia, loccbè però succede assai di rado. Fu anche detto, che se pur il Comune esborserà fior. 57500, avrà però tanta estensione di terreno coltivato da poterne sperare un' utile notevole. Ma nella cassa comunale non si troverà al certo tutta quella somma; un mutuo sarà necessario che porterà l'interesse annuo di f. 2000 almeno: e se poi da tutti quei fondi il Comune ricaverà soltanto questo interesse, potrà chiamarsi ben fortunato. Un tanto deve affermare coscienziosamente chiunque conosce le condizioni e gli usi agricoli di questa Isola. I 700 cittadini e questi quasi tutti campagnuoli, che fecero compilare e pubblicare un' indirizzo per applaudire al progetto di affittanza, avevano ragioni da vendere, poiché anch' essi sanno fare i loro calcoli, e da questi hanno matematicamente ottenuto i risultati seguenti : per un animale di pascolo di terreno spenderemo in 29 anni f. 58 ; il nostro lavoro sarà generosamente ricompensato dal godimento di tutti i fratti ( anche indiretti coi vicini boschi comunali): e finita 1' affittanza incasseremo f. 125 ed anebe più. Con queir indirizzo si applaudiva alla Rappresentanza comunale per avere preso deliberazione molto utile non già pel Comune ma per li soscrittori, che ne viddero tutti i vantaggi e eh» quindi erano interessati a sostenerla e lodarla. Ecco quanto aveva intenzione di dire, non già colla .«pranza ehe le mie osservazioni possano essere prese in considerazione, ma unicamente per corrispondere al desiderio esternato dallo scrittore della sucitata corrispondenza. E nuli' altra dirò se anche venissi provocato, perché sono pienamente convinto ehe non v' è ragione la più evidente, che possa piegare gli avversari alla mia opinione, i quali vedono i vicini e pronti guadagni; ma non vedono o non vogliono vedere i mali lontani ed avvenire. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO. Poiché da un pezzo non ci venne fallo di poter seguire il costume, che abbiamo adottalo, di annunziare con rapidi cenni tra le nuove publicazioni quelle, che possono più davvicino interessare i nostri comprovinciali, ci sia lecito riassumere oggi compendiosamente la notizia di più libri, i quali per la opportunità, a cui s'inspirano, non soffrono ritardo, e, nel noslro avviso, meriterebbero d'essere largamente diffusi in provincia. E cominciamo da un assai modesto libretto, l'Almanacco igienico del prof. Mantegazza edito a Milano dal Brigola. Già l'anno scorso annunciando la terza annata di questo utilissimo manualetto d'igiene^ ci siamo diffusi a discorrere dei vantaggi, che un bene ordinalo sistema d'igiene può recare a un popolo e a una nazione, e non vogliamo qui ripetere le parole d'allora. Diremo solo che anche questa quarta annata dell'Almanacco igienico va segnalata per la eleganza e disinvoltura della esposizione, pel tuono persuadente e schiettamente popolare, con cui il dotlo professore sminuzza, per cosi dire, le teorie della scienza e le rende accessibili alle menti meno sveglie. Egli discorre della igiene della pelle, e ciò gli dà occasione a diffondersi assai sulla utilità dei bagni, e specialmente di quelli di mare, argomento, che ci tocca molto davvicino, e che vorremmo vedere conosciuto anche dal nostro popolo. Così il Mantegazza viene attuando quel suo disegno di formare una piccola enciclopedia igienica, la quale dovrebbe trovarsi in ogni famiglia e passare in succo e in sangue presso quanti credono che la salute del corpo è condizione di quella della inente. Un'altro almanacco, sul quale vogliamo anche quest'anno richiamare l'attenzione dei nostri lettori è l'Almanacco Agrario del Prof. Cantoni, che è alla sua seconda prova. Il Cantoni, che pare seguace della scuola fisiocralica, vorrebbe dare all'agricoltura una prevalenza su tutte le altre scienze, e si lagna che in Italia essa sia ancora troppo trascurata. Forse egli s'inganna e l'amore, che porta a questo ramo di studj gli fa disconoscere il vantaggio innegabile delli altri e asserire che la terra soltanto è fonte di produzione, mentre invece è oramai certo che la produzione, si opera anche per mezzo dell'industria, e che molti prodolti a-gricoli, i quali per se sarebbero di nessuna utilità pra- fica, acquistano valore dopo che l'industria li ha perfezionali. Ad ogni modo, è certo clic la scienza agraria non è da noi Italiani apprezzala quanto meriterebbe, e che se cominciassero a prevalere anche nelle nostre povin-cie quei principj razionali di agricoltura, che vediamo seguiti in Francia, in Inghilterra, in Olanda, il prodotto delle nostre terre si decuplerebbe e coi) ciò prenderebbe uno enorme slancio la ricchezza nazionale» Noi crediamo dunque che faccia opera benemerita chi s'adopera a diffondere le sane dottrine agrarie e a estirpare i pregiudizj e la vieta massima del cosi faceva mio padre. Perciò vorremmo che questo libriccino trovasse posto nelle case dei noslri proprietarj, i quali potrebbero leggerlo con (rutto. Non tulle le cose che il Prof. Cantoni espone, possono avere una applicazione diretta per noi. Quand'egli discorrendo delle dette piaghe dell'agricoltura italiana, vi annovera per prime le leggi insufficienti, noi sappiamo che egli intende parlare delle leggi vigenti nel Regno, le quali nulla hanno a fare, per ora, nella nostra provincia. Ma il Jurto campestre, i beni communali, il diboscamento e il vago pascolo, le inclemenze atmosferiche, li inselli nocivi, la leva militare, le feste, l'ignoranza sono altrettante piaghe dell'agricoltura, che l'Istria ha pur troppo communi col resto d'Italia e sulle quali sarà quindi giovevole che i nostri agricoltori odano il consiglio di un maestro cosi competente, com'è il Cantoni. Egli discorre inoltre della malattia del baco da seta e di quella della vite, e questi poi sono argomenti, che ci toccano direttissimamente, e sui quali il Cantoni lece studj speciali» Da tutto ciò concludiamo che questo Almanacco, il quale sotto forme assai semplici svolge molli argomenti di così vitale interesse, merita di non essese trascurato da chi, anche senza avere uno speciale amore alli studj, ha pur a cuore il prospero andamento de'suoi affari, e il prezzo di lui è tanto tenue, che non v'ha borsellino, il quale non possa appressnrvisi. E poiché parliamo ili almanacchi, facciamo un salto anche nel campo delle strenne. Se l'abondanza di cotesto genere di publicazioni dovesse essere guarentigia della loro bontà, crediamo che i libri migliori, che escono in Italia, sarebbero appunto le strenne. Invece accade per lo appunto il contrario: una vai l'altra, e tutte assieme non valgono uno zero. Pur troppo sembra che la foja di metter fuori dei libri lucidi e dorali sulla coperliua, vuoti internamente, contro cui s'era scagliata nelli anni passati la critica, ritorni di moda, e noi vediamo parecchj editori adoperarsi a far passare col pretesto delle feste del capo d'anno coleste scipite produzioni, che sono bene spesso un'offesa alFarte, alle lettere e al buon senso. Altrettanto e più forse può dirsi delle strenne politiche con illustrazioni litografate, che i giornali umoristici usano dar fuori. Anch'esse, ad eccezione forse di quelle del l'asquino, che è ricca di spirito di onestà e di belle vignette, valgono quanto le precedent' e talvolta meno. Perciò noi ci guarderemo bene dal consigliare i nostri lettori a gettare i loro danari in colesti libriccini, che, se non guastano, certo non hanno la virtù di far del bene. Se qualcuno v'ha (e vorremo fossero molti), cui piaccia fare in occasione delle feste presente ai proprj bimbi di un buon libro di lettura, nel quale la rettitudine delle dottrine sparsevi si congiunga colla ele- ganza della esposizione e colla ricchezza della forma tipografica, c'è di che accontentare i suoi desiderj. In Germania, in Inghiltera, in Francia si hanno a centi-naja ottimi libri dì lettura pe'fanciulli,- profusamente illustrati, e che attraggono l'attenzione sia per l'interesse delle narrazioni, che per l'abondanza e squisitezza dei disegni. In Italia finora non c'era nulla di simile, e solo adesso un coraggioso e coscienzioso e-ditore di Milano tenta l'impresa. 11 Libro dei fanciulli testé publicalo dal Lampugnani risponde appunto a questa lacuna della nostra letteratura educativa. E un volume, a cui dovranno tener dietro due altri, e che contiene raccontili! dovuti alla penna della Percolo, della Morandi, della Scopoli etc, nozioni di storia, di costumi, di viaggi, di storia naturale etc, il tutto,corredato da un numero infinito di belle incisioni. E un libro fallo con molto amore e stampato con un lusso non cominune, e che tuttavia si vende a un prezzo singolarmente mite. Noi vorremmo perciò che i padri e le madri di famiglia non sì lasciassero scappare la bella occasione di preparare con poca spesa una bella e u-tile strenna ai loro figliuoletti. Per non uscir di Milano diciamo anche due parole della nuova edizione dei Cento Anni di Giuseppe Rovani, che lo stabilimento Redaelli vi ha cominciato a publicare. Il Rovani è un ingegno elegante, fino e ricco di varie culture, che avrebbe forse lasciato maggior traccia di se, se non si fosse lasciato avvolgere nella seducente correntia delia letteratura giornalistica. I Cento Anni sono l'opera sua maggiore si per volume, che per studio. Colla veste del romanzo egli imprese a descrivere la vita italiana del secolo XVIII e XIX (1750 - 1850), facendone risaltare i contrasti e meltendo in scena allato alti avvenimenti della storia li episodj della vita privala, dipingendo Venezia e Milano, la republico e Casa d'Austria, Gozzi e Parini, la vita veneziana e la vita milanese, e poi la rivoluzione, il Buonaparte, la restaurazione e giù giù fino quasi a'giorni noslri. E chi sa lo stile smagliante di cotesto scrittore imaginoso, la greca eleganza della sua cultura, ci crederà quando gli diremo che egli riuscì a fare un'opera, se non sempre storicamente vera, certo piacevolissima ed istruttiva. Di colest'opera non c'era che una sola edizione di lusso, e quindi troppo costosa. Lo stabilimento Redaelli ne imprende ora una edizione illustrata, che dai saggi publicali sembra sarà molto elegante, e che si raccomanda pel tenue suo costo. Lo stesso stabilimento annuncia che darà prossimamente mano a una nuova edizione illustrata dei Promessi Sposi> e noi ci riserviamo di tenerne parola, quando la vedremo incominciala, y- Lotario per il popolo di Capodistria. Anno .IL 1809. Non fu un complimento che femmo l'anno scorso a que' giovani volonterosi che si accinsero a compilare un Lunario per il nostro popolo, se abbiamo esternata la speranza che avremmo atteso dal loro ingegno, che sappiamo nutrito di ottimi studj, e dal loro amore alla patria, senza dubbio, altissimo, cose sempreppiù belle ed interessanti. Infatti il libretto che ne fu teslè regalato, cresciuto in mole, e ricco di gravi e svariati articoli, e di pregevoli notizie locali, è tale che appagò pienamente le nostre aspettative. Non pertanto ncIF accennare in iscorcio alle varie parli onde si compone l'operi-na verremo esponendo qualche nostra osservazione senza che altri intenda che noi vogliamo farla da censori scortesi. Dopo una prcfazioncella linda e spigliata, e dopo l'indispensabile calendario co'suoi troppi digiuui e colle sue troppe feste, ne viene innanzi uno stupendo lavoro sulle società mutue. Vi si scorge la mano maestra che lo dettava per apprendere al popolo i miracoli dell'associazione e della mutualità, per allettarlo al lavoro ed alla parsimonia a fin di non mancare ne' giorni della stanchezza di pane e di pace. Io vorrei che queir articolo fosse letto e rilelto dal pulpito in vece di qualche predica scipita, perchè il popolo l'udisse e ne facesse suo prò; io vorrei che qualche galantuomo promovesse le società di mutuo soccorso, le banche popolari, i magazzini cooperativi e simili, perchè allora si sentirebbero veramente i benefizii de' rovi tempi, del progresso, e della civiltà. Datone un primo impulso, son certo che l'esempio sarebbe di leggieri seguito, ed allora, come dice egregiamente il dotto articolista, potremmo riprometterci di veder mi-lizzato quel generoso concetto che finora fu soltanto un sogno, l'abolizione cioè della miseria. C' è poscia il seguito di uno scrittarello dell' anno passato - Bando ai pronostici. - È dettato con stile piano, e nello stesso tempo leggiadro, alia portata del popolo che. deve leggerlo per avere la spiegazione naturale del come avvengano i mutamenti continui dell'atmosfera, cioè il bel tempo e il cattivo tempo, il caldo e il freddo> il vento, la pioggia ecc., e per non interrogare ad ogni bel bisogno le bricconerie clic sono il famoso Casamia, ci Storto del Dolo, e compagni. Avremmo però voluto che qualche esempio avesse illustrate le teorie, perchè è di fatto che per la gente grossa son difficili le applicazioni e le illazioni, e che qualchecosa di più materiale e pratico serve nel maggior numero dei casi a raddrizzare le idee storte, e ad infondere utili e saldi convincimenti. Sulle nostre campagne, ossia su ciò che vi fu fatto, e ciò che rimane a farvi, è discorso con lodevole proposito. Ma l'argomento svolto felicemente riguardo al passato, non ne sembra lo sia del pari riguardo al presente. Forse lo spazio concesso all'autore era troppo angusto, e forse egli non volle sbozzare che brevi cenni per approfondirli colla osservazione e Collo studio, onde un'altra volta farne dono più fiorito e generoso. La vita di Girolamo Muzio è scritta con succosa snellezza, e fu bel pensiero quello di toccare anco di altro insigne Gapodistriano, qual fu Pietro Paolo Vergerlo, del quale dobbiamo andare superbi non altrimenti che lo è Eisleben del suo Lutero. Le effemeridi giustiuopolilane sono pregevolissime, perchè mostrano quanto sia ricca di latti la nostra storia, e perchè saranno luce a chi dovrà un giorno dettarla. Ed io affretto con vivissimo desiderio che ciò avvenga al più breve, onde si sappia una volta, che il documento più bello e più vero del nostro essere è appunto la nostra storia. I.'HU Jiol Alle effemeridi tien dietro una breve guida sce-matica della nostra città, compilata con paziente amore, e che avremmo solo voluto più dettagliala anco nell'ultima sua parte, giacché in tutto il resto non mancano le più minute indicazioni. Ciò che accresce merito a delta guida, e che non è proprio ordinariamente di consimili la\ori, sono le annolazimii, nelle quali tro-vansi notizie storiche e statistiche di non lieve importanza. I Compilatori esternarono infine alcuni loro desi-derj, che in parte son quelli dell'anno decorso. Avvertiamo qui ch'essr sono pure i medesimi che ha sempre in cuore il Comune, al cui indirizzo-sono mandati', il quale se non può darvi adempimento, gli è solo perchè è povera la sua fortuna, e per avventura avaro l'altrui concorso a sostenerlo. II breve proemio che va innanzi alla indicazione delle fiere e dei mercati nell'Istria, è meritevole di menzione, e sarebbe bene, che chi veglia alla pubblica cosa della provincia vi facesse sopra opportuni studii per avvisare ai consigliati provvedimenti. Con ciò finisco. Io fo voti che i bravi nostri giovani compatrioti! non si stanchino nel loro cammino, e facciano sempre meglio, onde a noi resti la dolce compiacenza di tributar loro ogni maniera di Iodi. __(m) La proposta del comune di Ujiago. Il Comune di Umago metteva innanzi in quesii giorni una grave proposta, la quale può essere oppugnata, ma non mai redarguita nel modo, con cui la Giunta Provinciale volle contrastarle il diritto di farsi udire. Noi manifestiamo, senza indugio, la nostra opinione intorno ad essa, polendolo fare in brevi parole. La nostra opinione subordina tutte le considerazioni, che ricorrano alla mente su tale oggetto, ad una questione essenzialmente di fatto, alla questione cioè, se l'unione dell' Istria a Trieste, e quindi necessariamente anche del Goriziano, per una comune Dieta, varrebbe a favorire il compito della Rappresentanza triestina. E Trieste innanzi tutto che deve essere giovata, Trieste che meritamente si guadagna l'attenzione universale quale città popolosa e centro di estesi commerci; è là che interessa principalmente di assicurare la vittoria, ora e in appresso, nei giorni meno difficili e nei tristi, ai più nobili principi e alle più sacre aspirazioni della nostra causa. Sono certe le provincie dell'Istria e del Goriziano di mandare, in ogni tempo, anche allora che i liberali d'occasione mutassero forma di servigio, o si rifacessero pusilli, maggioranze veramente nostre alla Dieta di Trieste? Se sì, eccoci primi a spingere all'unione, ferventi propugnatori come ne siamo per ogni maniera di civili associazioni^ che favoriscano lo svolgimento del comune programma. Ma se cotesta sicurezza mancasse, se fosse anzi ragionevole il timore di vedere per tal modo ridotta a minoranza nella Camera triestina la schiera dei buoni custodi del nostro onore, con quale prudenza proporemmo un partilo favorevole ai loro avversarli? Non facciamo ragionamenti teorici, per quanto splendidi e dolci al nostro animo; ma guardiamo alla realtà delle cose, e prendiamo a considerare i collegi elettorali come possono essere, finché rimangono come sono. ANNO III. Capodistria, 4 Gennajo 18G9. SUPPLEMENTO ALLA PROVINCIA Essendo già composto quasi tutto il Numero che doveva comparire il 16 ni. p. non abbiamo potuto pubblicali il seguerlté Posi scriptum die ci inviò l'egregio nostro corrispondente F. S; Prego d'inserire anche là seguente aggiunta: Tdtta la mia biblioteca geologica consiste in due Volumi, cioè il X. e XIV. degli annali dell'Istituto geologico dell'Irriperoj giorni fa favoritimi ad imprestito da un mio amico, fton è tanto Tacile ad un profano in scienza afferrare tutte quelle idee per lui in gi-an parte miovej e sovente gli sfugge appunto tió clic cerca; , A pag. 558 Voi. X. il D.r Lorenz dopo aver latto le suo considerazioni conchiude Cosi: «Per le ad-» dotte ragioni io mi spiego il questionato tassello del » nostro territorio (Carso libUrno) in guisa cónte fosse » un substrato (ùntergélngert) alla superiore calcarea » ntimmtililica e che apparisca soltanto ove la calcali rea nummulitica ha subito scoscendimenti o stjuar-» «amenti. » Nella Nota 2) alla medesima pag. il sullodalo D.r Lorenz si esprime Cosi : » Il signor professore D.r Rod. » Kner nei suoi pregìevolissimi stadi! (framrrienti Bei-» tragen) per la conoscenza delle condizioni geogno-» stiche dell'Istria stampati nel Voli il; anno 4855 de-» gli Annali dell' I. R. Inslituto geologico^ ne' quali » sono comprese anche le isole di Cherso e Lessino, » lascia indecisa la questione se vi sia una calcarea » nummulitica inferiore, cita per altro (esso prof. Kner) » il parere dei geologi italiani sig. Cornalia e Chiozza » i quali sostengono che in Istria vi sia un sistema » d'arenaria frapposto fra due sistemi di calcarea » nummulitica. » Soggiunge poi il D.r Lorenz: » il Carso liburne » e F isola di Veglia mi sembrano decidorc la questio- » ne in tale senso (cioè secòftdo l'ipotesi Cornalia e » Chiozza.) Del resto il fondo del Lago di Vrana sul-» l'isola di Gherso composto di detrito d'arenaria pa-» lesa che anche ivi il sistema arenario dovrebbe es-* » sere disteso (aitsgebreitel) sotto il calcareo. » Bisogna prender atto della grande modestia con Cùi Uomini della scienza esprimono la loro opinione in questioni geologiche. Riassumendo il tutto io dichiaro d'aver interpellato sul fenomeno delle sergenti al mare in tutto sei persone qui in Istria che fra i miei conoscenti mi parevano più competenti di altri. Fra qUesti sei uno disse doversi ascrivere il suddetto fenomeno a moltiplici cause che sarebbe lungo indicare j gli altri cinque Io attribuiscono ad Uno strato quasi orizzontale ed impermeabile^ il qitàle sofferiria le acqUe precipitanti dall' altipiano carsosó in linea quasi perpendicolare e le obbligano a scaturire alla riva del marci Giri ha letto il trattato del D,r Lorenz e quelli dèi sig; Cornalia e Chiozza (i qUall sosterranno come lo credo quanto di loro asseriscono i Diri Rnér e Lorenz) si possono dunque legittimamente aver fatta quella idea che lice oppugnare ma rispettare. I più diligenti e recenti studii sull' Istria e Càrsia sembra aver fatto il D.r Guido Stache negli anni 4858 e 4859. Egli non anlmette il substrato del tassèllo^ ma quello della calcarea dell' epoca della Greta sulla quale è posta alternativamente la calcarea nummulitica ed altre calci dell' epoca eocene^ nonché 1' arenaria ed il tassello pure eocene. Dalla sua Relazione si deduce che i geologi Di Sliir de Heyden e Schlehan siano del medesimo parere} e che anche il sigi de Morlot abbia ritrattata la.sua opinione che il tassello sia l'equivalente del ReUper. Secondo questa opinione, che non isvi-gorisce la mia ipotesi, l'Istria avrebbe come l'Inghilterra per base la calcarea dall' epoca della Creta. F.